Giovedì 24 aprile 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 aprile 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  

 
L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 36 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. In corsa 1.660 studenti per 205 posti, passano in 150
Facoltà di Medicina: entra solo uno ogni dieci
Uno su dieci ce la fa. I loro nomi non brillano tra i primi posti del listone nazionale ma, per 150 ragazzi che hanno sostenuto la prova di ammissione alla facoltà di medicina e chirurgia per accaparrarsi uno dei 205 posti disponibili a Cagliari, le porte del corso di laurea più ambito sono già aperte.
GLI SCONGIURI Foglio prestampato sul banco, dita incrociate e un sogno nel cassetto, l’8 aprile alla cittadella di Monserrato erano 1.660. In pochi sono però riusciti a superare il tanto discusso scoglio piazzato all’ingresso. Così, a prendere i posti vacanti saranno matricole del resto d’Italia. Il voto medio ottenuto dagli aspiranti camici bianchi a Monserrato è di 20.58. Due punti sotto la media nazionale che è di 23,07. Un dato che si ripercuote sull’andamento generale: soltanto 15 tra i primi 1.500 posti (su 10.551 totali) sono stati aggiudicati da cagliaritani . Sono questi i dati a disposizione della segreteria studenti del polo universitario all’indomani della pubblicazione (sul sito del Miur) dei risultati di un test che non piace. Per l’occasione, infatti, l’Unione degli universitari ha organizzato un flash mob per protestare contro il numero chiuso. Andato in scena ieri davanti agli ospedali di 17 città italiane.
AL CIVILE All’ingresso dell’ospedale San Giovanni di Dio erano in quindici. Cartelli tra le mani e mascherina sulla bocca ripetevano un solo slogan: stop al test. Anche gli universitari dell’associazione studentesca Unica 2.0 hanno aderito all’iniziativa per «ribadire ancora una volta la contrarietà degli studenti a un sistema che permette l’accesso all’università tramite criteri che non sono meritocratici e non garantiscono l’accesso all’istruzione a chi vorrebbe ma non può permetterselo, come un test a crocette». Inoltre, sottolineano i rappresentanti cittadini, «il numero chiuso accentua disparità e ingiustizie già largamente diffuse nel nostro Paese e in maniera ancora più gravosa in Sardegna».
 LA PROTESTA Non è la prima protesta organizzata dagli studenti dall’introduzione del numero chiuso a oggi, e sicuramente non avrà il potere di annullare l’esito del test per medicina. A smantellare la graduatoria potrebbero però essere i ricorsi. In particolar modo quelli legati al caso Bari , dove prima della prova un plico con le domande era sparito.
Veronica Nedrini
 
 
2 – L’Unione Sarda / Provincia di Cagliari (Pagina 41 - Edizione CA)
SELARGIUS. Il Dipartimento di ingegneria del territorio boccia l’utilizzo dell’auto
«La metropolitana vi aiuterà negli spostamenti»
Un questionario per la promozione dell’uso della metropolitana nell’area vasta. Lo lancia il Crimm, Centro di ricerca sui modelli di mobilità, del Dipartimento di ingegneria del territorio, che già da alcuni anni sta portando avanti il progetto per l’uso della metro al posto dell’auto. Si trova sul sito del Comune di Selargius, e su https://metrostyles.wufoo.eu/forms/abitudini-di-viaggio-2013/ , ed è anche dotato di premi come un ipad e buoni spesa.
Anche Selargius, a ridosso della strada statale 554, avrà una fermata della linea Monserrato - Settimo San Pietro. Trovati i finanziamenti regionali, il mese scorso è arrivata la certezza, una banchina con pensilina dotata di localizzazione e segnalamento all’utenza, con un parcheggio di scambio. «Il livello di civiltà e di sviluppo di una nazione si vede da come sono organizzati i sistemi di trasporto», dice il professor Italo Meloni del Crimm. «Elaboriamo le modalità utilizzate per gli spostamenti. Su questa base verranno dati i consigli, un piano personalizzato di viaggio , con naturalmente l’uso della metro anziché dell’auto. Ci sono dei benefici con l’uso del mezzo pubblico, in costi, tempi di percorrenza, calorie bruciate e anidride carbonica risparmiata. Mettiamo in evidenza le utilità che ognuno di noi potrebbe avere sia come singolo individuo che come collettività».
I soldi per le infrastrutture sono sempre in calo ed è necessario utilizzare al meglio le risorse, far funzionare meglio quelle esistenti. Il metro oggi è ancora sottodimensionato, e potrebbe offrire spostamenti a un numero più elevato di persone. Attraverso il questionario si tenta di convincere, informare, rendere sensibili le persone, che esistono delle opzioni di spostamento vantaggiose non solo dal punto di vista personale, ma anche dell’impatto sulla collettività e sulla salute.
 Cinzia Frau
 
 
3 – L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 32 - Edizione CA)
IL DIBATTITO L’Università di Cagliari attacca
Ma la corsa resta lo sport del cuore
Tra le più celebri frasi che la saggezza greca ci tramanda, una arriva dalle rovine del tempio di Apollo, a Delfi, sede dei giochi Pitici, i secondi per importanza dopo quelli di Olimpia: medén àgan , mai troppo o nulla di troppo. Forse è a questa necessità di moderazione che fanno riferimento gli studi che, a intervalli più o meno regolari, mettono in guardia i maratoneti dall’attività podistica prolungata. Anni fa, Antonio Dal Monte, medico sportivo, già direttore dell’Istituto di Scienza dello Sport del Coni e capo del Dipartimento di Fisiologia e Biomeccanica, ripeteva che l’aspetto delle fibre muscolari delle gambe di chi ha appena corso una maratona (42,195 km, secondo la misura ufficializzata nel 1908 a Londra), ricorda quella di cadaveri di alcuni giorni.
 L’ALLARME Adesso il nuovo allarme arriva dalla solita solerte università americana. L’eminente Martin Matsumara, dell’Istituto di ricerca cardiovascolare al Lehigh Valley Health network di Allentown, in Pennsylvania, sostiene che correre a lungo non fa bene. La tesi, ripresa con grande evidenza dai maggiori quotidiani italiani, si basa su una indagine condotta su 3.800 podisti, uomini e donne dell’età media di 46 anni, il 70 per cento dei quali correva 32 km alla settimana. Una distanza molto modesta, in realtà, per un maratoneta, ma evidentemente sufficiente a trarre questa allarmata conclusione. Per spiegarla, gli studiosi ipotizzano fra le cause l’usura del corpo indotta dall’esercizio esagerato e cronico che potrebbe portare anche a un rimodellamento del cuore.
 LA REPLICA All’Università di Cagliari non sono d’accordo. Anzi, non lo sono per nulla. Spiega Filippo Tocco, medico sportivo e maratoneta, ricercatore universitario di Metodi e Didattiche delle Attività Sportive, Dottore di ricerca in bioenergetica della locomozione umana, «sostenere che la maratona potrebbe far male al cuore è una forzatura». E aggiunge: «Nell’articolo pubblicato dalla rivista americana Missouri Medicine, i cardiologi presentano una ricerca che ha trovato in un gruppo di maratoneti un incremento del volume della placca coronarica rispetto a un gruppo di controllo formato da sedentari». Perplessità? «La ricerca non permette di stabilire un nesso causale tra maratona e malattia coronarica: troppi fattori legati al rischio coronarico sono assenti».
Una lettura più scandalistica che attenta: «In realtà l’articolo citato trova un rischio coronarico complessivo ridotto nei maratoneti rispetto ai coniugi sedentari e lo spessore della placca coronarica è sovrapponibile nei due gruppi a confronto. Insomma il messaggio è diverso: la maratona magari non allunga la vita, ma non c’è evidenza che rappresenti di per sé un fattore di rischio coronarico. Semmai il contrario».
«Esiste una bibliografia lunga almeno trent’anni che dimostra come l’esercizio fisico regolare sia un fattore protettivo contro le malattie coronariche e la sedentarietà un fattore di rischio», taglia corto un altro medico sportivo, Antonio Crisafulli, direttore sanitario del Laboratorio di Fisiologia degli sport e ricercatore di Fisiologia umana. «È constatazione comune che l’incidenza di malattia coronarica in soggetti che praticano la maratona non sia più elevata di quella dei sedentari. Anzi è vero il contrario».
Interessante il punto di vista filogenetico del professor Alberto Concu, Ordinario di Metodi e didattiche delle attività sportive e Coordinatore scientifico del Laboratorio di Fisiologia degli Sport: «L’esercizio fisico prolungato riporta alle condizioni di vita dei nostri antenati di poco più di diecimila anni: dovevano camminare o correre pressoché continuamente. Un’attività, estremamente logorante e faticosa, ma indispensabile per la sopravvivenza. Da ciò la condizione di runner’s high che ha una ben nota strutturazione anatomo-funzionale e che, data la sensazione di piacere/dipendenza, induceva e induce a continuare a correre. Poiché la nostra struttura anatomo fisiologica è la stessa, è del tutto improbabile che correre, come fanno i maratoneti, possa all’improvviso diventare una condizione di rischio cardiovascolare».
Ma, ammonisce Giovanna Ghiani, maratoneta e referente per la Nutrizione applicata allo Sport dello stesso Laboratorio, «la corsa è solo un tassello del mosaico del benessere. Alla base di tutto ci deve essere l’equilibrio alimentare e psicofisico, il controllo medico, il sano stile di vita, i giusti tempi di riposo e di recupero tra una gara e l’altra, tra un allenamento e l’altro. Il bellissimo lavoro di Bramble e Liebermann (Nature 2004), evidenzia come la corsa abbia fatto parte della nostra evoluzione, ma resterà solo una parte del nostro benessere. E non saremo certo autorizzati a nutrirci con cibo-spazzatura solo perché corriamo la maratona».
Carlo Alberto Melis 
 
 
4 – L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 38 - Edizione CA)
LE FOTO DI BENTZON
L’associazione Iscandula inaugurerà oggi alle 16 la mostra fotografica e parte dell’archivio degli studi di Bentzon su supporto digitale, presso lo Spazio Welcome Day, al settimo piano della torre sede dell’Ersu, Corso Vittorio Emanuele II, 68 a Cagliari. L’ingresso è libero. 
 
 
5 – L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 29 - Edizione CA)
EVENTI
Scatti, suoni e filmati: l’Isola secondo Fridolin Weis Bentzon in mostra a Cagliari
Fotografie, filmati e registrazioni sonore: testimonianze preziose per l’antropologo ed etnomusicologo danese Andreas Fridolin Weis Bentzon che tra gli anni Cinquanta e Sessanta scelse la Sardegna per le sue ricerche. Oggi la mostra fotografica che porta il suo nome viene inaugurata a Cagliari, alle 16, nello Spazio Welcome Day, al settimo piano della torre sede dell’Ersu, nel corso Vittorio Emanuele II 68.
Andreas Fridolin Weis Bentzon, il più importante studioso delle launeddas, ha messo insieme un vero patrimonio, riproposto anche su supporto digitale, che l’associazione culturale Iscandula e il Centro Studi Bentzon, in collaborazione con l’Ufficio attività culturali e lo Sportello Student Jobs dell’Ersu di Cagliari, mettono a disposizione degli studenti universitari, di appassionati e curiosi. La mostra sarà infatti visitabile ogni venerdì dalle 11 alle 14 e su prenotazione. Accuratissimi studi portarono Andreas Fridolin Weis Bentzon a Santa Giusta, Cabras, Villaputzu e Ortacesus, poi a Cagliari e Oristano dove frequentò i suonatori Dionigi Burranca, Pasqualino Erriu, Aurelio Porcu, Giovanni Lai, Giovanni Casu e, soprattutto, Efisio Melis e Antonio Lara, al fine di compiere l’integrazione dello studio della musica nell’ambito dell’antropologia culturale.
Stasera all’inaugurazione interverrà il presidente dell’Ersu Paolo Pirino, il presidente di Iscandula Dante Olianas che illustrerà la vita dell’antropologo Bentzon, la mostra fotografica e i contenuti dell’archivio, comprese le numerose pubblicazioni. L’accompagnamento musicale è affidato al giovane suonatore di launeddas Gianluca Piras. (gr.pi.)
 
 
6 – L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 53 - Edizione CA)
Marrubiu
Le tesi di laurea finiscono in biblioteca
Negli scaffali, vicino ai testi di storia della Sardegna, ai romanzi ed ai saggi c’è spazio anche per il frutto del lavoro intellettuale dei laureati della cittadina. Il sindaco di Marrubiu Andrea Santucciu ha rivolto lo stesso appello di alcuni anni fa: «Consegnateci le vostre tesi di laurea». La biblioteca comunale ne custodisce già trentasei, davvero tante per un paese così piccolo. Questa sarà la terza raccolta, dopo il 2006 ed il 2009, del risultato cartaceo delle ricerche degli universitari grazie al quale hanno raggiunto l’importante traguardo della laurea. Le tesi, in formato digitale o cartaceo, saranno catalogate e sistemate in un’apposita sezione della biblioteca. «Si fa cultura anche con la diffusione dei saperi», ha commentato il primo cittadino, «un punto importante del programma di questa amministrazione e della precedente. Vogliamo valorizzare un lavoro importante come quello della tesi ed in questa maniera proseguire anche nella lotta contro la disoccupazione intellettuale». La storia del paese passa anche per le tesi di laurea dei suoi cittadini. ( a. p. )




LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 6
L’ufficio legale dell’ateneo si rivolge al Consiglio di Stato
PARENTOPOLI, RICORSO IN APPELLO
SASSARI L’università ha deciso: ricorre in appello contro la sentenza del Tar che aveva annullato le procedure di un concorso per ricercatori mettendo in luce un caso di parentopoli vietato dalla riforma Gelmini. L’ufficio legale dell’ateneo, come informa la responsabile, Rosanna Ruiu, presenterà in primo luogo una istanza incidentale di sospensione del provvedimento davanti al Consiglio di Stato. E nella stessa sede si opporrà poi alla sostanza di quella sentenza. «Lo facciamo per questioni di carattere strettamente giuridico, senza entrare in alcun altro genere di argomentazioni, soltanto per difendere la validità e l’affidabilità dell’operato accademico – tiene a puntualizzare ancora l’avvocato Ruiu – Sul piano legale, dopo averne preso ufficialmente visione, debbo dire che non condividiamo le motivazioni addotte dal Tribunale amministrativo regionale. Riteniamo infatti che non ci siano, né siano stati citati, precedenti giurisprudenziali tali da giustificarle». Nelle scorse settimane i giudici di Cagliari erano intervenuti sull’opposizione fatta mesi fa da Martina Giuffrè, romana, arrivata seconda dopo le prove, contro le modalità del concorso, vinto da un’altra ricercatrice, la sassarese Rossella Castellaccio. Il Tar, giudicando fondato il ricorso, aveva annullato la graduatoria stilata dalla commissione ritenendo incompatibile la posizione di quest’ultima rispetto a quella del padre, Angelo Castellaccio, docente ordinario nella stessa università turritana e all’epoca del bando vicepreside nella facoltà di lettere. Da qui era derivato l’ordine perentorio impartito dai magistrati amministrativi all’ateneo di compilare una nuova classifica, escludendo in partenza dall’elenco la prima classificata, appunto Rossella Castellaccio. Adesso sarà il Consiglio di Stato a decidere sulla possibilità di una sospensiva nell’esecuzione della sentenza di primo grado. E, in seguito, a dare in appello la propria risposta alle nuove ragioni avanzate dall’ateneo, che in primo grado aveva già “resistito” in giudizio ma senza successo. Al Consiglio di Stato spetterà - con ogni probabilità nel giro di un paio di mesi - pronunciarsi nel dettaglio sulla correttezza della procedura seguita per l’assegnazione del posto: un incarico per tre anni, rinnovabile per altri tre, in etno-demo-antropologia. (pgp)
 
 
8 – La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 7
Malaria, indagini dell’Istituto di sanità
Parla Ugo Carcassi, uno dei massimi conoscitori della malattia
«Forse punto in aeroporto»
NUORO «Sino a quando non si sa di che tipo è il plasmodio, ossia il genere di parassita (sempre che sia veramente presente): falciparum, vivax, ovale o malariae, non si può dire con certezza cosa abbiamo di fronte. Nel corpo umano i parassiti della malaria si moltiplicano nel fegato e quindi dopo una incubazione variabile infettano globuli rossi. Questi elementi potranno essere forniti solo dai risultati degli esami dell’Istituto superiore di sanità». A parlare è il professor Ugo Carcassi, uno dei clinici italiani più noti nel campo della reumatologia, quale sua prima specializzazione, autore di “Sardegna e malaria, un nuovo approccio a un antico malanno” (Delfino editore) che coinvolge studiosi delle università di Cagliari e Sassari nell’esaminare il problema della malaria così come si è delineato nel corso dei secoli. Un argomento trattato e vissuto personalmente dal professore che si è soffermato sul caso “Nuoro” senza scendere nei dettagli proprio per mancanza di elementi obiettivi. Parla invece del clima che cambia e tende a diventare sempre più tropicale tanto da favorire la sopravvivenza di insetti portatori del genoma anche negli ambienti come i nostri. «Non è escluso – aggiunge Ugo Carcassi – che il paziente nuorese sia stato punto da una zanzara nei pressi del porto o dell’aeroporto di Cagliari, ipotizzando che si sia recato in quei luoghi. È facile pensare che ceppi di malattie possano essere trasportati da vari tipi di volatili che poi la trasmettono attraverso una semplice puntura. Il caso – continua lo specialista – va comunque valutato attentamente e soprattutto va effettuata un’analisi molecolare del genoma del plasmodio per individuare l’esatto vettore. Per avere questi dati occorrono esami più complessi. Ecco perché – prosegue – solo dopo che si avranno questi elementi sarà possibile capire come si è verificata l’infezione e quindi fare chiarezza senza rischiare di creare paure infondate tra la popolazione». La globalizzazione, i continui scambi commerciali, il cambiamento climatico hanno contribuito all’abbattimento delle frontiere anche per gli insetti e per ciò che potrebbero trasportare con facilità, riuscendo a sopravvivere anche a distanza di chilometri dai luoghi di “abituale permanenza”.
 
 


QUOTIDIANI NAZIONALI

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