Sabato 22 febbraio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 febbraio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

La Nuova Sardegna di sabato 22 febbraio 2014


www.rainews.it
 
1 - RAINEWS
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La scoperta delle Università di Sassari e di Cagliari
IL VETRO SI "AUTOPULISCE" CON LA LUCE DEL SOLE
Gli studiosi hanno sviluppato un "nanomateriale high tech" che utilizza la luce solare per eliminare lo sporco che si deposita sulle superfici dei vetri
22 febbraio 2014 - Un materiale che consente ai vetri di casa di "autopulirsi" con la luce del sole è stato sviluppato dagli studiosi delle Università di Sassari e Cagliari. Si tratta di un "nanomateriale hig tech" che utilizza la luce solare per eliminare lo sporco che si deposita sulle superfici dei vetri.
Il raggiungimento di questo risultato - viene spiegato in una nota - apre nuove prospettive nell’ambito delle applicazioni del grafene, un nanomateriale la cui scoperta è stata recentemente premiata con il Nobel. 
Al grafene, ottenuto con una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica", è stato aggiunto un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica, che consente ai vetri di "pulirsi da soli" e che quindi promette di "rivoluzionare la vita quotidiana".
La scoperta è stata pubblicata sulla rivista internazionale "ACS Applied Materials & Interfaces" ed è stata diretta da Luca Malfatti e da Plinio Innocenzi, entrambi del Laboratorio di Scienza del Materiali e Nanotecnologie del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, in collaborazione con il gruppo di Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Ateneo turritano, e con il gruppo di Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari.

  
 
 


2 - REPUBBLICA.IT
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INVENZIONI: IL VETRO AUTOPULENTE
HI TECH. L’università di Sassari e di Cagliari inventano un nano materiale che trasforma i vetri in superfici autopulenti
22 febbraio 2014 - I vetri domestici si puliranno da soli. Sembra un miracolo, ma è scienza. È stato sviluppato un nuovo tipo di nanomateriale high-tech che consente ai vetri domestici di autopulirsi.
L’ingegnosa idea è firmata dall’università di Sassari e di Cagliari, e si basa sull’utilizzo del grafene, un nanomateriale premiato con il Nobel, cui è stato aggiunto ad un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica. Questa proprietà consente infatti ai vetri domestici di “autopulirsi” usando la luce del sole per eliminare lo sporco depositato sulle superfici.

3 - REPUBBLICA.IT
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SCIENZE
IL GRAFENE CI AIUTERA’ NEI LAVORI DOMESTICI: I VETRI DI CASA SI PULIRANNO DA SOLI
21 febbraio 2014 - Una ricerca delle università di Sassari e Cagliari ha scoperto una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica" che consentirà alle finestre di "autopulirsi" sfruttando la luce del sole. Lo studio è una nuova applicazione del composto, la cui scoperta è stata premiata con il premio Nobel nel 2010.
SASSARI - Nel prossimo futuro i vetri delle finestre di casa si puliranno da soli. E’ questa la speranza dei ricercatori delle università di Sassari e Cagliari che hanno sviluppato un nuovo tipo di nanomateriale high-tech che promette di rivoluzionare la vita quotidiana. Lo studio, finanziato con i fondi della Regione Sardegna, apre nuove prospettive nell’ambito delle applicazioni del grafene, la cui scoperta è stata recentemente premiata con il Nobel per la Fisica nel 2010.
Il materiale, ottenuto con una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica", è stato aggiunto ad un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica, la più alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. Questa proprietà - ad esempio - consente ai vetri domestici di "autopulirsi" usando la luce del sole per eliminare lo sporco depositato sulle superfici ed evitando così la manutenzione legata alla loro pulizia.



LIBERO.IT

4 - LIBERO.IT
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SARDEGNA
RICERCA: VETRI AUTOPULENTI COL SOLE, LA SCOPERTA DEGLI ATENEI SARDI

Sassari, 22 feb. - (Adnkronos) - Le casalinghe ringrazieranno gli scienziati delle università di Sassari e Cagliari, che hanno sviluppato un nuovo tipo di nanomateriale high-tech che promette di rivoluzionare la vita quotidiana. Il grafene, ottenuto con una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica", è stato aggiunto ad un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica, la più alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. 
Questa proprietà consente ai vetri domestici di "autopulirsi" usando la luce del sole per eliminare lo sporco depositato sulle superfici ed evitando così la manutenzione legata alla loro pulizia. Il raggiungimento di questo risultato, finanziato con i fondi della Regione sarda, apre nuove prospettive nell’ambito delle applicazioni del grafene, un nanomateriale la cui scoperta è stata recentemente premiata con il Nobel. (segue)



www.infooggi.it
 
5 - INFOOGGI.IT
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SCIENZA & TECNOLOGIA
NANOMATERIALE PER PRODURRE VETRI AUTOPULENTI SCOPERTO GRAZIE ALLA COLLABORAZIONE TRA ATENEI SARDI
CAGLIARI, 22 FEBBRAIO 2014 – Le Università di Cagliari e Sassari, grazie anche a un finanziamento erogato dalla Regione Sardegna, hanno ideato un nanomateriale straordinario che sarà in grado di rivoluzionare la quotidianità. I due atenei sardi hanno infatti trovato la formula per creare dei vetri autopulenti, che non necessitano dell’intervento umano per essere sempre limpidi e trasparenti.
Gli studiosi isolani sono partiti dal grafene, la cui produzione, ottenuta tramite un processo definito di esfoliazione chimica, era stata recentemente premiata con il premio Nobel; applicando al grefene una sottilissima pellicola di titanio nano-poroso, i ricercatori degli atenei sardi hanno saputo creare un film trasparente caratterizzato da un’altissima attività fotocatalica. Gli impieghi di questo materiale possono essere molteplici e un valido esempio può essere quello dell’edilizia civile; i vetri di porte e finestre, se prodotti con il materiale appena scoperto, saranno in grado di autopulirsi eliminando lo sporco tramite l’energia emanata dalla luce solare.
L’equipe del professor Plinio Innocenzi e del Dott. Luca Malfatti del Dipartimento di Architettura e il gruppo del professor Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia, entrambi dell’ateneo sassarese, hanno collaborato con il gruppo della dott.ssa Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università del capoluogo sardo e insieme sono giunti alla prestigiosa scoperta che è stata pubblicata nella rivista scientifica internazionale Acs Applied Materials & Interfaces.




L’UNIONE SARDA

6 - UNIONESARDA.IT
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Un progetto delle università sarde
ECCO I VETRI CHE SI PULISCONO DA SOLI
E’ stato sviluppato un nuovo tipo di nanomateriale high-tech che promette di rivoluzionare la vita quotidiana, ad esempio consente ai vetri domestici di "autopulirsi".

Venerdì 21 febbraio 2014 17:29 - Il progetto è stato portato a termine grazie a una collaborazione fra le università di Sassari e Cagliari e con un finanziamento regionale. Di fatto apre nuove prospettive nell’ambito delle applicazioni del grafene, un nanomateriale la cui scoperta è stata recentemente premiata con il Nobel. Il grafene, ottenuto con una tecnica innovativa di "esfoliazione chimica", è stato aggiunto ad un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica, la più alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. Questa proprietà - ad esempio - consente ai vetri domestici di "autopulirsi" usando la luce del sole per eliminare lo sporco depositato sulle superfici ed evitando così la manutenzione legata alla loro pulizia.
La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale "Acs Applied Materials & Interfaces", è stata considerata di particolare rilevanza e quindi premiata con la copertina. La ricerca è stata diretta dal dottor Luca Malfatti e dal professor Plinio Innocenzi, del Laboratorio di Scienza del Materiali e Nanotecnologie del Dipartimento di Architettura Design e Urbanistica dell’Università di Sassari, in collaborazione con il gruppo del prof. Alberto Mariani del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Ateneo turritano, e con il gruppo della dottoressa Maria Casula del Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari. Alla scoperta hanno contribuito anche prestigiose collaborazioni nazionali ed internazionali in particolare l’Istituto italiano di tecnologia (Iit), l’Università Tecnica di Graz e la divisione di Scienza ed Ingegneria dei Materiali dell’australiano "Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation" (Csiro). 

 



LA NUOVA SARDEGNA 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 23 - Sassari
LA RICERCA
Vetri che si puliscono da soli usando i nanomateriali 
SASSARI Grazie a una collaborazione tra i due Atenei sardi nell’ambito delle nanotecnologie, è stato sviluppato un nuovo tipo di nanomateriale "high-tech"che promette di rivoluzionare la vita quotidiana. Il raggiungimento di questo risultato, finanziato con i fondi regionali della Legge 7, apre nuove prospettive nell’ambito delle applicazioni del grafene, un nanomateriale la cui scoperta è stata recentemente premiata con il Nobel. Il grafene, ottenuto con una tecnica innovativa di esfoliazione chimica, è stato aggiunto ad un sottilissimo strato di ossido di titanio nano-poroso per ottenere una pellicola con una elevatissima attività fotocatalitica, la più alta registrata fino ad ora in un film sottile e trasparente. Questa proprietà consente ai vetri domestici di autopulirsi usando la luce del sole per eliminare lo sporco depositato sulle loro superfici ed evitando così la manutenzione legata alla loro pulizia. La scoperta, pubblicata sulla rivista internazionale “ACS Applied Materials & Interfaces", è stata considerata di particolare rilevanza e quindi premiata con la copertina della rivista”, è stata diretta da Luca Malfatti e da Plinio Innocenzi, del Laboratorio di Scienza dei materiali e nanotecnologie del dipartimento di Architettura design e urbanistica dell’università di Sassari, in collaborazione con il gruppo di Alberto Mariani del dipartimento di Chimica e farmacia dell’ateneo turritano, e con il gruppo di Maria Casula del dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell’università di Cagliari. Alla scoperta hanno contribuito anche prestigiose collaborazioni nazionali ed internazionali in particolare l’Istituto italiano di tecnologia , l’università tecnica di Graz e la divisione di Scienza ed ingegneria dei materiali dell’australiano Commonwealth scientific and industrial research organisation (Csiro).
 

  
LA NUOVA SARDEGNA 

8 - La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Cultura-Spettacoli
Lettere e commenti. La parola ai lettori Risponde Manlio Brigaglia
STIPENDI, ENTRY LEVEL E LAUREATI CHE EMIGRANO
Valentina Sanna, Alghero
Dal telegiornale ho scoperto che l’entry level (oggi si chiama così lo stipendio iniziale) di un giovane laureato svizzero è di 4.800 euro al mese, in Norvegia supera i 4.500, nel Regno Unito 3.800 e in Germania si attesta attorno ai 3.500, mentre i francesi devono accontentarsi di 2.500 euro mensili. E gli italiani? Ammesso che trovino un posto con contratto a tempo indeterminato, l’offerta sarebbe di 1.500 euro, ma ben poche aziende nazionali sono disponibili a spendere queste cifre: 1.000 o 1.200 sono gli stipendi medi. La stessa statistica dice che in tutta Europa gli uomini sono pagati più delle donne (in genere un 10% in più) mentre in Italia mancano rilevazioni sul gap tra maschi e femmine. Mi sembra chiaro, quindi, perché un’intera generazione - la più preparata di sempre dicono alcuni - vada a cercare lavoro all’estero. Lei che ne pensa?
Cara Valentina, ha ragione di sottolineare, con una sensibilità che è prerogativa altamente femminile, la disparità del trattamento economico che devono aspettarsi al loro primo lavoro i nostri giovani laureati. Dipende tutto della crisi, lo sappiamo. Ma da una parte questo dislivello fra noi e il resto d’Europa esisteva già da prima e dall’altra fa qualche impressione vedere quanto il buon livello degli stipendi iniziali europei abbia resistito alla crisi. Il fatto è che in Italia il livello dei compensi d’ingresso era più basso da sempre, quasi fosse una caratteristica incarnata nel capitalismo straccione proprio dello sviluppo italiano. E meno male che, pure nei disordini organizzativi dei sindacati, la classe lavoratrice ha saputo resistere con le unghie e con i denti all’aggressione di una classe imprenditoriale vorace e miope: per non dire anche egoista fino alla crudeltà. Io ho una qualche esperienza della condizione degli insegnanti europei nell’ultimo decennio del Novecento, cioè a crisi già bella e avviata: un po’ dappertutto gli insegnanti, come da noi, sono tra i meno pagati, ma godono di un rispetto sociale che l’intera scuola italiana ha invece perduto. Sicché c’è un circolo vizioso: a questa scuola "sbrindellata" ambiscono - tranne le eccezioni, che non sono poche - solo giovani demotivati, e gli insegnanti demotivati fanno della scuola una noiosa galera mattutina. Conclusione: siamo malmessi, ma lo eravamo anche quando ci davano a credere di essere una grande potenza.

 


LA NUOVA SARDEGNA 

9 - La Nuova Sardegna / Pagina 15 – Economia Sardegna
LAVORO, IRREGOLARITÀ IN SEI AZIENDE SARDE SU DIECI
Falsi volontari e vigilanti negli ospedali con contratti da condominio
Una particolare forma di irregolarità nel rapporto di lavoro è data dal “falso volontariato” in un settore particolare delle cooperative che svolgono attività socio-assistenziali: il trasporto pazienti per conto delle Asl. Si tratta di rapporti di lavoro dipendente a tutti gli effetti, spesso con una reperibilità di 24 ore su 24, compensate con rimborsi spese, a garantire la remunerazione dei costi vivi di un falso lavoro volontario che maschera invece un rapporto di sfruttamento illegale, con l’aggravante che la maggior parte delle coop opera per conto di enti pubblici. Un altro escamotage per consentire al datore di lavoro di risparmiare riguarda l’attività di portierato e di vigilanza nelle strutture pubbliche, dagli ospedali alle università, dove il contratto che le imprese vincitrici d’appalto applicano non è quello che regola l’attività svolta per conto di pubbliche strutture bensì il contratto privatistico che consente una notevole riduzione di spesa.In sostanza gli operatori che vigilano su tali strutture vengono assunti con il contratto standard in uso nei normali condomini. (f.t.)

 
 
 
LA NUOVA SARDEGNA 

10 - La Nuova Sardegna / Pagina 27 – Sassari
TANTI ASPIRANTI EINSTEIN CON LA SCIENZA IN PIAZZA
Dodici scuole e mille ragazzi hanno partecipato alla manifestazione di Aif e Sat Venti stand per illustrare gli studi di fisica e chimica con un’attenzione allo sport 
di Antonio Meloni
SASSARI Lo sport è solo agonismo e competizione o c’è anche una componente scientifica? Quanta fisica e chimica possono esserci nella pratica di una disciplina sportiva? A queste domande hanno provato a rispondere in modo creativo gli studenti di dodici scuole che ieri mattina hanno dato il via alla nona edizione di “Scienza in piazza”, l’originale manifestazione promossa dall’Aif (Associazione insegnanti di fisica) in collaborazione con la Sat (Società astronomica turritana), nel dipartimento di Scienze della natura dell’Università. Dodici scuole, un migliaio di studenti, non meno di trecento insegnanti per oltre venti stand allestiti nel lungo corridoio della sede di Piandanna con una missione speciale: dimostrare quanta scienza può nascondersi nelle attività sportive comunemente praticate. Per fare questo si sono preparati durante l’anno scolastico provando in laboratorio congegni ideati da loro sotto la guida degli insegnanti di fisica e chimica. Il risultato è una mostra tematica di esperimenti dove ragazzi e ragazze diventano divulgatori scientifici per i colleghi di altre scuole e per il pubblico in generale. Incentrata su questo tema, l’edizione 2013 prevede la presentazione di più di cinquanta esperimenti tutti studiati nel dettaglio e realizzati dagli scienziati in erba. A cominciare dall’alimentazione, lo sport è un terreno su cui le scienze giocano un ruolo fondamentale, per questo gli studenti dello Scientifico Marconi, hanno ideato e stilato la classifica degli alimenti che concorrono alla preparazione di un atleta. Classifica rappresentata da un’originale piramide di plastica trasparente che ha per base frutta e verdura mentre i dolci sono nella cupola. In mezzo stanno proteine e carboidrati in quantità bilanciate a seconda delle esigenze. Ma se il tema è la fisica ecco il simulatore di formula uno ideato dagli studenti del liceo Azuni: un casco collegato con dei tiranti di corda al volantino di una consolle riproduce le sollecitazioni sostenute da un pilota durante una gara. Pochi passi ed ecco lo stand dei piccoli studenti del Comprensivo 2 di Porto Torres che hanno studiato i palloni da calcio e qui le curiosità non mancano perché, pochi, forse, sanno che le placche di una sfera da gioco sono pentagonali non a caso «il pentagono - spiega l’insegnante Rosanna Sanna - garantisce la migliore sfericità alla struttura». E per restare sul versante delle notizie curiose, in quanti sanno che un pallone comunemente usato in campo ha 32 facce, 60 vertici e 90 spigoli? Di fianco ci sono gli studenti dello Scientifico Spano che realizzano e testano boomerang in legno leggero. Ancora più avanti, due ragazzi del Canopoleno giocano a ping pong, ma con un sistema speciale: «Abbiamo collegato le racchette a un accelerometro e misuriamo in newton al secondo la forza dell’impulso esercitato dalla pallina sulla racchetta». L’intento della manifestazione, nata nove anni fa, è quello di stimolare l’interesse degli studenti verso le discipline a carattere scientifico secondo la collaudata formula dell’imparare giocando. «Dietro le quinte della manifestazione - conclude Grazia Pirino, insegnante del Canopoleno - c’è un lavoro di preparazione di un anno intero scandito da incontri e riunioni per mettere a punto una complessa macchina organizzativa». La mostra resta aperta dalle 9 alle 13 fino a martedì mattina e oggi anche di pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30.
 
 
 
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11 - La Nuova Sardegna / Pagina 27 - Sassari
GLOBE DELL’ISPI Vita da ambasciatore, la carriera diplomatica
Rossella Urru all’iniziativa che ieri ha esaminato luci e ombre di questa professione
SASSARI Che sia un’ambasciata italiana, la Banca centrale europea o un’organizzazione non governativa, per lavorare all’estero occorrono vocazione profonda e una solida preparazione di base. Ma al di là del fascino e dei luoghi comuni spesso legati a queste professioni, poco si sa su come arrivarci. Come si diventa ambasciatore o cooperante internazionale? Qual è il curriculum di un funzionario dell’Unione europea? Temi delicati, al centro di una bella iniziativa denominata Globe, promossa ieri dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) al Quadrilatero di viale Mancini. Di fronte a un folto pubblico, composto per la maggior parte da studenti di Scienze politiche e Giurisprudenza, una qualificata squadra di relatori fra cui Paolo Magri, direttore dell’Ispi e la cooperante internazionale Rossella Urru hanno raccontato la loro esperienza. Quello della carriera diplomatica è per tanti studenti un sogno difficile, ma non impossibile a patto che si percorrano, da subito, le strade giuste. A cominciare dalla scelta della facoltà universitaria che, di solito, è a indirizzo politico, economico o giuridico. Certo, a ragionare sui dati snocciolati in mattinata, si resta con l’amaro in bocca: al concorso indetto nel 2013 dalla Farnesina, si sono presentati 1300 candidati, di cui 233 hanno superato le prove attitudinali, 179 quelle scritte e solo 42 sono approdati agli orali. Trentacinque i vincitori di concorso con un’età media di ventotto anni e un curriculum di tutto rispetto che oltre alla laurea e al master richiede, l’ottima conoscenza di due o tre lingue straniere. Dopo un biennio al ministero degli Affari esteri e uno stipendio di 2.500 euro netti, si può aspirare a un incarico all’estero: «A quel punto - sostiene Paolo Magri - lo stipendio del diplomatico esplode fino a raggiungere i 15mila euro netti al mese». Se poi la destinazione è fuori dal continente europeo, l’ambasciatore italiano a Washington, per esempio, prende 35mila euro al mese, ma con spese a suo carico. E poi c’è da fare i conti con la famiglia. Un ambasciatore viene trasferito in media ogni tre anni, questo vuol dire, fra l’altro, che i figli dovranno frequentare scuole diverse, possibilmente internazionali, con tutti i disagi e i costi che questo comporta. Tutto ciò, dando per scontate le questioni di merito relative a una preparazione eccellente e all’indiscussa abilità nel trattare temi di politica, economia e cultura internazionali. «Importante è saper ascoltare - ha spiegato Rossella Urru - capire genti e punti di vista completamente diversi, riuscire a calarsi in contesti spesso complicati da crisi o conflitti e avere una grande capacità di adattamento alle situazioni più disparate, compresa la gestione dello stress». (a.meloni)




LA NUOVA SARDEGNA 

12 - La Nuova Sardegna / Pagina 29 - Agenda
UNICEF-Università
Sono aperte le iscrizioni al 21° Corso universitario di educazione allo sviluppo "Un’alleanza globale per lo sviluppo" che verterà sugli Obiettivi del Millennio, sull’emigrazione straniera in Italia, sulle opportunità di sviluppo e la tutela dei diritti umani. Info: Punto d’Incontro UNICEF, via Duca degli Abruzzi 3, tel. 079.278981, ore 10/12.30 comitato.sassari@unicef.it Facebook comitato unicef sassari.

 

LA NUOVA SARDEGNA  
  
13 - La Nuova Sardegna / Pagina 37 - Cultura-Spettacoli
«RIPARTIAMO DALLA FILOSOFIA PER DARE UN FUTURO ALL’ITALIA»
L’appello lanciato da Roberto Esposito, Giovanni Reale e Adriano Fabris Sbagliato il progetto di ridurre gli spazi di insegnamento della disciplina
IL DIBATTITO » IL RUOLO DELLA CULTURA UMANISTICA

Platone è in pericolo e con lui tutto il sapere filosofico. L’ex ministro Maria Chiara Carrozza (laureta in Fisica) ha proposto di sperimetare un ciclo abbreviato di quattro anni che potrebbe portare alla perdita di un anno di insegnamento (due invece di tre) nei licei, mentre in alcuni corsi di laurea, come Pedagogia e Scienze dell’educazione, la filosofia è uscita dai percorsi disciplinari. I filosofi italiani reagiscono con un appello rivolto a nuovo governo, quello guidato da Matteo Renzi.
Pubblichiamo l’appello dei filosofi italiani al ministro della Pubblica istruzione. Tra i firmatari, Roberto Esposito, Adriano Fabris, Giovanni Reale, Remo Bodei, Maurizio Ferraris, Salvatore Natoli, Emanuele Severino e Gianni Vattimo. * * * Questo, per la filosofia e per la cultura umanistica in generale, è un momento non facile. Prevale un’ideologia tecnocratica, per la quale ogni conoscenza dev’essere finalizzata a una prestazione, le scienze di base sono subordinate alle discipline applicative e tutto, alla fine, dev’essere orientato all’utile. Lo stesso sapere si riduce a una procedura, e procedurali ed organizzative rischiano di essere anche le modalità della sua costruzione e valutazione. Un conoscere è valido solo se raggiunge specifici risultati. Efficacia ed efficienza sono ciò che viene chiesto agli studiosi: anche nell’ambito delle discipline umanistiche. In questo quadro non stupiscono, per restare nell’ambito filosofico, l’eliminazione della Filosofia teoretica da molti corsi universitari di Scienze dell’educazione, nonché, per quanto riguarda le scuole secondarie, l’idea di ridurre a due anni la formazione filosofica, a seguito del progetto per ora sperimentale di abbreviare il ciclo a quattro anni. Allo stesso modo non sorprende il fatto che, nonostante il diffondersi negli ultimi decenni delle etiche applicate (come la bioetica, l’etica ambientale, l’etica economica, l’etica della comunicazione) a tutt’oggi la bioetica è considerata nelle declaratorie una disciplina che rientra ufficialmente nei settori disciplinari della medicina e del diritto piuttosto che della filosofia. Con la conseguenza che viene privilegiato per questa materia un insegnamento di carattere procedurale, piuttosto che una formazione volta a fare chiarezza sui motivi di certe scelte per aiutare a prendere decisioni responsabili. Ma tutto questo è la punta di un iceberg. È il segno che, privilegiando un pensiero unico modellato sulle procedure tecnologiche, abbiamo rinunciato alla nostra tradizione, alle molteplici espressioni della nostra umanità, e siamo diventati tutti più poveri nella riflessione e nella capacità critica. Si tratta di un problema che interessa anzitutto la dimensione educativa. Ma più in generale ne va del ruolo che, nel nostro paese, può giocare la dimensione della cultura. È necessario cambiare rotta. È necessario contrastare questa deriva. Lo si può fare anzitutto bloccando i progetti che riducono o addirittura eliminano lo spazio della filosofia nell’istruzione secondaria e nell’insegnamento universitario. Lo si può fare chiedendo al nuovo governo impegni precisi: non solo per l’ammodernamento delle strutture scolastiche e universitarie, ma anzitutto per il sostegno e il rilancio di una cultura autenticamente umanistica, come sfondo all’interno del quale anche la ricerca scientifica e tecnologica acquista significato. È questo il modo in cui può trovare rilancio anche un’azione politica intesa come responsabilità del pensiero nei confronti della dimensione pubblica e del mondo. È questo il modo in cui il nostro paese può essere fedele al suo passato. È questo il modo in cui esso può trovare una vera collocazione nel presente e nel futuro dell’Europa.


BODEI: «IL DOMINIO DELLA CULTURA TECNOCRATICA»
Un progetto che abbassa i livelli di istruzione, com’è già avvenuto con le lauree triennali

di Giacomo Mameli
«Si punta ad abbassare i livelli di istruzione, così come è avvenuto con le lauree triennali che sono diventate di qualità molto ma molto modesta. Il tutto viene proposto come un adeguamento agli standard europei, ma così non è. E le valutazioni internazionali ce lo dimostrano, visto che siamo sempre agli ultimi posti in classifica», dice Remo Bodei, filosofo sardo tra i più apprezzati al mondo, docente tra l’università di Pisa e quella della California, a Los Angeles. Perché questa tendenza di livellamento al punto basso inferiore? «Perché si è andata smarrendo l’importanza del ragionamento, della logica, del pensiero umanista. Non ci si è resi conto che occorre far capire – e non solo ai giovani – la complessità delle cose in una società in costante mutamento. E per fare ciò occorre avere non meno ma più strumenti nella cassetta dell’intelletto». Dopo 2500 anni di filosofia c’è chi ritiene che lo studio del pensiero sia un ninnolo, un lusso. «Così alcuni ragionano, ma sbagliano. C’è anche chi ne fa una questione di bottega, di cattedre da conservare. Questo aspetto è assai triste. Il fatto è che si vuole imporre una cultura tecnocratica, il che si traduce in un impoverimento generale che è stato uno dei tratti di governo dell’ex ministro Gelmini. E tutti ci rendiamo conto di come sia male in arnese la scuola italiana». Nel resto del mondo occidentale che cosa avviene? «In Germania all’università, anche in Ingegneria giusto per citare una facoltà scientifica, c’è l’esame del Philosophicum. Si è capito che il cervello va tenuto in esercizio e che il pensiero umano va studiato e approfondito. In Francia lo si fa alle superiori. Da noi – l’eliminazione del latino docet – domina la politica destruens, non c’è la construens. Ma per costruire occorre sapere. E in Italia questo è rara avis».

LA POSTA IN GIOCO
Se si cancella il pensiero critico si mette a rischio la democrazia

di Costantino Cossu
Un gruppo di specialisti che difendono il loro “territorio” nelle scuole e nelle Università? L’ennesima lobby che si oppone al cambiamento urgente e necessario per fare in Italia ciò che si fa nel resto del mondo? Sarebbe davvero riduttivo valutare in questo modo la mobilitazione dei filosofi italiani contro il restringimento degli spazi della loro discipliana in tutti i settori dell’insegnamento in cui essa è ancora presente. La posta in gioco, infatti, non riguarda solo la politica scolastica. Non sta qui il centro della questione. Le domande cruciali sono altre. Che ruolo può ancora svolgere il pensiero critico nelle società contemporanee? E che cosa diventerebbero le società contemporanee se il pensiero critico finisse per essere considerato come un impedimento o, peggio, come qualcosa di pericoloso? Il mondo così come oggi lo conosciamo nasce da una rottura storica, culminata nella grande rivoluzione del 1789. Quella rottura fu preparata per secoli – e poi guidata durante gli anni della caduta della monarchia in Francia e per tutto il periodo segnato dal predominio giacobino – dal lavoro di riflessione critica dei filosofi. Una classe, la borghesia, che si liberava dai limiti che l’ancien régime poneva alla sua emancipazione economica, sociale e politica, trovò nella filosofia un indispensabile orientamento all’azione. Da Spinoza a Kant, da Hume a Rousseau, da Descartes a Hegel, da Locke a Montesquieu, i rivolgimenti che hanno portato alla nascita delle democrazie occidentali sono stati sostenuti da dosi massicce di pensiero critico. Tanto che si può tranquillamente affermare che se non ci fosse stata la filosofia non ci sarebbe stata la democrazia. È ancora attivo, oggi, quel processo? Il rapporto tra democrazia ed egemonia borghese (egemonia del modo di produzione capitalistico) funziona ancora? Molti segnali indurrebbero a rispondere di no. Uno di questi segnali è la riduzione degli spazi della filosofia nelle scuole e nelle università. Il fatto che alla filosofia (ma anche alla critica letteraria) si guardi oggi con sufficienza, se non con fastidio, non è un buon sintomo. Si ha come l’impressione che il pensare criticamente disturbi pochi e privilegiati manovratori, che vorrebbero sottrarre le dinamiche delle scelte economiche e politiche a ogni controllo democratico: una reazione di chiusura che ricorda la censura dei vecchi regimi monocratici contro l’ascesa delle nuove classi, contro qualsiasi ipotesi di mutamento sociale. E’ un gioco, questo, pericoloso. Le logiche di verticalizzazione del potere e di blocco dei processi di cambiamento – qualunque segno esse abbiano – sono da sempre, per la democrazia, un nemico mortale.


 

LA NUOVA SARDEGNA  

14 - La Nuova Sardegna / Cultura (Pagina 24 - Edizione CA)
INTERVISTE. A 450 dalla nascita dello scienziato
"Il telescopio rivoluzionario di Galileo 
Un delitto. A morire fu un’idea di cielo, che non era mai esistito. L’arma, un telescopio messo a punto da uno scienziato, Galileo Galilei: un gioiello costruito con passione. Le conseguenze di quel delitto senza sangue, compiuto tra il 1608 e il 1610, epocali.
«Fu la fine di un mondo. Così come quando si spegne una persona e scompaiono affetti e legami, con il telescopio di Galilei cambiarono le osservazioni celesti: non solo il cielo della tradizione veniva meno, ma l’occhio nudo era soppiantato da uno strumento capace di rivoluzionare il campo astronomico come quello fisico. Cambiava il modo di indagare la natura, spogliata dai suoi elementi finalistici. Si apriva la via a nuove riflessioni su scienza e religione».
Michele Camerota, docente di Storia della Scienza all’Università di Cagliari, è uno dei più grandi esperti di Galileo Galilei, lo scienziato pisano di cui si celebra il 450° compleanno (15 febbraio 1564). La suggestiva metafora del delitto è il cuore più profondo di un bel saggio “Il telescopio di Galilei. Una storia europea”, scritto dallo studioso con i colleghi Massimo Bucciantini e Franco Giudice.
Perché Galilei si appassionò alla costruzione di un telescopio?
«Per Galilei era importante lo scopo. Voleva uno strumento il più potente possibile, per indagare i fenomeni celesti: avrebbe così avuto una fedeltà di immagine, una chiarezza di visione indispensabili per i suoi studi. Per questo progetto attuò una sorta di campagna propagandistica, che dal 1610 si estese in tutta Europa. Fu un abile promoter. Era un uomo accorto, sagace che si appoggiò a una casa regnante. Se le sue scoperte non fossero state veritiere, avrebbe compromesso la credibilità della dinastia medicea a cui aveva dedicato i satelliti di Giove. Ma col telescopio vide subito cose nuove: la superficie lunare non liscia e tersa e un’identità morfologica con la terra. Questo rivoluzionava tutto».
Che tipo era?
«Un uomo immerso nella vita, pieno di interessi. Piuttosto brusco. Le sue polemiche spesso trascendevano il significato filosofico o scientifico. Non esitava a glossare i lavori degli altri con epiteti come maligno asinone . Coltivava ironia e satira e cedeva volentieri alla presa in giro di altri scienziati aristotelici. Nel “Saggiatore” ha una disputa con Orazio Grassi sull’origine delle comete, che conduce in modo rude. Di contro aveva una prosa di altissimo livello, era un cruscante , amava Ariosto. Il Galilei privato era un uomo spesso in difficoltà economiche. Aveva tre figli da una veneziana che non sposò mai: era una popolana e lui a Padova frequentava l’élite della Serenissima».
Marzo 1610, si pubblica il “Sidereus Nuncius”, il trattato sul nuovo cielo che girò in tutta Europa.
«Allora i cieli regolavano la vita delle persone, ci si orientava guardando la volta celeste. A livelli colti, le scoperte telescopiche segnano un punto di svolta, che mettono in gioco elementi di riflessione filosofica: lo straordinario numero di stelle viste fa pensare all’infinità del mondo. Argomento per il quale Giordano Bruno finì sul rogo. C’era il terrore di un mondo infinito. Gli entusiasti vedono nel “Sidereus Nuncius” il preannuncio di un’era nuova che cambia la concezione del mondo e del nostro ruolo nel mondo. Altri sono spaventati dalle conseguenze».
Anche la Chiesa?
«Ma non per le scoperte celesti fatte da Galileo, che vennero accolte come vere. Scienziati gesuiti giudicarono il telescopio di Galileo uno strumento adeguato. Il problema sorse quando Galileo, vista la popolarità e il successo ottenuti, iniziò a sostenere con più forza l’ipotesi copernicana, esplicita in un saggio del 1613 sulle macchie solare. L’idea di una terra non più costruita intorno all’uomo dalla Provvidenza contraddiceva le Sacre Scritture. Chi critica Galileo lo fa invocando la parola di Dio: è il sole che si muove, non possiamo contraddire il testo sacro».
I rapporti con la Chiesa si fecero difficili.
«Nel 1616 la Congregazione dell’Indice censurò passi dell’opera copernicana, e l’opera di proselitismo di Galilei diventò prudente, cauta. Nel 1923 venne eletto papa Maffeo Barberini, legato da amicizia a Galilei, il quale sperava così di riprendere il lavoro. Si convinse che i tempi erano maturi per l’accreditamento dell’ipotesi copernicana. Scrisse “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”. È il 1632 e il libro venne accolto dalla Chiesa con un’inspiegabile riprovazione e ostilità. La mossa che Galilei credeva vincente si tramutò in un anticipo del processo».
Perché si arrivò a quel processo?
«È controverso. Nel 1630 Urbano VIII si sentì minacciato da una fazione cardinalizia della Corte romana, divisa tra filo francesi e filo spagnoli. Questi ultimi gli rimproveravano una certa arrendevolezza culturale, una perdita degli orientamenti fondamentali per la cristianità. Il papa non gradì neppure l’eccessiva disinvoltura dell’amico, che nel saggio mette in bocca al filo aristotelico Simplicio un argomento a lui caro».
Il processo, l’umiliazione e poi l’abiura.
«Galileo aveva 70 anni, età rispettabile. Le conseguenze di una mancata abiura potevano portare alla tortura, e al rogo. Nei processi inquisitoriali non viene sanzionato l’atto, quanto l’orientamento della coscienza. Non si contesta la teoria su basi scientifiche, ma per il fatto che contraddice la Bibbia».
Il più importante lascito?
«La separazione tra scienza e religione. Una divaricazione che apre all’idea di una cultura secolarizzata. In una parola, alla modernità».
Caterina Pinna

 
 

 
 
L’UNIONE SARDA

15 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 24 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. L’incontro venerdì prossimo a Cagliari
Più parole conosci, più sarai ricco
LA LEZIONE DEL PROFESSOR SOBRERO
Pare che tra i più giovani abbia molto successo un moto: “Keep it Simple, Stupid!”, Falla semplice, scemo! Un’espressione spiccia per dire che meno parole si usano per esprimere un’idea più si è intelligenti. Peccato che la realtà sia complessa e se il vocabolario conta migliaia di parole non è un caso. Come persuadere i fans dello slogan che la lingua italiana è una ricchezza di cui val la pena impossessarsi e l’intelligenza è proporzionale al numero delle parole conosciute?
La lettura del volume “Varietà e variazioni: prospettive sull’italiano. In onore di Alberto A. Sobrero”, a cura di Annarita Miglietta, Congedo Editore, può essere utile. Dedicato ad Alberto Sobrero, in occasione del suo collocamento a riposo , dopo oltre 40 anni di attività di ricerca e insegnamento all’università e nelle associazioni linguistiche, il libro contiene gli Atti del Convegno su “Lingue dialetti scuola e società in Italia fra due secoli”, tenutosi a Lecce nell’ottobre 2011.
Il volume sarà presentato a Cagliari venerdì prossimo (alla Facoltà studi umanistici, aula Motzo, dalle 17 alle 20), durante un incontro organizzato dall’Università e dal Giscel Sardegna (Gruppo di intervento e studio nel campo dell’educazione linguistica), cui interverranno Cristina Lavinio, direttore del Corso di dottorato in Studi filologici e letterari, Rosanna Figus, segretaria regionale del Giscel e lo stesso Sobrero. Un viaggio intorno ai temi centrali della linguistica contemporanea. (f.r.p.)


 
L’UNIONE SARDA

16 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 24 - Edizione CA)
LÌBEROS. Dalla prossima settimana
Fabio Volo e i libri: tournée in Sardegna
Arriva in Sardegna per la prima volta e arriva carico del suo ultimo successo editoriale “La strada verso casa”, Mondadori. Fabio Volo sarà ospite della rassegna Scrittori a piede Lìberos da venerdì prossimo a Cagliari, Lunamatrona, Sassari e Alghero.
L’attore, scrittore, conduttore, comincerà il suo tour venerdì, alle 18, dalla facoltà di Studi umanistici dell’Università di Cagliari, nell’aula magna Capitini (corpo aggiunto, via Is Mirrionis 1), in collaborazione con il corso di laurea in Scienze della comunicazione. Sabato primo marzo, alle 11, sarà al Museo naturalistico del territorio della Marmilla, sulla strada che collega Collinas a Lunamatrona. L’incontro segna una nuova collaborazione: è il primo di una serie di appuntamenti che il Consorzio Sa Corona Arrubia e Lìberos organizzeranno ogni primo sabato del mese. Volo sarà poi nel pomeriggio a Sassari: alle 17.30, Teatro Verdi, via Politeama. Alle 20.30 “La strada verso casa” verrà presentato al Teatro Civico di Alghero, piazza Teatro.


L’UNIONE SARDA

17 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 29 - Edizione CA)
In pensione a 68 anni Loriga, il padre di un centro di eccellenza
PIETRO LORIGA VA IN PENSIONE.
A 68 anni, il padre dell’endoscopia operativa (in Sardegna) abbandona la sua creatura all’ospedale Santissima Trinità di Cagliari. Continuerà a occuparsi di colon e pancreas insegnando nelle Scuole di specializzazione di Chirurgia dell’apparato digerente e di Gastroenterologia dell’Università (ma anche curando pazienti nella Casa di cura di Decimomannu). Ai collaboratori che lo salutavano commossi ha detto: «Voi non avete costruito solo un reparto, ma una casa per il malato: qui si è sempre sentito un po’ in famiglia, circondato dall’attenzione, dalla considerazione e dall’adesione ai propri mali».
Cagliaritano, figlio d’arte (il padre generale medico nell’Aeronatica militare), lascia un reparto in cui si eseguono tutti gli interventi di endoscopia e i ricoveri d’urgenza della Asl. Centro di riferimento fondamentale nella strategia dello screening dei tumori del colon-retto.
Loriga si laurea nel ’72, a Roma, specializzazione in Chirurgia con Paride Stefanini e Gastroenterologia con Aldo Torsoli. Poi si trasferisce a Parigi per frequentare la scuola di Endoscopia di un luminare: Claude Liguory. Dopo due anni, rientra a Cagliari per lavorare nella divisione di Chirurgia diretta da Giuseppe Binaghi. Nella stessa città in cui il professor Luciano Provenzale, nel 1966, ha eseguito la prima colonscopia. Diciassette anni fa, crea l’Unità operativa complessa di Gastroenterologia. Oggi lascia la Medicina pubblica consapevole di aver realizzato una scuola: «Alcuni collaboratori sono con me da quando erano studenti; in reparto ospitiamo gli specializzandi in Chirurgia dell’apparato digerente ed Endoscopia». Certo, la Sanità oggi è cambiata, «dà le risposte necessarie, ma con liste d’attesa troppo lunghe. E i medici non hanno più il potere decisionale di una volta». (l.s.)
 
 
 
L’UNIONE SARDA

18 - L’Unione Sarda / Provincia di Nuoro (Pagina 57 - Edizione CA)
MASTER ALL’AILUN
Diritto e legislazione
Scadono il 5 marzo i termini per iscriversi al corso di perfezionamento universitario n “Diritto e legislazione in sanità pubblica e sicurezza alimentare”. Il master che si terrà all’Ailun di Nuoro è rivolto a veterinari, medici, biologi e giuristi che intendano approfondire la conoscenza e l’interpretazione delle norme che disciplinano la sanità pubblica, con particolare riferimento alla sicurezza alimentare. Le lezioni inizieranno il 19 marzo.
 
 
 
    


QUOTIDIANI NAZIONALI

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