UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 14 dicembre 2012

Venerdì 14 dicembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
14 dicembre 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Università da risarcire
Condannato Santa Cruz, ma anche Mistretta
CORTE DEI CONTI. L'ex direttore di Anatomia pagherà 315 mila euro
 
Il servizio di Anatomia patologica rimase per cinque anni paralizzato per colpa di una guerra tra baroni consumata alle spalle dei cittadini. E il Policlinico, per svolgere esami e autopsie, fu costretto a stipulare costose convenzioni esterne, causando così un ingente danno erariale all'Università.
LE CONDANNE Per questa ragione l'altro ieri la Corte dei Conti ha condannato l'ex direttore Giuseppe Santa Cruz e l'allora rettore Pasquale Mistretta al risarcimento dei danni causati all'Ateneo. Il primo è stato individuato come il principale responsabile dello spreco di denaro pubblico e sarà chiamato a rimborsare 315.371 euro, il secondo invece, a cui veniva addebitato il mancato controllo, sarà costretto a rifondere un quinto della somma (poco più di 63 mila euro) qualora Santa Cruz non pagasse. Entrambi dovranno anche sborsare in solido le spese di giudizio.
TRE ASSOLTI I giudici hanno invece assolto gli altri funzionari di Anatomia patologica trascinati in giudizio dal pm Mario Murtas: il direttore generale Rosa Coppola, il direttore amministrativo Ennio Filigheddu e il direttore sanitario Andrea Corrias. Nei loro confronti non è stata ravvisata alcuna responsabilità, neanche colposa. E i giudici hanno stabilito che l'Università dovrà pagare le loro spese legali: 5000 euro a testa.
L'ACCUSA PENALE Il verdetto, depositato martedì, potrebbe avere effetti anche sul processo penale ancora in corso davanti ai giudici della prima sezione penale del Tribunale, che vede Santa Cruz accusato di rifiuto di atti d'ufficio, interruzione di pubblico servizio, calunnia, abuso d'ufficio e violazione di domicilio. Il motivo? la Corte dei Conti presieduta da Mario Scano ha accertato che dal 2002 al 2007 Santa Cruz impedì intenzionalmente il funzionamento del servizio diagnostico di Anatomia. I giudici hanno dunque accolto, almeno parzialmente, la tesi dell'accusa secondo cui si era di fronte a una vicenda «caratterizzata dall'indifferenza verso la salute del cittadino, i principi e le regole della deontologia medica, i criteri della gestione aziendalistica della sanità pubblica».
L'EX RETTORE Un giudizio impietoso che ha finito per travolgere anche Mistretta, estraneo alla vicenda penale, il quale, secondo il pm Murtas, aveva «avuto piena e tempestiva conoscenza della totale inoperosità di Santa Cruz e del servizio» e nonostante ciò «aveva tollerato quella degenerazione gestionale, esortando la direzione a procedere con la stipula di convenzioni esterne dichiarando che non fossero più costose della costituzione di un'unità operativa presso il Policlinico».
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
«Era il primo degli idonei»
Il legale del geologo che si è rivolto al Tar replica all'Università
Francesco Muntoni ha impugnato il concorso per un posto da funzionario tecnico
 
Alle precisazioni dell'Università sul caso del geologo che ha impugnato davanti al Tar il concorso per un posto da funzionario tecnico, replica l'avvocato Daniela Muntoni, che assiste il ricorrente.
«Non è corretto - spiega il legale riferendosi a quanto sostenuto dall'Ateneo - dire che il geologo Francesco Muntoni “fu uno tra gli idonei” uno che “soltanto è stato inserito in una graduatoria di idoneità per un posto di tecnico amministrativo”, uno a cui semplicemente “è stato assegnato dal dipartimento un contratto a tempo determinato di due anni, che si è concluso”, uno che “non è un docente”». La realtà, stando all'avvocato, sarebbe diversa: «Nel 2006 - è la sua ricostruzione - l'Università di Cagliari bandiva una selezione pubblica, fra i posti compresi nella selezione vi era quello di un funzionario tecnico» a cui Muntoni partecipò «classificandosi primo tra i candidati nella procedura preselettiva e primo degli idonei nella graduatoria di merito». Mentre «il primo vincitore fu assunto nella facoltà di Ingegneria», «essendo il laboratorio di Scienze della Terra privo di tale figura professionale, veniva richiesta dal Dipartimento l'assunzione del primo degli idonei, ovvero del dottor Muntoni».
E ancora: «Sebbene fosse disponibile un posto di funzionario presso il laboratorio del Dipartimento di Scienze della Terra, per mancanza di fondi, l'Università, invece di avviare la procedura per stipulare il contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato, procedeva a stipulare un contratto “a tempo determinato per la durata di due anni” con il geologo Francesco Muntoni, utilizzando la graduatoria del concorso a tempo indeterminato ancora in vigore».
Infine la conclusione: «scaduto il termine», cioè il 25 ottobre scorso, «previa valutazione dell'attività svolta, avrebbe potuto trasformare il contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato. Ma invece è accaduto che, non solo la valutazione non è stata effettuata, sebbene richiesta, ma l'Università ha bandito il concorso poi impugnato.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
Quella toga da conquistare
Alla Fiera l'esercito dei 627 aspiranti avvocati
Tre giorni estenuanti di scritti tra sogni e polemiche: «È un esame inutile»
 
Visi stravolti e neanche la forza di parlare. L'esercito degli aspiranti principi del foro per ora può tirare un sospiro di sollievo. Dopo tre giorni di prove estenuanti lo step degli scritti è giunto al termine. Mancano pochi minuti alle 17, le porte del piano rialzato, nel padiglione I della Fiera, si aprono. I candidati escono alla spicciolata, a gruppi di due o tre. In una mano un codice super aggiornato, nell'altra il trolley con libri e appunti. Lo trascinano svogliatamente, lungo l'interminabile rampa di scale. I volti son contratti, di sorrisi manco a pagarli. Dopo l'ultimo gradino nel piazzale si formano i gruppetti. Dagli zainetti spuntano i panini, dopo sette ore dentro un'aula i morsi della fame diventano implacabili.
LA CARICA ALLA FIERA Sono arrivati alle prime luci dell'alba, vanno via poco prima del tramonto. Alcuni sono al primo tentativo, per la maggior parte è ormai una routine prenatalizia. A Salvatore Masala , 33 anni, di Sassari, va il premio per la tenacia: è la quarta volta che ci prova. «Spero sia quella buona». Oltre 5mila avvocati in tutta l'Isola, eppure la toga continua ad accendere i sogni di tanti laureati in Leggi. Si sono ritrovati alla Fiera, arrivano da ogni angolo della Sardegna, negli sguardi i segni della notte insonne. «Sono qui dalle sette, è faticoso. Dopo tre giorni di fila, alla fine sei stanco, perdi la lucidità», racconta Claudia Gigante , 38 anni, cagliaritana. Come tutti i colleghi dovrà attendere sino a giugno.
L'ATTESA PER GLI ESITI Voci ufficiose dicono che gli elaborati ora andranno in Liguria, approderanno sulle scrivanie degli esaminatori genovesi. L'ultima parola spetta a loro, poi si sapranno i nomi degli ammessi all'orale. «Siamo sfortunati», dicono tra i corridoi. «È la commissione più severa». Anche l'anno scorso ci toccò Genova. E i numeri del 2011 non sono incoraggianti: su 683 partecipanti solo 181 sono arrivati agli orali. Federica Mura , 31anni, sassarese. «Il primo giorno è stato traumatico, la traccia era poco comprensibile. Al terzo mi sono ritrovata troppo stanca per valutare».
I COMMENTI A CALDO È al secondo tentativo Silvia Podda, 29 anni, di Cabras. La tensione è palese, nello sguardo una forte determinazione. «Voglio fare l'avvocato, se anche questa volta non riuscirò a prendere il titolo continuerò. Prima o poi dovrò pur farcela». Maria Filomena Niolu , 30 anni, altra candidata arrivata da Sassari: «Mi aspettavo una traccia più improntata sulla responsabilità civile». Roberta Giannotte , 26 anni, di Selargius: «Le prime due prove erano complesse, spero di aver argomentato bene». Per la terza è una delle poche ad aver scelto la traccia di amministrativo. «La selezione andrebbe fatta durante gli anni di università», polemizza Daniela Messinese , 25 anni, di Uta. Danilo Deiana , 31 anni, viene da Olbia: male la prima, la seconda «spero bene».
LE POLEMICHE Salvatore Gaias , di Sassari, è arrabbiato: «È una buffonata. Rispetto agli altri esami di abilitazione, il nostro è basato sulla discrezionalità di chi corregge». Lucia Calvia : «Dovrebbe essere un esame come quelli per accedere a ogni altro albo. Invece ci viene chiesto di svolgere un compito talmente difficile da mettere in difficoltà anche i commissari». La stanchezza non mette a tacere la rabbia. Serena Piras , 26 anni, di Olbia: «Dopo tanti soldi spesi per studiare, abbiamo il diritto di esercitare la professione per cui ci siamo impegnati liberamente».
I CONSIGLI DEGLI ESPERTI La strada per la professione forense sembra tortuosa. Da chi la gavetta l'ha fatta da tempo arrivano i consigli per gli avvocati del domani. Le domande di partecipazione sono state 675, si sono presentati in 627. Gianfranco Carboni , presidente di Commissione, si rivolge a loro: «È una carriera molto bella, ma ci vuole sacrificio. Il mio consiglio è di studiare sempre e di aggiornarsi continuamente». Lui lo ha fatto, e i risultati li ha ottenuti. Fabio Botta , direttore del dipartimento di Giurisprudenza, propone una ricetta identica: «Studio continuo e rigore morale. È una carriera di pazienza e dedizione». Paolo Bruno è diventato magistrato al tribunale di Sassari a soli 28 anni. «Se uno ci crede davvero, arriva». E lui è la dimostrazione, anche se ha scelto di stare dall'altra parte. «Fare l'avvocato può essere avvincente. È fondamentale la motivazione».
Sara Marci
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 18 - Edizione CA)
L'unione bancaria europea
Vigilanza unica, è il primo passo
Riccardo De Lisa *
 
Il 12-12-2012 è una data che entrerà nei libri di storia per la nascita dell'unione bancaria europea. Dopo la fumata nera della seduta precedente, nella riunione fiume del 12 dicembre, terminata a notte fonda, i ministri delle finanze europei (Ecofin) hanno infatti compiuto il primo concreto e significativo passo verso la creazione di un unico sistema bancario continentale. La decisione dell'Ecofin sancisce il passaggio sostanziale della supervisione delle banche nelle mani della Banca centrale europea (Bce).
In uno scenario internazionale dove i gruppi bancari sono sempre più diversificati e transnazionali e hanno la capacità di allungare i loro “tentacoli” in tutti i paesi europei, la supervisione su base nazionale mal funziona. È un po' come assistere al gioco delle tre carte.
Per evitare ciò, l'Ecofin ha deciso di affidare alla Bce la supervisione, in collaborazione con le autorità nazionali, delle banche più grandi, con un attivo superiore a 20 miliardi di euro o, comunque, a un quinto del Pil della nazione di origine. In sostanza, si tratta delle principali 150 banche europee. Gli istituti più piccoli saranno vigilati su base nazionale sotto la direzione e coordinamento della Bce. L'inizio della operatività è fissato per il marzo del 2014.
La decisione ha messo d'accordo un po' tutti, perfino la Germania, scettica sin dal principio sulla validità di una supervisione europea. Il taglio dei 30 miliardi, nei fatti, rassicura i tedeschi poiché lascia nelle mani dei supervisori nazionali le banche tedesche più piccole.
Sebbene si tratti di un importante passo avanti, la strada per l'unione bancaria è ancora lunga. Oltre alla difficoltà oggettiva di far “convivere” la Bce con i supervisori nazionali, mancano ancora delle tappe molto importanti. Si tratta di progettare ed istituire meccanismi europei di risoluzione delle crisi delle banche e un sistema unico di tutela dei depositi di matrice europea.
La strada è lunga, ma il cammino è ben iniziato.
* Università di Cagliari
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Gallura (Pagina 26 - Edizione OL)
ARZACHENA. Comune e Università
Nel vecchio faro un osservatorio per mammiferi marini
 
Un osservatorio permanente per i mammiferi marini nell'ex stazione semaforica di Capo Ferro, ad Arzachena. La Giunta Ragnedda, su proposta di Gianmario Orecchioni, delegato all'Ambiente, ha concesso il patrocinio al progetto, curato dal Dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell'Università di Sassari. L'istituto intende proporre alla Regione, in accordo col comune smeraldino, l'acquisizione della struttura semaforica per trasformarla idealmente in un centro di ricerca internazionale scientifica sui cetacei, aperto al pubblico. L'osservatorio sarà un trait d'union fra l'attività scientifica e quella imprenditoriale. Diventerà il fulcro di manifestazioni a carattere ambientale-naturalistico, rivolte non solo agli addetti ai lavori ma anche alle comunità locali e ai turisti, in sinergia con i vicini parchi nazionali e internazionali, con le aree marine protette e i grandi eventi organizzati in Costa Smeralda. Il promontorio di Capo Ferro rappresenta il confine sud-orientale dell'area internazionale naturale nota come "Santuario dei mammiferi marini". La Giunta a fine ottobre ha proposto l'adesione alla carta di partenariato del santuario dei cetacei "Pelagos". Ora è intenzionata a definire l'accordo con l'Università: valorizzare il patrimonio marittimo-costiero della Sardegna attraverso l'acquisizione dell'ex Semaforo. L'osservatorio dunque potrebbe diventare anche un volano per attività di turismo eco-sostenibile, un punto di riferimento per far avvicinare il grande pubblico ai temi della conservazione, della protezione dei cetacei e dell'intero ecosistema marino. La Giunta Ragnedda ritiene che il recupero della struttura di Capo Ferro potrà garantire una visibilità internazionale non solo al territorio ma agli enti, alla comunità e agli imprenditori locali che parteciperanno alla sua realizzazione e alla gestione annuale. L'iniziativa si inserisce a pieno titolo tra quelle promosse dall'amministrazione e finalizzate alla promozione del territorio e allo sviluppo socio-culturale della popolazione. Il progetto "Osmamm" nasce in seguito alle ricerche sui cetacei del Mar Tirreno centrale, condotte sin dal 2009. La gestione affidata alla Conservatoria delle coste per la valorizzazione del patrimonio marittimo-costiero prevede la riqualificazione del patrimonio regionale, tra le strutture elencate spicca l'ex stazione semaforica. ( w.b. )
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Oristano e Planargia (Pagina 29 - Edizione OR)
Mostra sulla storia del paese
Nel centro di aggregazione sociale 60 foto di Antonella Unali
TRESNURAGHES. In vetrina i ricordi delle famiglie e alcune strutture ormai dimenticate
 
Domani sera, nel centro di aggregazione sociale, sarà possibile scoprire, o riscoprire per chi ha vissuto quei tempi, la storia e la vita quotidiana di Tresnuraghes. Una bellissima e completa raccolta fotografica curata da Antonella Unali, ricercatrice nell'Università di Sassari, documenta la storia del paese dalla fine del 1800 fino al 1950.
Sempre con il patrocinio del Comune, verrà inaugurata anche la mostra fotografica, composta da 60 gigantografie, che raccoglierà gli scatti più belli. Il libro intitolato “In Tresnuraghes” è il numero 197 della collana Atlante Sardo, edito dalla Biblioteca di Sardegna. Il grosso impegno dell'autrice ha permesso la realizzazione di un volume che raccoglie ben 650 scatti.
«Dal punto di vista umano - racconta l'autrice - si è trattato di un lavoro molto coinvolgente. Ho trovato il materiale cercando tra i ricordi di circa 60 famiglie di Tresnuraghes. Appare chiarissimo lo stile di vita agro pastorale, tipico di quei periodi». Non mancano le curiosità, infatti l'autrice ha recuperato alcune rare foto degli anni Venti in cui, tra costumi interi ed ombrellini da sole, si possono osservare i bagni al mare di quel periodo.
«Numerose anche le foto - conclude Antonella Unali - di strutture ormai deteriorate, come quella dell'altare della chiesa di san Giorgio». Interessanti anche i ricordi storici; esiste infatti una rara foto che ritrae la festa della società “Fratellanza e Lavoro”, fondata durante i primi anni del Novecento da Luigi Canetto. ( i. l. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
tuvixeddu»IL PARCO CHE SARà
«Il danno alla necropoli è irreparabile»
L’ufficio regionale del paesaggio: «Impossibile oggi eliminare i gabbioni senza pregiudicare il sito archeologico»
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI Il danno arrecato all’area della necropoli di Tuvixeddu con la costruzione degli ormai famigerati gabbioni di pietre è irreparabile. Demolire le strutture alla base per riportare il sito storico com’era prima che l’amministrazione Floris intervenisse coi lavori per il parco archeologico pubblico provocherebbe un danno ancora più grave di quello oggi visibile. Non sono le associazioni ecologiste e culturali a sostenerlo ma l’ufficio tutela paesaggistica per le province di Cagliari e di Carbonia-Iglesias in una nota del 28 gennaio 2011 firmata dal direttore del servizio Giorgio Costa. La nota è agli atti del processo in corso davanti alla prima sezione del tribunale contro l’ex sovrintendente archeologico Vincenzo Santoni e gli altri presunti responsabili dell’intervento sulla necropoli di Tuvixeddu, considerato dall’accusa difforme dal progetto. E che lo fosse, difforme dal progetto, è lo stesso ufficio regionale a confermarlo, chiarendo come in origine l’area sepolcrale si dovesse delimitare con «lunghe vasche di terra vegetale disposte ortogonalmente all’andamento naturale del pendio del colle secondo una direttrice retta». Per contenere la terra erano previste «fascinate di legno» non più alte di 70-100 centimetri. Al loro posto sono state costruite le enormi gabbionate di pietre, aiuole in muratura saldamente ancorate a terra. Opere pesantissime, che oggi è impossibile togliere senza rischiare seri danni al sito: «L’eliminazione totale della muratura in pietra posta in opera entro gabbioni di rete metallica - scrive l’architetto Costa - potrebbe provocare un danno più grave perché estirpando fino al piano di appoggio tali elementi di presenterebbe il successivo problema di riempire il vuoto, col rischio di compromettere maggiormente la conformazione dei luoghi e di danneggiare gli scavi vicini con eventuali riempimenti e movimenti di terra». Ecco perché l’amministrazione Zedda, che per volere del sindaco avrebbe voluto demolirle, ha dovuto desistere. Si è ripiegato su un intervento parziale, autorizzato dalla Sovrintendenza e dalla Regione, che oggi è quasi concluso. Quando - a marzo, secondo l’impegno pubblico del sindaco - il parco archeologico verrà aperto al pubblico le strutture abusive costruite ai tempi dell’amministrazione Floris appariranno in parte nascoste da colmate di terra e in parte «limate» seguendo la linea del pendio. L’impatto visivo dovrebbe così risultare meno pesante, ma è chiaro che nulla potrà riportare allo stato originale l’area delle tombe. Sarà dunque un parco archeologico profondamente alterato da scelte dissennate, per le quali neppure il tribunale potrà fare giustizia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
LA POLEMICA
Caso Lirico: «Ministro Ornaghi, intervenga»
Per tre parlamentari del Pdl sono a rischio i finanziamenti del Fus e la programmazione
 
CAGLIARI Si muove il centrodestra sardo per cercare di sbloccare la situazione si stallo al teatro lirico, che senza un sovrintendente in carica rischia di perdere i finanziamenti del fondo unico per lo spettacolo. Dopo la diffisa dei consiglieri di amministrazione («subito un cda per vagliare le candidature») i parlamentari Bruno Murgia, Marco Marsilio e Mariano Delogu hanno scritto al ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi per chiedergli di azzerare la designazione di Marcella Crivellenti. Nella nota i tre parlamentari parlano di nomina, in realtà non c’è stata alcuna nomina perché il verbale di fine ottobre non è stato riconosciuto e approvato da quattro consiglieri di amministrazione, rendendo vana qualsiasi decisione: «E' stata nominata una persona che non ha partecipato alla manifestazione d'interesse - sostengono i tre parlamentari - serve un immediato accesso agli atti e una verifica delle motivazioni addotte a sostegno della nomina in questione. La legittimità dell'intero procedimento é dubbia». Secondo gli esponenti del Pdl «Sono in pericolo le prossime programmazioni e rischiano di non poter essere spesi i finanziamenti liquidati dalla Regione Sardegna, se nulla cambierà si porranno interrogativi anche per quanto concerne l'accesso ai denari del Fondo unico per lo spettacolo. Il sindaco Massimo Zedda ha il dovere di confrontarsi con tutte le amministrazioni coinvolte e con i lavoratori. L'intervento del Mibac dev'essere dirimente e definitivo. Cagliari non può permettersi di avere un teatro a mezzo servizio».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 22 - Ed_Cagliari
seminario
Coltivare la democrazia difendendo la Costituzione
 
CAGLIARI Il centro culturale Man Ray presenta il seminario di filosofia politica dal titolo assertivo “Gramsci pensatore dell’umanità: questa è la realtà, qui è la lotta per il recupero della democrazia”. Il convegno di studio (che prevede più incontri) si svolgerà nell’aula magna della facoltà di Scienze politiche a partire dalle 17,30. Oggi parlerà Gianmario Demuro, docente di diritto Costituzionale, su costituzione e democrazia, ineludibile fondamento della convivenza civile. Questo intervento è stato scelto dagli organizzatori anche alla luce della sistematica azione di «de-strutturazione a cui sia la Costituzione che l’istituto della democrazia sono stati e sono sottoposte soprattutto ad opera di una subcultura di destra». La soluzione ai mali del Paese è dunque una difesa ancora più intransigente della Costituzione e dei suoi principi ispiratori e per questo, ricordando il motto di Ellekappa «costituitevi!», che il primo incontro è dedicato alla Costituzione. Michele Ciampi
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Ed_Cagliari
ANNIVERSARI»I 900 ANNI DI SACCARGIA
L’abbazia nata dalla visione di un Giudice
Testimonianza del prestigio e della potenza dei Giudicati, i camaldolesi che la fondarono furono influenti per secoli
di Marco Milanese*
 
Grazie anche ai robusti restauri realizzati alla fine dell'Ottocento da Dionigi Scano, tutto sommato Saccargia non se li porta male i suoi accertati 900 anni di vita, quasi un'icona del Medioevo sardo, svettante con il suo agile campanile e con la sua sobria bicromia immersa nei colori decisi e talvolta ipnotizzanti del paesaggio. Novecento anni che hanno convinto un gruppo di illustri studiosi del Medioevo sardo a dedicarle quale omaggio per l'importante compleanno, un incontro di studio, che si terrà domani. La data di nascita dell' abbazia di Saccargia non è conosciuta con esattezza, ma la prima volta che essa compare nei documenti scritti doveva essere stata costruita da una manciata di anni. Il 16 dicembre 1112 (esattamente novecento anni fa), Azo, arcivescovo di Torres, confermava la donazione di una chiesa (ecclesia), dedicata alla SS. Trinità, all'Ordine monastico benedettino dell'Eramo di San Salvatore di Camaldoli. La chiesa e il monastero camaldolese intitolati alla SS.Trinità in loco qui Sacaria dicitur, erano situati sulla strada che portava da Torres, antica sede del Giudicato turritano, in direzione di Ardara, dove in quegli anni i Giudici avevano già spostato la loro residenza e costruito un possente palazzo fortificato, oggetto di una campagna di scavo conclusa in questi giorni. Sulla fondazione dell'abbazia di Saccargia aleggia la leggenda della visione che il Giudice Costantino ebbe, durante un pellegrinaggio assieme alla moglie Marcusa verso il Santuario dei Santi Martiri Gavino Proto e Gianuario per chiedere la grazia di un figlio sano e che portò alla conseguente decisione di realizzare una chiesa con il monastero. Questi sono anni in cui nei paesaggi della Sardegna vi fu una frenetica attività di costruzione di chiese e di monasteri, che l'aristocrazia laica sarda, per una politica di relazioni tra poteri laici e poteri religiosi, per incentivare l'insediamento dei monaci e nella speranza di benefici ultraterreni (pro anima sua), donava in gran numero agli Ordini monastici del Continente, ma anche alla Cattedrale pisana di Santa Maria ed a quella genovese di San Lorenzo. I forti legami del Giudicato di Torres con Pisa chiariscono il perché della comparsa in Sardegna degli Ordini monastici toscani, i Camaldolesi a Saccargia, a San Nicola di Trullas (Semestene), a San Pietro di Scano Montiferru, a San Saturnino di Bultei, ma anche con cellule monastiche "minori", quale Orria Pithinna (Chiaramonti), al centro di recenti indagini archeologiche ed i Vallombrosani nella vicinissima (a Saccargia) abbazia di San Michele di Salvennor (Ploaghe) e a San Michele di Plaiano, nei pressi dello stagno di Platamona. Per almeno tre secoli Saccargia ed il suo abate furono potenti ed influenti nei complessi equilibri politici dello scenario sardo e ancora nel 1355, in occasione del Parlamento sardo convocato dal re aragonese Pietro IV, l'abate di Saccargia partecipò ai lavori in rappresentanza dell'Ordine, mentre alla fine del Trecento iniziò la decadenza che portò rapidamente all'abbandono ed alla rovina del monastero. Di questa rovina è testimone attorno al 1580 lo storico Giovanni Francesco Fara, che descrisse l'abbazia come abbandonata e secoli più tardi anche secondo l'archeologo Giovanni Spano (1857) il monastero era quasi completamente crollato. Quando i costruttori di origine toscana (pistoiesi ?), probabilmente chiamati dal Giudice Costantino intervennero a Saccargia, ingaggiati con “grande moneda”, se dovessimo prestare fede al Condaghe di Saccargia (il documento è però seicentesco), essi si trovarono in presenza di una piccola chiesa altomedievale, che inserirono nel progetto della nuova abbazia, assegnandole la funzione di piccola abside (il nuovo edificio ne ha tre, una maggiore centrale e due minori laterali). Saccargia è dunque testimonianza del periodo in cui i Giudicati furono in grado di esprimere la loro massima potenza ed un prestigio che si manifesta a vari livelli, come negli affreschi, ma anche nella materia del costruito, le chiese e i meno conosciuti palazzi, qualche castello, che conosciamo tuttavia nelle più tarde trasformazioni post-giudicali. Saccargia è anche paesaggio, un paesaggio di contesto, la sua verde vallata che alimenta la suggestione dell'azienda monastica e che ci obbliga a riflettere su questa fondazione religiosa, (strategicamente collocata su una strada importante nel Medioevo come ancora oggi) per prima cosa in quanto centro di sfruttamento economico del territorio, di gestione della capacità produttiva delle sue aziende, del suo patrimonio di seminativi, di vigne, di pascoli, di migliaia di capi di bestiame e di servi, che rappresentarono una parte fondamentale del patrimonio del monastero. Un paesaggio oggi in parte ferito (ma che dire allora delle violenze inferte pochi anni fa sul paesaggio dell'abbazia di Santa Maria di Paulis e su quello di Salvennor?), già popolato in età nuragica e romana, dove l'innesto della comunità camaldolese avvenne in un luogo da tempo abitato, come nei casi di Tergu, di Silki e di Salvennor, dove i dati archeologici sostengono la visione di aree insediate con continuità nel lungo periodo. Il quadro è fortemente indiziario o talvolta dispone di vere e proprie prove offerte dall'archeologia, per ritenere che Saccargia come altri monasteri del Giudicato di Torres siano sorti in un territorio già lungamente sfruttato e dalle allettanti potenzialità economiche ben conosciute ai donatori ed all'Ordine monastico ricevente. Le iniziative monastiche dunque non sarebbero avvenute nell'incolto, ma in situazioni che dovevano già garantire consistenti rendite finanziarie e comunque in siti dal potenziale produttivo interessante, grazie all'opera dei servi, che assieme ai liberi costituivano la popolazione delle campagne circostanti, dove la signoria monastica anche attraverso i suoi abati imponeva in modo talora drammatico la propria mano forte, attraverso il controllo sui matrimoni dei servi, in particolare di quelli misti fra servi e liberi, che potevano portare ad una rapida erosione del patrimonio servile dell'abbazia. Tutelare Saccargia oggi non può limitarsi soltanto ad una buona manutenzione del monumento, né ad un modesto areale circostante, compresi i ruderi del monastero oggetto di campagne di scavo anni addietro. Conoscere meglio per tutelare in modo più efficace. Nell'agenda di Saccargia oggi va posto in evidenza lo studio - con i metodi della ricerca archeologica - dei paesaggi della produzione e della complessità sociale che nel periodo giudicale caratterizzarono il territorio di questa abbazia.
*Professore ordinario di archeologia, dipartimento di storia, scienze dell'uomo e della formazione, Università di Sassari
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 33 - Ed_Cagliari
Una lunga storia di spiritualità e arte
Domani un convegno sul prezioso patrimonio e domenica una messa solenne
 
SACCARGIA II novecento anni della basilica della Santissima Trinità di Saccargia vengono celebrati da domani con un convegno e domenica con una messa solenne. Alle 9 a Saccargia, ci saranno i saluti delle autorità con l’arcivescovo metropolita di Sassari monsignor Paolo Atzei, il padre Alessandro Barban priore generale della congregazione camaldolese, e il sindaco di Codrongianos Luciano Betza. Raimondo Turtas, Mauro G. Sanna e Giampaolo Mele dell’università di Sassari, tratteranno, rispettivamente: della chiesa sarda all’epoca dell’arrivo dei camaldolesi, della fondazione del monastero e della vita liturgica nel medioevo. Graziano Caputta, archeologo, parlerà delle campagne di scavo degli ultimi anni. La storica dell’arte Fernanda Poli illustrerà l’architettura e gli affreschi della basilica, con la storia dei restauri e la narrazione delle storie rappresentate. Massimo Vidili dell’archivio dei marianisti di Roma, tratterà dei rapporti tra i vescovi della provincia turritana e gli ordini monastici nel medioevo. Nella sessione pomeridiana, Franco G.R. Campus, dell’università di Sassari parlerà delle ipotesi su Saccargia come tappa del pellegrinaggio medioevale. Marisa Porcu Gaias, storica dell’arte, illustrerà i bellissimi retabli maggiore e minore della basilica. Le lerofanie, la topica delle leggende di fondazione delle chiese sarde, saranno esplorate da Giovanni Strinnadell’università di Sassari. Giancarlo Zichi, direttore dell’archivio storico diocesano, parlerà dell difesa della basilica nella storia. Alberto Garau del patriarcato latino di Gerusalemme, sull’esperienza spirituale di Saccargia.
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 21 - Sassari
Le Belle Arti restano con le casse vuote
Grido d’allarme del presidente all’inaugurazione dell’anno accademico: «Così si muore»
di Vincenzo Garofalo
 
SASSARI Le transenne che circondano la facciata principale dell’Accademia di Belle Arti di Sassari rispecchiano la situazione dell’Accademia stessa: un edificio pericolante. E non perché l’Istituto non sia valido, ma semplicemente perché mancano i soldi per oliare al meglio gli ingranaggi della più giovane, ma molto prolifica, delle venti Accademie italiane. L’allarme è stato lanciato ieri mattina nel corso dell’inaugurazione dell’anno accademico 2012/2013 dal presidente dell’Istituto, Gavino Mariotti, e dal direttore, Antonio Bisaccia. «La politica e le istituzioni sarde, la Regione, la Provincia e il Comune desiderano che l’Accademia sia presente nel territorio?" chiede provocatoriamente Mariotti. Il parterre de roi adunato per l’occasione nell’aula magna di via Duca degli Abruzzi capisce subito che la cerimonia non sarà tanto festosa. Ci sono il presidente della Provincia Giudici, il sindaco di Sassari Ganau, il prefetto Mulas, il comandante provinciale dei carabinieri, Salsano, Antonello Solinas in rappresentanza dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione Milia. C’è perfino l’arcivescovo Atzei. E Mariotti ne approfitta per spiegare a tutti che l’Accademia è un valore per tutta la Sardegna, e quindi tutta l’isola deve sostenerla, altrimenti da sola non è più in grado di andare avanti. Sì perché fra la Regione che non scuce un euro, Provincia e Comune che non sono in grado di distribuire denari, l’Accademia sassarese intitolata a Mario Sironi, per non scadere in qualità, rischia seriamente di dover chiudere i battenti o di vedersi scippare il titolo a vantaggio di un’altra regione italiana, più ricca e più attenta a puntare sulle Belle Arti. Si regge quasi totalmente con i ricavi delle tasse d’iscrizione pagate dagli studenti: 142mila euro nel 2011 e 137 mila nel 2012. Per il resto, l’unica altra entrata certa arriva dal Ministero, ma sono briciole, e sempre più leggere per via dei tagli imposti dal governo nazionale: il MIur ha erogato 63mila euro nel 2011 e 58.900 euro nel 2012. «In questo modo è chiaro che l’Accademia non può andare avanti», chiarisce il presidente. Eppure l’Accademia Mario Sironi, unica in Sardegna, dovrebbe essere coccolata da tutta l’isola. È il solo istituto di alta formazione che negli ultimi anni ha visto crescere il numero degli iscritti, in netta controtendenza con il trend dei corsi universitari sardi, passati dai 295 dell’anno accademico 201/2011 ai 351 di quest’anno. Nel mare di difficoltà in cui naviga l’Accademia, c’è anche qualche buona notizia. Come i finanziamenti ottenuti a fatica per la ristrutturazione edilizia degli spazi: il Miur ha stanziato 250mila euro per recuperare il sottopiano e realizzare laboratori per il montaggio video e l’animazione, studi di posa, biblioteca e aula multifunzionale. Poi ci sono altri 4,5 milioni di euro di fondi FAS ottenuti per la ristrutturazione complessiva dell’intero edificio. Ciò che latita sono i soldi per finanziare l’attività produttiva vera e propria dell’Accademia: con l’esiguo trasferimento del Ministero e con le tasse pagate dagli studenti, l’Istituto riesce a malapena a chiudere in pareggio i bilanci. Per generare formazione e cultura di alta qualità serve altro: serve l’appoggio incondizionato, ed economico, di un’intera regione.

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