Giovedì 2 gennaio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 gennaio 2014
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
PD, ENTRO SABATO IL LEADER
Caccia al nome per il post-Barracciu: forse non sarà un politico
 
Domani Renzi e la segreteria nazionale discutono il caso Sardegna
Oristano è stata una tappa drammatica, ora però il Pd non ha tempo per contemplare le macerie. Deve cercare di ricostruire, subito, una candidatura con qualche possibilità di vittoria. Il sofferto ritiro di Francesca Barracciu lascia il centrosinistra senza un leader, e si vota tra 45 giorni esatti: l’intenzione è trovare il nome entro questa settimana. La direzione regionale si riunirà sabato 4.
Ma viene prima la segreteria nazionale, fissata da Matteo Renzi per domani. Dovrebbe occuparsi del caso Sardegna: Stefano Bonaccini riferirà sulla sua missione di lunedì a Oristano, e forse Renzi dirà finalmente cosa pensa della vicenda.
I NOMI Oggi intanto in Sardegna potrebbero ripartire gli incontri ristretti per trovare un candidato. La tendenza prevalente, nelle telefonate andate avanti anche ieri, è cercare soluzioni esterne al ceto politico. Sarebbe in leggero vantaggio Francesco Pigliaru, prorettore dell’Università di Cagliari, ex assessore al Bilancio con Soru. La rottura con l’allora governatore, secondo alcuni, gli aliena qualche consenso. Ma forse senza veti insuperabili. E poi stava dalla parte “giusta”, renziana, quando era ancora la parte sbagliata: nel 2012, contro Bersani. Altra ipotesi dal mondo accademico, il rettore dell’ateneo di Sassari Attilio Mastino.
Sarebbero in recupero le quotazioni di Franco Siddi, segretario della Federazione della stampa, che trova consensi dentro Sel e parte del Pd. Ieri, commentando il discorso di fine anno di Napolitano, ha parlato dei «drammi sociali» e dell’esigenza di «azioni di rinnovamento della classe dirigente». Figure diverse, sempre esterne ai partiti, potrebbero venire fuori dalle associazioni o dai sindacati.
I POLITICI In caso di ricorso a figure più pronte per una campagna elettorale sprint, il capogruppo consiliare del Pd Giampaolo Diana non esclude Tore Cherchi: «Come dirigente Cgil - sottolinea - ho verificato da tempo la sua grande autorevolezza, anche in ambienti romani. Serve un volto nuovo? Va bene, cerchiamolo tutti insieme senza veti. Ma se volessimo privilegiare l’esperienza, non trascurerei Cherchi, o uno come Gian Valerio Sanna».
Francesca Barracciu ha detto che avrà «l’ultima parola» sul candidato. Questo potrebbe portare a un leader esperto come il deputato Gian Piero Scanu (area Franceschini, come l’eurodeputata). Oppure Barracciu potrebbe preferire un’altra donna: magari una deputata (Caterina Pes, Giovanna Sanna, Romina Mura). Alternative: Angela Quaquero, Ivana Dettori.
Sempre che Renzi domani non riporti in gioco l’ormai ex Candidata: ma è molto difficile. Semmai indicherà un percorso che garantisca unità. Cosa non semplice. Tra l’altro Barracciu, ritirandosi, aveva attaccato i «capibastone» Soru, Cabras e Fadda, e il segretario Silvio Lai. Replica solo Paolo Fadda, ma con toni soft: «Capisco l’amarezza di Francesca, le sono solo grato per il gesto che ha compiuto. Non ho dubbi che sia già in campagna elettorale per far vincere il centrosinistra».
ALLEANZE «Ora basta divisioni», avverte il renziano Chicco Porcu: «Quello di Francesca è stato un atto straordinario di generosità politica, ma una governatrice donna è vista come un pericolo per le logiche maschili». Adesso «non si tenti di escludere singoli candidati o partiti».
In effetti c’è pure il nodo alleanze. La svolta di Oristano riavvicina Sel e Centro democratico, e forse anche il duo Rossomori-Partito dei sardi. Per i vendoliani, il neo segretario Luca Pizzuto definisce «un coraggioso gesto di responsabilità» la scelta di Barracciu e del Pd: «Sel apprezza la generosità di Francesca, ora si può ripartire tutti insieme per battere questo governo delle destre, e il peggior governatore che la Sardegna abbia avuto dai tempi del viceré».
Giuseppe Meloni
 
 
 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
2 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 7 - Sardegna
IL CANDIDATO PD, CORSA CONTRO IL TEMPO
Dopo la rinuncia della Barracciu spunta il deputato Giovanna Sanna, in pista Demartini e Demuro. Il nodo liste «pulite» 
di Silvia Sanna
SASSARI Incontri riservati, faccia a faccia chiarificatori (forse), giro vorticoso di sms. Poco tempo per gli auguri in casa Pd. Il primo giorno del 2014 è scivolato in fretta tra i democratici, ancora storditi dalla tempesta di fine anno. La resa di Francesca Barracciu, che ha rinunciato a correre per la presidenza della Regione, lascia uno strascico di accuse e veleni e una bella grana da risolvere. Il nuovo candidato ancora non c’è. Ci sono tanti nomi, ma non il nome: quello capace di sedare le turbolenze e ridare slancio a un partito alle corde. L’obiettivo è raggiungere un’intesa entro sabato, quando, dopo la tesissima assemblea di Oristano, la direzione regionale si riunirà nuovamente. Intanto, tra i vari papabili, alcuni nomi sembrano prendere quota più di altri. Le donne in corsa. Tre, per ora. Dopo la Barracciu, in pista per la candidatura alla presidenza della Regione ci sono tre piddine doc. Nelle ultime ore sembra avere acquistato punti Giovanna Sanna, deputato e sindaco di Florinas. Vincitrice delle parlamentarie in provincia di Sassari, già bersaniana, non ha sostenuto Renzi alle ultime primarie. Insegnante, piace molto agli amministratori locali. Se la scelta ricadesse su di lei, potrebbe liberarsi un posto in Parlamento: a occuparlo sarebbe Gavino Manca, attuale consigliere regionale e renziano della prima ora. Manca arrivò secondo alle Parlamentarie, ma il suo nome non finì in lista suscitando grossissime polemiche che ancora non si sono del tutto placate. La seconda donna in corsa è Alessandra Giudici, presidente da due legislature della provincia di Sassari. Il terzo nome è Angela Quaquero, presidente ad interim dell’ente intermedio di Cagliari in seguito alla decadenza di Graziano Milia. Né la Giudici né la Quaquero al momento sembrano contare su un largo sostegno. Gli uomini papabili. Sono più numerosi delle donne. Sino a due giorni fa, il nome più gettonato era quello dell’ex ministro Arturo Parisi. Diverse le ragioni: è un politico affermato che ha ricoperto incarichi prestigiosi, piace a Renzi ed è vicinissimo all’ex premier Romano Prodi. È una figura stimata, forse l’unica considerata all’altezza di gestire il delicatissimo rapporto Regione-Stato. Parisi però ha detto no e al momento un suo passo indietro – a meno che non sia Renzi in persona a sollecitarlo – è considerato improbabile. Anche perché sul suo nome non ci sarebbe la convergenza tra le varie correnti. Tra gli altri uomini in corsa, salgono le quotazioni di Alessandro Demartini: di Thiesi, è dirigente di Laore e in passato ha ricoperto l’incarico di direttore generale dell’Ambiente alla Regione. Nell’elenco dei papabili anche gli ex assessori della giunta Soru Francesco Pigliaru e Carlo Mannoni, il deputato Gian Piero Scanu, l’economista cagliaritano Gianmario Demuro, il segretario della Fnsi (Federazione nazionale stampa italiana) Franco Siddi, il ginecologo cagliaritano Giovanni Monni, i rettori delle università di Sassari e Cagliari Attilio Mastino e Giovanni Melis. I paletti della Barracciu. L’ex candidata, vincitrice delle Primarie di settembre, non resta alla finestra. La sua rinuncia dolorosa si accompagna a importanti garanzie: potrà dire la sua sul nome del prescelto, e l’eurodeputata ha già detto che il sostituto dovrà essere donna e possibilmente giovane. Fuori tutti gli indagati? È l’altro grande nodo da risolvere. La richiesta (poi accolta) alla Barracciu di farsi da parte, è legata all’inchiesta sull’utilizzo dei fondi ai gruppi. L’ex sindaco di Sorgono è indagata per peculato insieme ad altri 29 esponenti del Pd. La domanda legittima è se a loro (sono già esclusi quelli che hanno svolto due mandati in Regione) sarà permesso di candidarsi oppure se passerà la linea di presentare liste pulite. Su questo punto in direzione c’è stato qualche attrito, il verdetto dovrebbe arrivare sabato. Insieme al nome dell’aspirante governatore.
 

 
3 - LA NUOVA SARDEGNA / Prima pagina
APRIAMO LE FINESTRE OCCORRE ARIA NUOVA
di ATTILIO MASTINO
Il sofferto ritiro dalla competizione elettorale di Francesca Barracciu fa emergere alcuni elementi positivi, pur nella sua drammaticità. CONTINUA A PAGINA 8
Apriamo le finestre: c’è bisogno di aria nuova
di ATTILIO MASTINO*
Il sofferto ritiro dalla competizione elettorale di Francesca Barracciu, alla quale auguro di uscire al più presto a testa alta dalla spiacevole vicenda che l’ha coinvolta, fa emergere alcuni elementi positivi, pur nella sua drammaticità: la generosità della persona che continua a rappresentare una risorsa, l’attenzione per la questione morale che diventa bandiera impugnata con orgoglio, la determinazione a voler mantenere una forte convergenza tra il mondo cattolico, quello socialista e quello progressista, in un pacchetto elettorale che combatta quella frammentazione del centrosinistra che non può che causare sciagure alla nostra isola. Mentre ad Oristano si svolgeva un prezioso confronto interno al Pd a valle delle primarie, pensavamo tutti che il presidente Cappellacci si dimettesse anch’egli da candidato governatore in quanto indagato. E invece, nel silenzio generale, ha con un colpo di mano anticipato di due settimane la scadenza elettorale, dopo aver annunciato di voler concordare una data con i suoi avversari. In più, si è spinto fino ad ironizzare pesantemente sul prossimo candidato governatore del centro sinistra con toni inutilmente puerili («sarà Topo Gigio»). Un osservatore distaccato quale mi ritengo (pur essendo chiamato in causa in questi giorni, a mia insaputa, da diversi organi di stampa) non può non reagire con sdegno a tali provocazioni, che tendono a perpetuare un potere grazie ai meriti che il presidente della Regione uscente ha acquisito davanti a chi l’ha scelto. Ma mi chiedo: è possibile che la classe dirigente del Pd rimanga paralizzata proprio nel momento in cui la Sardegna ha un disperato bisogno di politiche progressiste? C’è un solo sardo che pensa oggi di poter dare il suo voto a un partito conservatore ? Che cosa si vuole conservare in Sardegna? Si vuole conservare la crisi, la disoccupazione giovanile, l’emigrazione, lo smantellamento del sistema industriale, la fila indegna davanti alla Caritas ? Gli ultimi dati della Banca d’Italia “raccontano” a che livello è la condizione di povertà, testimoniata dal basso reddito degli under 25, del precariato, dal disagio sociale, dalla crisi del mercato del lavoro, dalla situazione finanziaria delle imprese, dal crollo dell’export, dalla riduzione del credito, dalla scarsa efficienza dei servizi pubblici e in particolare dei servizi sanitari. Mentre restano sul tappeto i cruciali temi dell’inquinamento e degli investimenti speculativi, le mancate bonifiche a Porto Torres e nel Sulcis, il degrado dell’ambiente, il dissesto idrogeologico del territorio, le minacce al patrimonio archeologico. Il Parco geominerario in crisi: in qualunque parte del mondo le aree minerarie dismesse sono un valore aggiunto. E poi le politiche dei Parchi ferme a vent’anni fa. Infine il tema dell’insularità e dell’isolamento, lo spopolamento inarrestabile delle aree interne, una catena da spezzare per crescere, per ridare speranza ai giovani, alle donne, per combattere la perdita di competitività. Tutti aspetti di una crisi che morde le famiglie, come ho potuto constatare nei giorni scorsi a cavallo di Natale ricevendo nella mia casa di Bosa tanti amici che mi sono cari, i cui figli sono ormai alla disperazione, cacciati dagli stabilimenti smantellati di Macomer, come la Legler oppure di Ottana. E intanto la crisi demografica investe oltre la metà dei comuni sardi, in particolare le zone interne: la difesa dei piccoli comuni deve essere una priorità. Infine il Sulcis e l’Ogliastra, condannati senza scampo da politiche che tutti sappiamo profondamente sbagliate, nel momento in cui lo Stato si ritira dal territorio. C’è un solo motivo per cui il presidente Cappellacci dovrebbe aspirare ad un secondo mandato? Quali idee nuove ha messo in campo rispetto a cinque anni fa ? Ha fatto autocritica sui propri errori compiuti in perfetta sintonia coi governi Berlusconi e Monti? Vogliamo veramente distruggere il piano paesaggistico e cementificare l’isola ? Vogliamo paralizzare il servizio sanitario regionale, visto che le Asl e le due Aou non hanno ancora dopo dodici anni dalla 517 gli atti aziendali promessi? E la sempre annunciata revisione del vecchissimo statuto regionale, il varo della legge statutaria ? E, inoltre, riguarda solo il centrosinistra la questione morale? Cosa succederebbe, se una volta eletto, Cappellacci fosse condannato? Io non me lo auguro affatto, così come mi auguro che tutti gli indagati in queste settimane possano dimostrare la propria innocenza. In realtà in consiglio regionale c’è bisogno di aria nuova, di aprire le finestre, di far arrivare più giovani, più donne, più esponenti della società civile. Legarsi alle associazioni, ai gruppi di impegno politico, al mondo del volontariato (mobilitato in occasione del recente ciclone Cleopatra) e dello sport, ai sindacati, agli insegnanti della scuola primaria e secondaria, dell’Università. A livello politico c’è da interpretare il malcontento dei Cinque Stelle, dei sovranisti, degli indipendentisti, desiderosi di costruire una coscienza nazionale dei sardi, di coltivare “l’amore per la virtù“ e “la virtù dell’amore per la propria terra”. Di fronte ai giganteschi problemi che abbiamo, la Sardegna deve osare di più, può porsi obiettivi più alti, non deve balbettare ma parlare forte e chiaro, partendo dalla sua identità culturale e civile e dalla sua ricchezza ambientale, declinata nel senso della biodiversità. La cultura, l’apertura internazionale, la ricerca devono imporsi nei programmi. Dobbiamo fare appello al senso della responsabilità e richiamare le giovani generazioni per sviluppare generosità, altruismo, impegno personale, indicando la strada del confronto. Guardo positivamente al futuro della Sardegna. Coltivo la speranza che i prossimi anni siano quelli di una rinascita vera, dello sviluppo. Come sardo e come insegnante, so che abbiamo dalla nostra le riserve auree della responsabilità, della generosità, del coraggio, della capacità di ascolto che dovranno essere i talenti di una classe dirigente generosa, che sia capace di rinnovarsi profondamente e di ritrovarsi su obiettivi comuni.
* rettore dell’Università di Sassari 


QUOTIDIANI NAZIONALI
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