Venerdì 25 ottobre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
25 ottobre 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 44 - Edizione CA)
Il gotha dell'archeologia mondiale riunito nel Sulcis
Ecco perché i fenici vissero felici e contenti nella Sardegna arcaica
 
Ci stavano bene nel Sulcis: era il loro luogo prediletto, al punto che una delle fasi più avanzate della loro colonizzazione fu, ad esempio, Monte Sirai. Qui, grosso modo 2.800 anni fa, accadde qualcosa di speciale: i fenici, entrando in contatto con i nuragici, crearono l'avamposto di una società sarda arcaica i cui sviluppi, poi, fanno parte di un'altra Storia. Su quella dei coloni venuti dal Vicino Oriente, e dei loro discendenti punici, si sono accesi da lunedì a Carbonia e a Sant'Antioco i riflettori del gotha dell'archeologia mondiale, riunito nel Sulcis per l'ottavo congresso internazionale organizzato dall'Università di Sassari, dalla ex Provincia e dai due Comuni padroni di casa. Circa 170 relazioni e una cinquantina di poster (un sistema pratico per divulgare le novità) hanno gettato nuova luce sugli effetti dell'espansione dei fenici, giunti a varie ondate a contatto con le comunità del Mediterraneo.
Un mare amico, senza barriere, «cuore degli scambi», ha voluto ricordare nella giornata inaugurale il sovrintendente Marco Minoja riferendosi non a caso alle recenti tragedie costate la vita a migliaia di migranti.
La scienza dice che i fenici si adattarono, plasmandosi, alle località in cui andavano insediandosi. Lo fecero quasi in ogni angolo del grande bacino. Il caso del Sulcis è emblematico.
Prima lo sbarco a Sant'Antioco, l'antica Sulky, attorno all'800 avanti Cristo, poi in un tempo relativamente breve il trasferimento nell'entroterra, nella vicina Monte Sirai: qui i fenici entrarono in contatto con le comunità nuragiche. Lo ha messo in evidenza in una delle relazioni Michele Guirguis, archeologo che da anni segue gli scavi coordinati da Piero Bartoloni, titolare della cattedra di Archeologia fenicio-punica: «Il ritrovamento di bronzetti nel tempio di Astarte testimonia di contatti precoloniali e della nascita di una sinergia, quasi un nuova società sardo-arcaica». A Monte Sirai e in ogni altra località del Mediterraneo ove questo popolo di navigatori e mercanti mise piede diffondendo i ritrovati della cultura e della tecnologia (l'alfabeto, la porpora, il vetro, i materiali in stile ellenico ed egizio) «ci fu integrazione - ribadisce Bartoloni - non sostituzione».
Sempre da Monte Sirai, grazie allo studio di Clizia Murgia, antropologa fisica, e Rosana Pla Orquin, archeologa, emergono spaccati di vita quotidiana che ci fanno quasi immedesimare in questi lontani antenati. Si ammalavano (e morivano) di tubercolosi e le ossa di uno degli abitanti di Monte Sirai ne avevano risentito al punto che si era ingobbito; una donna sulla trentina sarebbe stata invece divoratrice di carboidrati e non doveva possedere esattamente un fisico da mannequin .
Di altri insediamenti è stata messa in luce la quasi contemporaneità: quelli di Sant'Antioco e di Sant'Imbenia. Ma diversi sono gli esiti: «I fenici - conclude Bartoloni - si adattavano al posto in cui arrivavano».
Altro dato da non trascurare: cosa si portavano appresso. Curioso che le forme di ceramica (vasi, pentolini bollilatte, brocche) attribuibili all'800 e al 750 ritrovate in Spagna e in Nord Africa non venissero fabbricate sul posto, ma giungessero da Tiro, attuale Libano. E a proposito di produzioni (e di globalizzazione molto ante-litteram ) una delle sezioni di studio non ha escluso che anche in Sardegna arrivassero i prodotti semilavorati che nascevano dalle antiche miniere in Marocco.
Arte, artigianato, vita quotidiana, ma anche religione, manifestazioni sacre, epigrafia e filologia. Questi ultimi tre aspetti saranno al centro degli approfondimenti in programma stamattina dalle 9 a Sant'Antioco (aula consiliare e Pierre Pub) con diverse sessioni accattivanti: i materiali iscritti di matrice punica di Ozieri, le influenze di Pitagora e del pitagorismo anche in Sardegna tramite il mondo fenicio-punico, l'onomastica prefenicia e la storia delle lingue semitiche nord occidentali, il culto di Ba e di Tinnit (Tanit) in Algeria. Insomma, il modo in cui pensiamo, scriviamo e persino i nomi che portiamo hanno origini così lontane, e così vicine.
Andrea Scano
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 14 - Edizione CA)
Sfida agroalimentare
SESTU. Oggi un meeting con gli operatori nazionali
 
Potenzialità di un mercato in crescita: opportunità, innovazioni e novità dell'agroalimentare nel bacino del Mediterraneo. Sono i temi del meeting che si terrà oggi nella sala convegni del Mercato Agroalimentare della Sardegna (Località Magangiosa a Sestu), seguito da una tavola rotonda a cui sono stati invitati i principali operatori nazionali del settore.
Dopo l'apertura dei lavori (alle 9) affidata al presidente del mercato, Giuseppe Concas, assieme al vicesindaco di Sestu, Sergio Cardia, e al vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, ci saranno le relazioni del direttore dell'ingrosso Giorgio Licheri, della biologa Maria Cristina Dore e del professor Efisio Scano, docente di tecnologia alimentare all'Università di Sassari.
Alla tavola rotonda, invece, parteciperanno Marco Hrobat (direttore del mercato di Brescia), Giambattista Ratto (Ad del mercato di Genova), Paolo Merci (direttore mercato di Verona), Mauro Ottaviano (mercato di Roma), Barbara Argiolas (assessore del Comune di Cagliari), Gianni Sanna (Confcooperative), Francesco Lippi (Camera di Commercio) e l'assessore regionale all'Agricoltura, Luigi Crisponi. Chiuderà i lavori il vicepresidente della Regione, Simona De Francisci.
RIFORMATORI SARDI Alle 17,30 nella saletta del Business Center dell'Aeroporto di Elmas, i Riformatori sardi hanno organizzato un dibattito su come fare impresa negli anni della crisi. Parteciperanno Francesco Lippi (presidente di Confapi Sardegna), Maria Paola Corona (presidente di Sardegna Ricerche), Enrico Gaia (presidente di Sardafidi), Luca Murgianu (presidente di Confartigianato), Nicola Sanna (presidente gruppo giovani imprenditori di Confapi).
Francesco Pinna
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 42 - Edizione CA)
Ozieri
Lotta alla Sla: borsa di studio
 
OZIERI Sarà consegnata ufficialmente domani la borsa di studio per i ricercatori sardi inseriti in strutture ospedaliere, università o centri specializzati che abbiano curato un lavoro di ricerca volto a introdurre importanti innovazioni nella lotta alla SLA, la Sclerosi laterale amiotrofica. L'iniziativa del Rotary di Ozieri si tiene alle 10, presso la sala consiliare del comune di Pattada, centro particolarmente colpito da questa patologia invalidante. In Sardegna si registra una percentuale più alta di quella nazionale della diffusione della SLA, con un malato ogni 700 abitanti e punte importanti nel Logudoro, in particolare a Pattada, dove la percentuale sale ad un malato ogni 304 abitanti. Ecco quindi l'esigenza di favorire con una borsa di studio l'impegno dei giovani studiosi verso la ricerca. (r. s.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 2 - Ed_Cagliari
le inchieste della nuova
La Sardegna vecchia e vuota
Emigrazione e crollo delle nascite: spopolamento senza fine I centri più piccoli destinati a scomparire entro mezzo secolo
di Giacomo Mameli
 
PERDASDEFOGU Ci si può consolare pensando che anche la demografia non è una scienza esatta. Non lo è l'economia che pur si confronta con i numeri, immaginiamoci una disciplina che ragiona sui misteri della fecondità femminile, dei tassi di mortalità, delle immigrazioni. Ebbene: se tutte queste variabili rimanessero identiche a oggi - se si mantenesse, come dicono i tecnici, un'ipotesi "costante" sull'andamento della popolazione - la Sardegna perderebbe fra mezzo secolo 739.889 abitanti scendendo sotto la soglia del milione (al 31 dicembre scorso eravamo poco più di un milione e 600mila). Nell’ipotesi “centrale” riportata nella tabella, i sardi fra 50 anni sarebbero poco meno di 1.300mila, quattrocentomila in meno rispetto al numero attuale. I dati. È una retromarcia "costante" e inflessibile. Lo prevedono due demografi delle università di Sassari e Cagliari, Luisa Salaris e Massimo Esposito, che - sui dati Istat - stanno studiando con particolare attenzione un fenomeno assai sottovalutato dalle classi dirigenti dell'isola ma che gli atenei hanno da tempo segnalato (risalgono a oltre trent'anni fa i primi inascoltati allarmi lanciati dallo statistico Giuseppe Puggioni, ordinario di Scienze politiche a Cagliari). Ovviamente vengono fatte anche altre ipotesi con diverse proiezioni, più o meno pessimistiche. Tutte indicano comunque una Sardegna che perde i suoi figli. Le zone interne. Spopolamento complessivo da una parte e desertificazione pressoché totale delle zone interne, dal Goceano al Sulcis, dal Medio Campidano alla Gallura, dalla Marmilla alla Nurra. Le tabelle di queste pagine dànno alcune indicazioni. Ma è evidente che molti paesi - la stragrande maggioranza dei 377 Comuni - sono destinati a svuotarsi. L'Ogliastra ridurrà drasticamente gli abitanti di Osini, Perdasdefogu, Seui, Ussassai, Urzulei. Idem attorno a Sanluri e Ozieri, Macomer e Bono, Bosa e Guspini, per non parlare dell'Iglesiente dove la retromarcia demografica è inarrestabile. Centri costieri. Cresceranno alcuni centri costieri: in Gallura Arzachena, Budoni e Palau con ritmi più intensi di quelli di Olbia che oggi conta 53 mila abitanti e ne potrebbe avere 63 mila fra mezzo secolo. In Ogliastra crescita a Girasole e Cardedu, un po' meno a Tortolì (oggi 10.759, tra 25 anni 11.086 contro Lanusei che scende da 5486 a poco più di 4700). Maluccio Alghero, a pochi chilometri bene Olmedo. I capoluoghi. Crescita stentata anche attorno ai capoluoghi di Cagliari e Sassari. Nuoro città - previsione 2037 - cala da 36 a 33 mila residenti, Iglesias perde tremila abitanti. Più vecchi meno giovani. Sono numeri "preoccupanti" che fanno dire a Luisa Salaris e Massimo Esposito: «In Sardegna diminuisce il potenziale di rinnovo della popolazione, la sua struttura è più vecchia, – ricordiamo che Perdasdefogu ha il record della longevità familiare nel mondo – da qui il circolo vizioso che oggi fa parlare di malessere demografico. La popolazione che si sposta è la più giovane per cui avremo un'isola sempre più popolata da anziani». L’Italia si svuota. La redistribuzione della popolazione non è certo un fenomeno esclusivo della Sardegna. La terra - sono le previsioni Onu - sarà un pianeta africano, qualunque sia il tipo e la quantità delle immigrazioni verso l'Europa. Si calcola che nel 2100 un abitante su quattro del mondo sarà africano nonostante sia in calo, ma solo nella parte mediterranea, il tasso di fertilità femminile: dal 7 dell'Algeria di oggi all'1,75. Idem in Tunisia, in Marocco si passerà dall'attuale 6.5 figli per donna a 2.2, la Libia scenderà da 7.5 a 2.96. E in un mondo fra trent'anni a dieci miliardi (sono previsti 20 miliardi nel 2095) sarà sempre più marginale la quota europea dove continuerà a primeggiare la Germania, seguita da Francia, Regno Unito Italia e Spagna. Già oggi i Paesi in via di sviluppo hanno 5 miliardi e 680 mila di abitanti. I Paesi sviluppati un miliardo e rotti, l'Europa è a 740 milioni. In Europa l'Italia è destinata a essere fra le più deboli. Perché - è emerso chiaramente pochi giorni fa durante un convegno a Perdasdefogu ("Il mondo si popola, la Sardegna si spopola") per quale motivo un giovane dovrebbe fermarsi in Sardegna visto che non trova lavoro? Perché - si è chiesto il sindaco di Villagrande Beppe Loi - un neolaureato dovrebbe «farsi del male vivendo dove non ha un soldo?». Tassi di fecondità, certo. Ma «se non crescono le buste paga non crescono neanche i bambini», ha chiuso Stefano Lai, pastore di Escalaplano, laureato (110 e lode) in Scienze politiche.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Sassari
All’Università dialogo sull’educazione
 
SASSARI “Educare tra il nulla e la speranza” è il titolo dell’incontro organizzato dal Centro culturale di Sassari per oggi alle 18.30 nell’aula magna A1 della facoltà di Economia e Commercio in corso Angioy. L’incontro vorrebbe, attraverso un inizio di dialogo, ridare il coraggio all’educare. Interverranno Giorgio Chiosso, docente di Pedagogia generale all’Università di Torino, e Felice Nuvoli, docente della stessa disciplina all’Università di Cagliari.

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie