Domenica 3 novembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 novembre 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
MEDICINA. Parla Rossano Ambu, docente di Anatomia patologica dell’Università
«Non siamo i medici della morte ma sarti per le terapie su misura»

Dimenticate l’idea antica dell’anatomopatologo impegnato prevalentemente a sezionare cadaveri, più legato alla morte che alla vita. Oggi è un medico con altre missioni, parte integrante del team di sanitari che interagiscono con il paziente e si esprimono, oltre che sulla diagnosi, anche sulle prognosi e le terapie.
Rossano Ambu, professore associato di Anatomia patologica dell’Università di Cagliari, si è avvicinato alla professione trent’anni fa quando ancora era studente universitario. «L’attività settoria, che anni addietro costituiva la maggior parte dell’attività lavorativa del patologo, rappresenta oggigiorno solo una minima parte dei suoi impegni».
Com’è cambiata la vostra professione?
«Si può essere impegnati quasi esclusivamente dallo studio delle biopsie o, appunto, lavorare in team con altri specialisti».
Come è nata la sua passione per l’anatomia patologia?
«Grazie alle lezioni di anatomia patologica svolte da Virgilio Costa e Giuseppe Zucca e Gavino Faa. Mi appassionarono così tanto che chiesi di frequentare l’istituto e quando entrai vidi quell’isola felice che era, ed è attualmente, il nostro reparto dell’ospedale San Giovanni di Dio. Non potevo chiedere di meglio».
Che cosa spaventa di più della sua attività?
«Senza dubbio l’esecuzione delle autopsie: l’esame del cadavere, l’effettuare dei tagli e l’estrarre gli organi».
Comprensibile...
«In realtà non tutti riescono a concepire che il Patologo, in sala settoria, esegue una diagnosi per stabilire una causa di morte. Come altri colleghi eseguono delle diagnosi, ma con il soggetto in vita».
Qual è il vostro ruolo nel percorso diagnostico di una patologia?
«Se attraverso l’attività settoria si verifica la diagnosi clinica, si chiariscono quesiti clinico-scientifici e si accerta la causa della morte, attraverso lo studio dei prelievi citologici (l’osservazione al microscopio ottico di cellule prelevate da organi o tessuti) o istologici (l’osservazione al microscopio di un campione di tessuto) si confermano o si escludono uno o più sospetti clinici o si fornisce al clinico la diagnosi esatta o un indirizzo diagnostico».
Quanto pesa, nel complesso del lavoro del team, il parere dell’anatomopatologo?
«La diagnosi istopatologica talora riveste particolare importanza per gli eventuali successivi trattamenti medici e/o chirurgici. Ma se un patologo, in particolare nello studio di lesioni infrequenti o rare, non è convinto della bontà delle proprie conclusioni diagnostiche, dovrebbe chiedere conferma ai propri colleghi, meglio se esperti in quella patologia. Tutto ciò dovrebbe avvenire con serenità, senza senso di vergogna».
Invece non sempre accade?
«Esatto. Ma è certamente più serio adoperarsi affinché un paziente abbia la diagnosi migliore, e di conseguenza la migliore terapia, piuttosto che peccare di superbia e correre il rischio di emettere una diagnosi non corretta».
Com’è cambiato il suo lavoro?
«Nella moderna organizzazione dei sistemi sanitari il Patologo è parte integrante del team di medici che interagiscono con il paziente. Veniamo chiamati ad esprimerci, oltre che sulla diagnosi, anche su diversi aspetti prognostici e terapeutici, affiancando così, e spesso indirizzandoli, i colleghi clinici».
In quali casi?
«In particolar modo in quelli in cui si possono somministrare delle terapie che risultano appropriate al paziente, effettuando così interventi di “tailored therapy”, ossia terapia sartoriale, ritagliata su ogni singolo paziente. Le moderne diagnosi sono rese possibili grazie anche allo sviluppo di nuove tecniche di indagine basate sull’uso di strumenti che consentono al Patologo di studiare i tessuti e le cellule ad un livello via via più profondo. Per fortuna».
Elisabetta Caredda
 
 
2 - L’UNIONE SARDA / Sulcis Iglesiente (Pagina 33 - Edizione CA)
IGLESIAS. L’odissea burocratica dello studente universitario che sognava l’Archivio storico
Lavorare? Difficile, anche gratis
Si offre come tirocinante al Comune: da quattro mesi senza risposta

IGLESIAS  Al Comune di Iglesias è difficile anche andare a lavorare gratis. Marco Meloni, studente 31enne in archeologia, lo vive sulla sua pelle: in quattro mesi non ha ottenuto una firma in un modulo per iniziare un tirocinio all’Archivio storico.
Il suo fascicolo si è arenato nell’ufficio Cultura. «Ho consegnato la richiesta di tirocinio a luglio - racconta l’universitario - avrei dovuto iniziare il 14 ottobre». Ma il tempo è passato, e risposte zero. Marco Meloni ha avviato un braccio di ferro con la burocrazia. Per chi lavora all’ultimo piano del Municipio, il primo ente a dover mettere la firma per autorizzare le 250 ore di tirocinio è l’Università, non il Comune: «L’ufficio Cultura - prosegue Meloni - pretende che l’Università autorizzi un progetto che non ha scritto: il tutor dovrebbe prendere visione di un foglio bianco. La funzionaria mi ha rimandato a casa con un modulo compilato a metà: anche all’ufficio Orientamento mi hanno confermato che sono bloccati, se il Comune non fa la sua parte. Altri ragazzi hanno incontrato le stessa difficoltà». A un certo punto, allo studente arriva una mail: l’ufficio Cultura manda nuovi moduli da compilare e lo invita a ricominciare la trafila. «Solo che la domanda era per laureati. Telefono e la funzionaria, prima di chiudere repentinamente la telefonata, dice che disapprova il fatto che fossi fuori corso: un aspetto irrilevante per un tirocinio gratuito e all’interno della Triennale».
Esasperato, Marco Meloni, si è rivolto agli amministratori politici che hanno lavorato per districare la matassa. «Ho parlato col vicesindaco ma non è possibile che un cittadino, per un’operazione standard come un tirocinio, debba arrivare a tanto solo per la discrezionalità di un ufficio: un aiuto a costo zero dovrebbe essere prezioso, per un Comune che non ha risorse umane ed economiche sufficienti a gestire i propri beni culturali». E a Iglesias campagne elettorali, linee di mandato e ordini del giorno del Consiglio comunale battono sempre su cultura e giovani.
«Questa - conclude Meloni - è la mia città ed è giusto che le sue risorse siano valorizzate anche attraverso il lavoro di chi ci è nato. Per questo ho scelto l’Archivio storico. Non avevo fatto i conti con la burocrazia».
Miriam Cappa


3 - L’UNIONE SARDA / Commenti (Pagina 49 - Edizione CA)
COMMENTI L’era democratica del fai da te
I problemi di Wikipedia, l’enciclopedia libera

Brutte notizie per i sostenitori della democrazia diretta arrivano da Wikipedia. La celebre enciclopedia è alle prese con un serio problema, rappresentato da coloro che modificano le informazioni sul sito animati non tanto dalla voglia di contribuire al sapere universale quanto dall’intenzione di farsi pagare i giudizi positivi su aziende, prodotti e personaggi vari. Di recente sono stati eliminati 250 utenti, colpevoli di aver inquinato le informazioni presenti in Rete in cambio di un compenso. Lo stesso problema, a quanto pare, si verifica anche nei siti dedicati alle recensioni di hotel e ristoranti.
Tornando a Wikipedia, sempre meno utenti s’impegnano a correggere i dati fasulli; ossia, sempre meno persone dedicano gratuitamente il loro tempo al servizio della comunità virtuale, il che non può far altro che aggravare il fenomeno della sua scarsa attendibilità. L’informazione libera e indipendente da ogni condizionamento economico è però alla base dell’idea di democrazia diretta che si è affermata di recente. Per questo si può dire che la crisi dell’enciclopedia è una brutta notizia per chi immagina un futuro all’insegna del potere orizzontale, dove il cittadino è, allo stesso tempo, colui che riceve e colui che crea l’informazione e, di conseguenza, detiene il potere derivante dalla conoscenza. Secondo alcuni osservatori, invece, l’enorme mole di dati fornita da internet sta facendo nascere l’esigenza di riordinarli in base all’autorevolezza della fonte. Finita l’era democratica del fai da te, l’informazione online sembra destinata a creare nuove leadership e nuovi poteri. Non a caso, l’unico movimento italiano impegnato nella battaglia per la democrazia diretta - anche digitale - è quello dove il monopolio dell’informazione resta saldamente nelle mani di Beppe Grillo e del suo blog.


LA NUOVA SARDEGNA 
 
4 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
IL DIBATTITO
Campus universitario: Ersu, Ateneo e Comune trovino un accordo
di ANTONELLO MATTONE, Ex presidente Ersu Sassari
Già da alcuni mesi si discute sulla proposta di un campus universitario nell’ area degli ex Mulini Azzena Mossa. Proposta che ha suscitato il parere negativo del Senato accademico dell’Università e del Consiglio comunale di Sassari. Il progetto proposto dall’Ersu prevede il pieno recupero di un complesso edilizio di grande rilevanza per la archeologia industriale della città che, non dimentichiamo, tra Otto e Novecento non è stata soltanto un’importante realtà agricola, ma anche una centro dotato di opifici e industrie. Il consiglio di amministrazione da me presieduto aveva ottenuto dalla giunta Soru un contributo di 10 milioni e 500 mila euro per l’acquisizione di alcuni padiglioni dell’ex ospedale psichiatrico e la realizzazione di una sorta di piccolo campus (il termine può essere fuorviante) integrato nel tessuto urbano e dotato di impianti sportivi. Anche in questo caso ci si si era mossi per recuperare un patrimonio edilizio di indubbio interesse architettonico in parte degradato. L’obiettivo era quello di portare, in pieno accordo con l’ateneo a mille posti letto la disponibilità delle diverse residenze sassaresi. Come è noto questo progetto non si è potuto realizzare. Il contributo rimase però finalizzato alla realizzazione di residenze studentesche. La nuova presidenza dell’Ersu, che nel frattempo era riuscita ad ottenere dalla Regione ulteriori finanziamenti, puntò subito sul progetto di un grande campus: in principio su quello dell’acquisizione della caserma Gonzaga e poi quello dell’ acquisto di un terreno edificabile posto nella periferia sassarese. Operazione fallita per il prezzo eccessivo richiesto dal proprietario del fondo. Nel 2011 l’Ersu presentava alla Regione il progetto di un campus universitario sui Fondi Fas (fondi per le are sottosviluppate destinati in prevalenza alle regioni del Mezzogiorno), quantificando il suo costo in quaranta milioni, dei quali, venti erano già a disposizione dell’ente. Si tratta a questo punto da parte del Comune e in subordine dell’Università di prendere una decisione definitiva sul progetto di campus ubicato nei mulini Azzena Mossa. Vorrei ricordare che il sindaco di Cagliari Massimo Zedda ha sbloccato definitivamente la realizzazione del campus nell’area degli ex molini Sem. L’ateneo cagliaritano diventerebbe così un temibile concorrente, capace di attrarre un sempre maggiore numero di studenti, che troverebbero ricetto nelle nuove strutture residenziali (il numero dei posti letto è uno degli indicatori utilizzati dal Censis per la valutazione delle Università). Il rischio principale su cui dovrebbero ora riflettere gli amministratori locali è quello della definitiva perdita dei venti milioni dei fondi Fas, concessi per un progetto specifico, che non potrebbero essere rimodulati né destinati ad altre soluzioni edilizie. In una grave situazione economica come quella sassarese, dove l’ industria edilizia versa in uno stato comatoso, i quaranta milioni potrebbero dare una boccata di ossigeno a tante piccole imprese, come peraltro è previsto dal recente "decreto del fare", varato dal governo Letta che prevede la possibilità di suddividere i grandi appalti a favore della piccola imprenditoria. Constatato che l’area del Campus è propinqua al centro storico , vicina alla stazione degli autobus e del futuro centro intermodale, poco distante dalle facoltà giuridico-politico-economiche e di medicina, e che il progetto elaborato rivaluta con intelligenza un complesso che va senz’altro recuperato. Bisogna quindi essere realistici. Il primo obiettivo è quello di evitare la perdita del cospicuo finanziamento. Il secondo quello di far si che il Comune e l’Università e l’Ersu si siedano ad un tavolo per attuare eventuali modifiche al progetto e per calibrare il numero dei posti letto per gli studenti in relazione alle odierne esigenze della città e dell’ateneo.


5 - LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 20 - Ediz. Nazionale
Corso di formazione politica e democrazia
SASSARI Si presentano sulla scena con un corso di formazione politica dal titolo significativo: “Democrazia, federalismo, nuove statualità”. Per la loro associazione, nata a fine agosto con lo scopo di promuovere e stimolare il dibattito pubblico su temi di interesse generale, hanno scelto il nome “Sardegna Viva”. Un gruppo di ricercatori universitari è riuscito in poco più di due mesi a coinvolgere numerosi sostenitori nel progetto di organizzare iniziative finalizzate al coinvolgimento dei cittadini («soprattutto giovani» sperano a Sardegna Viva) alla vita democratica e alla conoscenza dei temi e dei problemi che segnano la vita politica del paese, nonché dei caratteri istituzionali che la guidano e la determinano. Quindi convegni, ricerca, studio e divulgazione. Fanno parte del direttivo Attilio Pinna, avvocato e dottore di ricerca in Storia degli stati medievali del Mediterraneo all’Università di Sassari; Antonello Nasone, dottore di ricerca in Filosofia; Salvatore Mura, assegnista di ricerca in Storia delle istituzioni politiche. Attilio Pinna è il presidente dell’associazione ed è lui che annuncia il primo corso di formazione politica organizzato dal suo sodalizio dal 9 novembre all’11 gennaio nell’aula Nivola del Dipartimento di Scienze umanistiche e sociali dell’Università, in piazza Conte di Moriana 8. «Il corso – annuncia il presidente – ha lo scopo di fornire una serie di indicazioni che possano costituire elementi di riflessione e di dibattito intorno al tema della democrazia, del federalismo e delle organizzazioni statuali». Il corso è organizzato con la collaborazione dellIstituto “Camillo Bellieni” e con il sostegno della Regione. Il corso è suddiviso in nove conferenze, ciascuna suddivisa in un’ora di lezione e trenta minuti di dibattito. Si comincia sabato prossimo 9 novembre alle 10.30 con la conferenza di Paolo Maninchedda, consigliere regionale e docente universitario. Si prosegue il 16 (sempre alla stessa ora e con fine dei lavori prevista per le 12) con Francesco Soddu, docente i Storia della Pubblica amministrazione e delle istituzioni politiche; il 23 con Salvatore Mura, assegnista di ricerca in storia delle istituzioni politiche. Il 30 novembre sarà la volta di Attilio Pinna; e il 7 dicembre di Antonello Nasone. Si continua il 14 dicembre con la conferenza di Pietro Pinna, docente di Diritto costituzionale dell’Università di Sassari; il 21 dicembre con Giuseppe Mascia, assegnista di ricerca in Filosofia nell’ateneo cittadino; l’11 gennaio con Michele Pinna, docente di Storia e filosofia allo Scientifico Spano e direttore scientifico dell’Istituto “Camillo Bellieni”. Il 18 gennaio alle 10.30 in programma c’è una tavola rotonda conclusiva. Per adesioni e informazioni scrivere una mail entro giovedì 7 novembre all’indirizzo istitutobellieni@gmail.com.


 



 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

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