UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 11 novembre 2012

Domenica 11 novembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
11 novembre 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Marini, 31 anni, lavora in Formula 1: «Ho fatto molti sacrifici, ma ora sono felice»
Matteo, sogni ad alta velocità
Dalla facoltà di Ingegneria alla scuderia “Toro Rosso” 
Da piccolo faceva correre le macchinine in un circuito improvvisato sul proprio letto. Le immaginava sfrecciare, accompagnandole con le dita e i sogni di un bambino che si era innamorato delle auto da corsa guardandole in televisione. A quell’età era facile fantasticare e credere di essere lì, nei box di un Gran Premio. Sapeva che prima o poi sarebbe riuscito a sentire l’odore dell’asfalto, delle gomme, delle auto che i grandi piloti guidavano in giro per il mondo. E ci ha creduto, crescendo.
IL SOGNO DIVENTA REALTÀ Matteo Marini ha studiato e faticato per trasformare la propria passione in un mestiere, un lavoro che è il sogno di tutta la sua vita. Da due settimane è stato assunto nel team Toro Rosso e ora lavora per la Formula 1, accanto a esperti di meccanica. Come lui. Vorrebbe saltare, dimostrare che può quasi toccare il cielo con un dito, ma deve contenersi, mentre passeggia nel cortile del suo nuovo ambiente di lavoro e racconta la sua storia. Non sta più nella pelle per quanto gli capitato ma deve darsi un contegno, vicino ai colleghi.
Ha da poco compiuto 31 anni e Faenza è diventata la sua nuova città. Qui si trova la sede della scuderia italiana, la seconda di proprietà dell’azienda austriaca Red Bull. E Matteo lavora tutti i giorni a contatto con una squadra di quindici persone, impegnate a calcolare equazioni numeriche che rappresentano il comportamento della vettura in pista.
IL LAVORO «È un lavoro molto complesso - racconta - in pratica sviluppo il modello matematico con cui simuliamo le prestazioni della macchina. Prevedo quali tempi farà l’auto nel circuito, a che velocità effettuerà le curve, dove dovrà frenare. Il risultato è utile per tutti i settori, per esempio allo sviluppo dell’assetto da utilizzare nella pista in gara o qualifica. Prevedo anche il comportamento di alcuni componenti, utili a valutare quale impatto hanno sulla prestazione dell’auto. È un’attività puramente ingegneristica».
Ed è infatti dalla Facoltà di Ingegneria di Cagliari che Matteo proviene. «È stato un percorso nato nella nostra università - aggiunge - una volta conseguita la laurea triennale, ho iniziato la specialistica e contemporaneamente ho cominciato, insieme a un gruppo di colleghi, l’attività della Formula Sae, una competizione tra studenti universitari che prevede la progettazione e la produzione di un’auto da corsa. Una scelta fondamentale per tutte le mie decisioni successive».
IN FACOLTÀ Ne è convinto più che mai, Matteo Marini, che ricorda gli anni dell’università come il periodo più importante di tutto il suo percorso. «A Cagliari non c’è un corso di Ingegneria del veicolo - spiega - quindi il progetto Formula Sae è l’unico modo per studiare molti aspetti delle automobili nel nostro Ateneo, a livello ingegneristico».
All’ultimo anno di università c’è poi stato l’Erasmus di 10 mesi, in Austria. «Vivevo a Graz, frequentavo un dipartimento di Ingegneria del veicolo fantastico, in cui dovevo ottenere il massimo. Avevo scelto gli esami prima ancora di partire. Una volta finita l’esperienza, mi sono trattenuto altri due mesi, per scrivere la mia tesi specialistica, che ho realizzato in collaborazione con la Magna Steyr, un’industria automobilistica che produce diversi modelli di auto destinati al mercato europeo, per conto di varie case. In seguito ha ottenuto anche un premio: il “Johann Puch award for excellence in automotive engineering”».
LA PREPARAZIONE Per il giovane cagliaritano, se è riuscito ad arrivare dove si trova oggi, è merito della preparazione ottenuta nella sua città. «Tutto ciò che mi è capitato è stato possibile grazie alla preparazione di base conseguita all’università, nonostante alcuni critichino sempre i servizi del nostro ateneo». Non solo. «Ho fatto tanti sacrifici per raggiungere questo risultato. Quando ero uno studente ho rinunciato a molti svaghi e uscite tra amici. Quando andavo via dall’università mi mettevo immediatamente a studiare e a proseguire il lavoro. Passavo i fine settimana tra calcoli e numeri. Soprattutto quando ho scelto di fare l’Erasmus, che molti vivono come un momento di relax dagli impegni con gli esami. Io, invece, mi sono concentrato ancora di più negli studi».
Il cammino seguente ha abbondantemente ricompensato quegli sforzi. «Appena conseguita la laurea sono entrato alla Dallara Automobili, dove ho lavorato per due anni e dieci mesi. Qui mi occupavo di auto da corsa, più specificamente lo sviluppo del simulatore di guida».
Un traguardo eccellente, che però non lo ha allontanato dall’idea di poter puntare ancora più in alto. «Non ho mai smesso di credere di poter arrivare alla Formula 1», ricorda con emozione. «Attorno a me avevo persone che mi hanno spesso preso per un sognatore, con tante illusioni. Molti pensavano che non sarei mai riuscito ad arrivare lontano. C’è anche stato chi si è augurato che io non riuscissi nel mio intento. Ma io non li ho mai ascoltati. Mi sono tenuto la mia ambizione e sono andato avanti, indipendente e positivo. Volevo arrivare esattamente dove sono ora e ci sono riuscito».
ALLA RENAULT Non sono mai mancati sacrifici anche dopo la laurea. «L’ultimo anno ho trascorso le ferie per andare in pista come “performance engineer” con un team di World series Renault 3.5. C’è chi mi ha preso per pazzo per aver scelto di trascorrere le mie vacanze in quel modo. Ma anche allora non ho dato retta ai pareri negativi». Resta comunque umile, Matteo, e forse non si rende conto che la sua storia è affascinante soprattutto perché è un esempio per i giovani che passano più tempo a piangersi addosso invece che darsi da fare e credere ancora in un sogno. «Le auto sono sempre state la mia passione, fin da piccolo ho sempre giocato con macchinine di Formula 1, crescendo compravo solo videogiochi di auto. Al Quartiere del Sole tutti i miei amici d’infanzia possono testimoniarlo. Li invitavo sempre a guardare la Formula 1 con me, insieme ci divertivamo a studiare i motori dei nostri scooter. Poi ho coltivato il sogno di occuparmi di performance e dinamica del veicolo, che è esattamente quello che faccio ora alla Toro Rosso». Per lui è stata anche questione di fortuna. «Ho sempre dato me stesso all’inseguimento di un sogno. Non tutti possono dire di avere una motivazione così forte a guidarli. In questo senso, sì, sono fortunato».
Stefano Cortis
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
UNIVERSITÀ. I giudici: «Troppi formalismi, impresa esclusa ingiustamente»
Campus, il bando è da rifare
Ersu, il Tar blocca il progetto della Casa dello studente
Brusco stop all’appalto della nuova casa dello studente dell’Ersu di viale La Plaia. Il Tar Sardegna hanno annullato il bando della gara per la progettazione definitiva ed esecutiva dei lavori per la realizzazione del «primo lotto funzionale» e dei parcheggi.
LA SENTENZA Lo hanno scritto i giudici della Prima Sezione del Tribunale amministrativo regionale in una sentenza che, nei giorni scorsi, ha dato ragione ad un raggruppamento temporaneo di imprese, la “Manca Costruzioni Generali Spa”, esclusa dalla gara per l’assenza di un documento del geologo. Il ricorso, presentato quest’anno dagli avvocati Germana Cassar, Doris Mansueto e Alessio Vinci, è stato discusso nel merito e accolto dal collegio presieduto dal giudice Aldo Ravalli (a latere Marco Lensi e Gianluca Rovelli), mentre l’Ersu è stato condannato a pagare 3500 euro di spese di giudizio.
IL RICORSO I legali della Rti avevano chiesto l’annullamento del bando e del disciplinare di gara, approvato il 20 aprile 2012, ma anche il verbale della commissione giudicatrice che, ai primi di giugno, aveva escluso la società dalla procedura. Ad innescare il contenzioso, a quanto pare, l’assenza di un modulo tra gli incartamenti che, obbligatoriamente, i concorrenti avrebbero dovuto presentare. In parole povere: il geologo del gruppo avrebbe dovuto dichiarare di essere un progettista qualificato. Per questa ragione, il 7 giugno, l’Ersu ha comunicato all’impresa l’esclusione dalla gara, confermandola nonostante i tentativi della società di sanare la posizione, presentando l’allegato mancante.
I GIUDICI «Nella fattispecie» scrivono i giudici, «una visione non formalistica dell’insieme delle norme contenute nel bando, avrebbe sicuramente indotto a non escludere la concorrente dalla gara». In altre parole, per il Tar ci sarebbe stato un eccesso di formalismo, a discapito della sostanza. «Il concorrente», proseguono nella sentenza, «possiede tutti i requisiti in ordine generale per poter partecipare». I magistrati amministrativi chiariscono che le prescrizioni del bando, con tutti gli adempimenti da presentare per partecipare alla selezione, devono essere interpretati, «nel senso più favorevole all’ammissione degli aspiranti, corrispondendo all’interesse pubblico di assicurare un ambito più vasto di valutazioni e, quindi, un’aggiudicazione nelle condizioni migliori possibili».
C’è da dire, poi, che il documento mancante non era stato presentato a causa di un’interpretazione delle clausole del disciplinare di gara. L’Ersu, chiariscono i magistrati, ben avrebbe potuto (e dovuto) consentire alla ditta partecipante di regolarizzare la documentazione, tenuto conto che si trattava di «porre rimedio a incertezze o equivoci generati dalla ambiguità delle clausole del bando e dalla lettera di invito o, comunque, presenti nella normativa applicabile alla concreta fattispecie».
LA DECISIONE Per questa ragione, terminata la camera di consiglio, il collegio del tribunale ha deciso di accogliere il ricorso contro l’Ersu, difeso dall’Avvocatura di Stato, annullando tutti gli atti impugnati, compreso lo stesso bando ed il disciplinare di gara per la progettazione del primo stralcio funzionale: un fabbricato del futuro campus di viale La Plaia, i parcheggi e delle opere accessorie. ( fr.pi. )

 
3 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 49 - Edizione CA)
Ricerca internazionale
Varianti Dna, una mappa dalla Sardegna

Si è conclusa la prima fase di ricerca del consorzio internazionale Mille Genomi, impegnato nella mappatura delle varianti genetiche comuni e rare in 1.092 persone di 14 gruppi umani diversi, provenienti da Europa, Africa, Asia, Americhe. Il primo novembre la rivista “Nature” ha pubblicato un articolo, firmato da 100 ricercatori del consorzio, dove vengono esposti i risultati riguardanti la creazione di una mappa delle varianti genetiche comuni e rare con una precisione mai raggiunta prima. Nel 2003 era stato mappato il primo genoma umano, ora i risultati del progetto Mille Genomi promettono di diventare le nuove pietre miliari della genetica.
Uno dei risvolti è legato al possibile utilizzo in progetti di studio di malattie socialmente rilevanti, come il cancro, e altre numericamente meno significative, come le patologie rare, ma estremamente utili per la ricerca medica in altre direzioni. Lo studio, uno dei più grandi finora pubblicati, continuerà con il sequenziamento di altri 2500 individui. I genomi sequenziati fino ad ora non sono ancora sufficienti per identificare tutte le varianti esistenti nelle popolazioni del mondo. Questo progetto, a cui anche il CRS4 di Pula lavora assiduamente da anni (in collaborazione con l’Istituto di ricerca genetica e biomedica del CNR di Cagliari e l’Università del Michigan), riveste un ruolo molto importante per la comprensione delle peculiarità genetiche della popolazione sarda e rappresenta uno dei più estesi studi genetici del mondo su popolazioni isolate.
Dal confronto tra le varianti genetiche rare individuate dal progetto con quelle della popolazione sarda sono state osservate molte varianti tipiche della popolazione isolana. Lo studio sul genoma sardo, che comprende 3500 individui volontari del progetto ProgeNIA e di un progetto sull’autoimmunità in Sardegna, è ancora in corso, ma i ricercatori hanno già potuto osservare questo risultato nei primi 2000 genomi ad oggi sequenziati.

 
4 - L’Unione Sarda / Iglesias (Pagina 33 - Edizione PC)
Tutela donne del Benin
Anche Iglesias partecipa alla tutela della salute delle donne del Benin: il Comune è stato partner di un progetto di cooperazione internazionale avviato dall’Università di Cagliari e dall’associazione Gno’nu. I risultai sono stati esposti venerdì scorso nella sala Branca.
(m. c.)


5 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 48 - Edizione CA)
Aristan alla Fiera
Corso di Follia, è lite fra Sgarbi e Del Zompo
Lui sostiene che la follia è una scelta di libertà, una via di fuga da un mondo dove si può esistere solo in un certo modo. Lei precisa che la follia è una malattia che reca con sé un’indicibile sofferenza. C’è un’idea filosofico-romantica e una medico scientifica. Un’idea per cui la follia è l’impossibilità di adattarsi a un mondo che ci chiede di rinnegare noi stessi, e una per cui è impossibile compiere scelte consapevoli. E avrebbero potuto dialogare, Vittorio Sgarbi e Maria Del Zompo. Del resto entrambi, il critico e la farmacologa, si trovavano l’altro ieri alla Fiera di Cagliari per il corso completo di Follia dell’Università di Aristan. Un luogo appropriato per discutere di follia in maniera inusuale. Certo non era facile dialogare (impossibile, dirà lei) dopo un monologo di oltre due ore, un profluvio di trivialità, un personale elenco di folli (Celentano, Grillo, Andreotti, Casini, Montezemolo, Gesù e altri) e, qua e là, osservazioni condivisibili: che ce ne facciamo di un centinaio di cacciabombardieri a 127 milioni l’uno con la miseria che dilaga? A un certo punto lui lancia il microfono per aria (non prende lezioni), lei abbandona l’aula (il confronto è un’altra cosa). Parlano due lingue diverse, il deputato e la professoressa.
Lui pontifica: parlare di follia è ciò che più piace a una mente libera, la follia esalta la libertà di pensiero. Un po’ lo diceva anche Bertrand Russel: l’equilibrio tranquillizza, ma la pazzia è molto più interessante. Lui cita Ariosto ed Erasmo da Rotterdam, ma poi vira verso derive meno letterarie. Gli esseri umani vivono in una condizione di servitù, dice, per esempio lavorano e non c’è nulla di più contrario alla natura umana del lavoro. Compila il suo catalogo di folli: quel crisantemo di Monti, quel pazzo puro di Cossiga, il giudice Caselli, «un pazzo con una grande fantasia». Lei legge le parole di una psichiatra americana affetta da sindrome bipolare: la fatica enorme della sua malattia, ma anche la profonda sensibilità che essa le dona.
Eppure tra l’idea di follia come potere di dire di no alla società, che stabilisce chi dobbiamo essere e cosa dobbiamo fare, e quella della follia come malattia c’è molta più sintonia che distonia. Come ha detto Gianluigi Gessa, nel backstage della lezione, i matti veri non sono liberi, la malattia decide per loro. Vero è, però, che il mondo e la sua idiosincrasia per la diversità hanno il potere di fare ammalare le persone. Folle, dunque, non è Tizio o Caio, ma l’essere umano che anziché spalancare le porte al pensiero, innalza, con diabolica perseveranza, inespugnabili prigioni mentali.
Franca Rita Porcu
 
 
6 - L’Unione Sarda / Provincia di Oristano (Pagina 21 - Edizione OR)
LA STORIA. Laura Chiti, 27 anni, nell’équipe medica del Meyer di Firenze
Il gene dell’epilessia infantile, la scoperta è made in Villaurbana 
Una grande scoperta che porta il nome di un sardo. Anzi, di una ragazza sarda. La protagonista di questa storia di successo si chiama Laura Chiti: è di Villaurbana ma cinque anni fa si è trasferita a Firenze per coronare un grande sogno che coltivava fin da bambina. Voleva scoprire qualcosa di veramente importante. Voleva diventare una ricercatrice. E c’è l’ha fatta. Non solo: ha consentito alla medicina di fare un altro passo da gigante scoprendo la mutazione di un gene che causa l’epilessia infantile.
LA SCOPERTA Gli studi, i sacrifici, ma soprattutto la grande passione per questo delicato lavoro con il tempo l’hanno ripagata. E i risultati raggiunti per Laura Chiti sono già da menzione speciale. Anche grazie alle sue ricerche, infatti, all’ospedale Meyer di Firenze si è arrivati a una scoperta così importante. La giovane ricercatrice di Villaurbana, infatti, fa parte dell’équipe che è riuscita a svelare le cause genetiche di una forma di epilessia infantile su cui i neurologi di tutto il mondo indagavano da 15 anni. «Grazie a un intenso lavoro - racconta la ricercatrice di Villaurbana - è stato scoperto che la malattia è causata dalla mutazione di un gene. Una importante scoperta che faciliterà la diagnosi precoce e la scelta della terapia».
GLI STUDI Laura Chiti, 27 anni, ha iniziato gli studi a Oristano, al liceo scientifico “Mariano IV d’Arborea”, e poi ha deciso di lasciare la Sardegna. A Firenze si è iscritta alla facoltà di Biotecnologie mediche e così è iniziata questa grande avventura. Nel 2011 si è laureata e a gennaio di quest’anno ha vinto una borsa di studio triennale che le ha dato la possibilità di iniziare a lavorare da protagonista nel mondo della ricerca. «Quando ho cominciato questa meravigliosa avventura - confida Laura Chiti - lo studio di ricerca era già in atto. Io ho potuto dare un piccolo aiuto per concluderlo».
GLI OBIETTIVI Ma la ventisettenne di Villaurbana è una di quelle che non si accontentano. E ora è già al lavoro per conquistare un altro importante traguardo. L’obiettivo, infatti, è quello di riuscire a scoprire quali siano le cause di altre malattie ancora sconosciute. «Purtroppo ci sono tante patologie senza spiegazione. Che colpiscono soprattutto i bambini. Mi piacerebbe aiutare a sconfiggerle in tempo. Sapere di riuscire ad aiutare chi soffre per me sarebbe il massimo». Laura vive a Firenze, lontano da casa e dalla famiglia. Ma non esclude di rientrare in Sardegna. «La ricerca si può fare ovunque. Anche in Sardegna. Ci devono essere ovviamente le possibilità».
Sara Pinna



LA NUOVA SARDEGNA 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
IL RICONOSCIMENTO 
Premiato un ricercatore dell’Istituto Zooprofilattico 
SASSARI Un riconoscimento «per l’attività svolta e per l’eccellente contributo scientifico presentato». Con queste motivazioni il ricercatore dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna, Gavino Marogna (in foto), è stato premiato dalla Società italiana di diagnostica di laboratorio veterinaria per un lavoro congiunto svolto in collaborazione con il Dipartimento di Scienze biomediche-sezione di Microbiologia sperimentale dell’Università di Sassari. Il riconoscimento è stato assegnato i giorni scorsi a Sorrento durante il quattordicesimo congresso nazionale della SIDiLV. La ricerca, realizzata nel periodo 2006-2011 in un allevamento della Gallura, è stata pubblicata quest’anno dalla rivista internazionale “Epidemiology and Infection”. Lo studio ha permesso di segnalare il primo focolaio di mastite ovina provocata da Enterococcus faecalis, un batterio molto diffuso in natura e noto come contaminante ambientale. «Nel nostro caso, ci siamo trovati di fronte ad una situazione particolare - spiega Marogna - con un allevamento in cui il ceppo batterico aveva manifestato una multi resistenza agli antibiotici. Il risultato è stato che il patogeno, l’unico resistente alle terapie, aveva preso il sopravvento su tutti gli altri creando una popolazione clonale di batteri tutti uguali». Questi batteri poi si sono diffusi attraverso l’impianto di mungitura, trasmettendo l’infezione agli animali. «Un caso raro, perché la maggior parte delle mastiti sono provocate da altri agenti patogeni», commenta il ricercatore dell’IZS. E conclude: «Con il contributo dell’Università di Sassari abbiamo studiato il caso e messo a punto un vaccino stabulogeno¸ realizzato dall’IZS, che ci ha permesso di eradicare la malattia. Perciò ricordiamo ai veterinari e agli allevatori che il laboratorio Vaccini batterici è a disposizione per consulenza e supporto nel contrasto delle malattie dei piccoli ruminanti, ed è in grado di realizzare vaccini sperimentali non disponibili in commercio». Nel 2010 Marogna ha firmato, assieme ad altri colleghi ricercatori, uno studio sui danni economici causati dalle mastiti agli allevamenti di pecore della Sardegna. In quel lavoro erano sono stati analizzati, in un gruppo di allevamenti problema, la produzione media di latte durante il periodo di piena lattazione e la quota di soggetti riformati per mastite in riferimento alla consistenza dell’allevamento ed alla quota totale di soggetti riformati per cause varie.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 42 - Nuoro
Nel pomeriggio spazio al futuro dell’università 
NUORO È andato avanti anche nel pomeriggio il dibattito organizzato da “Un’altra Sardegna” con il patrocinio del gruppo consiliare regionale Sardegna è già domani. Dopo al scuola forestale si è passati all’università, con il rettore di Sassari Attilio Mastino, il presidente della Provincnia Roberto Deriu e il presidente Asusc Letizia Marchi, coordinati dal giornalista Massimo Ledda. Assente anche in questo caso la Regione. l’assessore Milia era infatti anche lui a Roma.
 
 
9 - La Nuova Sardegna / Pagina 45 - Cultura-Spettacoli
ALL’UNIVERSITA’ 
Quale futuro per le città, domani tavola rotonda a Sassari 
SASSARI Domani alle 16.30, nell’aula magna dell’Università di Sassari, si terrà il convegno nazionale della sezione Territorio dell’Associazione italiana di sociologia (AIS) «La città come bene pubblico: spazi, popolazioni, movimenti», organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche, Scienze della comunicazione e Ingegneria dell’informazione. L’iniziativa si inserisce nel Progetto di ricerca intitolato "Spazi pubblici, popolazioni mobili e processi di riorganizzazione urbana", di cui l’Università di Sassari è capofila, coordinatrice scientifica Antonietta Mazzette. A conclusione del primo anno di ricerca i coordinatori delle equipes scientifiche delle città coinvolte nello studio ( Luciana Bozzo del Politecnico di Bari, Marco Castrignanò dell’Università di Bologna, Antida Gazzola dell’Università di Genova, Francesca Zajczyk dell’Università di Milano-Bicocca, Camillo Tidore dell’Università di Sassari e Alfredo Mela del Politecnico di Torino) si confronteranno in una tavola rotonda a partire da due ipotesi centrali: gli insediamenti urbani non possono fare a meno degli spazi pubblici, intesi come luoghi strategici sia per i governi locali e l’economia, sia per le popolazioni residenti e per i fruitori più in generale; proprio attraverso lo spazio pubblico, la città esprime un’idea di urbanità complessivamente intesa. I lavori saranno aperti dal rettore dell’Università, Attilio Mastino, dal sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, e dalla coordinatrice nazionale della sezione AIS-Territorio, Fiammetta Mignella Calvosa. La dimensione pubblica della città contemporanea sarà il tema affrontato da Wulf Daseking, docente dell’Università di Freiburg (Germania), già direttore dell’Ufficio di pianificazione urbana della città tedesca.
 
 
10 - La Nuova Sardegna / Pagina 45 - Cultura-Spettacoli
Paesaggio, è tempo che torni un bene comune 
Cagliari, riflessione su decrescita ed ecologia Tra gli ospiti Viale, Cacciari, Mattei e Berdini 
IL CONVEGNO »TRAMONTO DELL’OCCIDENTE Sipario con Giulietto Chiesa e Davide Enia 
L’ultima sessione del convegno “Il tramonto dell’Occidente”, ossia “Leggera la crisi nel confronto tra letterature” allestito dai Presidi del Libro si apre questa mattina dedicata alle “Strategie per sopravvivere”, alle ore 10,30 al Piccolo Auditorium di piazza Dettori di Cagliari con il video di P. P. Pasolini, “Distinzione tra sviluppo e progresso” del 1975. Conduce il dibattito, il giornalista Giorgio Meletti. Ad aprire sarà l’intervento su “Nuovi scenari globali della green economy” a cura di Antonio Cianciullo, giornalista.“Economia per tutti” è il titolo dell’intervento dindrea Baranes di Banca Etica. “Lo Stato Sociale difende le imprese o i lavoratori?” è l’interrogativo a cui cercherà di rispondere l’economista Francesco Pigliaru. “Un’alternativa è possibile” è invece il tema sviluppato da Giulietto Chiesa, giornalista e politologo.“Vivere è strategico” è stato battezzato infine il contributo di Davide Enia, scrittore e attore. A chiudere i lavori del convegno sarà poi la pièce “Così in terra” dello stesso Enia presente in scena assieme al musicista Giulio Barocchieri.
di Walter Porcedda Guido Viale, economista non allineato la chiama “Conversione ecologica”, un termine più morbido per dire decrescita, cioè quel movimento di pensiero nato in Europa sulla fine degli anni Settanta e oggi diventato assai robusto che si batte per l’uscita dalla società dei consumi con l’obiettivo di ripensare una diversa organizzazione della società, più attenta ai temi dell’ambiente, le energie rinnovabili, una mobilità ecocompatibile. E del paesaggio, specchio della nostra realtà quotidiana, cartina di tornasole della devastazione compiuta soprattutto negli ultimi decenni di liberismo sfrenato, che ha prodotto colate di cemento e inquinamento in nome di una ideologia edonista e sprecona. Rumori di fondo che stanno dentro “Il tramonto dell’occidente”, il convegno dei Presìdi del libro apertosi venerdì al Piccolo Auditorium di Cagliari e che ieri mattina ha dedicato a questi temi un confronto con diversi interventi coordinati in modo efficace dal giornalista de “Il Manifesto”, Pierluigi Sullo. E proprio Viale, tra i protagonisti dell’incontro, è quello che ha messo con più decisione i piedi sul piatto di un dibattito che in Italia, a differenza del resto d’Europa stenta a partire, nonostante l’incombenza di una crisi tra le più pesanti degli ultimi anni. Intanto sgombra il campo proprio sul termine “Conversione ecologica” – come intitola il suo recente libro edito da NdA press, nel quale riparte dalle intuizioni di un ecologista come Alex Langer per disegnare un percorso di vita alternativo – e quello di decrescita, così mal visto da certi settori accademici e persino sindacali perché evocherebbe scenari di vita magra e illuminazioni in casa con le candele. «Sono la stessa cosa. Indicano entrambi il bisogno urgente di riconversione produttiva – ha detto Viale – Impianti e luoghi di lavoro cambieranno in tempi brevi perché si produrrà sempre meno. Garantire il futuro a chi vive è già adesso il problema principale. Ecco perché bisogna battersi per cancellare le barriere tra chi si batte per il lavoro e chi sostiene l’ecologia. Su questo è urgente un confronto a tutto campo: salute, ambiente e lavoro sono temi dove bisogna pensare proposte credibili e non imbrogliare. La difesa del paesaggio ovviamente in tutto questo gioca un ruolo fondamentale nella economia di domani che va declinata con un governo decentrato del territorio. Energia, agricoltura, mobilità. E città vivibili a misura d’uomo. Queste sono le priorità su cui investire creatività e risorse». Naturalmente stando attenti a non farsi abbagliare dai finti progressi “verdi” rigettando idee di grandeur di impianti fotovoltaici ecc.. Ad esempio concentrandosi su cose più pratiche come l’energia solare casa per casa o azienda a seconda del fabbisogno. Per l’eolico si pensi a impianti meno impattanti e anche sulle biomasse sono valide quelle che riciclano i residui in loco. «Va respinta insomma – spiega – la stessa idea di gigantismo industriale, quella che finora è stata solo concentrazione di potere e di guerra. Al contrario a questa va opposta una logica di decentramento. Cioè: deve avere voce in capitolo soprattutto chi vive il territorio». Vanno quindi rifiutati progetti come il Desertech che con 400 miliardi di euro vorrebbe costruire megacentrali nel deserto del Sahara per rendere l’Europa indipendente sul piano energetico, come chi, attingendo agli incentivi monta impianti che utilizzano magari l’olio di palma trasportato dall’Oriente, consumando combustibili fossili e magari depauperando interi territori. Sono questi alcuni disastrosi capisaldi su cui si basa oggi una certa idea di Green economy così tanto di moda e partorita con logiche centralistiche. E infine, ancora sul Paesaggio. Attenzione dice Viale «sono le stesse basi della democrazia che si distruggono se viene meno la mancanza di convivenza sociale, se spariscono le piazze, i luoghi di incontro e socializzazione». Sostanzialmente d’accordo Paolo Cacciari, animatore del movimento della decrescita che ha appena organizzato a Venezia, dal 19 al 23 settembre, un meeting internazionale con la presenza di importanti pensatori come il francese Serge Latouche. «Ma i tempi sono molto stretti – dice allarmato – e bisogna rientrare subito nei limiti di sostenibilità del nostro Pianeta. La decrescita richiama i concetti di convivialità, di gioia di vivere. Tra i suoi anticipatori anche Berlinguer che aveva un concetto particolare di “austerità”. La decrescita si oppone al pensiero unico, quello della crescita a tutti i costi, un totem, un dogma che pensa di risolvere i problemi della crescita solo crescendo di più». Temi sviscerati nell’arco della mattinata e arricchiti dai contributi del no Tav Luca Giunti, di Paola Pilisio del No alla Chimica verde, l’urbanista Paolo Berdini, Graziano Bullegas di Italia Nostra e lo scrittore Andrea Carraro e lo studioso di estetica Massimo Venturi Ferriolo che ha chiuso la sessione. Temi anticipati e lanciati con un appassionato discorso sul significato di Bene Comune dal giurista Ugo Mattei. «Nulla dopo questa crisi sarà come prima – così ha esordito – è pura utopia che si possa tornare indietro agli stessi livelli di consumo di una volta. Questo tramonto dell’occidente è figlio del delirio di onnipotenza del sistema capitalistico spinto al massimo con le politiche di potenza di Reagan e Thatcher. Ricordate le guerre stellari? Per quelle sono state spese cifre incredibili allo scopo di vincere la guerra Fredda. Fu la logica neoliberista teorizzata dai vari Friedman. Quella che voleva le privatizzazioni a tutti i costi. Al Bello e al Giusto si sostituì la categoria dell’Efficienza. E così anche una certa sinistra cadde preda del fascino neoliberista, da Blair a D’Alema. Una progressiva deriva che ha portato alla situazione attuale. In quei dieci anni si è smesso di pensare. Oggi, per rimettere al centro di nuovo il Bene Comune occorreranno riforme radicali»
  
    

QUOTIDIANI NAZIONALI
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Questionario e social

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