UniCa UniCa News Rassegna stampa Domenica 30 settembre 2012

Domenica 30 settembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 settembre 2012

ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI


L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda  / Commenti (Pagina 17 – Edizione CA)
Il recupero degli spazi pubblici
Se le piazze tornassero a ospitare i nostri figli
di Francesco Annunziata*
Nel nostro Paese non esiste una politica dei trasporti che veda questi in quanto sistema. Altrimenti dovremmo avere: porti e aeroporti collegati al territorio/bacino di gravitazione da una rete infrastrutturale adeguata, stradale e ferroviaria; di fronte ad essi, le stazioni ferroviarie o di metropolitane, e invece abbiamo parcheggi di autovetture private e di taxi; il gran numero di aeroporti forse dipende dalla volontà di risolvere problemi di accessibilità territoriale con un nuovo scalo, invece di intervenire sulla rete stradale e ferroviaria con benefici non limitati alla sola utenza aeroportuale.
Spesso parliamo di autostrade del mare, e il nostro Paese per la sua collocazione dovrebbe avere una politica di portualità commerciale e turistica, ma ci dimentichiamo di collegare i porti al territorio di gravitazione, in particolare con le ferrovie, soprattutto là dove basterebbe un loro adeguamento. Parliamo della necessità di intervenire sulla rete stradale, ma ci limitiamo alla rete fondamentale e ai grandi itinerari di interesse regionale e dimentichiamo la rete viaria extraurbana “secondaria”. Un obiettivo importante per lo sviluppo equilibrato è recuperare a una logica di sviluppo i territori marginalizzati, privati nel tempo dei servizi scolastici, sanitari, commerciali e amministrativi, svuotati di popolazione costretta ad affollare le periferie di alcune delle maggiori aree urbane, con danno anche per le stesse aree.
Dobbiamo ricordarci, quando progettiamo il territorio e le strade, che l’obiettivo principale è il mantenimento della popolazione residente, risorsa ambientale ed economica preziosissima, e altrettanto importante elemento di presidio del territorio. Quanti dissesti idrogeologici avremmo evitato se fossero state mantenute le attività economiche che si traducevano in governo del territorio. Alla popolazione sono legate attività economiche e culture. È importante oggi per noi conservare le culture legate all’agricoltura e all’artigianato? È importante non perdere le identità legate a queste culture? Dovremmo chiederlo a noi stessi prima ancora che alla “casta”. Su quali basi vogliamo costruire il nostro futuro se perdiamo il nostro passato?
Da ultimo, assistiamo alla demonizzazione dell’autovettura. Ci siamo dimenticati che negli anni ’60/’70 abbiamo distrutto le reti tramviarie (Cagliari, te ne ricordi?) perché era “più moderno” l’utilizzo dell’auto: oggi abbiamo la mobilità fondata unicamente sul suo uso, con i conseguenti fenomeni di congestione. Dobbiamo correggere questa scelta? Certamente sì: il mezzo privato rimane uno strumento di lavoro, mentre il trasporto collettivo deve essere costruito, reso un’alternativa all’autovettura privata, perché economico, sicuro, affidabile, accessibile e confortevole, attraente! Quale dev’essere l’obiettivo di questa operazione? Il recupero dell’uso della città da parte dei suoi abitanti, in particolare dei centri storici e dei quartieri residenziali. Per troppo tempo abbiamo sacrificato gli spazi pubblici a luoghi dedicati alla mobilità e al parcheggio, trascurando le esigenze di chi avrebbe desiderato utilizzare le strade e le piazze come luoghi d’incontro e di vita sociale, dove i nostri figli potessero giocare. Politica di trasporto pubblico significa questo e significa riportare l’uomo ad essere il principale riferimento della progettazione, nell’obiettivo di elevare la qualità della città, favorendo processi di equilibrata pedonalizzazione e di diffusione dello stesso impiego della bicicletta.
*Ordinario di Costruzioni
Università di Cagliari
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 56 – Edizione CA)
Aristan a Oristano
Metamorfosi e la fine dell’utopia
Un siberian husky e un randagio di periferia. Si annusano, si studiano, provano perfino a confrontarsi. Poi voltano le spalle e proseguono, ognuno per la propria strada. Silvano Tagliagambe e Benito Urgu si son ritrovati venerdì sera, al Mistral II di Oristano, sopra lo stesso palco per le lezioni della facoltà di Scienze della felicità. Il primo portandosi dietro la sua robusta valigia di filosofia, nella quale c’era racchiusa dentro anche “La relazione tra la conoscenza e la felicità come utopia”. L’altro i tanti ricordi di una Oristano, quella del dopoguerra, povera e felice. Gli stessi profumi che ha ritrovato intatti anni dopo, quando è sbarcato per la prima volta nella Cuba di Fidel.
Perché un seppur minimo di relazione tra conoscenza e felicità si può realizzare solo in un’isola che non c’è? Il professor Tagliagambe una risposta se l’è data e l’ha condivisa con gli studenti dell’Università di Aristan. A iniziare dal libro della Genesi, e da Adamo ed Eva che, tutto a un tratto, si accorsero un giorno di essere nudi. «La conoscenza è considerata fonte di infelicità». Passano in rassegna le opere di Maurits Cornelis Escher, il bene e il male, l’egocentrismo, il narcisismo, il falso altruismo. L’oro, le auto di lusso, i rolex, i status symbol sono il male. Dall’altro lato ci stanno i beni comuni e relazionali: «E cosa si cerca di fare in questa società disastrata? Privatizzare aria e acqua. È diventato possibile vendere la fontana di Trevi». La conoscenza ai tempi del Menone di Platone. E «la conoscenza che è diventata adesso un bene esclusivo, ad uso e consumo dei poteri forti. Hanno ucciso l’utopia, ci hanno rubato i sogni: questa società è garanzia di infelicità, rivogliamo indietro l’utopia». Tagliagambe? «Ci ha fatto capire quanto siamo calpestati», risponde irriverente Benito Urgu al gran maestro Filippo Martinez.
Ed ha inizio la nuova lezione di Metamorfosi, materia nella quale l’artista, partendo dal mondo del circo, si è laureato a pieni voti nella vita. I brani dell’artista vanno pian piano a mescolarsi ai ricordi dei tempi andati. Racconta di quando le Adidas non c’erano, «semmai le a didas in foras. Le mie prime scarpe son state barattate con un chilo di pane. Ma a quei tempi era più bello, il nulla era bello: il poco non esisteva». Poi un bel giorno decide di recarsi in Guatemala: «Non trovai posto in aereo e decisi così di andare a L’Avana». Lì ha trovato moglie e, proprio in omaggio all’isola caraibica, nel 2009 ha inciso l’album “Cubando”. Da allora Cuba è diventata la sua seconda casa. O forse solo il ricordo della Oristano dei tempi che furono.
Fabrizio Carta
 
 
3 - L’Unione Sarda / Nuoro e Marghine (Pagina 26 – Edizione NU)
MACOMER. Al monte Sant’Antonio
Daini e mufloni addio
Sfuma il progetto di un’oasi faunistica
Il progetto di introduzione del daino sardo al monte di Sant’Antonio non s’ha da fare. Non sarà introdotto neppure il muflone, così come si ipotizzava un paio di anni fa. L’ipotesi di introduzione del daino sardo (su crabolu), che popolava il monte di Sant’Antonio fino a ottanta anni fa, sarebbe stata scartata dagli esperti faunistici incaricati dall’assessorato regionale all’ambiente e dalla Provincia. Questo perché questa specie di ungulato è considerata dannosa per la flora, in quanto vorace di foglie e germogli, quindi un pericolo per l’immenso bosco.
SOGNO SVANITO Eppure qualche anno fa, su iniziativa della precedente amministrazione comunale, sulla montagna era stata preparata un’area di quarantatré ettari, con un apposito recinto e il rifugio, per introdurre il daino sardo e comunque la fauna originale, che popolava il monte di Sant’Antonio fino agli inizi del secolo scorso. Si doveva quindi introdurre il daino sardo, ma questa ipotesi, col cambio dell’amministrazione comunale è stata presto abbandonata. Tre anni fa, invece, l’attuale amministrazione comunale aveva optato per l’introduzione immediata di diciotto capi di muflone, che per la prima fase dovevano essere tutti maschi, provenienti dalle montagne ogliastrine. Anche questo progetto però si è inspiegabilmente arenato. Ora S’Ungone e Sa Perca Bianca, zone dove sono state spese ingenti risorse pubbliche per recintarle e renderle idonea all’introduzione della fauna originale, versano nel degrado e nell’abbandono. Il fatto prontamente denunciato dall’associazione culturale politica Progetto per Macomer, la quale accusa l’attuale amministrazione di scarsa attenzione. Di fatto la recinzione è ormai fatiscente e parte della rete metallica è sparita, probabilmente rubata da qualcuno. Anche la struttura, realizzata per il ricovero degli animali è fatiscente. All’interno di quel recinto doveva essere realizzato il Centro studi della fauna selvatica, il cui progetto era stato affidato alla facoltà di Veterinaria e Scienze biologiche e naturali dell’università di Sassari. Un progetto curato dall’esperto di flora e fauna selvatica Vincenzo Sechi, che a suo tempo aveva ricevuto l’incarico dal Comune.
DIECI ANNI D’ATTESA Il progetto di ripopolamento del daino sardo nel monte di Sant’Antonio era stato redatto dall’ufficio tecnico comunale e sottoposto al parere della Regione nel 2002. Lo stesso anno, col provvedimento dell’assessorato regionale alla Pubblica istruzione, venne data l’autorizzazione per l’intervento, con finanziamenti legati ai fondi regionali per l’occupazione. Non si è fatto più niente.
Francesco Oggianu
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Alghero (Pagina 28 – Edizione OL)
Architettura
Qualità della vita, due assemblee
La facoltà di Architettura organizza due iniziative (un seminario e una conferenza) per valutare le politiche pubbliche analizzando il miglioramento della qualità della vita urbana. Il primo appuntamento, dedicato sulle capacità urbane, è per domani mattina, dalle nove alle tredici, nell’aula informatica dell’ex Orfanotrofio. Alle diciannove, invece, nell’Asilo Sella sul lungomare Garibaldi, si terrà la conferenza alla quale prenderanno parte, tra gli altri, Vivien Kana Zeumo, dell’Università di Parigi, dottore in informatica che si occupa dei temi della povertà nei paesi in via di sviluppo e Alex Frediani, urbanista specializzato in politiche di sviluppo. Le conclusioni sono affidate all’assessore alla Comunità e all’Identità del Comune di Alghero, Romina Caula. (c. fi.)
 
 
5 - L’Unione Sarda / Carbonia (Pagina 27 – Edizione PC)
Approvati i nuovi aiuti agli studenti e gli incentivi all’imprenditoria
Crisi, ridotto l’incasso Irpef
Il dato è emerso nel corso dell’ultimo Consiglio
Sostegni economici alle nuove imprese, agli studenti delle superiori e agli universitari, e poi una rivisitazione del bilancio, il disappunto per il ridimensionamento del reparto di Pediatria e il nulla osta ad progetti urbanistici e culturali.
L’ASSEMBLEA Durante i lavori del Consiglio comunale di venerdì scorso non ha tenuto banco solo lo spinoso argomento Imu, con la protesta in aula dei commercianti per la decisione della Giunta (ratificata dall’assemblea civica) di aumentare l’aliquota dal 7,6 per mille al 9,6 per seconde case, terreni edificabili e locali commerciali. Ad inizio seduta i consiglieri hanno trovato sul banco la risposta scritta della Giunta comunale in merito alla chiusura della Pediatria del Sirai, ridotto da luglio a solo day hospital con quattro posti letto. I ricoveri ordinari sono disposti a Iglesias. L’esecutivo ha ribadito una posizione di «netta contrarietà» e si impegnata a «vigilare per evitare ulteriori interventi di ridimensionamento che interessino l’ospedale». Ma il Consiglio si è visto costretto anche a rifare i conti di un bilancio messo a dura prova - giustifica la Giunta - dai tagli del Governo. E ha infine scoperto che per colpa della crisi anche un’altra voce è diminuita non poco: l’incasso dall’addizionale Irpef. Si tratta di 185 mila euro in meno. «Si deve al fatto - ha spiegato il sindaco Giuseppe Casti - che sono diminuiti gli stipendi dei lavoratori di Carbonia e, di conseguenza, è calata la quota da prelevare e da girare al Comune».
BORSE E RIMBORSI Buone nuove, invece, per gli studenti. Il Consiglio ha approvato un’integrazione al regolamento sul diritto allo studio che consentirà di erogare rimborsi (in base al reddito Isee) ai giovani di Carbonia devono viaggiare tutti i giorni per frequentare gli istituti superiori della Provincia. E anche gli universitari che provengono da famiglie economicamente disagiate beneficeranno di un sostegno: il fondo stanziato dalla Giunta è di sedicimila euro. Le modalità per erogare il contributo devono ancora essere decise ma in linea di massima serviranno per le spese di affitto e libri. In tema di scuole, l’assemblea civica ha concesso l’ok alla rinascita della Civica di Musica (era ferma da tre anni) in forma associata con Calasetta. Fra le proposte approvate, anche un sistema che incentiva la nuova imprenditoria: aderendo a una direttiva della Regione e della Sfirs spa, il Comune concederà uno sgravio del cinquanta per cento dei tributi (ad esempio Tarsu, Tosap o pubblicità) per i primi tre anni dall’inizio dell’attività, però fino a un massimo di tremila euro. Nel bando, da indire, i dettagli dell’operazione. Si muove qualcosa anche nell’urbanistica: promossa in modo definitivo una lottizzazione privata a Serbariu, il primo stralcio di un progetto per la costruzione di tre edifici. Nulla da fare, invece, per la mozione dell’Udc che chiedeva di creare una rotatoria fra via Lubiana e la statale 126. Lo svincolo resta così come è. 
Andrea Scano
 

 
 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 – La Nuova Sardegna / Lettere e commenti (Pagina 17 – Edizione CA)
Agricoltura
Coltivare il grano in Sardegna, una opportunità e una sfida
di Giovanni Antonio Farris
Da alcuni anni in Sardegna si assiste ad un rinnovato interesse per la coltivazione del grano.
A differenza di quanto comunemente si crede, molti studi e ricerche (condotti soprattutto da ricercatori dell’Università e di Agris) hanno dimostrato che diverse varietà coltivate in Sardegna possiedono delle qualità tecnologiche e merceologiche che le rendono idonee ad essere trasformate in pasta e in pane. Per questo si stanno moltiplicando, anche se lentamente, i pastifici artigianali che utilizzano le semole prodotte con grani coltivati in Sardegna, ottenendo delle paste in grado di competere con le migliori marche nazionali.
Ma oltre che per la pastificazione le nostre semole sono fondamentali nella produzione degli innumerevoli pani tipici che caratterizzano da sempre la Sardegna. Ma per la riaffermazione e l’ulteriore incremento della cerealicoltura è indispensabile collegare la coltivazione al concetto di "pane tipico". Alla tipicità non contribuisce soltanto la forma e il luogo dove il pane si produce, ma sono fondamentali anche l’origine delle semole utilizzate e l’impiego del "lievito naturale" per la lievitazione. Ed è proprio la complessa composizione microbiologica del lievito naturale che conferisce al pane tipico caratteri sensoriali, nutrizionali e salutistici notevolmente migliori rispetto a quelli dei pani ottenuti con il lievito di birra. Infatti, con l’impiego del lievito naturale la semola si trasforma, attraverso una serie di processi biochimici meravigliosi, in un qualcosa di notevolmente diverso rispetto alla materia prima, influenzando positivamente i caratteri:
1)sensoriale: il pane è decisamente "più buono" sia sotto l’aspetto olfattivo che gustativo;
2)nutrizionale: l’attività dei microrganismi libera alcuni composti (aminoacidi, sali minerali, zuccheri semplici e tanti altri) prontamente utilizzabili dall’organismo umano.;
3)salutistico: data la sua lunga fermentazione (6-10 ore e più) il pane ottenuto con il lievito naturale, rispetto a quello ottenuto con il lievito di birra, provoca una riduzione significativa della glicemia ( 25% in meno) e della insulinemia (20% in meno) postprandiali (ricerca condotta da ricercatori dell’ Università di Sassari). Studi recenti hanno dimostrato, inoltre, che l’attività proteolitica (degradazione del glutine da parte dei batteri lattici) del lievito naturale può avere un ruolo determinante nel ridurre l’intolleranza umana al glutine, intolleranza che caratterizza la malattia celiaca. Inoltre l’abbassamento del pH (il pane diventa più acido) stimola positivamente la digestione, soprattutto a livello intestinale.
L’acidificazione dell’impasto interviene anche nella prevenzione di alcuni difetti del pane, ritardandone l’ammuffimento e contribuendo ad allungare i tempi di conservabilità chimico-fisica, ritardando la comparsa del raffermimento. In una società come la nostra che destina circa un terzo del pane giornaliero alla pattumiera (infatti già al pomeriggio del primo giorno alcuni pani ottenuti con il lievito di birra sono immangiabili!), poter disporre dello stesso pane per più giorni diventa un elemento essenziale per la lotta allo "spreco alimentare".
Oggi anche molti birrifici sardi iniziano ad utilizzare il grano per la produzione della birra.
Tutti questi motivi, se accompagnati anche da una efficiente politica agricola regionale e nazionale e da una azione sinergica tra tutti i soggetti interessati, ci devono convincere a incentivare con decisione il comparto cerealicolo, fondamentale per contribuire e dare concretezza alla ripresa economica della Sardegna.
 
 
7 – La Nuova Sardegna / Agenda (Pagina 26 – Edizione Naz.)
SEMINARIO La qualità della vita secondo le teorie di un premio Nobel
Domani ad Alghero esperti a confronto sulle teorie elaborate dall’economista indiano Amartya Sen e dalla filosofa statunitense Martha Nussbaum
ALGHERO Una buona qualità della vita rientra tra le priorità dell’uomo del terzo millennio. Ma vivere in un ambiente ideale e con tempi della vita ritagliati sulle esigenze degli individui non è semplice. “La qualità della vita in città secondo l’approccio delle capacità di Amartya Sen” è il tema di un importante seminario in programma domani ad Alghero. La giornata di studi – organizzata dal Dipartimento di Architettura, design e urbanistica dell’ateneo sassarese e dall’Università di Paris Dauphine – vedrà alternarsi al microfono sette esperti del settore. A partire dalle 9, nell’aula informatica dell’ex orfanotrofio, il pubblico potrà ascoltare l’analisi della teoria dell’approccio delle capacità elaborata da Amartya Sen, economista indiano premio Nobel 1998. Il concetto di qualità della vita è stato successivamente esplorato anche da altri punti di vista e da diversi ambiti disciplinari. Tra questi la filosofa statunitense Martha Nussbaum «secondo cui – si legge in una nota – il benessere degli individui si definisce in base alla loro capacità di interazione e non sulla base dei beni che possiedono o di cui possono disporre». «La qualità della vita, in questo senso – proseguono gli organizzatori – è intesa come un processo di relazioni degli individui con il contesto all’interno del quale i beni disponibili sono solo un aspetto, del tutto insufficiente a stabilire il grado di benessere di un singolo e di una comunità». «Il seminario - spiega Arnaldo Cecchini, direttore del Dipartimento di Architettura – intende esplorare le opportunità dell’applicazione dell’approccio messo apunto dal Amartya Sen nella ricerca, oltre che nella definizione e valutazione di progetti di promozione della qualità della vita nella città». All’evento oltre Cecchini parteciperanno anche Ivan Blecic e Giovanna Fancello (facoltà Architettura); Alexandre Apsan Frediani, (Ucl – Development Planning Unit); Vivien Kana Zeumo (Université Paris Dauphine - Lamsade); Valentina Talu (facoltà Architettura); Alexis Tsoukiàs (Unversitè Paris Dauphine-Lamsade).
 
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

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