Martedì 29 ottobre 2013

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 ottobre 2013
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI

 
L’UNIONE SARDA

 
1 – L’UNIONE SARDA / Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. Sempre più difficile superare i test d’accesso, molti scelgono di espatriare
MEDICINA, FUGA IN ROMANIA
Ogni anno cinquanta giovani emigrano per studiare
Per tanti aspiranti medici i test d’ingresso rappresentano uno scoglio insormontabile. Così, ancor prima di correre il rischio di rimanere incagliati, in molti decidono di cambiare rotta e puntare il timone altrove. Oltre Adriatico, per l’esattezza, in Romania. Anche quest’anno, infatti, decine di studenti di tutta l’Isola hanno già completato l’iscrizione nelle facoltà della terra di Dracula. «Fonti ministeriali rumene fanno sapere che sono circa cinquanta gli studenti sardi che risultano già iscritti per l’anno accademico 2013/2014», spiega Francesco Vitale, dell’agenzia di consulenza “Studiare in Romania”.
Le richieste di informazioni, invece, sono molte di più, centinaia ogni anno. Anche i “cervelli” sardi, ormai, non aspettano più l’ingresso nel mondo del lavoro per darsi alla fuga. La escogitano fin dall’università. Perché studiare a Timisoara, Bucarest o Arad? «I test d’ingresso ci sono anche qui e le lauree non le regalano, semplicemente ci sono meno candidati e la vita costa meno», spiega Gaetano Vario, responsabile della “Tutor University”.
I COSTI DI ISCRIZIONE I costi di iscrizione variano: da 2.700 euro all’anno nelle università private a 5mila in quelle pubbliche. «Ogni anno dalla Sardegna arrivano in Romania un centinaio di ragazzi», continua Vario. «Inizialmente contattavano un’agenzia di servizi, ora, invece, sono gli stessi studenti a dare le informazioni ai loro amici, hanno creato delle vere e proprie subagenzie». Dare supporto alle matricole è diventato un business. Che promette bene, oltretutto, dal momento che in Italia da quest’anno è stata introdotta la graduatoria a livello nazionale e la competizione si è allargata.
«SI VIVE BENE» Inoltre, a detta degli studenti, in Romania si vive benissimo. A raccontarlo sono Chiara Puxeddu, 20 anni, e Nicola Marras, di 26, due ragazzi cagliaritani che si sono conosciuti all’università. «Frequento il secondo anno di medicina in lingua inglese all’università di Arad», racconta Chiara. «Ho deciso di studiare all’estero perché, ahimè, non sono riuscita a superare il test d’ingresso. Questa scelta mi ha fatto crescere e mi ha aperto gli occhi su un altro mondo. Mi trovo molto bene e non torno spesso in Sardegna, per Natale verranno i miei genitori».
Le tasse non sono basse ma la spesa è accettabile: «Pago 4mila euro all’anno», dice Chiara, «ma vitto e alloggio qui costano meno». Nicola Marras, ex studente di Scienze politiche, ha deciso di cambiare percorso. «Studio odontoiatria e non ho nessuna intenzione di chiedere il trasferimento a Cagliari. Studiare in un’altra lingua non è stato un problema, ho fatto un corso di due mesi a Cagliari prima di partire e poi uno di un mese in Romania».
NON SI TORNA INDIETRO Non sarà il caso di Chiara e Nicola ma per tanti studiare all’estero è diventato un escamotage per poter chiedere il trasferimento. «Nell’ateneo cagliaritano il fenomeno è limitato: l’anno scorso hanno chiesto il trasferimento da università rumene una decina di studenti», rispondono dalla facoltà di Medicina. «Ma le istanze sono state tutte respinte, perché, come stabilito dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato, lo studente non può evitare di sostenere il test d’accesso». Ottenuta la laurea, però, i neodottori possono esercitare in tutti i Paesi dell’Unione europea.
Veronica Nedrini
 
 
 
2 – L’UNIONE SARDA / Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
AMBIZIONI FRUSTRATE Molti candidati, pochi posti
Rispetto agli anni scorsi, la graduatoria di accesso alle facoltà di Medicina e Odontoiatria è nazionale.
I posti messi a disposizione per la sede di Cagliari sono stati 218 per entrambe le facoltà. Si sono iscritti in 1877 ed hanno partecipato in 1723. I cagliaritani risultati idonei in base alla graduatoria nazionale sono stati 156. Gli altri posti sono andati a studenti di altre regioni.
IL PIÙ VECCHIO HA 52 ANNI La classe migliore? Quella dell’85
Il concorrente più vecchio tra i partecipanti ai test d’ingresso alle facoltà di Medicina e Odontoiatria ha 52 anni. Non ha superato la prova. Quello idoneo più grande ne ha 40 anni. Il concorrente idoneo più giovane ha 18 anni. La classe più brava è quella del 1985 che con 12 partecipanti vanta 3 idonei, quella più numerosa, quella del 1994 con 724 presenti e 68 idonei.
L’INCOGNITA DEI PUNTI Punteggi minimi e massimi
Quest’anno il punteggio minimo per entrare in graduatoria è stato di 41,30. Per raggiungerlo erano possibili le seguenti combinazioni: 35 esatte e 25 sbagliate (risposta a tutti i quesiti) (pt 42,5); 30 esatte (la metà dei quesiti) e 21 in bianco (pt 41,4). Rispondendo ai soli quesiti di Cultura e Logica (30 esatte e 30 in bianco) lo studente entrava in graduatoria (pt 45).
CAGLIARI AL 25° POSTO In fondo alla graduatoria nazionale Cagliari mantiene il 25° posto del 2012.
Nella graduatoria nazionale ha piazzato 156 candidati su 218 ministeriali 72,56% ossia 62 in meno. Nel 2012 nell’ipotesi di graduatoria nazionale, Cagliari avrebbe piazzato 189 candidati su 218 (86,70%) - 29 in meno (nel 2011 erano 123 candidati su 197 (62,44%). Nella foto Luigi Demelia, coordinatore del corso di laurea di Medicina.
I “RIPETENTI” Molti ci riprovano da anni
Degli studenti presenti nel 2013, 65 hanno partecipato alla selezione anche nel 2009, di questi uno (0,64%) è risultato idoneo; 104 si erano già cimentati nel 2010 (5 idonei, il 3,21%); 235 ci provarono anche nel 2011 (16 idonei, il 10,26%); 669 c’erano anche nel 2012, di questi 75 ( 48,08%) sono finalmente riusciti a conquistare l’agognata iscrizione. Nella foto la prova del 2010.

 

3 – L’UNIONE SARDA / Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Le associazioni chiedono maggiore chiarezza sui voti ricevuti dai docenti dell’Ateneo cittadino
TRASPARENZA, GLI STUDENTI BOCCIANO I PROF
«I dati che emergono dai questionari di valutazione della didattica, vengono pubblicati in maniera aggregata, in questo modo i picchi negativi si mitigano». A chiedere maggiore trasparenza sui voti ricevuti dal personale docente sono gli studenti dell’ateneo cittadino. Proprio in questi giorni, infatti, come ogni anno, gli universitari vengono chiamati in causa, a giudicare i loro professori attraverso un questionario online. «Poter consultare le valutazioni ricevute dai singoli docenti è l’oggetto di una battaglia che stiamo portando avanti da anni », spiega Marco Meloni, rappresentante degli studenti della lista Unica 2.0. Gli ultimi dati disponibili, diffusi dall’Università, riguardano il secondo semestre dell’anno accademico 2011/2012, per tutti gli altri c’è da attendere perché l’anno accademico si conclude ad aprile dell’anno successivo, in questo caso. «Gli uffici stanno elaborando i dati relativi all’ultimo anno, ma dai numeri emerge un trend di crescita che rappresenta il giudizio positivo degli studenti sull’attività didattica», comunica Giovanni Melis, Rettore dell’ateneo cagliaritano. «È per noi comunque uno stimolo per migliorare, pur nella consapevolezza dell’attuale situazione di crisi generale».
L’ultimo grafico disponibile, infatti, mostra come dal primo semestre dell’anno accademico 2009/2010, al secondo semestre dell’anno accademico 2011/2012 gli studenti siano sempre più soddisfatti: da una percentuale di gradimento del 70,77% di 4 anni fa, si è passati a una percentuale del 75,78%. «Il grafico non entra nel merito del giudizio dato al singolo professore», controbattono però gli studenti. «Alcuni docenti pubblicano sul loro sito web l’esito delle valutazioni, altri invece non lo fanno», sottolinea ancora il rappresentante degli studenti. «Quello che noi chiediamo e lo faremo anche durante il prossimo Consiglio di corso, è che vengano resi pubblici».
I dati raccolti dal Nucleo di valutazione dell’ateneo mostrano interessanti punti di forza e criticità delle facoltà. Per esempio, per quanto riguarda il carico di studio e l’organizzazione del corso, i più insoddisfatti sono gli studenti di Economia, i più soddisfatti, invece, quelli di Lettere. «Il personale docente è effettivamente reperibile per chiarimenti?», recita una domanda del questionario. Gli studenti di Architettura rispetto ai loro colleghi di altre facoltà sono i meno soddisfatti. «Il docente stimola l’interesse verso la disciplina?», chiede ancora il questionario. In questo caso sono gli studenti di ingegneria a dare il voto più basso ai loro docenti. Di quali docenti si tratti non è dato saperlo.
«Sarebbe auspicabile che chi di dovere si rendesse disponibile a rendere fruibili i dati dei questionari di valutazione, nelle forme che ritiene opportune, che siano positivi o negativi, in un’ottica costruttiva e di miglioramento dell’offerta», commenta Matteo Atzori, rappresentante degli studenti nel Nucleo di valutazione d’ateneo. (ve. ne.)
 
 

4 –  L’UNIONE SARDA / Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Cagliari (Pagina 16 - Edizione CA)
Scelti 3 progetti per la seconda fase del programma di Sardegna Ricerche
ARRIVANO I SOLDI PER LE START UP INNOVATIVE
Sono tre gli spin off dei ricercatori dell’Università di Cagliari ammessi alla seconda fase del programma di Sardegna Ricerche, finalizzato all’avvio di startup innovative attraverso formazione, attività di accompagnamento e finanziamenti. Le società premiate, GreenShare, Everywhere Race! e Tecnologicamente, rientrano in una graduatoria di 18 progetti.
Nel merito, la piattaforma per il car pooling GreenShare riceverà un contributo di centomila euro. Il team è composto da Luigi Atzori (ricercatore, dipartimento Ingegneria elettrica ed elettronica), Virginia Pilloni (dottore di ricerca in Ingegneria elettronica e informatica), Giuseppe Colistra e Michele Nitti (corso di dottorato di ricerca in Ingegneria elettronica e informatica).
Novantacinquemila euro andranno a Everywhere Race!, applicazione che consente di unirsi a competizioni virtuali di running. Il progetto è sviluppato da Fabrizio Mulas (ricercatore del dipartimento di Matematica e informatica). Infine, Tecnologicamente: spin off di Unica che ha presentato AquaPower, dispositivo per monitorare le prestazioni atletiche in piscina ideato dal team della facoltà di Ingegneria composto da Bruno Leban (ricercatore), Andrea Medda (post doc), Maurizio Paderi (dottore di ricerca), Massimiliano Pau (ricercatore), Michele Vascellari (post doc) e Stefano Sollai (ingegnere progettista). Per sviluppare AquaPower il team riceverà circa 46mila euro. Nel ventaglio delle idee ammesse c’è anche Aeolus (AEOLian roof for Urban areaS), un tetto eolico per lo sfruttamento dell’energia del vento, ideato al dipartimento di Ingegneria elettrica ed elettronica.


 
5 – L’UNIONE SARDA / Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
ISTRUZIONE. Gli esiti di uno studio condotto da un gruppo di ricercatori universitari
PRESIDE BRAVO? RAGAZZI PIÙ PREPARATI
Quando alla guida di un istituto scolastico c’è un dirigente con capacità manageriali superiori alla media gli studenti sono più preparati. A proporre la “cura” per una pronta guarigione della scuola italiana è uno studio condotto da un gruppo di docenti dell’università. Secondo i risultati della ricerca realizzata da Adriana Di Liberto, Marco Sideri e Giovanni Sulis (dell’università di Cagliari e Crenos) e da Fabiano Schivardi (Luiss, Eief e Cepr), l’utilizzo di buone pratiche manageriali nel mondo della scuola influenza positivamente i risultati degli studenti.
L’IMPORTANZA DEI MANAGER «Le stime ottenute indicano che un aumento unitario dell’indice di qualità manageriale dei dirigenti scolastici italiani (che corrisponde alla differenza tra la qualità manageriale calcolata per i nostri dirigenti e quelli del Regno Unito) aumenta il punteggio medio degli studenti nei test Invalsi di matematica di circa il 4,6 per cento», spiegano i ricercatori. Al risultato si è arrivati con metodologie statistiche, incrociando gli esiti dei questionari ai quali hanno risposto 350 dirigenti scolastici di tutta Italia con le prove Invalsi di 40mila studenti del secondo anno delle scuole superiori.
«LE QUALITÀ PRATICHE» «Non è stata testata la capacità intrinseca del preside ma la qualità delle pratiche manageriali utilizzate», sottolinea la professoressa Adriana Di Liberto. Tra le tante domande, due in particolare sono state maggiormente responsabili dell’abbassamento della media conseguita dai presidi italiani. «Se lei si accorge che un docente non svolge in modo appropriato il suo lavoro come lo punisce? Se si accorge che è molto bravo come lo premia?». A queste domande, continua la Di Liberto, «la maggior parte dei dirigenti scolastici ha risposto: Io vorrei ma non ho gli strumenti né per punire né per premiare, la legge non lo consente». Pur avendo il “polso” da manager, in molti, quindi, lo hanno legato.
I SISTEMI EDUCATIVI Secondo quanto emerso dall’indagine «colmare il divario di competenza manageriale e qualità organizzativa rispetto ai sistemi educativi di altri paesi avanzati potrebbe essere una delle leve a disposizione della politica scolastica per colmare il divario negli apprendimenti degli studenti italiani rispetto a quelli medi dei loro pari esteri». Il sistema di valutazione delle abilità manageriali e della qualità dell’organizzazione, già sperimentato in altri settori, con questo studio è stato esteso anche alla scuola grazie al contributo della legge regionale 7 sulla ricerca e della Fondazione Agnelli. (ve. ne.)
Cronaca di Cagliari (Pagina 17 - Edizione CA)
INVALSI. I risultati dei test: nel complesso gli studenti sardi se la cavano
Quindicenni asini in matematica Le femmine più brave in italiano
Gli studenti sardi non sono “asini”, scolasticamente parlando. Nonostante un alto tasso di abbandono e dispersione (25,5 per cento) e un disagio sociale che influisce negativamente anche tra i banchi, rientrano nelle medie nazionali. Certo, non arrivano alle vette del Nord, ma quasi sempre superano il Sud nel suo complesso. Abbiamo le prove. A onor del vero, però, più crescono e più restano indietro rispetto ai compagni di Lombardia e Piemonte, ad esempio, e stanno in fondo con calabresi e siciliani. In matematica, quelli di seconda superiore, sono in assoluto i peggiori della Penisola. I maschi sono più bravi in matematica, le femmine in italiano.
Leggere un dato brano: si tratta di un articolo di giornale, di un racconto fantastico, di un pezzo di autobiografia o di un romanzo? Un cuoco prepara un piatto di tagliatelle per pranzo. La ricetta prevede 2,50 etti per 4 persone. Quante tagliatelle deve usare il cuoco per 34 persone? Le domande (queste sono per i quindicenni) sono sia a risposta chiusa che aperta. L’obiettivo è quello di verificare il grado di apprendimento e le conoscenze degli studenti e di dare un contributo al sistema di autovalutazione degli insegnanti. Sono i test Invalsi, e si svolgono in tutti gli istituti italiani, nelle classi seconda e quinta elementare, prima e terza media, terza superiore. Un esercito di bambini e di adolescenti (a Cagliari ci sono 42 scuole elementari, 17 secondarie di primo grado e 24 di secondo grado) chiamato a rispondere ad una serie di interrogativi. I risultati sono arrivati da poco, non c’è da piangere, ma ci potrebbero essere ampi margini di miglioramento.
«So che è strano, ma noi non abbiamo accesso ai dati delle singole scuole e classi, ogni istituto ha i propri e li utilizza discrezionalmente», spiega il professor Stefano Meloni, dell’Ufficio scolastico regionale. «Purtroppo molti insegnanti vedono i test Invalsi come un’azione che mette in discussione la loro preparazione e capacità di insegnamento, ci sono ancora forti resistenze, molti si rifiutano di farli, in città il 10 per cento delle Superiori non li svolge».
Per contro, altri ne fanno invece tesoro. «Proprio in questi giorni abbiamo una commissione di professori che stanno studiando gli esiti», sottolinea il dirigente del liceo classico e scientifico Euclide, Giovanni Mameli. «Per noi sono fondamentali per “curvare” gli interventi, per allinearci all’Europa, per fare una programmazione indirizzata al miglioramento continuo. Li pubblichiamo, e possiamo dire che i nostri ragazzi sono in linea con la media del Paese».
Le seconde elementari, sia in italiano che in matematica, sono sopra la media nazionale e molto oltre quella del Sud. Le quinte invece sono sotto il Nord Ovest (l’area migliore) ma sopra il Mezzogiorno. Alle medie, le prime sono un bel po’ sotto, le terze vanno leggermente meglio. Le superiori sono indietro.
Cristina Cossu
 
 
 
6 – L’UNIONE SARDA / Provincia di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Completato il trasferimento da Poggio, a fine novembre l’inaugurazione
L’OCCHIO CHE SPIA GLI ASTRI
L’Osservatorio astronomico rinasce a Selargius
SELARGIUS Nell’ex polveriera di Cuccuru Angius, a ridosso della statale 387, c’è un gran fermento. I camion vanno e vengono per trasferire definitivamente le attrezzature e le sofisticate apparecchiature dell’Osservatorio astronomico di Poggio dei Pini. Il trasloco è ormai concluso. È già stato portato il telescopio, la cupola è quasi pronta e i tecnici hanno già preso posto nel nuovo centro. I prossimi giorni saranno dedicati all’installazione delle apparecchiature e a fine novembre si darà il via all’attività scientifica.
GLI STUDIOSI L’Osservatorio avrà sede fissa nel Campus della scienza, della tecnica e dell’ambiente, che, a intervento definitivamente concluso, avrà il più grande Planetario della Sardegna. Il centro è destinato a diventare un polo di eccellenza non solo nel campo delle ricerche tecnologiche ma anche nello studio dell’universo. «La parte grossa del trasloco ha avuto luogo», spiega il direttore, Andrea Passenti, «abbiamo già portato la biblioteca e i materiali. Entro il 5 novembre arriveranno le apparecchiature dell’officina e quelle elettroniche, che andranno a comporre l’attività. Il telescopio è già qui in attesa di installazione. Contiamo di essere operativi dalla fine del mese prossimo». Nella zona che un tempo ospitava le casermette è già stata sistemata anche la grande cupola digitale , in grado di riprodurre la visione del telescopio e che permetterà di vedere in modo più veloce e dettagliato gli astri: resta da installare l’elevatore di accesso ma anche in questo caso tutto dovrebbe essere pronto i primi di novembre.
I VANTAGGI Per i tecnici dell’Osservatorio, il trasloco a Selargius porterà innegabili vantaggi. «Oltre al fatto che gli uffici per gli astronomi saranno più ampi», sostiene Passenti, «avremo una disponibilità maggiore di spazi per alloggiare le macchine di ultima generazione per sviluppare la ricerca astronomica. Queste stesse aree potranno essere utilizzate per gli stage degli studenti degli istituti tecnici». Inoltre, dice ancora il direttore: «A Poggi non c’era lo spazio per portare avanti l’attività divulgativa. Qui invece ci saranno un museo astronomico e spazi per attività multimediali. E poi la cupola digitale, la biblioteca scientifica che sarà accessibile qualche ora al giorno. Più avanti poi ci sarà il planetario».
I FONDI Per realizzare il Campus ci sono voluti undici milioni di euro. L’opera è finanziata per la gran parte con fondi europei, poi con fondi regionali e comunali. Ad ottenere i finanziamenti nel 2003 era stata la giunta Sau, in seguito il sindaco Gian Franco Cappai , aveva sbloccato il progetto e dato il via all’intervento. Al posto delle casermette nell’ex polveriera, troveranno quindi spazio, laboratori ultratecnologici dove eseguire sperimentazioni e il museo dell’astronomia. Il Comune inoltre ha già ottenuto un finanziamento di circa sette milioni di euro, per il secondo corpo dove troveranno spazio aule didattiche, laboratori e un piccolo anfiteatro incavato tra le rocce.
Giorgia Daga

Selargius
UN GIOIELLO DIFFICILE DA RAGGIUNGERE
Arrivare all’Osservatorio astronomico, nell’ex polveriera, oggi non è affatto facile. La viabilità nella zona è in attesa di essere completamente rivista per consentire ai visitatori e alle scolaresche che dovranno seguire gli stage, di raggiungere la collina di Cuccuru Angius. Le modifiche al traffico sono già previste nel progetto e nel finanziamento regionale di sei milioni di euro. All’intersezione tra la strada statale 387 e la strada comunale Selargius-Sestu che conduce all’Osservatorio, dovrebbe essere realizzata una rotatoria che smisterà quattro flussi di traffico diretti verso Selargius, Monserrato, Dolianova e la strada comunale Selargius-Settimo. I tempi non saranno brevi, per questo nell’attesa, per consentire un facile accesso, il Comune ha chiesto all’Anas di sistemare allo svincolo tra la 387 e la strada comunale, un impianto semaforico. In questo modo ci si potrà immettere più facilmente verso l’ex polveriera, senza correre rischi. (g. da.)
 
 

7 – L’UNIONE SARDA / Provincia Ogliastra (Pagina 37 - Edizione CA)
LANUSEI. L’organismo si candida a un nuovo ruolo a carattere regionale
TERRE CIVICHE DA STUDIARE
L’Osservatorio provinciale: sette anni di ricerche
LANUSEI L’Osservatorio ogliastrino sulle terre collettive non solo sopravviverà alla cancellazione della Provincia ma si candida a diventare organismo permanente in ambito regionale.
Una candidatura che presenta due punti di forza. Innanzitutto i numeri: il 41 per cento del territorio ogliastrino è gravato da usi civici, contro il 15 per cento del resto della Sardegna.
In secondo luogo, i risultati offerti dal progetto pilota “Le Terre Civiche. Opportunità di crescita e sviluppo per l’Ogliastra” che ha già messo a frutto sette anni di lavoro, finanziato dall’Ue e portato avanti dai comuni ogliastrini con Sardegna Ricerche e le Università di Cagliari, Firenze e Trento. Gli esiti della seconda fase del progetto sono stati illustrati nel corso di un convegno a Lanusei. Al microfono si sono alternati i consulenti incaricati dalla Provincia, i docenti dell’Università di Cagliari Michelina Masia e Carlo Pilia, Giorgio Pizziolo dell’Università di Firenze, Camillo Gaspardin di Argea Sardegna, Marco Melis della Direzione urbanistica regionale e Gianni Carrus presidente dell’Ordine degli avvocati di Lanusei, l’unico organismo di rilievo istituzionale sopravvissuto alla cancellazione della Provincia.
I sindaci hanno rappresentato le difficoltà incontrate nella progettazione dello sviluppo sulle terre civiche, insieme alla necessità di poter contare su regole omogenee, oltre che su una progettazione intercomunale, come nel caso della sentieristica. Per non parlare delle vertenze civili “da manuale” come il caso della cooperativa viticola di Quirra o quello sulla titolarità dei terreni nella zona di Porto Santoru.
Nino Melis
 
 
 
8 – L’UNIONE SARDA / Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Si chiama Giam ed è organizzato da Ancitel Sardegna
Un seminario per formare i futuri sindaci e consiglieri
È ai nastri di partenza “Giam”, un progetto regionale rivolto ai giovani amministratori degli enti locali dell’Isola. Si tratta di un primo ciclo di giornate di studio, organizzate da Ancitel Sardegna e da Anci Giovani, finalizzate a sviluppare e arricchire le conoscenze e le capacità di governo degli amministratori locali e contribuire così alla crescita di una nuova classe dirigente in Sardegna.
Dal 5 dicembre al 30 gennaio 2014 verranno affrontate in aula, con docenti esperti, le principali problematiche connesse al sistema delle autonomie locali: dal ruolo, lo status e i doveri del consigliere comunale, dell’assessore e del sindaco alle responsabilità nella gestione del territorio; dalle funzioni degli organi di governo locale al futuro delle funzioni associate; e poi come leggere e capire il bilancio comunale, i problemi aperti con il patto di stabilità e la complessità generale della finanza locale; la nuova programmazione europea e le modalità e le procedure di accesso ai relativi fondi attraverso la partecipazioni ai bandi. Una giornata verrà infine dedicata ai temi della comunicazione politica nell’era digitale e la comunicazione istituzionale.
Il percorso sarà articolato in 6 giornate, ognuna composta da un modulo di 7 ore, per un totale complessivo di 42 ore di formazione. Tra i docenti, i professori universitari Andrea Deffenu, Giovanni Coinu, Antioco Floris e Riccardo De Lisa, il consigliere del Cnel Giorgio Macciotta e diversi consulenti ed esperti di settore. La scadenza per le iscrizioni è fissata per il 28 novembre (www.ancitel.sardegna.it).



9 – L’UNIONE SARDA / Cultura (Pagina 41 - Edizione CA)
L’Academia de su sardu boccia la Lsc e ripropone il dualismo logudorese e campidanese
UNA LINGUA, DUE STANDARD. A SCUOLA
La lingua sarda comune ha fallito. Conclusione troppo dura? L’Ufficio della lingua dimostri il contrario: cioè che i soldi impiegati per creare e sostenere un unico standard ufficiale di sardo sono stati ben spesi. Sintesi, un po’ brutale, di una conferenza stampa tenutasi ieri a Cagliari, in un chiosco di Buoncammino. L’ha convocata l’Academia de su sardu onlus, con base a Capoterra, presieduta da Oreste Pili, una vita spesa per le battaglie identitarie. Obiettivo, illustrare una contro-proposta rivolta alle massime autorità regionali: la lingua sarda è una, ma le macrovarianti logudorese e campidanese sono troppo distanti per essere riconciliate, foss’anche solo nei documenti scritti dei burocrati. Meglio accettare la realtà e avere due standard. Da insegnare al più presto - come materia curricolare e non volontaria - dalla scuola materna all’università.
Oreste Pili, non si è presentato. E neanche Eduardo Blasco Ferrer o Massimo Pittau, gli accademici della linguistica storica che sono i numi tutelari della cosiddetta doppia norma. Alla conferenza stampa ci sono invece quelli che con la lingua sarda lavorano sul campo. Perché la parlano, la studiano, la trasmettono. Disoccupati, come Giovanni Spano di Villacidro, o medici come Oliviero Nioi, che parla il sardo del suo paese natale, Olzai, e quello del Campidano. E, come tutti i presenti, sostiene che le due varianti sono irriducibili a unità. Non perché (come vogliono i pregiudizi degli italofoni a oltranza) un logudorese e un campidanese non si capiscano. Ma perché ognuna delle macrovarianti è la reale lingua madre di uomini e donne che hanno diritto di parlare (e di imparare a scrivere) quella e non «un esperanto costruito a tavolino».
Il nemico è la Lingua sarda comune, lo standard di scrittura adottato in via sperimentale dalla Regione nel 2006. Anche la Lsc ha i suoi numi tutelari nelle università. Isolani all’estero: Michele Contini da Grenoble e Roberto Bolognesi da Amsterdam e da Groninga. Per loro la lingua sarda è una sola, le varianti minime, enfatizzate da dottrine superate. Per i membri de S’Accademia, la linguistica computazionale di Bolognesi e altri è fumo. Che ha prodotto un idioma «a tavolino». Da contrastare per ragioni formali («Una delibera di Giunta non può impegnare tutti i sardi») e per ragioni pragmatiche. «Nella Lsc non si riconosce nessuno», dice Carmen Campus, che ha alle spalle decenni di sperimentazione col campidanese nelle scuole medie di Cagliari e hinterland. «Ma il lavoro in classe di tanti docenti e dirigenti non è stato neanche considerato», lamenta. «Con la Lsc perdiamo il vero senso delle parole. La lingua comune non corrisponde al linguaggio della gente», afferma Vittorio Pinna. Tra studi etimologici e conferenze nelle scuole, Pinna sta elaborando la norma del logudorese. Ovvero la versione per il nord Sardegna delle “Arregulas po ortografia, fonetica, morfologìa e fueddariu de Sa Norma campidanesa de sa Lingua Sarda”, approvate nel 2010 dalla Provincia di Cagliari e, nel giugno scorso, dal Comune di Capoterra. Una battaglia che ora l’Academia de su sardu vuole portare in Consiglio regionale.
Daniela Pinna
 


10 – L’UNIONE SARDA / Salute (Pagina 47 - Edizione CA)
L’ESPERTO. Atzori, Oncologia Medica di Cagliari
Tumori al rene: i tre farmaci per le nuove cure
Il tumore al rene, con circa 8200 casi in Italia, è un cancro raro. Ma da qualche anno, più o meno dal 2006, fortunatamente non è più orfano di cure. Se prima c’erano davvero poche armi per affrontarlo e dopo l’asportazione dell’ organo malato si procedeva a trattamenti come la chemioterapia o la terapia immunitaria, peraltro dall’efficacia davvero limitata, oggi non è più così.
Grazie ai nuovi farmaci è possibile offrire a chi soffre opportunità di cura importanti, anche e soprattutto nei casi in cui la malattia è già in fase avanzata, eventualità che si verifica purtroppo spesso. Il tumore al rene è particolarmente infido e a volte non dà quasi segni della sua presenza oppure i segnali che invia, come ad esempio la presenza di sangue nelle urine o un mal di schiena inspiegabile, giungono quando la lesione è già avanzata oppure magari vengono sottovalutati dalla persone che ne soffre. A volte, addirittura questa forma tumorale viene scoperta per caso durante un’ecografia effettuata per altri motivi. Sta di fatto che purtroppo oggi in Italia addirittura il 30% dei circa 8200 pazienti a cui ogni anno viene diagnosticata questa neoplasia presenta già metastasi al momento della diagnosi, un ulteriore 40% è destinato a presentare metastasi della malattia nei successivi due anni. Secondo le ricerche, il 70% dei malati ha localizzazioni secondarie ad un solo organo, in genere il polmone (40%) o le ossa (22%).
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA
 
 
11 – LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 9 - Sardegna
UNIVERSITÀ DI CAGLIARI 
Scoperta la dinamica dell’alcolismo 
Il risultato raggiunto dal gruppo di ricercatori del professor Acquas 
CAGLIARI Sono stati individuati per la prima volta i meccanismi biologici che controllano la dipendenza dall’alcol: il risultato si deve a una ricerca italiana del gruppo dell’università di Cagliari guidato da Elio Acquas ed è stato pubblicato sulla rivista Addiction Biology. Secondo gli autori la scoperta può aprire la strada allo studio di nuove terapie per combattere la dipendenza dall’alcol. Lo studio, condotto sui topi, ha svelato il meccanismo a due passaggi secondo cui l’alcol etanolo stimola le cellule nervose in una regione del cervello chiamata area ventrale del tegmento (Vta). Queste cellule producono un neurotrasmettitore, ossia una sostanza che permette alle cellule di comunicare tra loro, chiamato dopamina e sono implicate nel controllo di funzioni come la motivazione e l’affettività, le cui alterazioni sono alla base di disturbi psichiatrici, quali depressione, schizofrenia, e tossicodipendenza (quindi anche alcolismo). È stato scoperto che quando l’alcol raggiunge queste cellule viene dapprima trasformato in un’altra molecola, l’acetaldeide, che poi reagisce con la dopamina rilasciata dalle stesse cellule nervose, e genera il salsolinolo che eccita le cellule di questa area del cervello ponendo le basi per il potenziale sviluppo di dipendenza. Lo studio, supportato in parte dalla Regione Autonoma della Sardegna, dimostra anche che quando si impedisce la formazione del salsolinolo, l’etanolo non può eccitare le cellule nervose del piacere e quindi non può esercitare il suo potenziale d’abuso. Il lavoro, secondo Acquas, potrebbe avere ricadute immediate perché intervenendo su uno dei due passaggi che precedono la formazione del salsolinolo, si può impedire che l’etanolo eserciti i suoi effetti alla base dell’insorgenza dell’alcolismo. «Si potrebbe – osserva lo scienziato - inibire l’enzima coinvolto nella conversione dell’etanolo in acetaldeide oppure eliminare l’acetaldeide somministrando sostanze più reattive della dopamina e inducendo la molecola a generare sostanze biologicamente inattive».
 
 

12 – LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 17 - Cultura-Spettacoli
L’intervento 
LE UNIVERSITÀ SARDE A UN BIVIO: FUSIONE O FEDERAZIONE?
di EUSEBIO TOLU 
“Sassari e l’intera area del centro nord non possono vedere cancellati 450 anni di storia e di cultura”
“Serve subito una svolta Non lasciamo che i nostri giovani migrino verso altre sedi soltanto perché offrono maggiori servizi”
Le Università della Sardegna sono in bilico. Fusione o federazione, questo è il dilemma. La discussione peraltro è solo agli inizi. Qualcuno ritiene che la soluzione debba essere ricercata nel contesto di un nuovo riassetto istituzionale dell’intero territorio della Sardegna. Praticamente una riforma istituzionale della regione, con le province, le aree metropolitane, le associazioni dei comuni. Un disegno di competenza della politica, che non coincide con quello dell’Università. L’Università deve semplicemente fare il suo dovere, in armonia con i compiti istituzionali affidatigli, di formazione, di ricerca e di trasferimento tecnologico. Per questi compiti l’Università non può non rivendicare il sacrosanto diritto di riaffermare il suo essere "luogo privilegiato del sapere", dove la conoscenza trova quella libera espressione di creatività, capace di dare il giusto impulso e la giusta accelerazione ad un corretto programma di sviluppo economico e sociale del territorio. In questo contesto, la vita di migliaia di giovani, dei nostri giovani, appunto "in formazione", si muove strettamente in simbiosi con la vita delle Università, e per molti versi quindi ne dipende. Proprio così, sarebbe sufficiente questa osservazione perché l’Università debba essere considerata come il riferimento culturale delle politiche del prossimo futuro. Non vi è dubbio che l’Università debba ripensare a se stessa e assumersi l’onere di fare proprie le critiche che riceve, che debba guardarsi allo specchio e meditare il perché la sua immagine agli occhi della gente non sia più quella di un tempo. Ma noi quella Università, con i suoi 450 anni di storia e di lustro che non vogliamo in alcun modo siano cancellati, la vorremmo, al contrario, competitiva ed efficiente, pulita e trasparente, accessibile e di qualità. Discutere dell’Università come patrimonio dei cittadini sassaresi e dell’intera area del centro-nord Sardegna diventa allora semplicemente superfluo, ma è necessario adeguare il ruolo svolto dall’Universitàad una possibile ricaduta sullo sviluppo del territorio, e d’altro canto lo stesso territorio deve essere attrezzato per migliorare il livello dell’offerta organizzativa e strutturale. La realizzazione di questo progetto non può però prescindere da un lavoro coordinato, che veda l’Università impegnata con le istituzioni del territorio, i centri di ricerca, le imprese e i sindacati, il sistema creditizio. In questa prospettiva i diversi soggetti dovrebbero agire di concerto nell’ambito di un nuovo patto sociale, che si propone di potenziare da un lato la crescita dell’economia e dall’altro il rilancio dell’Università di Sassari, visti come mezzo per tenere insieme le ragioni della competitività e della coesione sociale. Bisogna solo crederci e ciascuno si assuma le proprie responsabilità. Coraggio, è necessaria la svolta. Non facciamo che i nostri giovani migrino verso altre sedi soltanto perché offrono più servizi, non facciamo che ancora una volta suoni questo campanello d’allarme.

 

13 – LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 19 - Ed. Naz.le
Tre spin-off finanziati da Sardegna Ricerche
CAGLIARI Sono tre gli spin off dei ricercatori dell’Università ammessi alla seconda fase del programma di Sardegna Ricerche, finalizzato all’avvio di startup innovative attraverso formazione, attività di accompagnamento e finanziamenti. Le società premiate, GreenShare, Everywhere Race! e Tecnologicamente, rientrano in una graduatoria di 18 progetti. La piattaforma per il car pooling (condivisione dell’auto da parte di più utenti che hanno le stesse esigenze di mobilità) GreenShare riceverà un contributo di centomila euro. Novantacinquemila euro andranno a Everywhere Race!, applicazione che consente di unirsi a competizioni virtuali di running. Infine, Tecnologicamente: spin off di Unica che ha presentato AquaPower, dispositivo per monitorare le prestazioni atletiche in piscina ideato dal team della facoltà di Ingegneria. Per sviluppare AquaPower il team riceverà circa quarantaseimila euro. Nel ventaglio delle idee ammesse c’è anche Aeolus un «tetto eolico» per lo sfruttamento dell’energia del vento.

 

14 – LA NUOVA SARDEGNA / Pagina 24 - Ed. Naz.le 
Pazienti diabetici e arteriopatie
Aula magna Medicina, viale San Pietro 43/b, Sassari Domani, mercoledì 30 ottobre, dalle ore 8 alle ore 17 SASSARI “L’arteriopatia obliterante nel paziente diabetico: update”. È il titolo del forum interdisciplinare organizzato dalle unità operative di Scienze radiologiche e di Chirurgia vascolare, in programma domani nell’aula magna della facoltà di Medicina e chirurgia nel complesso biologico dell’Università. Il forum, dopo i saluti delle autorità accademiche e del presidente dell’Adm onlus Michele Calvisi, sarà diviso in due sessioni dal titolo “Il coordinamento del percorso diagnostico” e “La sinergia delle terapie”. I presidenti del corso sono Mario Trignano, direttore del dipartimento di Scienze chirurgiche; e Giovanni Battista Meloni, direttore dell’Unità operativa di Scienze radiologiche. I responsabili scientifici sono Renzo Maria Boatto, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia vascolare e Aldo Pischedda, dirigente medico a Scienze radiologiche.
«La grande rivoluzione è iniziata nel 2006, quando grazie a studi approfonditi di biologia molecolare si sono identificate alterazioni tipiche di questa forma tumorale ­ spiega Francesco Atzori, dirigente medico di Oncologia Medica all’Azienda ospedaliera-universitaria di Cagliari. «Proprio queste ricerche ci hanno permesso di impiegare farmaci a bersaglio molecolare già in uso in altri tumori, con conseguenti importanti ripercussioni sulle opportunità di cura. Si è visto infatti che grazie a questi medicinali si potevano ottenere risposte da parte dei pazienti e soprattutto si avevano allungamenti della sopravvivenza dei malati». In effetti il carcinoma renale si è dimostrato generalmente resistente alla radioterapia, alla terapia ormonale e alla chemioterapia. Prima dell’introduzione delle terapie a bersaglio molecolare, l’immunoterapia (cioè un trattamento che prevede l’impiego di interferone) era il solo approccio disponibile per questa patologia, ma era associato con un alto grado di tossicità e di solito ad un basso tasso di risposte. Ma la scienza, in questi ultimi anni, si è davvero impegnata. E da quelle prime evidenze, si sono quindi sviluppate nuove strategie di cura che hanno portato a miglioramenti progressivi. L’attenzione degli studiosi si è concentrata in particolare su specifici farmaci che agiscono sulla neoangiogenesi, cioè sulla crescita di nuovi vasi indotta dal tumore per aumentare di volume e crescere nell’organismo. «Il primo di questi medicinali si chiama sorafenib, cui poi hanno fatto seguito altri farmaci come sunitinib e pazopanib, attivi sempre sulla produzione di vasi sanguigni indotta dal tumore per svilupparsi», racconta Atzori. «Oggi siamo particolarmente attenti al secondo, che è risultato attivo come sunitinib ma appare meglio tollerato dai pazienti . Per il resto, non va dimenticata la presenza di everolimus che agisce su vie alternative rispetto ai classici farmaci che contrastano la produzione di vasi sanguigni da parte del tumore». (fe.me.)
 
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
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