Domenica 21 ottobre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
21 ottobre 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

LA NUOVA SARDEGNA
1 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Ed_Cagliari
LO STUDIO»I FINANZIAMENTI MANCATI
La Regione non sblocca i soldi per l’università
Al Consorzio Uno è arrivato meno della metà dello stanziamento del 2011 L’ateneo attende più di un milione e per ora dilaziona i pagamenti
di Enrico Carta
 
ORISTANO Mancavano solo gli squilli di tromba. Eppure da festeggiare c’è ben poco. La delibera dei giorni scorsi, firmata dalla giunta regionale e da molti considerata quasi storica, non sposta di una virgola i problemi dell’università oristanese. Il fatto che l’assessorato abbia deciso la ripartizione dei fondi per il 2012 da destinare alle sedi gemmate degli atenei isolani, non significa che quei soldi ci siano. Anzi, a molti è sembrata solo una trovata per spostare l’obiettivo rispetto al vero bersaglio: al Consorzio Uno, ente che gestisce l’università cittadina, manca infatti ancora la gran parte dei soldi del 2011. E non sono certo spiccioli visto che la stessa giunta regionale che oggi firma la nuova delibera, nella vecchia aveva stabilito che ad Oristano spettassero due milioni e 247mila euro. Ebbene di questi, per ora, dalle parti del chiostro del Carmine, sede dell’ateneo, si è visto meno della metà. Generalmente a metà dell’anno successivo allo stanziamento arrivava un’anticipazione dell’80 per cento sulla somma prevista. A giugno, quindi, ci si aspettava che la Regione versasse un milione e 797mila euro. Invece, non solo i palazzi che tengono i cordoni della borsa hanno atteso sino a una decina di giorni fa per erogare la prima parte del finanziamento, ma hanno addirittura ridotto di parecchio quella che viene chiamata anticipazione. In cassa è stato versato appena un milione, ovvero meno della metà dei due milioni e 247mila euro previsti e in ogni caso molto meno di quell’80% che ci si attendeva. Tutto questo comporta problemi molto difficili da risolvere. Hai voglia di fare l’equilibrista: se gli euro non ci sono, l’attività è a rischio. Un’università funziona perché ci sono i docenti che fanno lezione e quindi vanno pagati, ma funziona anche grazie ai fornitori che più o meno di frequente vengono chiamati a intervenire e prestare la loro opera in svariati campi. Sono proprio questi ultimi a subire i contraccolpi, senza tenere per il momento conto né del personale né degli studenti, che non sarebbero esattamente le ultime ruote di un carro che ormai fatica ad andare avanti anche di un solo metro. Succede allora che gli uffici amministrativi del Consorzio Uno, per il momento, stiano dilazionando i pagamenti degli stipendi di tutti i dipendenti e dei piccoli fornitori, creando inevitabilmente anche dei contraccolpi sulla magra economia locale. E succede anche che il tutto sia vissuto in un clima di assoluta incertezza, perché dalla Regione non arrivano risposte precise sui tempi in cui l’intera somma risolleverà le sorti finanziarie dell’università oristanese. Come spesso succede, al danno si aggiunge la beffa. Non essendoci liquidità, più volte ci si è dovuti rivolgere alle banche, ma le esposizioni bancarie hanno un costo perché fanno lievitare gli interessi e su questi a pagare è proprio il Consorzio Uno. È per questo motivo che la cifra di due milioni e 247mila euro andrà ritoccata verso il basso. A proposito di ritocchi e di cifre, anche quelle del 2012 – visti gli ultimi chiari di luna chissà quando arriveranno quei soldi – sono da rivedere al ribasso. Lo stanziamento della giunta regionale per l’anno accademico appena concluso è infatti inferiore rispetto a quello del 2011. Stavolta si dovrà far funzionare la macchina accademica con due milioni e 167mila euro, con un taglio di 80mila euro. (2/continua)
 
LA NUOVA SARDEGNA
2 – La Nuova Sardegna
Pagina 38 - Ed_Cagliari
Un’offerta ampia con quattro corsi e una scuola di specializzazione
 
Sono quattro i corsi universitari che hanno sede in città. A queste va aggiunto un corso di specializzazione. Le lauree triennali riguardano materie che in altre università isolane non esistono e hanno una forte caratterizzazione territoriale, ma consentono anche l’inserimento in ampi ambiti lavorativi. I quattro corsi sono quelli in Economia e gestione dei servizi turistici, in Biotecnologie industriali, in Tecnologie alimentari e in Viticoltura ed enologia. I primi due fanno capo all’Università di Cagliari, mentre gli altri sono corsi collegati all’ateneo di Sassari. La scuola di specializzazione, ribatezzata Nesiotikà, riguarda invece i Beni archeologici ed è un po’ il fiore all’occhiello dell’intera offerta formativa oristanese. Comprende quattro curricula che vanno ad aggiungersi al percorso di Archeologia subacquea e dei paesaggi costieri.
 
LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Ed_Cagliari
RIFORMATORI
«Subito la zona franca per affrontare la crisi»
 
CAGLIARI La zona franca per dare una scossa all'economia cagliaritana e di tutta l'isola. Il nuovo appello per la Free Zone nel porto della città arriva dal Centro studi dei Riformatori, che chiede subito l'emanazione di un bando di gara internazionale per l'area di competenza dell'Autorità portuale. Un percorso già cominciato, sostengono i Riformatori, con le attività di studio e progettazione: «Ciò che ancora una volta spaventa- si legge in una nota firmata dal coordinatore Antonello Gregorini- è che dopo più di dieci anni si stia ancora discutendo sulle modalità di realizzazione. Le enormi opportunità pregresse, nel frattempo, sono andate perdute e quelle immediate e future potranno essere parimenti perse sempre a causa della ricerca di equilibri politici, interessi di parte e diatribe, oppure della modifica repentina della vision e della necessità di ripartire da zero con nuovi incarichi, nuovi studi, nuove approvazioni e giri di valzer». Secondo il centro studi ora la Regione «deve dar seguito agli accordi preliminari e acquisire le quote assegnate della società consortile per azioni». Mentre l'Authority deve «attuare il progetto esistente e bandire la gara per l'assegnazione della gestione a un Advisor-Developer, internazionale». Una questione allargata anche agli altri approdi isolani: i Riformatori chiedono che si riprenda il discorso per i punti franchi di Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme ed Arbatax. Per Cagliari la parola d'ordine è "Zona Franca, comunque sia, adesso e subito": «Data la crisi economica- conclude la nota- il parco progetti e il percorso già fatto sarebbe sbagliato rinunciare a queste possibilità di sviluppo immediata. Il tempo passa inutilmente ma, ancora, niente di concreto è all'orizzonte». Stefano Ambu
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 43 - Ed_Cagliari
IL RICORDO
Addio al maestro della Pediatria
È morto Franco Panizon, formò la nuova generazione di medici
 
SASSARI È morto lunedì scorso a Trieste il professor Franco Panizon, uno dei maestri della Pediatria italiana. Nato a Trieste nel 1925, negli anni Sessanta era stato professore di Pediatria nella Facoltà di Medicina sassarese. Medico impegnato - come è stato scritto più volte - a "umanizzare la pediatria" centrandola sul bambino e la sua famiglia, tanto che la sua "rivoluzione" è stata paragonata a quella portata da Franco Basaglia nella Psichiatria, aveva formato a Sassari una importante leva di pediatri, fra i quali Rino Vullo, che lo seguì nel ritorno nella Penisola e fu anche lui docente nell'Università di Trieste. Dopo avere insegnato in altre Università del Nord come Ferrara e Pavia, nel 1968 fu chiamato a Trieste, dove fu fra i fondatori della Facoltà di Medicina e Chirurgia. Da qui, negli anni Settanta e Ottanta, lanciò la sua nuova idea di Pediatria, aprendo anche nel 1977 il primo Day Hospital per bambini. Appassionato di musica e di disegno, fu tra i fondatori della Associazione Culturale Pediatri, che ha oggi al suo attivo quasi quarant'anni di importanti iniziative. Professore emerito dell'Università di Trieste, schierato con il suo prestigio a fianco delle forze democratiche della sua città, qualche anno fa aveva pubblicato con l'editore Mursia un libro autobiografico, "La bella gioventù. Memorie di un alpino della divisione 'Monterosa'", in cui aveva raccontato la sua esperienza nella guerra civile italiana come soldato della Repubblica sociale.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 47 - Ed_Cagliari
IL SAGGIO » STORIOGRAFIA
I mille percorsi dell’identità Una mappa per ritrovarsi
Nel primo volume dell’opera “Letteratura e civiltà della Sardegna” Francesco Casula riflette sul ruolo giocato dall’isola nella storia europea
di GIULIO ANGIONI
 
Francesco Casula, potrebbe dirsi, si è dedicato alla sua ultima fatica storico-letteraria con lo stesso piglio, aggiornato, del canonico Giovanni Spano rispetto alla mole dei suoi studi, cioè sentendo desiderio e dovere di “illustrare la patria” sarda. Casula ha dato finora, tra l'altro, molte prove di quanto anche un sardismo molto risentito possa essere supporto e spinta verso operazioni che meritano, come questa sua di proseguire una tradizione anche sarda ormai quasi bisecolare di storiografia letteraria, se si può considerare un inizio la “Storia letteraria di Sardegna” che Giovanni Siotto Pintor pubblicava nel 1843-1844. Da allora non sono mancate le storie anche complessive della scrittura letteraria in Sardegna, come la “Storia della letteratura di Sardegna” di Francesco Alziator, di un secolo dopo, datata ma forse ancora utile per il materiale raccolto e messo a disposizione. Un tema qui subito trattato e risolto è quello di quale sia l'oggetto dell'opera e che si debba intendere con l'espressione letteratura sarda o di Sardegna. Anche su questo tema, da ultimo anche una storia della letteratura in sardo, di Salvatore Tola, “La letteratura in lingua sarda”. Testi, autori, vicende, del 2006, è anch'essa da considerare propedeutica a questo grosso lavoro di Casula, che dà ampio spazio e risalto alla produzione in sardo e la considera quella più autentica, anzi la più identitaria, auspicandone lo sviluppo: ma, come non può non accadere a chi affronti sensatamente un compito come il suo, le scritture letterarie dei sardi “dobbiamo valutarle non tanto per la lingua che scelgono, quanto per l'uso che ne fanno e per il modo di collocarsi esteticamente e non solo, in Sardegna” (p. 11). Del resto, secondo gli intendimenti del nostro autore, «l'intera letteratura sarda... risulta... autonoma, distinta e diversa dalle altre letterature. E dunque non una sezione di quella italiana: magari gerarchicamente inferiore» (p.10). “Letteratura e civiltà della Sardegna” si intitola quest'ultima corposa opera di Francesco Casula, di cui è uscito, nelle Edizioni Grafica del Parteolla, il primo dei due volumi previsti. Questo primo volume tratta dell'attività letteraria in Sardegna negli ultimi mille anni, dalla prima carta sarda rimastaci, quella cagliaritana del 1070, fin oltre il nostro quasi contemporaneo Salvatore Cambosu, che moriva nel 1962, arrivando alla nostra contemporaneità con Salvatore Satta, Giuseppe Dessì e Giuseppe Fiori che ci lasciava nel 2003. E ne tratta appunto come cosa a sé, soprattutto perché «è proprio l'Identità sarda il tratto che accomuna gli Autori che abbiamo scelto e trattato in questo volume” (p.11), dove la nozione di identità sarda sembra significare un comune modo di sentire che va con costanza ineguagliata, anche in quanto ereditato da epoche preistoriche lontane come quella nuragica, dagli scrivani delle corti giudicali ai romanzieri in italiano e in sardo del Novecento e del Duemila. Alla nozione di “civiltà della Sardegna” usata nel titolo Casula tiene fede lungo tutto il suo percorso, dalla 'libertà' giudicale ai vari modi di egemonia pisana e genovese, all'invasione iberica, all'acquisto sabaudo, al triennio rivoluzionario settecentesco, al risorgimento italiano, alla prima guerra mondiale, al primo sardismo, al fascismo, alla seconda guerra mondiale, alla rinascita, all'industrializzazione malfatta e fallita nei modi e negli scopi: tutti momenti e temi che situano nella temperie dei loro tempi i vari prodotti letterari e i loro autori. Un fatto importante è che Francesco Casula è stato uomo di scuola per quarant'anni, perché in quest'opera l'intento didattico è strutturante, sebbene non proprio nuovo, se si ricorda almeno il recente manuale per le scuole superiori di Giovanni Pirodda, “Sardegna”, per non dire della fortunata antologia di Giuseppe Dessì e Nicola Tanda, “Narratori di Sardegna”, del 1973. In queste pagine di Casula l'impianto didattico si organizza in un dialogo propositivo costante con i giovani, secondo una formula che offre inquadramenti storici, letture, commenti autorevoli, inviti a proseguire la ricerca. Il tutto dentro un orizzonte, costantemente ridefinito, in cui il giovane studente sardo è invitato all'identificazione di sé sulla scorta della nostra attività letteraria. Non è raro in Sardegna chi agisce in vari ambiti, compreso quello degli studi storici, mosso e sostenuto dalla convinzione risentita che l'antica diversità dell'isola debba certe sue negatività non solo alla storia millenaria di sudditanze ma anche a una sorta sottovalutazione, di conventio ad excludendum, persino di un complotto o, quando va bene, di costante distrazione del resto del mondo rispetto alla Sardegna, che così risulta al mondo molto meno di quanto convenga anche al resto del mondo. Casula partecipa in questa opera di questo modo di sentire il bene e il male dell'essere sardi. Ciò che più vi si apprezza è che esso sostiene, anche in quanto risentimento, a volte imprese meritorie che forse altrimenti non si darebbero. Bisogna augurarsi che il piglio rivendicativo sardista guadagni a quest'opera più lettori e abili utilizzatori nella scuola di quanti non ne renda perplessi.
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 25 - Sassari
«In pensione? Per ora in sala operatoria»
Il chirurgo Pinotto Dettori salutato all’Università dal rettore e dai suoi allievi: il primo novembre lascerà la clinica
di Vannalisa Manca
 
SASSARI Apre la sua stanza al paziente, lo accoglie e lo accarezza con lo sguardo: il chirurgo Pinotto Dettori non può negargli la verità, c’è un tumore da debellare. Ma al termine di quel colloquio il paziente andrà via convinto che certo il cancro non è un buon amico della vita; però, Dettori lo ha coinvolto con il racconto - una lezione di anatomia con termini chiari e semplici, comprensibili a tutti - e adesso il paziente conosce ogni aspetto del suo tumore, sa esattamente dove e come il nemico si è insinuato e il tipo di intervento che dovrà subire in sala operatoria. Niente lo allarma, andrà tutto bene, ne è certo, il sorriso del chirurgo lo conforta. È una situazione che almeno 33mila persone, negli ultimi quarant’anni hanno affrontato. Pazienti che davanti si sono trovati un chirurgo deciso ma amorevole come Pinotto Dettori, il professore ordinario di Clinica chirurgica generale dell’Università di Sassari, direttore dell’Unità operativa di Clinica chirurgica, che va in pensione dopo una vita - 40 anni, appunto - trascorsa in sala operatoria. Negli anni una moltitudine di operati ha ringraziato Pinotto Dettori con un semplice scritto, affidando alle parole vergate a mano il loro stato d’animo, di persone tornate a sorridere. Migliaia di scritti che il professor Dettori conserva gelosamente nei cassetti della sua scrivania in clinica. Lettere che il chirurgo ha deciso di rilegare in tre grossi volumi da regalare alla famiglia. Così che sappiano perchè il loro marito e padre faceva quella vita da “ergastolano”, chiuso da mattina a sera tra le mura di un ospedale. E sì, perchè senza la comprensione di una moglie come Cicci Gaiani e dei due figli «non avrei potuto dedicare tanto tempo alla clinica e alla sala operatoria», come lui stesso ha detto. Una vita di sacrificio di cui si è raccontato ieri mattina, nell’aula magna dell’ateneo turritano, dove Pinotto Dettori ha ricevuto un targa ricordo dal rettore Attilio Mastino ed è stato salutato dai suoi allievi che hanno voluto dedicargli una giornata particolare. Una mattinata di letture di Chirurgia epatobiliopancreatica con illustri ospiti - chirurghi e ricercatori di fama internazionale - come i francesi Henri Bismuth e Daniel Azoulay, e Paola Andreani che lavora a Londra. L’affollato parterre ha avuto l’opportunità di sentire il chirurgo e maestro - come i suoi allievi lo chiamano con affetto - nell’esposizione del suo studio sull’evoluzione nella terapia chirurgica dell’idatidosi epatica. Una malattia parassitaria che in passato allarmò tanto da far ipotizzare di abbattere tutti i cani, visti come colpevoli della trasmissione dell’echinoccocosi. Ma Dettori, amante della caccia, non si faceva certo influenzare e in sala operatoria ha asportato migliaia di cisti pericolose. Che dire, «l’allievo aveva superato il maestro», come ha detto il professor Paolo Biglioli (che lasciò Sassari per la Cardiochirurgia dell’Università di Milano) che ieri mattina è ritornato in città proprio per onorare la prestigiosa carriera di Pinotto Dettori che ora lascia l’Accademia italiana, come ha ricordato Gianfranco Azzena (ex direttore del Dipartimento di Scienze Chirurgiche di Ferrara), con parole di stima e amicizia che hanno commosso Dettori. E Giuseppe Noya, direttore della Chirurgia di Perugia, che con Dettori ha percorso alla clinica di Sassari quasi trent’anni di carriera. Appassionato ed emozionante il saluto degli allievi, il dottor Pietro Niolu (primario della Divisione di Chirurgia generale al Santissima Annunziata) e il professor Antonio Scanu che, parlando a nome di tutta la clinica, ha sottolineato «la grande capacità di Dettori di relazionarsi con i pazienti, con i medici, gli specializzandi, lasciando un patrimonio di cui si cercherà di mantenere l’eredità». Un pensiero di ringraziamento il chirurgo pensionato lo ha dedicato a tutti i suoi collaboratori - dai medici agli infermieri, dagli specializzandi agli amministrativi senza dimenticare alcuno -: coloro che hanno lavorato con lui in questi 40 anni. E un abbraccio corale è andato al professor Alberto Porcu, l’allievo oggi direttore della Struttura complessa di Chirurgia generale, che ha promosso la giornata, e che è stato indicato come colui che porterà avanti il testimone dell’opera di Pinotto Dettori.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Oltre 33mila interventi in quarant’anni e migliaia di lettere di ringraziamento
 
SASSARI. Il professor Giuseppe “Pinotto” Dettori ha compiuto 70 anni nel marzo di quest’anno. Andrà in pensione il primo novembre «e sino al 31 ottobre mi vedrete ancora in sala operatoria». Si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Sassari nel 1967. Una vita professionale dedicata all’insegnamento e alla ricerca (con studi in Vietnam sulle resezioni epatiche col metodo della digitoclasia), senza mai trascurare l’attività di assistenza ospedaliera. Nei primi anni 70 entra nella prestigiosa scuola chirurgica di Edmondo Malan e in qualità di aiuto dei professori Paolo Biglioli e Giorgio Tiberio, Dettori ha progressivamente affinato la sua spiccata abilità in tema di chirurgia vascolare e dell’aorta toracica (mai eseguita prima di allora in Sardegna). Ha eseguito oltre 33mila interventi chirurgici, ha praticato e insegnato Chirurgia generale, vascolare e d’urgenza, pediatrica e toracica, oltre alla Chirurgia esofagea, pancreatica ed epatobiliare.
 

Questionario e social

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