Sabato 24 maggio 2014

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24 maggio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
1 - La Nuova Sardegna / Sardegna - Pagina 7
CAMPUS DI CAGLIARI,
fra quindici mesi altri tre padiglioni

L’Università di Cagliari continua a traslocare nella Cittadella di Monserrato. Ieri la posa della prima pietra dei tre padiglioni che ospiteranno le facoltà di farmacia, informatica, tossicologia, scienze della terra e diversi laboratori. L’appalto (30 milioni) è stato vinto dalla bolognese Cct, che ha assunto solo operai sardi. Il rettore Melis: «È un altro passo importante verso il campus universitario di primo livello».
 


 
L’UNIONE SARDA

2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 40 - Edizione CA)
Cittadella, ieri la posa della prima pietra
Rendere la Cittadella Universitaria un Campus ancora più innovativo, in cui la didattica e la ricerca possano finalmente lavorare fianco a fianco. Sotto questi auspici è stata posata, ieri mattina, la prima pietra di ciò che dall’anno accademico 2015-2016 ospiterà i dipartimenti di Farmacia, Tossicologia, Scienze della Terra, Matematica e Informatica, con un finanziamento di 30 mila euro derivante da fondi Fas e risorse della Regione e dell’Ateneo.
L’edificio di 12 metri sorgerà oltre l’area di Fisica e si svilupperà su tre piani (per complessivi 18 mila metri quadri) che accoglieranno una ventina di aule, un centinaio tra studi e laboratori, e il Cesar, l’ambitissimo centro per la ricerca, mentre nei 23 mila metri quadri intorno sorgeranno aree-parcheggi, zone pedonali, aree verdi e piste ciclabili fruibili dagli oltre mille studenti. Alla posa della pietra, un blocco di marmo con la pergamena col progetto, hanno presenziato il presidente della Regione Francesco Pigliaru, l’assessore alla Pubblica istruzione Claudia Firino, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e il vicesindaco di Monserrato Marco Sacceddu, oltre al rettore Giovanni Melis: «Il progetto di accorpamento delle Scienze ci consentirà di migliorare l’offerta», ha spiegato.
Soddisfazione quella espressa anche da Pigliaru e Firino, convinti entrambi che sia «un ottimo passo verso l’innovazione e la competitività che ci chiede l’Europa». Senza contare che «gli edifici liberati in città - ha aggiunto Zedda - potranno costituire un’occasione di sviluppo culturale».
Michela Seu
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 43 - Edizione CA)
Facoltà di Medicina
Oggi un convegno

Oggi convegno su “Tiroide e Malattie Gastrointestinali” nella Facoltà di Medicina. Domani c’è la “giornata mondiale della Tiroide” domani, con un gazebo a Marina Piccola dalle 9 alle 13.


 
4 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 37 - Edizione CA)
L’Isola tra le più colpite
Disfunzioni tiroidee: 200 mila casi

Carenza di iodio e alta incidenza delle patologie autoimmuni fanno della Sardegna, con 200 mila casi, una delle regioni più colpite dalle malattie della tiroide. Sono questi alcuni dei temi principali affrontati durante la “Settimana mondiale della tiroide”, promossa dal 19 al 25 maggio dalle associazioni scientifiche tiroidee ed endocrinologiche nazionali ed europee con l’obiettivo di informare il cittadino e prevenire la patologia.
A conclusione dei sette giorni di iniziative si terrà oggi dalle 8,30 a Cagliari, presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, un incontro di aggiornamento dal titolo: “Tiroide e Malattie Gastrointestinali” incentrato su un aspetto nuovo e ancora poco conosciuto rappresentato delle patologie della tiroide messe in relazione all’apparato gastrointestinale.
«Recenti studi, spiega Stefano Mariotti, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche Aresu dell’Università di Cagliari, hanno evidenziato una frequente correlazione tra le disfunzioni tiroidee, specialmente tireopatie autoimmuni, e le malattie infiammatorie gastrointestinali come la gastrite autoimmune e la celiachia. Questi collegamenti rendono necessaria una nuova lettura dei fenomeni e una più stretta collaborazione tra endocrinologi, gastroenterologi e chirurghi».
Domani, invece, dalle 9 alle 13 nella Marina Piccola di Cagliari sarà allestito un gazebo con i medici specialisti in Endocrinologia del Policlinico di Monserrato e dell’Asl 8. Sarà una mattinata dedicata alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e all’informazione sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide, con particolare riguardo all’uso del sale iodato nella prevenzione. I cittadini avranno la possibilità di fare una breve visita associata a un colloquio informativo nel corso del quale saranno illustrati non soltanto i principi della profilassi, ma concordati eventuali e ulteriori accertamenti nelle strutture specialistiche di competenza.
«Il benessere della tiroide tuttavia è strettamente legato allo iodio e all’impiego del sale iodato nell’alimentazione - precisa Mariotti - indispensabili per un corretto sviluppo e funzionamento della ghiandola tiroidea. Il nostro Paese è endemicamente a carenza iodica e lo sono, contrariamente a quanto si pensa, anche i territori come la Sardegna che si affacciano al mare. La vicinanza non basta e la quantità di iodio assorbita con l’aria nelle località costiere è trascurabile e del tutto insufficiente a garantire un corretto apporto iodico». ( l.m. )
 
 
 
5 - L’Unione Sarda / L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 45 - Edizione CA)
Lo scatto
MAIL I  test di Medicina
Lo scorso 8 aprile, insieme ad altri 30mila concorrenti, sono entrata in aula per sostenere la prova d’ammissione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. Il test è oggetto di polemica dal 1997, anno in cui venne istituito. Infatti, se come dice la Costituzione, “la scuola italiana è aperta a tutti”, a ciascuno studente dovrebbe competere una scelta non vincolata da una soglia di sbarramento iniziale, specie se basata su domande non pertinenti e inadatte. Si potrebbe obiettare che l’università italiana non ha le risorse e gli spazi per ospitare un numero di iscritti che supera nettamente quello delle altre facoltà. È un circolo vizioso da iniziare a sciogliere. Personalmente, ho sostenuto la prova d’ammissione in Medicina anche lo scorso anno accademico, dopo il diploma conseguito con 100 e lode, avendo eseguito più di 5.000 esercizi di preparazione. Non è servito l’impegno, lo studio, la passione. Tra le varie alternative ho scelto di iscrivermi in Ingegneria Biomedica. Concentrandomi unicamente sulla preparazione degli esami per la facoltà a cui sono iscritta, ho voluto, in tutta tranquillità, sostenere nuovamente il test di Medicina: il risultato? Un punteggio maggiore di quello dello scorso anno, pur non avendo svolto alcun esercizio propedeutico alla prova. Il che la dice lunga...
Veronica Moi, Gadoni
 
 
 
6 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 32 - Edizione CA)
L’anniversario dei cent’anni della Prima guerra mondiale riapre il dibattito degli storici
Un’epoca finita nel sangue «La grande illusione», tre incontri a Cagliari 
L’anniversario dei cent’anni dallo scoppio della Prima guerra mondiale (estate 1914) è l’occasione per una grande riflessione collettiva sulle ragioni che spinsero i Paesi a scatenare l’inferno sui fronti d’Europa, per promuovere una nuova ricerca storiografica libera da preconcetti ideologici, analizzare i miti e le conseguenze di quell’immane conflitto che lasciò sul campo dieci milioni di uomini. «Ma questo massacro non è servito a nulla. Nessuno ottenne ciò che voleva, neanche i vincitori: la guerra segnò il crollo di tante illusioni e diede inizio al tramonto di molte vecchie élite europe», afferma Roberto Bianchi dell’università di Firenze. Giornali e Tv in questi giorni abbondano di articoli, interviste, filmati e ricostruzioni di quei giorni che portarono all’attentato del 28 giugno a Sarajevo con l’uccisione dell’erede al trono austro-ungarico Francesco Ferdinando. Da quel momento è un precipitare di eventi con la dichiarazione di guerra alla Serbia, la Germania che si schiera a fianco dell’Austria, attacca la Russia, invade il Belgio e la Francia. Anche l’Inghilterra scende in campo, mentre L’Italia spaccata tra interventisti e contrari, resta neutrale. Sino al maggio dell’anno successivo quando deciderà di schierarsi con la Triplice Intesa per completare il processo risorgimentale. Di chi la responsabilità? Della Germania (come sostiene Fisher) per la sua volontà di onnipotenza o di tutte le potenze europee (come dice Richter) che volevano dividersi le spoglie del colonialismo? E quale furono le colpe dell’Italia dove intellettuali, futuristi e socialisti spingevano alla guerra riscaldando le folle, mentre militari e politici (quali lo stesso Giolitti) tiravano i freni considerando il Paese impreparato allo sforzo bellico?
ANNIVERSARIO Il dibattito storico tra studiosi e mediatico su stampa e televisione di questi giorni è solo un antipasto, il preludio di convegni e manifestazioni di ogni genere che si svolgeranno il prossimo anno. La materia è vastissima, la documentazione enorme, la bibliografia di migliaia di volumi. Eppure c’è ancora tanto da dire e scrivere, ma soprattutto da rivedere con la serenità del tempo trascorso (un secolo dagli eventi).«Per quanto ci riguarda - dice la storica dell’università di Sassari Giuseppina Fois - il confronto si svolge sui documenti che oggi abbiamo a disposizione: le fonti militari (i diari storici di ciascun reparto); le lettere di soldati e ufficiali; gli articoli dei giornalisti inviati al fronte; infine la memoria orale tramandata dai reduci ed entrata nei racconti di famiglia e nei libri».
INCONTRI Ieri a Cagliari, nel salone della Società Operaia, si è svolto il primo di tre incontri dedicati appunto a "La grande illusione", con approfondimenti storici e politici, L’iniziativa promossa dall’associazione Gramsci, con l’Inssra e la società Umanitaria, proseguiranno i prossimi giovedì: il 29 con un dibattito sugli scenari postbellici nel mondo e il 5 giugno sul dibattito nell’Italia che si preparava alla guerra. L’incontro di ieri invece si è focalizzato attorno al tema del mito di Lussu e della Brigata Sassari con interventi di Giuseppina Fois (studiosa delle vicende del corpo tutto sardo), di Giuseppe Caboni e Walter Falgio che si sono soffermati sui diversi aspetti della figura dell’eroico capitano e poi politico di Armungia. La Sardegna, si sa, pagò un altissimo tributo alla guerra: non c’è paese che non abbia un monumento con la targa dei suoi caduti. I sardi uccisi furono tra 10 e 13 mila, la "Sassari" fu la brigata che ebbe il maggior numero di vittime rispetto alla popolazione regionale.
Carlo Figari
 

 
7 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 20 - Edizione CA)
BIODIVERSITÀ. Sos degli agricoltori e degli atenei di Cagliari e Sassari
Olandesi a caccia di erbe sarde «LA REGIONE DEVE FERMARLI»
Sedano e finocchietto selvatico, ravanelli, rucola. Ma anche erbe rare e protette dall’Europa. È un ricco paniere quello che vuole riempire nelle campagne della Sardegna Rijk Zwaan. Un’azienda multinazionale con base a de Lier, in Olanda. Dedicata, si legge nel sito web, «allo sviluppo e alla commercializzazione di varietà orticole di alta qualità». Cavoli, angurie e sedani brevettati. Frutto di ricerca genetica. Come quelli che la società vuole sviluppare («specificamente indirizzati al mercato italiano») dalle specie che raccoglierà in Sardegna da fine luglio.
La notizia suscita allarme fra i produttori sardi, che chiedono alla Regione «interventi d’urgenza» per impedire «eventuali tentativi predatori». Dalla loro parte si schierano gli studiosi delle università di Cagliari e Sassari «Hanno perfettamente ragione a preoccuparsi», sbotta il professor Gianluigi Bacchetta, direttore del Centro Conservazione Biodiversità di Cagliari. «Le multinazionali fanno ricerca a scopo di lucro. Il business che c’è dietro può ledere l’interesse di noi sardi». Per esempio dei vivaisti, che potrebbero scoprirsi costretti a comprare dall’estero i semi di una neo-lattuga sviluppata a partire da un specie plurisecolare. Sarda come i nuraghi. «È successo con il trifolium subterraneum, raccolto in Sardegna, studiato e brevettato in Australia». In base alla convenzione di Rio del 1992 e alle norme europee e nazionali, ogni regione dovrebbe proteggere le specie caratteristiche. E incassare le royalties su eventuali ricerche autorizzate e sulle loro ricadute commerciali. Ma la Sardegna non tutela la biodiversità: «Un disegno di legge giace in Consiglio regionale dal 2005». In nove anni, non si è trovato il tempo di mandarlo avanti.
«Non potevamo opporci alla Rijk Zwaan», spiega Martino Muntoni, direttore generale (uscente) di Agris. «Tutto quel abbiamo potuto fare è imporre un controllo: la raccolta si farà alla presenza di funzionari di Agris e università». Ma dall’Università di Sassari arriva secco il no di Ignazio Camarda, direttore del Centro interdipartimentale per la Conservazione e valorizzazione della biodiversità vegetale. «Nessuna collaborazione con le ditte private multinazionali», tuona Camarda. La Regione, sostiene, non dovrebbe accogliere la richiesta, visto che la Rijk Zwaan inserisce nel suo elenco «germoplasma anche di specie endemiche molto rare (Lactuca longidentata e Brassica tyrrhena) e iscritte nell’allegato 2 della Direttiva Habitat 42/Cee sulla tutela degli habitat e delle specie». Camarda prosegue: «Altre specie rivestono importanza dal punto di vista agroalimentare (sono progenitrici di piante coltivate) o medicinale. Tutte rivestono un grande interesse dal punto di vista genetico e applicativo». E sono già oggetto di studio da parte dei ricercatori dell’Università di Sassari. Non si può regalarle agli olandesi.
Daniela Pinna


 
8 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 68 - Edizione CA)
ALGHERO
Università sfrattata, guerra contro il Comune

Il Comune sfratta l’Università dalla biblioteca di Santa Chiara: «abbiamo troppi volumi e i vostri non ci stanno più». Questo il tono della lettera del dirigente Giovanni Salvatore Mulas indirizzata al rettore Attilio Mastino. «La quantità di libri di proprietà del Comune è talmente copiosa - si legge nella lettera inviata lo scorso 20 maggio - che non consente, allo stato, l’ospitalità nella biblioteca comunale del patrimonio librario del Dipartimento di Architettura». Uno schiaffo in barba agli accordi sottoscritti mesi fa tra i due enti, che potrebbe finire in una lunga causa giudiziaria. Il rettore Mastino, da parte sua, ha risposto esprimendo «vivo disappunto» e evidenziando «il mancato rispetto degli impegni da parte del Comune nei confronti dell’università, in ottemperanza a quanto sancito dalla convenzione». Il Senato Accademico, intanto, ha autorizzato il rettore a ricorrere ad ogni strumento legale, nelle sedi opportune, per salvaguardare i diritti dell’Ateneo che, ancora, non è entrato nemmeno in possesso delle quattro aule promesse. (c. fi.)


 
9 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 68 - Edizione CA)
Sassari
Ateneo, nuovo rettore: sarà una corsa a cinque

Anche l’Università di Sassari si rinnoverà e, dal 1 novembre 2014, avrà un nuovo rettore. Per il posto di Attilio Mastino, sarà una corsa a cinque per guidare l’ateneo sino al 2019-2020. Nei giorni scorsi, la commissione elettorale ha ufficializzato i nomi degli aspiranti Magnifici. Il primo a scendere in campo era stato Giuseppe Pulina, ordinario di zootecnia speciale e direttore del dipartimento di Agraria. Dopo di lui Andrea Montella, professore di anatomia umana nella facoltà di medicina e direttore del dipartimento di scienze biomediche. Terzo, in ordine di arrivo nella presentazione delle domande, Eraldo Sanna Passino, direttore del nuovo ospedale veterinario tra l’altro unico nell’Isola. Poi Massimo Carpinelli, ordinario di fisica applicata nel dipartimento di Chimica e, a chiudere, Marco Vannini, docente di economia nell’ex facoltà di scienze economiche e aziendali. I candidati hanno presentato un documento sui principali orientamenti e sul tipo di gestione che intendono perseguire. La prima votazione il 17 giugno, l’insediamento il 1 novembre. (a. br.)
 
 

10 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 41 - Edizione CA)
Un seminario di architettura per ricostruire la storia urbanistica del primo ’900
COSÌ LA CITTÀ DIVENNE MODERNA Capitale europea della cultura, la sfida parte dal passato
Ricostruire il percorso di “Cagliari dal liberty al moderno” per capire come leggere il presente e, soprattutto, come organizzare il futuro evocato dalla candidatura della città al titolo di Capitale europea della cultura. «Vogliamo dare il nostro contributo», spiega l’architetto Silvano Piras, tesoriere dell’ordine professionale e organizzatore del seminario che si è tenuto ieri pomeriggio nell’aula magna della Facoltà di Ingegneria.
AMMINISTRATORI Oltre agli architetti (per i quali la partecipazione valeva ai fini della formazione professionale), in platea erano attesi anche gli assessori all’Urbanistica regionale (Cristiano Erriu) e comunale (Paolo Frau) e il sindaco (Massimo Zedda). Il primo è arrivato a lavori in corso, gli altri due non si sono visti. Peccato: avrebbero potuto rispondere reale alle critiche del presidente dell’ordine degli ingegneri, Gaetano Nastasi, secondo cui la pubblica amministrazione (e il Comune) non si occupa abbastanza di pianificazione, fattibilità e controllo sui lavori pubblici.
INNOVAZIONI I lavori sono stati introdotti dal preside del Dipartimento di ignegneria civile, ambientale e architettura Antonello Sanna, che ha definito la candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura una «buona novità» e parlato della prima metà del ’900 come di un periodo in cui Cagliari ha saputo sintonizzarsi sulle innovazioni in corso, uscendo dalle mura che fortificavano i quartieri storici di Castello, Stampace, Marina e Villanova e aprendosi alle nuove tecnologie del tempo («il cemento armato è arrivato in città con non molto ritardo rispetto al resto d’Italia e d’Europa»).
L’ERA BACAREDDA Con la relazione di Silvano Piras si è entrati nel cuore del tema: l’evoluzione dell’architettura a Cagliari a partire dal ventennio di Ottone Bacaredda, sindaco, con brevi parentesi di cui una parlamentare, dal 1989 al 1921. L’evento chiave è, nel passaggio fra i due secoli, il concorso per la costruzione del nuovo palazzo Municipale: «Il progetto che vinse, firmato dall’architetto Annibale Rigotti e dall’ingenger Crescentino Caselli, rompeva con la tradizione aprendo alla modernità ma ancorandosi ai linguaggi che si erano già affermati in città, per esempio il neogotico». Da lì, una carrellata di perle: dal Bastione Saint Remy (o meglio: la terrazza Umberto I) degli ingegneri Giuseppe Costa e Fulgenzio Setti al museo archeologico dell’ingegner Dionigi Scano, che col suo linguaggio neo-rinascimentale ha lasciato una profonda impronta sul tessuto urbano. Poi le splendide ville di viale Merello, viale San Vincenzo, viale Trento, nelle quali lo stile è eclettico e il liberty si riduce a ornamento esteriore; i villini di viale Regina Elena; i palazzi sul largo o nella zona via Gorizia/via Vittorio Veneto. Fino ad arrivare all’avvento del moderno, introdotto in città dall’architetto Ubaldo Badas.
PROGETTI IMPOSSIBILI L’architetto Franco Masala ha invece ripercorso la storia urbanistica della città: quella realizzata e quella che (spesso per fortuna) non lo è stata. Fra i progetti inguardabili quello proposto in piena epoca fascista dall’ingegnere del Comune Salvatore Rattu (in seguito autore di opere pregevoli) che proponeva una triste razionalizzazione della zona via Manno/piazza Yenne, con la statua di Carlo Felice rimossa e sostituita da tre giganteschi fasci. C’erano spinte, all’epoca, allo sventramento di ampie porzioni di Marina e Castello, con l’intento di “fare aria” attorno ai monumenti. Nel 1929, il concorso per il piano regolatore della città, varato nel 1938, approvato dal ministero nel 1941 ma restituito al Comune, perché fosse adeguato alla prima legge urbanistica, il 5 febbraio 1943: dodici giorni dopo sarebbe stato superato, tragicamente, dalle bombe alleate che rasero al suolo 862 delle circa settemila case allora esistenti a Cagliari danneggiandone altre 1.700.
Marco Noce
 
    

 


QUOTIDIANI NAZIONALI

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