Martedì 29 gennaio 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 gennaio 2013

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

 
L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 9 - Edizione CA)
L’errore strategico di Monti
IL PROBLEMA È POLITICO NON TECNICO
di Franco Epifanio Erdas*
 
È stato, pare, Cicerone a dire, in modo che meglio non si può, che il cittadino ha due patrie: la “patria di natura” e la “patria di diritto”. È del tutto normale che egli rimanga legato alla sua patria naturale, dove ha le sue radici; ma è solo la sua appartenenza alla “patria di diritto” che gli dà il titolo superiore per essere un vero cittadino. E, come cittadino, di godere di un diritto che rimarrà a lungo controverso e su cui ancora esistono equivoci: il diritto all’eguaglianza. Nell’uso giuridico, “tutti” significa “nessuno escluso”. Nella realtà, molti sono ancora gli esclusi o i destinati ad esserlo. Sorprende, allora, l’uso che il professor Mario Monti ha fatto della parola, quando nella conferenza di fine anno ha voluto rimarcare uno dei meriti della sua attività di governo: «Siamo riusciti a pareggiare il bilancio grazie al sacrificio di tutti». Sappiamo che il sacrificio non è stato di tutti, bensì solo di una parte, paradossalmente di quella più debole.
Che cosa si può rimproverare al prof. Monti e alla sua équipe? Forse di aver ignorato che esiste un diritto all’eguaglianza sancito dalla nostra Costituzione, e che il rispetto di questo principio è oggi tutelato da un altro diritto, ormai riconosciuto dai Trattati dell’Ue, il principio di non-discriminazione? Troppo banale. Monti e la sua équipe conoscono perfettamente sia il principio di eguaglianza sia il principio di non discriminazione, come dimostrano i frequenti richiami all’equità, oltre che al rigore, nella distribuzione dei sacrifici, e al dovere sociale, oltre che morale, di tenere in giusto conto gli interessi anche di quelli che la nostra Costituzione indica come “diversi” (per genere, condizione sociale, lingua, ecc.).
Più verosimilmente, si può rimproverare a Monti e al suo governo di aver ignorato che il rispetto di quei principi può avere effetti perversi e altrettanto discriminatori, quando servono ad avvalorare una concezione fissa, “a mosaico” della società, in cui “tutto torna”: in cui “poveri” e “ricchi” sono necessari, in quanto portatori di specificità diverse, ma funzionali ad uno stesso disegno precostituito di potere. Non si contravviene ai principi di equità distribuendo i sacrifici in base ai redditi, ma quando si dimentica che se la ricchezza è inegualmente distribuita, e i redditi non corrispondono al lavoro e ai bisogni di vita delle persone. I redditi, infatti, sono già ingiusti di per sé, e assumerli come criteri di giustizia distributiva significa assumersi una responsabilità ancora più grave: quella di fare i poveri ancora più poveri e i ricchi ancora più ricchi.
Al prof. Monti si può rimproverare qualcosa di più, proprio come uomo di scienza: di non aver colto la portata escatologica della “responsabilità sociale” (oggi invocata per ogni attività d’impresa) che si gioca tra ciò che è tecnicamente possibile e ciò che è giusto. Tecnicamente, come ha dimostrato qualche tempo fa Luca Ricolfi, è possibile appianare un bilancio prendendo “poco” dalle tasche di tutti piuttosto che “molto” dalle tasche di pochi (dei più ricchi). La soluzione tecnica è anche la più “giusta”?
Monti ha scelto questa strategia, forse la più vicina alla forma mentis dell’uomo di scienza. Ma è caduto nell’errore di trattare come puramente tecnico un problema che è fondamentalmente politico, e nell’essere stato - nelle sue funzioni di capo del governo - più tecnico di quanto già non lo fosse per investitura dall’alto. Con sincero disappunto di quanti avevano creduto in lui e sperato nel miracolo. Che però non è avvenuto.
*Università di Cagliari
 
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 15 - Edizione CA)
Iniziativa
CONSERVATORIO, OGGI SI CELEBRA IL GIORNO DELLA MEMORIA
 
Una cerimonia celebrativa del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati italiani nei campi nazisti. L’iniziativa, organizzata dalla Prefettura e dall’Ufficio Scolastico Regionale, si terrà oggi nel Conservatorio “Giovanni Pierluigi da Palestrina”, con inizio alle 11,30. Nel corso della manifestazione verranno consegnate le medaglie d’onore conferite dal presidente della Repubblica a cinque cittadini militari o civili, a suo tempo internati nei lager nazisti. Seguirà, a cura dell’orchestra e del coro del Conservatorio, un concerto di musiche di compositori ebrei.
Alla cerimonia, organizzata in collaborazione con il Conservatorio di Musica, la Fondazione di ricerca “Giuseppe Siotto”, il Dipartimento di storia, beni culturali e territorio dell’Università di Cagliari e il liceo Artistico “Foiso Fois”, saranno presenti anche il presidente della Regione Ugo Cappellacci, quello della Provincia Angela Quaquero e il sindaco Massimo Zedda.
 
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda / Salute (Pagina 33 - Edizione CA)
Viaggio al centro del cervello con Giovanni Biggio
I NEURONI SPARLANO DI TE
 
«I l cervello, una macchina straordinaria, meravigliosa. Con la Risonanza magnetica oggi possiamo vedere ciò che un tempo era fantascienza: il cervello non statico agglomerato di cellule ma qualcosa che si modifica, cambia nel tempo. Un organo dinamico, che si trasforma nella sua morfologia in funzione di quanto avviene intorno a noi: ciò che mangiamo, ma anche le interazioni coi sentimenti, gli abusi, i piaceri. Perché le sue cellule sono antenne paraboliche che captano segnali provenienti da altre cellule».
UNA CREATURA Il profeta del cervello, Giovanni Biggio, direttore del Dipartimento di Neuropsicofarmacologia all’università di Cagliari, ne parla come di una sua creatura, entità un tempo misteriosa e inaccessibile, che illustra con l’entusiasmo di un esploratore. Una sorta di macchina elettronica al centro del corpo umano, in cui neuroni, sinapsi e geni sembrano corrispondere ai chips di un computer. Spara immagini, qui c’è la Corteccia cerebrale, qui l’Ipocampo, ecco l’Amigdala, in un tripudio di puntini e striscette colorate, misteriose per tutti, non per lui, magistrale nel decodificarle per lo stupore di chi lo ascolta.
IL VIAGGIO Usa un linguaggio diretto il professore, adatto a una platea di giovani (e meno giovani) che affollano la sala dei Sette vizi della Mem di Cagliari. Ambiente informale per un viaggio nel pianeta cervello. Una cosina che non pesa neppure un chilo e mezzo, eppure follemente complessa, coi suoi 120 miliardi di cellule (i neuroni) collegati in rete fra loro (sinapsi) «che comunicano con un linguaggio di tipo chimico. Parlano lanciandosi l’uno con l’altro molecole portatrici di messaggi ben precisi». Un miracolo della natura di dimensioni planetarie: «Il biologo premio Nobel Gerald Edelman ha calcolato che fra neuroni e sinapsi si arriva a un milione di miliardi. E ha detto: Se guardate il cielo, difficilmente riuscirete a contare un milione di miliardi di stelle ».
BRAIN IMAGING Un universo plastico quello che sta dentro la testa. Perché le tecniche di Brain imaging (Risonanza magnetica, Pet) permettono di registrare, dal vivo le funzioni del cervello e di valutarne le variazioni quando è sottoposto a sollecitazioni: «È sensibile agli stimoli ambientali e agli stili di vita: ciò che mangiamo e beviamo, quanto dormiamo o vegliamo, i successi, gli insuccessi, i dispiaceri, l’assunzione di sostanze stupefacenti. Questi input influenzano il nostro patrimonio genetico: non la struttura, che non cambia, ma la funzione. Un gene può produrre una proteina importante per la memoria: se lavora bene non ci sono problemi, altrimenti tenderò a dimenticare». Un’eredità, i geni, che abbiamo ricevuto dai nostri antenati e trasmetteremo ai figli.
EPIGENETICA C’è una disciplina, l’Epigenetica, che studia come il cervello reagisce agli stili di vita, ma anche alle sollecitazioni dell’ambiente: «Così la tecnica delle immagini ci consente di fare diagnosi precoci in chi ha alterazioni genetiche, o soffre di schizofrenia, delirio, depressione e di registrare le reazioni ai farmaci». Nella sua plasticità, il cervello si comporta come un muscolo: per questo va sempre motivato a funzionare: «Se si isola un anziano, tenderà a decadere, perché i neuroni si atrofizzano». Da qui la necessità di allenare il cervello. Le immagini ci rivelano che certe parti, come l’Ipocampo, (area dei ricordi) tendono a essere più sviluppate in categorie di lavoratori che la sottopongono a maggiori sollecitazioni. Un cervello stimolato diventa più voluminoso, i neuroni trofici. Per contro, se l’Ipocampo si ammala, come nell’Altzheimer, non ricordiamo più. Si tratta di danni irreversibili.
NEUROGENESI Questo non significa che il cervello non si rigeneri. La proliferazione di cellule continua per tutta la vita: si chiama Neurogenesi: «Dipende molto dagli stili di vita: più siamo tristi e compressi, più rallenta». Il cervello produce ogni giorno da 10 a 15 mila neuroni: il 15% viene eliminato, il resto si sviluppa. Col tempo, si perdono quelle che devono garantire la memoria recente. Carente negli anziani, capaci però di ricordare un lontano passato.
Lucio Salis
 
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda / Salute (Pagina 33 - Edizione CA)
IL PROF INSEGNA AL BAR
Lezione magistrale con paste e cappuccino
 
Giovanni Biggio è direttore del Dipartimento di Neuropsicofarmacologia all’università di Cagliari. Il suo curriculum dice che è Ordinario dall’80, è stato pro Rettore, direttore del Dipartimento di Biologia sperimentale, socio fondatore della Società italiana di Neuroscienze, membro di Sardegna Ricerche, dell’European college di Neuropsycopharmacology, presidente della società italiana di Farmacologia, della Società italiana di Neuropsicofarmacologia e di un sacco di altri enti.
Negli anni ’70 ha fatto esperienze all’estero. Da allora fa ricerca a livello sperimentale “sul meccanismo di azione dei farmaci ansiolitici-sedativi-ipnotici sulla plasticità neuronale indotta dagli antidepressivi e antipsicotici attivi”. È autore di circa 400 pubblicazioni, il suo istituto è considerato un centro di eccellenza per la Neurobiologia della dipendenza; lui uno dei più autorevoli esperti nel meccanismo di azione degli psicofarmaci.
In pratica, per la Scienza è uno studioso del cervello e dintorni. Visto dall’esterno, è un cittadino che si spende per far capire ai giovani in quale abisso può precipitarli l’uso di droghe, alcol e mancanza di sonno. Uno stile di vita diffusissimo anche fra gli adolescenti. Per spiegarlo, il professore non si vergogna di scendere dalla cattedra e di partecipare a tutti i convegni ai quali viene invitato, nelle scuole e perfino nei bar. Come l’altro giorno, quando ha parlato nella sala Sette vizi, del caffè Mem, di Cagliari, su invito dello studente Marco Perra e della onlus Osidea di Paola Pinna, da anni impegnata in importanti iniziative nel sociale. Uditorio di giovani e pantere grigie: a fine serata si è dovuto imporre lo stop alle domande. (l.s.)
 
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 36 - Edizione CA)
All’università di Cagliari una serata dedicata a guerra e deportazione
RICORDARE LE COLPE DEL PASSATO, IL RAZZISMO BASE DEL FASCISMO
Gli storici Collotti e Atzeni: «Non si può minimizzare»
 
L’infelice battuta di Berlusconi sul fascismo proprio nel Giorno della Memoria ha innescato una valanga di reazioni politiche, la protesta delle comunità ebraiche e la pronta risposta degli storici. Anche a Cagliari dove ieri, nell’aula magna del Polo umanistico a Sa Duchessa, si è tenuto un importante convegno dal significativo titolo: “Italia 1943: guerra, deportazione, resistenza”. Il nome dell’ex premier non è mai stato pronunciato, ma la frase delle polemiche («a parte le leggi razziali, Mussolini fece anche cose buone») è stata presa come esempio e punto di partenza per una seria analisi storica.
Enzo Collotti, tra i massimi studiosi a livello internazionale del nazismo, del fascismo e della Shoah, riassumendo il grande tema degli italiani coinvolti nella deportazione ribadisce che «bisogna finirla con la favola che sia stata imposta dai tedeschi». L’antisemitismo e il razzismo sono due elementi fondanti dell’ideologia fascista: la discriminazione degli ebrei, sfociata poi con la persecuzione in Italia, ha radici profonde che nascono ben prima delle famigerate leggi razziali dell’ottobre 1938. «Il razzismo comincia sin dagli albori del fascismo con le discriminazioni dei popoli africani, frutti avvelenati della politica imperialista», dice l’anziano docente dell’università di Firenze.
A mettere il sigillo sull’infamia ci pensò il programma di Verona sancito dal governo della Repubblica di Salò nel novembre del 1943 che privava della cittadinanza italiana gli ebrei e li accomunava ai cittadini stranieri nemici. Grazie agli schedari fascisti fu possibile individuare tutti gli israeliti, i rastrellamenti e gli arresti furono effettuati in gran parte dai militi repubblichini e in Italia furono attivi quattro campi di concentramento a Cuneo, Fossoli, San Saba-Trieste e Bolzano: «Erano luoghi di raccolta, l’anticamera verso i campi di sterminio», sottolinea Collotti raccontando che il ministro degli Interni della Rsi Bufalini Guidi, responsabile di quei campi, al processo nel dopoguerra dirà che «aveva agito per sottrarre gli ebrei italiani ai tedeschi». Da persecutore a “Giusto d’Israele”. «La nostra storia - afferma Collotti - è fatta di molte ambiguità», dove si è rapidi a cambiare casacca dimenticando ciò che si era sino al giorno prima. «Per questo mi indigna quel signore che si è permesso di dire quelle cose su Mussolini».
Collotti spiega che il fenomeno della deportazione coinvolse oltre settemila ebrei, ma soprattutto - unico caso della Seconda guerra - circa 600 mila militari disarmati dai nazisti e inviati in Germania per il lavoro coatto. «Chi si ribellò, come a Cefalonia, fu barbaramente trucidato. I soldati italiani furono considerati ostaggi e non nemici tutelati dalle convenzioni». I civili furono almeno centomila tra prigionieri politici, sindacalisti, popolazione maschile rastrellata durante la ritirata dalla penisola. Interi paesi furono svuotati e gli uomini tradotti in Germania. «Il governo tedesco lo scorso dicembre ha chiuso negativamente la questione dei risarcimenti con motivazioni giuridiche e con il fatto di aver già dato al governo di Roma una grossa somma negli anni Sessanta. Ma il problema resta aperto».
Nell’aula magna affollata di studenti universitari e liceali, per un appuntamento ormai diventato annuale e presente il sindaco Zedda, intervengono Francesco Atzeni (direttore del Dipartimento di storia), Maria Luisa Plaisant (direttore dell’Issra) Donatella Picciau docente dell’Istituto tecnico Scano. «Il 1943 fu anno cruciale e tragico per l’Italia, ma la guerra segnò pesantemente la Sardegna e Cagliari con i bombardamenti che distrussero la città», dice Atzeni sottolineando l’importanza di questi incontri per una approfondita riflessione: «Non possiamo non ricordare le colpe del fascismo, né accettare frasi che minimizzino le responsabilità». Allo studioso Sandro Portelli il compito di concludere con il racconto della razzia del ghetto di Roma (il 16 ottobre 1943) attraverso la storia orale e le testimonianze dei perseguitati.
Carlo Figari
 
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 37 - Edizione CA)
Per la rassegna Endas
FILI E POESIA: “SA SCOMUNIGA” AL MASSIMO
 
Sarà anche un’occasione per rendere omaggio a Mario Medas, scomparso pochi giorni fa, l’appuntamento della rassegna dell’Endas “Fili e Poesia”, in programma oggi alle 17,30 nel Ridotto del Massimo di Cagliari. Protagonista assoluta della serata sarà “Sa scomuniga de predi Antiogu arrettori de Masuddas”, uno dei cavalli di battaglia del grande attore sardo, che si diceva infastidito dal macchiettismo troppo spesso legato a questo testo. “Sa scomuniga”, 678 versi, capolavoro della poesia satirica in sardo-campidanese dell’800 (fatta eccezione per i riferimenti in latino), è una lunghissima invettiva rivolta ai ladri che hanno rubato le poche capre di un prete di campagna, emblema del clero ma anche di tutti i poveri diavoli. Una scomunica ufficiale, e insieme una condanna dei peccati dell’intera comunità di Masullas. A parlare di questo celebre componimento anonimo in versi - scritto secondo il suo più grande studioso, Antonello Satta, probabilmente intorno alla metà del secolo, nel clima delle polemiche legate all’abilizione delle decime - saranno due studiosi e due attori. A Maurizio Virdis e Matteo Porru il compito di raccontare la genesi e il significato dell’opera, a Elio Turno Arthemalle e Rossella Faa la proposta di una lettura del tutto libera e inedita. Presenterà e coordinerà la serata Rosabianca Cadeddu Rombi, promotrice con l’Endas di tante lodevoli iniziative che hanno per filo rosso la poesia.
La prima edizione stampata di “Sa scomuniga” risale al 1879, grazie alla tipografia del Corriere di Sardegna. Apprezzato da Antonio Gramsci per il suo umorismo fresco e paesano, nel 1942 il poemetto fu raccolto e stampato da Max Leopold Wagner, che gli riconobbe una notevole vis comica, perché rispecchiava “la mentalità primitiva e la lingua piena di nasalizzazioni, di trasposizioni di suoni e di spropositi della gente campagnola”. L’ingresso al Minimax è libero fino a esaurimento posti. La rassegna nasce in collaborazione con il Teatro Stabile della Sardegna e il Cedac d’intesa con il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università. (mpm)
 
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda / Cronaca di Alghero (Pagina 24 - Edizione NU)
ARCHITETTURA, TAVOLA ROTONDA
 
Alghero
Domani dalle 9 sino alle 18.30 la comunità di Architettura dell’Università di Sassari con molti dei suoi interlocutori istituzionali terrà la sua terza giornata di riflessione dopo quelle dedicate alla ricerca e alla didattica. L’incontro è aperto al pubblico. Da segnalare la tavola rotonda coordinata da Giovanni Maciocco alle 16.30, in cui interverranno, tra gli altri, i sindaci Stefano Lubrano (Alghero), Marcello Diez (Olmedo) e Quirico Meloni (Villanova). (c. fi.)
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna / Carbonia (Pagina 25 - Edizione CA)
RETE CULTURALE PER ATTRARRE TURISTI
La città in un sistema guidato dal ministero dei beni culturali con Libano, Tunisia, Toscana e Campania
di Gianfranco Nurra
 
CARBONIA Creare una grande rete mediterranea di istituzioni di tutela e di formazione, che mira ad allargare la conoscenza, promuovere scambi, concretizzare operazioni di tutela e di recupero degli ambienti urbani e dei centri storici.
È questa la finalità di un importante progetto europeo, in cui è inserita Carbonia, al quale partecipa un “parterre” di tutto rilievo sotto il profilo culturale a livello mondiale. Coordinato dal Ministro beni culturali ha messo insieme Libano e Tunisia, i comuni di Siena, Firenze, le Sovrintendenze archeologiche sarde, quella di Caserta Avellino e Benevento, le Università di Cagliari e Sassari e le Regioni Campania e Sardegna.
La presenza di Carbonia è motivata dalla sua esperienza, e dai progetti ancora in corso, sull’attività di recupero del centro urbano;ma anche dalla presenza nel suo territorio di uno dei siti di maggior rilievo, nell’area mediterranea, della presenza fenicia e punica. Non si tratta ovviamente di un progetto il cui rilievo si limita ai problemi di immagine.
In ballo ci sono due milioni di euro, e una miriade di opportunità di intervento che vanno dalla realizzazione concreta di opere alla formazione, alla creazione di veri e propri “codici”.
Sono previsti tra l’altro la elaborazione della carta archeologica, e di una carta della qualità del territorio, e soprattutto un progetto organico di riqualificazione, recupero e restauro paesaggistico.
E ha in questo ambito un ruolo di rilievo Carbonia, a cui è stato attribuito di recente il premio del paesaggio, come riconoscimento della “positiva applicazione dei principi della Convenzione europea”.
«Il progetto rilancia ancora una volta Carbonia in ambito internazionale – ha spiegati il sindaco Giuseppe Casti – noi guardiamo con particolare attenzione alle prospettive non solo nell’ambito della formazione, ed della nascita di professionalità esperte nella tutela del territorio ma soprattutto all’inserimento stabile di Carbonia all’interno dei flussi,turistici e culturali, legati alla presenza dei siti fenicio punici. Riteniamo che in questo ambito possano essere posti alcuni importanti tasselli per programmare l’economia del futuro».
Adesso la rete potrà trovare occasioni di confronto e attivare i progetti per i quali sono già disponibili i soldi. Stare all’interno di un sistema con altre città e le università, garantisce più fondi e un sistema di relazioni tali da garantire l’arrivo di una parte dei fondi previsti per la rete.
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna / Ogliastra (Pagina 29 - Edizione CA)
PRIMA RIUNIONE PER IL PROGETTO QUIRRA
 
PERDASDEFOGU Il 6 dicembre 2012, nel Poligomno sperimentale interforze del salto di Quirra, si tenne un incontro fra una delegazione del ministero della Difesa e i sindaci dei Comuni che insistono nel territorio dello stesso Pisq. Fra gli altri punti venne illustrata e condivisa una linea d’azione per un Progetto Quirra. «Questo – si rimarcò – anche mediante l’utilizzo “duale” (militare e civile) delle aree demaniali del Poligono, in collaborazione con le autorità locali, che definisca interventi concreti che soddisfino e concilino le attività addestrative militari con una sempre maggiore tutela del territorio». Giovedì 17, in Regione, si è tenuta la prima riunione del comitato per la costituzione del distretto aerospaziale della Sardegna. Fra gli altri, erano presenti i vertici del Poligono di Perdasdefogu, i sindaci di Perdasdefogu e Villaputzu, le Università di Cagliari e Sassari, Sardegna ricerche, il Crs4, il direttore del Sardinia Radio Telescope e altri. «È stata espressa – si legge in una nota – piena condivisione sull’importanza strategica dell’iniziativa, sull’adozione del metodo che coinvolge i territori sulle imprese e tutti gli attori interessati. Particolare attenzione è stata dedicata agli aspetti legati alla riconversione del Poligono che, assieme al radiotelescopio, rappresenta un elemento unico a livello nazionale». (l.cu.)
 
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna / Sassari (Pagina 31 - Edizione CA)
Architettura
DIBATTITO SU STUDIO E LAVORO
 
SASSARI Domani dalle 9 sino alle 18.30 la comunità di AAA (Architettura ad Alghero) e dell’Università di Sassari terranno la terza giornata di riflessione dopo quelle dedicate alla ricerca e alla didattica. AAA ha sin dall’inizio lavorato a costruire un ambiente di ricerca e di apprendimento internazionale. «In questi dieci anni – spiegano – abbiamo annodato relazioni e accordi con qualche decina di Università e di centri di ricerca di tutto il mondo, abbiamo con loro attivato percorsi di studio, master, scuole estive, seminari, scambi di docenti e studenti, abbiamo fatto centinaia di conferenze, ospitato convegni internazionali, ricevuto docenti e professionisti (anche come visiting professor)». E allo stesso tempo «abbiamo lavorato, con attività di convenzione o a titolo gratuito, con decine di enti». L’incontro è aperto al pubblico, in programma la tavola rotonda coordinata da Giovanni Maciocco alle 16.30, in cui interverranno i sindaci Diez (Olmedo), Lubrano (Alghero) e Meloni (Villanova), l’assessore Marras di Sassari, il dirigente della Regione Cossu, De Rosa dell’Ordine degli Architetti, Piredda di Confindustria e il primario Urru.

Questionario e social

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