Domenica 3 febbraio 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
03 febbraio 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
«Università e ricerca una priorità, pronta la strategia di governo»
La promessa di Meloni, responsabile nazionale del Pd per il settore
 
«L'istruzione e la formazione rappresentano un bene pubblico o un privilegio che si acquista?». Un interrogativo sul quale Marco Meloni, responsabile nazionale del Pd per Università e ricerca, si è soffermato per spiegare quale sarà l'attività del partito in questo settore. Candidato alla Camera in Liguria, il dirigente nazionale del partito ha incontrato ieri a Sassari e Cagliari gli esponenti del mondo universitario assieme a Maria Chiara Carrozza, presidente del Forum nazionale Università e ricerca del Pd, per «dare vita a un nuovo metodo che consiste nel presentare e discutere le idee con i diretti interessati», ha sottolineato Meloni.
CAMBIO DI ROTTA L'assunto di base è che «l'università debba rappresentare, innanzitutto un luogo di mobilità sociale», ha spiegato Marco Meloni, «è necessario incrementare gli investimenti e aumentare il livello di istruzione delle giovani generazioni». Ad avallare «la necessità di un cambiamento radicale», ci sono i numeri che Meloni riporta per fornire un quadro complessivo sulla ricerca e l'università in Italia: «Le borse di studio sono il 7% e, spesso, vengono interrotte, mentre la media europea è al 25%. L'Italia spende 19 miliardi di euro per la ricerca occupando il trentaduesimo posto nell'Ocse». Dato per acquisito l'incremento dei finanziamenti, sono state evidenziate altre criticità, in particolare «il blocco del turn-over, che rischia di far perdere una generazione di ricercatori», ha detto Meloni, «e la necessità che l'università sia accessibile a tutti e non sia un privilegio di un'élite». Maria Chiara Carrozza, candidata alla Camera in Toscana, ha sottolineato «l'importanza di capire quali siano le aspettative degli italiani nei confronti della formazione». Nell'analizzare il legame tra università e mondo del lavoro, sul quale si genera un gap spesso caratterizzato da scarse aspettative, Carrozza ha spiegato che «anche per lavori inerenti l'agricoltura o l'artigianato serve una competenza e un'alta formazione che permettano di raggiungere le eccellenze».
LE CRITICHE La campagna elettorale in corso spinge i due esponenti del Pd anche a elencare «gli errori del passato e le differenze che ci contraddistinguono dagli altri schieramenti». La prima precisazione riguarda «un diverso modo di concepire l'accesso all'università e gli stanziamenti per la ricerca», ha evidenziato Meloni, «il centrodestra ha tagliato i fondi e privilegiato il nord Italia. Negli ultimi 20 anni sono stati spostati cinque punti di spesa pubblica dall'istruzione». Maria Chiara Carrozza ha voluto rimarcare le differenze con gli avversari politici, ribadendo che «non crediamo all'innovazione per complotto: le vere riforme si fanno attraverso un confronto». Sul futuro dell'attività parlamentare, la prima certezza riguarda «la modifica della legge 240 del 2010, sulla riforma universitaria, che ha autorizzato le decurtazioni all'università», ha promesso l'esponente sardo, «siamo convinti della necessità di un contratto unico di ricerca che permetta a chi lavora in ambito universitario di poter vivere dignitosamente».
Matteo Sau
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 9 - Edizione CA)
Una password ci seppellirà?
Sos per non morire di internet
di GIORGIO PISANO
 
È iniziata che sembrava un gioco: bastava tenere a mente una parolina, quella ideale aveva otto lettere. Col tempo se n'è aggiunta un'altra e poi un'altra ancora. A valanga sono seguiti codici e pin insieme a quella strana espressione che fa user id (identità dell'utilizzatore) e che non ti consente di fare niente se non l'hai memorizzata.
È un assedio silenzioso e perfetto quello delle nuove tecnologie: bisogna ricordarsi la parola-chiave per accendere il computer, quell'altra per entrare nel sistema e pure quell'altra ancora se vuoi vedere la posta elettronica. Segue il pin del bancomat, quello delle Poste, la password per affacciarsi su Facebook o Twitter, quella per vedere on line il conto in banca (ammesso che ne valga la pena). Senza dimenticare ovviamente quell'altra parolina che ti permette di fare acquisti su internet, pagare un biglietto aereo, comprare (sempre che ti interessi) un paio di scarpe.
Andrea Casanova, cinquantacinque anni, due figlie, è il responsabile dei Servizi informatici dell'azienda ospedaliera-universitaria di Cagliari. Ha cattedra di Informatica e tiene corsi di Ingegneria del software, che fa impressione solo a dirlo. Spiega la rivoluzione digitale a medici e a studenti che confidano di sopravvivere alla rivoluzione tecnologica. Lavora su tre scrivanie: una al San Giovanni di Dio, un'altra all'università e una terza al Policlinico di Monserrato. Verrebbe da chiedergli se tre scrivanie significano anche tre password diverse ma francamente sembra una domanda da troglodita.
Figlio di un agricoltore, fisico asciutto, sorriso rasserenante e cortesia analogica (cioè d'antan), il professore guarda il Pc senza l'occhio adorante. Si capisce che le tecnologie non sono un nuovo dio ma neppure quel niente che pare a tanti. Sulla scrivania vibra silenzioso anche un telefonino preistorico e già questo sembra confortante. Casanova racconta d'aver sentito l'irresistibile richiamo verso l'informatica osservando suo suocero ipnotizzato davanti allo schermo di un Commodore 64 (un vecchio cardampone dell'età della pietra). «Guardava, paralizzato dalla magìa, una grafica ridicola che gli mostrava uno sciatore in discesa libera».
È stato in quell'istante che ha percepito in che direzione andava il futuro. Fortuna che nel momento in cui affidava il suo cervello e la sua curiosità alle nuove tecnologie, ha inghiottito un misterioso antidoto. Che oggi, in piena e felice peste elettronica, gli fa leggere libri cartacei, lo fa correre per mantenersi in forma, lo manda perfino a pesca per rilassarsi. «L'importante però è capire che non si può vivere ignorando il mondo digitale. Che ti piaccia o no, ci devi fare i conti». Anche perché un minuto dopo il battesimo di internet, niente era più come prima.
Siamo travolti da password, pin e codici.
«È problema molto dibattuto, questo. Io ne ho cinque o sei di password: risolvo creando un file nel mio smartphone dove inserisco tutti questi dati».
E se perde lo smartphone?
«Non esisto più, tecnologicamente parlando. La questione dell'accumulo di dati sarà risolto presto con la biometria».
Cos'è la biometria?
«È una caratteristica unica che ciascuno di noi possiede. Una specie di impronta digitale, per capirci. Sarà la chiave per poter accedere - noi e noi soltanto - a password, pin e tutto il resto senza dover collezionare parole-chiave o altro».
Non è stressante tenere a mente tanti dati?
«Non c'è dubbio, qualche strascico di nevrosi è inevitabile. È un piccolo scotto che dobbiamo pagare senza tuttavia dimenticare, neppure per un attimo, il ruolo delle nuove tecnologie».
Che hanno rivoluzionato il mondo.
«Esattamente, anche se per il momento solo il 10 per cento degli abitanti della Terra (siamo sette miliardi) ha accesso a internet».
Quanto tempo si sopravvive senza controllare il telefonino?
«È una tragedia, pare una reazione da scimmia addestrata. Tra i 150 studenti che frequentano il corso d'informatica c'è chi, nel test d'ingresso, ha dichiarato di utilizzare internet da sei a venti ore la settimana. Preferiscono informarsi sulla Rete a scapito della televisione. Dentro questa logica è naturale che si viva incollati al telefonino».
Incollati quanto?
«Ha mai fatto caso che durante le riunioni tutti o quasi partecipano tenendo il telefonino sotto gli occhi? Ciattano, vivono in connessione permanente. Ne faccio le spese anch'io».
Cioè?
«Una delle mie figlie vive e lavora a Milano. Per questo ho comprato a mia moglie uno smartphone. Mia moglie, lo preciso, è, anzi era, allergica alle tecnologie. L'altro giorno a colazione sono rimasto senza parole nel vederla che picchiettava sui tasti dello smartphone, occhi bassi e nessuna attenzione al mondo circostante».
Password e codici sono segnali di una società che si autocontrolla ossessivamente?
«Senz'altro sì ma questa è la punta dell'iceberg. Il vero problema della tecnologia è che di tutto quel che facciamo resta traccia. Noi non siamo quello che siamo ma solo quello che pubblichiamo. E questo ha spazzato via il diritto all'oblìo. C'è un grande dibattito filosofico sul tema: tutto quello che facciamo in Rete deve restare sempre e comunque a disposizione di chiunque?»
Siamo sigle che camminano: non è avvilente?
«Dietro le sigle ci sono persone, professionisti che pensano, discutono, si confrontano al riparo di una sigla. Inevitabile che accada tutto questo, è l'altra faccia della Rete, uno dei suoi ovvii effetti collaterali».
Siamo davvero consapevoli della rivoluzione che sta cambiando le nostre vite?
«Ecco, questo è il punto. Internet è conoscenza, è cultura, apertura al mondo. Si tratta di imparare a gestirsi e a gestire questo mezzo. Che è tutto e il contrario di tutto. È democrazia assoluta, a disposizione di tutti. Mica quello che facevano i medici fino a dieci anni fa».
Perché, che facevano?
«Si esprimevano in termini assolutamente incomprensibili per i comuni mortali e riuscivano a scrivere le ricette perfino peggio. Cos'altro era questo atteggiamento se non arroganza del potere? Per perpetuare la loro distanza dalla gente comune si erano barricati dietro un linguaggio iper-tecnico».
I social network sono sterminate piazze di solitudine?
«Lo sono senz'altro. Ma sono soprattutto e purtroppo l'unico mezzo che consente a tantissime persone di relazionarsi agli altri. E questo non è né positivo né negativo. Il guaio dei social network è altro».
Cioè?
«Anziché favorire il dialogo e il confronto, creano gruppi che si autoincensano e che sono assolutamente chiusi verso l'esterno, verso chi non viene riconosciuto uguale. Una delle vie di fuga è il blog».
Perché?
«Non so se ci siano sette miliardi di blog ma di sicuro ci andiamo vicino. Il blog, ossia un diario privato messo in Rete, è una sorta di febbre che sta portando a un risultato preciso: tutti scrivono, nessuno legge».
Coi suoi studenti parla di questi argomenti?
«Naturalmente. Ho anche affidato un compito a casa: iscrivetevi a un social network e fatevi sbattere fuori».
Cosa vorrebbe dimostrare con questo?
«La totale autoreferenzialità dei social network, che sono una giungla di idee. Guai a criticarli, guai a dissentire: il gruppo ti marginalizza e ti espelle. Ho voluto fare l'esperimento e sono stato puntualmente cacciato. Non è un caso che su internet non esistano malattie incurabili: qualunque sia il tuo problema, la Rete ha sempre una soluzione».
Come difendersi?
«Facendo scelte, utilizzando la propria cultura per orientarsi. Bisogna imparare a discernere. Internet è una porta magica che ti scaraventa in un pianeta immenso dove trovi di tutto. Se non sei attrezzato culturalmente qualche rischio c'è».
Sta dicendo che internet non perdona gli stupidi e gli ignoranti?
«Proprio così. Li spolpa, li svuota, li possiede. Riesce a dominarli totalmente. L'attrazione è fortissima: e tra luce e tenebre gli uomini preferiscono le tenebre. Questo lo dice l'Apocalisse e non si riferiva certo alle nuove tecnologie».
Di tutto quello che scriviamo resta traccia eterna: abbiamo messo in piedi un gigantesco stato di polizia?
«Sì, è terrificante doverlo ammettere ma è proprio così. Ci sono barriere di sicurezza, barriere d'accesso ma in linea di massima la situazione è quella».
Si scrive su internet per certificare d'essere in vita?
«In un certo senso. L'ho detto prima: noi siamo quello che pubblichiamo. Il resto è polvere».
Ma che mondo è questo se dialogate senza mai guardarvi in faccia?
«Internet è un immenso motore di ricerca che contiene cultura comunque intesa. Ai miei studenti ho mostrato che se cerchiamo su Google il termine coscienza ci appaiono oltre cinquantaduemila link. Allora mi domando: cos'è la coscienza? E subito dopo: l'informatica è libertà o un sistema di condizionamento e di controllo?»
Conclusione?
«Un conto è la nostra cultura, al resto pensa lo smartphone. Il problema della libera scelta se lo poneva Platone, se lo poneva Leonardo da Vinci. E non è che stessero pensando a internet. In queste parole c'è lo smarrimento che l'uomo ha provato ogni volta che si è trovato davanti a un ribaltamento epocale. La cosiddetta era digitale è esattamente questo».
Quale futuro: vivremo-lavoreremo-ameremo-moriremo stando a casa?
«Non credo: continueremo a viaggiare ma la memoria di quei viaggi resterà su internet. Non c'è più ragione che io crei un archivio personale: internet conserva tutto e mostra tutto».
Da quando c'è la Rete nulla è più come prima: attivo e passivo.
«Al corso di informatica per medici ho chiesto alle matricole con numero pari di parlare delle ombre di internet, a quelle dispari della luce. Cosa è venuto fuori? Il rischio di una dissociazione dei rapporti sociali è evidente. Il colloquio con un'altra persona avviene attraverso un mezzo elettronico. Due gli aspetti positivi: internet è sinonimo di libertà e di conoscenza. Ma libertà e conoscenza possono nascondere una manipolazione delle coscienze. L'unica via di salvezza è la propria cultura. Per capirci con un esempio: la scrittura è positiva o negativa? Per internet il quesito è identico».
Se sei fragile però ti sbrana.
«Decisamente. La Rete non ha pietà dei deboli».
Quante generazioni sono state spazzate via dall'era digitale?
«Molte. Vale una vecchia regola della nostra società: chi non si adegua, va fuori gioco. Voglio però dire che un settantenne può star dietro a questa rivoluzione se soltanto ha voglia di imparare quattro cosette».
Le risultano irriducibili, gente che vive in uno stato pre-tecnologico?
«Come no, e sono tanti. Io trasecolo quando sento certe mie studentesse annunciare che tra loro e le nuove tecnologie non ci sarà mai vicinanza. Non commento ma se vuoi vivere in questo mondo non puoi fare a meno di internet. Tornando al solito esempio: si può dire la scrittura non è adatta a me, quindi ci rinuncio?»
Il villaggio globale è il migliore dei mondi possibili?
«Una risposta netta non c'è. In Rete c'è l'eccellenza della cultura ma anche i pedofili, chi nega l'Olocausto e chi garantisce la guarigione per qualunque malattia. Si tratta di capire quale sia il percorso giusto, l'itinerario dove internet diventa una risorsa e non una trappola».
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Italiana (Pagina 12 - Edizione CA)
Milano
Ricerca: sardi centenari, il segreto è negli alimenti
 
«Il primato mondiale sardo di uomini e donne over 100 è certamente determinato da fattori genetici e dal microclima, ma anche da vino, frutta, formaggi e altre tipicità alimentari esclusivamente sarde». A dirlo il direttore della cattedra di Biochimica clinica dell'Università di Sassari, Luca Deiana, che ieri ha presentato i dati della ricerca durante il meeting «Sardegna che fa bene» tenutosi a Milano nel “Sardegna store”. «Molte risposte stanno per arrivare - ha aggiunto Deiana - e un ambito di interesse importante è l'alimentazione. Alcuni studi specifici riguardano ad esempio il vino sardo che, stando ai primi risultati ottenuti, conterrebbe una maggiore quantità di sostanze anti-ossidanti, ma anche la frutta autoctona, che presenta valori tre volte superiori di flavonoidi e polifenoli rispetto a quella della Gdo. I formaggi poi, secondo la ricerca ancora in corso, presentano bacilli con alta resistenza al pH e probabilmente con evidente attività probiotica». Una tesi che combacia con l'estratto dell'indagine sulle abitudini alimentari dei centenari, presentato a Milano in occasione della promozione turistica della Regione Sardegna nell'ambito del programma “Isola che Danza”.
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 44 - Ed_Cagliari
FILOSOFIA
Decrescita felice, ne parla a Sassari Luigi Lombardi Vallauri per il Fai
 
SASSARI Il filosofo Luigi Lombardi Vallauri, partecipa ai “Martedì della cultura organizzati” in città dal Fai, martedì alle 17,30 nella sala Siglienti del Banco di Sardegna in viale Umberto. Il titolo dell’intervento si lega con gli ideali di tutela ambientale del Fai: “L’armonia dell’ambiente, uno stile diverso del desiderio”, ed apre prospettive infinitamente ampie e lontane dall’ambito convenzionale nel quale siamo abituati o forse culturalmente costretti a muoverci. “L’individualismo possessivo”, è un modo di essere e di vivere ormai connaturato alla nostra società e fonte di infelicità. Diventa essenziale scoprire beni soddisfacenti e non esclusivi, disponibili per tutti in quantità illimitata. Questi beni esistono e sono il corpo, la mente, le relazioni affettive, tre dimensioni costitutive dell’umano. Tutto ciò è ancora più vero per la Sardegna, il cui ambiente naturale, rimasto intatto per secoli, ha subito e continua a subire massicci attacchi. Dobbiamo prendere seriamente in considerazione l’idea della decrescita felice? E così coniugare altrettanto felicemente una teoria filosofica a una lungimirante politica dell’ambiente.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
UNIVERSITA’
«Ci atteniamo alle decisioni del Tar: non le condividiamo»
 
SASSARI L'Università dopo la sentenza del Tar ha disposto l'annullamento delle procedure concorsuali e la risoluzione del contratto con la candidata vincitrice del concorso di Fisiologia. Ma non condivide il pronunciamento del Tribunale e infatti il rettore sta valutando la possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato in appello della sentenza. A spiegarne i motivi è il direttore generale dell’Ateneo Guido Croci. «Per quanto riguarda il reclutamento e l'assunzione di personale, l'Università è soggetta, come tutte le pubbliche amministrazioni, a precise disposizioni di carattere nazionale, che fissano il turn-over ad un massimo del 20%». In sostanza, per ogni dieci pensionamenti o per altre cause di fine rapporto, l'Università può assumere al massimo due persone, e non in corso d'anno, ma nell'anno successivo, e soltanto dopo la formale autorizzazione ministeriale. «Inoltre, il sistema di turn-over nazionale si basa sulla necessità di disporre, da parte dell'Università, di un congruo numero di cosiddetti punti organico, in assenza dei quali non si può procedere con nessuna tipologia di reclutamento. Il sistema di turn-over combina entrambi gli elementi evidenziati (pensionamenti e fine rapporti e disponibilità di punti organico), e preclude all'Università la possibilità di procedere in modo autonomo ad assumere il personale necessario». Nel caso specifico, la risoluzione del contratto con la vincitrice del concorso di Fisiologia avvenuta nel 2012, equivale ad un pensionamento; «come tale, il posto resosi libero è entrato automaticamente nel sistema di turn-over e, di conseguenza, l'Università non potrebbe procedere all'espletamento delle nuove prove concorsuali e all'immediata assunzione del candidato che risulterebbe vincitore». Tuttavia, per ottemperare alla recente sentenza del Tar (peraltro ancora non notificata), l'Università ha rinnovato la commissione sulla scorta di quanto segnalato dal Ministero e sta provvedendo, comunque, all'espletamento delle prove concorsuali in questione. «Non esiste alcun tipo di ritardo da parte dell'Ateneo, in relazione alle procedure Cineca per la composizione delle commissioni giudicatrici. Per l'effettiva presa di servizio si dovrà in ogni caso attendere le disposizioni Ministeriali. Occorre evidenziare che l'Ateneo si è rigorosamente attenuto a precise norme di legge, nel pieno rispetto della legalità».
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
Gli infermieri: «Prego, chiamateci dottori»
Il sindacato Nursind chiede l’attestazione formale all’Asl e all’Aou: «Anche noi abbiamo titoli e laurea»
 
SASSARI «Signori si nasce, dottori si diventa». E gli infermieri che hanno conseguito il diploma di laurea, dottori lo sono a tutti gli effetti. Per questo motivo il sindacato Nursind chiede all’Asl e all’Aou di dare a Cesare quel che è di Cesare. «Chiamaterci dottori, e non più infermieri. Non solo un’attestazione formale, piuttosto un atto dovuto ai sensi di legge. D’altronde altri professionisti sanitari, tecnici e amministrativi sono già stati qualificati con lo status di dottore». E’ soprattutto un problema di immagine e considerazione: «Conquistata da anni la formazione universitaria e il relativo titolo di studio – dice il coordinatore territoriale del Nursind Sandro Nuvoli – l’infermiere si trascina come una zavorra vecchi stereotipi che lo vedono subalterno e confinato al ruolo di semplice esecutore». E prosegue: Se oggi rivendichiamo un’attenzione in più è perché la consideriamo una forma di rispetto per un faticoso e costoso percorso formativo fatto oltre che di esami da sostenere, anche di lunghe ore di tirocinio pratico. Un bagaglio non solo teorico che prepara i futuri professionisti alla gestione e organizzazione dell’assistenza al paziente». Dunque la proposta pratica è questa: «Eliminare questo anacronismo, adeguando badge, modulistica e intestazione di buste paga, non gratifica solo gli infermieri, ma tutela e favorisce l’utenza nel riconoscimento degli operatori responsabili dei trattamenti sanitari». Oltretutto questa serie di modifiche risulterebbe praticamente a costo zero . «La logica del “todos Caballeros” – conclude il rappresentante del Nursind – e dal punto di vista sindacale abbiamo sempre combattuto l’appiattimento retributivo e di mansioni, perseguendo la distinzione non sulla base di titoli, ma sulla base del merito e del disagio lavorativo».
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Sassari
Matrìca, via ai lavori per i nuovi impianti di alta tecnologia
I metalmeccanici di Impresarda stanno già realizzando le apparecchiature che saranno consegnate a giugno
di Gavino Masia
 
PORTOTORRES La professionalità dei lavoratori metalmeccanici di Porto Torres comincia a trovare un suo spazio occupazionale nella prima fase del progetto della chimica verde proposto dalla società “Matrìca”. La joint venture tra Eni e Novamont infatti, che candida il vecchio petrolchimico a diventare il polo verde più grande d’Europa, ha affidato due ordini alla società locale Impresarda per la costruzione di otto colonne: cinque per agitatori in acciaio inox, e tre colonne di installazione, la cui consegna è prevista per il prossimo giugno. Le apparecchiature verranno costruite all’interno degli stabilimenti Impresarda, dove lavorano una trentina di portotorresi altamente specializzati in questo settore. La stessa azienda è stata inserita pure nel subappalto Matrìca, assieme alla ditta Icom, per la costruzione delle carpenterie leggere e pesanti per circa 500 tonnellate. L’Impresarda, tra l’altro, è l’unica azienda locale inserita nel subappalto perché in possesso delle certificazioni richieste per la realizzazione di apparecchiature a pressione. Qualcosa finalmente si muove, dunque, all’interno di quella che nel passato era considerata una grande zona industriale: le prime conferme risalgono a metà dello scorso mese in occasione del verbale d’incontro, promosso dall’Associazione industriali nella propria sede, tra la ditta Icom e le organizzazioni sindacali territoriali dei metalmeccanici. In quell’occasione la Icom dichiarò di aver ricollocato pressoché tutti i lavoratori della Sicmi montaggi, interessati dalla cassa integrazione straordinaria, nonchè altri lavoratori provenienti dall’indotto territoriale. Una forza lavoro pari a 197 unità, insomma, di cui 92 sul cantiere di Versalis, 84 sul cantiere Matrìca, 15 sul cantiere E.On e 6 al deposito Agip. Un rispetto quasi totale degli accordi sottoscritti lo scorso 4 ottobre, in virtù delle nuove attività legate al progetto chimica verde, anche se rimangono ancora da ricollocare alcuni lavoratori con malattia professionale. Il cantiere della prima fase di Matrìca, impianti di monomeri e lubrificanti bio, è stato aperto il 9 luglio con la realizzazione delle fondamenta e dei terrapieni: poi l’avvvio delle attività metalmeccaniche con la costruzione delle strutture metalliche sulle quali poggiano le tubazioni, e dei primi 17 serbatoi destinati allo stoccaggio di materie prime e prodotti. Con l’avanzamento dei lavori, come si impegnò l’amministratore delegato di Polimeri Europa, devono essere incrementati anche i posti di lavoro.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Ed_Nuoro
Master scippato? A Sassari negano: «È tutto in regola»
L’università turritana: non c’è alcuna sovrapposizione con i programmi della scuola forestale regionale nuorese
 
NUORO «Corso scippato? Una falsità. Il master sugli incendi boschivi è stato attivato nell’ambito del Protocollo di intesa quinquennale, stipulato nel dicembre 2011 tra l’università di Sassari e la Regione. E il suo svolgimento, con un forte orientamento teorico-scientifico, organizzato dall’Università di Sassari nella sua piena autonomia, non delegittima in alcun modo la Direzione della Scuola forestale né questo è il suo intento». Parole di Sandro Dettori, direttore del dipartimento di scienze della natura e del territorio dell’università di Sassari. Che replica alle accuse di scippo fatte da Capelli e dai rappresentanti del’università nuorese per l’assegnazione al suo dipartimento di un master dedicato a materia oggetto di un corso nella sede gemmata di Nuoro. «L’iter amministrativo per l’attivazione – spiega – è durato circa un anno fino alla pubblicazione del bando nel sito dell’Università di Sassari e in quello della Regione Sardegna, nell’agosto 2012, e all’avvio delle attività formative il 22 novembre 2012, congiuntamente con altri tre master inclusi nella convenzione. Si legge con stupore del presunto scippo perpetrato da questo Master ai danni della Scuola forestale con sede a Nuoro. L’ambito di attuazione, le risorse finanziarie e l’indirizzo del Master sono molto diversi e non si sovrappongono con i programmi della Scuola forestale, diretta e gestita in piena autonomia dal Corpo forestale e di vigilanza ambientale e riservata ai soli membri del suddetto Corpo. Le attività didattiche dell’Università sono indirizzate verso tutti gli studenti e, nel caso dei Master di II livello, verso i laureati con laurea specialistica o quinquennale con l’obiettivo di offrire una formazione specialistica di elevato livello scientifico, attraverso una trattazione di tipo accademico a respiro internazionale. Sulla base delle indicazioni della Regione Sardegna, il Master è stato finanziato con l’obiettivo di formare giovani inoccupati per migliorarne le competenze e le capacità professionali in vista di possibili sbocchi professionali e selezioni pubbliche».

Questionario e social

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