UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 20 settembre 2013

Venerdì 20 settembre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 settembre 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
L'Osservatorio spegne le luci
Il centro astronomico trasferito nel Campus di Selargius
CAPOTERRA. Chiude dopo 35 anni l'impianto dell'Università per lo studio degli astri
Andrea Piras
 
CAPOTERRA Il grande cancello bianco sarà chiuso tra qualche giorno e sulla collina di Punta Sa Menta, nel cuore di Poggio dei Pini a Capoterra, le luci dell'Osservatorio astronomico si spegneranno per sempre. Dopo 35 anni di onorata carriera, di meravigliosi e affascinanti viaggi tra stelle e pianeti.
LA SERRATA Chiude Poggio, apre Selargius. Lo studio degli astri continua nel Campus della scienza di Cuccuru Angius, l'ex polveriera reinventata per ospitare il polo della ricerca e il Planetarium della Sardegna. Per i nuovi impianti il conto alla rovescia è cominciato, come per il grande radiotelescopio di Pranu Sanguni di San Basilio, gioiello tecnologico capace di captare le voci del cielo e svelare i segreti dell'universo. E chissà, magari scoprire che lassù, da qualche parte tra le galassie, esistono altre forme di vita.
A PUNTA SA MENTA Sulle cupole candide dell'Osservatorio di Poggio, ieri batteva forte il sole. Dalle porte spalancate degli uffici e dei laboratori si scoprivano gli spazi lasciati vuoti dalle scrivanie degli scienziati, dei tecnici. Tra borsisti e personale di ruolo ci lavoravano in cinquanta, nell'ex stazione astronomica nata nel 1978 e ribattezzata Osservatorio nel 2002, l'anno in cui, insieme agli altri undici presìdi d'Italia, entrò a far parte dell'Istituto nazionale di Astrofisica. Una scelta, quella di Punta Sa Menta, non certo improvvisata, dettata dalla bellezza dei luoghi o dalla scarsa presenza di inquinamento luminoso che avrebbe condizionato l'osservazione degli astri con i telescopi a lenti. La scelta del sito venne presa perché quella collina di Poggio si trovava nello stesso parallelo geografico della stazione di Carloforte, l'osservatorio nato il 24 ottobre del 1899.
Domani il cancello scorrerà per l'ultima volta separando la proprietà dell'Università dal resto di Poggio. Smontati gli impianti, restano i caseggiati che hanno ospitato i telescopi. Anche il servizio di guardiania è stato definitivamente trasferito nella nuova sede di Selargius.
LA SVOLTA «L'apertura è imminente», annuncia Andrea Possenti, il direttore dell'Osservatorio di Selargius che ha guidato negli ultimi tre anni il centro di Capoterra e che sta gestendo e coordinando il trasferimento. «Saremo operativi al cento per cento quando le apparecchiature saranno riequilibrate e ciò avverrà probabilmente in contemporanea con l'inaugurazione del Sardinia Radio Telescope di San Basilio fissata per il 30 di questo mese». Due progetti importanti che danno continuità alla ricerca astronomica ma che rappresentano anche la fine di un'epoca per il piccolo-grande osservatorio di Poggio dei Pini diretto per anni da Nicolò D'Amico, oggi responsabile del Sardinia Radio Telescopio di Pranu Sanguni.
Poggio, dunque, si ritrova mutilato di una struttura che per 35 anni aveva regalato prestigio accomunando il suo nome e le sue scoperte a quello del centro residenziale di Capoterra.
IL DIRETTORE «Da ormai una trentina d'anni le osservazioni vere, quelle più importanti, non si fanno più dove sono localizzati gli osservatori ma dove esistono condizioni ambientali ideali e con bassissimo inquinamento luminoso. Alle Canarie, sulle Ande americane, in certi punti delle Montagne Rocciose. È lì che i nostri colleghi vanno per raccogliere le informazioni. Poi i dati, custoditi in sofisticate audiocassette, saranno inseriti nei computer ed elaborati, trascritti». Accadeva esattamente questo anche per gli scienziati che hanno lavorato a Poggio e che d'ora in poi continueranno a scrutare l'Universo partendo dalla nuova sede di Selargius.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
REAZIONI. L'amarezza della Coop
Il sindaco: «Ora il sito non si trasformi in un luogo deserto»
 
CAPOTERRA Già lo rimpiangono. Perché sono convinti che più di ogni altra cosa, il trasferimento e la definitiva chiusura dell'Osservatorio astronomico lascerà a Poggio dei Pini e a Capoterra un grande vuoto. «Un buco nero, tanto per restare in tema con astri e universo, nell'immagine che questo prestigioso centro di studi ha dato per oltre un trentennio al nostro territorio, unendo il suo nome a quello del nostro paese», dice il sindaco Francesco Dessì. «Io non so cosa l'Università intenda realizzare a Punta Sa Menta, nulla ci è stato ancora comunicato, ma ci piacerebbe che quel sito potesse continuare a ospitare se non un osservatorio, almeno un luogo per appassionati di astronomia. Ricordo ancora la notte d'agosto dell'anno scorso quando l'osservatorio venne aperto al pubblico. Fu una grande festa, un bellissimo momento in cui la scienza dialogava con la gente comune desiderosa solo di imparare a conoscere il cielo, le stelle». Così insomma si immagina il futuro, Francesco Dessì. «Un centro visite, ma mai, un luogo d'abbandono. Questo non vogliamo davvero che accada, non vogliamo che gli edifici che hanno ospitato per così tanto tempo i telescopi possano restare inutilizzati».
La pensa così anche il presidente della cooperativa Poggio dei Pini, Emilio Sanna. «Quando siamo venuti a sapere della chiusura dell'Osservatorio ci siamo preoccupati e abbiamo preso contatti con l'amministrazione comunale. Sono un turista per definizione e quando vado in Inghilterra non ho mai rinunciato a una visita all'osservatorio di Greenwich. Credo che questo di Poggio sia un bene da valorizzare, un'opportunità economica per il nostro territorio e direi anche un patrimonio culturale da sfruttare per fini turistici. Ecco, noi come cooperativa siamo disponibili al confronto. Ricordo il successo incredibile della serata organizzata in collaborazione con gli astrofili, aspettavamo centocinquanta visitatori e ne sono arrivati trecentocinquanta. Queste sono le potenzialità che non possono essere lasciate da parte».
Resta da capire quali siano le idee per l'ormai ex osservatorio di Poggio dei Pini. Cosa voglia fare l'Università della proprietà cedutagli più di trent'anni fa proprio dalla cooperativa che governa il centro residenziale montano. «Non dovrà mai diventare un luogo d'abbandono, Poggio non lo cosentirà mai. Ripeto, tanti sono i progetti che potrebbero valorizzare questa parte del nostro territorio, bisogna solo ragionare e tirar fuori l'idea migliore», conclude Sanna.
A. Pi.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Sulcis Iglesiente (Pagina 34 - Edizione CA)
Idee per lo sviluppo, ecco i sei vincitori
PIANO SULCIS. Si è concluso il concorso organizzato da Invitalia. Dieci menzioni speciali
 
PORTOVESME È un Sulcis in verde, con molta green-economy e agroalimentare, quello premiato dalla commissione del bando “99 Ideas”, nell'ambito del Piano Sulcis. Al concorso di idee, voluto per raccogliere proposte locali e internazionali su un nuovo sviluppo del Sulcis, hanno partecipato 160 progetti: moltissimi incentrati su turismo e ambiente, tanti anche sul recupero di immobili inutilizzati e sulle nuove tecnologie. Alcune proposte arrivano dall'estero, ma la maggior parte sono “made in Sulcis” e non mancano le ipotesi coraggiose, come quella degli operai ex Alcoa che vorrebbero costruire un parco tematico.
PROPOSTE VINCENTI Dopo mesi di battaglie virtuali a colpi di click on line tra le diverse idee, ieri a Roma nella sede di Invitalia, il presidente della commissione Giuliano Ghisu ha presentato i sei vincitori. Sul podio ci sono i progetti “Creazione, sviluppo e implementazione” del network sulcitano House Tourism (l'ideatrice è Arianna Fenu) per la creazione di una rete di case vacanza di standard elevati; “Centro di eccellenza per la sostenibilità ambientale - Cesa” (presentato dall'Università di Cagliari, ideatore Giovanni De Giudici), per un centro di ricerca e sperimentazione per il risanamento ambientale attraverso tecnologia innovative ed eco-compatibili; “Il polo della bioedilizia” (progetto con base a Iglesias, della cooperativa sociale San Lorenzo, ideatore Giuseppe Madeddu); “Sulcis: eco-resort driven sustainable economic growth” (della Fortus Properties, ideatore James Garret). Premiati anche il “Centro per la biologia della riproduzione del tonno rosso - CeRTo (ideatore Gian Franco Greppi e altri); e la proposta “Vino Carignano risorsa economica del presente e del futuro” (presentato dal Consorzio di tutela vino Carignano del Sulcis, ideatore Antonello Pilloni).
MENZIONI SPECIALI La commissione ha assegnato 10 menzioni speciali: “Porto Pino: in bici sulla via del mare” (I.int Sulcis-Iglesiente), “Sulcisalghe” (l'idea che, nella gara on line aveva fatto incetta di voti, superando le 200 mila preferenze), “A scuola di futuro”; riqualificazione del canale Rio sa Masa; “Sistemi agricoli sostenibili per lo sviluppo rurale nel Sulcis”; “Sulcis Edutainement Village (Sev) Landia” (il villaggio tematico degli operai ex Alcoa). E ancora il centro termale “Coqquaddus” di Sant'Antioco, la valorizzazione degli eucaliptus esistenti per la produzione, trasformazione e commercializzazione di biomasse legnose; “Sulcis Officinalis”.
LA REGIONE «Gli esiti della call confermano che gli assi portanti di sviluppo del Sulcis, nel quadro del nuovo modello di sviluppo dell'intera Regione - ha commentato il presidente della Regione, Ugo Cappellacci - sono risultati fortemente ancorati alle vocazioni e alle eccellenze del territorio (agro-alimentare, ambiente e turismo) e alle prospettive riguardanti la green economy e la produzione di energia pulita. Ora l'obiettivo, insieme agli enti locali, è convertire in tempi brevissimi le idee in concrete attività sul territorio». Cappellacci ha ricordato altri provvedimenti, come la Zona franca urbana e i bandi Poic e Pisl, nati per rendere più appetibile il territorio.
Antonella Pani
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 42 - Edizione CA)
Sassari
Chimica nuova: ecco gli esperti
 
SASSARI C'è un territorio, quello del Nordovest della Sardegna, che per anni ha osservato il declino inesorabile dell'era petrolchimica. C'è, dall'altra parte, una chimica nuova, verde ed ecosostenibile, una prospettiva di sviluppo che ha già trovato applicazione in Europa e che cerca di farsi strada, col suo rinnovato carico di speranze, proprio in quel territorio fiaccato dalla crisi. Per capire come salire sul treno che può portare la Sardegna nordoccidentale in Europa, tra i grandi della bioeconomia, il Consorzio Industriale Provinciale di Sassari ha organizzato per venerdì 20 settembre, dalle 15,30, un evento all'interno del seminario “Sardinian green days”, curato dal Dipartimento di Chimica e farmacia dell'università di Sassari, nella sala conferenze del Dipartimento, in via Vienna 2.
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
chimica verde/2
Opportunità o miraggio? Tanti dubbi, si gioca sulla pelle dei sardi
L’impatto sulla agricoltura della Nurra corre il rischio di essere devastante. Insomma, ci risiamo: «Pinta la legna e portala in Sardegna»
di IGNAZIO CAMARDA
 
I sardi conoscono il detto "Pinta la legna e portala in Sardegna". In effetti di "linna pintada" se n'è vista tanto spacciata per oro colato, e quando è passata l'euforia ha lasciato i disastri di terreni inquinati e cumuli di materiali inerti carichi di metalli pesanti, che dovrebbero essere risanati e che invece, stanno sempre lì. La Sardegna è stata "pintata" anche di alberi, qualcuno ricorderà il famoso pino radiato che doveva fornire cellulosa alla cartiera di Arbatax e sappiamo come è finita. Senza parlare delle irrecuperabili discariche delle cave di granito della Gallura. A ciò si aggiungono i disastri della grande industria inquinante che ha fatto della Sardegna una delle regioni più avvelenate d'Italia. La cosiddetta chimica verde sembra ormai avere conquistato cuore e la mente dei sardi. Energia pulita, rinascita dell’agricoltura, valorizzazione del miracoloso cardo, olio dai semi, cellulosa dalle foglie e dai fusti, e davvero sembra incredibile che nessuno ci abbia pensato prima. Dagli articoli e resoconti di incontri con tecnici e amministratori, nel vedere servizi televisivi che decantano il cardo sembrerebbe davvero difficile non essere riconoscenti a Matrìca e alle industrie che partecipano all'impresa di rinverdire la Sardegna. Tuttavia i dubbi restano. Innanzitutto le immagini che circolano ancora sono a volte di cardo mariano (una pianta che cresce in ambienti ruderali) e il cardo chiamato sardo, che in realtà è una varietà di carciofo, coltivato come ortaggio. Si tratta, a quanto pare, di un carciofo (Cynara scolimus var. altilis) e non del carciofo selvatico (Cynara cardunculus) e di sardo non ha proprio nulla. Ma se diciamo che è cardo-sardo sembra che stiamo valorizzando una pianta selvatica nostrana e questo facilita il consenso. Si richiede che si faccia sperimentazione per verificare se le produzioni sono davvero miracolose, ma a mio parere non è necessario. Credo che gli agricoltori sappiano bene come stanno le cose. Gli agricoltori sanno bene che per la loro crescita occorre coltivare; ossia arare, irrigare, concimare, sarchiare, eliminare le infestanti e i parassiti, raccogliere, trasportare, insilare, conservare, anche perché non è pensabile che tutto venga raccolto e utilizzato contemporaneamente. Ciò significa ore di lavoro e costi che ogni buon agronomo può facilmente calcolare. Si dice che si prevede una superficie coltivata di 30.000 o di 60.00 ettari. La cosa non è di poco conto anche perché, se togliamo boschi, macchie, dune, stagni, macchie, aree irrigue, non sarà facile reperire 60.000 ettari nella parte restante della Nurra. Si dica, quali saranno questi terreni. E come faranno i terreni improduttivi a produrre miracolosamente centinaia di migliaia di tonnellate di carciofo? O saranno i già terreni irrigui? La coltura del carciofo sostituirà la pastorizia? Scompariranno le altre attività agricole? Ecco, mi piacerebbe che qualche risposta sia più chiara e convincente di quanto sinora sono riuscito a capire. E, per favore, non diteci che siamo contro i disoccupati, contro l'industria e contro il progresso della scienza. E' una musica stonata, anche se dipinta di verde. Una musica che i sardi hanno troppo spesso sentito sulla loro pelle.
Professore ordinario Facoltà di Agraria Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 26 - Ed_Cagliari
99 IDEAS»PROCLAMATI I VINCITORI
Sei progetti di qualità per il rilancio del Sulcis
Gli interventi riguardano ambiente, turismo, agroalimentare ed energia verde Adesso l’obiettivo è convertire i diversi poli di lavoro in sviluppo per il territorio
 
IGLESIAS Agroalimentare, ambiente, turismo, energia verde. Questi gli ambiti dei progetti premiati dal concorso di idee “99 ideas” finalizzato alla crescita e allo sviluppo sostenibile del territorio. I risultati della selezione sono stati resi noti ieri a Roma, nella sede di Invitalia, dal presidente della commissione Giuliano Ghisu, rappresentante dei comuni coinvolti nell’iniziativa. Le idee presentate sono state 160, tra le quali sono state decretate sei idee vincitrici, mentre altre dieci hanno ottenuto una menzione speciale. Le sei idee vincitrici sono: “Creazione, sviluppo e implementazionè del network sulcitano dell'house tourism” (ideatrice Arianna Fenu); “'Centro di eccellenza per la sostenibilità ambientale- Cesa” (dell'Università di Cagliari, ideatore Giovanni De Giudici); “Il polo della bioedilizia” (della Cooperativa sociale San Lorenzo, ideatore Giuseppe Madeddu); “Sulcis: eco-resort driven sustainable economic growth' (della Fortus Properties, ideatore James Garret); “Centro per la biologia della riproduzione del tonno rosso”, CeRTo (ideatore Gian Franco Greppi e altri); “Vino Carignano risorsa economica del presente e del futuro”, (del Consorzio di tutela vino Carignano del Sulcis, ideatore Antonello Pilloni). Ecco le menzioni: “Porto Pino: in bici sulla via del mare”; “I.INT Sulcis-Iglesiente”; “Sulcisalghe”; “A scuola di futuro”; “riqualificazione del canale industriale rio Sa Masa”; “Sistemi agricoli sostenibili per lo sviluppo rurale nel Sulcis”; “Sulcis Edutainement Village (SEV) Landia”; “Centro termale Coqquaddus di Sant'Antioco”; “Valorizzazione degli eucaliptus esistenti per la produzione, trasformazione e commercializzazione di biomasse legnose”; “Sulcis Officinalis”. «Abbiamo creduto e investito su una metodologia innovativa, pensata per raccogliere e selezionare interventi progettuali destinati a potenziare l'attrattività del Sulcis. Gli esiti confermano che gli assi portanti di sviluppo del Sulcis sono risultati ancorati alle vocazioni e alle eccellenze del territorio (agro-alimentare, ambiente e turismo) e alle prospettive riguardanti la green economy e la produzione di energia pulita. Ora l'obiettivo, insieme agli enti locali, è convertire le idee in attività sul territorio»: è il commento del presidente della Regione Ugo Cappellacci.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 36 - Ed_Cagliari
La chimica verde del futuro
Oggi un simposio e un convegno con scienziati e manager di fama internazionale
 
SASSARI «Il Nord Sardegna polo europeo della chimica verde» è il tema del simposio che si terrà questo pomeriggio (si inizia alle 15,30) nella sala delle conferenze del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’Università di Sassari. L’iniziativa è del Consorzio provinciale industriale di Sassari e dell’Università degli Studi di Sassari. Un pomeriggio dedicato interamente alla chimica verde, sia dal punto di vista tecnico-scientifico, sia economico per le eventuali ricadute sul territorio. L’apertura dei lavori è affidata al presidente del Consorzio Industriale Franco Borghetto mentre al sindaco Gianfranco Ganau spetta il saluto istituzionale della città di Sassari. Numerosi i temi che saranno affrontati nel corso del simposio: “La bioeconomy: una prospettiva di sviluppo sostenibile” (Giulia Gregori, esperta di politiche europee di Novamont; Gianni Girotti, direttore Ricerca e sviluppo Versalis; Marco Versari, responsabile Affari istituzionali Novamont); “La filiera della trasformazione delle bioplastiche” (Mauro Apostolo, responsabile commerciale Ecozema di Schio; Antonio Madau, amministratore unico Stemplast di Paulilatino e Tonino Tanda, presidente Turris Steeve di Porto Torres), “La filiera della chimica fine applicata agli estratti vegetali” (Walter Cabri, direttore Ricerca e sviluppo Indena di Milano, ed Elisabetta Gavini, del Dipartimento di Chimica e Farmacia dell’università di Sassari); “Lo sviluppo delle tecnologie ambientali, ricerca e impresa” (Paolo Baldoni, amministratore delegato Garbace Service di Ancona); “La Filiera dei biocarburanti” (Pietro Delogu, amministratore delegato Serichim di Udine e Guido Ghisolfi, presidente Biochemtex e Ceo di Beta Renewables). In mattinata è prevista l’apertura del convegno internazionale “Sardegna Green Days” che sarà affidata a Paul Anastas, considerato dalla comunità scientifica internazionale un po’ il padre della chimica verde.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Ed_Cagliari
Aou, trattative in corso per salvarsi dai tagli
Sandro Cattani in assessorato dopo l’annuncio di una sforbiciata da 6 milioni L’azienda ha chiesto il riconoscimento dell’attività di pronto soccorso
di Gabriella Grimaldi
 
SASSARI Una spedizione urgente quella che mercoledì ha portato il direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria Sandro Cattani negli uffici dell’assessorato alla Sanità a Cagliari. In una nota risalente a qualche giorno prima infatti la Regione comunicava che il finanziamento per le spese correnti relativo al 2013, a causa dei mancati trasferimenti dallo Stato, sarebbe stato di 121 milioni di euro, cioè sei in meno di quelli concessi per il 2012. Senza dubbio una tegola sulla testa per il manager delle cliniche universitarie che l’anno scorso aveva chiuso il bilancio con un rassicurante pareggio. Sei milioni di euro in meno per far funzionare la complessa macchina dell’assistenza in viale San Pietro non sono uno scherzo così Cattani si è presentato “alla corte” della De Francisci per trattare sul ripristino della cifra per le spese ordinarie, almeno nella misura dell’anno precedente. Il risultato dell’incontro, a quanto si è appreso informalmente, è stato positivo. Ci sarebbero insomma buone possibilità che alla fine la Regione decida di colmare la differenza consentendo all’Aou di fare fronte a tutti gli impegni – personale, fornitori, materiali – che si presenteranno nel corso dell’anno. Lo staff aziendale ha fra l’altro fatto presente che sarebbe opportuno un riconoscimento economico dell’attività di pronto soccorso svolta regolarmente, ma senza una convenzione con la Regione, in varie strutture delle cliniche. Ad accogliere i pazienti in emergenza in effetti sono in forza i medici e gli infermieri della pediatria, della ginecologia e ostetricia, dell’oculistica, dell’otorino e della neurologia. Tutte attività che si svolgono con la disponibilità del personale 24 ore su 24 a prescindere, dicono gli addetti ai lavori, dal numero degli accessi registrati dai reparti. La trattativa comunque è ancora aperta e si spera che alla fine i famigerati tagli non colpiscano il delicato settore dell’assistenza. Nel frattempo si attendono notizie, da un giorno all’altro, sui famosi 95 milioni di euro di fondi ex Fas che consentirebbero all’azienda mista di costruire ex novo l’ospedale a valle di San Pietro.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Nuova proposta per il campus
Offerta all’Ersu un’area situata alle spalle del polo finanziario di Piandanna
 
SASSARI Esiste un’alternativa al progetto che prevede la realizzazione del campus universitario all’interno degli ex molini Azzena, una proposta che gli eredi Satta Branca e Segni hanno già fatto pervenire all’Ersu (lo scorso 3 maggio, con una comunicazione dell’avvocato Antonio Serra) e che nei giorni scorsi è stato consegnato informalmente ai consiglieri comunali. Ovviamente si tratta “solo” di un’offerta di un’area di quasi sette ettari, fra la zona finanziaria di Piandanna e i poli universitari di Medicina e Scienze, area sulla quale realizzare non solo una residenza universitaria per 500 studenti, ma tutta una serie di servizi che -secondo i proponenti - non potrebbero sorgere in altre zona della città, almeno in zone con le stesse caratteristiche per quanto riguarda la logistica e i collegamenti. Inoltre l’investimento per la costruzione materiale del campus sarebbe decisamente inferiore - sempre secondo gli eredi Satta Branca e Segni - a quello previsto per l’acquisto di immobili nel centro storico da destinare (previa ristrutturazione) agli studenti. Una proposta da 8 milioni e 400 mila euro per un’area che potrebbe ospitare tutti quei servizi, dai parcheggi agli impianti sportivi, dalla mensa alla biblioteca, agli uffici che caratterizzano la struttura di un campus universitario. Secondo i proponenti, inoltre, un’accurata progettazione urbanistica permettere «di ottimizzare la viabilità pubblica esistente creando un collegamento omogeneo e facile percorribilità con il tessuto cittadino. Inoltre, sottolinenano gli eredi Satta Branca e Segni, l’area potrebbe essere “ampliata” con un ulteriore ettaro di proprietà dell’associazione Casa di Riposo Regine Margherita Onlus (per il quale, però, occorrerebbe un’altra trattativa economica), un’area che “avvolgerebbe” la zona finanziaria che - qualcuno ricorderà - in origine era destinata proprio a diventare il campus universitario. Non ci sarebbero problemi neppure dal punto di vista urbanistico poichè sia il vecchio Piano regolatore generale sia il Puc prevedono che quell’area sia destinata a servizi, laboratori, ospedali e cliniche. «La nostra proposta nasce dall’esame delle criticità delle altre ipotesi di campus universitario – spiega Guido Clemente, ordinario di storia all’università di Firenze e uno degli eredi Satta Branca –. La nostra è una proposta semplice e chiara. Non pretendiamo che venga accettata a scatola chiusa dall’amministrazione comunale e dall’Ersu, ma che venga esaminata e analizzata sia dal punto di vista tecnico-normativa sia da quello economico. E che, magari, ci venga data una risposta in tempi congrui».
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Sassari
Università
“Esportare democrazia”, un convegno
 
SASSARI Domani, sabato, alle 9,45, nell’aula magna dell’ateneo in piazza Università, si terrà il Convegno “State Building, come affrontarlo? Una rilettura dell’esperienza della Sardegna tra storia, antropologia, diritto e risoluzione delle controversie a supporto dell’intervento nei teatri operativi all’estero”, organizzato dall’Università con la partecipazione della Brigata Sassari. La tavola rotonda si aprirà con i saluti del rettore Attilio Mastino e del comandante della Brigata “Sassari” Generale Manlio Scopigno. Nel corso del convegno si succederanno gli interventi di diversi relatori, ognuno dei quali affronterà un particolare aspetto del tema in oggetto: la sociologa Maria Adelasia Divona avvierà la seduta con “L’approccio “population centric” in un’ottica di “state building”; Paolo Fois, professore emerito dell’Università, si occuperà di illustrare il quadro giuridico con una relazione intitolata “La protezione e valorizzazione delle culture tradizionali e degli ordinamenti locali nelle recenti tendenze del diritto internazionale"; Manlio Brigaglia delineerà il quadro storico, con “I sardi e gli altri. Esperienze di “state building” tra storia, diritto e società come “lessonlearned” del rapporto tra una cultura egemone e una cultura subalterna”. L’incontro proseguirà con l’analisi degli aspetti socio-giuridici-antropologici, grazie ai contributi del dottor Simone Sassu: “Culture giuridiche e norme di regolazione dei conflitti: un approccio antropologico” e del Tenente Andrea Soggiu della Brigata “Sassari”: “L’esperienza afghana nella risoluzione dei conflitti: la giustizia informale in Afghanistan e il suo rapporto con le istituzioni statali”, e si chiuderà con l’intervento del tenente colonnello Pasquale Orecchioni della Brigata “Sassari”: “Human terrain system: case study” nella Gallura degli stazzi”.

Questionario e social

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