UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 21 dicembre 2012

Venerdì 21 dicembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 dicembre 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 15 - Edizione CA)
Il loro ruolo spesso svilito dalla società
L’INDISPENSABILITÀ DEI DOCENTI
di Francesco Annunziata*
Essere docenti/ricercatori universitari significa impegnarsi nella didattica: l’attività didattica frontale (le lezioni, etc.) è una parte fondamentale del nostro lavoro, dal momento che si contribuisce a formare non solo i prossimi laureati, ma spesso la classe dirigente di un Paese che sarà impegnata ai vari livelli in differenti funzioni, spesso di non trascurabile responsabilità.
La didattica è strettamente legata alla ricerca; attraverso la ricerca il singolo docente/ricercatore produce anche il suo aggiornamento culturale e professionale, che viene successivamente trasferito agli studenti attraverso la didattica frontale. Peraltro, la ricerca produce aggiornamento culturale e professionale nel mondo della produzione (si pensi ai brevetti), e senza ricerca non esistono seri presupposti per lo sviluppo socio-economico di un Paese.
Lo stretto legame tra didattica e ricerca impone che siano dedicati tempo e impegno nell’aggiornamento dei testi sui quali si formano i nostri studenti, e che sono utili anche a professionisti, amministrazioni, imprese, etc. Attualmente sono molto valutati i prodotti della ricerca che si traducono in pubblicazioni, redatte in inglese e ospitate in riviste prestigiose, e purtroppo viene svalutato il lavoro rivolto al servizio della più ampia comunità degli utilizzatori della ricerca: studenti, professionisti, amministrazioni, imprese. In sostanza, la comunità universitaria premia, pressoché esclusivamente, la produzione rivolta a ristretti ambiti di studiosi: quanti meno libri, talvolta fondamentali, leggeremmo se ci fossimo sempre e solo preoccupati di questo! Quando troveremo un ragionevole equilibrio tra due esigenze, oggi contrapposte, ma che non sono tali?
Infine, l’università non può non vivere in rapporto con il territorio in senso lato, al servizio delle esigenze sociali, produttive e amministrative dello stesso: la ricerca non può che essere nella prospettiva di questo rapporto, pura o applicata che sia. Da tempo osserviamo un impegno sempre maggiore di “tecnici”, provenienti dall’università, nelle strutture del Paese, dal Comune fino al governo centrale. Talvolta la scelta del “tecnico” viene attuata sul presupposto che da questo sia fornito un maggior contributo nel funzionamento della macchina amministrativa, quasi che l’assessore/ministro tecnico debba supplire alle carenze della stessa struttura o abbia una migliore percezione delle esigenze della popolazione, venendo da questa e non dai partiti, e sappia compiere scelte più assennate o lungimiranti. Invece l’impegno del “tecnico”, meglio se dall’interno dell’università, dovrebbe essere rivolto alla riorganizzazione della struttura tecnico-amministrativa, all’aggiornamento culturale-professionale di questa, alla promozione della stessa struttura: spesso è quest’ultima che rimane, i politici e gli assessori tecnici passano. Dovrebbe, con la preparazione che l’ha portato ad essere scelto, dare il meglio di sé nella determinazione delle stesse scelte politico-amministrative dell’istituzione nella quale è stato chiamato a contribuire.
È anche possibile che il docente/ricercatore universitario abbia scelto di impegnarsi, direttamente al servizio di un’amministrazione, alla ricerca di quelle gratificazioni/soddisfazioni che non ottiene nel suo lavoro. Questo lavoro richiede sempre forti motivazioni e forte impegno, in considerazione delle sue finalità che talvolta potrebbero non conciliarsi con lo svolgimento delle funzioni di amministratore.
*Ordinario di Costruzioni
Università di Cagliari
 
 
 
2 - L’Unione Sarda / L’Unione Sarda / Nuoro e Provincia (Pagina 21 - Edizione NU)
FINANZIAMENTI. Sì della Provincia sui beni da dare alla Fondazione per l’università
Fondi per la scuola Borrotzu

NUORO Due milioni di euro della Regione con la rimodulazione del Pia Due milioni di euro per la ristruttuazione della scuola media Borrotzu, inagibile da tempo. I fondi arrivano con la rimodulazione dell’accordo di programma, meglio noto come Pia Nuoro 07.
LA FIRMA Ieri pomeriggio è stata sottoscritta a Villa Devoto, dal presidente della Regione, Ugo Cappellacci, dal vice presidente e assessore della Programmazione, Giorgio La Spisa, dall’assessore alle Risorse umane e finanziarie e cooperazione internazionale della Provincia di Nuoro, Michele Ruiu, e dall’assessore delle Politiche del lavoro del comune di Nuoro, Vincenzo Floris.
La rimodulazione dell’Accordo di programma prevede il consolidamento strutturale della scuola media Borrotzu con la realizzazione di un nuovo intervento da finanziare con due milioni 20.966,71 euro, fondi necessari per il consolidamento strutturale attraverso una accurata campagna di “diagnostica strutturale” articolata in accertamenti tendenti alla valutazione dei solai, dei pilastri e delle travi portanti dalla quale scaturiranno le scelte progettuali delle modalità di consolidamento strutturale.
VIA GRAMSCI L’intervento di recupero nella scuola che si trova in via Gramsci è molto atteso da tempo, da quando è scattata la chiusura per via dei problemi ai solai. Da allora niente alunni, né lezioni. Una situazione che da subito ha suscitato profondi malumori. Adesso la giunta regionale ha recepito le istanze di Provincia e Comune di Nuoro per poter utilizzare le economie di spesa derivanti dal finanziamento regionale di 4.131.655,19 euro ottenuto per il “Completamento del centro polifunzionale di Nuoro” concluso con economie pari a 1.581.978,37 euro, ed ora si potrà portare a compimento il recupero di una struttura che da tempo aspettava di essere completata.
PROVINCIA Il consiglio provinciale, intanto, su proposta del presidente Roberto Deriu, ha approvato ieri, con voto unanime, la delibera per la costituzione del fondo patrimoniale e di gestione della Fondazione per la promozione degli studi e della ricerca Scientifica nella Sardegna centrale.

 


LA NUOVA SARDEGNA 
 
3 – La Nuova Sardegna / Pagina 21 - Cultura-Spettacoli
Campus universitario, puntare sul centro storico 
di ANTONIETTA MAZZETTE 
L’OPINIONE Ben altro sarebbe l’impatto economico e sociale se si decidesse di spendere 30 milioni per portare gli studenti negli antichi quartieri di Sassari
L’Ersu avrebbe deciso di costruire un campus, non più a ridosso di via Verona, bensì alle porte di Sassari in un’area dismessa, gli ex mulini Azzena. Certamente quest’area è preferibile alla precedente, sia perché è vicina ad altre dimore universitarie sia perché un suo risanamento costituirebbe un fattore di riqualificazione per la zona circostante. Ma questi sono elementi decisivi per scegliere la strada del campus? Ritengo di no. Anzitutto, perché una scelta così importante, anche in termini finanziari, andrebbe vista in relazione alle esigenze (e sofferenze) della città complessivamente intesa. Uno dei limiti che ha caratterizzato il dibattito sulle sorti di Sassari è dato dal fatto che i problemi sono stati affrontati in modo separato dal contesto complessivo. Per lo più senza spirito autocritico. Basti pensare alla discussione sulla crisi del centro storico che, volta per volta, a seconda degli interessi di chi interveniva, diventava emergenza per singoli aspetti della crisi senza però collocarli in uno scenario più ampio: dalla chiusura delle attività commerciali alla ZTL, dai problemi di sicurezza alle nuove presenze sociali percepite come ingombranti. Poco invece si è riflettuto sull’incapacità di fondo che la nostra città continua ad avere di ricambio generazionale, di rinnovamento e di progettazione di qualità. Di fatto il dibattito sul cento storico si è finora tradotto in esternazione sterile perché priva di obiettivi comuni da praticare. Sotto questo profilo, la scelta dell’Ersu svincolata dal contesto complessivo è inadeguata rispetto alle esigenze tanto degli studenti quanto della città, inoltre, da ente pubblico qual è, avrebbe il dovere di occuparsi della qualità della vita degli studenti (e perciò rispondere alla domanda abitativa) preoccupandosi che l’habitat in cui intende collocarli sia altrettanto di qualità, anzitutto sotto il profilo sociale. In secondo luogo, perché i numerosi studi prodotti in questi ultimi anni mettono in evidenza il fatto che le abitazioni del centro storico sono tra le più idonee per accogliere tre tipologie di popolazione: i giovani, gli anziani e i piccoli nuclei famigliari. Si sa che riportare la funzione abitativa dentro il centro storico è il modo più resistente per far fronte al degrado diffuso e alla chiusura delle attività e dei servizi. Aiuterebbe a rilanciare l’economia locale, a incrementare il mix sociale e generazionale, a ridare vita sociale a un’area strategica della città. Vorrei ricordare che, a partire dalla discussione sul Piano strategico di Sassari, l’Ersu, sotto la presidenza del prof. Mattone, si era posto in quest’ottica, riqualificando immobili del centro, qualcuno di pregio sotto il profilo architettonico. La logica del campus non solo è datata ma non tiene conto delle esigenze della città. Basti pensare a quali effetti positivi produrrebbe un investimento di decine di milioni (oltre 30) sul risanamento di un patrimonio abitativo oggi in disuso perché degradato, a quali benefici sociali si creerebbero con la presenza stabile di giovani che vivono e studiano dentro le mura della città, a quali ricadute si avrebbero sull’intera città in termini di lavoro e di servizi. In terzo luogo, perché la logica del campus non si adatta alle caratteristiche delle nostre città. Mi limito a ricordare che i campus funzionano in culture urbane di matrice anglosassone; mentre dove i campus si sono realizzati in Italia hanno creato gravi dissesti sulla città storica. È sufficiente l’esempio di Cosenza, dove uno dei centri storici più belli del Sud è morto proprio in ragione della costruzione del complesso universitario di Arcavacata. Il centro di Sassari ha le caratteristiche adeguate per ospitare studenti. È per così dire un’area naturale dove si possono sperimentare forme di co-housing, di vicinato e di reciproca assistenza intergenerazionale. E queste mi sembrano tutte buone ragioni perché l’Ersu abbandoni l’idea del campus e decida di investire sul centro storico.
 
 
 
4 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 – Ed. Nazionale
La città vista dai migranti, scatti d’artista all’Università
SASSARI Si conclude oggi la bella mostra fotografica “Sassari e i suoi migranti”. E sono sassaresi d’adozione i migranti che, dopo avere lasciato i loro paesi di origine, hanno scelto la nostra città per lavorare. Si chiamano Wade, Mor, Francesco, Yana e Matwey, Saly, Angel, Rubel, Ingrid e Gaelle, Ileana, Marcelo, Maria Elena, Don Felix e sono i protagonisti dell’esposizione fotografica che, in occasione della Giornata internazionale dei Migranti, è stata allestita nell’open space al secondo piano della facoltà di Lettere e Filosofia in via Zanfarino, 62. Organizzata dall’associazione “Demo etno antropologica” (Ass.D.E.A) e allestita da Giuseppe Salaris, la mostra è il frutto del lavoro del corso di composizione fotografica tenuto da Stefano Marras all’Università di Sassari ed è parte del ricco programma di eventi che quest’anno ne hanno celebrato i 450 anni dalla sua istituzione. Le fotografie, scattate dai partecipanti (Silvia Cannas, Giovanni Salis, Alessandro Pisano, Antonella Panu, Silvia Mesina, Alessia Sini, Franco Basciu, Carmela Piu, Elisa Biosa, Paola Contini, Luciana Frau e Antonella Sanna), raccontano una città viva, dinamica, che parla lingue e dialetti diversi, che ascolta rock e blues, etnica e folk, che professa religioni differenti, pratica sport fino a poco tempo fa sconosciuti a tanti, che promuove la diversità nelle scuole e all’università, comprendendo la ricchezza che l’alterità apporta al tessuto sociale, economico e culturale. 
 
 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 24 - Sassari
UNIVERSITA’ 
Mediatori civili nella sanità, al via corso di aggiornamento 
SASSARI Il Cum, Centro universitario di Mediazione dell’Università, organizza un corso di aggiornamento per mediatore civile professionista in ambito sanitario così come introdotta dall’articolo 18 del decreto ministeriale 180 del 2010. «L’obiettivo – si legge in una nota – è quello di aggiornare i mediatori sulle novità normative e giurisprudenziali con una particolare attenzione alle controversie in materia sanitaria». Il termine ultimo per presentare la domanda di ammissione è stato prorogato fino alle ore 13 del 28 dicembre 2012. Il corso, aperto a un massimo di 30 partecipanti, durerà in tutto 18 ore e si svolgerà interamente nel mese di gennaio di 2013. Le lezioni avranno carattere sia pratico che teorico e saranno suddivise in moduli disciplinari. La frequenza è obbligatoria. Il bando e la domanda di partecipazione possono essere visionati e scaricati dal sito del Centro universitario di Mediazione dell’Università degli Studi di Sassari (www.uniss.it/cum). L’intero corso avrà luogo nei locali del Dipartimento di Giurisprudenza in viale Mancini. Per poter partecipare, è necessario aver conseguito il titolo di Mediatore civile professionista. Sono requisiti preferenziali il conseguimento del titolo presso il Centro universitario di Mediazione dell’Università degli Studi di Sassari; l’iscrizione ad almeno un organismo di mediazione accreditato presso il ministero della Giustizia.
 
 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 30 – Ed. Nazionale
Polo culturale a Ottana, firmata la convenzione
di Federico Sedda
OTTANA È stata firmata il 18 dicembre scorso, nell’aula magna dell’Università di Sassari, la convenzione tra l’ateneo sassarese e il comune di Ottana per portare avanti una ricerca storica e culturale sulle origini e le tradizioni del paese. Il documento porta la firma della direttrice del dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della formazione, Maria Margherita Satta delegata dal rettore Attilio Mastino, e del sindaco di Ottana, Gian Paolo Marras, entusiasta per l’obiettivo raggiunto. «Per noi – dice il primo cittadino – si è trattato di un avvenimento solenne che apre un percorso per definire in modo scientifico i contorni della storia di Ottana e gettare le basi strategiche per la promozione della cultura del paese». La ricerca, che si intitola “Identità, cultura e storia di Ottana, sarà condotta da una serie di comitati scientifici che si occuperanno di approfondire cinque tematiche: s’affuente di Ottana (il piatto medievale in ottone o in rame usato come elemosiniere in chiesa e come oggetto del culto della settimana santa e, a carnevale, come strumento musicale del ballo sardo); le maschere tipiche: boes, merdules e filonzana; il medioevo a Ottana: gli Arborea e la sede vescovile (soppressa nel 1503); usi e tradizioni liturgiche della Pasqua e delle confraternite e, infine, il paleolitico di Ottana, nel cui territorio è stato scoperto un insediamento di industria archeologica. La prima consulta si è insediata all’atto della firma della convenzione e si occuperà della ricerca delle origini di s’affuente. Ne fanno parte, oltre al sindaco, ai rappresentanti della biblioteca comunale e dell’associazione culturale Sa filonzana e al parroco del paese, don Sebastiano Corrias, gli studiosi ed esperti di etnografia e ricerca storica, Mario Galasso, Mario Atzori, Maria Margherita Satta, Marcello Marras, Maria Paola Dettori e Hanz Gunter Martin. Gli altri comitati scientifici si insedieranno nei prossimi giorni. «L’università – si legge nella convenzione – si impegna a realizzare il progetto di ricerca sociale con l’obiettivo di recuperare alla memoria usi e tradizioni popolari della comunità di Ottana». Le risorse umane e materiali saranno messe a disposizione dall’ateneo e dal Comune che verserà al dipartimento universitario cinque mila euro in due rate. «Dal rapporto tra università e territorio – sottolinea il sindaco Marras – mi aspetto un beneficio reciproco. L’obiettivo è quello di arrivare a una pubblicazione per ogni centro di studio. Il sogno è, invece, quello di fare dichiarare le maschere di Ottana patrimonio dell’umanità». 
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 11 – Ed. Nazionale
Stabilità, oggi l’ok definitivo della Camera
di Maria Rosa Tomasello
ROMA Nel suo passaggio dal Senato alla Camera per la terza e definitiva lettura, con il voto finale previsto per la serata di oggi, la legge di Stabilità torna a trasformarsi nel testo “monstre” che nei giorni scorsi aveva allarmato perché «difficilmente leggibile» persino il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il provvedimento, ora composto da un unico, gigantesco, articolo con 554 commi dopo la consegna del maxi-emendamento da parte del governo, ha ricevuto ieri il via libera del Senato con 199 sì, 55 no e 10 astenuti. Con il voto di fiducia all’esecutivo sul ddl è rientrato dunque il tentativo di melina da parte del Pdl, e dopo la maratona notturna in commissione Bilancio a Montecitorio, il testo sarà licenziato. Ma la complessità spaventa. Beppe Grillo sentenzia: «È scritta da pazzi in libertà: chi la legge rischia l’insanità mentale». Di certo, nella marcia verso l’approvazione finale, la legge semina critiche e scontento, mentre arriva sul filo di lana l’inserimento della norma che proroga fino al 31 dicembre 2013 il divieto di incroci di proprietà tra tv e stampa, che rischiava di diventare lettera morta a fine anno. Per il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, con la sforbiciata da 300 milioni al Fondo di finanziamento ordinario, il sistema universitario è a rischio: i cento milioni in più previsti non bastano: «Saranno in difficoltà la metà degli atenei italiani» avverte, mentre esprimono forte preoccupazione anche i rettori. Sul piede di guerra per i tagli anche le Regioni e le Province. Dopo una giornata di polemiche, che dalla stampa si trasferiscono in aula, si scioglie infine anche il nodo sulle sale da poker: nessuna traccia di sale da gioco nel testo, precisa il presidente della commissione Bilancio Antonio Azzollini, perché la norma sull’apertura di mille sale da gioco era contenuta nella manovra del luglio 2011 del governo Berlusconi, e la richiesta dell’esecutivo di prorogare di sei mesi il relativo bando non ha superato l’esame della commissione. Si accende il dibattito, le senatrici Annamaria Mancuso ed Emanuela Baio mettono in discussione le dichiarazioni di Azzollini, ma più tardi una nota del ministero del Tesoro mette fine al botta e risposta, annunciando che il nuovo gioco del poker-live potrebbe essere abolito, una eventualità che scongiurerebbe la possibilità che le nuove sale vengano aperte. Entreranno in vigore da gennaio, invece, le norme che limitano la pubblicità dei giochi in programmi tv rivolti ai giovani, divieto esteso anche a internet e stampa, con l’obbligo di mettere in guardia sul rischio di dipendenze. Tra le novità più attese, l’aumento di 115 milioni in più del fondo destinato ai malati di Sla e non autosufficienti, che si aggiungono ai 200 già approvati dalla Camera. Per gli interventi destinati a editoria e a tv e radio locali arrivano 65 milioni. Slitta invece al 2014 l’obbligo per le Regioni di applicare lo sconto dell’Irpef ai redditi bassi.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 36 - Nuoro
Fondo Università, sì unanime della Provincia 
La costituzione del fondo patrimoniale e del fondo di gestione della “Fondazione per la promozione degli studi e della ricerca scientifica nella Sardegna centrale” ieri erano all’ordine del giorno del consiglio provinciale e comunale. All’unanimità il consiglio provinciale ha confermato l’adesione della Provincia, in qualità di fondatore promotore, alla fondazione, portandogli in dote come fondo di dotazione l’usufrutto trentennale del palazzo di via Salaris 18, che ha un valore stimato di 5 milioni e 756mila euro. Il Comune conferirà alla fondazione l’usufrutto trentennale di due immobili a sa Terra mala, in via Collodi, e in località Carta Loi, in via Martin Luther King 12, per un valore stimato di 5 milioni e 750mila euro. Come fondo di gestione, sia la Provincia che il Comune verseranno 25mila euro ogni anno per i prossimi dieci anni. Comune e Provincia devono conferire beni e denaro di valore equivalente. Riconosciuta la fondazione, l’attuale consorzio vi verrà incorporato e il comune metterà gratuitamente a disposizione l’ex convento delle Carmelitane. (m.s.)
  
    

QUOTIDIANI NAZIONALI
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