UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 22 gennaio 2014

Mercoledì 22 gennaio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 gennaio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA


1 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 42 - Edizione CA)
SASSARI. Il prorettore: «Puntiamo a valorizzare i nostri progetti di ricerca»
LAVORO, CI PENSA L'ATENEO
Primo incubatore d'impresa universitario sardo
SASSARI Con quello dell'Università, inaugurato ieri, la provincia di Sassari dispone di quattro incubatori d'imprese. Gli altri tre, gestiti dal Consorzio provinciale industriale, si trovano a San Marco (Fertilia), Truncu Reale (Sassari) e Porto Torres. Ma le iniziative imprenditoriali che in queste strutture dovrebbero essere accolte e aiutate a crescere sono ancora poche. La crisi è terribile. L'unico progetto importante che cresce sulle rovine del petrolchimico è quello del polo della chimica verde che Matrìca sta realizzando a Porto Torres. Potrebbe attrarre molte nuove iniziative imprenditoriali.
REGIONE LENTA Nel frattempo sarebbe già qualcosa se la Regione fosse più sollecita, come ha chiesto al direttore generale dell'assessorato del Lavoro, Franco Salvi, il presidente del Consorzio Asi, Franco Borghetto: «L'accordo di programma per il Sassarese firmato con la Regione prevede 2 milioni per innovazione e ricerca. Sono destinati alle aziende in regola con i requisiti previsti dal bando. Non abbiamo visto un euro». L'incubatore inaugurato ieri è l'unico nato in Sardegna ad opera di un'Università grazie ad un finanziamento del Progetto Innova.re e il coinvolgimento dell'Ateneo di Cagliari e di Sardegna Ricerche. La nuova struttura dispone di 450 metri quadrati divisi in moduli e sale per riunioni e formazione professionale dotate di attrezzature informatiche. «Puntiamo a valorizzare progetti di ricerca nati all'interno dell'Ateneo ma in futuro allargheremo la società ad alcuni enti del territorio - ha detto Donatella Spano, pro rettore per la Ricerca e il trasferimento tecnologico - e coinvolgeremo anche i privati».
DALLE IDEE ALLA PRATICA Mario Mariani è uno che ce l'ha fatta. Quindici anni trascorsi fra Video on line e Tiscali poi nel 2009 la fondazione dell'incubatore “The net Value”, il primo Digital Media Nursery nato in Sardegna. Ospita due tipologie di startup: la prima è relativa alle aziende che forniscono servizi all'interno ed all'esterno dell'ecosistema dell'incubatore, la seconda comprende le imprese che hanno un'aspettativa di crescita molto importante. The Net Value ospita le prime ma investe nel capitale di rischio solo delle seconde. L'obiettivo è rivendere le quote di partecipazione alla fine del percorso. «Fino ad oggi abbiamo ospitato più di 50 imprese» ha detto Mariani.
Gibi Puggioni




2 - L’Unione Sarda / Economia (Pagina 17 - Edizione CA)
Domani a Cagliari un convegno per affrontare l'emergenza demografica
COMUNI A RISCHIO DI ESTINZIONE
Una piccola parte di Sardegna rischia l'estinzione in tempi brevi. Comuni a rischio spopolamento e possibili politiche per contrastare il fenomeno dell'emergenza demografica saranno i temi presentati, domani alle 9 nella sala convegni del terminal Crociere (in via Roma a Cagliari), nello studio “Comuni in estinzione”, realizzato dal Centro regionale di programmazione, in collaborazione con l'Università di Cagliari. Un lavoro che individua i problemi ed effettua le proiezioni statistiche sugli anni entro i quali, presumibilmente, alcune decine di comuni sardi si estingueranno in assenza di adeguati interventi.
IL CONFRONTO L'incontro vedrà confrontarsi tecnici della Regione, sindaci ed esperti del ministero dello Sviluppo economico. «Il contrasto allo spopolamento che affligge i comuni sardi in una percentuale allarmante», sottolinea l'assessore della Programmazione, Alessandra Zedda «è una delle sfide più complesse per la politica regionale, perché questo fenomeno non ha una solo causa: ne ha molte, sedimentate nel corso dei decenni scanditi dai censimenti della popolazione. Alcuni comuni sardi paiono destinati a divenire dei paesi fantasma», continua Zedda. «Una prospettiva intollerabile che ci pone di fronte a scelte decise».
Per questo, gli schemi di elaborazione del prossimo Programma operativo regionale 2014-2020, prevedono apposite sezioni dedicate agli svantaggi territoriali, inclusi quelli demografici gravi o permanenti. «È una opportunità da non perdere», sottolinea l'assessore. «La sfida è complessa perché le cause sono diverse e altrettanto ampio deve essere il ventaglio di interventi, rivolto alle iniziative economiche e alle occasioni di lavoro, ma anche alla dotazione di servizi essenziali, dai trasporti all'istruzione e alla sanità».
I COMUNI I primi due Comuni ad essere virtualmente cancellati dalla desertificazione demografica si trovano in provincia di Sassari e potrebbero essere, secondo le tendenze statistiche, Semestene, entro soli 10 anni e Monteleone Rocca Doria, in circa 15 anni. Dati di punta di un fenomeno che coinvolge altre decine di Comuni sardi, nei quali l'estinzione della popolazione, salvo nuove e possibili politiche di contrasto, è prevista nell'arco di pochi decenni.
I Comuni in difficoltà demografica interessano nell'Isola l'8,5% della popolazione e il 26,6% della superficie. Ma se a questi Comuni si aggiungono quelli in stato di salute precaria, la popolazione coinvolta sale a circa il 33% del totale regionale e il territorio implicato al 55% della superficie dell'Isola.
Lan. Ol.




3 - L’Unione Sarda / Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Il 5 settembre del 2011 la Clinica chirurgica abbandonò il centro storico
Quella mattina che segnò l'inizio della fine
Gli ultimi reparti del San Giovanni di Dio ad aver preso la strada per il Policlinico sono stati Ostetricia e Ginecologia, meno di due mesi fa: erano le otto in punto dello scorso due dicembre, quando il blocco Q veniva per la prima volta invaso da decine di donne col pancione. Prima di allora, un altro importante trasferimento nella stessa direzione ma proveniente dalla clinica pediatrica Macciotta: i reparti di Puericultura e Terapia intensiva neonatale. Il silenzio nelle strade, al passaggio delle ambulanze scortate dalle forze dell'ordine, fu quasi surreale: in ballo c'erano le vite di 36 piccoli pazienti in incubatrice.
Occorre tornare indietro a più di due anni fa, per scoprire un altro importante traguardo del Policlinico a discapito del San Giovanni. La Clinica Chirurgica (all'epoca chiamata Chirurgia B) venne trasferita il 5 settembre 2011, insieme alle attività di urgenza chirurgica cittadina.
Non è tutto, perché fra una decina di giorni il Civile verrà ulteriormente svuotato. Tra il 29 e il 30 gennaio anche Pediatria e Neuropsichiatria infantile lasceranno l'ospedale più antico di Cagliari per andare a rinforzare quello che, almeno negli intenti, si appresta a diventare il più importante polo pediatrico della Sardegna, il Microcitemico (stessa sorte spetterà, per esempio, anche a Pediatria del Brotzu).
Scivolano via così, un reparto dietro l'altro, pezzi di storia cagliaritana dal 1844 ad oggi, scampati alle bombe del '43 ma non all'usura del tempo che avrebbe, secondo gli esperti, reso a poco a poco obsoleto e non più utilizzabile l'edificio di Gaetano Cima. Ma se l'ospedale stampacino manterrà comunque un legame con la medicina, diventando fra qualche tempo un poliambulatorio, non altrettanto si potrà dire per il Macciotta. L'edificio, centro all'avanguardia per la Pediatria fin dagli esordi, nel 1938, sarà probabilmente ceduto all'Università.
M. Se.



4 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 50 - Edizione CA)
TROPPI PROBLEMI NELLA SCUOLA ITALIANA
Pedagogia: tutto inutile senza l'arte della pazienza
Andrea Maria Serra
Leggo sempre con interesse gli interventi del professor Franco Epifanio Erdas sulla didattica, l'università e la scuola. Grazie al suo ultimo articolo ho appreso del metodo “mastery learning”, così ho fatto una ricerca sul web e ho scoperto che dagli anni '60 ad oggi sono stati proposti moltissimi metodi d'insegnamento volti a personalizzarlo al singolo, di modo che tutti possano imparare secondo il proprio personale schema di apprendimento.
Si cerca insomma di adattare l'insegnamento alle peculiarità del discente e non viceversa, come ai tempi in cui si propinavano nozioni uguali per tutti da mandare a memoria e se la materia non piaceva si prendeva un votaccio e fine della storia.
Sembra quasi che oggi non ci sia più nulla da scoprire in ambito di didattica. Quando ero bambino le maestre elementari avevano solo il diploma magistrale e sapevano insegnare ma pure tenere a bada gli allievi più vivaci, ora invece quasi tutti i docenti (delle scuole che vanno dall'asilo nido alla primaria) hanno la laurea, ma stranamente i bimbi, a sentire gli insegnanti durante i colloqui, sono quasi tutti ipercinetici, affetti da sindrome ADHD, deficit cognitivi o dislessici e tornano a casa raccontando ai genitori di botte, prese in giro o di essere isolati dal gruppo di amichetti dagli stessi maestri. Ci manca solo che tornino a casa con la prescrizione per il Ritalin, come va di moda negli U.S.A!
Pedagogia, scienze della formazione, master per insegnanti di sostegno. Pare che i bambini siano in ottime mani. Purtroppo da quello che vedo e sento in giro e dalle coppie di amici, la situazione è tutt'altro che rosea: ho ascoltato storie allucinanti di insegnanti che “entrano in dinamica” con bambini di 5 anni. E non parlo di sberle (che vanno sempre male) ma di bimbi intelligentissimi e svegli che vengono etichettati come autistici con diagnosi che dovrebbero essere eventualmente fatte da uno specialista neurologo e non da chi dovrebbe preoccuparsi di insegnare a parlare e far di conto. Mi riferisco a bimbi di 6 anni torturati con compiti a casa, assegnati per punizione, costretti a rimanere svegli con la mamma fino alle ore 22:00 per terminare noiosissimi esercizi, fino a che arrivano a dire «mamma io a scuola non ci voglio andare mai più».
Parlo anche di maestri e maestre che non conoscono l'arte della pazienza. Esempi? Quattro pagine da riempire con la lettera “D” in stampatello e in corsivo, da fare a casa per punizione. Ma che metodi sono? Siamo tornati indietro di cinquant'anni? Questi sistemi non fanno imparare la materia, la fanno solo odiare. Come può un vivace, intelligente, trascinatore di folle pargoletto, che era il leader della scuola ai tempi delle materna, adorato da compagni e maestre, diventare improvvisamente lo scemo della classe in prima elementare e finire isolato da tutti?
Se fossi insegnante me lo chiederei e avrei seri dubbi sulla mia capacità di fare il mio lavoro con competenza. Tutti questi studi sulla didattica a cosa servono allora se tanti docenti non sanno fare il loro mestiere o se non ne hanno proprio voglia?
Davvero non capisco cosa stia succedendo alla scuola italiana. Parlo di giovani maestrine che dall'alto delle loro lauree in Pedagogia, Lettere o Matematica non sanno da che parte vada preso un bimbo di pochi anni, per il quale - teniamolo bene a mente - la maestra è una figura sostitutiva della mamma. Ci vuole delicatezza!
Ora chiedo al professor Erdas e a chi mi legge: a cosa serve studiare tanta teoria quando poi non si ha affinità coi bambini o proprio non li si sopporta? Non è obbligatorio fare il maestro o il professore. Alle scuole superiori i ragazzi hanno già gli anticorpi per difendersi da professori stupidi, irascibili e incompetenti, ma i bambini dai due ai dieci anni, rendiamocene conto, possono essere seriamente traumatizzati da comportamenti inadeguati.

 

 




LA NUOVA SARDEGNA

La Nuova Sardegna / Ediz. Naz.le - Pagina 19
Laboratorio per coltivare le idee d’impresa
di Gabriella Grimaldi
SASSARI In via Rockefeller è nato un laboratorio dove le idee si moltiplicheranno in provetta e poi, una volta giunte a maturazione, saranno pronte a spiccare il volo verso il mondo del mercato. Questo il progetto alla base del primo incubatore d’impresa universitario della Sardegna che ieri è stato inaugurato alla presenza del rettore Attilio Mastino e di tutti i protagonisti dell’iniziativa. Si tratta della possibilità concreta, per chi avesse un’idea da trasformare in un’impresa, di usufruire di uno spazio e di consulenza a titolo gratuito fino alla creazione dell’azienda. Unico “limite” posto dall’università quello di proporre progetti ad alto tasso tecnologico. I servizi offerti sono la pre-incubazione e l’incubazione. La pre-incubazione prevede l’affiancamento agli aspiranti imprenditori di esperti nella definizione del progetto d’impresa, della verifica e del valore della tecnologia e della sua sostenibilità economica. L’incubazione garantisce invece alle imprese costituite una piattaforma reale e virtuale, spazi attrezzati per l’insediamento, dotazioni hardware e software, spazi comuni per meeting, networking ed eventi a tema. L’incubatore è stato realizzato dall’Ufficio Trasferimento Tecnologico ed è stato finanziato dal Progetto Innova.re., Por 2007-2013, che vede coinvolti l’università di Sassari, l’università di Cagliari e Sardegna Ricerche nella creazione e sviluppo della Rete Regionale per l’Innovazione. Costo dell’operazione un milione di euro. Lo spazio si estende per 450 mq ed è capace di ospitare 8 imprese. Nel corso dell’inaugurazione il rettore Mastino ha presentato il concorso di idee per la ricerca del nome. Infatti l’ateneo non ha attribuito un nome all’incubatore: verrà assegnato assieme al logo e al relativo piano di comunicazione. «Con l’incubatore – ha detto il rettore – l’ateneo arricchisce e rafforza le attività di terza missione, quelle propriamente legate all’apertura verso il sistema socio-economico». Soddisfatta anche la responsabile del Trasferimento Tecnologico Donatella Spano («l’incubatore favorirà ulteriormente la valorizzazione delle conoscenze e delle competenze maturate all’interno dell’ateneo che a dicembre si troverà davanti a un importante appuntamento: Sassari sarà infatti la sede del Premio Nazionale per l’Innovazione 2014». All’evento di ieri erano presenti anche l’assessore comunale alla Programmazione Nicola Sanna, il direttore dell’assessorato regionale omologo Franco Sardi, il manager Mario Mariani che ha fondato un incubatore digitale e Franco Borghetto, presidente del Consorzio industriale, che ha illustrato l’esperienza degli incubatori d’impresa già presenti nel territorio e ne ha approfittato per lanciare una frecciata contro la Regione: «La Giunta aveva deliberato nel luglio 2012 interventi per 29 milioni di euro per sostenere le imprese interessate dalla conversione delle produzioni chimiche nel polo turritano. Che fine hanno fatto quei soldi?». Le informazioni sull’incubatore sono sul sito www.ilo.uniss.it.



QUOTIDIANI NAZIONALI
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