Lunedì 22 ottobre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 ottobre 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari – pagina 25
PROGETTO GAGLI-OFF
 
Nuovo appuntamento con il progetto Gagli-Off, che punta a dare un’opportunità lavorativa ai detenuti e a ridurre il rischio di recidiva. L’incontro è fissato per domani, a partire dalle 9,30, nell’aula magna “Motzo” della Facoltà di Studi umanistici (polo di Sa Duchessa). Interverrà il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Gianfranco De Gesu. (p.l.)
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Lavoro (Pagina 16 - Edizione CA)
Ricercatori, bandi per coprire 500 posti
Al Politecnico di Torino, all'Università di Parma e alla Bocconi
 
Quasi 500 posti per i ricercatori italiani. Alcune importanti università hanno infatti pubblicato i concorsi per i dottorati di ricerca per i prossimi anni accademici.
OPPORTUNITÀ In particolare, il Politecnico di Torino seleziona (per il periodo 2013-2015) 264 persone (con 140 borse di studio) da suddividere in diversi ambiti. La maggior parte è destinata all'ingegneria: 69 per ingegneria civile e architettura, 68 per ingegneria dell'informazione e delle comunicazioni, 73 per ingegneria industriale e 54 per scienze fisiche, chimiche e matematiche per l'ingegneria. Altri saranno selezionati per “Architettura e progettazione edilizia” (6) e per i beni culturali (14) e diversi indirizzi della facoltà di ingegneria. Tutti i dettagli, compresi i requisiti richiesti, sono consultabili nella Gazzetta ufficiale numero 78 del 5 ottobre. Le domande dovranno essere presentate entro oggi 22 ottobre 2012 attraverso la procedura informatica apply@polito.it, accessibile dal sito www.polito.it.
PARMA Altri 184 ricercatori sono invece selezionati dall'Università di Parma. I nuovi assunti saranno suddivisi tra i diversi dipartimenti dell'ateneo: dall'ingegneria alla storia dell'arte e dello spettacolo, dalle tecnologie dell'informazione a quelle alimentari sino alle più classiche scienze giuridiche o veterinarie. Tutti i posti e la durata sono elencati nella Gazzetta ufficiale numero 78 del 5 ottobre. Le domande di partecipazione, indirizzate al rettore dell'Università degli Studi di Parma, dovranno arrivare al Servizio corsi e scuola di dottorato entro il 16 novembre soltanto con la consegna al Servizio protocollo e archivio corrente di Parma o tramite posta (via Università, 12, 43121 Parma), indicando la dicitura “Domanda di partecipazione al concorso di dottorato di ricerca”. Non è invece ammessa la presentazione della domanda via e-mail o fax.
MILANO Un'altra trentina di posti saranno infine messi a bando dall'Università Bocconi di Milano. Nove ricercatori sono selezionati per i settori Business administration and management, Economics and finance e Statistics. Altri otto, per tre anni, si occuperanno di International law and economics e dodici di discipline di vario tipo. Per tutti la scadenza è il 1° novembre. Le informazioni e i requisiti sono disponibili nella Gazzetta ufficiale numero 68 del 31 agosto. ( an. ber. )
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 12 - Ed_Cagliari
Dall’Ue nuovi fondi per l’isola
Scatta la programmazione sino al 2020 ma resta il nodo delle risorse non spese
 
CAGLIARI Le imminenti decisioni dell’Ue sulla nuova ripartizione dei fondi saranno determinanti per il futuro economico della Sardegna, nel momento in cui, secondo i dati aggiornati della spesa, la Regione non riesce a spendere che un terzo delle somme poste in bilancio. Il confronto è aperto e le tesi in campo sono diverse. Per ora il punto fermo è la nuova suddivisione dei fondi in tre categorie: regioni meno sviluppate, regioni di transizione (ed è qui che dovrebbe essere collocata la Sardegna), regioni più sviluppate. L’isola, uscita dall’Obiettivo 1, la fascia destinata alle regioni in ritardo di sviluppo, avendo superato a suo tempo di qualche decimo di punto la media del Pil europeo, sarà recuperata nella fascia intermedia. «L’accordo per la Sardegna è fatto», spiega il deputato europeo Giommaria Uggias, «dev’essere solo concretizzato». «L’Italia è convinta e ritiene ragionevole che le regioni che si trovino in nella fascia intermedia Ue (non più in ritardo economico ma non competitive) siano beneficiarie di un intervento specifico per evitare che si determini una discontinuità forte», ha assicurato Fabrizio Barca. «Tuttavia, ritiene che nel suo interesse debba essere il governo italiano a farlo e non l’Ue, per non pagare più Regioni di transizione di altri, e di quanto gli altri non paghino le proprie» ha aggiunto il ministro per la coesione territoriale. Siamo alla scadenza del settennio 2007-2013 e il punto dolente è che la Sardegna, a causa del peso della burocrazia e dei vincoli del patto di stabilità, ha speso circa il 30 per cento del Por. L’accordo sul nuovo quadro e l’adozione del pacchetto legislativo nuovo riguarderà il periodo 2013-2020. «E' inaccettabile che la Sardegna possa perdere ora 140 milioni di euro per l’incapacità di pianificare», afferma Uggias. Accuse a cui l’assessore alla Programmazione Giorgio La Spisa, ha sempre ribattuto motivando i ritardi con la necessità di sburocratizzare e di vedere allentati i vincoli del patto di stabilità. «Quando all'inizio del mese di giugno il Commissario europeo per la Politica regionale dell'Unione europea Johannes Hahn aveva incontrato il presidente Cappellacci , in Sardegna», ricorda Giommaria Uggias, «aveva messo in guardia la Regione, affermando che esisteva un "rischio concreto" per la nostra regione di perdere tra i 100 e i 150 milioni di fondi messi a disposizione dall'Ue. Ed è anche uno dei motivi per cui la Regione trova difficoltà a farsi ascoltare in Europa: lo stesso vicepresidente della commissione, Tajani ha ribadito di recente che non si possono chiedere nuove risorse quando non si riesce a spendere quelle di cui si dispone.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
ORANI
Il premio Redentore d’oro consegnato al figlio di Nivola
 
ORANI Il premio, solo l’ultimo di una lunghissima serie, in realtà gli era stato assegnato lo scorso anno, ma per tanti mesi ha dovuto attendere l’occasione giusta per essere consegnato. Ieri mattina, l’occasione è arrivata e ha avuto come scenario d’eccezione un museo completamente rinnovato, e ancora fresco di festeggiamenti. Sono stati il sindaco di Nuoro, Sandro Bianchi, il vicesindaco e assessore alla Cultura, Leonardo Moro e il presidente della Provincia di Nuoro, Roberto Deriu, a consegnare, ieri mattina, nelle mani di Pietro Nivola il premio “Redentore d’oro” alla memoria del padre, il grande artista oranese, Costantino Nivola. Un premio che l’amministrazione civica nuorese assegna ogni due anni nell’ambito delle iniziative legate alla sagra del Redentore, per l’appunto, e che nel 2011 era stato assegnato, oltreché a Nivola, anche a uno dei fautori dell’Europeade nel capoluogo barbaricino, Bruno Peeter. La giuria che aveva assegnato i premi era composta dal rettore dell’università di Sassari, Attilio Mastino, dalla ex docente, Franca Marchi, dal preside della facoltà di teologia, Maurizio Teani. La loro scelta era ricaduta su Nivola e Peeter in virtù dell’importanza culturale ricoperta da ognuno di essi. Ma il premio a Nivola, ovviamente, non poteva non avere un sapore speciale. E ieri se n’è avuto un assaggio al momento della consegna del “Redentore d’oro” al figlio Pietro, davanti alle autorità e ai rappresentanti istituzionali. Il legame dei Nivola con il loro paese d’origine, Orani, ma anche con Nuoro e con la Barbagia, del resto, non si è mai interrotto. E con il nuovo volto del museo che rende omaggio al grande scultore, si rinsalda ancora di più. La struttura si è presentata agli ospiti d’Oltreoceano in una veste completamente rinnovata, frutto di circa tre anni di lavori di ristrutturazione, e di una spesa complessiva che si aggira attorno agli ottocentomila euro. (v.g.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Ed_Cagliari
L’INTERVISTA »GIOVANNI RASSU
«Dalla City di Londra la Sardegna sembra una barca alla deriva»
L’economista sardo dal Government Economics Service passa all’insegnamento all’University of Reading
di Giacomo Mameli
 
Da Downing Street alla cattedra, in una della più prestigiose università del mondo, a Reading, Regno Unito, Berskshire, dove, Anno Domini 1485, sorse la Grammar School. L'università è decisamente più giovane: autonoma dal 1976 faceva parte dell'ateneo di Oxford. Qui andrà a insegnare Economia delle politiche pubbliche l'economista Giovanni Razzu, 37 anni, di Sorso, liceo scientifico a Sassari, laurea alla Bocconi, master alla London School of Economics e senior economist del governo inglese (vincitore di concorso sotto Tony Blair, confermato da Gordon Brown, triconfermato da David Cameron). Dice Razzu: «Mi è stata offerta la cattedra in Economia delle politiche pubbliche, nella Scuola internazionale di Politica ed Economia, una nuova facoltà che unisce i dipartimenti di economia, politica nazionale e internazionale. Avevano bisogno di un background in economia delle politiche pubbliche per dirigere e coordinare il nuovo Master». Reading è una una università globale, 16.724 studenti di 125 nazionalità differenti. Si fregia di una sorta di "medaglia d'oro", visto che il 90 per cento della ricerca scientifica fatta nei suoi laboratori è considerata di "statura internazionale". Reading ha anche quattro campus, uno di prossima apertura in Malesia. Razzu diventa ufficialmente "professore", rango più alto della carriera accademica in United Kingdom, totalmente diversa da quella che si percorre in Italia (in Uk si inizia con lo status di Lecturer, Senior Lecturer, Reader, poi a Professor). Sarebbe possibile in Italia? «Non penso che uno con il mio background ed esperienza possa accedere in Italia a una cattedra universitaria all'età di 37 anni. Il sistema italiano è molto più bloccato. L'università di Reading aveva bisogno di una persona con esperienza di economia delle politiche pubbliche "dal vivo". Sapendo che questo non poteva facilmente combinarsi con un record di pubblicazioni tipiche per accedere a una cattedra universitaria ma che doveva comunque essere attraente, hanno avuto la flessibilità di aprire un tale recruitment. Ho partecipato al concorso e l'ho vinto. Ed eccomi pronto, sono in allenamento perché devo poter comunicare, trasmettere efficacemente la mia esperienza pratica». Lascia per sempre Downing Street e Westminster? «Vado in aspettativa per tre anni dal Government Economics Service e ritorno, anche se a livelli ben più alti, a tempo pieno in accademia. Avevo iniziato alla London School of Economics dopo essere tornato dalla ricerca sul campo in Ghana e continuato a insegnare fino a un paio di anni fa a tempo parziale». Che cosa ha spinto la dirigenza dell'università di Reading a occuparsi di politiche pubbliche? «L'obiettivo è legato anche alla crisi che sta vivendo l'Occidente. Occorre ripensare strategie, e lo devono fare anche i governi. Ecco perché le autorità accademiche di Reading hanno ritenuto di stabilizzare questo nuovo corso. È necessario formare studenti che domani saranno classe dirigente e vogliano accedere a una carriera di analisti nelle istituzioni pubbliche, nazionali e internazionali. Insegnerò la materia che mi piace di più, l'economia delle politiche pubbliche e i relativi strumenti principalmente usati da economisti del governo. Sto preparando un piano organico di lezioni: a partire dal mercato del lavoro, dai problemi distributivi, passando per la crisi finanziaria, l'economia dell'educazione. Sono discipline collegate a doppia mandata alle sfere di azione di ogni governo. Centrerò i temi per analizzare dove è opportuno intervenire con politiche – appunto – pubbliche e dove sia meglio lasciare fare agli individui e al mercato. In questo campo anche la teoria può essere un valido sostegno prima di prendere decisioni di qualunque tipo». Soltanto lezioni? «Potrò dedicarmi alla ricerca. Continuerò a occuparmi, in modo continuativo, alle diseguaglianze nel mercato del lavoro. Su questo tema sto preparando un libro per la Oxford University Press. In aggiunta, vorre nalizzare nel dettaglio la relazione tra diseguaglianze e crescita economica, e che tipo di consenso ci sia al riguardo fra gli esperti». E i rapporti con Downing Street? «Manterrò relazioni strette col Government Economics Service. Vorrei collegare l'università al lavoro degli economisti del governo. Lo si potrà fare in molti modi: offrendo corsi per i giovani analisti, coinvolgendo economisti con più esperienza nell'insegnamento all'università e attivando l'università più attivamente nella riforma del Civil Service Inglese che il governo sta realizzando. È un obiettivo ambizioso perché si vuole rompere il monopolio nella formazione delle politiche pubbliche ora in mano dei Civil Servants, e aprirlo ad altri "attori". Insomma non saranno più i soli Civil Servant a realizzare politiche pubbliche ma anche Think tanks e academics, si aprono le porte alla società delle professioni». Come vede da Londra la Sardegna, quella del Nord, zona Sorso? «Male. Tutta la Sardegna non ha più un progetto, rincorre i drammi della cronaca e della deindustrializzazione devastante. A volte penso che non si sia semplicemente tornati al periodo che ha preceduto Renato Soru e la sua visione strategica, quando – prima di Soru dico – si gestiva semplicemente il corrente. Questa fase mi sembra più drammatica, sembra non ci sia nemmeno una gestione del corrente». La prima lezione? «Il primo novembre: “Fondamenti microeconomici delle politiche pubbliche"».

Questionario e social

Condividi su:
Impostazioni cookie