UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 15 dicembre 2013

Domenica 15 dicembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
15 dicembre 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Oristano (Pagina 50 - Edizione CA)
Obiettivo, il tetto del mondo
Partito il Progetto Everest di Massimiliano Caria
ORISTANO. A sostenere l'ex componidori il Coni e l'università di Cagliari
 
 ORISTANO L'idea di una spedizione sul tetto del mondo , la prima volta per un sardo, è sempre stata ben presente nella sua mente. Ma era tanto ambiziosa che aveva paura di confessarla anche a se stesso. Ora, però, che il progetto Everest è partito ufficialmente, anche con un sito web specifico, Massimiliano Caria può parlarne apertamente per immaginare emozioni e sensazioni, liberare perplessità e naturalmente timori. L'impresa costituisce un nuovo traguardo per il quarantenne oristanese, con una passione sconfinata per l'alpinismo e, in genere, per le attività che gli consentono di avere un rapporto diretto con la natura. L'ultima delle tante spedizioni, l'estate scorsa, lo aveva portato sul Pik Lenin, quota settemila metri. Già allora l'obiettivo era chiaro, chiarissimo: scalare il “tetto del mondo”. E infatti quella del Kyrghyzstan rappresentava una delle tappe necessarie per affrontare l'obiettivo finale.
L'IMPRESA «Ogni volta che mi ritrovo chiuso in una piccola tenda, sperando che la tempesta fuori non abbia la forza di strapparla, il vento urla, la mia paura urla ma poi…ogni volta che sono lì, non importa che sia Monte Arci o una montagna di settemila metri, io rinasco e vivo». Una sensazione unica, racconta Massimiliano Caria, già componidori del gremio di San Giovanni. «È quasi come tornare agli albori della vita, dove è ancora necessario sciogliere il ghiaccio per bere, non esistono letti, né tavoli o sedie, dove il tempo si misura in luce e buio. Ecco: vorrei la complicità di tutti in questo viaggio che prende il nome di Progetto Everest. Io sarò gli occhi e le gambe di quanti vorranno sostenermi».
LE TAPPE Il progetto, con il patrocinio del Coni, avrà come prima tappa a settembre 2014 la vetta Cho Oyu, 8200 metri in Nepal. «Cho Oyu, “la dea turchese”, è la sesta montagna del mondo: un gigante niente male, che si trova a ventisette chilometri a Nord ovest dall'Everest e che ritengo propedeutico alla spedizione sul tetto del mondo». L'impresa è particolarmente complessa, tanto che la preparazione è già partita, sotto la lente attenta del Laboratorio di fisiologia degli sport dell'università di Cagliari. «Tutte le indicazioni per la mia alimentazione arrivano da una nutrizionista che ha preparato una dieta a base di cibi sani, con pochi grassi saturi, e la corretta distribuzione degli alimenti nell'arco della giornata». Questo significa, per esempio, che a colazione l'alpinista ha dovuto inserire una quantità di proteine finora non inclusa. Poi c'è un personal trainer che ha programmato dieci mesi di preparazione aerobica, di forza e resistenza. Tutto studiato in funzione della partenza, a settembre, per la prima spedizione. «Durerà un mese circa» spiega Massimiliano Caria. «Poi rientrerò e dopo sei mesi, quindi aprile 2015, il via alla spedizione sull'Everest, che durerà due mesi».
L'ORGANIZZAZIONE In questa avventura l'alpinista oristanese partirà da solo. Si è affidato a un'agenzia lombarda (Avalco Travel) che promuove viaggi alternativi: per intenderci, quelli che non prevedono esattamente tutti i comfort. L'organizzazione italiana fa capo a quelle locali che curano ogni dettaglio della spedizione, compreso naturalmente il permesso alla scalata della vetta rilasciato dalle autorità locali: «È un passaggio che incide economicamente nel progetto, complessivamente 50 mila euro, perché ha un costo elevato». Per questo motivo Caria sta cercando sponsor che possano aiutarlo in questa impresa. «Se riuscissi ad arrivare sulla vetta dell'Everest credo che sarebbe un motivo di orgoglio per la Sardegna e tutti i sardi. Porterebbe il nome della nostra terra, con i Quattro mori, in alto come non lo è mai stato». Sul “tetto del mondo”, appunto.
Patrizia Mocci
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia (Pagina 52 - Edizione CA)
Un parco per archeologi e turisti
A Tanca Manna tecnologie alla scoperta dell'età nuragica 
NUORO. Progetto di valorizzazione del Comune e delle università di Bologna e di Sassari
 
NUORO Studiosi e visitatori alla scoperta di Tanca Manna, diventato parco archeologico di crescente interesse scientifico. È il punto di partenza per candidare Nuoro a polo tecnologico all'avanguardia in Sardegna per l'archeologia e l'ambiente. Tanca Manna è villaggio esteso per 15 ettari, sta all'interno della città. Non è l'unica virtù: la recente campagna di scavo, condotta con l'impiego delle nuove tecnologie, rivela che quel complesso risale alla fase iniziale dell'epoca nuragica.
L'IMPORTANZA «A Tanca Manna è come se il tempo si fosse fermato: altri villaggi sono stati utilizzati anche dopo. In questo caso no. Perciò racconta una fase poco conosciuta dell'età nuragica e potrebbe aiutare a capire il perché le popolazioni del tempo costruissero i nuraghi», spiega Demis Murgia, archeologo nuorese con l'esperienza del master and back: studi all'università di Bologna, ora la collaborazione con il comune di Nuoro. Dal suo percorso di ricerca nasce il progetto Nuova, finalizzata alla valorizzazione archeologico-ambientale. Iniziativa estesa a tutta la città con il censimento dell'intero patrimonio. Tanca Manna è un tassello fondamentale. Qui la scorsa estate l'università di Bologna, che conta sulla collaborazione dell'ateneo di Sassari, conduce una campagna di scavo con tecniche innovative, come il rilievo in 3D delle strutture. Dal convegno, che si svolge ieri alla biblioteca Satta e ospita i docenti dell'università di Bologna Maurizio Cattani, Andrea Fiorini, Florencia Debandi e Matteo Lorenzini, emergono nuove tecniche anche nell'archiviazione e nella divulgazione dei dati.
RIQUALIFICAZIONE Tanca Manna ispira pure un progetto di riqualificazione paesaggistica, curato dall'architetto Virgilio Colomo. Due anni fa vince il concorso internazionale Bisu del comune di Nuoro, viene promosso dalla Soprintendenza ai beni archeologici e culturali. Ora a Modena conquista il premio dell'Agenzia per lo sviluppo sostenibile. Per la sua realizzazione servono due milioni di euro. I fondi per ora non ci sono. È l'unico freno per l'attuazione di un intervento che prevede l'utilizzo di materiali poveri, in parte effimeri e riciclabili: pietre, terra, ferro, vegetazione autoctona con il recupero delle fontane esistenti, rimodellate per creare spazi per il relax e la meditazione. «Lo scavo e la messa in luce del villaggio nuragico, l'architettura legata all'archeologia, la ricostituzione del bosco primordiale - spiega Colomo - sono elementi fondanti del progetto. L'architettura dell'unico edificio richiama l'archetipo nuragico per stimolare sensazioni e memorie primitive con destinazioni d'uso funzionali al processo di scavo, alla cultura archeologica, alla natura».
RICHIAMO TURISTICO A Tanca Manna dopo i recenti scavi in 4 giorni sono oltre 700 i visitatori, a dimostrazione che l'area ha rilievo scientifico ma anche potenzialità turistica. «Siamo partiti da due eccellenze, come il concorso internazionale per la valorizzazione del sito e il progetto Nuova. Ora la nostra scommessa è di ricostruire in modo virtuale spezzoni di vita quotidiana dell'età nuragica», dice Luca Lapia, assessore comunale all'Ambiente. «A Tanca Manna possiamo avere la realtà del luogo, che può essere vissuto con l'ausilio delle guide, e l'idea forte di creare ambienti di vita dei nuragici». La fusione dei due progetti è il prossimo passo sebbene resti aperto il problema dei finanziamenti. «La Regione deve credere in queste eccellenze e consentire con le risorse la valorizzazione di Tanca Manna», auspica Lapia. Per ora l'area esplorata di recente è ricoperta, modo obbligato per preservarla. La ricerca va avanti. L'anno prossimo la nuova campagna di scavo.
Marilena Orunesu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Nuoro e Provincia (Pagina 52 - Edizione CA)
NUORO. Istituto Asproni
Quaranta allievi sulle tracce di J. F. Kennedy
 
NUORO Pericle e John Fitzgerald Kennedy a confronto. La Grecia classica di 2500 anni fa e l'America degli anni Sessanta si ritrovano in un progetto che porta 40 studenti del Classico Asproni in un viaggio nella democrazia. I ragazzi mettono in scena i passi salienti della storia di Kennedy (rappresentato in modo sbalorditivo nel celebre discorso di Berlino dall'alunno Francesco Arru), l'assassinio, le teorie complottistiche.
L'INIZIATIVA La lunga riflessione parte dal cinquantenario dell'assassino di Jfk a Dallas e si riavvolge fino a ritornare all'Atene classica, culla della cultura democratica, per riproporsi nell'attualità di oggi. “John Fitzgerald Kennedy: un testimone della democrazia” è l'occasione per «riannodare un filo - spiega Antonio Piu, docente di storia e filosofia e promotore del progetto - che parte dalla democrazia americana, ci riporta in Europa, in quella che dovrebbe essere la culla della moderna civiltà democratica occidentale e ancora più indietro all'Atene di Pericle. Un viaggio non solo per riflettere sulla figura di Kennedy ma inserire la sua esperienza politica nel solco più grande che trova origini nella Grecia antica».
IL MESSAGGIO Grecia antica ma attualissima. Come Jfk che lascia in eredità un messaggio, come ricorda il direttore dell'Unione Sarda Anthony Muroni: «Democrazia vuol dire la capacità di stare dalla parte giusta, dei valori, del merito, della pace, della giustizia. Oggi la democrazia di fatto è un'altra cosa, non è il cittadino ad amministrarla. C'è una deriva silenziosa verso la tecnocrazie che rischia di essere una dittatura silenziosa perché ciò che decide, giusto o sbagliato, è dovuto a una questione di meri conti». Nell'idea di Pericle «era il predominio dei molti su quello dei pochi, libertà personale, possibilità di occupare cariche pubbliche da parte di tutti, il rispetto della legge uguale per tutti, e il giusto governo», ricordano Franco Nieddu e Patrizia Mureddu, dell'università di Cagliari. Kennedy «è un gigante del secolo scorso - dice Bruno Murgia, presidente dell'Isre - l'immagine di una giovane America, un personaggio incompiuto, e Pericle il suo suggeritore». ( f.le. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Prima Pagina
IL CASO
L’Università “dimentica” premiazione
N. COSSU A PAGINA 23
 
Annullata la cerimonia di consegna del XIV premio “Fontana di Rosello”. Ieri pomeriggio un
centinaio di persone sono rimaste fuori dai cancelli dell’ateneo, inspiegabilmente sbarrati.
NELLE CRONACHE
 
Pagina 23 - Sassari
L’Università “dimentica” la cerimonia
Ieri la sede centrale avrebbe dovuto ospitare il XIV premio Fontana di Rosello ma il portone è rimasto sbarrato
di Nadia Cossu
 
SASSARI Ore 15: cento persone si danno appuntamento davanti alla sede dell’Università di Sassari. In aula magna dovrà tenersi la quattordicesima edizione del Premio Fontana di Rosello, un momento importante per il mondo del volontariato di Sassari. Sono tutti in attesa: quattro associazioni che durante l’anno si sono distinte per particolari meriti riceveranno un riconoscimento. Il premio speciale, invece, verrà assegnato alla Capitaneria di porto di Porto Torres e a ritirarlo c’è il comandante in persona, in alta uniforme. Ma succede quello che nessuno avrebbe mai voluto che accadesse: le porte dell’Università rimangono chiuse. A qualcuno deve essere “sfuggito” l’appuntamento e la cerimonia – tra delusione e rabbia per la brutta figura – salta. «A data da destinarsi» dicono mortificati (seppure senza alcuna colpa) gli organizzatori dell’evento. Cosa sia successo è ancora da chiarire. Di certo c’è che alle 17, dopo esser rimasti fuori dal palazzo storico di piazza Università per due ore (al freddo) e dopo aver tentato invano di contattare l’ateneo – i componenti della Consulta del volontariato hanno dovuto scusarsi con i “mancati” vincitori del premio e salutare tutti. «È grave quello che è successo – hanno detto ieri sera – Non sappiamo di chi sia la responsabilità ma a questo punto poco importa. Conta solo che un premio importante per questo territorio è saltato perché qualcuno non ha aperto i cancelli dell’Università». In serata il custode del palazzo è entrato nella sede per verificare se l’Ateneo avesse dato precise disposizioni alla vigilanza: «Ci è stato spiegato che la comunicazione dell’Università (relativa all’apertura) era affissa anche sui muri. La vigilanza, però, da parte sua dice di non aver ricevuto alcuna indicazione in merito». Purtroppo di questo rimpallo di responsabilità poco importa ai diretti interessati. «Abbiamo fatto una figuraccia – spiegano – e in queste situazioni non è facile trovare le parole giuste per dare una spiegazione a chi ha dovuto faticare per ritagliarsi un sabato pomeriggio libero». La Consulta il proprio dovere lo ha fatto: «Avevamo chiesto l’autorizzazione all’Università per tempo, la segreteria ci aveva dato il benestare e tutto era quindi a posto». Così almeno credevano. Il Premio Fontana di Rosello è un riconoscimento prestigioso a livello locale e provinciale, non per nulla è arrivato alla quattordicesima edizione. Viene attribuito dalla Consulta del Volontariato alle associazioni che si sono distinte in modo significativo durante l’anno in provincia nel mondo del "no profit", in particolare in ambito sociale, culturale, ambientale e della tutela dei diritti civili. L’edizione 2013 chiaramente è solo rinviata: «Comunicheremo la data non appena riusciremo a trovare una giornata che tenga conto degli impegni di tutti». E possibilmente una sede che apra le porte...
 
Pagina 23 - Sassari
la curiosità
L’anno scorso premiato l’ateneo
 
Manco a farlo apposta lo scorso anno il Premio speciale è andato proprio all'Università di Sassari. Durante la cerimonia, il presidente della Consulta Franco Dedola aveva consegnato al rettore Attilio Mastino un quadro raffigurante la fontana di Rosello, monumento storico della città di Sassari e simbolo del volontariato. Tra le motivazioni figuravano anche «i 450 anni di storia nel territorio. Ma oltre all'apporto alla cultura, l'istituzione accademica ha contribuito a formare tanti giovani che si sono poi dedicati ai settori più svariati del volontariato con competenza e professionalità». Va detto che l’ateneo non ha responsabilità diretta di quanto accaduto ieri, si è trattato probabilmente di un difetto di comunicazione tra l’Università e l’istituto di vigilanza. Resta il fatto che il risultato di questo imbarazzante “incidente” ha creato più di qualche problema ai componenti della Consulta.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Attualita
Under 35, il 28,5% non studia e non lavora
Sono 3,7 milioni i giovani “neet”in Italia, 300mila in più rispetto al 2012: ai primi posti in Europa
 
ROMA In Italia ci sono oltre 3,7 milioni di giovani under 35 che non studiano, non lavorano né sono in alcun percorso formativo: il 28,5% della popolazione in questa fascia di età, in crescita e ai primi posti in Europa. La fotografia sui “neet” (not in education, employment or training) è stata scattata dall'Istat con riferimento al terzo trimestre 2013 ampliando (come fa l'Eurostat) il limite di età di riferimento dai 29 ai 34 anni. La situazione è drammatica al Sud con quasi il 40% under 35 neet (oltre due milioni di persone). Dalle tabelle si evince che su 3,75 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, 1,2 milioni non cercano lavoro né sono disponibili a lavorare. Ma per altri 2,5 milioni c'è la disoccupazione (1,333 milioni) o il limbo chiamato dall'Istituto «forze di lavoro potenziali» (ovvero la condizione di coloro che pur non cercando sarebbero disponibili a lavorare) con oltre 1,2 milioni di persone. I neet tra i 15 e i 34 anni sono aumentati di oltre 300.000 unità rispetto al terzo trimestre del 2012 passando da 3,43 milioni a 3,75 milioni toccando la quota record del 28,5% (era 25,8% nel terzo trimestre 2012). Finora l'Istat aveva diffuso le rilevazioni sui neet fino ai 29 anni (27,4% nel terzo trimestre 2013 a fronte del 24,9% nello stesso periodo del 2012), fascia di età nella quale coloro che non studiano né lavorano sono 2,564 milioni contro i 2,344 del terzo trimestre 2012. Nella media 2012 i neet under 35 in Italia erano il 25% del totale dei giovani (17,3% la media nell'area euro), percentuale inferiore solo alla Bulgaria e alla Grecia. Oltre la metà dei neet (2.010.000 su 3.755.000) sono al Sud con una percentuale che sfiora il 40% del totale (il 39,6% degli under 35 contro il 36,9 del terzo trimestre 2012). Se si guarda agli under 29 nel Mezzogiorno sono fuori dal percorso lavorativo, formativo e di istruzione il 36,2% dei giovani a fronte del 34,7% del terzo trimestre 2012 (1,344 milioni su 2,564 milioni di neet under 29). Nel complesso ci sono quasi 1,2 milioni di neet tra i 30 e i 34 anni di cui 666.000 al Sud. Su 3,755 milioni di neet under 35 complessivi ci sono oltre 1,5 milioni di giovani con bassissima scolarità (fino alla licenza media) mentre 1,8 milioni hanno il diploma di maturità e 437.000 hanno nel cassetto una laurea o un titolo post laurea. Le donne neet sono 2.112.000 mentre gli uomini sono 1.643.000.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Ed_Oristano
UNIVERSITà E TAGLI
Gli studenti «fortunati» lanciano un SOS per l’ateneo
Lettera dei ragazzi che chiedono un rapido intervento alle autorità politiche Dopo il part time per tutto il personale temono la riduzione di numerosi servizi
di Enrico Carta
 
ORISTANO «Mi ritengo uno studente fortunato», inizia così la lettera che i ragazzi dell’università hanno indirizzato a chi può davvero dare loro delle risposte. Il fatto che sia stata inviata alla stampa significa che le si volesse dare la massima diffusione, ma anche che la situazione non è più baciata dalla buona sorte come un tempo. Sono tanti i motivi per cui gli studenti dell’ateneo si ritengono fortunati e, quasi ricordando la canzone di Jovanotti li elencano: «A differenza di altri centri universitari vengo trattato da persona e non da numero, sia dai docenti che dal personale del Consorzio Uno. Sono fortunato. Posso frequentare le lezioni in aule funzionali e accoglienti, dove avere un momento di incontro e di confronto con i docenti. Sono fortunato. Posso esercitarmi in laboratorio, nel nostro CentroLab, dotato di attrezzature e strumentazioni all'avanguardia. Sono fortunato. Posso contare su tutor esperti e manager didattici; i riferimenti per tutta la mia carriera, in quanto filo diretto con i docenti e efficace tramite con le aziende per tirocini, visite didattiche e viaggi di istruzione anche all’estero. Sono fortunato. Ho a disposizione una biblioteca con oltre diecimila testi, un'aula multimediale, i laboratori linguistici, la segreteria studenti che non mi riceve allo sportello come un utente, ma mi accoglie come persona all'interno e tanti altri servizi che creano valore aggiunto per noi studenti. Sono fortunato. Incontro il mondo del lavoro prima della laurea. Sono un ragazzo veramente fortunato. Posso incontrare e conoscere tante persone, studenti provenienti da tutta la Sardegna e da altre Regioni e Nazioni». Il problema è che quel «Sono» rischia di diventare un non accettabile «Sono stato». I tagli al personale del Consorzio Uno, che col nuovo anno avrà un contratto con riduzione di ore, rischiano di avere ripercussioni sull’attività di tutte le facoltà. Addio seminari, meeting, tirocini e assistenza? Si spera di no, si spera che la lettera serva a risvegliare l’impegno delle istituzioni locali e della Regione. Stavolta non sono i ragazzi a rispondere alle domande, stavolta vogliono risposte.

Questionario e social

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