Domenica 3 marzo 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 marzo 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
«Bisogna cambiare e in fretta,
il mondo non può aspettare» 
di GIORGIO PISANO
 
La parola-chiave del nostro tempo è corruzione. Materiale e ideale: difficile dire quale sia peggiore delle due. Il sistema delle mazzette ha invaso la vita quotidiana: va dall'assessore di un piccolo Comune ai vertici delle multinazionali. L'altra corruzione ha invece svuotato di senso il nostro modo di essere e avere. Basti dire che ha investito - col clamoroso risultato delle dimissioni papali - anche il Vaticano.
Non bastasse questa peste, siamo cascati in un attimo epocale: internet sta cambiando le nostre esistenze ma non tutti ne sono coscienti fino in fondo. Le nuove tecnologie non creano solo passione ma anche paura e diffidenza in tutti quelli che si accorgono di non riuscire a stare al passo. Potremmo dire, citando il titolo di una canzonetta, che questi sono i peggiori anni della nostra vita.
Il professor Silvano Tagliagambe, filosofo della Scienza, inorridirebbe a usare espressioni del genere. Preferisce, con eleganza ex cathedra, sostenere che «stiamo attraversando una stagione complessa». Ha ragione lui, naturalmente. Legnanese, 67 anni, tre figli, ha insegnato nelle università di Cagliari (dove è stato anche preside di Magistero), Pisa e La Sapienza di Roma. Ha sposato («dopo che si è laureata») una sua alunna, che oggi fa la giornalista Rai. E che a suo tempo ha felicemente riportato sulla Sardegna una carriera accademica destinata a grandi prospettive. «Sono contento così».
Cos'è la filosofia della Scienza e che c'entra con l'analisi della situazione? «La filosofia della Scienza è lo studio dei linguaggi, dei metodi e delle procedure della Scienza. Ovvero: noi non pratichiamo la Scienza ma le stiamo accanto per decifrarne le ricadute, le conseguenze». A rifletterci un istante, è una disciplina di strettissima attualità.
Il professor Tagliagambe lo sa bene e, nonostante sia in pensione da tre anni, continua a studiare e mantenere rapporti coi colleghi di tutto il mondo. Nel frattempo s'è fatto promotore di un progetto (Scuola digitale) che punta a rendere l'università più vicina ai giovani, più attraente, più chiara, più stimolante.
Per quanto possa apparire strano, anche questa iniziativa fa parte della emergenza attuale visto che il 25 per cento dei giovani tra i 19 e i 30 anni «non studia, non legge, non lavora, non svolge alcun tipo d'attività». Insomma si lascia vivere con un'indifferenza che inquieta. Il futuro? Chi se ne frega.
In un passato non remotissimo, Tagliagambe ha messo in pratica la ricetta della divulgazione forever collaborando coi giornali, tenendo addirittura una rubrica quotidiana di due minuti (Punto di vista) in una televisione locale. «Questa esperienza ha affinato le mie capacità comunicative: spiegare un problema d'attualità in 120 secondi non è semplice». Considera invece solo un «fraintendimento spiacevole» l'avventura che all'inizio degli anni '90 l'ha visto diventare a sua insaputa (davvero a sua insaputa) ideologo di un nascente partito politico.
Era il tempo della discesa in campo dell'editore Nicola Grauso, che comprendeva (non previste nel programma) rodomontate nella vita civile, imprese aviatorie e la certezza - sbagliata - di diventare al più presto nuovo vicerè della Sardegna. Tagliagambe, che aveva appena pubblicato un libro sulle magagne della politica nell'isola, fu contattato e messo davanti a una domanda: quali possono essere le linee-guida di un partito fresco fresco? Rispose consegnando il dattiloscritto del suo libro senza immaginare che Grauso ne avrebbe fatto il Manifesto di un movimento destinato a morire da piccolo. «La cosa non poteva interessarmi né allora né adesso. La politica non è il mio mestiere».
Viviamo in un mondo ipertecnologico: la Scienza ha sopraffatto l'uomo?
«Dipende da cosa si intende per Scienza. Per qualcuno la tecnologia è disumanizzante. Io sono perfettamente d'accordo con un filosofo russo citato recentemente da Benedetto XVI: la Scienza, e di conseguenza la tecnologia, è invece un modo per conoscere meglio noi stessi».
La qualità generale della vita è cresciuta?
«I progressi della Scienza ci hanno fatto bene. Certo, c'è chi attacca per esempio gli acceleratori come quello del Cern di Ginevra sostenendo che la ricerca si sta spingendo troppo avanti. Dimentica però che l'80 per cento degli acceleratori è utilizzato per scopi medici».
E dunque...
«... e dunque bisogna prendere atto che le scoperte scientifiche hanno ricadute pratiche sulla nostra vita. Questo ha tuttavia reso estremamente complesso il mondo che viviamo. La gente, l'opinione pubblica, risponde chiedendo semplicità perché è sempre più spaventata dallo scenario in cui vive e che riesce sempre meno a decifrare. Non valuta un pericolo».
Quale?
«Semplificare fa rima con manipolare, controllare, predeterminare».
Saranno computer sempre più sofisticati a programmare la nostra esistenza?
«Qual è il problema? È l'uomo che programma i computer, non il contrario. Il nostro cervello è una macchina digitale e non analogica, ha un funzionamento parallelo che ci consente di fare contemporaneamente più cose. Significa che è in grado di capire ed interpretare un computer per quanto sempre più sofisticato».
Internet segna una svolta epocale: ne siamo coscienti fino in fondo?
«Assolutamente no. Il problema della tecnologia è che la si utilizza senza considerare le sue potenzialità. Pc, Rete, Social forum: quanti sono gli strumenti a disposizione? Molti. Conoscerli davvero ha consentito a Barack Obama di impostare su di loro una vincente campagna elettorale. Poi, non è stata la Rete ad accendere la Primavera araba? Cosa vuol dire tutto questo?»
Provi a dirlo lei.
«Innanzitutto che si è rotto il potere monopolistico dell'informazione tradizionale. Dunque l'uso consapevole della tecnologia s'è dimostrato un grande potere: democratico e destabilizzante. Basta vedere cos'è accaduto col movimento 5 Stelle».
Cioè?
«Con pochissimo danaro a disposizione, il movimento è riuscito a sfondare utilizzando esclusivamente la Rete. È un segno dei tempi assai significativo. A che percentuali sarebbe arrivato se non ci fosse stata internet?»
Ombre, neppure una?
«Ce n'è. In molti centri si sta avviando il programma Smart city, ossia la pubblica amministrazione sta tentando - sempre grazie all'uso della Rete - di rendere le città più intelligenti e gradevoli per i suoi residenti. Se ne infischia però dal fatto che un ragazzo su quattro non studi, non lavori, non svolga attività di alcun tipo. Che senso ha suonare le trombe per il programma Smart city e non rendersi conto che chi dovrebbe servirsene è mentalmente lontano mille miglia?»
La libertà dell'uomo è destinata ad assottigliarsi in futuro?
«Esiste un inconscio digitale collettivo che, a differenza di quello personale, è fatto delle tracce che noi lasciamo ovunque utilizzando le tecnologie. L'inconscio privato è e resta soltanto nostro, quello digitale diventa invece di tutti. Questo è un problema vero, enorme, perché sottende una società che controlla e si autocontrolla».
Com'è il presente che viviamo? Tecnologie a parte, la caratteristica saliente è la corruzione.
«Siamo stati sommersi dalla cultura dell'individualismo, della competitività spinta all'eccesso dimenticando che - come avevano già scoperto i filosofi russi dell'800 - l'identità dell'uomo si forma e cresce nel rapporto con gli altri. Se questo rapporto non c'è, siamo destinati a una solitudine».
In che senso?
«Se non scopri il prossimo, se non ti rendi conto di non essere solo al centro del mondo, inevitabilmente impoverisci te stesso».
Siamo alla caduta dell'impero italico?
«Non siamo messi bene dal punto di vista economico e nemmeno culturale. I governi, persino quelli tecnici, sottraggono risorse alla scuola non rendendosi conto che in questo modo stanno creando un buco formativo che avrà pesantissimi riflessi in futuro. E non solo sulla scuola. Se non si inverte la rotta siamo rovinati».
Nel 2013 ha ancora un senso parlare di destra e sinistra?
«Il superamento di queste categorie, come auspicava Norberto Bobbio, è senz'altro importante ma oggi nessuno può negare che le differenze sopravvivano. La visione del mondo della destra non è quella della sinistra».
Il comunismo è morto, il capitalismo sfodera la sua faccia più feroce. Speranza è morta?
«La verità è che sono morti i sistemi chiusi. L'Urss era un sistema chiuso che spendeva gigantesche risorse semplicemente per il mantenimento di se stessa. Risultato? Come s'è visto, nessuna possibilità di sviluppo. Anche il capitalismo oggi ripiega su sistemi chiusi: lo dimostra il ricorso alla finanza selvaggia come soluzione, a qualunque prezzo, per la sua sopravvivenza».
La conseguenza è l'antipolitica: segno di rigetto o qualunquismo?
«L'uno e l'altro. Però spesso chiamiamo antipolitica l'avvicinarsi a un punto di rottura fra la gente comune e un'amministrazione pubblica, politica e partitica, che non è più in grado di stare in piedi».
Sia pure in modo diverso, l'uomo continua a essere la belva feroce di cinquemila anni fa.
«Quindi, se ho capito bene, la domanda è: siamo sicuri d'esserci evoluti? L'uomo è fatto di strati alti (legati alla conoscenza) e di strati bassi (legati alla sopravvivenza). L'insicurezza che viviamo e la paura del domani fanno riaffiorare prepotentemente gli strati bassi. La sensazione di pericolo ci rende istintivi, animaleschi. Le sicurezze garantite dall'evoluzione vacillano e riemerge il comportamento atavico. Torniamo a sentirci prede e non predatori».
In che modo la Scienza potrebbe aiutarci?
«Se venisse conosciuta per quello che è e non per come viene presentata su certi manuali scolastici, scopriremmo che significa ricerca, pensiero critico, riflessione costante che insegue la bellezza intesa nel senso più ampio».
Vuol dire che sarà la bellezza a farci sopravvivere?
«Aveva proprio ragione Dostoevskij: la bellezza salverà il mondo».
Questi sono i peggiori anni della nostra vita?
«Sono certamente quelli più complicati da vivere. Proprio per questo richiedono tempra, forza, capacità di interpretazione. Perché tutti, non dimentichiamolo, abbiamo qualcosa di sacro da proteggere».
Cosa?
«La nostra progenie. Il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti. Abbiamo il dovere di non arrenderci perché gli stiamo consegnando il mondo in cui dovranno vivere».
Ma la gente è stufa. Ha ragione Toni Negri a dire che prima o poi una moltitudine farà la rivoluzione?
«Visto che la classe operaia non esiste più, il concetto di moltitudine è modernissimo, tanto è vero che lo adoperano i sociologi della globalizzazione per individuare una massa che lega tra loro persone molto diverse».
Cos'hanno in comune?
«Il minatore che perde il posto ma anche lo scoppiato del call center, lo sfrattato che finisce in strada, l'impiegato che viene messo alla porta. E con loro tutti gli esclusi. Esclusi per orientamento sessuale o per ragioni politiche come le mamme argentine di Plaza de Mayo. Per tutti questi il collante non è l'ideologia, non è il ceto di provenienza, non è la politica ma la sofferenza».
Significa che la rivoluzione è solo momentaneamente sospesa?
«Significa che, per sopravvivere, abbiamo bisogno di un cambiamento radicale, profondo, duraturo. Andare avanti in questo modo non è più tollerabile. La pazienza è finita».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 7 - Edizione CA)
LA DENUNCIA. Dopo la revoca dell'incarico al coordinatore Tagliagambe
Istruzione, Sel all'attacco Piras (Sel): smantellato il progetto della Scuola digitale
 
Stanno smantellando il progetto Scuola digitale, «tassello dopo tassello». È la denuncia del coordinatore regionale di Sel e neodeputato Michele Piras, dopo che la Giunta ha decretato la revoca dell'incarico di direttore scientifico al docente Silvano Tagliagambe. «Il più grande investimento strategico nel settore conoscenza viene smantellato», protesta Piras: «Un'altra occasione perduta per i nostri giovani, le nostre imprese innovative, il nostro sistema formativo, le nostre aree interne». La revoca «mette a repentaglio il disegno, lo spirito e la capacità di governance del progetto».
Il parlamentare ripercorre la vicenda del bando per l'attuazione del progetto, varato nei primi mesi del 2012 e poi revocato a luglio: «Inspiegabilmente», commenta Piras, affermando che la revoca «ha avuto l'effetto di bloccare il progetto nel suo nascere e nei fatti di ridurne la portata: la Sardegna si adegua a un generico progetto di introduzione di tecnologie omologate centralmente. L'accordo con il ministero aggancia lo sviluppo del progetto a un'ipotetica piattaforma offerta gratuitamente ma ancora da sviluppare e inadatta al progetto. Ci si sarebbe aspettati dalla Giunta ben altro atteggiamento per un progetto così importante. Invece siamo costretti, ancora una volta - conclude il deputato - a prendere atto dell'inadeguatezza del governo regionale».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Giovani, uno su due non lavora
A termine otto contratti si dieci: stipendio medio 993 euro
OCCUPAZIONE. Gli ultimi dati dell'Istat fotografano una situazione sempre più drammatica
 
Gli ultimi dati dell'Istat consolidano, anzi peggiorano, un dato drammatico: all'inizio del 2013 il tasso di disoccupazione nella provincia di Cagliari ha raggiunto il 15 per cento. Oltre 9 punti in più rispetto al 2007. Ancora più inquietante è il dato dei giovani senza lavoro, che supera il 44 per cento. Un dato migliore - ma ciò non consola - rispetto al resto del mezzogiorno ma superiore di oltre cinque punti rispetto a quello medio italiano, attestato al 38,7%. Il dato peggiore dal 1993, 20 anni fa, quando le statistiche mensili dell'Istat sono diventate routine.
LAUREATI SENZA LAVORO Tra i disoccupati ci sono molti dei 13.000 laureati sfornati dall'università cagliaritana nell'ultimo triennio, se è vero che per Almalaurea, il servizio che controlla e analizza il percorso dei laureati italiani, in media circa il 70 per cento di chi esce dall'ateneo (la media tra il 96 di medicina e il 46,7 di medicina) trova lavoro a tre anni dalla discussione della tesi, e chi ci riesce si deve accontentare, mediamente, di 993 euro netti al mese. A tempo determinato, visto che in Italia - e l'Isola non fa eccezione - ormai otto contratti su dieci sono precari.
Ma se è vero che il dato degli under 25 è il più preoccupante, perché rivela un difficile futuro per le nuove generazioni mina il sistema pensionistico, è altrettanto vero che non sono solo i giovani laureati a ingrossare la schiera di chi cerca un'occupazione. L'Osservatorio provinciale per il mercato del lavoro fotografa un disastro: a Cagliari e dintorni i disoccupati e gli inoccupati (cioè quelli che non hanno mai avuto un impiego) sono 125.851.
BASSO TITOLO DI STUDIO Un esercito in continua espansione (cresciuto del 5,3 per cento tra il 2009 e il 2011) e impreparato alla guerra quotidiana per un posto di lavoro visto che il titolo di studio più diffuso è la licenza media (58 mila persone, i laureati sono invece meno di 10 mila). Non solo: l'età media è alta - circa un quarto degli iscritti al centro servizi provinciale ha tra i 35 e i 44 anni - e nel Cagliaritano si campa sempre di più grazie agli assegni di cassa integrazione (6.616 in tutto) e mobilità.
Cifre che fanno passare in secondo piano il tasso di disoccupazione quasi doppio rispetto alla media nazionale (11,7%) e giustificano lo stato di crisi dichiarato nello scorso novembre dal Consiglio provinciale. Il 2011 ha lasciato senza lavoro 3.229
persone.
POCHE POSSIBILITÀ Gli sbocchi, per chi cerca lavoro, sono pochi. Congelati i concorsi pubblici, anche i privati possono fare poco per dar respiro all'occupazione: in provincia nel 2011 sono state cancellate dai registri della Camera di commercio 4.951 aziende. Il saldo, considerando che le nuove iscrizioni nello stesso anno sono state 4.222, è negativo: 729 società in meno. A questo dato si aggiunge quello delle aziende in liquidazione: 1.793. Un'ecatombe.
OFFERTA SCARSA Il problema è che l'offerta è difficilmente in sintonia con la domanda. Basta dare un'occhiata agli annunci di lavoro pubblicati sui siti specializzati. Per chi vuole restare in provincia di Cagliari c'è una gran richiesta di «operatori di call center in outbound», cioè quelli che chiamano i potenziali clienti per proporre abbonamenti e contratti per conto di compagnie telefoniche, gestori di rete elettrica e del gas e incassano solo se chiudono il contratto. Ma si cercano anche estetiste, banconieri, lavapiatti, aiuto-cuochi. Insomma, poche mansioni dedicate a chi ha studiato all'università e sperava in impieghi di livello più alto. Sempre più spesso costretti a cercare altrove: in Germania, ad esempio. Non a caso c'è un boom di iscrizioni ai corsi - gratuiti - di tedesco organizzati da un'associazione cagliaritana.
Fabio Manca
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Tirocini formativi, la nuova presa in giro
Disse Liori: «Nuovo bando entro qualche settimana». Ma nessuno sa nulla
IL CASO. Centinaia di persone rimaste fuori dopo il click day del 16 gennaio si sentono beffate: «È vergognoso»
 
Scripta manent. Lo sanno bene i tanti giovani che in questi giorni bussano all'Agenzia regionale del lavoro per chiedere informazioni su Sardegna Tirocini, il programma della Regione che finanzia sei mesi di formazione in aziende private o pubbliche. Chi si accontenta anche di soli 500 euro al mese perché non ha un lavoro non dimentica l'adagio latino secondo cui le parole scritte resistono all'oblio del tempo. Come quelle del presidente della Regione, Ugo Cappellacci, e dell'assessore regionale al Lavoro, Antonello Liori, apparse un mese e mezzo fa nei quotidiani, che annunciavano il rifinanziamento del programma in tempi brevi all'indomani delle proteste per i tanti esclusi e per le modalità di selezione del programma. Peccato che di questi fondi oggi nessuno sappia nulla.
LO SCANDALO Era il 16 gennaio quando oltre 12 mila persone parteciparono al click day , la modalità informatica messa in piedi dall'Agenzia del lavoro per accedere a 1.700 voucher da 500 euro per sei mesi di Sardegna Tirocini. Il sistema in pochi minuti andò in tilt e i tanti esclusi denunciarono procedure poco trasparenti e brogli. L'Agenzia non escluse un attacco dei pirati informatici, tanto che la Regione effettuò un esposto alla polizia postale. Dopo una prima volontà di annullare il bando, Cappellacci a mente fredda affermò: «Stiamo facendo le verifiche tecniche sulla gestione del sito per capire se, al di là dei tentativi non riusciti di intrusione da parte di hacker, quei voucher possano essere regolarmente assegnati», come poi effettivamente avvenne. Ma il presidente e l'assessore regionale al Lavoro si spinsero oltre.
LE PROMESSE «Dato il gran numero di richieste riapriremo il bando effettuando una verifica sulle risorse per poter consentire ad un maggior numero di utenti di poterne beneficiare», disse Cappellacci il giorno dopo lo scandalo. Gli fece eco Antonello Liori, che annunciò tempi brevi: «Entro qualche settimana prevediamo di avviare un nuovo bando per il quale abbiamo già trovato cinque milioni di euro del Fondo sociale europeo e spero di riuscire a trovarne ulteriori cinque per portare a 4.200 i voucher». Di settimane ne sono passate sei ma di fondi non c'è neanche l'ombra, come confermano alcuni giovani: «È vergognoso».
NESSUNO SA NULLA Per avere una conferma, basta chiamare l'Agenzia del lavoro. «So che c'era la volontà ma a noi non hanno detto nulla», spiega l'impiegato addetto alle relazioni con il pubblico. Nemmeno il direttore dell'Agenzia ha maggiori informazioni. «So che c'è stata una ricognizione precisa con quelle finalità, per cui tra le pieghe di bilancio o in finanziaria si troveranno i soldi», spiega Stefano Tunis, che poi conferma: «Risorse finora non ne sono state destinate». L'unico modo per sapere se in viale Trento qualcosa si è mosso è contattare i vertici politici, ma né l'assessore Liori, né Cappellacci si sono fatti raggiungere. Rimangono le loro promesse apparse sulla stampa: scripta manent.
Mario Gottardi
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Via alla Coppa Rettore
Tra le nuove squadre “I falli tattici” e “Les merendes”
UNIVERSITÀ. Iniziato il torneo di calcio a sette degli studenti universitari
 
Chi vincerà la Coppa Rettore? L'edizione 2013 della tradizionale kermesse calcistica dedicata agli studenti universitari si è aperta il 26 febbraio con tante novità. Una su tutte: il ritorno della manifestazione a Sa Duchessa dopo alcuni anni di esilio forzato a Monte Claro. Il campo in erba sintetica, appena rimesso a nuovo, ospiterà tutte le partite.
Ventisette le squadre, composte in media da 20-25 giocatori ciascuna. I gironi sono invece quattro, tre da sette squadre e uno da sei. In elenco compagini storiche come Mandarancio meccanico e Creatina Team. Tra le new-entry “I falli tattici”, “Mr Brown” e “Il meno caro”. Fantasiosi e divertenti, come sempre, i nomi scelti dagli studenti. Si va da Les Merendes a Pirri Saint Germain, fino a Las Taffa e Birringham. Due le squadre da battere: Creatina Team (detentrice del trofeo conquistato nel 2012 a spese della Borotalcool) e soprattutto la Cantera (termine utilizzato in Spagna per indicare il vivaio del Barcellona) nella quale militano anche giocatori di Serie D. A differenza delle prime edizioni della storica manifestazione (fino agli anni '60) la formula non prevede sfide tra rappresentative di facoltà, bensì tra squadre miste. La fase a gironi (passano le prime quattro) si concluderà a metà aprile. A seguire si disputeranno ottavi, quarti, semifinali e finalissima. Conclusione entro la terza settimana di maggio. (p.l.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
dopo IL VOTO»GLI STUDENTI
Università, pronti i 5 Stelle «Così cambieremo tutto»
Il boato di Grillo rilanciato da molti ragazzi. Ma parecchi altri non sono convinti: «Demagogia facile, mancano del tutto proposte per realtà come la nostra»
di Pier Giorgio Pinna
 
SASSARI Bum! Il botto di Grillo si è sentito fin dentro l’università. Tra gli studenti sono in tanti ad aver votato per il MoVimento: «Vogliamo cambiare tutto, solo 5 Stelle può farcela» non si stancano di ripetere. Ma molti loro compagni non sono d’accordo. Anzi, sparano a zero sul “garante” di M5S. E comunque un fatto è certo: in atenei dove lo scontro per le rappresentanze dei ragazzi sino a oggi ha coinvolto solo due schieramenti (un centro moderato-cattolico e una sinistra militante) il quadro si fa variegato, decisamente più complesso. A Sassari, nella Casa dello studente che a Corte Santa Maria ospita 250 fuorisede, il dopo-voto è al centro dei commenti. Nella hall, pulitissima e dotata di confortevoli poltroncine, tanti sono impegnati a ripassare. «Non ho potuto votare per via di un esame – dice Fabio Floris, 20 anni, di Marrubiu, iscritto in Chimica farmaceutica – Avrei dato la mia preferenza più al MoVimento che ad altri. Perché? Mah, non ho totale fiducia in Grillo, ma dopo aver assistito al suo comizio in piazza d’Italia ho visto che quantomeno ha studiato i problemi di ogni singola regione». Non è d’accordo un suo collega di corso, Michele Nieddu, 20 anni anche lui, di Orotelli: «Lui, Beppe, ha trovato semplicemente il momento giusto per cavalcare l’indignazione. Si limita a elencare le cose che la gente vuole sentirsi dire, dagli ultimatum ad Abbanoa agli appelli per il lavoro, nel Sulcis come in tutte le aree dell’isola ». Un’altra ragazza, di un paese barbaricino, preferisce non essere citata con nome e cognome. Ma si chiede: «Per quale ragione anche in questi giorni parla solo lui? Prima del voto, si è appena preso la briga di presentare i suoi sostenitori candidati...». Ma chi sono nelle università sarde gli attivisti del MoVimento? Quali i tratti distintivi e le classi sociali di provenienza? Secondo recenti report, l’identikit dell’elettorato di M5S vede protagonisti per il 30% proprio gli studenti. In questa base, risultano poi 27 diplomati e altrettanti laureati ogni cento potenziali adepti del MoVimento. Le famiglie d’origine, invece, attraversano tutti i settori. Se a questo si aggiunge che la gran parte dei seguaci del Grillo Pensiero è tra gli under 35, appare evidente come siano stati davvero in parecchi negli atenei a votare 5 Stelle. I conti, del resto, sono presto fatti: tra i 50mila universitari sardi e gli altri 10mila partiti dall’isola per facoltà del continente, il bacino è forte. Mentre lo è meno il consenso di centinaia studenti Erasmus. I quali, con un pronunciamento simbolico, hanno in generale manifestato più sostegno a Bersani e a Monti. «In ogni caso all’università molti si sono sentiti rappresentati dal programma di M5S», sottolinea Sonia Ortu, 23 anni, di Siniscola, iscritta in Ostetricia. «È ora di cambiare mandando a casa una volta per tutte la vecchia classe politica», aggiunge Raffaella Moro, 23 anni, di Fonni, che frequenta Lingue. A Sassari, nell’atrio del Quadrilatero che ospita diverse aule di fronte ai giardini pubblici, i discorsi sono dominati dalle attese per il nuovo governo. «Meglio nessuna alleanza, non ce n’è bisogno: il MoVimento si esprimerà di volta in volta a favore o contro le singole leggi», ribadisce Andrea Furesi, 25 anni, di Economia. «Anche perché – aggiunge – secondo me non esistono idee di sinistra o di destra, ma solo idee giuste o sbagliate». «Beh, io non la penso certo così», sostiene Gianpaolo Orani, 26 anni, laureando nel corso in Direzione aziendale e consulenza professionale. «Grillo è un attore da tempo scomparso dalle scene teatrali che ha pensato di rilanciarsi su un altro palcoscenico – incalza – Ma io domando: quali competenze hanno lui e il MoVimento per prendere decisioni che riguardano la stabilità dell’Italia in Europa? Credo siano queste le valutazioni da fare. E siccome penso che M5S non sia all’altezza delle sfide che ci attendono, ho preferito votare per il Pd». A guardarsi in giro, lo tsunami sembra aver sfiorato laboratori e dipartimenti lasciando appena segni visibili: a Cagliari come a Sassari, solo qualche manifesto e, in alcune bacheche, i volantini che ricordano i punti programmatici di 5 Stelle. «Comunque, tra i giovani, i candidati sardi portati da Grillo hanno preso un sacco di voti – afferma con convinzione Luca, 20 anni, al primo anno di Medicina, che preferisce non rivelare il proprio cognome ma accetta di farsi fotografare – C’è voglia di facce nuove, di cambiamento. E io stesso mi sono espresso per il MoVimento: le persone che ha presentato in Sardegna mi sono apparse le uniche in grado di garantire questa svolta». A due passi, un amico ventenne, Alessandro Tedde, che studia Economia, scuote invece la testa perplesso: «Se è vero che c’è necessità di volti nuovi – dice – è anche vero che, almeno dalle loro interviste, i candidati di M5S non mi sono sembrati preparati. Insomma, alla fine non ho votato per loro: non mi hanno convinto e non mi sono piaciuti». E allora? Dopo il coro dei bum! comincia già uno sboom? Chissà. È presto per dirlo. Nell’isola, tra i 27 Cinque Stelle in lizza domenica e lunedì scorsi, c’erano l’algherese Simone Cocco, 33 anni, studente di Architettura, e la sennorese Ellinor Muresu, 27 anni, fresca di laurea in farmacia. Nessuno dei due è rientrato nella rosa dei sei parlamentari sardi eletti da M5S. «Ma sono certa che gli studenti ci hanno largamente sostenuto con consapevolezza e senso critico, guardando con interesse ai nostri programmi – afferma Ellinor – Noi, per esempio, vogliamo abolire la legge Gelmini e far aumentare i finanziamenti agli atenei, tagliando le spese militari e quelle per la politica. Sono temi che toccano tutti da vicino. E poi intendiamo rilanciare la meritocrazia attraverso stage nelle aziende in vista di un lavoro certo per il futuro». «Dopo una classe politica tanto fallimentare, solo una nuova leadership può ridare fiducia alla gente e attuare questi progetti», conclude Muresu. Eppure, la linea di M5S non persuade tutti. Meno che mai due ragazze di Scienze politiche e Lettere, Luna Biancu e Gaia Clateo: «In questi giorni all’università si vedono due scuole di pensiero: una contro, l’altra pro Grillo. Lui ha avuto tantissimo successo. Ma noi non siamo favorevoli alla gran parte delle sue idee. Come mai? È solo un comico che pensa alle relazioni con l’Europa e alle questioni economiche in maniera semplicistica. Fa troppa demagogia, troppo populismo. Sogna. E così non riuscirà a far nulla. Mentre oggi quel che interessa davvero è la soluzione dei problemi, non i buhhh in rete ai vecchi politici».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Ed_Cagliari
GIOVANI Acli
Democrazia, lezioni dal vivo a Cipro e in Lettonia
 
CAGLIARI Primi risultati per il progetto delle Acli "The Taste of Democracy", finanziato dall'Unione Europea nell'ambito della Sezione Youth in Action, che ha visto coinvolti un gruppo di giovani appartenenti ai circoli Acli di Gesico, Mandas, e della provincia di Cagliari. Per il presidente delle Acli Mauro Carta «Il progetto nasce con lo scopo di favorire la promozione e lo scambio, la partecipazione e la discussione dei giovani appartenenti a diverse culture nei processi decisionali democratici, e vede quindi impegnati, oltre ai giovani sardi, anche due gruppi provenienti da Cipro e dalla Lettonia». Il primo meeting internazionale, svoltosi a Gesico dal 12 al 17 ottobre 2012, è stata occasione per il gruppo di partecipanti per entrare nel vivo della discussione sulle tematiche della disoccupazione giovanile, della corruzione e libertà di stampa e dei processi decisionali democratici così come organizzati nei diversi paesi, attraverso lavori di gruppo e l'incontro con le autorità locali. Il secondo meeting a Cipro dal 27 novembre al 1° dicembre 2012, è stata occasione per i giovani partecipanti di approfondire le tematiche relative al significato del termine “democrazia” e all'analisi dei diversi sistemi democratici europei attraverso gruppi studio, incontri con le autorità locali e visita alla sede del Parlamento. Il progetto, ancora in corso, vedrà realizzarsi il terzo e ultimo meeting internazionale in Lettonia, paese capofila del progetto, dove le conoscenze acquisite e i dibattiti portati avanti nel corso di questi mesi saranno il bagaglio culturale che permetterà ai giovani di ragionare insieme nel proporre idee, iniziative, strategie per rispondere ai problemi che i diversi paesi coinvolti condividono nella propria organizzazione politico-parlamentare.

Questionario e social

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