Sabato 15 marzo 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 marzo 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Speciale (Pagina 29 - Edizione CA)
Trapianti I sardi ai vertici della generosità
Donazioni, un sì alla vita che rinasce
 
I sardi campioni di generosità nella donazione di organi. L'anno scorso, solo 7 famiglie (su 52 interpellate) hanno detto no al prelievo dal corpo di un congiunto deceduto. Tutte le altre hanno trovato la forza e la lucidità per pronunciare un sì che ha ridato speranza di vita nuova a tante persone in lista d'attesa per un trapianto. Con solo il 13,5 per cento di dinieghi, la Sardegna è al secondo posto in Italia (preceduta dalla provincia di Trento) in questa particolare classifica dell'altruismo. «È il dato più basso raggiunto nella nostra isola (nel 2012 i no erano stati 11) e conferma l'estrema generosità e il senso sociale della popolazione sarda», dice Carlo Carcassi, direttore del Centro regionale trapianti e titolare della cattedra di Genetica medica all'Università di Cagliari.
Nella Relazione sull'attività di donazione e trapianto nel 2013, il professore sottolinea che il numero delle opposizioni manifestate in Sardegna si colloca ben al di sotto della media nazionale (29,4 per cento). Testimonianza di sensibilità umana, ma anche dell'impegno dimostrato dal personale dei 14 reparti di Rianimazione degli ospedali, dove sono stati effettuati 52 accertamenti di morte encefalica, cioè quelle delicate situazioni in cui medici e psicologi chiedono ai familiari il permesso di espiantare gli organi dal corpo di un parente. In pratica, interpretando una volontà, sovente mai espressa, del deceduto. Decisione non facile da prendere, in tempi stretti, in un momento tragico, «ma anche un grandissimo atto d'amore che va oltre la morte e spesso è stato di aiuto agli stessi familiari per superare il lutto». Una recente indagine su mille famiglie (che avevano consentito o si erano opposte) ha accertato che fra le prime tutte hanno confermato la loro decisione; fra le seconde, 80 su cento hanno dichiarato di essersi pentite di aver detto no.
L'anno scorso, sono stati 40 i donatori arrivati alla fine della valutazione clinica, con 30 donazioni giunte a buon fine, cioè con l'utilizzo di almeno un organo (+15,38 per cento rispetto al 2012). In complesso, sono stati 95 gli organi prelevati: rene, cuore, fegato, pancreas, più sette tessuti corneali inviati alla Banca degli occhi di Mestre.
Interessante notare che dieci donatori (su 30) avevano più di 70 anni e cinque avevano superato gli 80. La più anziana dell'anno è stata una signora di Carbonia (87 anni) alla quale è stato prelevato il fegato. Il record (anno 2005) appartiene però a una donna di Nuoro: 89 anni. «Questo conferma che la donazione non ha età, almeno per alcuni organi vitali, se hanno conservato una buona funzionalità».
I trapianti oggi si eseguono solo all'ospedale Brotzu (unico in Sardegna “ad alta specializzazione”), dopo la cessata attività del Centro di Sassari, in seguito al collocamento a riposo dei chirurghi Nicola D'Ovidio e Pierpaolo Manca. L'anno scorso, sono stati trapiantati 66 organi, 50 donati nell'Isola, 16 provenienti da fuori regione, mentre 45, prelevati in Sardegna, hanno varcato il mare per far fronte a urgenze, o perché non adatti ai pazienti in lista d'attesa. In particolare, al Brotzu sono stati eseguiti cinque trapianti di cuore (otto nel 2012), 19 di fegato (18), 37 di reni: (26 rene singolo, tre doppio rene, quattro rene pancreas, 1 fegato rene, 3 da vivente). «Come, purtroppo, accade anche nel resto d'Italia - precisa Carcassi - il numero dei trapianti effettuati copre solo un terzo del fabbisogno dei malati in lista d'attesa». Sono un centinaio i candidati a ricevere il rene nuovo, 12-14 il cuore, 6-7 rene-pancreas. Tutte le aziende sanitarie contribuiscono al reperimento di organi. In testa la Rianimazione del Brotzu (38 per cento dei donatori utilizzati), seguita da quella del Santissima Annunziata di Sassari (26,6 per cento). Gli altri presidi sono intervenuti per il restante 35 per cento. In particolare, si sono distinte le Terapie intensive del Sirai di Carbonia, Businco e Santissima Trinità di Cagliari, Nostra Signora di Bonaria a San Gavino, ospedali di Nuoro e Olbia.
Lucio Salis
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 33 - Edizione CA)
Ospedali in affanno
Troppi accessi al pronto soccorso: non c'è filtro
SANITÀ. Nel mirino gli orari degli ambulatori e le visite a domicilio
 
Pazienti sistemati in brande nei corridoi, blitz dei carabinieri, polemiche sul ricorso alla contenzione dei pazienti: il sovraffollamento di alcuni reparti degli ospedali cittadini, tornato alla ribalta in questi giorni, è solo un sintomo. Il problema sta a monte: manca un servizio che, come una diga, blocchi prima del pronto soccorso i tanti utenti che non hanno bisogno di quel servizio, tantomeno di essere ricoverati in reparti (le Medicine, ma anche Geriatria, Pneumologia, Ortopedia, Traumatologia) che stanno già per scoppiare e dove spesso si lavora sull'orlo della crisi di nervi.
Il guaio è che «se hai un malore non trovi risposte alternative», ha spiegato il responsabile del dipartimento Emergenza-urgenza della Asl 8, Giorgio Pia. A Cagliari, ogni anno, i quattro pronto soccorso affrontano 120 mila casi, di cui appena 3.500 per questioni di vita o di morte. Da qui, in mancanza di un servizio di osservazione breve, i troppi ricoveri impropri: rischioso far tornare a casa una persona che potrebbe essere più grave di quanto sembri. «Quando ti mandano un paziente in reparto che fai, lo mandi via?», domandava l'altro giorno il direttore generale del Brotzu, Antonio Garau: no, lo accetti, anche quando i posti letto sono esauriti. Coi risultati che si sono visti.
LA RICERCA Il Servizio igiene dell'azienda mista (da cui dipendono Policlinico e San Giovanni di Dio) due anni fa ha svolto una ricerca sugli accessi ai pronto soccorso cittadini: ieri non c'è stato modo di parlarne con la responsabile (la professoressa Rosa Maria Coppola, in questi giorni fuori sede per impegni professionali) ma ne sarebbe saltato fuori che circa la metà di chi si era rivolto alle strutture di emergenza non era mai passata dall'ambulatorio dei medici di famiglia.
L'ACCUSA Un risultato che avvalorerebbe, contro questi ultimi (450 nel distretto sanitario, ognuno con una media di 1.000 pazienti a carico), la critica espressa più volte, e dando voce a tanti, da Maria Laura Maxia, responsabile del Tribunale del malato: «Non fanno filtro». Tradotto: servono più ore di apertura degli ambulatori e più visite a domicilio, un servizio che troppi medici di famiglia - nonostante le proteste - effettuerebbero malvolentieri.
«COME IN LOMBARDIA» Aziende sanitarie e Ordine dei medici di medicina generale, aggiunge Maxia, non possono più perdere tempo: «Bisogna attivare gli ambulatori consociati che in Lombardia e altre regioni hanno dimostrato di funzionare». Come funzionano? «Alcuni medici di famiglia si mettono d'accordo e fanno i turni per garantire l'apertura 24 ore su 24; se il malore non è grave vai lì, anziché al pronto soccorso».
TASK FORCE Si era parlato anche di un'altra ipotesi, per Cagliari, caldeggiata anche dall'ex esponente della Federazione medici di famiglia, Fabio Barbarossa: un ambulatorio da aprire accanto ai pronto soccorso, con una task force di medici di famiglia a occuparsi dei casi meno urgenti (codici bianchi e verdi), consentendo che al servizio di emergenza accedano solo quelli gravi e gravissimi (codici gialli e rossi).
LE GUARDIE MEDICHE Si era anche valutato se affidare questo servizio (come già avviene a Oristano e Ghilarza) ai medici attualmente in servizio nelle due guardie mediche di via Talete e via Santa Maria Chiara, a Pirri, che verrebbero chiuse. Sullo sfondo c'è anche il progetto a lungo termine di chiusura del San Giovanni di Dio, che porterebbe con sé il trasferimento del pronto soccorso a Monserrato. Scenari che ora dovranno essere vagliati dal nuovo assessore alla Sanità fresco di nomina, il medico nuorese Luigi Arru.
Marco Noce
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 – Attualità
Soldi in busta, ecco gli “sconti”
Detrazione base a 2.400 euro per i redditi fino a 20mila euro lordi l’anno
 
ROMA Uno sconto medio aggiuntivo che si attesterà su circa 80-85 euro al mese fino a 28.000 euro lordi annui. È questo il risultato delle simulazioni che, con le poche indicazioni finora fornite, è possibile elaborare per calcolare l’impatto dello “sconto” che potrebbe arrivare sull’Irpef dei lavoratori dipendenti. Al momento l’ipotesi più probabile, riportata dal Sole24Ore, prevede un aumento delle “detrazioni base” da 1.840 a 2.400 euro l’anno e una contemporanea modifica del reddito dal quale parte un “decalage” che consente di azzerare lo sconto a quota 55.000 euro di reddito: la nuova soglia verrebbe fissata a 20.000 euro. L’effetto pratico è che da zero a 8.000 euro non si paga l’Irpef, da 8.000 fino a 20.000 euro lo sconto sarà di 2.400 euro e che dopo questa soglia inizia una flessione. Rispetto alle norme attuali, però, i maggiori benefici si sentiranno con decisione fino a circa 28.000 euro, con una maggiorazione che supererà i 1.000 euro l’anno. Colf-baby sitter, 12.000. Per una colf a tempo pieno, che ha tra i suoi compiti anche quello di seguire dei bambini o degli anziani non autosufficienti, il guadagno tabellare è in media di 900-950 euro al mese. Attualmente ha uno sconto Irpef di 1.700 euro l’anno, salirà a 2.400 euro; 700 euro in più. Ne beneficerà solo al momento della dichiarazione dei redditi perché non ha trattenute durante l’anno. Bracciante agricolo, 18.000. Se si guarda al reddito medio identificato dalle medie Istat, l’agricoltore avrà sempre una detrazione annua di 2.400 euro. Fino ad oggi lo sconto Irpef è invece di 1.429 euro. Il risparmio sarà di 971 euro l’anno: circa 81 euro al mese. Commessa, 20.000. Per chi sta dietro al bancone di un negozio di abbigliamento, inquadrato con il contratto di quarto livello del commercio, il guadagno annuo è di poco superiore ai 20.000 euro. Oggi ha uno sconto di 1.339 euro, domani di 2.400 euro l’anno. È tra coloro che ottengono maggiori benefici dal piano Renzi: 1.061 euro. Il livello dello sconto è di 88 euro mensili. Tuta blu a Melfi, 22.000. La busta paga di un’operaia alla catena di montaggio della Fiat Sata di Melfi segna circa 22.000 euro l’anno. Lo sconto globale si attesterà a 2.271 euro, perché inizia ad agire un “decalage” delle detrazioni: fino ad oggi la detrazione era però di 1.249 euro e il maggior sconto sarà di 1.022 euro l’anno (85 al mese). Neo assunto in banca, 24.000. Gli apprendisti in una banca hanno un reddito inferiore a 25.000 euro. A 24.000 euro lo sconto si attesta a 2.180 euro, con una maggiorazione di 1.022 euro, rispetto agli attuali 1.158 euro (85 al mese). Insegnante a metà carriera, 26.000. Anche se ha superato la soglia dei 25.000 euro, per effetto del meccanismo di riduzione progressiva della detrazione, avrà comunque un beneficio: prima aveva uno sconto di 1.068 euro, ora aggiunge altri 1.022 euro arrivando a quota 2.090 euro (85 al mese). Vigile del fuoco, 28.000. Un pompiere in servizio oramai da qualche anno guadagna attorno ai 27.000-28.000 euro, secondo le medie Istat. Lo sconto globale sarà di 2.000 euro, ma lieviterà di 1.022 euro rispetto ai 978 attuali: circa 81 euro mese.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 18
la camera certifica i ritardi
Agenda digitale, metà adempimenti non ancora attuati
 
ROMA Gli adempimenti da rispettare per realizzare gli obiettivi dell’Agenda digitale sono tanti e l’Italia non ne ha messi a punto nemmeno la metà. La certificazione dei ritardi arriva da un documento del servizio Studi del dipartimento dei Trasporti della IX commissione della Camera dei deputati, che dimostra come questa complessa architettura che dovrebbe traghettare la Pubblica amministrazione italiana verso la modernità, rappresenti un miraggio. Le cose da fare sono tante e sono state decise da diversi decreti legge che rimandano a regolamenti, misure, decreti attuativi, circolari e norme del cosiddetto “secondo livello” da varare in seguito. Ebbene, in oltre la metà dei casi queste misure non sono state ancora prese e spesso sono già scaduti i termini. Si va da questioni di sostanza come il decreto del presidente del Consiglio per l’individuazione della dotazione delle risorse umane, finanziarie e strumentali dell’Agenzia per l’Italia digitale (scaduto a dicembre 2012), a temi più specifici come il decreto del ministro dei Trasporti per le regole tecniche necessarie all’adozione dei sistemi di bigliettazione elettronica nel trasporto pubblico locale (18 gennaio 2013 ultimo giorno utile per l’emanazione). Fino alla Relazione annuale governativa alle commissioni parlamentari competenti sullo stato di attuazione dell’Agenda digitale italiana, che dovrebbe essere diffusa il 30 giugno di ogni anno e che non si è ancora vista.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Lettere e commenti – pagina 19
ISTRUZIONE
Poco lavoro e sprechi, i limiti dell’Università
In molti atenei ci si è adattati a un sistema troppo comodo e a uno spreco di denaro
Il decadimento è un ostacolo all’occupazione giovanile
 
L'università italiana, dopo decenni di decadimento, è ora una delle peggiori del mondo, e questo è uno degli ostacoli all'aumento della occupazione giovanile. Anche quando le imprese iniziano a richiedere tecnici specializzati in informatica, gestione aziendale, marketing ecc, non trovano personale qualificato di alto livello. Ora se ne è resa conto anche Alma Laurea e il governatore della Banca d'Italia. Un professore in Italia lavora poco, anzi pochissimo: circa sessanta ore l'anno. Incredibile? No, si tratta di una mia esperienza personale. Nella Facoltà di Scienze Statistiche della università “La Sapienza “di Roma, tutti i corsi erano semestrali: in realtà duravano tre mesi. Il mio corso di Economia Industriale iniziava il 1° marzo e terminava il 31 Maggio; sei ore di lezione alla settimana per tre mesi fanno 72 ore, meno le vacanze di pasqua, sono 60 ore. Molti professori, non io, avevano pochi studenti e quindi non avevano ne tesi di laurea e pochi esami. Il resto sarebbe dovuto essere dedicato alla ricerca scientifica. Ma, negli ultimi dodici anni del mio insegnamento dal 92 al 2004, non abbiamo fatto alcuna riunione per verificare il punto sulla ricerca e non esisteva nessun controllo. In pratica, chi voleva fare ricerca la faceva, chi non ne aveva voglia o preferiva le consulenze faceva ciò che più gli pareva. La attività didattica consiste esclusivamente in una lezione ex cattedra. I poveri studenti ricevono il verbo del docente senza possibilità di dialogo e vengono imbottiti di sapere ( !) come salsicce. Anni fa, esistevano gli assistenti. Quando ero assistente del prof. Sylos Labini, gli studenti venivano nel pomeriggio da me e facevamo una specie di ripetizione del corso. Poi hanno abolito gli assistenti e hanno creato i ricercatori che, chissà perchè, non hanno compiti didattici, ma solo di ricerca che nessuno controlla. Per questo- solo in Italia- è nato Cepu che ha grande successo fornendo ripetizioni agli studenti, a pagamento-. In questo modo non si trasferisce conoscenza. Chi deve apprendere ha assoluta necessità di dialogare, di chiedere spiegazioni, di ricevere un sostegno continuo nel processo di apprendimento. Nel 1962 mi sono laureato in Economia a Cambridge. La mattina si andava a lezione. Il pomeriggio, nel college, il mio supevisor- Nicholas Kaldor- mi dava un tema: dovevo svolgerlo in una settimana-non più di una pagina e mezzo-e poi discuterlo con lui- che è stato uno dei maggiori economisti del secolo scorso - per un'ora. Questa discussione, su un argomento che io conoscevo per averlo studiato per una settimana, era fondamentale ed è il segreto di atenei come Cambridge, Oxford e Harvard che sono i migliori del mondo. Dopo un anno di corso e di esercizi scritti, gli esami sono solo scritti: per tre giorni ti danno dodici temi e devi svolgerne quattro in tre ore. Si fanno una volta solo, non ci sono secondi appelli o sessioni di settembre. Chi è promosso rimane, chi no non ci mette più piede. É duro , ma in quell'anno Cambridge vinse tre premi Nobel. In Italia esistono alcuni centri di eccellenza, ma sono pochi. In molti atenei ci si è adattati ad un sistema troppo comodo e ad uno spreco di denaro indegno. La carriera accademica non tiene conto del merito, ma di una frenetico mercato di scambio di favori. Il risultato è che i ragazzi non hanno un livello di preparazione adatto ad una epoca di grandi cambiamenti tecnologici, economici e sociali, e dopo una laurea, spesso inutile, vagano con poche speranze.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 – Sassari
start cup
Ricerca e innovazione per far ripartire le imprese
 
SASSARI In sei anni sono state raccolte 198 idee di impresa, hanno partecipato 602 soggetti, sono stati presentati 43 progetti di impresa e sono stati erogati 74 mila euro di premi (ma mancano all’appello quelli del 2013), “numeri” che hanno prodotto undici imprese ad alto contenuto tecnologico e di conoscenza, alle quali se ne sta aggiungendo una dodicesima. Questi i risultati ottenuti dalla Star Cup, un concorso che in Sardegna è nato nel 2008 grazie alla collaborazione delle università di Sassari e Cagliari, concorso che fa capo al Premio nazionale per l’innovazione, giunto alla XII edizione. E quest’anno la fase finale del Premio nazionale si terrà proprio in Sardegna, il 4 e 5 dicembre prossimi, e che vedrà coinvolti oltre 40 atenei italiani, il Cnr e l’Enea. La settima edizione della Star Cupo Sardegna è stata presentata ieri mattina nella sede dell’incubatore universitario di via Rockefeller dal rettore dell’ateneo sassarese Attilio Mastino e dal responsabile dell’ufficio trasferimento tecnologico Francesco Meloni. Presenti l’assessore comunale al Bilancio Nicola Sanna, il presidente della Camera di commercio di Sasari Gavino Sini, il presidente dei Giovani imprenditori della Confindustria Nord Sardegna Pasquale Taula, il presidente dei Giovani dottori commercialisti Simone Fotzi e il manager della Banca di Credito Sardo Paolo Brivio. Al concorso possono partecipare sia idee di business provenienti dal mondo della ricerca sia da soggetti esterni all’università, “competizione” divisa in tre tappe: la prima locale, nelle due università, fra marzo e giugno (domande entro il 12 giugno); la seconda, una sfida regionale fra i migliori business plan delle due università che si concluderà a ottobre e, infine quella nazionale nella quale si sfideranno i finalisti delle Start Cup regionali.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 31
I giganti di Mont’e Prama star delle giornate del Fai
Sabato 22 e domenica 23 il Fondo Ambiente Italiano propone i suoi itinerari
Le statue visitabili a Cagliari e a Cabras. A Sassari apre San Sebastiano
di Marco Vitali
 
Si rinnova sabato 22 e domenica 23 marzo l'appuntamento con “Le giornate di primavera del Fondo Ambiente Italiano” una festa di partecipazione popolare aperta da ventidue anni a tutti coloro che, sempre più numerosi, ricercano nei tesori del patrimonio storico-artistico e paesaggistico italiano non solo le radici della propria identità, ma anche quella particolare emozione che offre la visione partecipata del bello. Chiese, archivi storici, aree archeologiche, giardini, carceri, eremi e sedi dell'informazione aspettano l'invasione pacifica che caratterizza le Giornate Fai di primavera. Quest'anno la più grande festa di piazza dedicata alla cultura e all'ambiente, che fino a oggi ha coinvolto più di sette milioni di persone, è dedicata ad Augusto nel secondo millennio della sua morte. In Sardegna sono numerose i siti visitabili durante la Giornata Fai, articolati su tutto il territorio, con un ventaglio di proposte che mostrano come l’isola sia una regione ricca di un’ antichissima storia, di un prezioso patrimonio artistico e di una natura incontaminata. Tra le aperture più attese c'è certamente quella di Cagliari che sabato 22 al Museo archeologico nazionale offre l'emozionante occasione di vedere le statue dei Giganti di Mont'e Prama. La mostra, intitolata “Mont'e Prama e il potere delle immagini. Pugilatori, arcieri, guerrieri e modelli di nuraghi: la scoperta della statuaria monumentale della civiltà nuragica”, sarà visitabile con il supporto degli “Apprendisti ciceroni”, ragazzi delle scuole che si prestano all’attività di divulgatori. Sempre il 22 sarà aperto a Cabras il Museo archeologico “Giovanni Marongiu”, dove sarà possibile visitare un’esposizione di reperti proveniente dal territorio comunale, soprattutto dalla penisola del Sinis, territorio dove vennero rinvenute le statue di Mont’e Prama, sei delle quali quali saranno trasferite al Museo di Cabras per l’occasione. Tra le aperture di maggiore interesse il Fai segnala quella del carcere San Sebastiano a Sassari, l'edificio ottocentesco che da qualche mese non ospita più i detenuti, trasferiti nella struttura di Bancali, appena fuori della città. La visita, carica di significati simbolici,si intitola “Oltre le mura di San Sebastiano. 150 anni di carcere nascosti alla città” e prevede visite guidate, anche qui a cura degli studenti delle scuole. Nuoro, invece, dedica la Giornata Fai alla riscoperta degli antichi sentieri dell'Ortobene, luogo di memoria storica dell'intera comunità nuorese e dei tanti pellegrini che ogni anno lo visitano in occasione della processione al Redentore. Giornata aperta a tutti, con visite guidate ogni mezz'ora. A Perfugas apre la chiesa di Santa Maria degli Angeli, che custodisce il prezioso Retablo di San Giorgio, con le sue cinquantadue tavole il più grande della Sardegna. L'apertura è a cura del Gruppo Fai di Olbia-Tempio, che curerà anche la visita alle Batterie Talmone di Palau, una struttura militare a protezione dello stretto di Bonifaccio, aggrappata alle rocce e nascosta tra una natura incontaminata e selvaggia. Chiunque può partecipare al programma delle Giornate Fai, iscrivendosi alla Fondazione o con un contributo libero durante le visite o inviando un sms da 1 euro al 45595 (solo fino al 23 marzo).

Questionario e social

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