Mercoledì 2 aprile 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 aprile 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 34 - Edizione CA)
FIERA. “Orienta Sardegna”
Studenti guidati alla scelta delle università
 
Materie umanistiche o scientifiche? Artistiche o tecnologiche? A pochi mesi dalla scelta si riaprono le porte di Orienta Sardegna, il salone sull'orientamento universitario e professionale organizzato per il terzo anno consecutivo dall'associazione Aster negli spazi della Fiera: inaugurato ieri mattina davanti a circa 10 mila studenti, prosegue oggi e domani e prevede la presenza complessiva di 30 mila alunni di quarta e quinta superiore. Cinquanta gli espositori, due dei quali stranieri, il resto dei quali soprattutto nazionali, come la Tor Vergata di Roma, che ogni anno accoglie il 20 per cento dei suoi immatricolati proprio dalla Sardegna: potrebbe essere tra questi l'olbiese Marta Nykytchuk che, incentivate dai familiari, inizierà presto l'esperienza romana: «Credo sia importante formarmi in un contesto il più possibile all'avanguardia». C'è chi poi, radical chic dal cappellino alle sneakers, sogna un futuro da stilista, magari all'istituto Modartech di Pisa. «Mi attrae la moda ma vorrei lavorare in Sardegna», spera Giuseppe Maureddu. Lo stand dell'università di Cagliari resta tuttavia il più gettonato, con oltre mille richieste in poco più di tre ore (Medicina e Giurisprudenza vanno ancora per la maggiore), mentre sale, complice i reality tra i fornelli, la facoltà di Scienze gastronomiche. «La ragione è semplice», spiega la responsabile stage dell'istituto alberghiero di Monserrato Anna Murtas: «È un settore in cui si trova facilmente lavoro, fin dal diploma». Lo stesso motivo per cui si fa la fila agli stand delle forze dell'ordine.
Michela Seu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 23 - Edizione CA)
Bilanci
I conti in tasca all'Ufficio della Lingua
In cinque anni ha speso 9 milioni
 
Sportelli linguistici, formazione, progetti per le scuole: molte e diverse le attività elencate nella relazione sul “Monitoraggio sull'uso sperimentale della Limba sarda comuna dal 2007 al 2013” firmata dal direttore del Servizio, Giuseppe Corongiu. Ma quanto costano le politiche linguistiche della Regione?
Nove milioni di euro dal 2009 al 2013. La metà nel solo 2013: «Anno eccezionale - spiega Corongiu - perché 3 milioni sono andati all'informazione». Nel dettaglio: 100 mila alle radio, 250 mila ai giornali online, 155 mila ai periodici non quotidiani, 2 milioni e mezzo alle tv. Per le altre attività resta un milione di euro, 400 mila dei quali non spesi causa Patto di stabilità. Meno del 2012 (circa un milione e 600 mila euro di cui 700 mila bloccati dal Patto) ma ben più degli anni precedenti: circa 768 mila euro nel 2011, 653 mila nel 2010 e 772 mila nel 2009.
Il grosso della uscite nel 2013 è stato a beneficio delle scuole: 455 mila euro per 216 progetti in lingua sarda, tenuti da esperti formati dall'Università (corsi Fils, 250 mila euro) e pagati fra i 35 e i 70 euro all'ora più Iva. Tra il 2009 e il 2012 la Regione ha speso 200 mila euro per opere didattiche multimediali pubblicate nel sito e circa 100 mila per traduzioni. Novantasettemila euro (divisi fra 2009 e 2010) è costato il correttore ortografico online. Gli sportelli linguistici sono perlopiù finanziati dallo Stato, che dal 2001 al 2012 ha trasferito 19 milioni, di cui 17 impegnati. «Gli altri sono tornati indietro perché inutilizzati», sottolinea Corongiu. La stoccata è a Su Portalitu della Provincia di Cagliari: «Fra il 2007 e il 2009 ha reso allo Stato mezzo milione». (d. p.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 26 - Edizione CA)
Autismo Negli Usa ne soffre un neonato su 68
Una solitudine che incomincia dalla nascita
 
Claudio gioca da solo, Claudio non ti guarda negli occhi. Era così anche da piccolo: non sorrideva, non rispondeva alle coccole dei genitori che l'adoravano. All'asilo non socializzava con gli altri bimbi, a scuola la maestra lo definiva «un po' strano». Troppo per la sua età. Inevitabile la visita dal pediatra. E la diagnosi: Autismo, un disturbo di origine genetica che impedisce al bambino di avere normali rapporti con la gente, di comunicare, lo porta a estraniarsi, a compiere gesti ripetitivi, o azioni spericolate senza motivo.
Proprio l'anno scorso gli studiosi hanno coniato la definizione “Disturbi dello spettro autistico”, per indicare i diversi tipi di questa patologia, sempre più diffusa a livello mondiale: gli Stati Uniti rilevano la prevalenza di 1 caso ogni 68 persone nate. Impossibile avere un dato preciso riferito all'Italia, perché nel nostro Paese non si esegue neppure la rilevazione epidemiologica.
Un problema sottovalutato, nonostante il continuo aumento dei casi sia in termini assoluti che legati al miglioramento delle tecniche diagnostiche. «Numeri preoccupanti, perché si tratta di una patologia cronica, che si porta avanti per tutta la vita, anche se, grazie alle terapie, si ottengono sensibili miglioramenti». Parla Giuseppe Doneddu, direttore del Centro disturbi pervasivi dello sviluppo dell'ospedale Brotzu, di Cagliari. Considerata di ottimo livello, la struttura sinora ha seguito 1800 pazienti (dai 6 mesi ai 40 anni), è orientato all'assistenza e alla ricerca, con intense relazioni con l'università di Cagliari e i più qualificati centri in Italia e all'estero, come il Miami Children Hospital.
E proprio grazie alle sinergie a livello internazionale si fanno continui passi avanti nel campo delle cure. Con quali risultati? «Dipende dal grado di gravità del disturbo. Il livello di miglioramento del paziente è legato alla possibile concomitanza di un ritardo mentale e all'intervento precoce. Ma anche i casi più gravi, con diagnosi e cure tempestive sono in grado di avviarsi a una integrazione che noi cerchiamo di rendere più completa possibile».
I primi sintomi dell'Autismo si possono cogliere già intorno ai 2-3 anni del bambino, «ma oggi, grazie a pediatri preparati, noi vediamo casi anche di 6 mesi. Ai più piccoli manca il “sorriso sociale” quello che ti sparano in faccia quando li coccoli; sono ipomimici (non hanno espressioni facciali), non iniziano i vocalizzi (primi segni del linguaggio) e non mostrano attenzione. Quando crescono, non hanno contatto di sguardo: non guardano direttamente negli occhi, non ti fissano con continuità».
Ai primi dubbi, rivolgersi subito al pediatra di fiducia, a centri specializzati di Neuropsichiatria infantile o all'ospedale Brotzu, Centro di riferimento per la Sardegna. In caso di diagnosi positiva, si procede con trattamenti di tipo comportamentale, ma anche farmacologico, soprattutto quando all'Autismo è associata un'altra patologia di tipo psichiatrico.
La terapia comportamentale deve portare il bambino a comunicare e a stabilire relazioni sociali col mondo che lo circonda «con rieducazione del linguaggio, delle capacità di relazione e di tutte le funzioni che consentono di vivere ordinatamente in un contesto esistenziale ordinario». Da qui l'intervento di specialisti medici, psicologi, terapisti della riabilitazione, logopedisti ed educatori che si occupano dei piccoli pazienti, ma anche dei genitori.
Metodi sperimentati scientificamente ed efficaci, che niente hanno a che vedere con terapie miracolistiche, «come certe diete che stregoni senza scrupoli propagandano a colpi da 500 euro a visita, con un giro d'affari facilmente immaginabile. E dopo, noi vediamo arrivare in reparto bambini in condizioni pietose. Uno aveva addirittura lo scorbuto: chissà che cosa gli avevano fatto mangiare». Al mondo dei pregiudizi appartiene anche la presunta origine dell'Autismo dai vaccini, cancellata da un'autorevole rivista scientifica (Lancet) e smentita, con un comunicato ufficiale emesso nei giorni scorsi, dall'Istituto superiore di Sanità.
Lucio Salis
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 27 - Edizione CA)
Ma non sa fare ricerca
Il robot supera i test d'accesso all'Università
 
Se i robot saranno intelligenti quanto gli esseri umani, i lavori che svolgiamo attualmente saranno presto eseguiti dai robot? Noriko Arai, matematico presso l'Istituto Nazionale di Informatica del Giappone, cerca di rispondere con un progetto avviato nel 2011: “Un robot può essere ammesso all'Università di Tokyo?”, apparentemente la più difficile tra quelle giapponesi. Arai afferma che ogni volta che le persone perdono il lavoro per i progressi tecnologici, si dovrebbero implementare l'istruzione e la formazione professionale in campi completamente nuovi. Solo se la società potrà prevedere questi possibili cambiamenti potrà arrivare a quel futuro preparata. In caso contrario sarà difficile progettare politiche pubbliche di istruzione, economia, lavoro e previdenza sociale adeguate. Arai ha preso in considerazione il sistema educativo britannico, che è stato rafforzato proprio negli ultimi anni dal Governo, e ha dichiarato che potrebbe non essere adeguato in futuro qualora non venisse creato anche un dispositivo portatile di traduzione simultanea per esso.
C'è anche un altro scopo dietro il progetto. Se le macchine non possono ancora sostituirci, allora «dovremmo chiarire ciò che manca e svilupparne le tecnologie», dice Arai. L'anno scorso, un robot ha superato un test di simulazione per l'esame di ammissione all'università ma non ha soddisfatto l'obbiettivo del team di ricerca di ottenere un punteggio del 50 per cento. I risultati hanno comunque dimostrato che il robot ha l'80 per cento di probabilità di superamento degli esami per 404 università giapponesi. Recentemente il direttore di ingegneristica di Google, Ray Kurzweil, aveva predetto che i computer supereranno in astuzia gli esseri umani entro il 2029. Potrebbe accadere prima. ( c.l. )
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 52 - Edizione CA)
Università, la scelta viaggia in Rete
SASSARI. Con gli studenti di Scienze della comunicazione
 
Buon successo per l'XI edizione delle giornate dell'orientamento rivolte agli studenti di quarta e quinta superiore, tenutesi al Polo bionaturalistico di Piandanna grazie al progetto “destinazione Uniss- un biglietto per il futuro”. Una vera occasione di confronto tra università e famiglie. Cinque giornate che hanno visto numerosi ragazzi prendere parte a diverse attività organizzate dai dipartimenti sassaresi, una serie di eventi utili a scegliere il proprio futuro con una maggiore cognizione di causa, mentre ogni pomeriggio nella sala Milella in piazza Università, l'incontro “quale futuro per le nostre figlie e i nostri figli: parliamo insieme”, ha dato modo di chiarire le idee a molti genitori impegnati nel supportare i figli nella scelta post diploma. Quest'anno l'iniziativa è stata integrata dalla presenza sui social network: gli studenti di Scienze della comunicazione e Comunicazione e pubbliche amministrazioni, Aurora Erbì, Cecilia Fontanesi, Eliana Sanna, Sonia Pes, Marco Medda e Silvia Ariu, hanno dato vita a un social team in grado di raccontare la cronaca delle giornate dell'orientamento attraverso una diretta Twitter, presente anche su facebook e Instagram. Gli hashtag dell'iniziativa sono orientauniss; destinazioneuniss e studiareasassari. Il progetto è stato sposato dal rettore, coadiuvato tra gli altri dalla delegata per l'orientamento, Patrizia Patrizi.
Mauro Manca
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 52 - Edizione CA)
Protocollo d'intesa
L'Ateneo e l'assistenza
 
Si rafforza il servizio di assistenza sanitaria integrativa destinato agli studenti fuori sede iscritti all'Università di Sassari. Oggi alle ore 11.30, nei locali della residenza universitaria di via Padre Manzella 2, il rettore dell'Ateneo Attilio Mastino, il presidente dell'Ersu di Sassari, Gianni Poggiu, il direttore generale dell'Azienda ospedaliero-universitaria, Alessandro Cattani, firmeranno il Protocollo d'intesa per l'assistenza sanitaria integrativa agli studenti universitari.
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 6
Cagliari, la fiera “orienta sardegna”
Studenti in coda davanti al proprio futuro
 
CAGLIARI Tutti in fila davanti agli stand dell'Università Cattolica, di Tor Vergata, della Bicocca o delle forze armate per iniziare a capire che cosa fare da «grandi». Il nemico numero uno è l'incubo disoccupazione e si cerca di unire la passione con le statistiche: ok le facoltà che piacciono ma bisogna anche prevedere quali saranno gli sbocchi. Erano circa diecimila gli studenti giunti da tutta la Sardegna ieri alla giornata inaugurale della terza edizione di «Orienta Sardegna», il salone sull'orientamento universitario e professionale organizzato dall'associazione Aster. Per i prossimi giorni alla Fiera di Cagliari si attendono altri ventimila ragazzi. La novità è la partecipazione aperta anche ai genitori: «È importante - ha spiegato Anna Brighina, presidente dell'associazione Aster - prendere le decisioni con calma, si tratta di scelte fondamentali ed è determinante l'appoggio delle famiglie».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 9
Effetto deserto e nubifragi, clima impazzito nell’isola
Sassari, allarmanti conferme da un meeting con studiosi internazionali
I ricercatori: «Strategie di gestione più adeguate a partire dall’agro-zootecnia»
di Pier Giorgio Pinna
 
SASSARI Un disastro alle porte. Bastano poche analisi degli scienziati e al meeting internazionale organizzato all’università si ha subito la conferma di dati allarmanti: il clima che cambia rende più frequenti, e gravissimi, gli eventi estremi. È un panorama sconfortante. Si va dai processi di desertificazione in aumento fino ai nubifragi come quello catastrofico del 18 novembre nell’isola. Dall’erosione progressiva delle coste ai costanti mutamenti delle temperature sino al rinascere del pericolo d’incendi apocalittici. Insomma, nel Mediterraneo non c’è da stare tranquilli. È un quadro che, secondo i ricercatori arrivati a Sassari per questo convegno, richiede subito contromisure. Uno scenario che dovrebbe poter prevedere, specialmente per il Sud Europa, strategie di governance più efficienti e adeguate, a partire dagli interventi nell’agro-zootecnia. Ma come gestire in concreto un mutamento tanto radicale? E quali sistemi organizzare per dare risposte alle sfide dei prossimi anni? Proprio attorno a questi temi si svilupperà sino a venerdì il congresso, che esamina i risultati raggiunti fin qui, a metà del tempo a disposizione dei ricercatori di numerosi Paesi per i loro studi mirati. La quattro-giorni d’incontri s’inserisce infatti nell’ambito dell’iniziativa intergovernativa Facce-Jpi, Joint Programming Initiative on Agricolture, Food Security and Climate Change. Partecipano, fra gli altri, i coordinatori del progetto Martin Banse e Richard Tiffin, Marina Montedoro del ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali, Niels Gotke, presidente della Jpi Facce, Pier Paolo Roggero, docente di Agraria a Sassari e sino a poco tempo fa direttore del Nucleo di ricerca sulla desertificazione. Uno dei fattori più micidiali, in questa situazione transitoria, è il mix rappresentato dalla scarsità sempre maggiore d’acqua e dalla contemporanea crescita travolgente della popolazione. «Oggi nel mondo abitano 7 miliardi di persone», non si sono stancati di ripetere in parecchi durante il meeting. Un dato, quest’ultimo, meno preoccupante in Sardegna. Dove grazie alla natalità zero, in un’area estesa ma dal basso indice demografico, il problema non crea l’effetto combinato negativo riscontrabile altrove, per esempio nelle regioni asiatiche. A ogni modo, e di questo si è cominciato a parlare nel congresso internazionale, i riflettori vanno puntati anche nell’isola su una serie di rischi emergenti. Come le alterazioni del ciclo idrico. Quelle stesse che possono portare serissime controindicazioni, per via della siccità o di altri scenari estremi, nell’allevamento o in agricoltura.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 9
Roggero: “lupi-disastro” travestiti da agnelli
Il coordinatore: difendiamoci dagli artigli di cambiamenti a volte mascherati con segnali rassicuranti
 
SASSARI «Ci sono “lupi-disastro” travestiti da agnelli: anche nella nostra isola dobbiamo difenderci dagli artigli e dai denti di cambiamenti climatici che a volte si mascherano con segnali distensivi o rassicuranti». Ricorre a una favola dell’antichità, per dare l’allarme, Pier Paolo Roggero. È uno dei coordinatori dei progetti di ricerca, tra i promotori del convegno, docente del maxi-dipartimento di Agraria sassarese. E sino a poco tempo fa ha guidato il Nucleo anti-desertificazione. Quali le emergenze nell’isola, professor Roggero? «Scarsità d’acqua. Aumento dei consumi idrici e dei costi d’irrigazione. Calo del 25% della produzione di bovini da latte in luglio e in agosto. Diminuzione dei pascoli naturali. E a tutto questo s’accompagna la mancata percezione dei pericoli». Per quale ragione? «La gente non lo vede perché il meteo cambia di giorno in giorno, di mese in mese, ma intanto diminuisce il potenziale di certe colture, come gli erbai, così importanti nella nostra terra. A noi invece i segni del mutamento in atto appaiono chiari, evidenti, in tutto il Mediterraneo. Con conseguenze negative anche per gli allevamenti bradi e per quelli intensivi». Che cosa fare, allora? «Così come nel caso di questo nostro progetto si deve concretizzare una collaborazione più stretta fra scienza, decisori politici, agricoltori, industria». Lo state facendo per Arborea? «Sì, attraverso sinergie che ci facciano lavorare in una logica di filiera stretta e di scambio di rapporti con i produttori». Problemi? «Alcuni sono legati ai soliti paradossi sardi: produciamo ottima carne bovina, la esportiamo e ce la vediamo tornare indietro macellata. Dobbiamo invece creare i presupposti per evitare che gli allevatori restino alla mercé dei grossisti». Come operare, più in generale? «Le integrazioni e le sinergie devono puntare a irrobustire i sistemi produttivi e a supportare lo sviluppo dei sistemi agricoli sostenibili proprio alla luce dei cambiamenti climatici». Come funzionano i modelli di simulazione utilizzati nei vostri studi? «Prendono in considerazione tre aspetti: agronomico, zootecnico, economico. La loro applicazione viene poi impostata in maniera integrata». In definitiva: come sventare le nuove minacce dovute all’effetto serra e agli fattori che stanno mutando il clima? «Dobbiamo gestire il cambiamento attraverso politiche di governance coordinate. E dopo aver individuato tutti i rischi del sistema occorre studiare l’inversione degli stili di vita agendo di conseguenza». (pgp)

Questionario e social

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