Venerdì 7 giugno 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
07 giugno 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
In Italia pochi laureati
Il capitale umano da valorizzare
Beniamino Moro
 
Tra il 2001 e il 2011 il numero di laureati occupati in Germania è cresciuto di due milioni e mezzo, salendo a 7,7 milioni, con un incremento di quasi il 50% in un decennio. Contemporaneamente, il tasso di disoccupazione dei laureati, anche nell'attuale periodo di crisi, è crollato al 2,4%, che di fatto viene considerato corrispondere alla piena occupazione. Ciò è confermato dal fatto che, in caso di perdita di lavoro, circa la metà dei disoccupati con laurea trova un nuovo impiego in meno di tre mesi, mentre solo il 12% aspetta più di un anno. Questi dati collocano la Germania ai primi posti in Europa per l'accumulazione del capitale umano.
Per capitale umano s'intende l'insieme delle competenze, sia tecnico-scientifiche, sia culturali (storiche, economiche, giuridiche e politiche) possedute dalla popolazione di un dato Paese. Le prime, spesso, si traducono in brevetti industriali, che vengono sfruttati per aumentare la produzione di beni e servizi che si possono comprare sul mercato. Le grandi scoperte hanno sempre generato, dopo qualche tempo e in maniera del tutto imprevedibile, grandi cambiamenti della nostra società. E anche senza aspettare tempi lunghi, l'imprescindibile sinergia tra scienza e tecnologia è un motore costante dell'innovazione che produce risultati immediatamente vantaggiosi per la società. Da un lato, il capitale umano viene utilizzato per produrre le svariate migliaia di beni e servizi che noi possiamo comprare nel mercato e che consumiamo tutti i giorni nelle nostre case, quando ci muoviamo da una parte all'altra del mondo, nonché quando interagiamo nella vita sociale e comunitaria. Dall'altro, le conoscenze si traducono in un aumento della cultura generale, che ci consente di organizzare la vita della società in cui viviamo nel rispetto delle regole, nel rispetto reciproco e nello svolgimento ordinato e corretto dei rapporti umani, sia tra le persone, sia in relazione all'ambiente naturale in cui siamo immersi.
In Italia, dai dati di Almalaurea, emerge purtroppo come l'accumulazione del capitale umano sia ancora insoddisfacente. Tra i paesi Ocse, infatti, siamo agli ultimi posti per la quota di laureati sulla popolazione attiva totale (15%), e lo siamo sia per la fascia di età 55-64 anni (10%), sia per quella più giovane di 25-34 anni (22%). Siamo ben lontani dall'obiettivo europeo del 40% entro il 2020 e molto distanti dai Paesi dove i laureati superano il 40% della popolazione attiva, come gli Stati Uniti e il Giappone, o dove questa percentuale oscilla tra il 30-40% come negli altri principali Paesi europei (oltre alla Germania, anche il Regno Unito, la Spagna e la Francia). Si tenga presente che l'evoluzione tecnologica sta penalizzando l'occupazione e i redditi delle qualifiche più basse. Nell'UE27, oltre il 29% degli occupati sono laureati, con punte del 37% nel Regno Unito e in Spagna. In Italia, invece, la percentuale di occupati laureati sul totale scende al 17,6%.
Dagli stessi dati, inoltre, emerge come le retribuzioni aumentino col livello d'istruzione, il che prova che studiare e istruirsi rende anche economicamente parlando. Da ciò ne consegue che per riavviare la crescita e superare la grave crisi economica in atto, oltre ai provvedimenti congiunturali di rilancio della domanda aggregata, occorrono anche provvedimenti strutturali volti ad elevare la soglia di formazione del capitale umano del Paese. A tal fine, diventa essenziale promuovere un più ampio accesso all'Università. Quest'ultima, come hanno sostenuto i Rettori in una recente mozione, dopo quattro anni di tagli versa in uno stato drammatico. Il presidente del Consiglio Enrico Letta, all'atto del suo insediamento, ha promesso che s'impegnerà a riportare su livelli adeguati la spesa in istruzione, ricerca e cultura, minacciando di dimettersi qualora non vi dovesse riuscire. Anche il ministro Carrozza ha minacciato le dimissioni se non riuscirà a dirottare più risorse verso la scuola e l'istruzione. Resta da vedere se alle promesse seguiranno davvero i fatti.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
La festa dello sport:
oggi è il giorno delle finali di Olimpika
UNIVERSITÀ. A partire dalle 15
 
Tempo di finali per Olimpika. Dopo un'intensa settimana di sfide incrociate tra gli studenti delle sei facoltà dell'ateneo, stasera la prima edizione delle Olimpiadi universitarie di Cagliari si concluderà con le gare decisive e la proclamazione dei vincitori.
A partire dalle 15 andranno in scena le fasi decisive delle varie competizioni, mentre alle 21,30 la sede del Centro sportivo universitario, in via Is Mirrionis 3, ospiterà la cerimonia di premiazione in presenza del rettore, Giovanni Melis. I primi Giochi universitari, promossi dall'associazione studentesca “Il Paese delle Meraviglie” e coordinati dallo staff tecnico del Cus, hanno coinvolto da venerdì scorso oltre seicento atleti. Significativa e importante la partecipazione all'evento di una folta delegazione di atleti del programma Special Olympics, guidati dagli infaticabili istruttori Carlo Mascia e Stefania Rosas. Il pubblico che stasera varcherà il grande cancello verde della cittadella sportiva di Sa Duchessa avrà la possibilità di assistere all'ultimo atto delle gare di calcio a 5, basket, pallavolo, tennis e atletica. La cerimonia di chiusura andrà avanti fino alle 23. Gli atleti saranno premiati, oltre che dal rettore, anche dal presidente del Cus, Adriano Rossi, affiancato per l'occasione dal vicesindaco di Cagliari, Paola Piras.
È prevista inoltre la partecipazione di tutti i presidenti di facoltà, del presidente del Coni Sardegna, Gianfranco Fara, e dei rappresentanti delle federazioni sportive interessate. La manifestazione si chiuderà ufficialmente domani con una coda musicale. Il piazzale-parcheggio del parco di Monte Claro, in via Cadello, ospiterà un super evento che andrà avanti per ben dodici ore consecutive abbracciando tantissimi generi musicali. Si tratta della prima edizione del “Loud Garden - Sardinian Open Air by Ready To Celebrate”. In programma anche tante attività collaterali a partire dalla street art. In via Cadello le attività cominceranno di mattina mentre il concertone no-stop scatterà alle 15. Una grande festa dedicata ai giovani per chiudere nel migliore dei modi la settimana di gare e dare appuntamento all'anno prossimo (questo almeno è l'auspicio) per la seconda edizione di Olimpika.
Paolo Loche
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Scuola, sindaci a confronto
Oggi assemblea dell'Anci. La Cisl: più fondi anti-dispersione
 
Sindaci a confronto a Cagliari sulla scuola: oggi alle 16.30, nel Piccolo auditorium di piazzetta Dettori, si svolgerà un incontro, coordinato dal direttore regionale dell'Anci Umberto Oppus, sulle problematiche e sulle proposte legate al mondo scolastico. All'iniziativa promossa dall'Anci regionale, che prevede la partecipazione del sottosegretario all'Istruzione Gianluca Galletti, del presidente Anci Sardegna Cristiano Erriu, del responsabile del dipartimento Scuola Carlo Melis e dell'assessore regionale dell'Istruzione Sergio Milia, sono stati invitati i sindaci.
Sulla scuola sarda è da tempo suonato il campanello d'allarme: il tasso di dispersione sfiora il 25.5%, 12 punti in più rispetto alla media europea. In più si registra la diminuzione sulle immatricolazioni all'Università: due fattori che possono contribuire a esporre i giovani sardi a forme di esclusione sociale e culturale. Questo è il giudizio del segretario regionale della Cisl, Ignazio Ganga, che punta il dito contro le scelte dalla Regione, colpevole di avere speso solo il 43% dei fondi messi a disposizione dall'Unione Europea. Per cambiare rotta si dovrebbero «sviluppare reti contro la dispersione scolastica e formativa», spiega Ganga «anche con la creazione di prototipi e azioni educative innovative, che sono i pilastri su cui il Progetto Europa 2020 intenderebbe intervenire con l'obiettivo, per la fine del decennio, di rendere il tasso di abbandono scolastico inferiore al 10%, con almeno il 40% dei giovani in possesso di laurea o diploma». Il sindacato lancia anche un appello per la legge sul sistema integrato di istruzione e di formazione non ancora definita dal Consiglio regionale. (e.b.)
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
Convegno
Mobilità aerea, Coni parlerà a Los Angeles
 
Un convegno organizzato dall'American Society of Civil Engineers in cui si parlerà di piste aeroportuali, del loro sviluppo e di tutto quello che riguarda questo argomento. Un evento al quale parteciperanno decine di esperti di questa materia, che arriveranno da ogni parte del mondo.
Tra loro ci sarà anche Mauro Coni (membro dell'Asce), che oltre ad essere assessore al Traffico del Comune è professore di “Strade, Ferrovie e Aeroporti” presso la facoltà di Ingegneria dell'Università degli Studi di Cagliari. Coni parte oggi proprio per partecipare a questo incontro che inizierà domenica e che proseguirà per quattro giorni.
Un appuntamento che si terrà a Los Angeles e al quale prenderanno parte rappresentanti di università indiane, greche, sud africane, brasiliane, oltre che a quelle di molti Stati americani. Tra le italiane, oltre Cagliari, c'è anche Torino.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 42 - Edizione CA)
“Leggendo Metropolitano” porta Saviano a Cagliari
Domenica l'autore di “Gomorra” sarà al Bastione
Oggi ospiti Donato Carrisi e Bruce Sterling con l'astronauta Paolo Nespoli
 
Succedono tante cose in sette anni. Può succedere, per esempio, di pubblicare un libro che ti fa un nome e ti disfa la vita, o almeno la quotidianità. Può capitare che venda dieci milioni di copie in tutto il mondo, che faccia viaggiare per le case e per le librerie la fama di chi lo ha scritto, ma anche per le questure che devono proteggerlo e per gli ambienti criminali che vogliono eliminarlo.
Può capitare che da quel libro venga tratto un film bello e disinibito che sbatte la camorra e le sue storie in faccia allo spettatore. Può capitare di fare tv in prima serata sulla Rai, di diventare una delle coscienze critiche del Paese, una delle voci più ascoltate ma non sempre compattamente amate: quello succede solo alle voci innocue, di solito. Può capitare di vivere sotto scorta senza rinunciare ad apparire in pubblico. E di tornare a scrivere, raccontando con “Zero Zero Zero” il mondo della cocaina, il suo giro d'affari allucinante, la galassia di disperazione e di crudeltà che alimenta su scala industriale.
E poi di tornare a Cagliari, sette anni dopo esserci stato da esordiente semisconosciuto, un nome nel cartellone lungimirante di Marina Cafè Noir che lo proponeva fra Paco Ignacio Taibo II e Nanni Balestrini. Roberto Saviano torna in città da simbolo dell'impegno civile in letteratura, e lo fa su invito del festival Leggendo Metropolitano che con l'intervento dello scrittore napoletano, domenica sera alle 22 al bastione di Saint Remy, chiuderà questa edizione.
OGGI In attesa del gran finale con Saviano - il cui arrivo è stato annunciato solo ieri per ragioni di sicurezza - oggi Leggendo Metropolitano prosegue con Donato Carrisi (appuntamento alle 20,30 in via Santa Croce), l'autore italiano di thriller più venduto nel mondo. I suoi libri sono stati tradotti in 23 Paesi, dal Brasile alla Cina, dall'Inghilterra agli Stati Uniti. Carrisi è anche sceneggiatore, di “Nassirya - Prima della fine”, per Canale 5, ed è autore di soggetto e sceneggiatura della miniserie “Era mio fratello”, per Rai Uno. “L'ipotesi del male”, il suo ultimo libro, è già un best seller. “Il legame del male” è il titolo dell'incontro di oggi pomeriggio.
Alle 22, nel piazzale Saint Remy, “Legami stellari”: Bruce Sterling, scrittore di fantascienza, e l'astronauta Paolo Nespoli parleranno con Andrea Possenti, direttore dell'Osservatorio di Cagliari, dei legami con l'ignoto e con lo spazio.
La giornata della rassegna letteraria si apre alle 18 (Chiostro Architettura) con “Il silenzio che unisce”. Duccio Demetrio, già professore ordinario di Filosofia dell'educazione e Teorie e pratiche della scrittura all'Università Bicocca di Milano, è tra i fondatori dell'Accademia del Silenzio, nel borgo di Anghiari, in Toscana. Introdotto da Davide Ruffinengo, Demetrio parlerà di “cultura del silenzio”, del piacere di re-imparare a riascoltare suoni, voci, natura, nei luoghi in cui viviamo. Alle 19, in via Santa Croce, primo focus del festival sul tema “scuola”: Co-stringersi. La scuola inclusiva come risorsa. Conduce Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli di Torino, specializzata nella ricerca su istruzione e formazione (pubblica regolari rapporti sullo stato della scuola e dell'università in Italia).
Il programma di domani, infine, vede due ospiti di grande rilievo in chiusura di serata. Il primo è Paolo Giordano, autore di “La solitudine dei numeri primi” (romanzo d'esordio che gli valse il premio Strega nel 2008, quando aveva 26 anni) e del recente “Il corpo umano”, incentrato sulle vicende di un plotone italiano di stanza in Afghanistan. Il secondo è il romanziere statunitense Michael Cunningham, premio Pulitzer per “The Hours”, un successo letterario mondiale ulteriormente amplificato dal film omonimo con Nicole Kidman, Meryl Streep e Julianne Moore.
Tra i suoi numerosi altri titoli anche “Carne e sangue”, “Dove la terra finisce”, “Una casa alla fine del mondo” (da cui è stato tratto un altro film) e il più recente “Al limite della notte”.
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Nuoro e Marghine (Pagina 23 - Edizione NU)
A Macomer
Convegno sui cibi biologici
 
Venerdì prossimo, nell'ambito delle iniziative della manifestazione “Primavera nel Marghine” è in programma il convegno dal titolo “La filiera corta e la vendita diretta dei prodotti agricoli: prospettiva di sviluppo e valorizzazione dei prodotti locali”. Il programma è curato dal comune di Borore in collaborazione con Laore Marghine, Aspen Camera di commercio di Nuoro, Unione dei comuni e Gal Marghine e assessorato regionale al Turismo.
L'iniziativa si terrà nella sala convegni del Museo del Pane rituale di Borore con inizio alle 17,30. All'incontro, coordinato dalla giornalista Incoronata Boccia, interverranno Benedetto Meloni e Michele Salis dell'Università di Cagliari, Anna Rocco del servizio multifunzionalità dell'impresa agricola di Laore, la presidente del Gal Marghine Annalisa Motzo, il direttore regionale di Coldiretti Luca Saba e Francesca Barracciu, componente della Commissione politiche agricole della Comunità europea. È previsto l'intervento di alcuni produttori locali impegnati nella vendita diretta dei loro prodotti a chilometri zero, che racconteranno la loro attività e il loro impegno. Chiuderà i lavori del convegno l'intervento dell'assessore regionale dell'Agricoltura e riforma agro-pastorale Oscar Salvatore Giuseppe Cherchi. (l.c.)
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 13 - Edizione CA)
Errori e responsabilità per gli spedizionieri
Coperture assicurative, se n'è parlato a Cagliari
 
Tempi duri per gli spedizionieri professionali. Per evitare una riduzione degli utili dovuta alla crisi, sono soprattutto tre gli aspetti che gli specialisti delle spedizioni non possono permettersi di trascurare. Devono limitare gli errori (in primis il danneggiamento delle merci). Devono inoltre curare maggiormente il rapporto con il mandante-mittente informandolo scrupolosamente sulle varie opzioni assicurative. Ultimo aspetto, ma non meno importante, è fondamentale che lo spedizioniere stesso sappia dove comincia e dove finisce la propria responsabilità e conosca alla perfezione gli strumenti assicurativi e i sistemi di copertura a sua disposizione. Un tema delicatissimo quest'ultimo, perché fonte potenziale di contenzioso.
Da qui la decisione dell'Assospedizionieri Sardegna di approfondirlo a dovere in un incontro specifico, promosso in collaborazione con la cattedra di Diritto della Navigazione della Facoltà di Scienze economiche, giuridiche e politiche. Nell'aula magna di via Nicolodi sono stati analizzati casi concreti e affrontate le questioni aperte. «L'iniziativa», ha spiegato Cristina Parodi, presidente di Assospedizionieri Sardegna, «ha interessato quanti operano nel settore delle spedizioni, della logistica e del trasporto, proprio per portarli a conoscenza dei confini della loro responsabilità e delle coperture assicurative». In cattedra l'eccellenza del Diritto marittimo in Italia, ovvero gli avvocati genovesi Enrico Righetti e Lucio Ravera. ( p. l. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 1 - Ed_Cagliari
Una grande mappa digitale con tutti i tesori archeologici dell’isola
Un “CENSIMENTO” sul web: LA PRESENTAZIONE DOMANi AD ALGHERO
 
Una cartografia digitale di tutti i beni archeologici sardi al servizio non solo degli studiosi ma anche di tutte le imprese che operano nel territorio. Frutto di un progetto triennale finanziato dal ministero dell’Università e da quello dei Beni culturali, sarà presentato domani ad Alghero, nella facoltà di Architettura.
 
Pagina 6 - Ed_Cagliari
Una mappa digitale per i siti archeologici
Il nuovo strumento sarà presentato domani al dipartimento di Architettura di Alghero
di Federico Spano
 
ALGHERO L'archeologia sarda fa un balzo nel futuro. I siti più famosi e quelli abbandonati, quelli già scavati e quelli noti solo attraverso i documenti antichi, saranno raccolti e catalogati in una grande mappa digitale. Una mappa dettagliata del nostro patrimonio, dotata di schede per ogni singolo sito, geolocalizzate, aggiornabili e ampliabili online dai ricercatori. Il nuovo strumento, che sarà integrato con i dati della Regione, dei Comuni, delle Soprintendenze e dei dipartimenti universitari, per esempio sarà fondamentale nella programmazione di lavori pubblici: sovrapponendo le varie cartografie, infatti, si saprà che in una determinata via cittadina, o in un particolare terreno, oltre a aventuali condotte idriche e cavi elettrici, ci sono "emergenze" archeologiche. In quel caso, l'indagine degli esperti della Soprintendenza sarebbe preliminare ai lavori stessi. Il nuovo strumento, che sarà presentato domani ad Alghero al dipartimento di Architettura dell'università di Sassari, potrà anche essere usato come base da società private innovative. Una startup, per esempio, potrebbe decidere di sfruttare questa mappa in chiave "social". In futuro, per fare un esempio, grazie a una semplice applicazione per smartphone, trovandoci davanti a una domus de janas o a un nuraghe, potremo sapere tutto sul sito e, volendo, potremo inviare una foto aggiornata del luogo, contribuendo ad arricchire l'archivio pubblico. Allo stesso tempo, però, si avrebbe uno strumento in più per la tutela del patrimonio archeologico: il confronto fra due foto scattate in momenti diversi potrebbe, per esempio, evidenziare eventuali atti vandalici o un peggioramento delle condizioni del sito. La creazione di questa "super" mappa è l'obiettivo del progetto regionale nato per creare e attivare il «Polo sardo del Sitan (Sistema informativo territoriale archeologico nazionale)». Il progetto, coordinato da Giovanni Azzena, presso il Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica dell'università di Sassari, rappresenta l'estensione di un più vasto progetto nazionale che coinvolge le università di Padova, Bologna, Siena, Roma La Sapienza, Salerno e Lecce. Tutti i dettagli del progetto triennale, avviato nel marzo del 2012, che è finanziato dal ministero dell'Istruzione e da quello dei Beni culturali, saranno esposti quindi domani 8 giugno, dalle 10 alle 18.30, nella sede del dipartimento di Architettura, in via Lungomare 32 ad Alghero."Con la nuova cartografia archeologica si risolverà il problema di comunicazione fra i vari enti - spiega il direttore scientifico del progetto, il professor Giovanni Azzena, che coordina il gruppo di lavoro composto dai ricercatori Federico Nurra, Francesca Bua ed Enrico Petruzzi -. Ogni sito archeologico, infatti, avrà finalmente un codice univoco di identificazione, una sorta di codice fiscale, con coordinate geografiche, dimensioni, denominazione, data scavo, ente che ha prodotto il dato, cronologia e descrizione minima. Noi stiamo creando l'infrastruttura. Gli interventi di ampliamento delle schede verranno fatti su base volontaria e con accreditamento. Successivamente, tutti potranno dare il proprio contributo, inserendo dati, immagini e informazioni, per valorizzare e tutelare il vasto patrimonio archeologico della Sardegna".
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Ed_Cagliari
L’OPINIONE
È LA CRISI E NON L’AUSTERITà LA VERA CAUSA DEL DEBITO PUBBLICO
I tagli e i loro effetti recessivi sono arrivati dopo, per mettere una pezza forse inevitabile ma poco riuscita, su un buco che diventava troppo grande
di FRANCESCO DAVERI
 
Alla fine del 2007, cioè prima della crisi attuale, il debito pubblico era mediamente il 66,4 per cento del Pil nei 17 paesi della zona euro. I debiti pubblici della Germania e della Francia erano vicini alla media euro. L’Italia aveva un debito già superiore al 100 per cento del Pil, pari al 103 per cento del Pil. Già nel 2010, tuttavia, il debito dei paesi dell’euro zona era salito di quasi 20 punti percentuali, fino all’85,4 per cento del Pil. E fino al 2010 di austerità non si era visto molto, almeno nei più grandi paesi dell’eurozona. Erano gli anni in cui il ministro Tremonti si vantava di non aver fatto macelleria sociale. In effetti, a seguito della crisi 2008-09 e del drammatico crollo dei fatturati aziendali del 2009, un po’ ovunque - molto meno in Italia – sono stati messi in pratica massicci salvataggi con fondi pubblici e sono stati attuati aumenti di spesa pubblica non coperti da paralleli aumenti di imposta, il che, insieme con il crollo della crescita, ha accresciuto deficit e debiti in rapporto al Pil. E così, tra il 2007 e il 2010, in Germania, Francia e Italia il debito è salito di circa 17 punti, fino ad arrivare all’82 per cento del Pil in Francia e Germania e al 119 per cento in Italia. L’austerità fiscale è entrata davvero nei bilanci pubblici dei grandi paesi europei a partire dai dati 2011. L’austerità fiscale aveva l’obiettivo di frenare l’aumento del numeratore del rapporto debito-Pil, ma ha anche prodotto effetti negativi – di entità superiore alle attese dei più e soprattutto del Fondo Monetario – sul denominatore del rapporto. Il risultato è che, dal 2010 il debito pubblico nell’area euro nel suo complesso è salito mediamente di cinque punti percentuali, dall’85,4 al 90,4 per cento di fine 2012. In Germania il debito pubblico in rapporto al Pil si è fermato a quota 82, in Francia è salito a 90 mentre in Italia è esploso al 127 per cento del Pil. Nei bilanci di tutti i paesi pesa l’austerità fiscale che ha contribuito, assieme all’incertezza sulle prospettive future, a far scendere il Pil e a causare o almeno peggiorare la recessione 2011-12. Ma sull’accumulo di debito pubblico pesano anche, e per parecchi punti di Pil, i salvataggi europei nei confronti dei paesi indebitati come Grecia, Portogallo e Irlanda. Ad esempio, per l’Italia, il costo dei contributi al fondo salva-stati è stato pari al 2,7 per cento del Pil nel solo 2012. In sintesi, al contrario di quanto afferma il vice ministro dell’Economia, l’aumento di 24 punti nel rapporto debito-Pil nell’euro zona rispetto ai livelli pre-crisi ai livelli di oggi è spiegato per circa quattro quinti dalla crisi 2008-09 che ha fatto crollare il Pil di tanti paesi europei e dalle risposte keynesiane alla crisi post Lehman – legittime ma costose in termini di finanza pubblica – e solo per un quinto – o meno – dalle politiche di austerità fiscale che sono state adottate più di recente. Non è stata l’austerità fiscale ma la crisi economica a far esplodere il debito pubblico dell’Europa. Le politiche di austerità e i loro effetti recessivi sono arrivate dopo, per mettere una pezza forse inevitabile ma poco riuscita su un buco che stava diventando troppo grande. Da www.lavoce.info
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Ed_Cagliari
È morto il professor Vanni Palmieri
Ex rettore dell’Università, già presidente della Fondazione del Banco, ora nel Cda di Banca di Sassari
 
SASSARI Da qualche anno aveva cominciato la sua lotta contro la malattia ma alcune settimane fa era ritornato nel suo ufficio di vicepresidente della Banca di Sassari, quella che amava definire come figlia: ieri sera Vanni Palmieri, che aveva 80 anni, ha cessato di vivere in una stanza del Santissima Annunziata. Al suo fianco la moglie Ines, i figli Alessandra e Marco e i suoi più stretti collaboratori. Era un uomo sempre col sorriso sulle labbra, con il piglio sagace del vero sassarese. Amava la sua famiglia, ma aveva due passioni alle quali ha dedicato la vita: prima l’Università, da professore nella facoltà di Veterinaria, e da rettore dell’Ateneo turritano (dal 1992 al 1997), poi la Banca di Sassari: la sua “seconda casa”, dove era apprezzato da tutti i dipendenti che l’anno scorso, alla convention annuale, lo avevano accolto tributando al professore un applauso di dieci minuti. Per Sassari, ma non solo, Vanni Palmieri ha rappresentato una vera istituzione. Perchè prima ancora di ricoprire incarichi nella Banca di Sassari, era stato presidente della Fondazione Banco di Sardegna e si trovò in questa veste a gestire la delicata trattativa con l’allora amministratore delegato della Bper, Guido Leoni, che portò il Banco di Sardegna al “matrimonio” proprio con la Banca dell’Emilia Romagna, completando nel 2000 il processo di privatizzazione richiesto dalla legge di riforma degli istituti bancari pubblici, la legge Amato - Ciampi. Laureato in Medicina Veterinaria con 110 e lode all’Università di Sassari, Palmieri si affaccia alla carriera accademica ricoprendo il ruolo di assistente incaricato per la Cattedra di Anatomia degli animali domestici con Istologia ed Embriologia per poi essere nominato assistente ordinario con qualifica di aiuto; quindi, per 27 anni direttore dello stesso Istituto. Dal 1975, per tre anni, l’allora rettore Antonio Milella gli affida la delega alla presidenza dell’Opera Universitaria (il vecchio Ersu). Nel 1988 diventa prorettore dell’Università, carica ricoperta fino al 1991 e che lo porta, l’anno successivo, alla nomina di rettore. Nel 1997 viene nominato presidente della Fondazione Banco di Sardegna, carica dalla quale si dimette nel 2002; dal 2003 l’incarico di vicepresidente di Banca di Sassari. I funerali si svolgeranno domani alle 11 nella chiesa di san Paolo. (vannalisa manca)
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 34 - Ed_Cagliari
SANITÀ»STRUTTURE CONVENZIONATE
In piazza per chiedere gli stipendi
Protestano i lavoratori di Policlinico sassarese, Gena e Sgb: siamo stanchi dei ritardi , Asl e Regione risolvano i problemi
di Paoletta Farina
 
SASSARI Si sono ritrovati sotto il palazzo della Provincia, in piazza d’Italia, bandiere al vento e striscioni che raccontavano tutta la loro rabbia. Assemblea pubblica dei lavoratori del Policlinico sassarese, della Gesù Nazareno e della Fondazione San Giovanni Battista, ieri mattina, convocata dai rappresentanti sindacali di Cgil, Cisl, Uil e Fialz. Che hanno voluto ancora una volta attirare l’attenzione della politica su un problema che, per i quasi 500 dipendenti della sanità convenzionata della Provincia, da tre anni si ripete e resta inspiegabilmente irrisolto: gli stipendi arrivano in ritardo, adesso sono due mesi che gli operatori non vedono una lira, senza contare gli arretrati contrattuali, in media cinque, seimila euro per ciascuno, che non appaiono all’orizzonte. «Colpa di Asl e Regione, che si rimpallano le responsabilità. E noi in mezzo, a chiederci fino a quando potremo andare avanti così». Questione di finanziamenti da trasferire per fare fronte alle esigenze di cassa delle strutture in convenzione. La Regione eroga le quote a otto mesi, è vero che l’Azienda sanitaria adesso sta pagando le fatture per le spese ai fornitori massimo in quaranta giorni, ma questo non basta a far quadrare i conti e Gena, Sgb e Policlinico si trovano sempre sull’orlo del collasso. Figli di un dio minore, case di cura e istituti di assistenza per i disabili assicurano però un servizio indispensabile. «Siamo stanchi, adesso basta: abbiamo anche noi il diritto a una paga puntuale», ripetevano i lavoratori. Perché ci sono il mutuo e le bollette che non aspettano, perchè senza stipendio non si può essere in regola con l’affitto e c’è chi ha già ricevuto lo sfratto. Perchè se marito e moglie, e sono tanti i casi, lavorano per la stessa azienda, non riescono a campare più la famiglia. Paolo Ruiu, delegato Cisl alla Gena, ha parlato di una situazione umiliante e scandalosa: «Coppie cinquantenni devono chiedere ancora aiuto ai genitori per sopravvivere». E Armando Ruzzetto e Pietro Ara della Cisl Fp, hanno rincarato: «Ma nonostante le difficoltà, si deve al senso di responsabilità e abnegazione dei lavoratori, se le strutture continuano a funzionare e garantire l’assistenza». A portare la solidarietà ai manifestanti ieri c’era anche il vicepresidente del consiglio regionale Mario Bruno. «Un intervento della Regione non è più procrastinabile – ha detto il consigliere del Pd –. L’assessore alla Sanità Simona De Francisci forse dimentica che poco tempo fa, in risposta a un mio emendamento sulla legge finanziaria regionale, garantì l’anticipo delle quote spettanti alle strutture convenzionate. E invece non è successo niente». Mentre era in atto la protesta, in Provincia si svolgeva la seduta della commmissione «sanità», che aveva convocato i sindacati per esaminare a tutto campo i problemi dell’assistenza. I lavoratori delle convenzionate ne hanno approfittato per esporre il loro caso anche ai consiglieri provinciali. Il presidente Mario Pala ha assicurato che la commissione farà quanto è in suo potere per risolvere l’emergenza che stanno vivendo. «Invieremo una lettera di sollecito al direttore generale dell’Asl Giannico e all’assessore regionale De Francisci e intanto vi invitiamo a partecipare alla prossima riunione del consiglio, con all’ordine del giorno il futuro delle Province, e alla quale parteciperanno anche i rappresentanti eletti nel territorio».
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Ed_Cagliari
leggendo metropolitano
«Un buon romanzo deve sorprendere»
Sanchez si racconta. E domenica chiude Roberto Saviano
di Walter Porcedda
 
CAGLIARI Piuttosto detective che cronista. Nel lavoro di scrittura la spagnola Clara Sanchez, ieri ospite di rilievo al festival “Leggendo Metropolitano", predilige l'opera di scavo, quella che mette assieme gli indizi per ricomporre un puzzle. «Scrivere, per me, è come entrare in una stanza buia cercando di illuminare gli angoli più nascosti» conferma. Cinquantasette anni portati con eleganza, un'espressione franca e un sorriso accattivante, sembra distante da quello che potrebbe essere il clichè dell'autrice di successo, titolare di premi prestigiosi come il Nadal spagnolo. In Italia Garzanti, ha tradotto prima "La voce invisibile del vento" del 2008 poi "Il profumo delle foglie di limone" del 2011 e ora "Entra nella mia vita". Tre colpi editoriali che hanno portato la Sanchez in testa alle classifiche con centinaia di migliaia di copie vendute. Scritti anche a tempo di musica. L'ultimo ascoltando Leonard Cohen, mentre il precedente ("Il profumo delle foglie di limone") al ritmo dei Led Zeppelin. La scrittrice sorride e afferma che «non ha il segreto per costruire best seller». Ma spiega comunque la sua ricetta. «Un buon romanzo deve essere sempre una sorpresa. Non ci sono formule misteriose. Credo nell'ispirazione e nell'intuito. Questo all’ottanta per cento, il resto è lavoro. La gente cerca in un buon libro la sincerità. Non si deve mai fingere. Puoi inventare la realtà ma non si può barare con le emozioni e il sentimento». Comunque sia la sua è una formula che ha funzionato bene. Anche in Italia, un paese che la scrittrice ha frequentato sin da giovane a 18 anni. «Amo molto l'Italia _ dice Sanchez _ venivo qui quando ero adolescente. Amavo scrivere le prime cose ai tavolini dei caffè romani. Vedere adesso i miei libri negli scaffali delle librerie mi crea un'emozione fortissima. Rivedo me stessa di allora ed è come se scoprissi mia figlia. Dico: Bene, allora ce l'ha fatta?» I tempi quindi sono maturi per un romanzo di ambientazione italiana? «L'Italia sta nel mio intimo perché mi riporta al momento in cui uno si forma come persona. Però ho un po' di paura nell'ambientare un romanzo in questo Paese perché è come se entrassi nella casa di un estraneo. Anche se un po' italiana mi sento. D'altra parte mi chiamo Clara, un nome abbastanza comune da voi. Certo… forse questa casa, in fondo non mi è così estranea...» Insomma ci sta pensando? «Be…sì». A questo punto sta rivelando un segreto signora Sanchez. Lo teneva custodito e poi l’ha confessato. Un po' come accade nei suoi romanzi. In "Il profumo delle foglie di limone" dove ad esempio torna il passato. Che non è nostalgia ma è il rimosso. «Il passato non si può cancellare. Torna sempre. Tanto in "Il profumo delle foglie di limone" come nell'ultimo "Entra nella mia vita", le vicende sono un'esplorazione del passato. Ma su un passato molto particolare, dove è accaduto qualcosa che non sarebbe dovuto accadere. Eppure, tuttavia è accaduto lasciando segni forti nel quotidiano, cambiando addirittura il presente». In "Il profumo delle foglie del limone" si parla di Olocausto, dramma di un passato che spesso rischia di essere dimenticato, così come può accadere per il caso dei desaparecidos in Argentina. «Nel libro si racconta di ex nazisti che si godono tranquillamente la pensione in Costa Brava. E’ solo un riflesso di quanto accade nella nostra società contemporanea. Al pari di questi ci sono responsabili di crimini politici o economici che si possono permettere il lusso di morire comodamente nei loro letti senza pagare per le loro colpe. E spesso tutto questo può accadere nell'indifferenza. Nel libro c'è una ragazza, Sandra, per la quale l'Olocausto è qualcosa di sfumato e molto lontano. E' il simbolo della società contemporanea. Sandra incontra Julian un uomo che quel dramma l'ha vissuto di persona e che mette la ragazza davanti alla realtà. Bisogna sempre lottare contro l'impunità e chi vuole cancellare il ricordo tenendo viva la memoria». Anche in "Entra nella mia vita" si racconta di un crimine orribile come il furto dei bambini nella culla. Un fenomeno che interessa tutta l’Europa. «Si, non solo in Spagna e in Europa ma recentemente anche in Marocco. Tutto è iniziato negli anni Ottanta. Una mia amica all'età di venti anni, prima di sposarsi scoprì dalla madre che non era sua figlia biologica ma comprata. E' un caso incredibile che riguarda migliaia e migliaia di persone. Di bambini rubati e venduti. Nelle mie storie capita di incontrare spesso qualche segreto. E i segreti quasi sempre nascondono qualcosa di cattivo, quasi mai sono buoni». E' capitato anche a lei di imbattersi in un qualche segreto oscuro riguardante la sua vita, la sua famiglia? «Ho scoperto qualcosa ora, proprio di recente. C'è stato bisogno che passasse molto tempo per sapere… Nelle famiglie si vive un po’ come in una sindrome di Stoccolma. Tutto ci sembra che vada bene. Però quando si cresce iniziamo a vedere la realtà con occhi differenti. E’ come nel quadro di Velasquez “Las Meninas” che al fondo mostra una porta socchiusa. Ma non dirò il mio segreto. Forse è questa la ragione per cui scrivo: cerco di aprire quella porta socchiusa».
 
LA NUOVA SARDEGNA
13 – La Nuova Sardegna
Pagina 18 - Sardegna
Fondi europei, risorse contro l’abbandono scolastico
 
La strategia d’intervento del Fondo sociale europeo in Sardegna punta sul rilancio dell’occupazione, sull’inclusione sociale, sulle politiche di contrasto alla dispersione scolastica e sul miglioramento delle competenze dei lavoratori. Lo ha ribadito l’assessore del lavoro, Mariano Contu, durante il confronto tra la Regione e il partenariato istituzionale, economico e sociale sul programma operativo del fondo sociale europeo 2014-2020. «La Regione - ha affermato Contu - concentra il 70% delle risorse su queste quattro priorità d’intervento, mentre il restante 30%, anche per effetto delle indicazioni giunte dal Partenariato, è destinato al miglioramento della qualità dell’istruzione superiore, alla realizzazione di interventi finalizzati alla creazione di nuove imprese e alle strategie di sviluppo locale».
 

14 – SardegnaQuotidiano
Sardegna – pagina 4
PERCHÉ L’UNIVERSITÀ PUÒ PARLARE SARDO
di Andrea Pubusa
 
Volete essere moderni e internazionali? Allora prevedete all’università corsi esclusivamente in inglese. Lo ha fatto, con deliberazione del dicembre 2011, il Senato accademico del Politecnico di Milano, prevedendo, tra l’altro, la configurazione di un Ateneo a rilevanza internazionale, con aumento dell’internazionalizzazione del corpo docente in modo da assicurare che entro il 2014 “almeno 100 insegnamenti siano tenuti da docenti stranieri”. Numerosi docenti e ricercatori del Politecnico hanno presentato un appello al Rettore e agli organi di governo dell’Ateneo a difesa della libertà di insegnamento, chiedendo di non dare seguito a quelle delibere, di sospenderne l’efficacia e di disporne la revoca nella parte in cui hanno imposto l’uso esclusivo della lingua inglese per l’insegnamento dei corsi di laurea magistrali a partire dall’anno accademico 2014. Ma il Senato accademico, a maggioranza, ha respinto il reclamo e ha confernato l’adozione della lingua inglese per i corsi di laurea magistrale e di dottorato di ricerca. Non è rimasta a studenti e docenti contrari altra via che il ricorso al Tar, che ha annullato le misure anglofone. In sintesi il Tar milanese ha detto che: “Le misure in concreto adottate dai singoli Atenei per mettere in atto il processo di internazionalizzazione previsto dalle disposizioni di legge, sono da considerarsi compatibili con il nostro ordinamento nazionale unicamente nella misura in cui esse non abbiano quale effetto di collocare la lingua italiana in posizione marginale rispetto ad altre lingue, facendole assumere un ruolo subordinato nel contesto dell’insegnamento universitario. L’internazionalizzazione delle Università deve, infatti, essere compiuta nel rispetto del primato della lingua italiana, da intendersi secondo le precisazioni sviluppate dalla Corte Costituzionale. Sicché non risultano conformi al principio del primato della lingua italiana delibere degli Atenei - quale quelle adottate dal Politecnico di Milano nel senso di imporre l’uso esclusivo della lingua inglese nei corsi di laurea magistrale e nei dottorati di ricerca - che, nell’ambito di percorsi di formazione universitari, impongano l’uso di una lingua diversa dalla lingua italiana in guisa tale che, in questi ambiti, sarebbe del tutto precluso l’utilizzo della lingua italiana”. Ci vuole buon senso è misura. Dice ancora il Tar lombardo: “Le misure adottate dagli Atenei per porre in essere in concreto l’obiettivo posto dalle norme, di favorire l’internazionalizzazione degli stessi, debbono essere adottate nel rispetto del principio di proporzionalità il quale impone, in estrema sintesi, che la misura adottata dall’amministrazione sia idonea a realizzare l’obiettivo perseguito e non vada”. Possiamo trarre spunto per l’insegna - mento della lingua sarda? Sembra di sì. Salvo voler ritenere che l’insegna - mento dell’inglese sia di per sé più meritevole in Sardegna di quello della lingua sarda, può ritenersi che, nel rispetto del principio della proporzionalità, ossia del favor verso la lingua sarda e dei valori culturali di cui essa è portatrice, senza comprimere la libertà, costituzionalmente riconosciuta di studenti e docenti di studiare e parlare in italiano, l’introduzione di corsi in sardo siano possibili. Concretamente potrebbe iniziarsi dai corsi sdoppiati (sono tanti), dove sarebbe possibile, tenerne uno in italiano e uno in sardo. In questo modo si evitano antipatiche e anticostituzionali compressioni, e insieme si favorisce un sistema di valorizzazione del sardo anche scritto, con la predisposizione di manuali, dispense e materiali vari. Certo, le difficoltà non sono poche, prima fra tutte il reperimento di docenti in grado di farlo. So che questa soluzione per alcuni è poco, per altri è troppo. Ma forse è l’unico modo per iniziare.
 
15 – SardegnaQuotidiano
Sardegna – pagina 12
Ateneo
Concorso bocciato al Tar
«Battaglia per la meritocrazia»
MEDICINA Myosotis Massidda era stata scavalcata dal “pupillo” del presidente della commissione: «Ho difeso l’investimento di una vita». Il docente: amarezza, ma così i bandi non servono
 
Un ricorso vinto che dà soddisfazione: «Sono andata fino in fondo perché io nello studio e nello sport ho investito tutta la vita». Myosotis Massidda è la dottoressa che, convincendo i giudici del Tar, ha fatto saltare l’aggiudicazione di un assegno di ricerca (tre anni più due) della facoltà di Medicina: il vincitore era il collega Filippo Tocco che, per fare punteggio, ha prodotto delle pubblicazioni scientifiche firmate con il professore che ha fatto da presidente della commissione. Lavori che hanno ottenuto il massimo dei voti, in una competizione che era quasi tutta basata sulla valutazione degli elaborati pubblicati. Quindi: il docente ha attribuito la “votazione ” massima a propri lavori, fatti con uno dei due concorrenti, quello che poi ha vinto. «Ma è normale che nell’ambiente scientifico si lavori in gruppo, questa vicenda lascia molta amarezza»: così spiega Alberto Concu, professore ordinario di “Metodi e didattiche delle attività sportive ”. Era lui il presidente della commissione che si è vista ribaltare, e criticare, il giudizio davanti al Tar. È convinto di aver agito con la massima correttezza: «Rispetto la sentenza», dice, «ma c’è scritto anche che io sono stato relatore della tesi di Tocco. E non è vero».
Poi aggiunge: «È stato scritto anche che io mi sarei dovuto astenere, ma un verdetto del Tar della Toscana del 2005 dice che è normale che i docenti poi valutino in commissione i propri discenti. Si punta a creare un équipe affiatata e preparata. La scelta è ricaduta su Tocco anche per questo. Chi vince una selezione e non si integra magari rovina il gruppo». Ma allora a che servono i concorsi? «Se dovessi rispondere in tutta sincerità direi: a niente. Ma la legge dice una cosa diversa e la rispettiamo».
LA VERSIONE DELLA RAGAZZA La Massidda e Concu si sono trovati su fronti contrapposti davanti ai giudici di via Sassari. Lei alle spalle ha pubblicazioni, dottorato, studi, fatica. E non ha accettato di vedersi scavalcata solo per ragioni che lei ritiene non giuste: «Ero così sfiduciata», spiega, «che non speravo nemmeno in una vittoria al Tar. Invece questa sentenza mi ha fatto tornare fiducia nella giustizia. sarebbe anche ora che in Italia si risponda alla meritocrazia, e non ad altre logiche». Che nella vicenda che l’ha riguardata, almeno a leggere la sentenza, a suo parere sembrano quelle predominanti. Quindi, nella sua visione, rischiava di combattere contro i mulini a vento: «La forza di intraprendere questa azione», dice invece, «è scaturita anche dal supporto che ho avuto da alcuni professori delle Università di Cagliari e di Bologna, persone che per me sono stati e son tutt’ora modelli da seguire, che dentro il sistema universitario hanno cercato di far prevalere il merito sul potere e l'interesse personale e grazie ai quali nel corso degli anni ho potuto continuare a sviluppare le mie competenze professionali » .
PARLA IL PROFESSORE Il professore respinge le accuse, non ci sta a passare per un barone che favorisce questo o quel prediletto: «Sono convinto che la scelta che abbiamo fatto non fosse sbagliata ma, ribadisco, la sentenza va rispettata. Ma non sono certo un barone, anzi: sono uno dei tanti docenti universitari che vive il suo incarico come una missione e in cambio di uno stipendio non certo d’oro». Di fronte all’obiezione sull’opportunità di valutare pubblicazioni di cui lui è la prima firma, risponde: «Non c’è niente di strano. La ricerca scientifica funziona così». Myosotis Massidda e i giudici la pensano diversamente.
E. F.

Questionario e social

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