Martedì 25 marzo 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 marzo 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 

L’UNIONE SARDA


1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
Militari all’università
CONCORSO CONTESTATO

Perché riservare ai militari di truppa delle Forze Armate uno dei tre posti di lavoro a tempo indeterminato (area amministrativa) messi a bando dall’università di Cagliari? Lo domanda il Fronte indipendentista unito, in un comunicato in cui l’Ateneo viene accusato di prestare il fianco «al colonialismo militare». Dall’università replicano che «la stesura dei bandi di concorso, come tutta l’attività dell’Ateneo, è improntata al rispetto delle normative vigenti» e che la priorità ai militari nei concorsi di questo tipo è prevista dal decreto legislativo 66/2010». Una norma che alcune Università hanno contestato, ma la cui applicazione è stata esplicitamente ribadita, di recente, dal ministero della Funzione pubblica.



2 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 26 - Edizione CA)
RAPPORTO ANVUR
Cifre da Cenerentola per l’Italia della ricerca, che investe appena lo 0,52% del Pil contro lo 0,2% della media dei Paesi Ocse: un divario che può essere colmato solo con un finanziamento da tre miliardi, pari a circa un terzo del finanziamento pubblico per la ricerca italiana. È il quadro che emerge dal Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca presentato oggi a Roma dall’Anvur, l’Agenzia incaricata di valutare università e ricerca. Fra le regioni il Piemonte investe quasi quanto il Regno Unito. Superano la media Ue anche Lazio, Liguria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. Sotto la media italiana Calabria, Molise, Valle d’Aosta, Sardegna e Basilicata.

 
 
3 - L’Unione Sarda / Provincia di Cagliari (Pagina 35 - Edizione CA)
MONSERRATO
«Palasport del Cus, il Comune è in regola»

«Mi stupisce che il Cus ritenga il Comune inadempiente anche perché è un’accusa del tutto infondata». È la replica del sindaco Gianni Argiolas in risposta al presidente del Cus Adriano Rossi che accusava l’amministrazione di non aver pagato l’affitto del Palasport della cittadella universitaria venendo meno al protocollo d’intesa firmato dalle parti.
Il primo cittadino precisa: «In seguito alla richiesta del Cus di modificare dell’accordo per integrare le spese di apertura e pulizia dell’impianto, abbiamo manifestato la nostra disponibilità ad accettare il riesame delle cifre e stiamo ancora aspettando la risposta dal Cus».
Questo spiegherebbe il perché non sia ancora avvenuto il pagamento del canone di affitto da versare al Cus per conto delle squadre di basket e volley di Monserrato. «Abbiamo sempre agito con serietà e nella piena correttezza», chiude il sindaco Gianni Argiolas. (f.z.)
 


4 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 52 - Edizione CA)
Quale Università
ORIENTAMENTO

Sono cominciati ieri, nell’ambito delle giornate dell’orientamento all’Università di Sassari, gli incontri con le famiglie dei ragazzi. "Quale futuro per le nostre figlie e i nostri figli: parliamo insieme" sarà il titolo anche delle riunioni che si terranno sino a venerdì prossimo. Oggi, alle 10 nella biblioteca del polo bionaturalistico di Piandanna, il rettore Attilio Mastino presenterà la settimana di orientamento e informazione rivolta agli studenti. (a. br.)
 





LA NUOVA SARDEGNA

5 - La Nuova Sardegna / Lettere e commenti - Pagina 17
DIRITTO ALLA FORMAZIONE
Per i giovani medici sardi la specializzazione è a rischio
di Eugenia Tognotti
La Regione deve intervenire con urgenza per evitare una possibile penalizzazione dovuta all’eliminazione del requisito della residenza
Nubi all’orizzonte e non solo per i giovani medici sardi neoabilitati che aspettano, con comprensibile ansia, che sia definito il loro percorso di formazione e specializzazione. Complice la novità di quest’anno, cioè il concorso nazionale per le scuole di specializzazione e la drastica riduzione delle borse, si profila il rischio di una riduzione delle possibilità di accedere alle Scuole, a vantaggio di medici provenienti da altre realtà territoriali, che verrebbero così formati a spese della Regione Sardegna. In gioco non ci sono solo, com’è evidente, i destini personali dei singoli. Ma anche qualcosa chiamata programmazione sanitaria e il futuro assetto delle strutture e degli enti del servizio sanitario regionale. A cui naturalmente deve essere assicurata l’opera di professionisti adeguatamente formati e in grado di rispondere nel migliore dei modi alle domande di cura di quella che, nel mondo della sanità pubblica, viene generalmente chiamata “utenza”. Ora, per comprendere bene perché, qui e ora, i giovani medici si trovano davanti a quel rischio, occorre andare all’antefatto, come si fa nei romanzi. Fino al 2012, la Regione sarda, applicando quanto previsto dallo Statuto speciale per la Sardegna in materia d’istruzione, consentiva alle Università sarde di acquisire nei propri bilanci risorse finanziarie aggiuntive rispetto a quelle erogate dallo Stato, allo scopo di permettere l’accesso di un certo numero di laureati alla frequentazione delle scuole di specializzazione in area medica. Erano richiesti tre specifici requisiti: nati in Sardegna, figli di emigrati sardi, residenti da 6 anni nell’isola. Requisiti che non corrispondono, con tutta evidenza, alla difesa egoista e miope, di uno ius loci. Ma ad una precisa esigenza di incentivare il percorso di formazione dei giovani laureati locali e assicurare, quindi, anche per questa via, il diritto alla salute dei sardi. Sennonché quell’anno, il Miur, nel fissare con decreto il numero e la ripartizione dei contratti ministeriali di formazione specialistica medica, ha stabilito che per cinque discipline - Cardiochirurgia, Chirurgia toracica, Medicina Fisica e Riabilitazione, Nefrologia, Scienza dell’alimentazione - gli Atenei di Cagliari e Sassari diventassero sedi aggregate ad Università non sarde (Roma e Genova). Avendo anche determinato che eventuali posti aggiuntivi regionali dovessero essere destinati all’Ateneo sede amministrativa e che solo queste potessero richiederle, è successo che i due Atenei ‘continentali’ non hanno accettato l’attivazione di contratti aggiuntivi destinati alla Regione Sardegna, opponendo che erano restrittivi e inapplicabili riguardo ai requisiti di territorialità. La diretta conseguenza è stata la perdita del finanziamento di ben 15 contratti di specializzazione in quelle cinque discipline mediche. I passi della precedente Giunta per scongiurare vuoti nella risposta al fabbisogno formativo, hanno però complicato la situazione, data la riduzione del numero delle borse per quest’anno accademico e la novità del concorso nazionale per le scuole di specializzazione. La riscrittura delle norme (L.R 7/12 del 5 febbraio 2013), ha portato, infatti, ad eliminare il requisito della residenza di sei anni, stabilendo che per accedere a tutte le Scuole è sufficiente essere residenti nel territorio isolano alla data della stipulazione del contratto di formazione specialistica. In sostanza, un giovane proveniente da qualsiasi sede della formazione medica della Penisola, che ha partecipato e superato il concorso nazionale, potrebbe chiedere e ottenere la residenza pochi giorni prima del bando. Col bel risultato di andare incontro, a fronte di un importante investimento di fondi regionali, ad un vuoto sul mercato del lavoro di figure professionali necessarie al funzionamento del sistema sanitario. Il problema è serio e bene ha fatto il rettore dell’Università di Sassari a chiedere di modificare la L.R del 2013 e di portare a tre anni il requisito di residenza. Potrebbe essere uno dei primi impegni della nuova Giunta regionale. Se si comincia bene, cioè con il capitale umano, si è già a metà dell’opera.
  
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Cultura e spettacoli - Pagina 33
ARCHEOLOGIA
Il Sinis dei Giganti nasconde un tesoro tutto da scoprire
di Enrico Carta
Le rilevazioni eseguite nel sottosuolo con i georadar dall’università di Cagliari
Blocchi di pietra enormi: i resti della città nuragica dove nacquero i Colossi?
CABRAS Le meraviglie che gli occhi vedono sono una goccia nel mare di un mondo antico, non certo piccolo, che ancora resta sepolto sotto una vastissima distesa di terra. Il Sinis potrebbe essere un giacimento di tesori. No, togliamo il condizionale, perché lo scrigno sarà aperto e brillerà come oro al sole, non appena una pur piccola parte di quelle tonnellate di terra sparirà da quei dolci rilievi coltivati a grano che si affacciano da un lato sullo stagno di Cabras e dall’altro su un mare incantato. I dubbi, al momento, appartengono solo alla proverbiale prudenza scientifica che però si appresta a essere spazzata via, proprio come quella terra che gli scavi rimuoveranno dalla zona di Mont ’e Prama. La Soprintendenza e le università di Cagliari e Sassari si apprestano a dare vita a una nuova campagna di ricerche archeologiche, che però non sarà un salto nel buio. Le prossime indagini degli archeologi sono state infatti precedute da un lavoro scientifico effettuato dall’équipe del laboratorio di Geofisica ambientale del dipartimento della facoltà di Ingegneria civile, ambientale e di architettura dell’università di Cagliari. Guidati dal professor Gaetano Ranieri, i ricercatori hanno compiuto un esame del sottosuolo con un mezzo all’avanguardia che ha già dato i suoi frutti nelle campagne condotte a Santa Maria di Neapolis a Terralba. L’università di Cagliari è l’unica al mondo a possedere questa apparecchiatura modernissima, fatta di sedici georadar, posizionati a una distanza di dodici centimetri l’uno dall’altro che vengono trascinati da un’auto a una velocità mai superiore ai venti chilometri orari. Questa strumentazione permette di esaminare il sottosuolo da una profondità che va dai cinquanta ai centottanta centimetri. Grazie ad essa, poi, un esperto è in grado di rilevare le anomalie nel sottosuolo e per anomalie si intendono elementi che non sono componenti naturali del terreno. Nella zona di Mont ’e Prama, di queste anomalie ne sono state rilevate ben 56mila. Sono pietre di dimensioni superiori a quelle che si dovrebbero trovare in quell’ambiente. Hanno un diametro che supera i quindici centimetri e quindi devono per forza essere elementi non “naturali”. Tanto più che, sebbene ancora nessuno voglia lanciarsi in ipotesi prima di avere davanti agli occhi la meraviglia del Sinis, spesso queste pietre o questi massi sono posizionati in maniera geometrica. È un disegno che la natura non può aver fatto. È qualcosa di umano, talmente umano da essere risultato per decenni impensabile. Qualcosa di assolutamente straordinario, motivo per cui le coordinate esatte della prossima ricerca sono state secretate. Forse è un santuario, il più grande santuario dell’isola di epoca tardo nuragica. Ma forse è addirittura di più, ad esempio una metropoli, se si considerano le dimensioni delle città dell’epoca, perché non sarebbe solo il terreno vicino a quello dove sono state trovate nel 1974 le statue a finire sotto la lente di ingrandimento degli archeologi. Per questo motivo si sta preparando una sinergia che vedrà in campo le migliori forze della Soprintendenza e delle università di Cagliari e Sassari, con due finanziamenti differenti, uno da 700mila legato al Progetto Arcus del Ministero e uno da 200mila che finanzia il Progetto Archeologia Mont ’e Prama che impegnerà anche gli studenti della scuola di specializzazione di archeologia Nesiotikà dell’università di Oristano. E da Oristano, l’archeologo Raimondo Zucca per prima cosa garantisce sulla bontà delle ricerche già effettuate dall’équipe del professor Gaetano Ranieri. «Nel caso di Santa Maria di Neapolis nel territorio di Terralba sono state di una precisione incredibile», spiega, prima di soffermarsi sul caso Mont ’e Prama e di lasciarsi andare all’ottimismo. «Oltre all’esame scientifico del sottosuolo ci sono poi da fare altre valutazioni – prosegue Raimondo Zucca –. Penso che una necropoli non giustifichi statue di dimensioni pari a quelle già trovate. Siamo per lo meno di fronte a un grande santuario». Ma c’è dell’altro; c’è un cambio di fronte che ormai inizia a farsi strada sempre più prepotentemente anche negli ambienti scientifici e non è più relegato esclusivamente alla mitologia politica. «I giganti dimostrano che la Sardegna, nel Mediterraneo occidentale tra il nono e l’ottavo secolo avanti Cristo – afferma l’archeologo –, era una terra di uno straordinario livello culturale. E questo significa che i sardi avevano notevoli risorse e proponevano politiche di scambio a livello internazionale. Una sfilata di statue come quella di Mont ’e Prama è emblematica della presenza di un potere governativo molto solido e ricco». C’è un cambio di visione rispetto agli studi passati. «Non è enfasi riconoscere alla Sardegna un ruolo fondamentale nella storia del Mediterraneo di quel periodo storico – conclude Raimondo Zucca –. I sardi non sono sempre stati schiavi e dominati. I sardi trasportano le loro merci in Andalusia, nel Nord Africa dal Marocco alla Libia. Le vecchie tesi non reggono più e oggi si inizia a fare i conti con un crogiolo di culture in cui i colonizzatori fenici e le popolazioni autoctone per secoli hanno vissuto l’una accanto all’altra, convergendo in interessi e traffici economici. Erano comunità miste sino al momento in cui Cartagine non cambiò la storia di questi rapporti amichevoli».
Il geofisico:  «Un museo  a cielo aperto»
«Ogni notte ho un sogno», racconta il geofisico Gaetano Ranieri. È un bel sogno, fatto di decine e decine di archeologi che da tutto il mondo arrivano nel Sinis per cercare ciò che sino a poco tempo fa era impensabile trovare. «Aprire le ricerche nel sito di Mont’e Prama e farne una sorta di museo a cielo aperto sotto il controllo della Soprintendenza e delle università sarde sarebbe una grande opportunità economica per la nostra terra», prosegue il docente dell’ateneo cagliaritano. Sarebbe un grande parco archeologico in cui ricercatori e studiosi di tutto il mondo potrebbero lavorare per tantissimi anni di seguito. «Credo che farebbero la fila da tutti gli atenei più prestigiosi del mondo per essere in Sardegna – prosegue Gaetano Ranieri –. Attraverso gli esami del sottosuolo fatti con la nostra strumentazione sappiamo che in svariati siti isolani ci sono dei tesori archeologici inestimabili. È un discorso che vale per il Sinis come, ad esempio, per Nora». (e.c.)
 
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Sassari - Pagina 20
AULA MAGNA DELL’UNIVERSITÀ
Convegno su Theodor Mommsen
Al centro dell’incontro la visita a Sassari del Nobel per la Letteratura
SASSARI Domani alle 17 nell’aula magna in piazza Università, si terrà un convegno di studi dal titolo “Theodor Mommsen in Sardegna(ottobre 1877)”, organizzato dall’Università. Il convegno è dedicato alla figura di Theodor Mommsen e alla sua visita in Sardegna, dal 13 al 27 ottobre 1877.Mommsenè stato giurista, storico, filologo e pioniere della ricerca epigrafica; nel 1902 vinse il Nobel per la Letteratura. Come si apprende da un articolo scritto da Attilio Mastino in collaborazione con Rosanna Mara ed Elena Pittau (“Il Viaggio di Theodor Mommsen e dei suoi collaboratori in Sardegna per il Corpus Inscriptionum Latinarum”, Atti Accademia dei Lincei, 2004), durante il suo viaggio in Sardegna Mommsen soggiornò a Sassari per tre giorni e poi si spostò nella Ploaghe di Giovanni Spano.
I lavori saranno introdotti da Mastino. Parteciperanno alla tavola rotonda Antonello Mattone dell’Università di Sassari, Marc Mayer dell’Università di Barcellona, Marco Buonocuore della Biblioteca apostolica vaticana, Paola Ruggeri, Antonio Ibba e Anna Maria Nieddu dell’Università di Sassari, Antonio Maria Corda dell’Università di Cagliari, Giovanni Lobrano e Raimondo Zucca di Sassari. Al termine del convegno, il rettore scoprirà la lapide che ricorda la visita di Theodor Mommsen alla biblioteca universitaria e al Gabinetto archeologico. Nell’occasione l’artista Liliana Cano donerà una sua opera pittorica all’Ateneo. In mattinata prevista una conferenza di Francesco Licheri sul tema “La presenza degli ebrei in Sardegna in epoca romana”, in programma alle 12 in aula Eleonora d’Arborea.
 
 
  
8 - La Nuova Sardegna / Sassari - Pagina 22
IL CORSO
Tributi: accertamenti e sanzioni
Parte la formazione per avvocati, commercialisti e funzionari
SASSARI «Accertamento e sanzioni nel diritto tributario. Profili sostanziali, procedimentali e processuali». Questo l’oggetto del corso in programma a partire dal prossimo 28 marzo e che andrà avanti fino ad ottobre.
Il tutto organizzato dalla Camera tributaria degli avvocati della provincia di Sassari, presieduta dall’avvocato Marco Loi, in collaborazione con il Disea. (dipartimento di Scienze economiche e aziendali) dell’università degli Studi di Sassari e l’Unione giovani dottori commercialisti ed esperti contabili di Sassari. Il Corso si inserisce nell’ambito del processo di formazione e perfezionamento professionale e post universitario in ambito tributario, è riservato agli avvocati, dottori commercialisti, praticanti e funzionari tributari e costituisce l’occasione per studiosi e operatori per approfondire e condividere le rispettive esperienze.
Il corso, presentato al Disea lo scorso giovedì, partirà venerdì prossimo e si articolerà in dodici incontri e una tavola rotonda conclusiva con l’intervento dei più qualificati relatori, come da locandina allegata. Per la partecipazione al corso sono state assegnate cinque borse di studio gratuite a studenti neo-laureati.



QUOTIDIANI NAZIONALI

Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

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