Lunedì 30 dicembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 dicembre 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Sino al 17 gennaio
Orto botanico, presepe artistico di Lucio Schirru

All’Orto Botanico il presepe artistico di Lucio Schirru. La rappresentazione della Natività allestita dall’artista di San Sperate resterà visitabile fino al 17 gennaio in collaborazione con l’Università e il personale dell’Orto. I personaggi sono ospitati in un angolo suggestivo, vicino alla cisterna punico-romana. L’opera, un invito al silenzio e alla contemplazione, si fonde con la roccia della grotta dove il visitatore diventa parte integrante della sacra rappresentazione. L’orario d’apertura è dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. (p.l.)
 
 
2 - L’UNIONE SARDA / Provincia di Oristano (Pagina 25 - Edizione CA)
ORISTANO. Oggi Università
Riunione del cda
ORISTANO Sono giorni decisivi per l’università oristanese. Tra l’attesa per lo stanziamento dei fondi della Regione e le voci su possibili tagli, oggi si riunisce il consiglio di amministrazione del Consorzio Uno. Tappa fondamentale per il futuro dei corsi di laurea: se il bilancio dovesse essere approvato potrebbe essere dato il via libera anche a un ridimensionamento delle spese, con riduzioni di orario (e quindi di stipendio) per i 27 lavoratori e ovviamente una riduzione dei servizi offerti ai 700 studenti, con una grave penalizzazione per tutto il sistema universitario cittadino. L’ipotesi dei tagli era stata bocciata anche dal rettore dell’università di Sassari, Attilio Mastino, ma che potrebbe rendersi necessario per far fronte al disavanzo di circa 300 mila euro.
Il problema è stato affrontato anche in Consiglio comunale e poi in conferenza dei capigruppo. In quell’occasione si è ipotizzato di ottimizzare la spesa del Consorzio Uno, reperire locali comunali per ridurre i costi di affitto, ma anche rivedere la spesa per le trasferte dei docenti. È stata garantita, inoltre, una forte azione politica nei confronti della Regione per una equa ripartizione del fondo unico (6 milioni di euro). Secondo la direzione del Consorzio servirebbero 2 milioni e mezzo di euro all’anno per garantire livelli di qualità.
Valeria Pinna


LA NUOVA SARDEGNA 
 
3 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 1 - Prima Pagina
SARDEGNA&CRISI
LA NUOVA INDUSTRIA? ISTRUZIONE DI QUALITÀ
di FRANCESCO PIGLIARU
Il dato più drammatico dell’economia sarda degli ultimi anni è il rapido ridimensionamento della produzione manifatturiera. Negli anni Settanta e Ottanta i grandi investimenti nell’industria di base, in gran parte sostenuti da risorse pubbliche, ci avevano illuso che lo sviluppo fosse una cosa semplice: sembrava bastasse avere qualche santo nel paradiso della politica. Ciò che oggi rimane di quella illusione è la deindustrializzazione con cui dobbiamo fare i conti ogni giorno e la nostalgia per quella "età dell’oro". Ma la nostalgia serve a poco. Mai come oggi il passato è una pessima guida per capire il futuro. Tutto è cambiato. Per esempio, è del tutto improbabile che i politici possano ancora influenzare la localizzazione degli investimenti industriali. Oggi la competizione internazionale eliminerebbe in un batter d’occhio ogni avventura imprenditoriale inefficiente. Dobbiamo allora rassegnarci al declino industriale, a uno sviluppo tutto centrato su turismo e servizi? Mica detto. Se sfogliate la stampa economica anglosassone troverete un bel po’ di articoli sulla manifattura "che torna a casa". Sta infatti succedendo che dopo l’enorme migrazione di attività produttiva verso l’Asia, ora la produzione industriale ha ripreso a crescere anche nei Paesi più sviluppati, nonostante il loro costo del lavoro sia enormemente maggiore di quello cinese. Per esempio, negli Stati Uniti la produzione manifatturiera è cresciuta del 30% in dieci anni. Ma niente, davvero niente, è più come prima. Se immaginate una fabbrica con la produzione affidata a migliaia di lavoratori poco qualificati, scordatevelo. La manifattura torna in occidente perché oggi è possibile sostituire quel tipo di lavoro con macchinari sempre più sofisticati. E le persone che oggi si aggirano nelle nuove fabbriche sono quelle altamente qualificate nel controllo dei complessi strumenti a cui è assegnata la produzione vera e propria. CONTINUA A PAGINA 4

Pagina 4 - Sardegna
La politica industriale? È l’istruzione di qualità
Nella manifattura si restringe lo spazio per il lavoro non qualificato: serve un piano straordinario
di FRANCESCO PIGLIARU
Questa visione delle cose è confermata da un recente studio del governo britannico su “Il futuro della manifattura”. Sostiene quel documento che oggi hanno successo le imprese capaci di «adattare rapidamente le loro infrastrutture fisiche e intellettuali per sfruttare i continui cambiamenti in tecnologia», nelle quali forza lavoro e management sono sempre più competenti nelle aree scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche. In una parola, nella nuova manifattura lo spazio per il lavoro non qualificato si restringerà sempre di più. Se questo è il futuro che ci aspetta, una conclusione dovrebbe essere condivisa da tutti: la principale risorsa per affrontarlo è una popolazione con competenze adeguate e diffuse. E dovremmo condividere tutti anche ciò che questa conclusione implica. Per esempio, che per far crescere quella risorsa sono essenziali sistemi di orientamento e di formazione continua che funzionino davvero, che consentano anche a chi è già entrato nel mercato del lavoro senza le competenze oggi richieste di acquisirle in tempi decenti, per evitare un destino di disoccupazione cronica. E soprattutto che non possiamo fare a meno di un sistema di istruzione di qualità, capace di dare tutta la preparazione necessaria a chi entrerà nel mercato del lavoro nei prossimi anni. Il dramma per la Sardegna è che tutti i nostri dati rivelano quanto siamo impreparati per un futuro con queste caratteristiche. Orientamento e formazione sono l’eterno disastro di cui sappiamo, e i risultati scolastici della nostra regione rimangono sconfortanti, come ci ricordano gli indici sugli apprendimenti scolastici dei nostri giovani misurati dai test Pisa-Ocse e Invalsi. Come se non bastasse, continuiamo ad avere pochi laureati, soprattutto nelle materie scientifiche, e un indice di dispersione scolastica tra i più alti d’Europa. Il confronto tra il futuro che arriva e i nostri limiti attuali ha almeno il vantaggio di indicarci un percorso obbligato. La principale “politica industriale” che ci serve è molto diversa da quella di moda fino a pochi anni fa: oggi si chiama, semplicemente, istruzione e formazione di qualità per tutti. Nessun’altra politica è più urgente di questa. Senza un piano straordinario per modificare profondamente l’attuale stato delle cose in materia di istruzione e di formazione continua, il futuro economico della Sardegna sarà molto amaro. Chi governerà la Sardegna nei prossimi cinque anni dovrà dimostrare di essere consapevole di questo problema, avrà la difficile responsabilità di definire e di attuare un piano per affrontarlo, dovrà trovare le molte risorse necessarie per finanziarlo.




 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

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