Venerdì 24 gennaio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 gennaio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA


1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
ALLARME SPOPOLAMENTO. Il caso Semestene: nel 2013 non è nato nessuno
L’AGONIA DEI PAESI SARDI   Entro sessant’anni a rischio estinzione 33 Comuni
Entro 60 anni ben 33 paesi della Sardegna rischiano di scomparire dalla carta geografica. Tutti centri con pochissimi abitanti, nelle zone interne dell’Isola, in montagna e in collina (unica eccezione Montresta, più vicino al mare). Da Monteleone Rocca Doria a Semestene, da Baradili a Giave, da Nughedu San Nicolò ad Armungia. L’elenco dei comuni che marciano verso l’estinzione è stato stilato dal Centro regionale di programmazione che, con l’Università di Cagliari, ha condotto lo studio presentato ieri mattina nel capoluogo. Obiettivo della ricerca: individuare le cause dello spopolamento per evitare che i paesi più piccoli scompaiano. Ma come si vive in questi centri? A Semestene, 165 abitanti, comune del Meilogu a mezzora da Sassari, l’ufficio postale apre un giorno sì e uno no, come l’ambulatorio. «È un paese di vecchi», dice Antonella Lisai, mamma di due gemelline, uniche nate nel 2012. Nel 2013 zero nati.
ALLE PAGINE 2, 3
 

 
2 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
SARDEGNA 2050, FUGA DAL CENTRO
Drammatico spopolamento nelle zone interne: 33 Comuni rischiano l’estinzione
Tra il 1951 e il 2011 l’età media degli abitanti dell’Isola è salita da 28 anni a 44 Individuare le cause dello spopolamento per evitare che i paesi più piccoli della Sardegna scompaiano entro pochi anni. È questo lo spirito con cui il Centro regionale di programmazione ha condotto in collaborazione con l’Università di Cagliari lo studio “Comuni in estinzione”, presentato ieri mattina al Terminal Crociere del capoluogo.
I DATI Dall’indagine emerge che i centri a rischio scomparsa entro massimo 60 anni sono 33: tutti con pochissimi abitanti e situati in una zona interna dell’Isola, in montagna o in collina. Unica eccezione Montrestra, più vicino al mare. Monteleone Rocca Doria, ad esempio, conta appena 117 residenti e potrebbe scomparire entro il 2031, Baradili, (con 90 persone) entro il 2050. Va ancora peggio a Semestene che nonostante 171 abitanti potrebbe non esserci più tra 10 anni. La maggior parte dei paesi a rischio desertificazione sono concentrati nelle province di Oristano e Sassari: rispettivamente 15 e 10 paesi in ognuno dei territori. L’area del nord ovest è infatti quella maggiormente colpita dallo spopolamento, mente le zone più dinamiche sono quelle che gravitano attorno a Cagliari e Olbia. «Queste sono proiezioni, e non previsioni, che si possono avverare solo se le condizioni rimarranno invariate», ha sottolineato l’esperto di statistica dell’Università di Cagliari, Giuseppe Puggioni, «solo se la politica non interverrà per cambiare le cose».
AZIONI La Regione ha però condotto questo studio proprio per tracciare le soluzioni da attuare. «Contrastare lo spopolamento è una sfida complessa perché è difficile capirne le ragioni», ha commentato l’assessore alla Programmazione Alessandra Zedda. «Dobbiamo intervenire con progetti mirati e indirizzare così la spesa della nuova programmazione europea (2014-2020)». Per l’assessore è necessario agire sull’inclusione sociale, sulla formazione e sull’istruzione. «La Regione lavorerà anche sull’infrastrutturazione per diminuire le distanze: la nostra struttura morfologica purtroppo si presta alla spopolamento». La Regione è già al lavoro: «Entro marzo dobbiamo presentare i programmi relativi alla Sardegna per la nuova programmazione Ue», aggiunge Gianluca Cadeddu, direttore del Centro regionale di programmazione, «e noi siamo a buon punto». Per Antonello Angius, responsabile del progetto regionale, la prima soluzione va cercata nell’occupazione. «Analizzando il fenomeno, una delle cause dello spopolamento è proprio la mancanza di lavoro, ma non solo. Oltre a dare occupazione occorre dare una serie di servizi che attraggano i giovani e gli consentano di restare nel territorio: si tratti di servizi per l’infanzia, di politiche sulla casa e per la creazione di impresa».
FENOMENO Lo spopolamento in Sardegna non è un fenomeno nuovo. Per cercare di individuare le cause Gianfranco Bottazzi, sociologo dell’Università di Cagliari, ha percorso a ritroso la storia della Regione e i dati confermano lo spostamento verso l’area sud-est. «Il fenomeno ha assunto dimensioni preoccupanti negli ultimi 60 anni anche se le persone che abbiamo intervistato non hanno percezione della gravità della situazione», ha spiegato il ricercatore. «Dal 1951 al 2011 il calo demografico ha interessato il 60% dei comuni sardi e di questi il 35,5% ha registrato un decremento superiore al 40%». Per capire il motivo per cui si abbandonano i paesi dell’interno, sono stati considerati numerosi fattori che combinati tra loro danno l’indice di svantaggio di un territorio. «Si è considerato il reddito, la composizione familiare ma anche la qualità ambientale e i servizi offerti dalla comunità», ha aggiunto Bottazzi. In molti paesi della Sardegna manca uno sportello bancario, in altri non c’è la farmacia o la guardia medica. Soddì (che potrebbe estinguersi entro il 2050) e Baradili sono i due Comuni sardi sprovvisti di tutti i servizi di base alla popolazione.
A ripopolare i paesi dell’interno ci sono però gli immigrati. «Dal ’91 il numero della popolazione sarda è stazionario grazie agli stranieri che si distribuiscono nel territorio a prescindere dal tasso di malessere dei paesi». La natalità è infatti bassa e l’età media è salita dai 28,8 anni del 1951 ai 44 anni del 2011. Il problema è quindi noto da tempo e negli anni gli amministratori locali hanno provato a reagire cercando di mantenere i servizi di base o dando lavoro ai disoccupati nei cantieri comunali. Ma i sindaci devono fare i conti con i limiti di spesa, con il bacino di utenti troppo basso per giustificare, ad esempio, la guardia medica nel paese. La soluzione, quindi, non può essere locale ma più generale e con progetti mirati.
Annalisa Bernardini
 
 

 

3 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
SEMESTENE, IL PAESE FANTASMA
Nessun nuovo nato nel 2013, due gemelline venute al mondo l’anno prima
Viaggio nel centro del Meilogu che rischia di sparire dalla carta geografica
Dal nostro inviato Piera Serusi
SEMESTENE Edvige e Maria Francesca giocano sul tappeto affollato di giocattoli, nel soggiorno al piano terra della casa di via Regina Margherita. Per il momento pensano a crescere e a conquistare il mondo, incuranti delle previsioni sull’avvenire loro e sul futuro di questo paese che sarà deserto entro dieci, quindici anni. C’è uno studio che lo dice, e poi chissà. Di sicuro c’è che a scuola andranno a Bonorva, così com’è toccato alla loro madre che le Elementari le ha frequentate qui in una pluriclasse di quattordici bambini e le Medie le ha raggiunte con l’autobus nel centro vicino. Lei, Antonella Lisai, classe 1979, guarda le sue bambine con orgoglio. E a ragione, visto che è lei la mamma super del paese; la donna che ha partorito due gemelle nel 2012, pareggiando in qualche modo i conti in rosso dell’ufficio anagrafe che da anni non registrava nuovi nati e il conto con la storia visto che lei è l’unica della sua leva e non ha mai avuto coetanei. Antonella allarga le braccia: «Questo è un paese di vecchi». Semestene, comune del Meilogu a mezzora di macchina da Sassari, 165 abitanti, 188 elettori (contando i 38 emigrati che votano dal Belgio, dalla Francia, Germania e Australia) e un’età media di 57 anni, la più alta in Sardegna. Qui non c’è la banca, l’ufficio postale apre un giorno sì e uno no, come la farmacia e l’ambulatorio del medico di base. C’è un solo negozio di alimentari, un bar, un’unica messa la domenica esclusi funerali e trigesimi. Il prete, padre Quintino, arriva apposta da Pozzomaggiore. A parte il cartello turistico scolorito all’ingresso, il centro è curato, con le vie lastricate, le antiche palazzine che evocano le ricchezze trascorse di un florido paese agricolo, le belle casette ristrutturate col cartello Vendesi sul portone. «E qualcuno le compra, sì. Toscani, specialmente. Pensionati che poi vengono a stare qui d’estate o durante le feste». Mauro Fara, 54 anni, da 34 presidia l’ufficio anagrafe del Comune al piano terra dello stabile che si affaccia sulla piazzetta, a fianco alla parrocchiale di San Giorgio. È lui l’uomo dei numeri, colui che tiene i registri della storia di questo comune mignon che marcia verso la desertificazione. «Il guaio è che qui sono tutti vecchi, tutti emigrati e non ci sono neonati. Pensi che nel 1966 i residenti erano 670, nel ’71 eravamo già 429; 350 nell’81 e 227 nel 2001. Una catastrofe. Sicché non mi meravigliano affatto le previsioni sul nostro futuro. Cos’altro poteva accadere, d’altronde, dopo la decadenza dell’agricoltura che era il pilastro dell’economia di Semestene? Dei 1300 ettari che venivano coltivati, oggi soltanto 50 sono produttivi. Il resto è il nulla». Quelli della sua leva hanno fatto in tempo a frequentare le scuole dell’obbligo in paese; tutti gli altri sono dovuti salire sul bus per Bonorva. «Le Medie sono state chiuse nel ’75, poi è toccato a Elementari e Materne». Partenza alle 8 del mattino, cinque minuti per arrivare a destinazione. «Quanti sono i piccoli pendolari? Due delle elementari, nessuno delle Medie». Poi ci sono i ragazzi che frequentano lo Scientifico a Pozzomaggiore, otto minuti da qui. Uno è il figlio di Mauro (si chiama Giovanni Antonio, ha 18 anni ed è l’unico della sua leva), l’altro è Marco Muroni, 16 anni.
«Mio figlio», dice Angela Paddeu, 39 anni, che ieri mattina faceva la spesa nell’unico negozio-edicola-tabaccheria del paese, un locale con la porta di ferro e gli scaffali in legno. «Com’è crescere i figli in un paese così piccolo? Senta, io di ragazzi ne ho due, l’altra frequenta l’Università a Cagliari, e credo che, quanto a opportunità, non ci sia differenza rispetto alla vita in città. Ho la macchina, si va ovunque in pochi minuti: al cinema, a scuola, a vedere una mostra». E poi d’estate c’è pure la piscina, un impianto comunale al coperto frequentato anche da chi vive nei centri vicini.
«Non so se Semestene scomparirà tra dieci o quindici anni, ma può darsi che non ci sarò più io», ride Giancarlo Drago, 75 anni, genovese che arrivò qui per amore di Angelina, la moglie che oggi non c’è più. Da tre decenni sta dietro al banco del negozio che ha rilevato da Maria Antonia Cossu e serve i clienti per il momento sopravvissuti non tanto alla crisi quanto allo spopolamento. «Ho due figlie, una abita qui perché ha sposato un pastore; l’altra - ironizza - è andata via perché ha capito tutto». Anche Riccardo Ledda, 52 anni, titolare dell’unico bar osserva il mondo dalla sua postazione. «Nel ’90 - racconta - vendevo 15 casse di birra al giorno, oggi una soltanto. Va così. E meno male che non ho figli». Questo è un paese di vecchi, ripete Antonella Lisai, la mamma delle gemelline. Sposata con Giuseppe Vacca, 42 anni, camionista di Pozzomaggiore, lavora nel paese vicino come contabile nello studio di un commercialista. «Se farò crescere le mie bambine qui? Non credo. Non c’è alcun servizio per i piccoli, nemmeno una ludoteca estiva considerato che gli emigrati tornano con le famiglie e il paese si rianima». Accanto a lei, nel soggiorno pieno di giocattoli, la mamma Rina Saba, 74 anni, e la zia Maria Antonia Cossu, 75, le ultime commercianti di Semestene. «Il brutto - dicono - è che i giovani vanno via. Ma noi vecchi, dai, qui non stiamo male».



4 - L’Unione Sarda / Provincia di Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
SELARGIUS
Film studentesco sull’antisemitismo

SELARGIUS Oggi il cortometraggio sulla Shoah “Non ti Voltare” realizzato dai ragazzi delle elementari di Su Planu farà tappa all’università di Cagliari su invito della professoressa Clara Ligas. Sarà proiettato alle 9,15 nella facoltà di Scienze della formazione (aula degli specchi, corpo aggiunto) in occasione della "Giornata della Memoria 2014". Il filmato è stato realizzato l’anno scorso dagli alunni delle classi 5A e 5B della scuola primaria di Su Planu diretta da Francesco Depau e si è classificato primo in Sardegna nel concorso ministeriale “I giovani ricordano la Shoah”. Il lavoro è liberamente tratto dall’autobiografia di Emanuele Pacifici un ebreo che affrontò il tragico periodo delle leggi razziali e della persecuzione antisemita. (se. atz.)
 
 
 
5 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 53 - Edizione CA)
Lunedì alla Mem un forum organizzato da Lamas
La catena spezzata della conoscenza, sfida per la politica

La Sardegna soffre l’alta dispersione scolastica. «Questo il sintomo, qual è la malattia? Si è interrotta una trasmissibilità intergenerazionale con l’entrata in crisi dei luoghi dove la trasmissione dei saperi e delle competenze era un dato consolidato». Un tempo era la comunità educante, precisa Maria Antonietta Mongiu, presidente dell’associazione Lamas che lunedì, alla Mem di Cagliari, organizza “Sardegna: Terra della conoscenza e della comunità educante”. Nella Mediateca di via Mameli, dalle 9.30 alle 20, si ritrovano dirigenti scolastici, docenti universitari, ricercatori, sindacalisti, giornalisti, filosofi, artisti e alcuni dei candidati alla presidenza delle Regione (hanno assicurato la presenza Michela Murgia, Francesco Pigliaru e Mauro Pili). Anna Maria Sanna coordina il primo tavolo sugli obiettivi degli ordinamenti scolastici e formativi, su cui si confrontano Anna Maria Maullu dell’associazione Presidi della Sardegna, Giuseppe Martinez, presidente Confao (Consorzio nazionale per la formazione l’aggiornamento e l’orientamento), Ottavio Marcia dell’Ufficio scolastico regionale, Rafaele Franzese, presidente della Fondazione Its di Macomer e il presidente dello Ial Cisl Sardegna Mario Medde.
«Affrontiamo un tema che è nazionale, regionale ed europeo», continua Maria Antonietta Mongiu, sottolineando il passo indietro dell’Isola nelle valutazioni Ocse-Pisa, l’indagine che valuta il livello di istruzione degli adolescenti dei principali paesi industrializzati. Proprio sui sistemi di valutazione Mongiu interviene, assieme a Silvano Tagliagambe dell’associazione Terra di pace e di solidarietà, nel successivo momento coordinato da Giulia Clarkson.
Ettore Cannavera della Comunità La Collina e la direttrice della Biblioteca comunale di Cagliari Dolores Melis sono tra i nomi della tavola rotonda dedicata alla formazione della persona nella società odierna (introdotta da Felice Nuvoli e coordinata da Gian Franca Fois). In conclusione di mattinata le domande alla candidata Michela Murgia, coordinate dai giornalisti Roberta Celot e Umberto Cocco. «Ma chiunque può porre domande secche».
Alle 15 si riprende per discutere di formazione scientifica con gli accademici Giuseppe Pulina, Franco Meloni (che coordina), Pietro Luciano, Francesco Cucca, Luciano Burderi, Gaetano Di Chiara e la dirigente dell’Agrario Duca degli Abruzzi di Elmas, Gabriella Epicureo. Pietro Ciarlo interviene nella tavola su Formazione amministrativa giuridica economica coordinata da Nicolò Migheli e a cui partecipano Angela Testone, Italo Meloni, Vittorio Pelligra, Gianni Loy e Maria Giovanna Piano. L’approfondimento di formazione umanistica coordinato da Franco Masala chiama, dall’università, Giulio Paulis, Bibo Cecchini, Maria Del Zompo e Benedetto Meloni oltre al linguista Ugo Cardinale, all’attrice Tiziana Troja e alla programmista Rai Serena Schiffini. Alle 18.30 tocca ai giornalisti Vito Biolchini e Romano Cannas coordinare i quesiti per i candidati Francesco Pigliaru e Mauro Pili. «Con l’iniziativa vogliamo organizzare opinione pubblica positiva, cioè un pensiero per risolvere le cose senza pietrificarsi nell’antagonismo. E chiedere agli attori dei processi e ai candidati: siamo in grado di stringere un patto formativo?».
Manuela Vacca




LA NUOVA SARDEGNA 

6 - La Nuova Sardegna / Pagina 27 - Sassari
TRAMARIGLIO 
Incontro: nuove opportunità per il settore agroalimentare 
ALGHERO Oggi alle 14, Porto Conte Ricerche e Sardegna Ricerche organizzano a Tramariglio la giornata del “Cluster tecnologico nazionale Agrifood Clan: nuove opportunitù per innovare e internazionalizzare il settore agroalimentare”. Apriranno i lavori il presidente di Sardegna Ricerche Paola Corona e i rettori di Sassari e Cagliari Attilio Mastino e Giovanni Melis. Seguiranno numerosi altri interventi e in chiusura dell’incontro è prevista una tavola rotonda alla quale prenderanno parte personalità appartenenti alle associazioni imprenditoriali della Sardegna. Si parlerà delle esperienze e delle concrete prospettive delle imprese che operano nel settore agroalimentare.


7 - La Nuova Sardegna / Pagina 20 - Oristano
Agris finanzia l’Università: Tecnologie viticole è salvo
di Simonetta Selloni
ORISTANO Arriva dall’Agris, l’ente di ricerca e sperimentazione dell’assessorato regionale all’Agricoltura, il salvagente per il corso di laurea in Tecnologie viticole, enologiche e alimentari del Consorzio Uno, che rischiava di essere trasferito a Nuoro o a Sassari per la mancanza di fondi con i quali pagare i ricercatori. L’Agris ieri sera ha formalmente comunicato al Consorzio Uno che sosterrà con 130mila euro il Consorzio, con il quale promuoverà assieme all’Università oristanese la ricerca sui vitigni tipici della Sardegna e sui prodotti caseari ovini e caprini, secondo un protocollo di lavoro in partnership con il corso di laurea della sede di Oristano. Tradotto, Agris diventa a tutti gli effetti partner dell’ateneo oristanese, sul quale pendeva l’ultimatum del preside della facoltà di Agraria di Sassari, Giuseppe Pulina. L’altro ieri il Consiglio di laurea si era riunito, e constatata la mancanza della copertura finanziaria che avrebbe dovuto garantire i due ricercatori per l’annualità 2014-2015, aveva indicato la data del 28 gennaio quale termine ultime per trovare i fondi indispensabili per pagare due ricercatori. All’appello, mancavano le risorse per uno di loro. Una situazione complessa, generata soprattutto dal taglio dei fondi trasferiti a Oristano dal Fondo unico regionale. Poco più di due milioni 161mila euro, al netto di almeno 350mila euro che sarebbero serviti per la quadratura del cerchio. Cioè per garantire sonni tranquilli a una Università che da anni si impone come una delle realtà d’eccellenza nel mondo accademico isolano e non solo. E dove il corso di Tecnologie viticole e alimentari è strettamente legato ad un territorio vocato all’agricoltura. Soddisfatta la presidente del Consorzio Uno, Pupa Tarantini, letteralmente costretta a svolgere una «intensissima attività di ricerca di risorse finanziarie ulteriori coinvolgendo enti e istituzioni del territorio oristanese e dell’intero territorio regionale, oltre che i rappresentanti di questo territorio nell’amministrazione regionale. A seguito di tale azione, nel generale consenso espresso da più parti, soltanto con Agris Sardegna, l’Agenzia regionale di ricerca in agricoltura, grazie al decisivo interessamento dell’assessore Regionale all’Agricoltura Oscar Cherchi, è stato possibile condividere un programma di ricerca comune nel settore dell’agroalimentare e della vitivinicoltura, con il coinvolgimento dei ricercatori e dei docenti del Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari». A tirare un sospiro di sollievo gli studenti, sui quali pendeva il rischio di un trasferimento, ma soprattutto il territorio, che ha corso il serissimo rischio di aggiungere, alla grave desertificazione economica, quella culturale. Che altro non è che la madre di tutte le desertificazioni.

 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 5 - Sardegna
TRENTUNO PAESI IN VIA D’ESTINZIONE 
Zero nascite e servizi inesistenti, a rischio soprattutto i centri in montagna e collina. Semestene sparirà entro 10 anni 
di Stefano Ambu
CAGLIARI Qualche amministratore è rimasto stupito: macché spopolamento. Quasi a voler scacciare il (paese) fantasma. Ma i parroci hanno in testa numeri e proporzioni sui funerali e sui battesimi: vincono, nettamente, i primi. Ma lo sa anche la farmacista di un piccolo comune della Barbagia di Seulo: «Il reparto bambini è semivuoto. Abbiamo solo farmaci per adulti». Sono alcune delle testimonianze raccolte nello studio “Comuni in estinzione”, effettuato dal Centro regionale di programmazione, condotto in collaborazione con l’Università di Cagliari, e presentato ieri al Terminal Crociere. Al di là delle impressioni e dei ricordi emerge un quadro abbastanza netto: 31 comuni sardi rischiano di diventare nel giro di qualche decenni paesi fantasma, senza vita e senza popolazione. Il conto degli anni che rimangono prima che in strada o in piazza non ci sia più nessuno lo hanno fatto gli studiosi con tanto di proiezioni e algoritmi. Semestene, in provincia di Sassari, rischia di sparire entro un decennio (tra il 2023-2025), Monteleone Rocca Doria – ancora nel Sassarese – entro cinque lustri (2029-2031). La ripartizione geografica: quattro paesi a rischio nella provincia di Cagliari (Armungia, Ballao, Esterzili, Seulo), uno in Ogliastra (Ussassai) e Olbia-Tempio (Bortigiadas), dieci a Sassari (Anela, Borutta, Cheremule, Giave, Mara, Martis, Monteleone, Nughedu San Nicolò, Padria e Semestene) e quindici a Oristano, capitale del rischio deserto (Aidomaggiore, Ardauli, Asuni, Baradili, Montresta, Morgongiori, Nughedu Santa Vittoria, Ruinas, Simala, Sini, Soddì, Sorradile, Ula Tirso, Villa Sant’Antonio, Villa Verde). Tratti simili: tutti con pochi abitanti, dai 90 ai quasi mille. E tutti (a eccezione di Montresta) nelle zone interne in collina o in montagna. Proiezioni e non previsioni, sottolineano gli autori della ricerca. Perché i criteri sono scientifici: si guarda al futuro leggendo il passato. Una delle caratteristiche, ad esempio, dei paesi nell’elenco è che tra il 1951 e il 2011 si è registrato un decremento di popolazione del quaranta per cento. Si può cambiare ciò che accadrà? La "speranza" è in un neretto ben evidenziato nello studio: "Non essendo una previsione, può verificarsi ove nel corso del tempo non si presentino o non vengano posti in essere fatti, azioni, interventi, comportamenti, sia in ambito locale che provenienti dall’esterno, tali da poter invertire le tendenze riscontrate sulla base delle conoscenze attuali". Ci sono i paesi a rischio scomparsa, ma anche altri 46 che non se la passano molto bene: sono indicati nello studio come "in condizione di attuale e prevedibile malessere demografico". Tra questi anche Ales, patria di Antonio Gramsci. Una presenza che fa il paio con la Armungia di Emilio Lussu. In generale non si può dire che i servizi essenziali siano assenti. Sono presenti in quasi tutti i centri abitati l’ufficio postale (77 presenze) e la farmacia (75 presenze). Seguono la banca (61 presenze), il commissariato (49 presenze) e le scuole elementari (49 presenze). I servizi con minore diffusione sono la scuola media (39 presenze), la guardia medica (26 presenze) e la scuola superiore (8 presenze). Solo due comuni non possiedono alcuno dei servizi di base, secondo il report: Baradili (il Comune più piccolo della Sardegna) e Soddì. All’inverso, in sette comuni i sono presenti tutti i servizi considerati. Un patrimonio che non si vuole perdere, ha fatto capire la Regione: il riscatto, è stato spiegato, può passare attraverso gli schemi di elaborazione del prossimo Por, Programma operativo regionale 2014-2020 concordato con la Commissione Europea.


QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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