Giovedì 23 gennaio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
23 gennaio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 16 - Edizione CA)
I CONSIGLI AI GIOVANI UNIVERSITARI
A lezione di impresa: più del capitale conta una buona idea
 
A lezione d'impresa per scoprire i segreti di chi oggi guida un'azienda del settore agroalimentare. Con un primo consiglio: le intuizioni valide possono essere l'asso nella manica per chi vuole investire. Perché in assenza di un capitale, «le banche aiutano chi ha buone idee». Ne è convinto Vito Gulli, 62 anni, presidente e amministratore delegato di Asdomar - Generale Conserve Spa, nel settore ittico dal 1983. Ha raccontato la sua testimonianza a Cagliari, agli studenti della facoltà di Economia e Commercio, durante l'incontro “Fare impresa nell'agroalimentare”, promosso dall'Università e da Confindustria Sardegna Meridionale. Nella sua azienda lavorano 300 dipendenti. Oltre alla sede di Genova, c'è lo stabilimento in Portogallo e quello di Olbia, dove viene lavorato il tonno. La sua azienda «nel 2013 ha fatturato circa 183 milioni di euro, con un incremento di quasi il 25% rispetto al 2012».
Per restare sul mercato ci vogliono due requisiti: qualità e rispetto. Ai giovani che vogliono diventare imprenditori, partendo da zero, consiglia di non demordere e ricorda che «rischiare vuol dire investire per guadagnare nel tempo. La speculazione», sottolinea «è nemica di una situazione favorevole. Un imprenditore non deve mai dimenticarsi che la sua prima valenza è dare lavoro. Solo dando lavoro si crea una catena nel potere d'acquisto e nuova occupazione».
Alla testimonianza di Gulli, è seguita quella di Alberto Cellino, 47 anni, presidente Stipar Spa, azienda agroalimentare del gruppo Cellino. Fratello minore del presidente del Cagliari, Alberto Cellino ha iniziato a lavorare nell'azienda, creata dal padre Ercole, quand'era ragazzino. «Portavo i sacchi di farina sul nastro trasportatore per caricarli sui camion. Con agli autisti» spiega «andavo poi a scaricarli».
Per avviare un'impresa si deve «credere in ciò che si vuole fare, mettersi come traguardo obiettivi raggiungibili e dedicare tempo».
Se non si possiede un capitale e la famiglia non può dare un aiuto economico «si deve provare a capire se, attraverso il sistema bancario o le istituzioni, ci possano essere opportunità. Oppure ci si può rivolgere direttamente a un imprenditore presente nel territorio che possa credere in quel progetto». L'azienda di Cellino produce «780mila quintali di pasta, con una quantità pari al 35% di grano sardo. I 420 dipendenti sono tutti sardi. Il mulino», chiarisce Cellino «macina circa 9.800 quintali di grano al giorno». Fatturato annuale? «Preferisco non dirlo. Siamo tra i primi dieci pastifici in Italia, il terzo mulino italiano». Gli spiragli per chi vuole creare un'impresa esistono. Basta avere idee valide e volontà per concretizzarle.
Eleonora Bullegas
 
 
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
La legge prevede un contratto specifico anche per gli studenti
CANONE LIBERO O CONCORDATO: ECCO LE TIPOLOGIE

Affitto a canone libero o concordato. Sono differenti le tipologie di contratto di affitto previste dalla legge, ma purtroppo non tutti ne sono consapevoli. Basta andare su internet, nei tanti siti internet dedicati al tema, per leggere come si fa, e agire secondo le regole.
Nel caso del canone libero, per esempio, la durata è 4 anni + altri 4 di rinnovo automatico (tranne in situazioni particolari), mentre il canone è stabilito nella contrattazione tra le parti.
In pratica proprietario e inquilino decidono liberamente l'ammontare del canone e le altre condizioni della locazione con l'obbligo di rispettare la durata minima di 4 anni (più 4 di rinnovo), salvo casi particolari tassativamente previsti (per esempio subentro del proprietario, vendita o integrale ristrutturazione dell'immobile).
Per quello che riguarda l'affitto a canone concordato, la situazione cambia: c'è infatti l'ordinario, che prevede 3 anni + 2 di rinnovo automatico (o + 3, previa intesa), quello per studenti universitari, che prevede da 6 mesi a 3 anni + rinnovo automatico dello stesso periodo alla prima scadenza (salvo disdetta), e il tipo transitorio, cioè da 1 a 18 mesi non rinnovabile.
Nei primi due casi il tetto massimo della mensilità è stabilito in accordi territoriali, nella terza situazione il tetto massimo è determinato sempre da intese sul territorio, o al massimo da modificare fino al 20% superiore al canone “concordato”.
Ovviamente in questo tipo di contratto il canone è inferiore ai correnti prezzi di mercato, ma lo scopo di tenere basso il canone è quello di venire incontro alle esigenze di chi vuole prendere in locazione un immobile. (p.c.c.)
 
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
La protesta su facebook ma Cgil, Cisl e Uil difendono il Policlinico
MARCIA SUL SAN GIOVANNI
Annunciate manifestazioni contro il trasferimento

Marceranno sul San Giovanni di Dio. Pacificamente, per chiederne la salvezza. «Ma anche e soprattutto per pretendere chiarezza, da sempre mancata, sul futuro dell'ospedale Civile cagliaritano». Stefano Porceddu, leader di quel movimento vivace e battagliero che su facebook ha fatto rimbalzare, per mesi, la protesta contro il piano di trasferimento verso il Policlinico di Monserrato, annuncia la mobilitazione. Via da internet, si torna dunque in strada? Dalla piazza riparte la marcia. «Non siamo pochi, siamo tanti. E ci faremo sentire».
LA COMUNICAZIONE Sfruttando il tam tam della Rete il “Gruppo facebook No alla chiusura del San Giovanni” radunerà i manifestanti in piazza Yenne per poi scalare via Santa Margherita fino al Civile. E sarà occupazione. «Pacifica, simbolica. Forse allora ci ascolteranno, forse così si confronteranno con le persone che chiedono solo risposte, certezze. Legittima chiarezza sul futuro di questo importante presidio sanitario che funziona da oltre centocinquant'anni e che si vuole cancellare in nome di una razionalizzazione dei servizi».
Un vocabolo - cancellare - che non piace all'assessorato della Sanità: proprio ieri ha ribadito l'assoluta volontà della Regione di dare continuità al San Giovanni portando, in sede di conferenza dei servizi con l'Amministrazione comunale, l'azienda ospedaliero-universitaria e l'Università, l'idea-progetto di insediare nel caseggiato il poliambulatorio cittadino.
LE PROPOSTE Per Giuseppe Orrù, funzione pubblica-Cgil, la protesta contro il trasferimento delle cliniche e dei reparti e l'annuncio di manifestazioni è davvero esagerata. «Ma davvero si può ancora pensare che il vecchio caseggiato del San Giovanni possa ospitare un ospedale moderno e sicuro? La cartina di tornasole per dimostrare la bontà del piano sono i reparti di Ostetricia e Ginecologia, lo è il reparto di maternità. Ebbene, lo si visiti, così ci si renderà conto di ciò che lasciamo e ciò che noi, come utenti della salute, abbiamo guadagnato». Per Orrù, «la Cgil non può che essere favorevole a una struttura efficiente non soltanto dal punto di vista medico-assistenziale ma anche logistico. Come si può ancora insistere sul Civile che ha dimostrato tutte le sue carenze? Non ci si dimentichi che dopo l'ultima ristrutturazione del 1994, costata oltre tre miliardi di lire e che avrebbe dovuto risolvere vecchie emergenze, i problemi strutturali sono tornati a galla». E sono ancora presenti. Ci vuol poco a scoprirli. Muri scrostati, pareti che trasudano umidità. Correnti d'aria. Prese di corrente ad alto rischio.
LE PAURE «Cagliari, a differenza di quanto si sostiene - dice ancora Giuseppe Orrù - si sta muovendo come molte altre città, dove gli ospedali si stanno spostando verso la periferia: sarà possibile non soltanto muoversi senza i condizionamenti del traffico ma anche sfruttare spazi adeguati per i servizi di supporto come l'elisoccorso. E poi non è vero che il problema grosso sono i trasporti. Certo, per il Policlino l'attuale sistema di trasferimento, ancora monco, va completato, ma non si parli di difficoltà. Semmai i problemi sono proprio al San Giovanni».
Pietro Lutzu in questo ospedale ha trascorso trentacinque anni di vita, dividendosi professionalmente tra la Clinica chirurgica e la Clinica ostretrica: è uno dei dipendenti del Civile che adesso lavora al Policlinico. Sindacalista della segreteria territoriale della Uil, ricorda le battaglie contro il piano di smantellamento quando già si intravedeva il progetto di costruzione, a Monserrato, del Policlinico. «È vero, il San Giovanni è obsoleto. È anche vero che era giusto, sacrosanto dare a Cagliari strutture moderne e all'avanguardia. Ma rinunciare al Civile è sbagliato, assolutamente deleterio per Cagliari, per l'hinterland, per la Sardegna. Non ci sono progetti certi, sulla carta, che delineino il futuro di quest'ospedale. Non vorremmo che il San Giovanni facesse la fine del Marino. Un monumento-vergogna, il simbolo dell'abbandono». Il sindacalista della Uil ricorda la funzione importantissima di questo nosocomio nato nel cuore della città vecchia. «Ci si sta dimenticando della prevenzione, di quanto il San Giovanni sia un punto di riferimento di una fetta consistente di Cagliari. Già la crisi economica sta costringendo molte persone, spesso gli anziani, a non curarsi. Se l'ospedale chiude, il fenomeno potrebbe accentuarsi. Per questo come Uil ribadiamo con forza la necessità che la Regione e l'azienda universitario-ospedaliera decidano subito, ora, quale sarà la destinazione del San Giovanni. Un poliambulatorio? Ecco, si lavori per questo, si gettino le basi del progetto e si accelerino i tempi, o per lo meno si diano certezze».
LA RICHIESTA Torna, con insistenza, la voglia di certezze. Di progetti sicuri coi quali fare i conti, confrontarsi. L'idea di un polo sanitario degli ambulatori specialistici annunciata dalla Regione, ma che ancora non gode dell'ufficialità, piace anche ai difensori del San Giovanni a oltranza. «La non chiusura del San Giovanni - dice Lutzu - serve anche per giustificare i tanti soldi spesi, i milioni investiti per mantenere in vita il Civile. Con i poliambulatori, però, resti anche il pronto soccorso».
Fermamente convinta della scelta di trasferire a Monserrato le strutture dell'ospedale cagliaritano di Stampace è la segreteria territoriale della Cisl: «I nuovi spazi - ricorda Gianni Sainas - sono ben più efficienti sia per chi lavora, sia per i pazienti. Negarlo sarebbe sbagliato. Esistono da parte nostra, però, preoccupazioni. Il Blocco Q del Policlinico è in grado di assorbire tutte le strutture? Sappiamo che sarà un'operazione inevitabilmente lenta e che potrebbero esserci disagi nei trasferimenti, ci auguriamo che si svolga tutto con intelligenza e attenzione. Penso a Medicina 1 e Medicina 2. Ebbene, verrà a galla il problema della dirigenza, bisognerà ricollocare le professionalità. Noi siamo pronti a confrontarci con l'azienda e la Regione sul Policlinico e sul San Giovanni, che oggi ha gravi carenze e negatività anche sul piano della sicurezza ma che dovrà diventare il centro per i piccoli ambulatori, il centro prelievi e i servizi amministrativi».
Insomma, al monumento di Gaetano Cima dove eccellenti professionalità si sono formate negli anni, Cagliari non vuole rinunciare. «Non si dimentichi che da quest'ospedale, dalle costole del San Giovanni sono nati negli anni Ottanta il Brotzu e più recentemente il Policlinico di Monserrato.
LA MOBILITAZIONE Resta l'attesa. Il popolo del San Giovanni, finito su facebook, rilancia la proposta di un'azione di lotta. Appuntamento in piazza Yenne. Quando ancora non si sa, ma dal movimento assicurano tempi certi. Prima delle elezioni, per chiedere a chi ha governato perché il confronto è mancato.
Andrea Piras
 
L'annuncio dell'assessore regionale alla Sanità
SIMONA DE FRANCISCI «IL CIVILE NON CHIUDERÀ»
Una conferenza di servizi per salvare l'ospedale

«L'ospedale San Giovanni di Dio non sarà abbandonato e conserverà la sua vocazione sanitaria. Presto sarà convocata una conferenza di servizi tra tutti i soggetti che hanno competenza per discutere sul futuro dello storico presidio sanitario del capoluogo sardo».
L'assessore della Sanità, Simona De Francisci conferma l'intenzione della Regione di trasformare il polo realizzato dall'architetto Gaetano Cima nel 1844 in un centro geriatrico e in una Casa della salute, nell'ambito della territorializzazione dei servizi sanitari portata avanti in questi anni dalla Giunta regionale. «Convocheremo una conferenza con l'Università, l'azienda ospedaliero-universitaria e il Comune per discutere insieme i progetti per un'adeguata valorizzazione. Noi rilanceremo l'idea di un centro di specializzazione geriatrica, considerato anche il tipo di utenza della zona. In più, pensiamo di farlo diventare il poliambulatorio di Cagliari».
De Francisci risponde così alle perplessità avanzate da alcuni cittadini, preoccupati per il trasferimento dei reparti al Policlinico. «Capisco i timori ma dopo oltre 150 anni l'ospedale Civile non è più in grado di garantire standard di sicurezza adeguati, né per i pazienti né per chi ci lavora». L'assessore ricorda «che nel centro di Cagliari opera il Santissima Trinità che assieme alla Asl 8 stiamo potenziando e in questi anni abbiamo riqualificato. Il capoluogo continuerà ad avere i servizi, dal pronto soccorso alla Geriatria». (a.pi.)
 
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
In ricordo di Giovanni Lilliu
Questa sera alle 17,30, nella sala convegni dell'Hostel Marina, incontro sul tema “Il fallimento del regionalismo: Giovanni Lilliu tra archeologia e politica”. Attilio Mastino, Rettore dell'Università di Sassari, ricorda l'insigne archeologo ed accademico dei Lincei.
 
 
 
5 - L’Unione Sarda / Oristano e Provincia (Pagina 36 - Edizione CA)
ORISTANO. Ad oggi si sono laureati 88 studenti, il 60% ha trovato lavoro L'UNIVERSITÀ PERDE PEZZI
A rischio chiusura il corso di enologia e viticoltura

ORISTANO Si rischia di dire addio al corso di laurea in Tecnologie alimentari, viticoltura ed enologia: dal dipartimento di Agraria sono pronti a trasferire il corso a Nuoro o a Sassari.
Se non saranno riconfermati alcuni ricercatori e non ci sarà un cambiamento di rotta da parte del Consorzio Uno, il futuro del corso è già scritto. Ed è un vero terremoto nel mondo accademico oristanese che da settimane si affanna tra l'ipotesi di tagli al personale e le polemiche sui rimborsi ai docenti.
LA SCELTA Il consiglio di facoltà si è riunito ieri mattina e il verdetto è stato fin troppo chiaro. «Abbiamo proposto lo spostamento del corso di laurea in un'altra sede» spiega il direttore del dipartimento di Agraria, Giuseppe Pulina.
Una decisione che arriva dopo «il passo indietro del Cda che prima aveva dato garanzie sulla conferma di due ricercatori, poi si è rimangiato quella delibera». Una situazione che crea notevoli difficoltà per la prosecuzione del corso in città. «Non ci sono più le condizioni - ribadisce - non possiamo pagare noi i ricercatori o addirittura rimetterci di tasca».
Il corso. Tecnologie alimentari, viticoltura ed enologia è uno dei corsi più frequentati non solo da studenti appena diplomati, ma anche da titolari di aziende viticole che intendono specializzarsi. Numero chiuso, conta circa 200 studenti.
I LAUREATI Dal 2000-2001 si sono laureati 88 studenti, il 60 per cento ha trovato subito lavoro. Una risorsa importante per il territorio, ma che adesso rischia di essere portata via. «Se entro pochi giorni non ci saranno le convenzioni firmate - sottolinea Giuseppe Pulina - e non si concretizzano certe condizioni per restare a Oristano, noi facciamo i bagagli». La proposta il 28 gennaio sarà valutata anche dal consiglio di Dipartimento, mentre la presidente del Consorzio Uno, Pupa Tarantini sta facendo il possibile per evitare questa perdita.
LA POLEMICA La scelta dello spostamento del corso arriva infine sulla scia delle polemiche sui rimborsi ai docenti dopo che il segretario generale del Comune aveva sollevato dubbi sulla legittimità di quelle spese. «I docenti ricevono i rimborsi per la trasferta dalla loro residenza alla sede dei corsi - spiega Giuseppe Pulina - danno la disponibilità, rischiano vita e automobili su quella vergogna nazionale che è la Statale 131 e i rimborsi sono inferiori alle spese sostenute e a quelli previsti per i docenti universitari».
Il direttore del Dipartimento rimarca che «il Comune non paga da anni la quota consortile e non mette a disposizione gratuitamente alcuni locali per l'attività didattica - va avanti - Siamo anche a Nuoro e a Olbia, ma i politici locali non sono così sgradevoli: vi è la massima collaborazione (come con il Consorzio Uno) e la consapevolezza del disagio provocato dalla distanza».
Valeria Pinna
 




LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 19 - Ed_Oristano
Università, a rischio Tecnologie viticole
CONSORZIO UNO»PERICOLO RIDIMENSIONAMENTO
Il corso dell’ateneo oristanese potrebbe essere trasferito a Nuoro o richiamato a Sassari: mancano i fondi per i ricercatori
di Simonetta Selloni
ORISTANO Rischia di prendere il largo da Oristano il corso di studi in Tecnologie viticole, enologiche e alimentari, laurea triennale del Consorzio Uno di Oristano. Mancano le garanzie che chiede l’Università di Sassari, dalla cui facoltà di Agraria dipende il corso di laurea. Il termine garanzia vuol dire denari: quelli che servono per rinnovare il contratto triennale ai due ricercatori, ciascuno dei quali costa 56mila 500 euro l’anno. Complessivamente, 113mila euro l’anno, 339mila per il corso, a partire dall’anno accademico 2014-2015, attualmente in fase di pianificazione nell’ateneo sassarese. Nelle casse del Consorzio ci sono risorse per pagare uno dei due ricercatori. Mancano quelle per il secondo. Da Oristano il corso potrebbe essere dirottato a Nuoro, dove ha sede il Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale. O addirittura essere richiamato a Sassari. La decisione di sottrarre uno dei corsi più longevi e frequentati dell’ateneo oristanese è in capo al Consiglio di laurea, che si è riunito ieri mattina. Il preside, Giuseppe Pulina, ha posto sul tavolo la questione dei ricercatori. Dando anche una scadenza. Se entro il 28 gennaio Oristano non dimostrerà di avere le risorse per poterli pagare entrambi, l’eventualità di perdere il corso di tecnolgie viticole, enologiche e alimentari si tradurrà in una certezza. Il corso, al 30 luglio scorso, aveva 172 iscritti e 47 matricole. Ha finora sfonato 168 laureati. Sull’altare della messa che papa Francesco ha officiato a Cagliari asettembre, era presente “Manintina”, il bianco risultato dalle prove di vinificazione degli studenti del 3° anno del corso di laurea in Tecnologie viticole, ottenuto nella cantina sperimentale dell’Agris a Villasor: uvaggio all’80 per cento di Vermentino, e al 20 per cento di Moscato. Proprio in queste ore sono in corso serrate trattative tra il Consorzio Uno e Agris, l’ente di ricerca dell’assessorato regionale all’Agricoltura. L’assessorato avrebbe trasferito delle risorse, circa 110mila euro, all’Agris. Che dovrebbe girarle al Consorzio Uno. Sarebbe la chiave di volta per uscire dall’empasse nella quale l’università oristanese si trova. Ma, ancora ieri sera, quei fondi non erano nella disponibilità del Consorzio Uno. Per capire cosa ci sia dietro tutta questa vicenda bisogna chiarire alcuni punti. Tecnicamente, tutte le università italiane, entro il 14 febbraio, devono aver completato la procedura informatica richiesta dal ministero dell’Università per perfezionare la programmazione del prossimo anno accademico. Una deadline concreta, che questa procedura “san Valentino” richiede, senza deroghe. In mancanza della quale, non si possono pianificare i corsi. Ora, il Consorzio Uno di Oristano ha ricevuto, ultima ripartizione del fondo unico regionale per le sedi decentrate, 2 milioni 161mila 106 euro: circa 350mila in meno rispetto a quanto occorrerebbe per far marciare l’Università così come è. Il taglio dei fondi ha costretto il Consorzio Uno presieduto da Pupa Tarantini a mettersi sul mercato per cercare finanziamenti. Anche perchè dai soci del Consorzio, Comune, Provincia, Camera di commercio, Associazione industriali, Ente bilaterale per il turismo, arriva poco o niente. O meglio: la Provincia fornisce la sede (il chiostro del Carmine), la Camera di commercio qualche contributo. E c’è da aggiungere una recentissima polemica sui rimborsi ai docenti, sollevata dal sindaco di Oristano Guido Tendas, che avrebbe indispettito non poco l’ateneo sassarese. Che ora potrebbe appunto decidere in una “avocazione” dei corsi. O di un trasferimento a Nuoro, sede che offirebbe garanzie. Ossia, i fondi per i ricercatori. Evidentemente, il Consorzio per gli studi nella Sardegna Centrale dispone di risorse superiori a quelle richieste per i corsi che ha in essere.



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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