UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 5 febbraio 2014

Mercoledì 5 febbraio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 febbraio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 25 - Edizione CA)
Scomparso a Sassari uno studioso di qualità. Importanti ricerche sul mondo catalano
ADDIO A FRANCESCO MANCONI, STORICO DI GRANDE VALORE
 
È improvvisamente scomparso a Sassari il professor Francesco Manconi, studioso di qualità, al quale mi legano riconoscenza e affetto. Gian Paolo Brizzi, che l'ha preceduto nella cattedra, ha scritto che di lui ci resteranno gli studi prodotti, innovativi nel campo della Storia Moderna. Qualche anno fa, con il volume di studi curato da Giuseppe Mele, avevamo voluto esprimere l'ammirazione per la sua produzione scientifica e insieme testimoniare l'orizzonte internazionale di un personaggio capace di coinvolgere, di appassionare, di trascinare tanti di noi in una dimensione che andava oltre l'ambito locale, con una straordinaria finestra verso il ricchissimo mondo catalano, anche per questo lungo ed intenso legame con Marina Romero e per il loro rapporto strettissimo con la città di Alghero.
 
Direttore dell'Amministrazione degli Archivi di Stato a Cagliari, professore di Storia dei partiti politici nella Facoltà di Scienze politiche, ordinario di Storia Moderna nella Facoltà di Lettere, il suo nome è strettamente legato, più di quanto lui stesso non ammettesse, al Dipartimento di Storia, a quella dimensione internazionale raggiunta dagli studi storici nel nostro Ateneo a Palazzo Segni: una collaborazione che è stata anche piena di conflitti con molti di noi, ma che ha segnato una stagione straordinariamente felice. Delegato per l'Archivio generale d'Ateneo Francesco Manconi aveva suggerito politiche di forte innovazione. Aveva coordinato il progetto Erasmus, presieduto l'Associazione italiana di Studi catalani e coordinato per conto del Consiglio Regionale la collana editoriale “La civiltà del popolo sardo”.
Oggi vorrei ricordare la sua produzione scientifica di grande qualità intorno ad alcuni grandi filoni, che testimoniano innanzi tutto un forte interesse per la questione sociale, una sensibilità personale per la condizione operaia in particolare nelle miniere, per le vecchie e le nuove povertà, per la fame, per il lavoro, per l'emigrazione, per la pesca. Un secondo grande filone è quello della storia della medicina, i medici e la peste nella Sardegna di Filippo IV, i metodi di profilassi e di cura, l'andamento demografico, le carestie, l'approvvigionamento annonario. Negli ultimi decenni i suoi interessi si erano concentrati partendo dagli archivi catalani sui traffici, i commerci, l'economia, i conflitti municipali, i gruppi di potere, le pratiche clientelari, la scoperta dei corpi santi.
Attilio Mastino
(Rettore Università Sassari)
 
 

2 - L’Unione Sarda / Speciale (Pagina 28 - Edizione CA)
MORBO DI WILSON Rara malattia genetica
Se il rame si trasforma in un killer

I primi sintomi si manifestano nella maggior parte dei casi quando si è ancora bambini: dolori all'addome, fegato ingrossato e vomiti. Poi, con l'adolescenza, ma anche più avanti con l'età, emergono problemi a livello neurologico, crisi emolitiche e disturbi psichiatrici, difficoltà nella deambulazione e per la vista (anello di Kayser-Fleischer). Senza una diagnosi precisa è quasi impossibile pensare che si tratti del Morbo di Wilson, quella “complessa” malattia genetica (e rara) causata da un accumulo di rame nell'organismo, che in Sardegna ha un'incidenza tra le più alte al mondo. Nell'Isola, infatti, una persona ogni 2.750 abitanti viene colpita, mentre si riscontra un “portatore sano” ogni 80 abitanti. L'incidenza a livello mondiale, invece, è di un caso ogni 30.000 o 100.000 persone (a seconda delle zone geografiche). Ciò significa che le probabilità che i sardi possano essere colpiti dal morbo di Wilson sono almeno 10 volte superiori rispetto al resto del mondo. Perché?
All'origine della malattia c'è un difetto del metabolismo epatico del rame. La premessa è che il rame è un metallo “prezioso” per la salute dell'uomo ma l'accumulo eccessivo può trasformarlo in un killer terribile. «Si tratta di una patologia provocata da mutazioni che interessano il gene ATP7B», spiega Gavino Faa, direttore dell'Istituto di anatomia patologica dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari. Questo gene, infatti, è responsabile della codificazione di una proteina, chiamata ceruloplasmina, che serve per trasportare il rame. In pratica, negli individui sani il rame introdotto in eccesso con l'alimentazione viene eliminato, grazie alla ceruloplasmina, attraverso la bile. Nel caso di morbo del morbo di Wilson, invece, il gene “difettoso” ATP7B, non riesce a produrre nella giusta quantità la proteina necessaria per trasportare fuori il rame, che si accumula prima nel fegato, poi in altri organi (cervello, reni e occhi), fino a danneggiarli. E in Sardegna, data l'insularità e l'alto tasso di matrimoni consanguinei, il grado di interazione tra geni “difettosi” è più alto che in altri territori meno isolati.
Il morbo di Wilson colpisce tutti indistintamente, bambini e adulti, uomini e donne, ed è difficile da diagnosticare, anche se «oggi è comunque possibile farlo. Inoltre, esiste una terapia semplice che consente di vivere bene», dice il direttore di Anatomia patologica. Insieme a Luigi Demelia, direttore di Gastroenterologia dell'Aou, Faa da più di 30 anni studia la malattia in Sardegna, e con Anna Maria Nurchi, direttore della prima clinica pediatrica, Georgios Loudianos, ricercatore di livello internazionale della Seconda Clinica Pediatrica, Pierpaolo Coni, biologo molecolare, ha contribuito a rendere oggi Cagliari un centro di eccellenza per lo studio e la cura del morbo di Wilson. A rendere più complessa questa malattia, poi, c'è il fatto che in Sardegna, diversamente da quanto accade nel resto del mondo, ci si può ammalare anche in età adulta. Significa che una persona può convivere per anni col morbo di Wilson senza saperlo. Poi, l'insorgere di patologie virali epatiche, associate a condizioni di vita particolari (come l'assunzione di bevande alcoliche, farmaci o di cibi ad alto contenuto di rame) possono scatenare l'insorgere della malattia. Oggi, però, basta una pastiglietta, e si può vivere in condizioni di assoluta normalità.
Mauro Madeddu

LA MUTAZIONE DEL GENE
Diagnosi difficile ma prevenirlo costa 1,50 euro
Il problema più difficile è la diagnosi. È sufficiente guardare i numeri per rendersene conto: se nell'Isola il morbo di Wilson colpisce una persona ogni 3000 abitanti, la quantità delle persone “in cura” dovrebbe essere di circa 500-600 unità. In Sardegna, invece, vengono “trattate” circa 200 persone (la metà solo a Cagliari). Questo significa che, spesso, il morbo di Wilson non viene diagnosticato. «È una malattia rara e ancora poco conosciuta», spiega Luigi Demelia, presidente del corso di laurea in Medicina. «È vero, la diagnosi è complicata perché, per esempio, le manifestazioni cliniche sono multiformi. Ma si può fare, e si fa», aggiunge. L'ideale sarebbe riuscire a intercettare la malattia subito dopo la mutazione del gene ATP7B, vale a dire appena dopo la nascita, attraverso uno screening genetico che consenta di studiare il Dna. Così si potrebbe garantire una vita assolutamente normale alle persone colpite dalla mutazione. A quel punto, infatti, sarebbe sufficiente governare il proprio stile di vita, fin da bambini, con semplicissimi accorgimenti (alimentazione, alcol, farmaci etc) e iniziare la terapia non appena il rame comincia ad accumularsi nel fegato.
È vero che il morbo di Wilson può essere generato da oltre 500 mutazioni diverse, ma in Sardegna circa il 70% dei casi è riconducibile a un'unica mutazione. Perché, allora, non si fa l'esame genetico? «Perché avrebbe costi che difficilmente il sistema sanitario potrebbe sopportare», rileva Ferdinando Coghe, direttore del Laboratorio di analisi dell'Aou. Cosa si può fare, allora? «Il test della ceruloplasmina, rappresenta un valido sistema per la prevenzione», dice il professor Demelia. «Costa appena 1,50 euro e può essere eseguito con un banale prelievo del sangue», aggiunge Coghe. Il test, infatti, misura la quantità nel sangue di ceruloplasmina, quella proteina che gioca un ruolo fondamentale per il trasporto del rame fuori dal fegato. Più è basso il valore, più è alta la possibilità che la persona sia affetta dal morbo di Wilson. «Circa il 95% del rame nel sangue è legato alla ceruloplasmina. Per questo motivo, il dosaggio può essere utilizzato per aiutare a diagnosticare la malattia di Wilson e valutare il metabolismo del rame», spiega Demelia. Se le cose stanno così, perché non si esegue? Perché, per esempio, le donne in gravidanza che si sottopongono ai test sulla talassemia non sono avvertite anche dell'opportunità di fare il test sulla ceruloplasmina? «Sarebbe opportuno», conclude Faa, «aiuterebbe a individuare i genitori che possono trasmettere il morbo di Wilson». L'obiettivo resta sempre lo stesso: individuare la malattia prima che insorga. ( ma.mad. )
 
 
 
3 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 31 - Edizione CA)
L'ISTRUZIONE E LE ELEZIONI
Ciò che non si dice sulla scuola sarda
Gabriele Uras
I n questi giorni i candidati alle elezioni regionali presentano i loro programmi e le proposte sulla scuola. Non che fino a ieri non se ne sia parlato. È che ora lo si fa in modo diverso.
Dopo le lamentazioni di rito sui mediocri livelli di apprendimento dei nostri studenti, attestati dalle periodiche indagini PISA-INVALSI, si fanno accurate elencazioni dei possibili rimedi. Tra le questioni sollevate emergono quelle relative alla dispersione scolastica, la prima in assoluto come numero di citazioni, le carenze dell'edilizia scolastica, le insufficienze dell'offerta formativa sul territorio, le inadeguatezze della scuola rispetto alle esigenze del mondo del lavoro e dell'economia, il problema dell'insegnamento della lingua sarda, il ruolo dell'Università.
Prevale l'attenzione agli aspetti di natura strutturale e infrastrutturale, scarseggiano quelli riferibili agli aspetti funzionali, che investono direttamente l'esercizio della professionalità docente: formazione in servizio, ricerca didattica, organismi e strutture di supporto, messa a punto di produttivi rapporti con l'Università, depurati da indebite e improduttive logiche gerarchiche. Grande è il silenzio sulla struttura di un Assessorato all'Istruzione appesantito da numerose incombenze relative ad altri settori, e sguarnito al suo interno di figure e professionalità titolari di adeguate competenze tecnico pedagogiche, ragione per cui non c'è da meravigliarsi se qualche ex assessore si vanta di avere stanziato in passato decine di milioni per la lotta contro la dispersione, ma non ha poi reso di pubblico dominio i dati sulle valutazioni di processo e di risultato. Chi le avrebbe dovute fare?
Pochi sottolineano l'importanza strategica della funzione docente, nessuno mette a fuoco gli specifici problemi che affliggono gli insegnanti della scuola sarda. Ricorre spesso la denuncia della loro “demotivazione”, che è figlia di molteplici cause, ma non è contrassegno esclusivo dei nostri docenti, essendo ampiamente condivisa dai colleghi che operano nella contrade della Penisola.
Va detto piuttosto che qui da noi essa si manifesta in forme più accentuate e gravi, per le particolari condizioni del contesto, vuoi per la mancanza di adeguati stimoli da parte dell'Università, tradizionalmente orientata alla teoria e restia a cimentarsi nelle fatiche della ricerca didattica, vuoi per la lontananza dai centri nazionali dell'innovazione educativa.
 
 
4 - L’Unione Sarda / Provincia di Nuoro (Pagina 57 - Edizione CA)
SINISCOLA
Più parcheggi e Ztl in centro col nuovo piano del traffico
Il comune di Siniscola sta per varare il nuovo piano traffico. Il provvedimento sarà presentato a breve in consiglio comunale e rivoluzionerà la circolazione cittadina. Tra le novità l'istituzione delle linee di trasporto pubblico urbano (che fungeranno anche da collegamento tra Siniscola e le frazioni costiere), la creazione di una zona a traffico limitato nel centro storico, l'aumento del numero di parcheggi.
Il progetto, elaborato da un gruppo di lavoro della Cirem dell'università di Cagliari (coordinato dal professore Gianfranco Fancello), contempla la realizzazione di una rete di piste ciclabili e di un sistema di mobilità elettrica che verrà affiancato all'introduzione di impianti di gestione dei parcheggi innovativi. «Grazie a questa iniziativa e a un finanziamento regionale abbiamo la possibilità di avviare anche l'osservatorio comunale sulla sicurezza stradale - dice il sindaco Rocco Celentano - per tenere sotto controllo eventuali criticità». Il Comune realizzerà tre nuove pensiline nelle fermate dei pullman dell'Arst vicino alle scuole superiori.
F. U.
 
 
5 - L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 53 - Edizione CA)
ORISTANO
Corsi universitari, incontri nelle superiori
Conta dieci anni di attività il progetto “Unorienta” che il Consorzio Uno propone come momento di incontro e confronto con gli studenti che frequentano gli ultimi anni delle Superiori e che si affacciano alla scelta universitaria. Il primo appuntamento ha visto protagonisti gli studenti del liceo “Mariano IV”. Il progetto prevede oltre 50 incontri che si svolgeranno sino ad aprile e si terranno nella sede universitaria oristanese e in molti istituti della provincia e non solo. Saranno coinvolti tutti gli istituti superiori di Oristano e altre scuole di Cagliari, Sassari, Elmas, Quartu, Selargius, Pirri, Ghilarza, Macomer, Sorgono, Terralba, Ales, Mogoro, Sanluri, Villamar, Nuoro, Bosa, Isili, Decimomannu, Monserrato, S. Antioco, Alghero, Seui, Gavoi, Siniscola, Tortolì. Saranno oltre quattromila i ragazzi ai quali saranno presentati i corsi di laurea attivi a Oristano. Il primo open day è in programma il 7 marzo.
 
 
6 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 16 - Edizione CA)
GREEN ECONOMY
Impianti Enipower: niente cardi
PORTO TORRES È stato deludente il primo raccolto del cardo seminato da Matrìca su terreni marginali della Nurra di Porto Torres (15 ettari) e di Ottana (180 ettari). La notizia è stata data a Porto Torres da Franco Borghetto, presidente del Consorzio industriale provinciale. Individuata la causa: il forte appetito degli insetti, golosi dei fiori del cardo. Le piante erano indifese, cioè non trattate con anticrittogamici. Il costo di questi prodotti è alto e l'utilizzo avrebbe forse reso proibitivo il progetto per alimentare la centrale termoelettrica Enipower, cuore della chimica verde. Ora occorrerà trovare alternative al cardo o proteggere le colture dagli insetti modificando il progetto.
Sulla sperimentazione del cardo c'era stata una netta diversità di vedute fra Matrìca e Agraria. Gli esperti dell'Università hanno sempre sostenuto che per produrre il Mather-Bi di Matrìca serve prevalentemente olio vegetale ad alto contenuto di acido oleico e non biomasse ligno-cellulosiche di cui è ricco il cardo. «Le colture ideali per produrre i materiali più idonei», ha ricordato Pier Paolo Roggero, ordinario di Agronomia dell'Università di Sassari «sarebbero colza, girasole o altre oleaginose». Pier Paolo Roggero e l'amministratore delegato di Matrìca, Catia Bastioli, non hanno mai interrotto i contatti. Forse è ancora possibile trovare un proficuo rapporto di collaborazione fra pubblico e privato.
Gibi Puggioni
 
 
7 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 60 - Edizione CA)
SASSARI
Bocciato il campus nelle ex semolerie
Campus universitario a Sassari nelle ex Semolerie Azzena? «Manco a parlarne. L'Ersu proponga soluzione alternativa». Poche parole di Gianpaolo Mameli, presidente della commissione urbanistica convocata ieri mattina, utili per fare chiarezza in una vicenda al centro di polemiche da giorni. Una pratica, come ha detto Giancarlo Rotella, «uscita dalla porta ed entrata dalla finestra» con in ballo 40 milioni di euro. Nel settembre scorso, il consiglio comunale aveva dato parere negativo al campus negli ex mulini. Invece, ai primi di gennaio, la Cator (società proprietaria delle semolerie) ha presentato una variante urbanistica per la zona di viale Porto Torres. Questione complessa, come ha spiegato il dirigente Giovanni Agatau, che richiederà passaggi tecnici lunghi nel tempo e che metterebbero a rischio i 40 milioni di euro, stanziati dal Cipe e già prorogati al prossimo 30 giugno. Dai commissari, al termine di una riunione fiume, due direttive: far di tutto per non perdere i fondi e sollecitare l'Ersu affinché individui altre soluzioni. Ma non alle ex Semolerie Azzena. (a. br)


LA NUOVA SARDEGNA 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 18 - Sassari
 
MAI PIÙ IL CAMPUS NELLE EX SEMOLERIE 
Tramonta definitivamente il progetto presentato dall’Ersu. Non ci sono i tempi tecnici per completare la variante 
di Vincenzo Garofalo
SASSARI La commissione urbanistica di Palazzo ducale scrive la parola fine sul progetto del campus universitario nell’area degli ex mulini Azzena. Ieri il dirigente del settore Urbanistica del Comune, Gianni Agatau, ha spiegato in commissione la valutazione degli uffici sulla richiesta di variante urbanistica presentata dalla Cator (la società proprietaria delle ex semolerie di via Predda Niedda) e sponsorizzata a gran voce dall’Ersu: la proposta non è in contrasto con le norme in vigore, ma a tarpare le ali al progetto da 40 milioni di euro è la burocrazia. Oltre al parere contrario del Consiglio comunale, ribadito ieri da quasi tutti i consiglieri della commissione urbanistica, a rendere inutile ogni sforzo per mettere in pratica l’intervento sono i tempi biblici necessari per l’approvazione definitiva della variante urbanistica. Tempi che andrebbero ben oltre il 30 giugno 2014, termine ultimo fissato dal Cipe per impegnare il finanziamento da 20 milioni di euro messo a disposizione proprio per realizzare il residence universitario sassarese. Quindi se anche la Giunta comunale decidesse di proporre al Consiglio una delibera per approvare la variante urbanistica targata Cator, tutto sarebbe inutile. Come ha spiegato Agatau, dal momento dell’adozione della variante, sarebbero necessari 30 giorni per la pubblicazione e altri 30 giorni per la presentazione di eventuali osservazioni. Ma l’iter non sarebbe ancora ultimato: la variante avrebbe bisogno anche del parere di coerenza della Regione, per il quale occorrono solitamente 90 giorni, o addirittura, nel caso di una pratica complessa, 150 giorni. Troppi per i termini imposti dal Cipe. In ogni caso la pratica per il campus in via Predda Niedda non inizierà nemmeno il suo iter burocratico. Ieri la Commissione Urbanistica di Palazzo Ducale ha ribadito con forza la posizione contraria del consiglio comunale, già espressa con l’approvazione di una mozione, presentata da Sel, con cui l’assemblea ha esibito il segnale di stop al progetto Ersu-Cator. Se la Giunta decidesse di portare avanti la pratica, lo scontro con il Consiglio rischierebbe di segnare la fine anticipata della legislatura. Ieri in apertura dei lavori della commissione, il presidente, Gian Paolo Mameli, si è scontrato con un muro di mozioni d’ordine. Una decina di mani alzate a chiedere la parola per contestare l’arrivo in commissione di una “informativa” sulla richiesta di variante. «Chiedo che sia votata una pregiudiziale su questa discussione – ha attaccato il consigliere di Sel, Sergio Scavio – il Consiglio ha già espresso un parere contrario su questo progetto, quindi il dibattito su questa informativa è del tutto inutile». Sulla stessa linea Giampiero Uneddu: «Questa seduta è inutile, o la Giunta si prende le sue responsabilità e presenta una proposta di delibera o ogni discussione è superflua». Critiche alla Giunta sono arrivate da Pier Paolo Panu: «Non decidere è la peggiore soluzione che questa giunta sta adottando. La mozione del Consiglio impegnava il sindaco a incontrare l’Ersu per trovare una soluzione alternativa agli ex mulini Azzena, ma Ganau ha rifiutato questa indicazione, si è preso tempo e ora si rischia di perdere i finanziamenti. Sarebbe un delitto». L’unico ad aprire uno spiraglio è stato Piero Frau: «In politica nulla è statico, la pratica dovrebbe comunque essere ridiscussa dal Consiglio perché potrebbero venir fuori elementi innovativi».
  
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 18 - Sassari
SANITÁ 
Aou: «In un anno 34mila prestazioni in urgenza» 
SASSARI «I ricoveri dal pronto soccorso sono solo una parte dei servizi erogati in regime di urgenza dall’azienda ospedaliero universitaria». Così la direzione dell’Aou interviene nel dibattito sul sovraffollamento di alcuni reparti di medicina del Santissima Annunziata dove i pazienti sono costretti a trascorrere giornate intere “parcheggiati” su una barella prima di avere il proprio posto letto. L’Aou ritiene di contribuire pienamente al soddisfacimento dei bisogni sanitari del territorio e fornisce anche i numeri della sua attività. «L’Aou evade regolarmente richieste in buona parte non provenienti da pronto soccorso ma che arrivano direttamente dal territorio e alle quali spesso segue il ricovero presso le nostre strutture. Questo accesso diretto alleggerisce non poco l’attività del pronto soccorso e dà risposte al territorio, prevalentemente per tutte le discipline specialistiche presenti esclusivamente nella Aou, ma anche di supporto per tutte le quelle specialità cliniche presenti in entrambe le aziende. L'Aou fornisce pertanto risposta diretta alle richieste dell’utenza, corrispondente ad una vera e propria attività di pronto soccorso che, a differenza di quanto accade per la Asl 1, non viene retribuita dalla Regione in quanto tale ma viene ovviamente garantita». Nel 2013, affermano gli uffici dell’Aou, le prestazioni erogate in regime d’urgenza nelle strutture della Aou sono state 34.138 (vi rientrano tutti gli accessi diretti e le consulenze richieste dal pronto soccorso di Sassari, Alghero e Ozieri), il numero delle prestazioni corrisponde a 22.476 pazienti perché, chiaramente, per valutare un paziente può essere necessario più di un accertamento. A questo dato si va ad aggiungere quello delle 12.000 prestazioni che sono state erogate a pazienti muniti di impegnativa rossa dove la visita richiesta è indicata come urgenza. «Un ultimo dato è quello relativo ai ricoveri urgenti, ovvero non programmati da pronto soccorso o no, che nel 2013 sono stati 6.969».
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 16 - Ed_Oristano
L’UNIVERSITÀ INCONTRA QUATTROMILA STUDENTI 
Il Consorzio Uno promuove i propri corsi con progetti d’orientamento per i ragazzi delle superiori 
ORISTANO Ha preso il via UNOrienta, il progetto che il Consorzio Uno propone come momento di incontro e confronto con gli studenti che frequentano gli ultimi anni degli istituti superiori e che si affacciano alla scelta universitaria. Il primo appuntamento dell’edizione 2014 del ciclo di incontri si è tenuto lunedì con gli studenti del Liceo scientifico Mariano IV. Il programma di questa decima edizione dell’iniziativa promozionale dell’ateneo prevede oltre cinquanta incontri che si svolgeranno fino ad aprile e si terranno nella sede universitaria e, in prevalenza, in molti istituti della provincia e dell'intero territorio regionale. Saranno coinvolti tutti gli istituti superiori del capluogo a cui verranno dedicate le prime settimane di febbraio, e una serie di altre scuole di Cagliari, Sassari, Elmas, Quartu, Selargius, Pirri, Ghilarza, Macomer, Sorgono, Terralba, Ales, Mogoro, Sanluri, Villamar, Nuoro, Bosa, Isili, Decimomannu, Monserrato, Sant’Antioco, Alghero, Seui, Gavoi, Siniscola, Tortolì. Oltre quattromila saranno i ragazzi coinvolti ai quali saranno presentati, da manager didattici e tutor esperti, i corsi di Laurea attivi in città con una descrizione delle discipline, delle competenze in uscita e degli sbocchi occupazionali. Un approfondimento sarà dedicato a fornire una serie di informazioni sul funzionamento dell’attuale sistema universitario, dai criteri di accesso alle agevolazioni previste dal diritto allo studio fino alle opportunità pratiche, applicative e di mobilità studentesca. Sarà dato spazio anche alla presentazione della Community Uno, a testimonianza della partecipazione attiva degli studenti universitari oristanesi che, oltre allo studio, condividono interessi e vivaci opportunità di aggregazione e svago. A coloro che manifesteranno interesse verso i corsi e che desiderano saperne di più saranno proposte attività ulteriori – invio di materiale informativo, partecipazione alle lezioni, frequenza ai seminari, incontri individuali –. Per le scuole che ne facessero richiesta verranno organizzati gli open day che prevedono oltre all’incontro di orientamento, esercitazioni di laboratorio, tavoli tematici e visite aziendali: tutto a sostegno di una scelta che sia per lo studente ragionata e consapevole. Il primo open day si svolgerà il 7 marzo con i studenti dell’Istituto professionale Alberghiero di Arbus che potranno visitare la sede universitaria e partecipare a laboratori didattici su diversi temi d’interesse, quali il turismo e le tecnologie alimentari. Nei mesi successivi verranno pianificati appuntamenti con alcuni Comuni: l’iniziativa chiamata “L'Università ti incontra” nasce per favorire il dialogo fra università e territorio, dando voce ad aziende, associazioni e cittadini, potenziali parti interessate al tema dell'università.
 

11 - La Nuova Sardegna / Pagina 14 – Lettere e commenti
LA PAROLA AI LETTORI
Risponde Manlio Brigaglia
 
Angelo Zonza Ghilarza
Mastrapasqua: laurea discutibile. Lady Armellini: laurea sospetta. Trota: laurea albanese. Chissà quanti altri casi che non verranno mai alla luce. A quanto pare la regola non scritta è che per far carriera non serve avere il pezzo di carta ufficiale, bisogna avere quel pezzo di carta ufficioso che certifichi l'abilità del soggetto a ravanare nel sottobosco, a intrallazzare, lavorando sul filo della legalità districandosi tra condizionale, indulti, condoni, prescrizioni e tutti quei paracadute che sono a disposizione di chi ha la sfortuna di venire scoperto. Incidenti del mestiere. Faccio un appello al Miur. Chiedo che la mia laurea faticosamente e regolarmente conseguita venga regredita a titolo sub judice. Voglio anche io avere il pezzo di carta sospetto, autentico passaporto per fare carriera rapidamente. Non serve averlo autentico per fare molti lavori.
Ha perfettamente ragione. D'altra parte, da quanto tempo è che il diploma di laurea viene chiamato "un pezzo di carta"? Da tanto: ma mai come in questi ultimi tempi la pessimistica definizione si è rivelata, più che una profezia, una previsione sicura. Almeno una ventina di anni fa (quando ancora erano lontane le avvisaglie della crisi) un collega, presidente di commissione, infliggeva a tutti i laureati (tanto più che la Facoltà, un Magistero, aveva uno studentato iperfemminile) non solo un robusto abbraccio accademico ma anche un cinico augurio: "Complimenti, da oggi sei promosso disoccupato". Comunque, il suo pezzo di carta un valore ce l'aveva, se è vero che chi non ne era in possesso (o, meglio, non era in possesso di un diploma che avesse tutti i crismi e i sigilli, a partire dall'aurea firma del Magnifico Rettore) faceva poi di tutto per avere qualcosa che, all'occhio distratto, più che indulgente, del burocrate di turno potesse passare per un documento totalmente autentico. Gli italiani lo sanno: tanto è vero che Roma (città di burocrati impenitenti e di altrettanto impenitenti conoscitori della burocrazia) danno del "dottore" a tutti, mentre a Milano, dove per antica tradizione non vale quello che dici di essere ma quello che sei, e dunque si parte tutti da uno stesso livello, dottore non lo dicono a nessuno: a tutti tocca l'appellativo di "signore" che, con i tempi che corrono, somiglia molto a quella reductio sud judicem che Lei giustamente pretende.




 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link:
rassegna stampa CRUI
Link:
rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

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