Venerdì 18 luglio 2014

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
18 luglio 2014

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Scienze della comunicazione, l'offerta diventa un festival
 
Forte impatto comunicativo e temi di grande attualità proposti con la formula del divertimento. È la formula originale del festival “Com.unica senza frontiere 2014”, organizzato ieri nei locali dell'Exmà dal corso di laurea di Scienze della Comunicazione per presentare l'offerta formativa del prossimo anno accademico.
«Social network, creazione di giochi e nuovi media per promuovere la conoscenza, l'arte e il territorio, è il tema attorno al quale ruota il nostro festival della comunicazione», spiega Elisabetta Gola, docente di Teoria dei linguaggi e presidente del corso. «Questa formula per presentare l'offerta formativa», prosegue Gola, «ci ha consentito fin dal 2009 di aumentare le iscrizioni al corso».
A discutere questi temi sono stati docenti di varie università italiane e i cofondatori di “Invasioni digitali” e “Tw letteratura”. Il dibattito è stato moderato dal docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi del corso, Emiliano Ilardi.
Il festival realizzato con il patrocinio del Comune - e considerato dall'Ateneo «un'occasione per riflettere insieme su come sensibilizzare, valorizzare e promuovere il patrimonio della città» - fa parte del percorso legato alla candidatura di Cagliari come Capitale europea della cultura 2019.
Silvia Mocci
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
INAUGURAZIONE SUMMER SCHOOL
 
Domani alle 17, nell'aula magna di viale Sant'Ignazio 74, si terrà l'inaugurazione della Summer School “Europe, regions and human rights”.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 38 - Edizione CA)
Cabras
La Barracciu a Mont'e Prama
 
Proprio dove gli archeologi scavano senza sosta alla ricerca di nuovi Giganti, domani arriverà il sottosegretario alla Cultura Francesca Barracciu. Una visita a Mont'e Prama, nella terra del Sinis, a pochi chilometri da Cabras e nella zona dove gli studiosi hanno già portato alla luce diversi frammenti tra cui due enormi betili da due metri ciascuno e un busto di una statua, forse un pugilatore. L'esponente del Governo Renzi, probabilmente, annuncerà che a breve saranno disponibili dei fondi per continuare la campagna di scavo iniziata circa due mesi fa da parte degli archeologi dell'Università di Cagliari e Sassari, guidati da Momo Zucca e il geofisico Gaetano Ranieri. ( s. p. )
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Estate (Pagina 8 - Edizione IN)
Incontro a Santu Lussurgiu
La lingua sarda, ricca e varia eppure una sola
 
È vero, le differenze ci sono. Anche tra paesi vicini. A San Sperate una mela italiana è una meßa con la vocale finale che quasi scompare. A San Vito non è così. Ma per una geolinguista non c'è dubbio: «La lingua sarda è ricca e varia, ma le somiglianze sono preponderanti. La lingua è una». Maria Giuseppa Cossu, originaria di Santu Lussurgiu, liceo e università (Lingue straniere con Jordi Carbonel) a Cagliari lo ha verificato sul campo. È la coordinatrice dell'Alimus (l'Atlante linguistico multimediale della Sardegna), ora bloccato per mancanza di fondi, come altre iniziative. È anche l'autrice del saggio “Unità e variabilità fonetiche delle parlate sarde meridionali”, che sarà presentato oggi nell'ex Monte Granatico di Santu Lussurgiu. È la sua tesi per il dottorato, nel 2000 all'Università di Grenoble, sotto la guida di Michel Contini, professore di Fonetica generale e Geografia Linguistica. Un sardo illustre, fra le massime autorità della linguistica romanza. Contini (che sarà fra i relatori con Lorenzo Massobrio, direttore dell'Atlante Linguistico italiano) è il padre della Limba sarda comuna, lo standard ortografico adottato dalla Regione nel 2006 per i documenti ufficiali. Osteggiato dalle Università di Cagliari e Sassari che sostengono la doppia norma: logudorese al nord, campidanese al sud. «Una scelta non giustificata dal punto di vista scientifico», sostiene Cossu: «La Lsc può essere perfezionata, mentre il doppio standard sarebbe la fine del sardo. Non ha funzionato neppure con l'albanese».
Cossu ha setacciato tutti i paesi al di sotto di una linea immaginaria da Oristano a Muravera, intervistando persone di modesta istruzione, che parlassero il sardo da generazioni e sposate a compaesani: «Ho incontrato un'umanità bellissima». La studiosa ha intrecciato dialoghi spontanei e domande preordinate. Comparando i risultati delle diverse località grazie a software specializzati. Il suo lavoro però non ha trovato editori in Sardegna: il saggio è pubblicato dalle Edizioni dell'Orso di Alessandria. Anche di questo si parlerà nel dibattito coordinato dal direttore de L'Unione Sarda Anthony Muroni. Parteciperanno il sociologo Nicolò Migheli e il giornalista Giacomo Mameli.
Daniela Pinna
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Sardegna – pagina 7
Georadar, la ricerca fa passi da Giganti
Lo strumento, montato su piccole ruote e trainato da un fuoristrada, ha permesso di fare le nuove scoperte a Cabras
di Stefano Ambu
 
CAGLIARI Macchinari sempre più sofisticati in campo. E nelle campagne di Cabras. E poi scienziati che lavorano a braccetto con gli archeologi. Okay, la ricerca fa passi da Giganti e i risultati si vedono. Ma per risolvere tutti i misteri delle sculture di Mont'e Prama ancora ce ne vuole. Metodi gravimetrici e magnetometrici, indagini geoelettriche, legge di Ohm e coefficienti geometrici. La scienza in soccorso per svelare i misteri (e magari scoprire anche qualcosa di più di quello che già è venuto alla luce) sui giganti di Mont'e Prama. Anche con il georadar, metodo elettromagnetico già usato in campo aeronautico che consente di rilevare, attraverso un'antenna trasmittente puntata verso il basso le reazioni degli strati del terreno. Sperando magari di incappare nella testa di un “gigante”. È stato il tema del convegno “Vedere nel sottosuolo della Sardegna- Viaggio tra i tesori nascosti di Mont’e Prama” ieri alla facoltà di Ingegneria con Gaetano Ranieri, docente di Geofisica applicata dell'Università di Cagliari e il direttore dei lavori, Alessandro Usai della Soprintendenza dei Beni archeologici di Cagliari e Oristano. L'iniziativa è stata organizzata dalla sezione sarda dell'associazione Aeit (associazione italiana di elettrotecnica, elettronica, automazione, informatica e telecomunicazioni), dalla facoltà di Ingegneria e architettura e dal Rotary club Cagliari Sud. «Mont'e Prama è un tema caldissimo – ha detto Usai – ma è stato indagato solo in parte. Da qui l'importanza delle scienze geofisiche per indirizzare le ricerche». «Non basta schiacciare un pulsante, – ha spiegato Ranieri –. Ma bisogna ampliare la ricerca con le "migrazioni" e raccogliere montagne di dati. Sperando che quei numeri acchiappino la "variazione" che può essere utile». Come già accaduto, ha raccontato il docente. «Con questo strumento abbiamo una visione prospettica – ha spiegato –, con il georadar a sedici canali è come avere sedici occhi. Con questo sistema abbiamo fatto la bellezza di sei ettari in tre giorni. Poi abbiamo dovuto elaborare tutti quei dati». La curiosità? Il georadar, montato su piccole ruote, è stato trainato da un vecchio fuoristrada. Che non aveva certo l'età dei giganti, ma un quarto di secolo sì. Mont'e Prama, monte delle palme. «Ma ne abbiamo trovato – ha scherzato il docente– soltanto una: l'abbiamo protetta e rifocillata. Poi altre due». Poi è sceso nei dettagli dell'indagine. «Mi sono permesso di segnare per terra – ha detto Ranieri – il punto in cui secondo noi gli archeologi avrebbero trovato uno dei reperti. E così è stato: sicuramente una bella soddisfazione». Anche alcuni detenuti hanno collaborato alle ricerche. «Una bella pagina di Mont'e Prama – ha aggiunto Ranieri –, non solo ci hanno aiutato moltissimo, ma vorrebbero farlo ancora». Parola poi all'archeologo. «Noi cerchiamo di capire – ha detto Usai – anche facendoci aiutare dalla geofisica. Ma ci troviamo di fronte a una situazione ostica: ci sono molti frammenti, segno di uno spezzettamento. Ma le domande ce le poniamo sempre. Dove stavano le sculture? Che rapporto c'è tra le sculture e le tombe? E poi il santuario: esiste o non esiste?». E poi il mistero del muro, uno dei rebus degli scavi. L'ha fatto l'uomo, tutti sono sicuri. Ma allora cos'è? Georadar o no, i Giganti qualche segreto sembra che vogliano ancora tenerlo nascosto. E forse il loro fascino, e il loro successo, dipende anche da quello.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Cultura – pagina 36
La Rinascita nelle immagini di Fiorenzo Serra
 “L’ultimo pugno di terra”, oggi a Sassari presentazione del libro e del documentario restaurato
Di Gianni Olla
 
SASSARI Nel gennaio del 1966, a Firenze, dove si svolgeva il Festival dei popoli, “L’ultimo pugno di terra”, un film “sardo” – il termine è quasi obbligatorio – vinse il premio Agis e fu accolto piuttosto bene dal pubblico e dalla critica. Era stato girato, a partire dal 1959, da Fiorenzo Serra. Intendeva “spiegare” la Sardegna ai “continentali” – ma anche ai sardi – finendo per sposare la cultura della Rinascita, che avrebbe dovuto modernizzare l’isola. Fatta questa premessa – comunque insufficiente a raccontare la storia di questa pellicola – per saperne di più c’è appunto a disposizione il libro che verrà presentato questa sera a Sassari nell’aula magna dell'università alle 17, ciò che appare sullo schermo è una sorta di viaggio esplorativo. I temi sono infatti la pastorizia nomade; la pesca negli stagni a Cabras, le miniere; l’urbanizzazione crescente e l’emigrazione, interna e esterna. In mezzo, in un ampio blocco, la Barbagia in cui – secondo l’autore – è ancora possibile vedere, nel bene e nel male, la “vera Sardegna”. La scelta di quelle tematiche fu determinata da una considerazione politico-culturale che, a partire dalle riflessioni degli intellettuali che facevano capo alla rivista Ichnusa – da Pigliaru a Brigaglia, da Pira a Mannuzzu – cercava di coinvolgeva parte della democrazia cristiana, ma anche i comunisti e i socialisti: vi erano infatti nell’isola delle emergenze sociali che non potevano non far parte dei programmi immediati del Piano di Rinascita. Però, proprio i vertici della Regione non gradirono affatto la politicizzazione problematica del film; decidendo di finanziarlo avevano puntato ad un’opera più o meno di propaganda, e nel 1964, dopo le prime proiezioni a porte chiuse, chiesero e ottennero che il film fosse, in qualche modo, “aggiustato”. Così la prima copia finì nei magazzini regionali – fu recuperata dalla Cineteca sarda alla fine degli anni Ottanta – mentre Serra “aggiustava”, con l’approvazione dei committenti, la pellicola che, finalmente, approdò al Festival dei Popoli del 1966. Oggi entrambe le versioni riappaiono in formato digitale, in edizione restaurata, e sono in grado di raccontarci l’avventurosa storia di un progetto culturale capace di riportaci in un recente passato in cui la Sardegna ancora deleddiana si congiunge con i primi segni della modernità.
 

Questionario e social

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