UniCa UniCa News Rassegna stampa Lunedì 24 settembre 2012

Lunedì 24 settembre 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
24 settembre 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Lavoro (Pagina 9 - Edizione CA)
Le professioni più utili per un futuro migliore
Vita dura per gli avvocati, trovano lavoro medici e laureati in materie economiche
 
È curioso che alcune delle professioni più richieste in Italia trovino corrispondenza negli Stati Uniti. Come il promotore finanziario o i cosiddetti day-trader, quelli che giocano in Borsa anche solo per un giorno. Sarà perché la crisi insegna che i pochi soldi a disposizione vanno gestiti e investiti bene. E se in America cresce la figura dell'igienista dentale (maggiore è la popolazione annua, maggiori sono i denti da curare, secondo una ricerca made in Usa), in Italia i medici, meglio se con specializzazione, riescono a “sfondare”.
LE LAUREE CHE FRUTTANO È così anche in Sardegna dove, secondo l'ultimo rapporto Almalaurea sulla condizione degli universitari dell'Ateneo di Cagliari a tre anni dalla laurea, i dottori in medicina e chirurgia con ulteriore specializzazione svettano per tasso di occupazione: il 96% lavora a pochi anni dal conseguimento dei titoli.
Molto richiesti, sempre secondo Almalaurea, anche i farmacisti (93,8% il tasso di occupazione, sempre a tre anni dal corso di studio), così come i laureati in economia (89,8%). Dato in linea con il dossier Excelsior (Unioncamere) relativo al terzo trimestre 2012 nella parte che riguarda le lauree più richieste: un laureato in scienze economiche o legato a figure formate dalla facoltà di Economia ha ottime chance di penetrare il mercato del lavoro. A seguire, secondo Almalaurea, gli ingegneri, ma in questo caso trova facilmente lavoro (l'88,8%) chi si presenta con la laurea magistrale, invece di chi vanta anche il ciclo unico (79,5%), quello che ha corretto la precedente riforma dei tre anni di laurea più i due di specialistica.
I MENO GETTONATI Vita dura invece per gli avvocati, sarà che il mercato è saturo ma laurearsi in giurisprudenza non garantisce granché se solo il 46,7% lavora dopo tre anni. Così, se non si è portati per la medicina, l'economia, l'ingegneria, meglio scegliere lingue e letterature straniere, utili in un mondo sempre più globalizzato, oppure scienze politiche, in grado di offrire un ventaglio di opportunità maggiori, o ancora, scienze della formazione, facoltà che consente di diversificare la professione a seconda delle sfumature occupazionali più richieste in quel campo.
LO SCENARIO Essere versatili, seguire l'innovazione e riuscire a fare del proprio talento un punto di forza premia. La crisi picchia duro e l'industria ne è l'emblema, soprattutto in Sardegna (i casi Alcoa e Carbosulcis insegnano). La nuova fase recessiva dell'economia italiana, iniziata nel terzo trimestre del 2011, è proseguita e si prolungherà ancora. I primi barlumi di ripresa, come scritto nella nota di aggiornamento al Def, documento di economia e finanza, si vedranno non prima di gennaio-marzo 2013. È proprio lo stato recessivo dell'economia e la prospettiva del suo prolungarsi nel tempo ad aver indirizzato al peggio l'evoluzione del mercato del lavoro. Disoccupati in crescita, ore di cassa integrazione in aumento, ingresso al mercato occupazionale negato ai giovani. Sono le tre facce di questo inizio d'autunno.
FIGURE PIÙ RICHIESTE Cosa chiedono, allora, le aziende? Le prime dieci professioni “Excelsior” più richieste tra il secondo e il terzo trimestre 2012 sono quelle della formazione e della ricerca, il cui aumento è ovviamente legato alla ripresa autunnale delle attività scolastiche e formative. Vi sarebbero poi le professioni operaie dell'industria alimentare (ma anche queste fortemente legate alla stagionalità) e le professioni specializzate dell'edilizia e della manutenzione degli edifici.
Si può quindi distinguere un altro gruppo, spiega il dossier di Unioncamere, con variazioni congiunturali negative delle assunzioni, ma in misura inferiore alla media, cosicché la loro quota sul totale risulta in aumento. Le più importanti tra esse, per numero di assunzioni (tra 5 e 10 mila), sono risultate essere le professioni dei commessi e altro personale qualificato di negozi ed esercizi all'ingrosso, il personale di segreteria e dei servizi generali, gli operatori dell'assistenza sociale (domiciliare o in istituzioni) e il personale qualificato della grande distribuzione.
Si è ridotta invece la quota sul totale delle assunzioni dei cuochi, camerieri, personale non qualificato dei servizi di pulizia e alla persona, addetti all'accoglienza, all'informazione e all'assistenza della clientela, autisti, tecnici informatici, tecnici amministrativi, finanziari e bancari.
I MESTIERI A RISCHIO Ci sono poi i mestieri che rischiano di scomparire. Nei prossimi 10 anni secondo la Cgia di Mestre sarebbero a rischio estinzione molte professioni manuali. Allevatori di bestiame nel settore zootecnico o braccianti agricoli, per esempio, e una sequela di mestieri artigiani come i pellettieri, i valigiai, i borsettieri, i falegnami, gli impagliatori, i muratori, i carpentieri, i lattonieri, i carrozzieri, i meccanici auto, i saldatori, gli armaioli, i riparatori di orologi, i tipografi, gli elettricisti, i sarti, i tappezzieri, i parchettisti e i posatori di pavimenti. Mestieri artigiani che la generazione mille euro non conosce più.
Emanuela Zoncu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 28 - Edizione CA)
Sassari
L'Università si apre all'Asia
 
Aprirsi alle collaborazioni scientifiche e accademiche in tutto il mondo. È una delle politiche dell'Università di Sassari che ha approvato cinque nuovi accordi d'intesa con istituzioni universitarie europee e asiatiche. Questo per rafforzare la dimensione internazionale dell'ateneo guidato dal rettore Attilio Mastino e per dare il via libera, sul fronte Europa, alle cooperazioni con Ginevra e Granada, promosse da Salvatore Rubino e Eugenia Tognotti, del dipartimento di scienze biomediche. Una volontà forte espressa dal senato accademico soprattutto guardando al versante asiatico. I rapporti dell'ateneo si sono arricchiti grazie agli accordi stipulati con due istituzioni cinesi di primo piano: la Hebei Normal University of Science and Technology e la Chinese Hospital Association. (a.br)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 28 - Edizione CA)
ALGHERO. Conti bloccati
Architettura: slittano i tempi di consegna
 
Gli ultimi ritocchi e il restauro del complesso del vecchio ospedale e dell'ex convento sui bastioni sarà ultimato, anche se non nei tempi previsti. L'impresa sta sistemando la pavimentazione nell'area esterna agli edifici storici destinati a diventare sede del Dipartimento di Architettura. Anche se la tabella di marcia è saltata. A febbraio infatti si ipotizzava di riuscire a consegnare la struttura per l'inizio dell'anno accademico. Ma per la fine dei lavori si dovrà attendere i primi mesi del 2013. L'intervento sta andando avanti a passo di lumaca a causa dei lacci che imbrigliano i conti correnti del Comune di Alghero. «Pur essendoci i soldi in cassa da liquidare all'azienda appaltatrice - fanno sapere dal municipio di sant'Anna - non è possibile spenderli per via del Patto di stabilità». Un problema che ripercuote nell'andamento del cantiere che va avanti a ritmo blando per l'impossibilità da parte della ditta privata di anticipare le spese per forniture e manodopera. Slitta ancora quindi il trasloco della sede universitaria tra le rinnovate strutture che si affacciano sul mare. Una volta terminata la sistemazione degli spazi esterni Alghero acquisterà un polo culturale d'eccellenza in una parte della città murata segnata da decenni di incuria. I corsi di laurea algheresi, che al momento si dividono tra il Palazzo del PouSalit e l'ex Asilo Sella, potranno contare su una superficie coperta di oltre 4mila metri quadrati, divisa su tre livelli. A disposizione della collettività un'area all'aperto di mille metri quadrati, dove stanno nascendo una piazza e percorsi pedonali, collegati direttamente all'area portuale, attraverso l'antica porta a mare, che è stata ripristinata. Nell'ex convento delle Isabelline sorgerà una biblioteca che si candida ad essere tra le più fornite dell'Isola. Per il restauro del complesso Santa Chiara sono stati investiti poco meno di nove milioni di euro. E negli ultimi mesi il comune ha chiesto alla Regione un ulteriore finanziamento di un milione e mezzo di euro.
Pierpaola Pisanu
 

LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Sardegna
ambiente e sviluppo
«Parco geominerario basta con gli ostacoli»
La riforma promessa ma ancora bloccata per l’avvio definitivo
di Giampaolo Meloni
 
Riusciranno Clini (Corrado, ministro dell’Ambiente) e Cappellaci (Ugo, presidente della Regione Sardegna) a presentare nell’isola la riforma che darà gambe al Parco geominerario? No. Perlomeno, non entro settembre, a un anno dal presidio a Villa Devoto, come hanno annunciato ai primi di agosto al termine di un incontro a due nel quale hanno sancito l’impegno. Né entro fine mese. L’appuntamento è atteso, ha riacceso qualche aspettativa per fare uscire il Parco dalla palude delle inconcludenze che lo ha tenuto sospeso tra destini incerti, polemiche e confusioni di competenza per oltre dieci anni. Lo slittamento ormai certo della data (ancora non confermata) fa anche temere che il Protocollo d’intesa necessario per chiudere i cinque anni di commissariamento possa ancora svanire. Clini e Cappellacci avrebbero dovuto firmarlo nel faccia a faccia del 6 agosto a Roma, ma non lo hanno fatto. Si sono limitati a una dichiarazione d’intenti congiunta nella quale, dopo «un attento esame delle criticità che negli anni ne hanno impedito lo sviluppo», affermano di volere «promuovere il Parco a eccellenza europea». E per farlo, hanno previsto di organizzare un’iniziativa comune. I nodi. La riforma dell’ente, istituito per decreto nell’ottobre del 2001, è stata approvata cinque anni fa dalla Comunità del Parco, riproposta sei mesi fa dal direttore generale dell’ente Francesco Usalla con l’approvazione del commissario Antonio Granara, nominato nel 2009 e da allora in proroga con riconferme ogni sei mesi. Tre i punti essenziali: snellimento degli organi, semplificazioni degli organismi di vigilanza al solo ministro dell’Ambiente (ora è prevista una Conferenza dei Servizi composta da quattro ministeri e dalla Regione sarda: si è riunita a fatica una sola volta in dieci anni), la ridefinizione delle perimetrazioni sulle aree di competenza per le quali il Parco deve assicurare la conservazione, salvaguardia e tutela dell’ambiente sia naturale e sia soprattutto architettonico, cioè evitare la devastazione delle strutture e dei sistemi naturali con interventi di edilizia selvaggia. Robetta, si dirà. Eppure è su queste materie che si è impantanata la vita dell’ente, aggrovigliata in più tra schermaglie e sciabolate politiche che hanno costruito e distrutto alleanze, favorito e devastato amicizie e rapporti personali in una scansione incessante senza distinzioni tra destra, sinistra e centro. Memorabile quel giorno (episodio mai registrato dalle cronache) in cui Renato Soru, presente l’allora ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio, e il capofila della mobilitazione, poi commissario Giampiero Pinna, si affrontarono riservatamente in un vigoroso faccia a faccia mentre una grande folla li attendeva nella miniera di Monteponi proprio per celebrare uno dei tasselli che avrebbero formato il mosaico del Parco. Fu rottura. Soru smorzò il suo sostegno, anche infastidito dall’eccesso di protagonismo solitario che contestava a Pinna nell’occupazione della galleria di Villa Marina. Il blocco. La necessità di riformare regole e precisare competenze è nata sia per rendere più agile il funzionamento gestionale e sia per rispondere alle pressioni di alcuni sindaci (costituivano l’organo assembleare del Parco) che soffrivano come ingerenza sui propri territori la competenza del Parco sulle scelte urbanistiche. «Ma questo è ormai un problema superato – dice Giampiero Pinna, presidente della Consulta delle associazioni (ora sono 61, tra regionali, nazionali e internazionali)». Precisa il direttore Usalla, nominato sei mesi fa: «Ci sono ormai le fasce territoriali sulle quali il Parco può intervenire per rispettare i propri compiti istituzionali, e sono quelle di stretta competenza mineraria». Insomma, nessuna superiorità gerarchica del Parco sugli altri enti territoriali ma una competenza, sancita giuridicamente, come strumento di pianificazione. La svolta. Ma l’impulso alla riforma non ha incontrato l’entusiasmo da parte della Regione. La riforma voluta cinque anni fa dalle associazioni e dal Consorzio del Parco per «interrompere l’immobilismo gestionale» dei primi sei anni di vita, non ha fatto passi avanti. Inconcludenza che la Consulta delle associazioni attribuisce in primo luogo al presidente della Regione Cappellacci. Il funerale del Parco geominerario sembra sempre più incombente. A metà dello scorso anno riparte una mobilitazione che coinvolge le università, i sindacati (ne fanno un punto della Vertenza Sardegna), le diocesi, i capigruppo in consiglio regionale. Il 26 agosto tutti i componenti del Parco inviano un documento al governo nazionale. In quegli stessi giorni arriva l’ammonimento da parte della rete mondiale dei Geoparks dell’Unesco: una bocciatura all’immobilismo. Il 27 settembre la Consulta delle associazioni inizia il presidio davanti a Villa Devoto, sede della giunta regionale. Riconsiderato dal governo nazionale, esce anche indenne dalla lista degli enti da sopprimere. Lo stato delle cose. L’ultima tappa della storia travagliata è l’incontro Clini-Cappellacci. Apprezzate soprattutto le valutazioni del ministro, le associazioni accolgono l’impegno: «È la prima volta che Regione e governo esprimono un impegno così preciso su ruolo e importanza del parco per contribuire alla rinascita sociale, economica e culturale delle aree minerarie dismesse». Uno strumento di sviluppo di straordinario rilievo, dicono anche il commissario Granara e il direttore Usalla. Gli organici. Nell’attesa il Parco resta bloccato. Singolare persino la vicenda della pianta organica approvata nell’incontro del 5 agosto: previsti all’origine 64 posti, ma il ministero ne chiese la riduzione a 18 (previsti a regime, ossia quando?), ma ora arriva il via libera per soli undici (da inserire con bandi pubblici a contratti interinali, alcuni potrebbero arrivare in mobilità da altri enti). Il Parco non ha proprietà immobiliari, non possiede miniere né vecchi rottami. Anche la straordinaria palazzina di fine Ottocento, nella via Monteverdi di Iglesias, sede storica di società minerarie, appartiene al Comune . Ma ci piove dentro e nessuno mette riparo. Il Parco non può intervenire e spera in un inverno clemente. Le attività. Lavora però dove possibile per investire il milione e 600mila euro all’anno assegnato come dotazione di bilancio dal decreto istitutivo. Nei giorni scorsi sono stati messi a disposizione 400mila euro per partecipare con il Comune di Arbus (altri 600mila euro) alla ristrutturazione del vecchio ospedale di Montevecchio: che tornerà nuovo ma ancora non è stato deciso quale destinazione avrà. Un approccio riuscito in tandem con la precedente amministrazione comunale di centrosinistra a Iglesias, è anche il Centro turistico sportivo avviato a Monteponi (piccolo hotel, biblioteca storica, centro benessere, ristorante installati nelle strutture minerarie), acquisito con bando pubblico da un giovane e coraggioso operatore iglesiente, Daniele Dessì. «Ora Clini e Cappellacci per essere credibili devono passare dalle parole ai fatti», incalza la Consulta, che ha convocato per il 12 ottobre a Iglesias l’assemblea generale in seduta aperta. Sarà un’altra tappa della mobilitazione, al compimento di un anno dal decreto istitutivo.
 
LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 15 - Sardegna
Savona: «L’industria non è la modernità»
 
CAGLIARI «Andai via dalla Sardegna anche perché sostenevo che le miniere dovessero essere chiuse e invece si decise per altre scelte». Lo ha sostenuto l’economista Paolo Savona, ex ministro dell’Industria, ex presidente del Cis nell’era post Rovelli. «Il problema sardo nasce da accordi europei», è la tesi di Savona, ed è il motivo per cui lo Stato non può intervenire in Sardegna. «Se ci sveniamo per tener in vita tante Alcoa», afferma Savona, «in Sardegna non avremo altre possibilità di sviluppo. È chiaro che si deve offrire ai lavoratori un modello alternativo, una speranza concreta. Non puoi riconvertire gli operai Alcoa come prestatori di servizi turistici in poco tempo, ma devi reintrodurli gradualmente. Per troppo tempo si è pensato che la modernità fosse l’industria. Puntiamo sulla formazione: ai giovani dico di andar via dall’Italia, non è l’emigrazione di cinquant’anni fa, è aprirsi ad un mercato del lavoro mondiale che offre possibilità a giovani formati e preparati».

Questionario e social

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