Venerdì 21 marzo 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 marzo 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 34 - Edizione CA)
Giochi matematici
Semifinali di zona
 
All'edizione 2014 delle semifinali di Cagliari, in programma domani alla Cittadella Universitaria di Monserrato sono iscritti 2435 partecipanti. Le prove inizieranno alle 14.30 e termineranno alle 16, per la categoria C1, e alle 16.30 per le altre categorie. Le semifinali di zona consentono l'ammissione alla finale nazionale che si terrà a Milano, all'Università Bocconi, il 10 maggio 2014. Ai Campionati possono partecipare tutti, giovani e meno giovani, a partire dalla prima media e indipendentemente dal titolo di studio.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 60 - Edizione CA)
«Una primavera acchiappa turisti»
ALGHERO. Spettacoli ed enogastronomia nella Riviera
 
Dodici week end all'insegna della musica, dell'enogastronomia e della cultura, con un occhio di riguardo per i più piccoli. Un variegato cartellone di eventi promosso dal centro commerciale naturale Alghero In Centro e Compagnia d'Impresa, Alghero Grandi Eventi e il Consorzio Turistico Riviera del Corallo, insieme alla Fondazione Meta e al Comune. I commercianti hanno scommesso su Primavera in Riviera e si comincia oggi con la Notte al Mercato ideata da Giuliana Corbia. Fine settimana di studio con la facoltà di Architettura, il 28 e il 29 marzo, con il Feng Shui in Riviera. Ancora sapori, sabato 5 aprile, con Paesi in Riviera, poi Buon Compleanno a cura di Ignazio Chessa. Pièces teatrali, concerti, flash-mob e il ritorno di Week end Dance a l'Alguer e Alguer Rock, rassegna a cura di Primigenia. Un concerto in piazza è previsto per il 21 aprile con i Train to Roots. Ancora musica con la tredicesima edizione di April Jazz, dal 18 aprile al 9 maggio al Poco Loco. Ritorna per le strade anche l'omaggio alla tradizionale festa catalana del "Dia del llibre i de la rosa". Alghero come Barcellona, San Jordì a l'Alguer, a cura dell'associazione AlguerNegra e della Generalitat de Catalunya, da venerdì 25 a domenica 27 aprile accompagnerà lo scambio di libri e fiori con eventi letterali e musica.
Caterina Fiori
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Una mostra da Giganti
Da domani a Cagliari e Cabras i reperti scoperti 40 anni fa
Per un anno separati, poi tutti nel Sinis tranne quattro. «Forse all'Expo ma in digitale»
Ventiquattr'ore ancora e poi li si potrà fissare in quegli occhi magnetici.
 
Da domani, a quarant'anni dal ritrovamento e a quasi tre millenni dalla realizzazione, i Giganti di Mont'e Prama saranno in mostra. Alle 10, nella Cittadella dei Musei di Cagliari, il presidente della Regione Francesco Pigliaru e il sottosegretario alla Cultura Francesca Barracciu inaugureranno l'esposizione di ventotto delle sculture restaurate negli anni scorsi nel centro di Li Punti. Alle 17 seconda inaugurazione, stavolta al museo “Giovanni Marongiu” di Cabras, dove saranno esposti le altre dieci opere.
È il secondo archeo-evento che esordisce in Sardegna nel giro di una settimana: nei giorni scorsi nella Cittadella ha aperto i battenti “L'isola delle torri”, la prima mostra di antichità nuragiche di respiro nazionale da trent'anni a questa parte, organizzata per celebrare i cento anni dalla nascita di Giovanni Lilliu. L'inaugurazione è stata un successo di proporzioni faticosamente gestibili e altrettanto se non di più ci si può aspettare per i Giganti, da anni al centro dell'impaziente curiosità di tantissimi.
E quindi - anche se il personale della soprintendenza ai Beni Archeologici si prepara al colpo d'ariete dei visitatori del weekend, e anche se la delegazione cagliaritana del Fai schiererà a Cagliari e a Cabras i suoi giovanissimi “aspiranti ciceroni” - sarà meglio precisare che «lunedì è giorno di chiusura, ma da martedì i Giganti saranno nuovamente visitabili», come ricorda il soprintendente Marco Minoja.
E lo saranno per almeno un anno, presumibilmente. Nella conferenza di presentazione di ieri - col soprintendente, il sindaco di Cabras Cristiano Carrus, il direttore regionale per i Beni Culturali Maria Assunta Lorrai, il direttore dell'assessorato regionale alla Cultura Antonio Conti e il direttore del settore “visual computing” del Crs4 Enrico Gobbetti tutti insieme al tavolo, quasi a simboleggiare la logica di “sistema” che governerà la nuova vita dei reperti del Sinis - è stato ribadito lo schema di museo diffuso messo a punto per i guerrieri venuti dal passato e per i modellini di nuraghe ritrovati insieme alle statue.
Il centro di Li Punti sarà «un polo di restituzione delle conoscenze sul restauro», diceva Maria Assunta Lorrai, mentre le statue manterranno la disposizione attuale fino all'anno prossimo. Nel frattempo si lavorerà per allestire le loro “case”, a Cagliari e a Cabras, dove una nuova ala del museo verrà realizzata secondo un progetto già approvato e finanziato. A quel punto quasi tutte le statue saranno riunite ed esposte a Cabras, mentre a Cagliari resterà un esemplare di ciascuno dei quattro tipi di monumento: un arciere, un pugilatore, un guerriero e un modello di nuraghe. I reperti che resteranno a Cagliari verranno sostituiti a Cabras da quattro copie.
In tema di riproduzioni, le due mostre saranno accomunate dalla visitabilità techno: come spiegava ieri Gobbetti, grazie a un'applicazione realizzata dal Crs4 le fasi del restauro sono state acquisite minuziosamente, e attraverso i pannelli interattivi si potrà visitare in 3D ogni statua in ogni dettaglio, con una ricostruzione accurata al quarto di millimetro di colore e forma dei reperti. Su questo sistema - premiato al Digital Heritage 2013 tra seicento progetti come miglior lavoro scientifico nelle tecnologie per i beni culturali - si punta per promuovere i Giganti all'Expo di Milano del prossimo anno, come ipotizzava Conti.
Quanto alle discussioni che hanno accompagnato il prendere forma di questa mostra plurale, il sindaco di Cabras ha tagliato corto, rinunciando «a togliermi qualunque sassolino dalla scarpa: in fondo le polemiche finiranno per contribuire alla promozione. Capisco il campanilismo, che in certi casi ha senso, ma è giusto ragionare in un'ottica di sistema. Da sei anni lavoravo al ritorno dei Giganti a casa loro, adesso ci siamo». Quanto a Minoja, sassolini non ne ha («giusto un po' di sabbia: jogging al Poetto»), ma ci tiene a precisare che «le statue più che da contemplare sono da capire: chi si lamenta per la loro separazione segue una logica non tanto scientifica quanto ideale, o forse idealistica, ed estetica, o meglio estetizzante».
Celestino Tabasso
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Fatto del giorno – pagina 3
La navicella
Vincono i laureati sui diplomati
 
Medici, avvocati, ingegneri, dirigenti della pubblica amministrazione, manager, imprenditori, insegnanti, commercialisti e un poliziotto: sono queste le professioni dei sessanta consiglieri regionali. La percentuale dei laureati è quasi del 57 per cento, quella dei diplomati è poco superiore al 36 per cento. La pattuglia più corposa fra le libere professioni è quella dei medici (sei) e degli avvocati (sei). Nove sono gli imprenditori. Mentre c’è un solo commercialista, l’ex presidente della Regione Cappellacci. Molto più numerosi sono i dipendenti a stipendio fisso: ben diciannove consiglieri lavorano per aziende pubbliche e private. Due i pensionati, Mario Floris e Giorgio Oppi. Il poliziotto è Alessandro Unali (Sinistra sarda). È calata l’età media dei consiglieri: è poco superiore ai 50 anni.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Economia – pagina 16
Banca Etica, finanziati 227 progetti
Raccolta in crescita e sofferenze ferme al 2 per cento
di Antonio Meloni
 
SASSARI La questione non è tanto il denaro in sé, quanto l’uso che se ne fa. C’è il Comune che ha abbattuto il costo energetico, lo straniero che ha riabbracciato i familiari, la coppia che ha coronato il sogno di un’adozione internazionale. Tutti, in qualche modo, devono il successo a Banca Etica. L’istituto di credito, che l’8 marzo scorso ha spento 15 candeline, ha tracciato il bilancio a Sassari in un convegno ospitato nell’aula magna del dipartimento di Scienze politiche. Quindici anni di attività che testimoniano la crescita di una realtà ben presente anche nell’isola come emerge dai dati importanti snocciolati a più riprese durante gli interventi dei relatori che si sono alternati al microfono per l’intero pomeriggio. I settori sono diversi, dalla cooperazione sociale alla tutela ambientale, dall’agroalimentare alla promozione culturale, più di 12 milioni di euro per progetti già finanziati perché consoni alla filosofia che da sempre anima l’istituto: proporre un’alternativa concreta alla speculazione pura e semplice per promuovere una finanza etica capace di produrre benessere. È così che sono nate iniziative come quella realizzata qualche anno fa dal Comune di Loceri e raccontata, senza retorica, da Carlo Balloi, all’epoca primo cittadino del centro ogliastrino: «Abbiamo abbattuto i costi dell’energia con l’installazione di pannelli fotovoltaici grazie a un finanziamento di Banca Etica». Il bilancio tracciato da Carlo Usai, responsabile per la Sardegna, vede la provincia di Cagliari in testa con 85 progetti per complessivi 2,6 milioni di euro, seguono Sassari, con 53 progetti per 2,5 milioni, Nuoro e Olbia-Tempio con 27 e 18. E ancora: 10 a Oristano, 18 tra Medio Campidano e Sulcis. Tirando le somme, il totale dei progetti finanziati nell’isola arriva a quota 227, mentre 358 è il numero dei soci e 550 quello dei rapporti attualmente aperti. Dati estrapolati da un recente rapporto commissionato da Banca Etica agli esperti dell’Università cattolica di Milano da cui emerge una realtà che, in barba alla crisi, ha fatto registrare il segno positivo. Un dato per tutti è quello della sofferenza che in tempi di recessione resta ferma al 2 per cento contro la media del 7 registrata negli altri istituti. Nicoletta Dentico, consigliera di amministrazione della Banca, lo dice con palpabile soddisfazione mentre rilancia le sfide per il futuro. La conclusione di Riccardo Dugini concede poco spazio al dubbio riguardo alla missione che i sostenitori di Banca Etica hanno deciso di portare avanti: «Sottrarre ossigeno allo strapotere dei mercati finanziari attraverso il sostegno e la promozione della finanza di prossimità». L’incontro, coordinato dalla sociologa Maria Grazia Giannichedda, è stato arricchito dagli interventi di Antonietta Mazzette, direttrice del dipartimento di scienze politiche e della comunicazione, Antonio Fadda, direttore del dottorato di ricerca in scienze politiche, e Omar Chessa, da pochi giorni prorettore dell’ateneo turritano.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Sassari – pagina 20
Ersu: «Ex Inps, unico progetto in regola»
Il titolare della Zanfarino Srl Stefano Poddighe contesta l’esclusione dal bando del campus
di Luigi Soriga
 
SASSARI Non è detto che il futuro del campus universitario oscilli per forza tra le ex Semolerie e l’ex Brefotrofio. La società Zanfarino Srl, infatti, non si sente affatto fuori dai giochi. Tanto che il titolare, cioè l’imprenditore Stefano Poddighe, con i suoi legali Luigi Azzena e Renato Margelli, ha presentato un ricorso al Tar chiedendo sia l’annullamento della scelta dei Mulini Azzena e sia un cospicuo risarcimento all’Ersu. Quel che non potranno ottenere, avendo partecipato a una manifestazione di interesse e non a una gara pubblica, è il subentro e l’aggiudicazione del bando. Anche se a detta loro, l’area di via Zanfarino avrebbe tutte le carte in regola. In verità, così come era scritto il regolamento di gara, il lotto dell’ex Inps partiva molto svantaggiato. Uno dei requisiti preferenziali per la realizzazione del campus universitario era l’estensione di tre ettari. Un perimetro ampio che avrebbe permesso di ospitare verde e attrezzature sportive. Da questo punto di vista via Zanfarino era molto avaro di spazi. Ma per il resto aveva tutti numeri, e rispecchiava soprattutto i requisiti essenziali: la posizione centrale, l’integrazione nel contesto cittadino, l’integrazione sociale e culturale degli studenti, la raggiungibilità dei servizi di interesse, nonché la vicinanza con le sedi Universitarie. L’edificio di via Zanfarino, sotto questi profili, forse non aveva rivali. Il progetto prevedeva la realizzazione di 500 posti letto, 200 posti auto e 10mila metri cubi al coperto per i vari servizi. Ma siccome l’Ersu nel marzo del 2012 ragionava ancora in grande, un’area senza verde viene immediatamente scartata. Via Zanfarino però è in buona compagnia, e assieme a lei vengono cestinate altre cinque offerte, compresa quella dei Mulini Azzena. Ai titolari non viene fornita una giustificazione. Le uniche due buste superstiti sono quella che contengono via Verona di Giovanni Antonio Sanna, e via Budapest dei Salis. Quest’ultima però dopo alcuni approfondimenti viene scartata, perché non può sviluppare cubatura sufficiente. Mentre via Verona ha problemi di costi: la pretesa di 55 milioni viene giudicata esosa. Ma dopo un po’ il proprietario abbassa i prezzi e la cifra diventa 30 milioni (con un ettaro in meno). Ma tra una valutazione tecnica e l’altra il tempo passa, via Verona non convince, e la presunta scadenza dei finanziamenti si avvicina. L’Ersu vuole stringere i tempi. «Ai primi di novembre del 2012 – dice Stefano Poddighe – si rifà viva la Cator con il progetto delle ex Semolerie. I titolari incontrano il Cda, e quel progetto morto e sepolto come il nostro, improvvisamente resuscita. E anzi diventa quasi la scelta da fare a tutti i costi. Il campus improvvisamente si ridimensiona e si trasforma in una residenza per studenti con giardino intorno, e il requisito fondamentale diventa l’immediata cantierabilità del progetto. E tra le offerte prese in considerazione nessuna ha i parametri urbanistici: non le ex Semolerie, non via Verona e nemmeno l’ex Brefotrofio. L’unico in possesso della concessione edilizia è, e resta, via Zanfarino».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Dossier – pagina 26
Una doppia casa per i Colossi
le mostre a Cagliari e a Cabras
di Walter Porcedda
 
CAGLIARI I Giganti tornano tra la gente. La loro. Quella di Cabras, quella di Cagliari. Della Sardegna. Domani, quaranta anni dopo la loro fortunosa scoperta saranno lì di nuovo davanti agli occhi dei Sardi che cercheranno, scrutando quelle forme maestose e affascinanti di immaginare il proprio passato e capirne meglio la storia. Fieri di essere qui. Domattina negli spazi del Museo Archeologico nazionale, al pomeriggio tra quelle del Civico museo cabrarese. E forse proprio qui sta il senso per volare più alto, superando le polemiche che infiammano i cuori. Le statue sono ricchezza di una regione e di una civiltà antica come quella nuragica. Ma anche oltre, un patrimonio universale. Come testimonia d’altronde l’attenzione della stampa internazionale che spinge ad ipotizzare persino un biglietto da visita della Sardegna all’imminente Expò di Milano 2015. Così come è stato ventilato ieri mattina in Cittadella dei Musei durante la presentazione ufficiale di “Monte Prama”sistema museale unico tra Cagliari e Cabras. «Resterà un sistema articolato su due poli fruibili – haspiegato il sovrintendente archeologico di Cagliari e Oristano Marco Minoja – anche quando i due spazi saranno completati, quello di Cabras e la nuova ala del museo di piazza Indipendenza dove resteranno tre statue a figura umana assieme a un modello di nuraghe. Staranno qui a rappresentare nella loro unicità tutte le tipologie dei materiali di Monte Prama esposti nella totalità a Cabras. Qui invece verrà affrontato il tema del rinvenimento, quello prettamente archeologico nella loro relazione con il luogo e sede dello scavo e in termini più ampi quello con la civiltà nuragica e del Sinis. A questo punto, così come sarà completato, il sistema consentirà a Cagliari di far cogliere le relazioni tra le sculture in arenaria e la produzione artistica nuragica, dove guarda caso ritroviamo tutti gli elementi iconografici presenti nelle statue di Monte Prama. Chi dice che questa è una logica ottocentesca ed estetizzante evidentemente non pensa che la storia dell’arte faccia parte della cultura di una civiltà come l’architettura ad esempio. Noi crediamo invece il contrario e vogliamo raccontare questo capitolo. Attenzione: il patrimonio sarà esposto interamente. Anche i più piccoli frammenti di ceramica nuragica che ancora non sono stati studiati. Qualcuno così mi dovrà spiegare perché se di una tomba si può pubblicare un singolo oggetto ignorando tutto il resto, e nessuno grida allo smembramento, se ne parla invece quando si fa un sistema museale articolato e complesso che documenta tutto, integralmente fino l’ultimo reperto. Sono basito e non capisco!» «Nella futura ala del museo di Cabras – ha specificato il sindaco cabrarese Cristiano Carrus – sarà esposto tutto il complesso di Monte Prama ad eccezione di tre statue e un modello di nuraghe che resteranno a Cagliari. Questo l’abbiamo sempre detto. Non voglio rispondere alle polemiche di tipo politico, quelle tecniche si sono rivelate senza fondamenti. Forse l’argomento è di quelli che dà molta visibilità, per cui c’è stato qualcuno che non conoscendo i dettagli del protocollo d’intesa ha voluto cavalcare la polemica». «Se non avessimo tutti creduto tutti fino in fondo nella validità scientifica di questo progetto – ha chiosato infine Assunta Lorrai direttore regionale dei beni culturali e paesaggistici – le Statue sarebbero ancora chiuse a Li Punti che non è un luogo giusto per valorizzarle. La cosa importante è che queste siano finalmente offerte alla visione pubblica». E domani il grande giorno: doppia esposizione, a Cagliari al Museo archeologico (a partire dalle 10) e a Cabras al Museo Civico (il pomeriggio alle 17 il taglio del nastro).
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Dossier – pagina 26
LA RICERCA
Il georadar evidenzia “anomalie”: altre statue?
di Simonetta Selloni
 
CABRAS Monte Prama potrebbe custodire altri giganti. Dalle ricerche con il georadar, nell’ambito del progetto Archeologia di Mont‘e Prama (Università di Cagliari e Sassari e Soprintendenza), attraverso il quale vengono scandagliate le aree vicine a quelle dei rinvenimenti del corpus originario delle statue, stanno emergendo quelle che i geofisici definiscono “anomalie”. Il georadar sta restituendo le immagini di concentrazioni estremamente intense e di dimensioni notevoli, incompatibili con la struttura geomorfologica del territorio. Non è azzardato pensare che oltre alle 28 statue già scoperte, possano essercene altre, facenti parte di un complesso che, nelle sue figure, non ha ancora un principe, pur disponendo di arcieri, opliti, pugiliatori. Una questione, questa dell’assenza di un capo tribù, posta già dal 1997 anche da Giovanni Lilliu. Per l’archeologo Raimondo Zucca sono imprescindibili nuovi scavi. Il dibattito scientifico su Monte Prama – una necropoli monumentale, o un grande santuario con anche una necropoli, è aperto.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Dossier – pagina 27
C’è un progetto per l’ampliamento del museo di Cabras
Servirà a valorizzare il patrimonio archeologico del Sinis
Il “tesoro” in una sede che deve crescere al centro di un sistema
di Roberto Petretto
 
ORISTANO C’è qualcosa di romantico, oltre che di misterioso, nelle espressioni del viso dei Giganti. Come è romantica l’idea che nella grande stanza che li accoglie, sull’ala nord del museo civico, possano volgere lo sguardo oltre lo stagno, che sta lì a pochi metri dalle finestre, e spingerlo verso la collina, dove hanno riposato per millenni, prima di essere riportati alla luce dall’aratro di un inconsapevole mezzadro. Questa, lungo la strada che da Cabras conduce alle spiagge del Sinis, sarà la loro nuova casa. In sei, per ora, fanno ritorno a Cabras (oltre a due modelli di nuraghe). Ritornano non nei campi di Monte Prama, dove sono stati ritrovati, ormai 40 anni fa, ma nel museo civico. E non senza polemiche. Il partito che avrebbe voluto tenere unita la famiglia dei Giganti esce sconfitto dal dibattito che si è alimentato negli ultimi anni. Alcuni Giganti a Cabras, altri a Cagliari. Il museo lagunare, è stato detto, non è fatto per accogliere una collezione tanto vasta e importante, anche per le dimensioni. E comunque il museo archeologico di Cagliari è quello a cui la legge affida la custodia dei reperti. Una legge un po’ datata, per la verità: «Un regolamento del 1913 stabilisce che i beni archeologici trovati devono afferire al museo pertinente per territorio – ricorda l’archeologo Raimondo Zucca –. In questo caso Cagliari. Solo il ministero può derogare». Ci sarà tempo, eventualmente, per ridiscutere questi aspetti. I Giganti sono gente paziente: hanno atteso per millenni sottoterra e per decenni nei magazzini della Soprintendenza, in un lungo e anonimo esilio al termine del quale sono tati trasferiti nella “clinica” di Li Punti, dove i restauratori hanno svolto un lavoro che ha dato risultati stupefacenti. Ora i Giganti avranno l’onore del palcoscenico. Anzi: “dei palcoscenici”. Uno a Cabras e uno a Cagliari. Il museo civico di Cabras è stato inaugurato il 28 dicembre 1997. È stato realizzato alla periferia del paese, proprio sulla riva dello stagno. È gestito dalla cooperativa “Penisola del Sinis”. Nelle sale del museo è in esposizione una raccolta di materiali archeologici che provengono in maggior parte dagli scavi effettuati nel’area del sito di Cuccuru Is Arrius e ovviamente dall’area di Tharros. Tharros, Monte Prama e il museo diventano così i vertici di un “triangolo magico” di archeologia e storia che spazia dal nuragico sino al periodo Giudicale. Da queste parti è facile sollevare una pietra e trovare una scheggia scaraventata dinnanzi agli occhi dell’osservatore attento da un remoto passato. I popoli dei nuraghi, i fenici, i romani hanno vissuto e scritto pagine della loro storia tra queste basse e dolci colline. E se l’area archeologica di Tharros, in parte ancora inesplorata, è da lungo tempo un sito noto e importante, non si è ancora riusciti a dare organizzazione e forza di sistema a un complesso di monumenti legati all’archeologia, alla storia e alla cultura che ha pochi eguali. Tharros, ma anche la zona di Cuccuru Is Arrius, l’ipogeo di San Salvatore, di origine nuragica e dedicato al culto pagano delle acque. E ancora la chiesa di San Giovanni di Sinis, di epoca Paleocristiana, oltre a cinque torri costiere. Un vero “Eldorado della cultura”. Nel 1974 c’è stato il fatto nuovo: la scoperta dei misteriosi Giganti, statue enormi ritrovate in modo casuale nella zona di Monte Prama, lungo la strada che da San Salvatore porta a Putzu Idu. Crocevia di questo intricato sviluppo di strade che arrivano da diverse epoche storiche dovrebbe essere il museo in riva allo stagno. Inadeguato, s’è detto. L’attuale impianto è stato adattato per accogliere gli ospiti illustri. Quella che per anni è stata usata come sala conferenze è stata riadattata. Sono sparite le poltroncine e il tavolo della presidenza. Ma esiste un progetto per ampliare la struttura. Prevista una nuova ala: lo spazio non manca, la progettazione è alla fase finale, dovrebbero esserci anche i soldi: due milioni di euro. «L’inaugurazione di sabato – dice il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus – rappresenta il primo passo alla valorizzazione del patrimonio di Mont’e Prama. Un processo che si concluderà con l’esposizione definitiva di tutte le statue, ad eccezione delle tre che saranno esposte nel museo nazionale di Cagliari». C’è da attendere ancora, quindi. Ma attenzione a non sfidare la millenaria pazienza dei Giganti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Dossier – pagina 31
Così a Sassari le antiche statue sono rinate
Nel 2005 comincia la storia del certosino lavoro realizzato dagli studiosi e dai tecnici del Centro di Li Punti
di Antonio Meloni
 
SASSARI La storia avvincente di una delle scoperte più affascinanti degli ultimi quarant’anni comincia per caso nella primavera del 1974, quando l'aratro di Sisinnio Poddi, un contadino che lavora nel terreno della Confraternita del Rosario, in località Monte Prama, a Cabras, cozza contro ciò che sembra un banale masso sommerso. Nel 2005 il ministero per i Beni culturali e la Regione stanziano un milione e duecentomila euro per finanziare il restauro avviato nel 2008 e concluso nel 2011. Tre anni di lavoro certosino durante i quali gli specialisti del Centro di conservazione archeologica di Roma, diretto dall’archeologo Roberto Nardi, lavorano alacremente sotto la direzione dei tecnici del Centro di restauro di Li Punti, struttura della Soprintendenza di Sassari che fino all’anno scorso ha ospitato le sculture, le ha custodite ed esposte al pubblico per la prima volta. La direzione scientifica, affidata a Antonietta Boninu, Gonaria Demontis, Alba Canu e Luisanna Usai, ha una missione speciale: gestire le operazioni di ripulitura, catalogazione e ricomposizione di un gigantesco puzzle di 5178 frammenti. Lo studio dei reperti, il più grande pesa 200 chili, il più piccolo 0,2 grammi, permette agli specialisti di classificare 12 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 di gambe, 784 di scudi. Intanto procede il lavoro di catalogazione con l’impiego di tecnologia avanzata: un primo esame, evidenzia tracce di colore e tecniche di lavorazione, mentre successivi esami di laboratorio permettono di rilevare, sulle spalle di alcuni arcieri e sui modellini di nuraghe, tracce di piombo proveniente dalle miniere di Monteponi. Ma la fase più delicata è la ripulitura dei frammenti in calcare sedimentario che dalle analisi risulta compatibile con quello presente nell’area tra Cornus e Santa Caterina di Pittinuri. I tecnici indossano tute, guanti e mascherine, chi entra al Centro di Li Punti, in quel periodo, ha la sensazione di trovarsi sul set di un poliziesco. La pulitura avviene secondo un ciclo che prevede fasi progressive, da operazioni blande a interventi più invasivi. Prima la rimozione a secco dei depositi terrosi con pennelli, bisturi e aspiratori, poi i reperti vengono trattati sotto un getto d’acqua vaporizzata, una sorta di aerosol, che senza impregnare la pietra permette di rimuovere i materiali dalla superfice. I cicli di esposizione all’acqua atomizzata variano da due a quattro ore, seguiti da interventi con pennelli e spazzolini. Le ultime particelle vengono infine rimosse con bisturi e stecchini di legno. L’impiego di solventi chimici è limitato a casi particolari, tecnica che comunque tiene conto della fragilità del calcare e permette di individuare tracce di lavorazione. I restauratori rilevano anche i segni di un incendio che può avere alterato la superfice e il colore della pietra. Quest’ultimo elemento consentirà agli archeologi di formulare ipotesi assai suggestive legate al probabile tragico epilogo a cui possono essere andate incontro le sculture: un rogo appiccato da un esercito nemico al culmine di una sanguinosa battaglia o la distruzione del tempio per motivi religiosi. Ipotesi che contribuiscono a infittire fascino e mistero che a tutt’oggi aleggiano sui reperti. Grazie al programma “cantiere aperto”, i visitatori seguono le operazioni e tra il 2008 e il 2011, sul Centro di restauro di Li Punti piovono trentamila prenotazioni che assieme alle migliaia di visite sul sito web, testimoniano il grande interesse per il restauro. La fase del montaggio permette di ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici modelli di nuraghe. A lavoro finito, le trentotto sculture saranno montate su supporti metallici senza l’uso di perni passanti, strutture speciali, progettate ad hoc, grazie alle quali oggi si può assistere allo spettacolo dell’arte ritrovata.

Questionario e social

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