UniCa UniCa News Rassegna stampa Martedì 11 febbraio 2014

Martedì 11 febbraio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 febbraio 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Lo storico e le ribellioni morbide
L'Inno del Mannu? Era servile
Francesco Cesare Casula
 
Siamo talmente abituati all'autocolonizzazione culturale che l'applichiamo anche ai simboli identificativi, senza nemmeno badarci. Quando i reduci della Prima guerra mondiale fondarono nel 1920 il Partito Sardo d'Azione, di tutte le rappresentazioni grafiche, che fin dal 1300 davano la bandiera del Regno di Sardegna formata da quattro teste di moro inquartati senza bende o con la benda sulla fronte o addirittura con la corona, in segno di regalità, i nostri sardisti scelsero come emblema del loro movimento i Quattro Mori con la benda sugli occhi, in segno di sottomissione e schiavitù.
Nel 1795 in pieno clima rivoluzionario francese che faceva piazza pulita dei nobili, Francesco Ignazio Mannu, giudice aggiunto nella Sala civile della Reale Udienza, scriveva l'inno intitolato "Il Patriota sardo contro i feudatari" (Su patriottu sardu a sos feudatarios), che comincia: "Procurad'e moderare, Barones, sa tirannia..." ("Cercate di moderare, o Baroni, la [vostra] tirannia ...").
Non è stato mai musicato e non è stato mai cantato durante le sommosse angioyane. A me non piace perché è indice di totale sottomissione. Non si chiede ai baroni di ieri e di oggi di scomparire dalla faccia della terra ma di attenuare la loro tirannia. È come dire: violentateci ma non fateci troppo male. Anche allora, fin da subito, nel 1796, qualcuno - un anonimo - si accorse dell'insulsaggine dell'inno del Mannu e scrisse il documento davvero rivoluzionario intitolato: "L'Achille della sarda liberazione" articolato in 37 proposizioni in cui, contro la tendenza dei vassalli a piatire la moderazione dei baroni, incitava alla completa liberazione dalla "schiavitù feudistica".
Leggetelo, è bellissimo. Termina con l'esortazione: "… eterna guerra al feudalesimo, ed ai suoi fautori, come nemici della Patria". Forse sarebbe il caso di rivedere, oggi, le nostre scelte d'identità.
Francesco Cesare Casula, ordinario emerito di Storia medievale nella falcoltà di Lettere e Filosofia dell'università di Cagliari, risponde al direttore Anthony Muroni, che nei giorni scorsi ha scritto a proposito dell'Inno "de su patriotu sardu a sos feudatarios", composto a fine '700 da Francesco Ignazio Mannu.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 26 - Edizione CA)
Incontro tra storia e cronaca
Casula: Santa Igia? Non se ne parla più
 
All'epoca dei giudicati la capitale del regno di Cagliari sorgeva in riva allo stagno di Santa Gilla, con il maniero del re, la cattedrale, palazzi e abitazioni. Sino all'arrivo dei pisani, alla metà del Duecento, che prima costruirono il loro insediamento commerciale nell'attuale rione di Castello e poi decisero di conquistare la vicina capitale. «Santa Igia, così si chiamava, fu completamente distrutta come la Troia di Omero e gli abitanti superstiti si dispersero all'interno», così dice Francesco Cesare Casula, storico di fama e per trent'anni docente di storia medievale nella facoltà di Lettere. A partire dai primi ottanta, mentre si costruivano le strade del Casic, cominciarono ad emergere i resti di Santa Igia. Stasera alle 17,30, nella aula settecentesca della Biblioteca universitaria (via Università) per iniziativa dell'Istituto italiano dei Castelli, Casula ripercorrerà le tappe delle scoperte e denuncerà il fatto che «da allora niente più è stato fatto».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Spettacoli e Società (Pagina 29 - Edizione CA)
Diciasette minuti di intense emozioni
L'Alzheimer tra padre e figlio in un piccolo film realizzato nel progetto formativo del Celcam
Oggi all'Odissea (ore 21,30) il corto di Salvatore Mereu
 
Mentre Bellas mariposas continua a inanellare riconoscimenti (sabato scorso, ha conquistato il Gran Premio della giuria del Festival del cinema italiano di Bastia), Salvatore Mereu persevera nei panni di regista-insegnante: sotto la sua guida un gruppo di studenti universitari è stato inserito in una troupe di professionisti, creando una piccola bottega artigiana. Il risultato è La vita adesso , un corto che porta la firma di Mereu ma è frutto di un'esperienza collettiva messa in campo dal corso di formazione del Celcam dell'Università di Cagliari. Un progetto a basso costo ma di grandi risultati: soprattutto, perché offre ai neofiti di confrontare le loro aspirazioni o vocazioni sul duro terreno di un vero set, dandogli davvero gli strumenti operativi, imparando da chi il cinema lo sa fare, senza avere in cambio le illusioni di tanti corsi che promettono diplomi di regista o sceneggiatore, direttore della fotografia o montatore. Questo sforzo si vedrà stasera (cinema Odissea ore 21,30) nel documentario A scuola di cinema di Antioco Floris (che del Celcam è direttore): un racconto di come funziona la formazione modellata sull'esperienza fatta con Mereu. Naturalmente, in apertura di serata, si vedrà il corto, già passato al Festival di Torino l'anno scorso. Sono 17 minuti di grande intensità, un piccolo gioiello di introspezione psicologica che affronta, sulla base di una sceneggiatura di Martina Manca, il delicato mondo dell'Alzheimer. Protagonisti un padre di mezza età, lentamente risucchiato nelle nebbie dell'abulia e il piccolo figlio di dieci anni che si prende cura di lui con dedizione adulta. La mamma non c'è, è un'assenza che neppure la zia può riempire. I due vivono soli in un appartamento, con i ruoli scambiati: il figlio che fa da genitore a un padre diventato quasi un bambino. Un pugno di sequenze basta per avvitare lo spettatore alla poltrona: quegli scatti violenti del papà a un sacco da boxeur, la sua fuga senza pagare dal market, il disorientamento davanti a un gioco di carte. E il bambino, defraudato di una infanzia propria, che cerca nella ripetizione di una magia la simbolica impossibilità di cambiare una situazione difficile. La svolta drammatica è alle porte, il genitore dovrà essere ricoverato (col 118 che arriva in casa per prelevarlo), il figlio vivrà questo trauma - lo immaginiamo - come una sconfitta. Pochi dialoghi, niente musica, molti momenti di sospensione carichi di angoscia, tutti riempiti da due interpreti perfetti, Gianfranco Cudrano (un attore professionista) capace di rendere tangibile il lento svuotarsi del corpo e della mente e Laurent Gagnè, un bambino di una spontaneità genuina, sorprendente nel ritmare emozioni segrete (si veda la sua reazione all'abbraccio paterno). Una figura che si aggiunge alla mirabile galleria di bambini e adolescenti che il cinema di Mereu ha sempre privilegiato. E qui la mano esperta del regista si sente: il controllo dell'inquadratura, l'essenzialità dell'immagine, quel pizzico di poesia che lascia il cuore in subbuglio.
Sergio Naitza
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 60 - Edizione CA)
Alghero
Guerra dei vini nel parco di Porto Conte
 
È guerra all'interno dell'area marina per i vini e gli spumanti che si trovano da qualche settimana a 30 metri sotto il livello del mare. Bottiglie messe ad affinare nella prima cantina sommersa della Sardegna, nata dalla collaborazione tra l'azienda vitivinicola di Santa Maria La Palma, la riserva di Capo Caccia-Isola Piana e il Diving blue service. Un esperimento singolare, annunciato a novembre con una conferenza stampa, ma che sembra non essere stato particolarmente gradito a Sergio Ginesu, membro della commissione di riserva dell'area marina algherese e docente dell'Università di Sassari. L'esperto, tra l'altro, dice di aver ricevuto l'invito a esprimere un proprio parere in merito all'iniziativa praticamente a cose fatte, quando cioè la cantina subacquea era già stata allestita e messa in funzione nel Golfo della Riviera. «Mi sento ingannato - ha commentato il professore -e non sono disposto ad assecondare le idee che non condivido, soprattutto se forzate». Ma dai vertici della riserva marina fanno sapere che il progetto era stato presentato addirittura nel luglio scorso alla commissione competente. (c. fi.)
 

Questionario e social

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