UniCa UniCa News Rassegna stampa Giovedì 27 dicembre 2012

Giovedì 27 dicembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
27 dicembre 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 17 - Edizione CA)
SVIMEZ. Le potenzialità “nascoste”
L'industria culturale dà lavoro e può creare nuovi posti nell'Isola
 
C'è chi dice che la cultura non dà da mangiare e la realtà di questi tempi sembra dare forza a questa tesi. Tanti, troppi giovani, specialmente nelle regioni meridionali e nelle isole, non riescono a mettere a frutto le conoscenze acquisite attraverso percorsi di studio qualificati.
Spesso, anche a distanza di anni dalla laurea, a causa della strutturale carenza di opportunità di lavoro, sono costretti a ripiegare su occupazioni occasionali, anche per periodi brevi, che nulla hanno a che vedere con la loro preparazione. Si realizza in questo modo una fortissima marginalizzazione sul mercato del lavoro dei giovani laureati, costretti sempre più spesso a cercare altrove quelle opportunità che non trovano nella loro terra.
Per contrastare la tesi che sostiene che di cultura non si campa, ci si può rifare a uno studio dello Svimez del 2011, sull'economia del Mezzogiorno. E si scopre, per esempio, che in presenza di politiche volte alla valorizzazione della cultura, questo settore in Sardegna avrebbe un potenziale di circa ventimila nuovi posti di lavoro. Naturalmente, quando si parla di industria della cultura non ci si riferisce alla cultura in senso stretto, quella che comprende l'attività editoriale, le biblioteche, gli archivi, i musei. Ci si riferisce, invece, all'industria culturale “allargata”, che comprende, quindi, anche quei settori che realizzano gli strumenti necessari per la diffusione dei prodotti culturali, la stampa e i supporti registrati, la pubblicità, il design, l'architettura, fino alla produzione di software.
È un bacino che in Italia occupa 1.630.832 persone, il 7,1% dell'intera forza lavoro nel Paese. In Sardegna l'industria culturale allargata dà lavoro a circa 25.000 persone, il 4,1% degli occupati. Di questi, oltre 9.000 sono laureati (il 38,7%).
Secondo lo studio Svimez, il settore ha ampi margini di crescita, a patto che su di esso si concentrino gli sforzi dell'amministrazione centrale e di quelle regionali. «Oggi più che mai», è la conclusione del rapporto Svimez, «la produzione di cultura deve incrociare l'innovazione, la ricerca, la nuova frontiera della green economy, per determinare importanti effetti sull'occupazione qualificata. Gli spazi di crescita sono importanti, soprattutto nelle regioni meridionali dove il processo di investimento integrato in cultura e innovazione potrebbe determinare, se si raggiungesse la stessa quota presente nelle regioni del Centro-Nord, una crescita dell'occupazione di 250.000 unità, di cui oltre centomila laureati».
Se questo accadesse, nelle regioni meridionali il numero degli occupati nel settore culturale allargato potrebbe addirittura raddoppiare, passando dai 274.921 del 2010 (nel Centro-Nord 1.355.911) a oltre 500 mila. La stessa proiezione porterebbe il numero degli occupati in Sardegna dai 24.562 del 2010 a quasi 50 mila. Di questi, poco meno di 20 mila sarebbero laureati. Per il momento è solo un dato statistico ma un giorno, se davvero si deciderà di investire nell'industria della cultura, potrebbe diventare realtà.
Mauro Madeddu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
Saggio di Guido Crainz
Crisi nazionale: l'incapacità di rinnovarsi
 
Per “superare la grave crisi, economica ma anche politica e sociale, che sta attraversando l'Italia può essere utile anche un esame impietoso del percorso che ci ha portati sin qui”. Con queste parole Guido Crainz conclude il suo bel volume “Il paese reale. Dall'assassinio di Moro all'Italia di oggi” (Donzelli, pp. 396, € 29) con il quale lo storico dell'Università di Teramo ha terminato la trilogia dedicata all'Italia repubblicana. Un'opera che è diventata un punto di riferimento per gli studiosi e che in quest'ultimo capitolo si confronta con l'ultimo trentennio della storia repubblicana.
L'analisi si concentra a partire dagli anni Ottanta. È questo il periodo in cui, secondo Crainz, il mercato e i media hanno progressivamente sostituito gli attori istituzionali che sino ad allora avevano governato il Paese, cui si devono sommare le subculture politiche come quella cattolica e comunista e le varie organizzazioni che si erano sviluppate attorno ad esse. Tutto questo impianto sarebbe stato scardinato da un nuovo modo di interpretare la realtà sempre più estraneo ai vecchi modelli e in grado di plasmare desideri e aspettative degli italiani. I cambiamenti di quel decennio, che Crainz descrive alternando i documenti d'archivio con le fonti a stampa e i riferimenti ad opere letterarie e cinematografiche e alle riflessioni di giornalisti e scrittori, furono il preambolo della grande crisi verticale degli anni Novanta, quando si sgretolò il sistema dei partiti del dopoguerra.
Il fallimento delle grandi ipotesi riformatrici degli anni '60 e '70, già palesato dopo l'assassinio di Moro dall'esito del referendum sul finanziamento ai partiti del 1978 e dall'aumento delle astensioni alle elezioni politiche del 1979, con l'esplodere di Tangentopoli e la fine della Guerra Fredda avrebbe rivelato l'inadeguatezza di un sistema come quello dei partiti incapace di autoriformarsi. Gli anni '90 e l'ascesa al governo di Berlusconi hanno rappresentato la grande occasione perduta della sinistra, incapace di presentare un profilo di vero rinnovamento a partire dal recupero della dimensione pedagogica dei partiti nei precedenti decenni repubblicani. Un obiettivo necessario per delineare una dimensione collettiva per quel ceto medio allargato che si era affermato nella società ma faticava a trovare nei partiti la rappresentanza delle proprie istanze. Una classe politica sempre più prigioniera della personalizzazione e della mancata distinzione tra la sfera pubblica e la tutela dei propri interessi privati.
Il fallimento del sogno populista berlusconiano e le divisioni di un centro-sinistra incapace di dare una prospettiva e una coesione alla sua azione riformatrice hanno così certificato una sfiducia sempre più ampia dell'elettorato. Un elemento cresciuto alla fine del primo decennio del nuovo secolo facendo emergere, come sottolinea Crainz nella sua analisi sino alla crisi del novembre 2011 che ha portato al varo del governo Monti, tutto il disincanto verso un sistema politico sempre più inadeguato.
Gianluca Scroccu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia Ogliastra (Pagina 29 - Edizione NU)
Barisardo
Malattie della tiroide: screening gratuito
 
Informare per prevenire e curare la malattie della tiroide. È questo l'impegno dell'Associazione sardi tireopatici che sabato a Barisardo in concerto con l'amministrazione comunale ha organizzato un incontro con la popolazione offrendo lo screening gratuito alla tiroide. Le analisi hanno rilevato l'incidenza della malattia sul 75 per cento dei 218 pazienti che si sono sottoposti a controllo. Il test è stato eseguito anche sui 122 alunni delle scuole medie dell'Istituto comprensivo Emilia Pischedda. Anche tra i più giovani, seppur in maniera meno elevata, il 10 per cento è risultato affetto da questa malattia, un dato che conferma la grave incidenza di questo tipo di patologie in Sardegna. Secondo gli ultimi dati delle Università di Cagliari e Sassari oltre il 50 per cento della popolazione di età superiore a 50 anni è affetta da “gozzo multinodulare”. Nel tentativo di diminuire questa percentuale e di diffondere una cultura delle prevenzione, l'Associazione tireopatici continuerà a mettere in campo iniziative rivolte ai cittadini di tutte le fasce d'età.
Marco Pisanu
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Provincia Medio Camp (Pagina 31 - Edizione PC)
Villamar
Centro storico, fondi regionali per il progetto di recupero
 
Villamar prosegue nella strada della valorizzazione del suo centro storico. Poche settimane fa il Consiglio comunale aveva approvato lo schema di accordo istituzionale con la Regione e il dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari per la definizione dei piani particolareggiati delle diciotto amministrazioni dell'Unione Comuni "Marmilla". Adesso sono arrivati anche i primi fondi per il progetto. La Giunta municipale presieduta dal vicesindaco Lino Melis ha destinato sessantacinquemila euro, somme comunali e in parte arrivate dalle casse regionali, per la redazione del piano particolareggiato del centro di antica e prima formazione in adeguamento al piano paesaggistico regionale. I fondi sono poi stati assegnati all'ufficio tecnico comunale, diretto dall'ingegner Valentina Onnis, responsabile anche del procedimento. Il centro storico villamarese racconta la storia abitativa della Marmilla: in particolare il quartiere maiorchino, che ricorda la presenza otto secoli fa dei commercianti di grano di Maiorca. (an. pin.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Ed_Cagliari
lavoro e disperazione
Il Natale di lotta dei “Figli della crisi”
Pasti caldi e solidarietà ai giovani del Sulcis che sotto le tende davanti alla Regione combattono per il loro futuro
di Stefano Ambu
 
CAGLIARI I "Figli della crisi" a Capodanno non andranno in discoteca o in ristorante. Loro, i ragazzi del Sulcis che da alcuni giorni hanno piantato le tende sotto i portici del Palazzo della Regione resteranno in via Roma. Per ribadire che dalla loro terra, ora che stanno per finire gli studi, non vogliono andare via. E che per la loro provincia è importante mantenere aperte le industrie. Ma anche per pensare a come valorizzare una volta per tutte tesori ambientali e turistici che per il momento conoscono soltanto in pochi. Intanto protestano. Anche perchè il futuro è già il presente. Chiara Froldi, 18 anni, tra cinque-sei mesi sosterrà l'esame di maturità in Ragioneria, a Iglesias e sa già bene che cosa c'è dietro l'angolo per quelli della sua generazione che vivono nel Sulcis: «L'Università? – si chiede e spiega – ci vogliono i soldi per le tasse e per spostarsi. Il lavoro? Se si trova qualcosa è roba da molte ore e pochissimo compenso». E allora: Londra, Milano? «No, Sulcis – dice sicura –. Stiamo combattendo e combatteremo per non andare via dalla Sardegna». Non sono mai rimasti soli i ragazzi che arrivano dal cinquantesimo chilometro della Statale 130: a loro si sono uniti anche dei ragazzi di Cagliari del liceo “Euclide”. E poi tante persone si avvicinano e offrono benzina (venti litri) per i generatori, panettoni e anche pranzi e cene. É arrivato anche un agnello cucinato da un pastore. E pasti caldi. L'ultimo, quello di ieri, l'ha offerto "zia Maria" di Uta. Una donna che ha ricevuto solidarietà quando le volevano portare via la casa dopo lo sfratto. E che ora restituisce la generosità ricevuta, anche ai giornalisti che si avvicinano a trovare i ragazzi: versa bicchierini di mirto, fatto da lei. Un’azione eroica, questa dei "Figli della crisi". Che costa anche lacrime. Come quelle versate la notte di Natale: «É stato il momento più difficile – raccontano Federico Orrù e Chiara, le "guide" del campeggio anti-crisi –. Ci teniamo sempre in contatto con i nostri familiari. Ma in quei momenti, soprattutto allo scoccare della mezzanotte, molti sono crollati. E hanno pianto». Poi la notte. Anzi le notti: freddo, terreno duro e auto che corrono sulla strada a pochi metri. Dormire non è facile. La sicurezza? Non è il posto migliore del mondo. «Ma ci danno un'occhiata – scherzano i ragazzi – le guardie giurate del Consiglio regionale». Si sono organizzati bene i ragazzi del Sulcis : fanno pure la raccolta differenziata dei rifiuti. Il punto di ritrovo è un gazebo nel quale sono accatastati i "regali" di Natale offerti in questi giorni: panettoni e cestini natalizi su tutti. Lì c'è anche la cucina (bombola e fornello per le spaghettate e i caffè) e accanto all'ingresso è sistemato il generatore per la corrente. Ci sono anche delle casse acustiche. «Ci sono momenti – raccontano un po’ tutti – in cui, in queste lunghe ore da trascorrere lontano da casa, c'è davvero poco da dire e tra noi magari cala un velo di tristezza: così un po' di musica serve per tirarci su». Intorno al gazebo ci sono le tende canadesi. Di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Per ora sono cinque, ma starebbero arrivando altri "campeggiatori-manifestanti". Più in fondo c'è un tavolone in plastica. Mentre sulle panchine in marmo è sistemato un maxi-bidone bianco con il rubinetto. C'è sempre da fare: «Non siamo mai soli – spiegano Federico e Chiara – parliamo con giornalisti, con amici, con persone che non conoscevamo e che vengono qui ad ascoltare le nostre storie e a raccontare le loro. Poi le grandi pulizie: c'è sempre qualcosa da mettere in ordine». E si va avanti. Tra sogni e speranze. E poca voglia di scendere a patti con una parola che nessuno vuole sentire: rassegnazione. «Vogliamo costruire il nostro futuro – spiega Elisa Serra, studentessa di 18 anni dell'Euclide – qui in Sardegna». Nel presidio ci sono una ventina di ragazzi: alcuni hanno 16 anni, ma c’è anche un “giovane un po' più vecchio” che di anni ne ha 37. Andranno via dal Palazzo il 2 gennaio. «Giusto il tempo – spiegano – di riposarci prima di tornare a scuola». Ma non si fermeranno: «Abbiamo dei progetti che si possono realizzare: corsi di formazione per creare le professionalità che occorrono per valorizzare al meglio le risorse della nostra terra». Ed entusiasmo da vendere. Il 28 ci sarà una grande cena con gli universitari. Per far crescere l'esercito che combatte contro la crisi e la disoccupazione, i nemici che hanno attaccato i loro genitori. «Abbiamo unito – concludono Federico e Chiara- tutti i ragazzi del Sulcis«. E sono pronti a indossare gli elmetti da minatori e da operai dei loro padri e dei loro nonni con scritto bene in grande: "Figli della crisi".

Questionario e social

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