UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 29 dicembre 2013

Domenica 29 dicembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 dicembre 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Presepe all’Orto botanico
All’Orto botanico il presepe artistico di Lucio Schirru. La rappresentazione della Natività allestita dall’artista di San Sperate resterà visitabile fino al 17 gennaio in collaborazione con l’Università e il personale dell’Orto. I personaggi sono ospitati in un angolo suggestivo, vicino alla cisterna punico-romana. L’opera è un invito al silenzio e alla contemplazione. L’orario d’apertura è dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. (p.l.)
 
 
2 - L’UNIONE SARDA / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
I primi potenziali assessori
Murgia presenta mezza squadra: «Senza intrighi»

L’aveva promesso in agosto: «Gli elettori devono sapere subito chi c’è nella squadra che governerà la Sardegna, senza negoziazioni dopo il voto che generano Giunte senza competenze, mere portatrici di interessi politici». Michela Murgia, candidata governatore di Sardegna Possibile, ha (quasi) chiuso il cerchio. Ieri all’hotel Regina Margherita di Cagliari ha presentato i primi 6 assessori e svelerà gli altri pian piano: «Il 5 gennaio comunicherò i nomi dei miei assessori alla Sanità e ai Trasporti».
COINVOLGIMENTO Per ora ha designato Emanuele Scalas (Ambiente), Omar Onnis (Cultura e Pubblica istruzione), Anna Sulis (Agricoltura), Salvatore Corveddu (Industria), Rita Cannas (Turismo), Filippo Scalas (Enti locali). Un fatto è certo: «Basta mediazioni, basta giochi di partito», prosegue Murgia. «Mi hanno detto che ufficializzare la compagine prima del voto è un suicidio, perché dopo non potremo negoziare niente. Ma noi siamo contro le negoziazioni». La candidata spiega anche i criteri: «Non abbiamo applicato la regola del giovanilismo ma quella del cambiamento. Poche donne? Il criterio è la competenza. Però esiste nella nostra cultura un deficit dell’idea di leadership. Le donne sarde sono spesso competenti ma non si sentono leader».
IL REGALO A ogni suo assessore ha regalato un kit di libri. Per Onnis, 44 anni, intellettuale e blogger originario di Nuoro, ha impacchettato un trattato sull’accidia; per Cannas (50 anni, quartese, ricercatrice universitaria a Cagliari e a Malta su materie legate al turismo), un trattato sulla superbia; per Corveddu (61 anni, ex segretario nazionale dei Chimici Cgil) ha invece messo sul tavolo “L’oro nero dei Moratti” e un libro sull’ira: «Lo vorrei arrabbiato».
GLI ASSESSORI Parlano uno dopo l’altro, emozionati come al primo giorno di scuola, gli assessori potenziali. Filippo Scalas, 45 anni, sindaco di Nurachi, ricorda che «la burocratizzazione è la morte dei piccoli centri». Cannas aggiunge: «La pianificazione del turismo continuerà ad avvenire con gli host». Da Tore Corveddu una riflessione: «È mancata quella spinta che proiettasse la Sardegna verso il futuro. Siamo protagonisti di una struttura assistenzialistica che ha portato a questo disastro». E se per Anna Sulis (55 anni di Ovodda, primo presidente di Slow food, autrice del disciplinare del Fiore sardo e della Pompia di Siniscola) «con la filiera del cibo si salvano i piccoli paesi», Onnis indica la sua strada: «I sardi devono riacquistare la propria cultura».
VIA LIBERA SPECIALE Un discorso a parte merita la designazione per l’Ambiente di Emanuele Scalas, 38 anni, ingegnere: «Sul suo nome ho avuto l’ok dell’ultimo boscaiolo di Tonara, Giampiero Poddie», spiega Murgia. Lui ringrazia e dice: «L’energia rinnovabile può darci da mangiare». E poi: «Basta pagare rifiuti, dobbiamo guadagnare dai rifiuti. Sogno non solo la difesa dell’Ambiente ma un Ambiente d’attacco».
Lo. Pi.
 
 
3 - L’UNIONE SARDA / Oristano e Planargia (Pagina 45 - Edizione CA)
ARBOREA. Riunione dei cittadini che contestano il Progetto Eleonora
Il Comitato contro le trivelle: «Le aree agricole da tutelare»
ARBOREA La parola chiave è: partecipazione. Quella condivisione allargata ora più che mai indispensabile, come ricordato ieri mattina nel teatro dei Salesiani, nella terza assemblea annuale sul Progetto Eleonora. «Bisogna mantenere alta l’attenzione» hanno sottolineato gli organizzatori, i giovani del Comitato civico che dal 2011 si battono contro la ricerca di idrocarburi nel sottosuolo, contemplata dalla Saras. L’evento è servito per fare il punto della situazione e per parlare di "land grabbing" (accaparramento della terra) con Nicolò Migheli, sociologo rurale, e di processi partecipativi con Aide Esu, docente di sociologia all’Università di Cagliari.
IL PUNTO L’ultima data burocratica risale al 29 novembre scorso, quando la società Moratti ha presentato al Servizio regionale di sostenibilità ambientale le controdeduzioni alle osservazioni dei cittadini. Ora lo stesso Savi esaminerà i nuovi dati, poi deciderà se riaprire i termini per nuove considerazioni o se procedere con la conferenza di servizi. «Il Savi è sommerso di valutazioni di impatto ambientale - ha detto Manuela Pintus del comitato - Probabilmente prima delle elezioni regionali non si saprà niente». Poi invoca: «Chiediamo di poter partecipare alla conferenza di servizi».
CONTRODEDUZIONI Intanto, le 759 pagine di controdeduzioni della società di Sarroch non servono a far cambiare idea al movimento "No al progetto Eleonora". «La Saras - hanno commentato Davide Rullo e Paolo Piras - non ha tenuto conto di tutto ciò che il 30 maggio scorso all’Horse country più di mille persone avevano chiesto, ossia la modifica dello studio. Il gruppo Moratti si ostina a non ammettere che il pozzo esplorativo è il primo passo per la costruzione di un impianto produttivo di gas naturale». Nei prossimi giorni il comitato scriverà un nuovo documento corredato di firme per ribadire il suo disaccordo.
LAND GRABBING Ieri si è riflettuto anche sulla partecipazione e sulle conseguenze del land grabbing. «L’industrializzazione delle aree agricole - ha spiegato Nicolò Migheli - produce impoverimento dei terreni, mutamento climatico, desertificazione e inquinamento». Nuovo appuntamento contro il Progetto Eleonora il 4 gennaio (teatro salesiani, 20.30) con l’incontro-concerto di Piero Marras.
Valentina Pintori
 
 
4 - L’UNIONE SARDA / Cultura (Pagina 52 - Edizione CA)
Lo studioso Blasco Ferrer interviene nel dibattito sul bilinguismo
LOGUDORESE E CAMPIDANESE DEVONO COABITARE

Il sardo, una seconda lingua con una storia straordinaria
In queste settimane abbiamo assistito a un “ciclone” sulla lingua sarda. Molti gli argomenti giusti, alcune posizioni faziose, caos e grande smarrimento. Mi piacerebbe tentare un discorso pacato e professionale sull’argomento capitale della questione: il sardo, lingua viva ed etnicamente marcata, va insegnato o no? E come?
La prima questione è se dobbiamo considerare oggi la lingua sarda una L1 (madrelingua) o una L2 (seconda lingua). Chi conosce la realtà sarda attuale non ha dubbi: per i bambini che arrivano alla scuola materna, nell’età cruciale in cui si diventa parlante nativo e si acquisisce una competenza linguistica decisiva, il sardo non è una L1. Per la maggioranza di loro è ormai una L2, anche se a Ollolai, Samugheo o Sinnai troviamo eccezioni. Una L2 non è una lingua straniera, come il tedesco o l’inglese per il bambino che inizia a studiarlo a scuola: per questa realtà linguistica è invalsa la sigla LE. Una L2 è una seconda lingua che il bambino può sentire dai nonni, nel quartiere. Queste circostanze sono essenziali per imbastire una educazione linguistica appropriata, che diverge da quella applicata a chi ha una L1, ma anche a chi deve imparare una LE, sconosciuta.
Secondo punto: come nasce e si sviluppa una lingua, nella fattispecie il sardo? È chiaro che una lingua naturale (non l’esperanto, né la LSC o “Limba sarda comuna”, sic!) è il portato storico di una comunità di parlanti. Il latino si è sviluppato dalle vicende storico-culturali di un popolo, che attorno al 1000 a.C. non si estendeva oltre il Latium Vetus. Le lingue neo-latine sono tutte nate dalle conquiste che hanno portato Roma a essere la capitale d’un impero. Ma poi, ciascun territorio conquistato ha seguito un percorso legato a peripezie culturali, politiche, belliche. Prendiamo l’italiano. Nel momento in cui affiora nelle scritture, attorno al 960 d.C., nei “Placiti campani”, non c’è altro nella Penisola italica che un groviglio di varietà dialettali. L’Italia delle Italie era un coacervo di sistemi linguistici in competizione, spesso incomprensibili fra di loro. Il prestigio letterario di Dante, Boccaccio e Petrarca, ha fatto sì che, già nel Quattrocento, diversi scrittori settentrionali (Boiardo, poi l’Ariosto) e meridionali (il Sannazaro) adottassero il fiorentino quale lingua letteraria. Fino alla revisione de I Promessi Sposi (1840) del Manzoni la lingua scritta italiana, così come la conosciamo, non sarà adottata nelle scuole; ma anche grazie al sostegno di opere quali Pinocchio e Cuore , la nuova norma linguistica si diffonderà in tutte le regioni dell’Italia Unita.
Una situazione diversa: la Catalogna. Il latino che permeò le contrade catalane (la Tarraconensis) generò un tipo di lingua (catalano) diverso da quello che si consolidò nel resto della Penisola Iberica (spagnolo e portoghese), e già durante il Due e Trecento da Barcellona si diffuse una lingua di prestigio in tutto il Mediterraneo. Il catalano letterario di base barcellonina garantí - come in Italia il fiorentino - una base solida, oggi insegnata nelle scuole catalane.
Vediamo l’aspetto glottologico. Alla fine dell’Ottocento la scuola positivista germanica si pose il quesito di classificare le lingue, valendosi di fattori legati esclusivamente allo sviluppo dei sistemi linguistici, e procedere così a una classificazione con principi applicabili a qualsiasi lingua. Diversi studiosi cominciarono a classificare anche le lingue romanze. Risultava chiaro che francese e spagnolo erano lingue ben diverse, perché l’evoluzione del latino nelle due aree aveva creato forti distanze strutturali. Così catalano e spagnolo si differenziavano nettamente, a causa della differente romanizzazione. Per la Sardegna, il veterano della linguistica comparativa, Max Leopold Wagner, giunse alla conclusione che nell’Isola ci fossero due macrovarietà tanto diverse che, se proiettate su un’area continentale, avrebbero dato vita a due sistemi linguistici differenti. Il logudorese e il campidanese riflettono peculiarità ascrivibili a processi di romanizzazione diversi. Ci sono, per di più, fenomeni tanto esclusivi del logudorese, da separare questa varietà dalle altre lingue romanze (il suono /k/ di chelu, chimbe, il congiuntivo imperfetto si proeret, “se piovesse”), mentre il campidanese, poiché il latino che giungeva a sud era costantemente rinnovato, ha accettato innovazioni che lo accostano all’italiano (celu, cincui, si proessit).
La penultima questione riguarda la coscienza etnico-linguistica dei parlanti, ed è fondamentale per capire quale soluzione adottare se si desidera salvare una lingua in pericolo. Il sardo si mantiene vitale nell’oralità, ma una lingua che si trasmette attraverso l’oralità è destinata a trasformarsi, e a lungo andare a scomparire, se si trova in una situazione di diglossia, ossia con una lingua-tetto (l’italiano) che ogni giorno costituisce il codice favorito di ogni situazione comunicativa, formale e informale. La domanda-chiave è: perché salvaguardare il sardo? La competizione con l’italiano o l’inglese è un falso problema: uno può imparare bene tutt’e tre le lingue. La regola solenne per far sì che un bambino diventi bilingue, è che ogni genitore si rivolga, sempre, nella propria lingua: il babbo in sardo, la mamma in italiano. E l’inglese lo imparerà a scuola. Ecco le tre casistiche indicate prima (L1, L2, LE), ora ridotte a due: due L1 (sardo e italiano) e una LE (inglese).
Se si accetta questo discorso, l’ultimo quesito diventa lineare. Una lingua “naturale”, parlata in famiglia e nella comunità di base (dai nonni, nelle feste), può essere trasferita in classe con un metodo moderno e aggiornato. Ma ciò significa che si deve trattare della lingua che si sente nella comunità di base. Soltanto cosí l’effetto sarà sicuro e la lingua etnica potrà essere salvata.
Dobbiamo accettare le conseguenze del portato storico che ha generato in Sardegna due macrovarietà, non riducibili a una sola norma, e tanto meno a una norma fatta a tavolino. In Europa non mancano gli esempi. In Norvegia, a Bergen, molte scritte sono in nynorsk e in bokmål. Al contrario lo sforzo di creare una supernorma (l’interromontsch nella Svizzera) non ha dato risultati soddisfacenti, perché le evoluzioni “naturali” avevano generato varietà troppo distanti fra di loro. In Sardegna, da più di due secoli, i poeti improvvisatori sapevano benissimo delle due supervarietà, ed erano in grado di esprimersi in un logudorese o in un campidanese “neutro”. In un secolo in cui, col sussidio del computer, si possono confezionare traduzioni simultanee per le lingue in uso nell’Ue, quale difficoltà potrebbe rappresentare un sistema sardo, che possiamo denominare SLC = Sardu/Logudoresu/Campidanesu? Nessuna, e avremmo garantita la sopravvivenza di una lingua con una storia peculiarissima.
Eduardo Blasco Ferrer
Ordinario di Linguistica sarda
Università di Cagliari
 
 
5 - L’UNIONE SARDA / Economia (Pagina 22 - Edizione CA)
Sono sempre di più le applicazioni didattiche scaricabili su tablet e smartphone
BASTA UN’APP E LA SCIENZA S’IMPARA

L’obiettivo è avvicinare i più giovani al mondo della scienza e della matematica, con un approccio divertente e giocoso. Per scatenare il loro interesse, oltre ai tradizionali libri scolastici, si sta puntando sempre di più sul supporto delle nuove tecnologie. Sono ormai numerosissime le applicazioni didattiche create quotidianamente e scaricabili su tablet e smartphone in modo gratuito o a pagamento. Il ruolo delle tecnologie digitali nell’ambito dell’insegnamento e della divulgazione scientifica è stato il tema del convegno “Comunicare la scienza: l’utilizzo delle tecnologie digitali e la Rete regionale dei divulgatori scientifici”, che si è svolto a Cagliari. All’evento, promosso da Sardegna Ricerche con il contributo dell’assessorato regionale della Programmazione, hanno partecipato esperti del settore e tanti giovani.
OBIETTIVI «Viviamo in un’epoca dove scienza e tecnologia», ha spiegato nel suo intervento Ketty Corona, presidente di Sardegna ricerche, «hanno un ruolo sempre più centrale per la vita dei cittadini. I progressi scientifici ci pongono interrogativi e questioni sulle quali ognuno di noi è chiamato a esprimersi, per poter partecipare ai processi decisionali sulla ricerca e le sue applicazioni». E proprio Sardegna ricerche, tra le varie iniziative organizzate nel corso di quest’anno, ha promosso anche il progetto innovativo ScienceApp. «Il concorso, vinto dai creatori dell’app Il mio album di scienza», ha precisato Corona, «intendeva stimolare la realizzazione di un’app di comunicazione della scienza che si rivolgesse a studenti e facilitasse l’apprendimento delle scienze in modo giocoso e divertente».
I NUMERI In base ad alcuni dati illustrati da Marco Faccini, vice presidente di Frascati Scienza, nel 2012 i downloads totali a livello mondiale di applicazioni per tablet e smartphone (gratuiti e a pagamento) sono stati 45,6 miliardi. Quest’anno l’obiettivo è 81,4 miliardi. Nel 2014 131,7 miliardi, nel 2015 205,4 miliardi e nel 2016 fino a 309,6 miliardi.
LA RETE Quanto alla Rete regionale dei divulgatori scientifici “Chentuconcas - Tante teste per la scienza”, è formata da oltre 80 componenti, tra i quali rappresentanti di centri di ricerca, associazioni e del mondo accademico. Il suo scopo è di stimolare lo scambio di competenze e di collaborazioni, finalizzate alla progettazione di attività innovative dal punto di vista scientifico.
Eleonora Bullegas



LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 4 - Sardegna
La “giunta possibile” di Michela Murgia: ecco i primi sei nomi 
«Gli elettori devono sapere in anticipo, non mesi dopo»
Tra pochi giorni le scelte per Sanità e Trasporti 
di Stefano Ambu
CAGLIARI Sardegna Possibile. E giunta possibile. La candidata presidente c’era già, Michela Murgia. E ora ci sono anche gli assessori (non tutti, perché ne arriveranno altri nelle prossime settimane). Unico problema: potranno governare, se Murgia vincerà, solo fra due mesi. Ma per Sardegna Possibile l’obiettivo era quello: rovesciare gli schemi. Anche narrativi: di solito il (possibile) finale di un libro non si racconta. Ma qui l’eventuale squadra di governo da presentare il primo giorno di consiglio regionale sarà completata in anticipo. Ci sarà una sorpresa alla settimana. Un “Dieci piccoli indiani” (in questo caso si arriverà a quota dodici) con i protagonisti che, anziché scomparire, entrano in scena. I convocati? Per ora sono sei, quattro uomini e due donne. Arrivano dal mondo della cultura e dell’università, dal mondo sindacale. E c’è anche un sindaco, di Nurachi. Una scelta maturata negli incontri delle scorse settimane, i cosiddetti “Ost” (Open space technology). «La scelta degli assessori noi la facciamo prima – ha detto l’autrice di “Accabadora” –, non è frutto di negoziazioni, ma si basa sui contenuti. Abbiamo rispettato la promessa. C’è chi presenta la giunta cinque mesi dopo. Noi abbiamo scelto di farlo prima. Gli elettori devono sapere in anticipo. E la Sardegna non può aspettare».
Rita Cannas, 50 anni, di Quartu: nell’eventuale giunta Murgia sarà l’assessore al Turismo. Arriva dal mondo universitario. Mette al servizio del progetto esperienze da ricercatrice, a Cagliari, nella facoltà di Economia, e a Malta.
La squadra di (pre)governo è composta da Filippo Scalas (delega agli Enti locali), sindaco di Nurachi, Rita Cannas (Turismo), ricercatrice in Economia a Cagliari, quartese, Salvatore Corveddu (Industria), ex dirigente sindacale Cgil, di Pattada, Anna Sulis (Agricoltura), ex presidente regionale di Slow food Sardegna, di Ovodda, Omar Onnis (Cultura e Istruzione), nuorese, autore del libro “Tutto quello che sai sulla Sardegna è falso”, ed Emanuele Scalas (Ambiente), ingegnere oristanese. C’è un altro assessore in arrivo, alla Sanità. E c’è anche un altro nome per i Trasporti. Murgia sembra quasi tentata di dire qualcosa in più, ma non lo fa. «Devo rispettare queste consegne – ha detto –, abbiamo pronto un gruppo di persone, nessuno di loro ha detto: lo faccio io. Sono tutti molto competenti. E molto impegnati. Ma, tranquilli, fra due settimane ci sarà il nome». Per la candidata non è giunta tecnica, ci tiene a precisarlo: «Non è tecnica, ma ha molte competenze tecniche». Giunta politica, insomma. «Ci hanno detto – ha aggiunto Murgia – che presentare la giunta prima del voto sarebbe stato un suicidio. Ci hanno avvertito: non avrete più niente da negoziare. Ma noi, comunque vada, speriamo di dimostrare che si può progettare un altro tipo di politica». A ciascun aspirante assessore Murgia ieri ha fatto trovare sul tavolo della conferenza stampa un pacchetto di libri. Da “Fahrenheit 451” a “Nel paese dei Moratti”. Con titoli che sono anche suggerimenti. Ad esempio un “Trattato sull’ira” è stato donato a Corveddu. «Lo vorrei – ha detto Murgia tra il serio e il faceto – molto arrabbiato». E il centrosinistra? E il centrodestra? Murgia sta sulle sue: «Siamo troppo impegnati a costruire questo progetto, figuriamoci se stiamo a guardare in casa d’altri».
 
 
7 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 2 - Attualità
GUERRA ALLA DISOCCUPAZIONE? PER ORA È PERSA 
La giunta vanta l’impegno per gli ammortizzatori sociali, ma interi settori produttivi sono cancellati 
CAGLIARI Il presidente Cappellacci per la passata campagna elettorale scelse lo slogan di Gavino Sanna: «La Sardegna torna a sorridere». Nel programma c’era la creazione di centomila posti di lavoro perché è quello il problema dei problemi dell’isola, l’obiettivo per tutti i governi che verranno. Le cose sono andate diversamente anche per via della più grave crisi economica. Il predecessore, Renato Soru, stima che, sulla base della promessa di Cappellacci, manchino 200 mila posti di lavoro. Rifacendosi ai dati dell’Istat del secondo trimestre, Soru ha rilevato che gli occupati sono 552 mila. Il paragone sul dato omogeno, quindi sempre il secondo trimestre ma del 2008, attribuiva all’isola 633 mila lavoratori: 81 mila in meno. E purtroppo si arriva quasi a centomila se si considerano i cassintegrati e gli altri lavoratori in sofferenza. Persi centomila posti e non creati i centomila promessi, afferma Soru. Il vero incubo dei sardi è oramai il posto di lavoro. E da questo punto di vista ne è un’emblema la vertenza dei Centri per il lavoro: organismi che sono preposti a cercare il lavoro agli altri ma che sono composti, a loro volta, da precari. Nel «Detto fatto», la giunta ricorda l’impegno per contrastare la disoccupazione e soprattutto per non far mancare gli ammortizzatori sociali, (Paradossale l’anticipo della cassa integrazione approvato dal Consiglio, impugnato dal governo, e successivamente ripristinato). La giunta ricorda anche l’impiego dei Fondi europei (Fse): 466 milioni per 97 mila beneficiari tra cui 5.400 imprese. Il sindacato sulla questione lavoro mette in mora il governo regionale: «Non è stato fatto nulla», ha detto Oriana Putzolu segretaria generale della Cisl sarda. E davanti alla recessione, così dura da impattare sulle fasce più deboli, giovani e piccole imprese, Cgil-Cisl e Uil avevano chiesto un piano straordinario del lavoro. Secondo la ricetta più keynesiana, insomma, può essere positivo un programma di occupazione pubblica giovanile, anche temporaneo, ma che possa servire a rimettere in moto la speranza. L’impoverimento dei sardi può essere contrastato, in questa fase, solo così. Gli analisti del Crenos, il Centro di ricerche delle Università di Cagliari e Sassari, sono poi preoccupati dalla distribuzione settoriale dell’occupazione: il settore dei servizi assorbe una quota sempre recsenti di occupati rispetto ai macro settori industriali e dell’agricoltura. Ma non si tratta sempre di occupazione di qualità. Nel dramma del lavoro in Sardegna si inserisce il problema della dispersione scolastica e di quei giovani che non lavorano e non studiano. La Cisl lancia l’allarme sociale: «Ci sono 332.003 pensionati con una pensione media mensile non superiore a 776,94 euro», ricorda Oriana Putzolu, «la gran parte di costoro, se non beneficia di aiuti e sostegni da parte dei figli, si trova già al di sotto della soglia di povertà relativa e scivola progressivamente verso la povertà assoluta». E’ quindi reale il rischio povertà: «Non ci sono ragioni politiche, sociali, culturali, patti di stabilità e spending review che giustifichino silenzi e immobilismo» dice Putzolu, «è in discussione la qualità della vita di un quarto della popolazione sarda. La vera sfida che attiene la classe politica di oggi e del dopo elezioni è la capacità di realizzare azioni in grado di assicurare una dignitosa esistenza a tutti i sardi». (a.f:)


8 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 41 - Cultura-Spettacoli
Il nuovo numero della rivista della facoltà di Lettere dell’Università di Cagliari Una contemporaneità instabile e il difficile confronto dell’isola con la “italianità” 
PORTALES” INTERROGA IL CAOS CHE TIENE STRETTO IL MONDO 
Passato e presente Analisi delle tensioni politiche e culturali dell’oggi, ma anche la storia dell’isola durante la dominazione spagnola
di Paola Pittalis
Il numero 13 di Portales, la bella rivista del dipartimento di Filologie e Letterature moderne dell’Università di Cagliari, diretta da Giovanni Pirodda (Aipsa edizioni, euro 8,00), è fedele al progetto culturale dell’esordio, nel lontano 2001. «Incrocia la cabala del suo numero tredici all’insegna dell’apertura e dell’incontro – così Gonaria Floris nell’editoriale – nello scambio fra pratiche disciplinari o versanti nazionali differenti». Questo coerente collocarsi in una zona di frontiera è primo e forte motivo di interesse: le singole sezioni, particolarmente dense e coese, offrono alla riflessione stimoli diversi, ma sempre efficaci. “Saggi” esplora temi inquietanti, il “caos” e la “catastrofe”, che sconvolgono (e alienano) la coscienza umana, oggi, anche sul versante sociale e politico. Ne ricerca le radici lungo il percorso di una progressiva “disfatta dell’uomo” che ha origine nel 1500 a partire da Copernico, prosegue con Darwin, Freud, Gödel: la graduale perdita della centralità dell’io, la crisi della verità naturale della scienza moderna di fronte alle galassie di un universo epistemologico policentrico. Se la problematica classica della catastrofe è segnata dalla possibilità di conoscere e prevedere il passaggio dall’ordine al caos, avanza ora una prospettiva drammatica: il caos si è impadronito in anticipo della nostra capacità di capirlo. Lo dimostrano tre saggi: quello che, nella prospettiva fisico matematica esamina il divario fra "la matematica e la realtà" e quelli di riflessione letteraria. In due operette morali Leopardi ragiona sulla morte dell’universo. Nel “Cantico del gallo silvestre” la capacità di pensare la morte («silenzio nudo» e «quiete altissima») lascia comunque uno spazio consolatorio, nel “Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco” invece i mondi si generano all’infinito, l’uno dalla morte dell’altro, per cui ogni esistenza ha nel suo inizio la fine, nascita e morte collassano una sull’altra. Pirandello, infine, si oppone alle velleità sistemiche dell’arte e della scienza (il "demonietto" che smonta il congegno di ogni immagine) istituendo un legame fra complessità dell’universo della narrazione e teorie del pensiero moderno sul caos e sulla catastrofe. La sezione “Eventi” si immerge invece nelle tensioni politiche e culturali dell’oggi. La ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia assume inedita fisionomia nello specchio della riflessione europea: tre convegni interdisciplinari in area germanica e il numero 50 della rivista tedesca di cultura italiana Zibaldone affermano la necessità di un superamento della storiografia dei vincitori in una dialettica fra unità e molteplicità. Segue un interessante omaggio a Bertolucci, Caproni e Sereni, nella contiguità dei centenari delle rispettive nascite (2011, 2012, 2013). Tre voci cruciali del Novecento, legati da vincoli di amicizia e da comuni vocazioni culturali. Per l’editoria e la traduzione: l’esperienza di Bertolucci nei Quaderni della Fenice di Guanda, in Paragone e presso Garzanti; di Sereni nella collana dello Specchio di Mondadori e nel Saggiatore; di Caproni, il più appartato, presso Garzanti e Rizzoli. Per la poesia: hanno cantato la desolazione dell’uomo moderno, il «colore più forte … più indelebile» del vuoto (Sereni), il senso della "perdita" («lasciami sanguinare … sulla polvere … fingi soltanto allora d’avermi udito chiamare», Bertolucci), e dell’"inesistenza" («tutte andranno perdute le nostre testimonianze», Caproni). La sezione “Lingue e culture” è dedicata alla Sardegna spagnola del 1500 e 1600, alla complessa tensione culturale e politica fra impero e periferia. Due figure di spicco Juan Coloma, viceré e poeta, e Josè Delitala y Castelvì, politico e letterato, sono un "osservatorio privilegiato" che permette di cogliere sia gli aspetti della circolazione libraria e culturale nell’isola che la "violenza" e la "conflittualità" dei rapporti fra Sardegna e Spagna. Sono invece "storia minore" le “relaciones de sucesos”, quasi articoli giornalistici che mediano alla lontana Spagna le immagini dell’isola: le creature mostruose, del resto compatibili con l’idea della Sardegna come luogo misterioso e impervio, spesso ostile; i miracoli, come il sanguinamento del Cristo di Galtellì e di un’ostia consacrata ad Alghero, "pie frodi" che il potere politico ed ecclesiale utilizza per trasformare i luoghi in meta di pellegrinaggio. Il pregio della rivista (l’intera serie è disponibile on line) nasce dalla scelta di leggere la realtà con l’ottica dei "varchi" come del resto esige il nome Portales, di mettere in contatto mondi diversi, nella convinzione che dalla ricchezza di lingue e culture nascano occasioni plurime di confronto, e che queste siano, oggi in particolare, un valore prezioso.
 
 



QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie