Martedì 20 agosto 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
20 agosto 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 28 - Edizione CA)
Scuola di volo, il piano
Alessandro Loddo presenta il progetto Daidalos
TORTOLÌ. Il ricercatore interviene nel dibattito sul futuro dell'aeroporto
 
TORTOLÌ Scuola di volo, i progetti sono pronti, i presupposti pure: la nascita di una scuola di volo in Ogliastra avrebbe un impatto positivo solo se collegata alle attività formative del territorio e di Nuoro (sede di un istituto ad indirizzo aeronautico), alla pista di volo di Tortolì come sede ottimale (in alternativa, c'è quella di Perdasdefogu) ed alle competenze “civili” del Poligono interforze. Sono questi i punti di forza del progetto Daidalos (distretto delle attività e degli istituti per la didattica aeronautica della Sardegna orientale) elaborato da Alessandro Loddo, ricercatore originario di Gairo specializzato sulle politiche dello sviluppo in ambito europeo. «È costituito - esordisce il ricercatore - da una scuola di volo professionale promossa da un auspicabile aeroclub Ogliastra, dagli istituti tecnici locali, di cui almeno uno con corsi ad indirizzo aeronautico, già operativo a Nuoro. Oltre alla possibile stesura di una convenzione con una Università e-learning per corsi aeronautici».
Il progetto Daidalos appare strettamente collegato ad un altro studio, elaborato dallo stesso Loddo per conto di un ente pubblico, che prevede l'inserimento di Tortolì in un progetto di continuità aerea intra-regionale. Scenario possibile appena verrà completato il trasferimento della proprietà della pista nelle mani della Regione. «Sono in fase avanzata di elaborazione - informa il ricercatore ogliastrino - i distretti formativi e produttivi del nord-Sardegna nell'ambito dell'iniziativa comunitaria Equal ed il “Distretto formativo per il turismo” che da Pula ha allargato il proprio bacino alla Sardegna meridionale».
Nino Melis
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 11 - Edizione CA)
L'ANALISI. Parla Franco Manca
«Innovazione e ricerca creano valore aggiunto»
 
Prima florida e ricca di occupati, oggi povera con pochi dipendenti. È il destino che segna l'industria sarda: oggi appare come un ricordo dei tempi passati.
LE CAUSE Le ragioni alla base di questo disastro «sono diverse», commenta Franco Manca, direttore del Centro studi l'Unione Sarda. «Il ritardo infrastrutturale, i trasporti inefficienti, il caro-energia, ma anche il costo del lavoro elevato, sono diventati - nel corso degli anni - elementi di ostacolo a molte aziende, che di conseguenza hanno dovuto chiudere i battenti o ridurre fortemente il personale. Anche lo Stato», incalza il direttore del Centro studi L'Unione Sarda, «a causa delle grandi difficoltà delle casse pubbliche, ha dovuto ridurre gli interventi a sostegno del settore. E il risultato è sotto gli occhi di tutti».
LE PROSPETTIVE Ma in futuro c'è ancora spazio per un'industria solida? «I margini ci sono, ma per un tessuto produttivo diverso», puntualizza Manca. «Oggi è impensabile un'industria pesante dai grandi numeri. Quello di cui la Sardegna ha bisogno è un comparto ad alto valore aggiunto, che investa in ricerca e che sappia innovare». Ciò non vuol dire che non ci possano essere società capaci di sfornare molti occupati. «Al contrario, la piccola impresa artigiana ha bisogno della grande industria», continua Franco Manca. «Ma deve avere altri connotati. La Sardegna e le sue imprese devono essere produttive. Non ci sono altre strade per competere sui mercati internazionali».
«POSIZIONI IDEOLOGICHE» Per raggiungere l'obiettivo, conclude Franco Manca, «bisogna però abbandonare alcune posizioni ideologiche. Per esempio, c'è chi si oppone alla ricerca del gas nell'Isola, senza nemmeno discutere e ragionare sugli eventuali danni ambientali dell'operazione». ( lan. ol. )
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Quella galleria troppo stretta
Nell'idea originaria erano previste due carreggiate, ciascuna con due corsie,
poi il progetto è stato dimezzato dall'Anas a causa del taglio dei finanziamenti
 
«Ogni volta che percorro le gallerie della Nuova 125, prego che un'auto proveniente dal senso opposto non mi venga addosso mentre guido sulla mia corsia». È, invece, ciò che è successo domenica sera nel tunnel di Murtineddu, e che Francesco Annunziata, 72 anni, docente di Costruzione di strade, ferrovie e aeroporti nella facoltà d'Ingegneria di Cagliari, temeva fin dal giorno dell'inaugurazione. «Quella galleria e tutte le altre erano state pensate a doppia canna, una per ogni senso di marcia, ciascuna a doppia corsia. Le hanno realizzate a canna unica, con una corsia per ogni senso di marcia: la minima sbandata si trasforma in una tragedia».
PERICOLI Annunziata, questa e altre cose, le aveva dichiarate in un'intervista a L'Unione Sarda meno di due mesi fa: i lavori compiuti dall'Anas, che ha progettato e costruito la Nuova Orientale, non lo convincono, al punto che aveva definito «pericoloso» quasi tutto il tratto più a sud. Tra le altre cose, Annunziata critica l'assenza della “distanza di visibilità per il sorpasso”: è la visibilità che consente di vedere un tratto di corsia opposta sufficiente per compiere un sorpasso senza rischiare un urto frontale. «Sulla Nuova 125, quella distanza di visibilità è di 550 metri: esiste solo dopo Geremeas, usciti dalla galleria di Mari Pintau, poi più nulla fino a Castiadas, eppure la legge impone che debba sussistere per almeno il venti per cento del percorso». L'Anas aveva replicato che il tracciato è perfettamente in regola con le norme, «perché il progetto è precedente a quella disposizione». Certo, se fosse stato disegnato qualche mese dopo, quel tracciato non sarebbe stato omologabile.
STRADA “TAGLIATA” Un dato è certo: l'ultimo tratto della Nuova 125 non è ciò che sarebbe dovuto essere, nel senso che il progetto è stato dimezzato. Questa scelta è esclusivamente politica: l'Anas centra ben poco, perché ha realizzato ciò che è stato commissionato con i finanziamenti che sono stati realmente stanziati. È così, per risparmiare, che una Statale pensata a due carreggiate (una per ogni senso di marcia), ciascuna delle quali a due corsie, è venuta fuori con una carreggiata unica con una corsia per senso di marcia, senza guardrail centrale: sgarrare di un paio di metri significa un incidente frontale. È l'urto più pericoloso, anche a velocità moderata, perché è frutto della somma esatta delle velocità dei due veicoli: se procedono a 70 chilometri orari, dunque, di fatto si schiantano a 140, ed è facile puntare perfino più in alto se aumentano le velocità dei veicoli coinvolti.
I FINANZIAMENTI L'Anas non si scandalizza per lo scippo dei finanziamenti da destinare a una Nuova 125 come si prospettava all'inizio, cioè con due carreggiate separate da guardrail e gallerie distinte per ogni senso di marcia: «I fondi sono assegnati sulla base di studi scientifici sull'intensità di traffico: è ovvio che si privilegino gli investimenti sulle strade con i maggiori volumi di spostamenti», fanno sapere dall'ufficio stampa. Vero, considerato che la rete stradale italiana lascia spesso a desiderare, ma resta un interrogativo: quei calcoli sono eseguiti sulla base della popolazione e di chi percorre le strade abitualmente o si tiene conto anche dei picchi stagionali di traffico? Domanda dalle cento pistole, in un'Isola che d'estate ha una popolazione molto superiore rispetto a quella residente, per via del turismo, fermo restando che la tragedia di domenica è avvenuta in un momento di traffico non sostenuto, come dimostra il video delle telecamere dell'Anas.
LA GUIDA La Nuova 125 è quello che è, e tale resterà. Non resta che avere fede, soprattutto in galleria, anzi: soprattutto in una galleria dimezzata rispetto al progetto. Più che la fede, in realtà, conta la prudenza, purché ce l'abbiano tutti e a condizione che nessuno invada la corsia opposta. Dall'Anas fanno notare che, se i conducenti rispettano la segnaletica e i limiti di velocità, e se non si mettono alla guida ubriachi, sotto l'effetto di droghe o semplicemente molto stanchi, gli incidenti non accadono. Però accadono, e spesso a rimetterci la vita sono le persone che rispettano il Codice della strada, ma che hanno la sfortuna di essere travolte dai mezzi di chi non lo fa.
GALLERIA Ad amareggiare di più è forse il fatto che la tragedia di domenica (un morto e otto feriti, tra cui diversi bambini) è avvenuta a Murtineddu, una galleria che è uno dei fiori all'occhiello della viabilità italiana, per quanto riguarda le dotazioni di sicurezza. Nulla manca: vie di fuga pedonali, telecamere con rilevazione automatica di incidenti e ingorghi, impianto antincendio automatico, ripetitori radio per le forze dell'ordine, ventilazione variabile automatica. C'è proprio tutto. A parte le due corsie che mancano e un guardrail in mezzo.
Luigi Almiento
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Ed_Cagliari
fiscalità di vantaggio per il Sulcis
Il governo: soldi alle imprese
Ma la Regione non ha fretta
 
CAGLIARI I soldi sono stati stanziati, sono certi, visto che c’è anche il “bollino” della Corte dei Conti, e non sono neppure regionali, ma statali. Eppure non possono essere distribuiti subito, come si potrebbe perché la Regione si vuole prendere tutto il tempo previsto (tre mesi, guarda caso a ridosso delle regionali) per avviare «confronti con il territorio». E perdere tempo. La bella notizia, si fa per dire, per le casse di artigiani, commercianti e piccoli imprenditori della Zona Franca Urbana nei comuni della ex provincia del Sulcis Iglesiente, arriva dal deputato Pd Francesco Sanna, che dopo aver scoperto il carteggio agostano tra ministero dello Sviluppo e Presidenza della Regione ha preso carta e penna e ha scritto a Cappellacci affinchè non perda tempo e faccia la sua parte. La storia riguarda la zona di esenzione fiscale nel Sulcis Iglesiente. Ad Agosto il ministero informa la Regione. È tutto definito: condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza e durata delle agevolazioni, con i fondi (124 milioni)dalle restituzioni dei fondi illecitamente assegnati ad Alcoa. Il bando è pronto a partire. La Regione può però o destinare proprie risorse aggiuntive o scegliere come orientare le risorse statali, se favorire quella o quell’altra tipologia di impresa (femminili, giovanili, operanti in particolari settori economici o con specifica localizzazione). Ma la direzione generale prende tempo e risponde che sulle risorse aggiuntive «si potrebbe valutare una linea di attività nella programmazione dei fondi comunitari 2014/2020». Per il resto «a valle dei confronti con il territorio» e «nei termini previsti dal decreto attuativo» verranno comunicate le altre proposte. Così le agevolazioni sarebbero fruibili non prima del 2014, visto che il bando non si concluderà in poche settimane. Secondo Sanna tutto ciò «è una vera vergogna. Per una volta che è lo Stato a dire: facciamo presto, la Regione rallenta. Spero non si rendano conto dei danni che questo ritardo può creare. Preferisco credere che ignorino le conseguenze delle loro azioni – cosa comunque grave – piuttosto che immaginare che vogliano infliggere a questo territorio una cinica punizione. I 124 milioni di euro di esenzione fiscale sono un risultato veramente straordinario, solo che si pensi che il gettito fiscale prodotto dal reddito delle piccole e medie imprese del Sulcis, in questi anni non ha mai superato, in un anno, i 20 milioni di euro. Decidere tra tre mesi significa impedire alle imprese di compensare con le agevolazioni i loro versamenti di novembre e dicembre 2013, i più significativi dell’anno». (g.cen.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 17 - Ed_Cagliari
la polemica
Collaborazione per il campus di Sassari nell’interesse della città
L’attività dell’Ersu non è più soggetta al senato accademico Il progetto della residenza ha già superato il vaglio di due Cda dove l’università è rappresentata
di GIANNI POGGIU
 
Ho letto su queste pagine con molta attenzione e qualche perplessità l'intervento di prof. Pulina ove si è voluto interpretare come atto di pentimento il mio messaggio di distensione inviato alle forze politiche del territorio, al comune di Sassari e all'Università . Mi pare giusto informare innanzitutto coloro che non ne fossero al corrente che l'elezione del presidente dell' Ersu non è sottoposta al veto del Senato Accademico, in quanto la legge 390 del 91 che prevedeva un'intesa con il Rettore è stata abrogata nel giugno del 2012 con una legge Nazionale (D.Lgs. 68/2012). Si continua a non voler comprendere altresì che l'Ente per il diritto allo studio Universitario, che mi onoro di presiedere, grazie alla fiducia del Governatore, non fa altro che portare avanti degli atti formali deliberati da organi collegiali ( l'approvazione del progetto campus è passato al vaglio di ben due CDA) ove sono comunque rappresentati anche il senato accademico e gli studenti. Il 5 marzo del 2008 il consiglio di amministrazione allora presieduto dal Professor Antonello Mattone (docente universitario) aveva deliberato in merito al progetto campus universitario che era stato votato all'unanimità. Come presidente dell'Ersu anche io ho creduto molto nel progetto campus che è stato sempre sostenuto dal consiglio di amministrazione. Un progetto ambizioso per un forte rinnovamento e una spinta all'internazionalizzazione per una Sassari città universitaria proiettata nel mediterraneo orgogliosa delle sue tradizioni, forte della sua cultura, attenta alle nuove esigenze del terzo millennio. Mi pare doveroso mettere in evidenza e sottolineare che atti formali richiesti dalla regione Sardegna e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, hanno richiesto l' immediata attivazione del CUP (codice unico del progetto per il monitoraggio degli investimenti pubblici) sull'intervento "Campus Universitario e servizi accessori" pena la perdita delle risorse assegnate. Ciò evidentemente non consente di modificare il progetto, né di dirottare l'investimento di tali risorse, come suggerisce prof. Pulina, su soluzioni alternative non consone ai requisiti richiesti per l'assegnazione. I fondi stanziati possono essere utilizzati solo per la realizzazione di un villaggio universitario dotato di strutture abitative, spazi di aggregazione, aree verdi, impianti sportivi e non convertiti su altri progetti di edilizia universitaria come ad esempio una semplice casa dello studente o altre soluzioni diffuse sul territorio. Si ricorda inoltre che la scelta dell'area destinata ad ospitare il progetto del villaggio universitario è stata condizionata dalle note vicissitudini legate all'approvazione del PUC. Né paura né pentimento dunque Prof. Pulina, ma neppure l'intenzione di creare nuove polemiche. Quel che serve ora riguardo il progetto campus è un atteggiamento costruttivo, responsabile basato sul rispetto e sulla collaborazione reciproca tra le istituzioni nell'interesse più alto del futuro degli studenti e della città di Sassari.
Presidente dell'Ersu di Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
LA TESI DI LAUREA
Tra Lombroso e i Candelieri
Una giovane di Orune ha interpretato gli schizzi dei prigionieri
 
SASSARI La medicina legale è sempre stata la sua passione e Laura Marras in questa branca ha voluto laurearsi e vuole prendere la specializzazione. A questa ragazza orunese di 27 anni si deve l’analisi sui disegni scoperti in quella che era una cella del vecchio carcere di San Leonardo. Una ricerca che le ha portato bene. Il 25 luglio scorso Laura si è brillantemente laureata in Medicina con 110 e la pubblicazione della tesi che ha discusso con la professoressa Elena Mazzeo, titolare della cattedra di Medicina legale del dipartimento di Scienze biomediche. Duecento pagine, quasi altrettante immagini, la tesi della neo dottoressa è una miniera di dati sui quegli schizzi che i carcerati hanno tracciato durante la prigionia. L’ipotesi su cui ha lavorato la allora studentessa è che potessero anche essere disegni cosiddetti “compulsivi “, quelli cioè tracciati in particolari condizioni di stress psicologico, rappresentato dalla detenzione. Una tesi affascinante anche se la dottoressa Marras ci va cauta. «Abbiamo cercato di intepretarli secondo una chiave criminologica e sulla base delle ricerche che aveva condotto Cesare Lombroso, il padre della criminologia, sui disegni, che lui chiamava “palimsesti” eseguiti da prigionieri nelle ottocentesche carceri piemontesi e – spiega lei –. Quindi penitenziari attivi nello stesso periodo del vecchio carcere sassarese. Un confronto dal quale sono emerse analogie, ma anche differenze». Quali differenze ? «Le differenze sono che a San Leonardo prevalgono temi religiosi, dalle croci (una delle quali è sormontata dal gallo che è il simbolo del tradimento di Cristo da parte di Giuda), alla via Crucis, alla presenza di un Cristo deposto. Mentre Lombroso ha rilevato soprattutto raffigurazioni di delitti o dei reati commessi dai prigionieri». Laura Marras si è incuriosita anche di fronte al Candeliere riemerso da sotto agli intonaci. «Abbiamo tre interpretazioni a proposito – dice –. La prima è che si tratti di uno dei Candelieri di Nulvi, l’altra che sia invece uno dei ceri votivi che sfilano per la Faradda sassarese e, infine che possa essere un ambone, il pulpito sopraelevato presente nelle chiese». (p.f.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Sassari
Sulla volta di una cella i dipinti dei detenuti
Sempre nuove scoperte nel cantiere del vecchio carcere di San Leonardo Ma intanto i lavori all’ex tipografia Chiarella sono sospesi per mancanza di fondi
di Paoletta Farina
 
SASSARI Non finisce di riservare sorprese il cantiere dell’ex tipografia Chiarella. Dopo aver svelato consistenti e fino all’inizio dei lavori inimmaginabili tracce delle vecchie carceri di San Leonardo, utilizzate dal 1300 fino al 1871 quando vennero abbandonate per il “più moderno” San Sebastiano, il restauro eseguito dal Comune ha fatto venire alla luce un’altra, incredibile scoperta: gli straordinari e allo stesso tempo commoventi disegni dei detenuti, emersi sulla volta di una delle celle. Il direttore dei lavori, l’architetto Roberta Omoboni e gli esperti restauratori della Cooperativa archeologica di Firenze si sono ritrovati davanti a una eccezionale testimonianza. Tanto sorprendente che hanno voluto coinvolgere per una ulteriore lettura scientifica alla Medicina legale universitaria del Dipartimento di Scienze biomediche. Ne è nato uno studio e una tesi di laurea di una studentessa di Orune, Laura Marras, sotto la guida dalla professoressa Elena Mazzeo, responsabile della Struttura e della dottoressa Valentina Piredda, medico specializzando a cui hanno dato un sostanziale contributo Alessandro Ponzeletti, storico dell’arte e di Don Michele Murgia, esperto di architettura e arte sacra. Laura Marras proprio nei giorni scorsi si è diplomata con il massimo dei voti e la pubblicazione della tesi che si intitola «I palimsesti dal carcere: tra passato, presente e futuro» a cura dell’ateneo. Quindi rinchiusi tra le inospitali e umide mura del carcere i detenuti sfogavano la loro disperazione e accompagnavano le loro giornate sempre uguali dipingendo immagini e tracciando scritte con mezzi di fortuna, come il fumo delle candele o il nerofumo. Rimaste nascoste sotto strati di intonaci per 200 anni, ora quelle immagini sono state accuratamente restaurate e preservate. Sono disegni di una semplicità quasi infantile e quelli che tappezzano il soffitto. C’è un po’ di tutto: fucili, un cannone, un carcerato in catene che nel parlatorio colloquia con una visitatrice, un Cristo sul catafalco, una via Crucis con tutte le sue stazioni, tante croci. E poi scritte e invocazioni religiose a Gesù e Maria Vergine. Spicca, un Candeliere con la sua corona agghindata di bandiere. Ma risaltano anche una serie di pintadere. E poi le scritte, con date e nomi, non tutti comprensibili. Per citarne una, «Sechi Antionio» (testuale), inneggia al Grande Corso: “1815 della patria imperatore viva a Napoleone”, e firma così, nel caso ci fossero stati dubbi, anche la sua origine sassarese. Le pitture dei carcerati non sono però l’unica rivelazione del complesso, che in questi ultimi anni i sassaresi hanno potuto parzialmente conoscere nel corso delle giornate dedicate ai Monumenti aperti. Molte le curiosità che sono emerse andando a scavare in quel grande edificio che dopo essere stato carcere, ha ospitato la storica falegnameria Clemente e nei tempi più recenti la tipografia Chiarella e dovrà diventare biblioteca comunale. «Abbiamo scoperto che in una delle segrete, in cui per la ristrettezza dello spazio i detenuti dovevano restare accovacciati, subivano le punizioni anche i rampolli discoli della nobiltà sassarese – racconta l’architetto Omoboni –. E ancora che i Clemente concepirono uno stabilimento con i criteri più moderni, garantendo le migliori condizioni ambientali per i lavoratori». Pur non sfuggendo alla regola del controllo sulle maestranze che potevano osservare durante il lavoro da una finestra dei loro appartamenti. «Ne viene comunque fuori il quadro della borghesia illuminata dell’epoca, parliamo del 1890, con imprenditore che operavano secondo principi poi ripresi all’Olivetti di Ivrea, che reinvestivano per migliorare la produzione e mettevano il loro amore nell’impresa», riflette l’architetto. Ora queste storie aspettano solo di poter essere lette da tutti i sassaresi. Il cantiere, aperto nell’ormai lontano 2008 dopo che il Comune, con il fallimento della tipografia Chiarella aveva acquistato l’immobile all’asta giudiziaria cinque anni prima per mantenerlo nel patrimonio della città, è sospeso in attesa di poter ottenere nuovi finanziamenti. La cifra stanziata, 3 milioni e mezzo di euro, si è rivelata insufficiente perché sono state necessarie una serie di varianti in corso d’opera, legate ai ritrovamenti archeologici, che hanno anche allungato i tempi. Tutti gli impianti e le opere principali sono stati eseguiti, occorre mettere in posa la pavimentazione (che sarà in parquet e in resina industriale), dare le ultime rifiniture e poi acquistare gli arredi. Manca poco, è vero, ma serve una svolta.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Oristano
La lunga estate degli archeologi subacquei
Dieci studenti della Scuola di specializzazione Nesiotikà in partenza per uno scavo a Nebeul, in Tunisia
 
ORISTANO Un’estate da incorniciare, quella del 2013, per gli studenti della Scuola di specializzazione in Beni archeologici Nesiotikà del Consorzio Uno di Oristano. Appena deposti gli strumenti di scavo a Tharros e a Santa Giusta, dove il 26 luglio si sono concluse le attività che hanno portato alla luce l’antico porto di Othoca, sono in corso i preparativi per una nuova spedizione. Dal 31 agosto al 14 settembre, infatti, dieci studenti della Scuola saranno a Capo Bon, nei pressi di Nabeul, in Tunisia, per la quarta campagna di ricerca archeologica e dei paesaggi costieri di Neapolis, in collaborazione con Mounir Fantar, responsabile dell’Institut National du Patrimoine di Tunisi per il Capo Bon. Gli (aspiranti) archeologi subacquei oristanesi si immergeranno alla ricerca di una e vera propria città sommersa, estesa per 200 metri verso il largo, dove le ricerche precedenti hanno evidenziato il più grandioso complesso di tutto il mondo antico per la produzione del garum, la salsa di pesce prediletta dai romani. Nelle due settimane di permanenza in Tunisia, inoltre, saranno dedicate attenzioni anche ad un edificio termale urbano, ricco di mosaici, che venne parzialmente incorporato in un sistema difensivo bizantino del IV secolo. La spedizione settembrina (ma andrà avanti anche nel mese di ottobre) avrà anche una parentesi siciliana, perchè alcuni allievi della Scuola, sotto la guida del professor Piergio Giorgio Spanu, compiranno alcune ricerche in un complesso per la produzione delle salse di pesce all’Isola delle Femmine e presso una struttura portuale sommersa nelle isole Eolie. E proprio con il professor Spanu, tre studenti di Nesiotikà, hanno partecipato a Pantelleria, nello scorso giugno, allo scavo subacqueo durante il quale si è registrato l’eccezionale ritrovamento di trenta ancore, quattro lingotti di piombo e quattro anfore. Una scoperta di grande rilievo per la ricostruzione del conflitto tra Roma e Cartagine. L’attenzione degli allievi della Scuola si è in particolar modo concentrata sullo scavo di un relitto punico del terzo secolo a. C., ritrovato nei fondali di Cala Tramontana. Per tornare al lavoro di “casa nostra”, e alla scoperta del porto di Othoca, lo scavo ha portato alla luce una struttura di blocchi di basalto e arenaria, messa in luce finora per cinque metri, con uno spessore di 60 centimetri, riconducibile appunto all’antica Othoca. Dove esisteva una comunità sarda, alla quale sono riconducibili uno spillone in bronzo del VII seco. a.C. e i frammenti di una conca in ceramica indicativamente dello stesso periodo. Nell’area è documentata la presenza fenicia, di cui gli studenti-archeologi hanno evidenziato testimonianze.(si.se.)

Questionario e social

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