Domenica 5 maggio 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
05 maggio 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA
 
 
1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Cagliari
Falsi gli esami falsa la tesi: ragazza cacciata
Tailleur scuro, codazzo di parenti. Ma la studentessa di Lanusei che si è presentata nell’aula magna di Giurisprudenza non aveva dato tutti gli esami. E non aveva mai incontrato il relatore della tesi.
 
Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
GIURISPRUDENZA. Il docente Giovanni Cocco ha individuato la simulatrice e ha reso nota la vicenda
FALSA LAUREANDA SCOPERTA E CACCIATA
Ragazza di Lanusei si presenta per la tesi senza aver dato esami
Tailleur scuro, tesi sotto braccio. Codazzo di parenti vestiti a festa, fotografo personale, gli amici con i mazzi di fiori in mano. Tutto perfetto. Peccato che la studentessa di Lanusei che martedì scorso si è presentata nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza non avesse ancora dato tutti gli esami necessari per concludere il corso di studi. E che non avesse mai incontrato prima il relatore della tesi. È stato Giovanni Cocco, ordinario di diritto penale e avvocato di fama - tra i suoi clienti c’è il presidente del Cagliari Massimo Cellino - a scoprire la falsa laureanda.
LA SCOPERTA Il professore (che quel giorno non faceva parte nemmeno della commissione d’esame) ha poi raccontato l’accaduto sulla propria pagina personale del sito internet della facoltà. «Evidentemente la sedicente laureanda voleva utilizzare la mia assenza dalla commissione di laurea, essendo io stato impegnato la mattina, per accamparla come causa della impossibilità a laurearsi nell’occasione». Martedì, alle 16 c’è la sessione pomeridiana degli esami di laurea: i primi dieci studenti aspettano di essere chiamati dai segretari, nel cortile di via Nicolodi i parenti sono pronti alle foto ricordo e al (vietatissimo) applauso finale. Una ragazza discute con i professori, dice di volersi laureare, di avere concordato la tesi con il professore ma, stranamente, il relatore non è inserito quel giorno nelle commissioni d’esame. Qualcuno - per sua sfortuna - avverte Cocco, che sta tenendo una lezione in un’aula vicina. Così l’ordinario di diritto penale conosce per la prima volta la “falsa” laureanda. Non solo. Dopo aver controllato la tesi, sentenzia: «Non va bene, questo è un lavoro indecente».
LA SPIEGAZIONE Così la ragazza si allontana, spiega ai parenti che non ci sarà nessuna discussione, nessuna foto ricordo e nessun applauso. Il giorno seguente il professore scopre che in realtà la studentessa aveva dato ai segretari un nome falso e che quasi certamente non aveva sostenuto gli esami necessari per concludere il corso di laurea. Insomma, un tentativo di “raggiro” architettato forse per far credere ai genitori di avere una figlia laureata. Ieri il professor Cocco ha deciso di raccontare l’episodio sul sito della facoltà per fare in modo «che nessun altro studente si avventuri in siffatte squallide iniziative». Il docente, stupito per l’accaduto («non mi è mai successa una cosa simile, mi pare che non siamo nell’ordinario ma nello straordinario») spiega di non ricordarsi il nome della “simulatrice” e avverte: «Non posso dire con sicurezza neanche che fosse una donna: potrebbe aver simulato anche il sesso». Il numero di matricola? Sulla tesi c’era. Ma era falso pure quello.
Michele Ruffi


2 - Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Lo stupore del professore
«Ho visto la tesi e ho capito tutto in un attimo»
Quando ha visto (per la prima volta) la studentessa che pretendeva di laurearsi con una tesi in diritto penale non si è scomposto: «Ho dato uno sguardo alla tesi. Era senza note. Tutti sanno che io ci tengo moltissimo, le note fanno la differenza tra un lavoro ben fatto e uno copiato. E quello era copiato. Una tesi indecente», racconta ora Giovanni Cocco, 55 anni, ordinario di diritto penale dal 2002.
Martedì scorso il professore stava tenendo una lezione davanti agli studenti (quelli veri) quando lo hanno chiamato in aula magna. «Ho pensato: chissà che stupidaggine avrà fatto questa ragazza, avrà sbagliato giorno o qualcosa del genere. Invece poi mi sono accorto di non averla mai vista prima. E questo è impossibile che avvenga: io prima della laurea controllo sempre le tesi degli studenti». Oltretutto «con una tesi del genere non l’avrei mai fatta laureare, anche se avesse avuto tutte le carte in regola», dice Cocco. Che aggiunge: «Per sua fortuna quello che ha fatto era solo un atto “inidoneo”, non rilevante penalmente. Ma dico, proprio un penalista voleva prendere in giro? La cosa più seccante è che mi ha fatto perdere tempo, io avevo una lezione da portare a termine». Un falso laureando non si è mai visto in Giurisprudenza e dintorni: «Noi abbiamo grandi numeri, migliaia di iscritti. È probabile che questa ragazza abbia voluto giocare su questo fattore. Anche se ritengo impossibile che qualcuno si possa laureare così, i controlli sono rigorosi. Una cosa del genere non mi era mai capitata».
Il giorno dopo è stato quello delle verifiche. E la segreteria di Giurisprudenza si è accorta che una studentessa con lo stesso nome della “falsa laureanda” c’era, ma la data di nascita non corrispondeva. E dunque, nonostante l’invito di Cocco («venga durante l’orario di ricevimento per concordare un’altra tesi») la ragazza difficilmente si farà rivedere in viale Fra Ignazio: «Credo, anzi spero non si faccia più viva». (m.r.)
 
 
 
3 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
Narrativa e poesia come risorse per incontrare la propria identità profonda
BODEI E DELOGU AL FESTIVAL CAGLIARITANO DELLA FILOSOFIA
La caccia silenziosa a se stessi nei boschi della letteratura
Pomeriggio di caccia grossa ieri al teatro Massimo di Cagliari, dove per la seconda giornata del Festival di filosofia si è andati per qualche ora alla ricerca di Sé.
A fare da battitori per una platea foltissima di cacciatori identitari, due filosofi: Antonio Delogu, docente a Sassari di antropologia filosofica, e il cagliaritano prestato agli States Remo Bodei, professore di filosofia alla University of California. Quello indicato ieri al Massimo è un sentiero fittamente intrecciato di riferimenti letterari perché la poesia - diceva Delogu - non inventa la verità: la scopre. E parla dell’uomo che vive se stesso. O almeno ci prova con onestà.
Ben venga allora la letteratura come risorsa della filosofia, e in particolare ben venga l’inchiostro sardissimo e universale di Salvatore Satta col racconto della notte gelida d’ottobre in cui Nuoro scoprì nelle sue strade i lampioni a energia elettrica. E li guardò con diffidenza, scettica davanti a quelle candele che dovevano ardere a testa in giù, finché - sorpresa - le luci brillarono e non puntavano più verso l’infinito ma rischiaravano i volti dei nuoresi e le strade che essi avrebbero percorso.
È una narrativa non ancella della filosofia ma sua aiutante, quella evocata ieri pomeriggio. Una narrativa che da tempo, in fondo da sempre, sostiene l’uomo nel tentativo di comprendersi. Arrivare a trovare il sé non è un dovere. Però cercarlo, provarci, è una possibilità da non sciupare, se non si vuole avere la stessa angoscia che nei suoi racconti chassidici Martin Buber attribuiva a Rabbi Sussja: “Nel mondo futuro non mi si chiederà: perché non sei stato Mosè? Mi si chiederà invece: perché non sei stato Sussja?”.
Ora: perché è così complicato trovare ciò che esiste di più prossimo a noi, cioè il nostro essere profondo? Perché è così duro sgomitolarsi, per dirla gramscianamente, e distendere, sviluppare la propria identità? Perché, spiega Bodei, dai nostri primi anni, già da prima di avere coscienza di noi, siamo cosparsi di narrazioni. Abbiamo davanti agli occhi modelli a cui aderire o da rifiutare, ipotesi di senso da sposare o da scegliere per contrasto. Ce le fornisce la narrativa - anche quella più arcaica e tradizionale - ma altrettante ipotesi su noi stessi ci arrivano da Facebook, dal cinema, dal prossimo nostro. Ciascuna delle strade che ci suggestionano, che ci seducono, può allontanarci da noi, può depistarci. Nulla di strano allora che il Nobel François Mauriac, intervistato su chi gli sarebbe piaciuto essere, rispondesse: «Me stesso, ma riuscito».
Capace cioè di compiere quell’impresa così titanicamente umana di accogliere gli indizi e rifiutare i dirottamenti, assorbire gli spunti e non indulgere alle fantasie compensative, ai mille sterili e appetibili “come sarebbe bello se...” con cui zuccheriamo le pietanze amarognole del nostro vivere quotidiano.
Che sia il bozzolo in cui Delogu vede rannicchiarsi i nuoresi del Giorno del Giudizio in attesa di diventare farfalle, o la pelle spessa dell’elefante husserliano di cui parla Bodei, condannato a non andare un solo passo oltre se stesso per rimanere immobile a reggere il proprio mondo come un obelisco di granito, qualunque sia l’immagine il senso è sempre lo stesso: bisognerebbe invece individuarsi .
Accogliendo l’appello poetico di Derek Walcott: “Sbuccia via dallo specchio la tua immagine. Siediti. È festa: la tua vita è in tavola”. Ammettendo con Husserl che dalla tradizione ci si può distaccare senza che sia un tradimento: l’uomo può rinascere, e può farlo infinite volte, ogni giorno.
Le strade, i modelli, gli archetipi indicati finora dalle narrazioni non sono per forza delle camicie di piombo. Non sono necessariamente intuizioni già logorate da altri come pareva a Madame de Staël quando si lamentava che “ormai non c’è esperienza che non ci sembri di aver già letto”. Sono ipotesi, sono embrioni. Sono pietre miliari che segnano l’inizio e la direzione di un cammino, ma poi ciascuno avrà il piacere avventuroso di percorrerlo da sé.
Celestino Tabasso
 
 

4 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 17 - Edizione CA)
L’inganno dell’unica e sola verità
A volte lo scienziato perde ma l’uomo vince
di Franco Epifanio Erdas*
*Università di Cagliari
In uno dei suoi racconti, George Bernard Shaw narra le avventure di una fanciulla nera che smarritasi in una giungla, ancora spaventata dal ruggito del profeta Micah, si trova all’improvviso di fronte a un vecchio miope, stranamente somigliante a Pavlov, che così la rassicura: «I tuoi timori sono fantasie. Tu scappavi sotto l’azione di un riflesso condizionato. Questa scoperta mi è costata venticinque anni di paziente ricerca, durante i quali ho estratto il cervello di innumerevoli cani, e osservato la loro salivazione attraverso buchi aperti nelle guance». Risponde la fanciulla: «Perché non l’avete chiesto a me? Io ve lo avrei rivelato in venticinque secondi, senza fare del male a quei poveri cani». Ma il vecchio non demorde, e incalza: «Hai mai condotto un esperimento?». «Parecchi», risponde la fanciulla negra. «Ne effettuerò uno sull’istante: sapete dove siete seduto?». «Sono seduto su un ruvido ceppo». «Sbagliate. Siete seduto su un coccodrillo addormentato». Il vecchio miope fu giù in un baleno.
In uno dei testi classici di Psicologia, l’episodio è ripreso per marcare la differenza tra sapere di “senso comune” e “sapere scientifico”: il primo può arrivare a dirci che cosa accade in un dato caso o momento, il secondo spiega perché ciò che è accaduto era prevedibile, doveva accadere. Sfugge però questa importante singolarità: che la fanciulla negra non è una persona che “non sa”: sa probabilmente le stesse cose dello scienziato, ma in modo diverso. Chi ha esperienza di scuola raramente si trova di fronte al “non sapere” assoluto. Quasi sempre, chi ascolta non è del tutto ignaro della materia che il maestro spiega. Per questo, quale che sia l’argomento, si può sempre dialogare.
Negli anni in cui insegnò a Cagliari, il grande pedagogista Raffaele Laporta sorprese tutti, fin dalle prime lezioni, per il modo del tutto inconsueto di svolgere il suo corso. Nulla di ciò che può far pensare a un piano preordinato e predisposto ad hoc: niente appunti, niente testi di riferimento, ecc. Laporta arrivava in aula non portando altro che se stesso, e la sua straordinaria voglia di parlare con gli studenti. Il segreto della sua lezione era che, anche su temi di stretta pertinenza accademica, gli studenti a loro modo “sapevano”, e con loro, quindi, si poteva dialogare e discutere. Non mancava l’esame finale, anche se gli elementi per una valutazione complessiva erano già tutti nella testa del professore, raccolti con molta saggezza lungo tutto il corso.
Raffaele Laporta aveva anche lui le sue verità, e non si sottraeva al dovere civile di difenderle, quando la posta in gioco lo richiedeva. Ma sempre sfuggendo all’inganno, frequente nell’intellettuale accademico, di credere troppo nel principio che esiste una sola verità e che solo l’uomo di scienza può coglierla. In questo egli fu di esempio anche come studioso e uomo di scienza. Non vi sono meriti in assoluto da rispettare, né basta il mutuo consenso tra studiosi per guadagnarseli. Scendere dall’alto delle mura fino alle porte Scee, per usare un’immagine omerica, può costare il crollo di antiche illusioni e di vecchie certezze. Ma l’uomo di scienza sa anche che perdere come scienziato non è sempre una sconfitta: che si può perdere, come scienziati, ma vincere battaglie ben più importanti, come uomini.
 
 
 
5 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
CEP. La cerimonia in via Talete
Studenti e donatori, per loro una borsa di 500 euro dell’Avis
L’Avis ha premiato gli studenti-donatori. Nella sede di via Talete, ventuno universitari laureati nel 2012 hanno ricevuto una borsa di studio di 500 euro.
Alla cerimonia hanno presenziato i vincitori, i vertici dell’Avis (Antonello Carta e Francesco Letizia) e le autorità civili e militari. A rappresentare il Comune l’assessore alle Politiche sociali, Susanna Orrù, e il consigliere Sergio Mascia (Sel). Alcuni ragazzi non hanno potuto esserci, in quanto impegnati all’Estero. «Meglio così, vuol dire che hanno trovato lavoro», ha commentato felice Letizia. Il vicesindaco Paola Piras, presente a nome dell’Università, ha ricordato i trascorsi da ragazza al Dettori e le prime donazioni di sangue. Carta (Avis) ha stilato il bilancio. «Nel 2012», ha detto, «a livello provinciale la raccolta diretta ha consentito di racimolare 18.302 unità di sangue, 1500 in più del 2011». Un buon risultato ma si può fare di più. «A livello regionale le sacche raccolte sono state 78.000 a fronte di un fabbisogno che si aggira intorno alle 107.000 unità». L’assessore Orrù ha ringraziato i donatori. «Donare il sangue», ha commentato, «è un atto d’amore verso se stessi e l’intera comunità. È il dono più grande che ci sia». In Sardegna la donazione è, da sempre, di vitale importanza sia per la presenza di un elevato numero di persone affette da Beta Thalassemia che per il crescente numero di trapianti. Il problema di fondo è che, nonostante l’impegno dell’Avis, si stenta ancora a raggiungere l’autosufficienza su base locale e regionale.
C’è quindi la necessità di una forte azione di proselitismo, rivolta soprattutto ai giovani, per far sì che un sempre maggior numero di persone possa aderire all’associazione e donare il sangue. Di seguito i nomi dei neolaureati premiati (nati nel 1985-86): Matteo Lai, Francesco Loi, Monica Costa, Massimo Boy, Luisanna Pasetto, Paolo Scattone, Sara Lisai, Ilaria Carta, Giulia Sardo, Marco Frau, Carlotta Serusi, Mauro Serra, Giulia Ambu, Claudia Inticu, Elisa Appi, Raffaela Liscia, Alessia Loddo, Greca Nathascia Meloni, Giorgia Usai, Marcella Loi e Andrea Pisu. Sabato scorso la consegna dell’assegno simbolico. «I 500 euro veri», ha spiegato Letizia, «li avevamo già erogati nei giorni precedenti tramite bonifico». (p.l.)
  
 
 
6 - L’Unione Sarda / Iglesias (Pagina 30 - Edizione PC)
Geoparco
Tesi di laurea: premiate quattro ragazze
Dalla peste del ’600 che aveva drasticamente diminuito il numero degli iglesienti, alla catalogazione dei geositi, a progetti per il recupero e la valorizzazione turistica dell’archeologia mineraria: il Parco geominerario ha premiato le tesi che i neolaureati hanno dedicato al loro territorio. A vincere sono state quattro ragazze (Michela Garau, Carla Caboni, Stefania Casula e Claudia Fenu) ma nell’aula magna dell’Istituto minerario ad emergere è stata la fuga dei cervelli che attanaglia l’isola. Dei quattordici laureati in gara, circa la metà non era presente in sala a parlare del progetto di tesi. A raccontarlo hanno dovuto mandare la madre, il suocero o la sorella perché si sono dovuti allontanare dalla Sardegna in cerca di lavoro.
«Per il Parco - ha spiegato il direttore del Consorzio Francesco Usalla - sto rivedendo l’elenco dei professionisti che esternamente collaborano con l’ente. L’intento è inserire la partecipazione a questo premio fra i requisiti necessari per l’inclusione nell’albo». (m. c.)
 
 
 
7 - L’Unione Sarda / Nuoro e Provincia (Pagina 23 - Edizione NU)
Con un dibattito sugli usi civici inizia martedì il Maggio universitario
I focus degli studenti forestali
Dall’allevamento di maiali en plain air, all’alta moda, lungo un filo rosso che passa per la trasformazione dei prodotti agrozootecnici e l’edilizia. Tutti i colori dello scibile, nuance e contenuti, al maggio universitario che torna quest’anno più vivo che mai nel capoluogo barbaricino. Promotorice l’Associazione universitaria studenti forestali (Ausf) che afferisce all’università di Sassari, in collaborazione con Corpo forestale regionale, Isre, Istituto Ciusa di Nuoro, Ordine degli agronomi e forestali, Provincia e Comune.
TERRE PUBBLICHE Si comincia dopodomani alle 9, all’Etnografico con un focus sugli usi civici come vincoli e opportunità: intervengono Stefano Deliperi, presidente del Gruppo di intervento giuridico, Cristina Ornano, commissario straordinario per questa materia incaricata dalla Regione, Angelo Aru, pedologo Università di Cagliari, Sergio Satta, sociologo, Enzo Ibba, agronomo. Coordina Francesco Nuvoli dell’ateneo di Sassari.
( fr. gu. ) 
 

 


 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 9 - Sardegna   
Docente smaschera finta laureanda, bagarre all’università
Familiari, amici e fotografi al seguito, ma la festa è saltata La candidata non aveva le carte in regola ed è stata bloccata
di Stefano Ambu
CAGLIARI Gli amici erano lì, i parenti pure. E i fotografi pronti a immortalare sguardi e sorrisi di una giornata impossibile da dimenticare, quella della discussione della tesi di laurea. Una giornata che, effettivamente, nessuno si toglierà dalla testa. La laureanda? Fisicamente c’era, ma il suo nome, che pure risultava in segreteria, non si abbinava alla data di nascita. La tesi? C’era anche quella. Ma il tomo è stato disconosciuto dal docente, il professore di diritto penale Giovanni Cocco, indicato nella copertina del lavoro conclusivo del corso di studi come relatore. Morale della favola: tutti a casa, ma senza aprire lo spumante per festeggiare. Perché naturalmente la discussione della tesi non c’è stata. Goliardata? O c’è qualcos’altro? La segnalazione arriva direttamente dalla bacheca del docente nel sito della facoltà, sezione “avvisi”. I fatti si riferiscono allo scorso 30 aprile. «Una persona di apparente sesso femminile (potrebbe avere simulato anche il sesso) priva di documenti e incerta sul proprio numero di matricola - si legge nel comunicato di Cocco - si è presentata nei locali di via Nicolodi 102, con codazzo di familiari, fotografi e amici al seguito, sostenendo, senza molta convinzione, di dover discutere la tesi di laurea con me». Inutili i tentativi della segreteria studenti di identificarla: il nome era quello indicato dalla ragazza, ma la data di nascita era diversa. «Evidentemente la sedicente laureanda - continua il professore - voleva utilizzare la mia assenza dalla commissione di laurea, essendo io stato impegnato la mattina, per accamparla come causa della impossibilità a laurearsi nell’occasione. Per sfortuna della simulatrice, ero presente in facoltà e dunque ho avuto occasione di incontrarla, e mi sono sentito dire - avendole evidenziato che non l’avevo mai vista e che la tesi che mi esibiva, in cui venivo indicato come relatore, non aveva le caratteristiche di una tesi di laurea e dunque comunque non poteva laurearsi - che aveva parlato con altri e che aveva fatto tutto tramite internet». Insomma, falsa laureanda smascherata e bloccata. E niente tesi. «Mi auguro- conclude il docente - che i suoi ignari genitori, parenti e amici leggano questo avviso e che nessun altro studente si avventuri in siffatte squallide iniziative», spiega ancora il professore. A proposito di scherzi e di lauree, risale allo scorso ottobre l’improvvisa incursione di un giovane vestito con un costume da pene - ma in quell’occasione si trattava della facoltà di ingegneria - davanti alla commissione d’esame in aula magna. Un blitz goliardico senza strascichi: qualche sorrisino imbarazzato e poi le sessioni erano proseguite regolarmente. Ma il video era finito (e circola tuttora) su YouTube. Stavolta invece non si sa ancora come si svilupperà l’intera faccenda. Soprattutto tra le mura domestiche della laureanda mancata, che evidentemente dovrà spiegare qualcosa in famiglia.
  
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 33 - Cultura-Spettacoli
IL FESTIVAL DELLA FILOSOFIA
Le verità di Sancho e Don Chisciotte 
L’essere nel mondo tra realtà e finzione al centro delle relazioni di Maurizio Ferraris e Remo Bodei 
di Daniela Paba
CAGLIARI Dove porta l’avventura di esser sé nel mondo, divisi tra realtà dei fatti e finzioni letterarie e virtuali? La seconda giornata del Festival della Filosofia dedicato alle suggestioni del Peer Gynt entra nelle profondità dell’io e del suo essere nel mondo, grazie alla pratica del dialogo filosofico. Che ha visto alternarsi la mattina di ieri Maurizio Ferraris e Achille Varzi sul tema “Fatti e finzioni versus poesia e verità” e nel pomeriggio Remo Bodei e Antonio Delogu dibattere dell’Ultimo elefante. Poesia e verità, Ferraris e Varzi hanno ripreso dieci anni dopo un dialogo che li aveva visti protagonisti, l’uno a difendere la metafisica, l’altro la realtà materiale e ontologica nei personaggi di George Berkeley. «Cosa distingue questi personaggi invecchiati? – ha detto Ferraris – Allora non era chiaro il dibattito che si è imposto sul realismo: un’idea per cui il reale dà fastidio. Abbiamo nella testa un progetto, un’idea e il reale è qualcosa che ci resiste, un’immagine negativa, depressiva. Ma la realtà non è negatività. Il reale, resistendoci ci offre possibilità, quindi è anche risorsa positiva». L’intervento di Bodei prende spunto dal quinto episodio di Peer Gynt che nel suo peregrinare volendo elevarsi molto sopra di sé finisce in manicomio e fa naufragio. Ma il suo compito è diventare se stesso, lui un vagabondo, inconcludente vuole puntare verso l’alto ma il fonditore di bottoni gli dice che deve rifarsi daccapo. Cioè per essere se stessi bisogna rinunciare a sé. E qui Bodei cita Mauriac che quando gli chiesero cosa avrebbe voluto essere se non fosse stato il grande scrittore che era rispose “Me stesso ma riuscito”. Cosa significa dunque essere se stessi? Trarre da se quello che abbiamo dentro? O piuttosto io credo che l’io è la costruzione di un cantiere sempre aperto che continuamente si rinnova. Essere se stessi è qualcosa a cui si aspira, sgomitolare se stessi come diceva Gramsci. «Attraversiamo un mondo già fatto, pieno di modelli, reali o immaginari. Attraverso la poesia, la letteratura, la Tv o Internet veniamo a contatto con mille personaggi, un repertorio di vite possibili, tanto che già Madame de Stael poteva dire che ogni esperienza sembra essere già nota. Allora siccome a me interessa il posto dell’arte e della poesia io credo che esse rappresentino non un’utopia ma un’atopia che non ha luogo, è inclassificabile e non è una fotocopia della realtà, non un’immaginazione compensativa e banale ma creativa, che immagina, riformula il mondo e mi fa andare avanti. C’è un se che dobbiamo incontrare e che non vediamo, mentre un io superficiale ci guida quotidianamente c’è un io nascosto che orienta i nostri sogni, qualcosa di più profondo nella coscienza. Don Chisciotte voleva una vita diversa ed è impazzito, poi rinsavisce e diventa il buono. Ma Cervantes vuol dire che tra la follia di Don Chisciotte e la banalità di Sancho bisogna trovare una strada intermedia. La verità effettuale non è il mondo così com’è ma vederlo come processo nel quale ci si può introdurre per capirlo e modificarlo. E la poesia, il teatro la letteratura aiutano a dare spessore e senso. Se non avessi l’esperienza loro sarei avvizzito, mentre loro mi rendono espanso. Expansia anima magna, espanso alle cose grandi».
 
BERGONZONI 
«Per rinascere risvegliatevi all’energia dei poeti» 
CAGLIARI Alessandro Bergonzoni ha aperto venerdì il 2° Festival di Filosofia con una trascinante chiamata a superare l’inquinamento antispirituale, l’accontentamento, lo stupro costante dei termini. Lui “gradisce resurrezioni”, è metafisico. Con “sovrumano” è parola chiave del dialogo con sé stesso - visto che Giorello non è qui per motivi di salute e Oliviero Ponte di Pino punteggia appena il flusso di pensiero. Pronto a captare frequenze, gli altri sé e le vite degli altri, Bergonzoni gli interrogativi li pone al pubblico. Cosa volete ancora dai filosofi? Una selva di citazioni? Troppo tarzaniano. Meglio portare i resti di Schopenhauer e guardarli in silenzio. Il punto sta qui: essere recettori e rendere migliore chi capta. A patto di non usare arte, cultura, filosofia – o anche la Costituzione, “come un collutorio”, una sciacquata e via, ma ricevere segnali anche dall’inesistente. Risvegliarsi a questa potenza – che, al contrario del potere, è luce, energia – concessa solo ai poeti e ai morenti e ancor più ai “poeti morenti”, è per tutti. E va colta prima di dirci uomo, donna, cittadino, ma in quanto “essere”. I festival di filosofia andrebbero fatti negli asili, meglio durante il concepimento. Se nelle sue miserie questa umanità è perfetta così, occorre fare un salto, ed essere sovrumani. Non certo limitando l’incontro con la bellezza o il dolore a pochi momenti deputati. La religione ci prova, ma lo fa male. Quando sentiamo del “lavoro o muoio” a Taranto, della strage in Bangladesh o lo stupro in India, è come se partisse un Jumbo di indignazione. Ma poi non trova nessuna pista per atterrare e il dolore esibito resta un alibi. Invece siamo noi i poeti. Se attraverso una “finzione creante” restiamo collegati alla tristezza e alla bellezza, possiamo avere un organo nuovo, occhiali per vedere oltre. È il cosmo il proprio sé (ro.sa.).

“Peer Gynt”, viaggio alla scoperta di se stessi 
L’allestimento del Teatro di Sardegna attorno a cui è stato costruito l’evento culturale di Cagliari 
di Roberta Sanna
CAGLIARI Si vola e si plana, al 2° festival della filosofia, tra dialoghi su identità, verità e finzione e sul dorso di una renna con “Peer Gynt”, protagonista del capolavoro di Ibsen che l’allestimento del Teatro di Sardegna con la regia di Guido De Monticelli, invitando ad un viaggio nel testo, intitola “Peer: storia di un ladro di storie”. Il felice debutto nella prima serata di venerdì si collega in pieno con il tema di questa mattina (ore 11), “La ghianda e la cipolla. Dialogo sull’identità personale”. Roberta De Monticelli e Pierluigi Lecis prendono le mosse dall’immagine dell’anima che si sfoglia come una cipolla, tratta dal Peer Gynt, posta a confronto con l’idea di James Hillman della ghianda come nucleo totipotente della futura quercia. Proprio con quel racconto del volo sulla renna, rubato ad altre finzioni, ci si presenta sin dall’inizio la personalità dell’adolescente bugiardo e inquieto Peer. Qui ha l’anelito e la perizia scenica del giovane e già quotato Simone Toni, e Aase, la madre, la rude premura e i ritmi perfetti di Lia Careddu, lui con impulsi acrobatici e lei da quell’energia spronata si muovono sul percorso scenico ad arrampicata, sistema di passerelle e cordami, riuscito progetto degli studenti d’architettura dell’ateneo cagliaritano, cui fa da sfondo lo sfumare dall’arancio al celeste di cieli nordici. Una scena che somiglia e promette di farsi nave, anticipando i futuri viaggi, pronti per un secondo allestimento, del Peer maturo, che in questo lasceremo ancora sulla soglia, nel momento della morte della madre, giocata sul finale nella bella scena di una fantastica corsa in carrozza, doppia e dolce finzione del gioco infantile e simbolismo del parto. Ma intanto c’è da godersi il viaggio, l’avventura del sé e del “se fosse” di questo furfantello agile di mano e d’anca, imberbe dongiovanni lesto a sfilarsi da relazioni o più gravosi impegni. Non a caso proprio da chi gli tocca l’anima, Solvejg, e solo in apparenza lo sfugge, si sottrarrà più a lungo. Condotto da fantasie e possibilità si getta invece in prove spericolate e voluttuose in mondi sconosciuti, che ancorché fiabesche non è difficile accostare al rischio esperienziale, sale di crescita d’ogni gioventù. Ha un tocco strehleriano in certi colori e ariose rarefazioni - come le apparizioni di Solveig, perfetta in figura e azione grazie a Sara Zanobbio - questo allestimento – in scena ancora oggi alle 19 e domani alle 21 - che si ispessisce in certi punti che par d’intendere più di raccordo. Felici pure le scene che portano il frullio di gioventù (ragazzi e ragazze dei laboratori di filosofia per serrare il legame col teatro), i climi di miti nordici con accenni coreografici di troll, gnomi e coboldi in un tripudio di costumi (li firma Adriana Geraldo), e da citare in bene le prove di Isella Orchis e Cesare Saliu, Mariagrazia Bodio, Paolo Meloni.
 
  
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 32 - Nuoro
Il Maggio universitario con Fiordalisi e Ruiu 
L’EVENTO»SETTE GIORNATE DI INCONTRI 
Da martedì le iniziative promosse dagli studenti di Scienze forestali e ambientali
NUORO – L’Ausfn, l’associazione degli studenti forestali nuoresi, ha duecento iscritti, con un direttivo composto da otto giovani che hanno eletto al vertice Antonella Putzulu, al secondo anno del corso in Scienze forestali e ambientali. Il Maggio Universitario e il momento di maggior impegno della loro attività, «che vuole dare più visibilità a un’istituzione di quanto se ne sia conquistata sinora», sottolinea la presidente. Un supporto ancor più importante in un momento di difficoltà economica del Consorzio, universitario per i ritardi nei finanziamenti della Regione: «I problemi – conclude Antonella Putzulu – sono parte integrante della nostra università. Noi cerchiamo di viverla al meglio, tenere duro e far capire alla città e al territorio, non solo provinciale, quale sia la sua importanza». (f.p.)

Antonella Putzulu: vogliamo rafforzare il rapporto tra l’ateneo e il territorio 
Ausfn, l’associazione che vuole dare visibilità ai corsi nuoresi 
di Francesco Pirisi
NUORO Sette giornate piene di conferenze e una serie di temi che vanno dagli usi civici all’abusivismo edilizio, di cui parlerà anche Domenico Fiordalisi, il notissimo capo della Procura del tribunale di Lanusei. Tutto questo nel programma del Maggio Universitario Nuorese, la manifestazione al via martedì prossimo. L’evento, arrivato alla quarta edizione, è promosso dall’associazione che riunisce gli studenti e i laureati del corso di Scienze forestali e Ambientali. Un momento per parlare dell’università, avviata 20 anni fa esatti con l’indirizzo di studi trasferito in città dalla facoltà di Agraria di Sassari, insieme al corso in Scienze dell’amministrazione gemmato dall’ateneo di Cagliari. Oggi ci sono altri settori didattici e scuole di alta specializzazione, ma sempre con l’incognita di finanziamenti regionali a singhiozzo e il rischio di un ridimensionamento. L’associazione degli studenti forestali va oltre, quasi con la volontà di esorcizzare le difficoltà con argomenti e nomi degni di importanti ribalte culturali e professionali. Fiordalisi, sarà a Nuoro il 16 maggio nella sala della Camera di Commercio. Fresco di nomina a capo della Procura di Tempio Pausania, è da anni impegnato sul fronte giudiziario ogliastrino, a condurre le inchieste sui veleni del poligono di Quirra e l’omicidio dell’imprenditrice Rosanna Fiori. Gli ultimi atti sono stati dentro la vicenda degli abusi edilizi nella costa della provincia. Il tema che gli hanno assegnato i ragazzi universitari: «Il prcouratore è stato felice di accettare il nostro invito. Abbiamo puntato su una questione attuale, che ha fatto scalpore. Vogliamo far capire che non tutto quello che è avvenuto è stato negativo. Alcuni locali sotto inchiesta sono stati sanati e diventati la prima casa per diverse famiglie», spiega Antonella Putzulu, 22 di Aidomaggiore, presidente dell’associazione. Fatti oggi di cronaca e domani di lavoro, per gli allievi. Così come gli altri argomenti. Ancora la giovane di Aidomaggiore: «L’obiettivo è di migliorare la nostra formazione e far conoscere all’esterno le attività di cui si occupano i forestali. C’è poi, nell’evento, un altro aspetto, non meno importante, ed è quello di rafforzare il rapporto con il territorio e la volontà dell’università di radicarsi in città». Dopodomani (sala dell’Isre, ore 9) si parlerà di usi civici, con l’intervento di Cristina Ornano, che è a capo del settore per la Regione, mentre Enzo Ibba tratterà dei piani per valorizzare gli usi civici. Altre relazioni sono state affidate al docente dell’università di Cagliari, Angelo Aru, che parlerà degli impatti ambientali dagli usi civici, e al sociologo Sergio Satta, con un intervento sulla legge della Regione che nel 1994 ha disciplinato la materia. Le conferenze riprenderanno il 13 maggio (nella sede di Sa Terra Mala), con al centro “L’allevamento del suino in bosco”. Un momento di studio che si avvarrà della testimonianza del professore spagnolo Rodriguez Estevez, dell’università di Cordoba. Mercoledì 22 maggio (nell’istituto Ciusa) in cattedra il fotografo naturalista Domenico Ruiu, per parlare dei rapaci, con i racconti di una vita spesa a studiarne caratteristiche e abitudini. Si ritorna a questioni più prettamente economiche nella chiusura del 1 giugno, con la conferenza sul formaggio pecorino e le sue qualità nutrizionali, prevista nei locali del mercato civico. Dentro l’evento anche la sfilata di moda di sabato 18 maggio, sempre al mercato di piazza Mameli. Saranno protagonisti gli studenti del liceo artistico Ciusa, con i capi d’abbigliamento confezionati durante le lezioni del corso di moda. Il 26 maggio, spostamento a Tiscali, nei sentieri del villaggio nuragico.
  

 
11 - La Nuova Sardegna / Pagina 18 - Sassari
UNIVERSITÀ 
Workshop sul progetto Start Cup 
Martedì dibattito nell’aula di Farmacologia su brevetti e idee 
SASSARI Workshop dal titolo “Brevetti e Spin off: opportunità per la valorizzazione della ricerca”, organizzato dall’Università nell’ambito della VI edizione della Start Cup Sardegna. L’appuntamento, nell’aula di Farmacologia di viale San Pietro, è per martedì prossimo, dalle 15.30 alle 17.30, e rientra tra le attività di accompagnamento al mondo del lavoro, le cosiddette “Pillole di imprenditorialità”. Start Cup è un concorso nazionale che coinvolge oltre quaranta atenei italiani, il Cnr e l’Enea, in 18 competizioni regionali, finalizzato a promuovere la ricerca applicata, diffondere la cultura d’impresa e contribuire a creare ujn cpntesto innovativo di eccellenza a beneficio dell’intero sistema territoriale. La competizione prevede una sfida locale, che si svolgerà parallelamente nelle due sedi di Cagliari e Sassari, tra marzo e maggio, una sfida regionale tra i migliori business plan presentati nei due Atenei che si concluderà in settembre, la finale nazionale nella quale si sfideranno i finalisti delle Start Cup regionali. Il dialogo sarà moderato dalla professoressa Donatella Spano, prorettore delegato alla Ricerca e al Trasferimento tecnologico delUniversità di Sassari, e partirà dalla nuova pratica di Alessandro Sannino, professore di Scienza dei materiali del Dipartimento di Ignegneria dell’Innovazione dell’Università del Salento, creatore di tre spin off di successo e detentore di sei brevetti internazionali e otto nazionali, e passando attraverso esperienze di progetti di eccellenza del nostro ateneo. L’obiettivo è approfondire e comprendere meglio come valorizzare la ricerca e favorire il trasferimento tecnologico. L’incontro sarà anche l’occasione per presentare le possibilità, intese sia come servizi e sia come finanziamenti, che l’Ateneo turritano offre in questi campi ai propri ricercatori, nell’ambito del progetto Innova.Re.
 
 
 
12 - La Nuova Sardegna / Pagina 18 - Sassari
IL CONVEGNO 
Giovedì in Ateneo si discute di Aids e Hiv tra i giovani 
SASSARI Giovedì prossimo convegno, nell’aula magna dell’Università, dal titolo “Malattie a trasmissione sessuale nella popolazione giovanile”, con inizio alle 17. Il dibattito è stato organizzato da Fidapa e Bpw Italy. Prima degli interventi, i saluti e l’introduzione sono affidati alla presidente Fidapa, sezione SAssari, Luisanna Tedde e dal rettore Attilio Mastino. Quattro gli interventi previsti: Stefania Zanetti, ordinario di Microbiologia, su ”L’Infezione da Chlamydia trachomatis”; Maria Stella Mura, ordinario di Malattie Infettive, che parla dell’infezione da Hiv; Liliana Lorettu, associato di Psichiatria discute di sessualità e comportamento a rischio; Salvatore Dessole, ordinario di Ginecologia, spiega le tematiche della diagnosi.
  
    

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie