Sabato 28 dicembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 dicembre 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
San Giovanni di Dio. Via a una petizione attraverso facebook
«NON CHIUDETE L'OSPEDALE» I promotori: il Policlinico è troppo lontano

Prima il reparto di terapia intensiva, poi ostetricia e ginecologia: a breve anche dermatologia, genetica, oculistica, ortopedia, urologia, ematologia, psichiatria, farmacologia clinica, medicina del lavoro, anatomia patologica e il centro per la sclerosi multipla migreranno al Policlinico di Monserrato, e così all’ospedale San Giovanni di Dio non resteranno «che poche sedie nella sala d’attesa di un piccolo poliambulatorio».
Ora che il conto alla rovescia è iniziato davvero, il fondatore del gruppo “No alla chiusura del San Giovanni di Dio”, Stefano Porceddu, torna alla carica e organizza una raccolta firme «contro il trasferimento dei reparti dal centro della città all’aperta campagna»: un centinaio di attivisti ha già risposto positivamente, mentre altrettante e-mail sono giunte un po’ da tutta l’Italia in segno di solidarietà e difesa del presidio ospedaliero più antico di Cagliari.
Ora Porceddu attende che qualche altro iscritto al gruppo Facebook (conta 6500 iscritti) si faccia avanti e firmi la petizione, ma non gli basta: «Vorrei che i candidati alla presidenza della Regione esponessero pubblicamente le proprie intenzioni nei confronti del San Giovanni: abbiamo il diritto di conoscere il destino del nostro ospedale prima di recarci alle urne». La richiesta, scritta nero su bianco, potrebbe dunque giungere nei prossimi giorni alle cassette postali degli aspiranti governatori, ma non solo: una lettera sarà spedita anche al presidente della Repubblica «perché venga a conoscenza del danno che si sta arrecando ai cittadini cagliaritani e intervenga, se possibile, a scongiurarne la chiusura». Il San Giovanni svolgerebbe, secondo il fondatore del gruppo, oltre che una importante funzione sanitaria in quanto presidio d’eccellenza per tutta l’Isola, un indispensabile ruolo sociale, perché inserito nel contesto urbano e quindi facilmente raggiungibile coi mezzi anche la sera: ecco perché sarebbe di fondamentale importanza tenerlo in vita.
Un vecchio preventivo imponeva una spesa di circa 22 mila euro per l’adeguamento della struttura alle nuove norme in materia di barriere architettoniche, risparmio energetico e ammodernamento degli impianti elettrici: «Semplici lavori di riadattamento - prosegue Porceddu - e non interventi strutturali, segno che l’edificio è stabile. Perché, dunque, spenderne quasi il doppio?». Quaranta milioni di euro è infatti il budget a disposizione per costruire il “Blocco R” e completare il progetto del nuovo ospedale: una spesa inutile, secondo il gruppo degli oppositori, «perché la struttura è lontana dal centro, difficilmente raggiungibile dalla 554 nelle ore di punta e nei mesi estivi, e non così all’avanguardia come si dice». Porceddu è stato ricoverato la scorsa estate: «Non funzionava nemmeno l’aria condizionata», conclude.
Michela Seu
 
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
    
2 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
LIMBA E POLEMICHE 
La lingua sarda non è morta, è entrata nella fase della maturità 
di MICHELE PINNA 
Nonostante il titolo, un po’ forte, il testo del professor Mastino, che pure non risparmia critiche al libro del dottor Giuseppe Corongiu "il sardo una lingua normale" si propone, non come un atto d’accusa ma come un momento interlocutorio, aperto al dialogo, mentre rivendica per l’Università di Sassari un ruolo di centralità scientifica e culturale, dinanzi all’esigenza di valorizzare la lingua sarda, di studiarla, d’insegnarla e di praticarla, in tutti gli ambiti della vita pubblica e privata, come è normale che sia per la lingua di un popolo che ha una storia di nazione, per quanto priva di Statualità propria, un’identità e una cultura che passa attraverso il proprio idioma: il sardo, per l’appunto. Egli si dichiara d’ accordo, persino, sull’unitarietà della lingua sarda, di contro ad un luogo comune, scientificamente privo di fondamento, che talvolta divide, nelle loro consapevolezze, sos de su Cabu de bassu e sos de su Cabu de susu. Divisione propugnata, anche, da alcuni studiosi che si fanno sostenitori dell’esistenza, in Sardegna, di due "macrovarietà" quali sono, per loro, le parlate dell’area campidanese e le parlate del Capo di sopra raggruppate, dico io, arbitrariamente, sotto l’etichetta del "logudorese". L’idea del sardo come lingua normale propugnata da Corongiu nel suo libro, certamente scritto con la mano sinistra, certamente carico di umori e di passione militanti, talvolta polemico, persino, con l’istituzione accademica per ciò che avrebbe dovuto e potuto fare e che invece non ha fatto, (non ha voluto o non ha potuto? Ci domandiamo) proprio per poter avere quella centralità rivendicata, non a torto, dal professor Mastino, non è lontana, ritengo di poter dire, né dalle idee dichiarate del professor Mastino nel suo intervento, né da quelle di molti altri militanti del movimento linguistico che, grazie anche, all’impegno fattivo dell’assessore Milia, delle associazioni culturali, di personalità singole, ha mostrato in questi anni vitalità e capacità costruttiva. Uno stile, quello del Corongiu, che si è lasciato prendere la mano dalla passione del militante svestendo l’abito grigio antracite del dirigente paludato, neutro ed asettico, della pubblica amministrazione. È proprio il caso di dire che "al cor non si comanda". Ma anche, per dare a Cesare quel che è di Cesare, che il dottor Corongiu ha sempre operato, come dirigente, con correttezza e grande professionalità. Dinanzi a tanta passione e a tanto interesse, però, a ragione, credo si possa dire, anche, che la lingua sarda non è morta, perciò; anzi, dopo una stagione di apparente declino, oggi, possiamo sostenere che stia attraversando, invece, una nuova fase aurorale, una fase di nuovo cominciamento, proiettata sul versante della sua maturità. Sul versante della scrittura e della sua normalizzazione negli usi pubblici oltre che privati. Sul versante del bilinguismo e del plurilinguismo, sul versante del suo ingresso curricolare nella scuola. Una fase dove i pudori e le vergogne della sua adolescenza e della sua prima gioventù iniziano a trovare, grazie al contributo di tutti, anche di quelli polemici e critici, una spiegazione, e, quindi, a porre termine al tempo dei rossori nel viso. Far sì che la lingua sarda muoia, proprio ora, magari per mano di persone che ambiscono allo stesso obiettivo, cioè di amarla e di viverla, in un rapporto non clandestino, ma pubblico e normale, sarebbe davvero un delitto imperdonabile.
Michele Pinna
Direttore scientifico dell’Istituto di studi e ricerche "Camillo Bellieni", membro dell’osservatorio regionale per la lingua sarda


QUOTIDIANI NAZIONALI
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Questionario e social

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