UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 23 aprile 2014

Mercoledì 23 aprile 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 aprile 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI


 
L’UNIONE SARDA

1 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 7 - Edizione CA)
Dai contributi alle borse e agli affitti, i problemi degli atenei sardi
POCHI SOLDI E PER POCHI: COSÌ SI NEGA L'UNIVERSITÀ
Il diritto allo studio all'università? «Un disastro, almeno nell'accezione classica». I test che glorificano il “numero chiuso” sono la pietra attuale dello scandalo, ma certo l'intero diritto - almeno in Sardegna - sembra assai svilito, secondo Giuseppe Esposito del fronte studenti Unica 2.0 di Cagliari. Un dato su tutti, che si collega all'ultimo bando Ersu: «Solo un idoneo su due ottiene la borsa di studio». Considerando gli immatricolati la percentuale degli sfortunati sale al 70 %. Questione di soldi, su cui lo Stato lesina. E (anche) di fondi che la Giunta Cappellacci «ha progressivamente tagliato».
Il rettore Giovanni Melis attenua i toni, ma ammette che «c'è una situazione di sofferenza». Sì, «ogni anno un numero importante di ragazzi idonei per reddito e merito non trova alloggi e non ha una borsa di studio». E già i criteri per l'assegnazione sono troppo punitivi. Va aggiunto, precisano gli studenti, che «la Sardegna è in fondo alla classifica per l'importo della borsa di studio». Così i giovani «si trasferiscono in altri atenei». Fra quanti restano, il dato dei fuori corso dice che il numero è in costante diminuzione, a Cagliari e Sassari. Ovvio: nella crisi studiare costa di più (e fuori corso ancora di più), o si abbandona o ci si dà una mossa.
Tasse d'iscrizione, borse di studio, alloggi, mense, pendolarismo: il diritto oscilla fra queste voci. Gli atenei dell'Isola non stanno fermi, e ci sono buoni segnali, ma si parte - appunto - dal «disastro». C'è da dire, intanto, che «si assiste quasi passivamente al ridimensionamento degli atenei», come si legge nella relazione del rettore all'apertura dell'ultimo anno accademico di Cagliari: nel periodo 2009-2013 il ministero ha ridotto il fondo di finanziamento ordinario da 7,5 a 6,5 miliardi. La Sardegna è passata da 216,9 a 185 milioni. Ridotta la quota, «nell'Isola ogni anno alcune migliaia di studenti sono invitati a trasferirsi in Penisola o a rinunciare agli studi». Tanto più che è stravagante la politica del fitto casa: se l'Ersu si occupa della Sardegna la Regione pensa agli studenti che vanno altrove e «per questi sono aumentati i fondi». Giusto per favorire l'emigrazione: «Io vengo da Oliena e sono al terzo anno di Medicina», spiega Esposito: «Se l'affitto è di circa 230 euro al mese, prima il contributo era di 190, adesso di 140». La parola è “finanziamento”, ma dovrebbe leggersi “investimento”, ricorda Melis: «Come si può competere con gli altri Paesi senza investire in formazione?». All'università di Cagliari, sottolinea il rettore, proprio «la situazione economica e sociale ha suggerito di mantenere stabile l'importo delle tasse». Così è salita al 19,4 % la quota degli studenti esonerati dal pagamento. Considerando che sono esentati anche «i figli della crisi» - cioè i figli di cassintegrati e di coloro che hanno perso il lavoro durante l'anno - e quelli col massimo dei voti, l'asticella è stata decorosamente abbassata. Ma per una buona notizia cento cattive: la metà degli iscritti è fuori sede (cioè «fuori dalla città metropolitana», sottolinea Melis) e «l'Ersu e la Regione offrono solo un migliaio di posti nelle case dello studente». E quando questa “popolazione” pendolare arriva in città non trova un ambiente favorevole: basti pensare, accusano gli studenti, «agli orari dei pullman, non certo compatibili con le esigenze». Più in generale «Cagliari non fa politiche adeguate». Cagliari intesa come Comune, Provincia e Regione. Alla fine, sempre più spesso, c'è l'idea dell'abbandono, anticipato dal meccanismo spesso obbligato del fuori corso. A Sassari abbandona più del 12 per cento. E intanto il costo della vita aumenta: «Tra libri di anatomia e fisiologia l'anno scorso ho speso 500 euro», si lamenta Esposito. Anche questo seleziona. E allora c'è chi si arrangia con le fotocopie (che pure non dovrebbero superare il 15 % del testo). Non sono dettagli. Diritto allo studio? In Sardegna, fanalino di coda dell'Italia (a sua volta fanalino in Europa) non sembra «l'interesse capitale della società».
Roberto Cossu
 
 
 
2 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 6 - Edizione CA)
Tutti bocciano l'attuale sistema
NUMERO CHIUSO: TEST, UN OSTACOLO DA CANCELLARE
Definiamola «una solenne porcheria». Raimondo Ibba, presidente dell'Ordine dei medici di Cagliari, liquida rapidamente il sistema del “numero chiuso” via test. «Giocarsi un sentimento di dedizione agli interessi della società in 100 minuti è una roulette russa». Dove sta il criterio di risposta alla competenza e alla vocazione? «Non certo nel sudoku». Il sistema va cambiato: «Per esempio col modello americano, dove la verifica della predisposizione dura tre anni. Si può pensare di ridurlo, adattarlo alle nostre esigenze, ma la strada è quella».
Difficile trovare qualcuno che sia favorevole allo schema attuale. Facile invece constatare che tutti lo ritengono un ostacolo (ma non l'unico) al costituzionale diritto allo studio: «La selezione ha troppi margini di rischio. Può essere del tutto casuale. Farei fare quei test ai docenti per verificare poi la classifica», concorda il docente di Diritto del lavoro Gianni Loy: «Sì, credo che anche questo sia un attentato al diritto allo studio». Aggredito, più in generale, «dal problema dei costi. Non a caso si riaffaccia il pendolarismo». In secondo luogo, spiega Loy, le università «sono diventate complicate per eccesso di burocrazia: non sono d'accordo ad esempio con l'eccesso di appelli tutti i mesi». Vero che lo studente deve cercare di laurearsi in corso, bene le penalizzazioni, «ma senza bloccare appunto il diritto allo studio». Niente enfasi negativa, comunque, sottolinea Loy: i problemi si conoscono, le soluzioni si possono trovare.
Manuel Usai, della Flc-Cgil, insiste sui numeri «che sono chiarissimi». Se i soldi non arrivano« il diritto non può essere esercitato». E «nel momento in cui la Sardegna ha il valore più alto di dispersione e abbandoni, sarà ben difficile rispondere alla richiesta europea di arrivare al 10 per cento entro il 2020». Difficile per l'Italia, impossibile per la Sardegna. Eppure «noi abbiamo una spesa pubblica per l'istruzione superiore alla media italiana». Evidentemente «c'è da interrogarsi su come vengono spesi i soldi». Cosa si salva? Secondo Usai «l'impegno della scuola, degli insegnanti, degli studenti». Che però devono far fronte ad altri problemi. Come quello dei precari, e quindi dei Pas (i percorsi abilitanti speciali). Non sono partiti dappertutto e «questo è inaccettabile». Si vuole una guerra con i docenti di altre regioni (dove i Pas sono già cominciati) e che potrebbero piombare nell'Isola?
Il discorso porta a un altro fronte: il rettore di Cagliari Giovanni Melis ricorda che «diritto allo studio è anche diritto alla qualità». Serve potenziare la docenza (appunto), le strutture (aule, biblioteche), i servizi. «E in questo senso ci muoviamo». Per esempio «sono stati attivati una trentina di insegnamenti online». Poi «stiamo sdoppiando i corsi più frequentati per favorire i fuori sede e i fuori corso». Questo e altro «hanno fatto aumentare il numero degli studenti regolari e diminuire gli abbandoni. Tendenza degli ultimi anni». Anche a Sassari il rettore Attilio Mastino mette l'accento sui finanziamenti ottenuti per «completare le incompiute». Ma segnala che bisogna fare i conti con «la povertà generale del territorio» e «recuperare ritardi storici». Un problema «micidiale». Che parte da altri luoghi dell'istruzione, se è vero che circa il 40 % dei diplomati non si iscrive all'Università.
R. C.
 
 
 
3 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 14 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. I test
Medicina, ingressi più difficili
ROMA Punteggio dei test di accesso al numero chiuso di Medicina e Odontoiatria ai minimi storici, un «caso» Bari segnalato dalle associazioni degli studenti, i più bravi che vengono dal nord e dal centro con, appunto, l'outsider pugliese. Continuano le polemiche sui test universitari anche dopo la pubblicazione dei risultati ufficiali della prova per accedere alle facoltà più ambite: il Cineca, l'organismo che gestisce i test per conto del ministero, ha valutato 63.002 questionari validi che serviranno a disegnare la graduatoria per accedere ai 10.551 posti disponibili in pratica uno su sei. E anche Viale Trastevere ammette: «prova più selettiva rispetto alla tornata del 2013». Mentre la richiesta di chiarimenti arriva non solo dagli studenti ma anche dai politici, come il governatore Zaia.
Idonei il 58,5% dei candidati (nel 2013 erano stati il 69,95), il voto medio è stato 30,27 (33,85% nel 2013), con il risultato top (80,5 punti) a Torino e il punteggio medio più alto fra gli idonei (32,24 punti) a Milano-Bicocca. Padova con 15 studenti sui primi 100, Bologna con 11, Milano statale con 10: sono gli atenei con i migliori risultati. A seguire Pavia con 9, Roma Sapienza con 8 e l'outsider Bari con 6. I risultati più deboli sono a Catanzaro (36,8% di idonei con punteggio medio di 27,22), Sassari (39,3%; 27,60), Molise (40,8%; 27,41), Messina (46%; 28,42) e Foggia (46,5%; 28,79). In generale il portale Skuola.net rileva un generale decadimento: quest'anno i migliori 1.000 candidati hanno ottenuto un punteggio medio di 54.30, contro il 62.58 dello scorso anno.


 
 
4 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 6 - Edizione CA)
Idonei e meritevoli,
ma niente contributi
Lo stato taglia, l'Ersu funziona a singhiozzo. Diritto allo studio, dalle borse agli alloggi, è soprattutto Ersu (cioè Regione). Che spesso con l'università non dialoga proprio. La Regione finanzia e nel campo dell'istruzione, università in primo luogo, non finanzia quanto dovrebbe. Non ha senso la categoria degli “idonei non beneficiari” (di borse di studio). È un assurdo: se hai diritto devi avere. Il fatto è che la Regione finora non ci ha creduto. E non solo la Regione. Cagliari è il fulcro, ma non considera la popolazione studentesca una ricchezza. Eppure solo il 52 per cento degli studenti arriva dalla provincia di Cagliari. Il servizio è regionale.
Molte idee di buon senso sono affiorate e sparite negli anni. L'hotel Moderno è chiuso. Patrimonio inutilizzato. Perché non venderlo? Quanto soldi si potrebbero ricavare e destinare alle “voci” pressanti del diritto allo studio? Quanti sono gli appartamenti sfitti della città? Un serbatoio che darebbe spazio, con affitti adeguati, alla massa di pendolari. Un filo diretto tra Comune ed Ersu metterebbe in moto il mercato favorendo tra l'altro il controllo del “nero”. Vantaggi reciproci. Se non si ricorda male, è un'idea dell'attuale sindaco. Si attende ora la costruzione del campus di viale La Playa, ma forse bisogna interrogarsi sul modello da seguire: con una giusta (e diffusa) distribuzione dei contributi forse non servirebbero nuovi mattoni. E ci sono anche idee semplici per cose semplici: per esempio la tessera unica per i servizi universitari.
Intanto altri approfittano del diritto negato. Bastava guardare, il giorno dei test, i cartoncini a valanga per promuovere le iscrizioni a Medicina in Spagna, Romania, Bulgaria, Albania. Posti disponibili e possibile trasferimento in Italia dal secondo anno. «Noi li respingiamo» dicono all'università di Cagliari, ma il fenomeno cresce. Una sorta di Cepu internazionale. (r.c.)


 
 
5 – L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 7 - Edizione CA)
Meno fuori corso e Sassari si rivolge agli stranieri
Eppure «c'è qualcosa di virtuoso»
Malgrado tutto, le università sarde sono nel circolo virtuoso, dicono i vertici degli atenei. «Non aumenteremo le tasse» (detto più amichevolmente, «la contribuzione studentesca»), promette il rettore di Sassari, Attilio Mastino. Lo impone la crisi. Cagliari viaggia nella stessa direzione e le classifiche nazionali confermano: nell'Isola l'università costa meno. In media a Cagliari 659 euro, a Sassari 594.
A parte l'economia asfittica, Mastino aggiunge un motivo: «Vogliamo incrementare il numero di studenti stranieri», puntando anche su agevolazioni estese all'Europa. È curioso: c'è il timore diffuso della fuga verso la penisola e la seconda università isolana va a caccia di iscritti. Il fatto è che le immatricolazioni nell'Isola calano o si stabilizzano e «noi dobbiamo invertire la tendenza», perché per l'assegnazione dei fondi si prospetta il costo standard per studente: pochi iscritti, costo maggiore. E meno soldi. Il ministero, va ricordato, pesa i finanziamenti sulla base di precisi parametri: laureati, fuori corso, servizi alla didattica.
Come a Cagliari, anche a Sassari, sottolinea Mastino, «i laureati sono ora più delle matricole» (intorno a duemila). È confermato quindi il fenomeno della diminuzione dei fuori corso: molti non possono pagare le tasse, ma molti «li stiamo laureando». Anche questo «è un fatto virtuoso». E comunque «il problema di fondo è che ci sono pochi laureati». E (ancora) troppi ostacoli sul percorso del diritto allo studio. (r.c.)
 
 
 
6 – L’Unione Sarda / Cronaca di Oristano (Pagina 52 - Edizione CA)
UNIONALIMENTARI. 25 aprile
Convegni e concerti
In occasione del 70° anniversario della Resistenza e della Lotta di Liberazione dal nazifascismo, il Comitato 25 Aprile (il Comune e la Cgil provinciale) ha organizzato una serie di manifestazioni. Domani al Liceo scientifico alle 10 si tratterà il tema de I Partigiani Sardi nella Resistenza. Venerdì, dalle 10, all'Hospitalis Sancti Antoni si terrà un Concerto delle Scuole Civiche di Musica di Marrubiu e Oristano, mentre alle 17,30, in Comune si svolgerà la celebrazione ufficiale. Il professor Gianluca Scroccu, storico dell'Università di Cagliari, terrà una conferenza. Il coro femminile Sa Pintadera eseguirà Canti della Resistenza e altri brani.
 




LA NUOVA SARDEGNA 
 
7 – La Nuova Sardegna / Attualità - Pagina 14
UNIVERSITÀ
Prove a Medicina: a Padova i migliori
Padova con 15 studenti sui primi 100, Bologna con 11, Milano Statale con 10: sono gli atenei con i migliori risultati ottenuti dagli studenti che hanno partecipato ai test di accesso a medicina, secondo l’elaborazione realizzata dall’Unione degli universitari sui dati resi noti ieri dal sito ufficiale. A seguire Pavia con 9, Roma Sapienza con 8 e l’outsider Bari con 6. Completano l’elenco degli ammessi nei primi 10 Torino e Milano Bicocca (ognuno con 5 studenti), Pisa e Napoli Federico II (4), Brescia, Genova e Palermo (3), Foggia, Messina, Perugia e Roma Tor Vergata (2). A Sassari non è andata bene, la percentuale di studenti ammessi è stata del 39,3. Le organizzazioni studentesche però protestano affermando che mai si erano visti punteggi così bassi. «Ecco la prova che le prove ad aprile sono dannose», dichiarano Rete degli studenti e Udu che ieri mattina hanno fatto un blitz davanti al ministero dell’Istruzione. «Il punteggio dell’ultimo candidato rientrato in graduatoria è di quasi 10 punti inferiore a quello dell'anno scorso. È chiaro che questi dati sono lo specchio della totale inconsistenza del test come mezzo di valutazione delle capacità e delle conoscenze di uno studente per accedere all’università, vista la grande sproporzione tra i punteggi dello scorso anno e di questo», hanno scritto in una nota. «Questi punteggi - ha detto Alberto Irone, portavoce della Rete degli Studenti Medi - sono la prova tangibile che l’anticipazione del test ad aprile è stato un danno tutto a carico degli studenti». I questionari elaborati dalle università sono in tutto 63.002: appena 10.551, invece, i posti disponibili.


QUOTIDIANI NAZIONALI

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