1 - L’Unione Sarda / Primo Piano (Pagina 2 - Edizione CA)
Per promuovere l’occupazione
Seguiamo l’esempio di Parigi e Berlino
Franco Manca,
Direttore Centro studi L’Unione Sarda
Uno dei principali problemi del tessuto economico regionale è rappresentato dal pesante tasso di disoccupazione in particolare di quella giovanile. Nell’esperienza di altri paesi europei, e in particolare Germania e Francia, una leva importante se non fondamentale è stata individuata nell’apprendistato. Questa modalità di ingresso nel mercato del lavoro è stata invece molto trascurata in Italia, mentre nel caso della Sardegna il ripristino di questa opportunità ha avuto un importante riconoscimento nel corso del 2010 anno nel quale non solo sono state riallocate importanti risorse economiche, oltre 7 milioni di euro, ma è stato firmato anche un protocollo d’intesa con oltre trenta organizzazioni datoriali e sindacali.
La riforma del lavoro predisposta dal ministro Fornero ritorna sull’argomento apprendistato che viene individuato come canale preferenziale per accedere al mercato del lavoro attraverso una qualificazione o riqualificazione professionale, con un’ambizione specifica, quella cioè di costituire un canale preferenziale per i giovani. Apprendere un mestiere diventa dunque la principale modalità per entrare nel mercato del lavoro che presenta criticità molto elevate nelle professioni che hanno a che fare con la “ manualità”. Secondo l’ultimo rapporto Excelsior mancano in misura consistente falegnami, saldatori, tornitori, muratori, piastrellisti, e tante altre professioni per le quali l’offerta è scarsamente significativa a fronte di una domanda di lavoro elevata.
In questa situazione gioca anche un fattore di tipo culturale e sociale: i lavori manuali sono considerati poco gratificanti nella scala sociale preferendo il terziario. Il rilancio dell’apprendistato nel proporsi di coprire i posti di lavoro mancanti stimati in oltre cento mila unità a livello nazionale cerca anche di sfatare questo declassamento sociale. Infatti, la riforma mantiene le tre tipologie di contratto di apprendistato oggetto di un disegno organico emanato meno di un anno fa dall’allora ministro del Lavoro Sacconi, trasfuso nel Testo Unico dell’apprendistato (d.lgs. n 167 del 14 settembre 2011). Le tre tipologie riguardano il diploma professionale (15-25enni) per il conseguimento di un titolo di studio in ambiente di lavoro, l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere (18-29enni) per apprendere un mestiere o conseguire una qualifica professionale, alta formazione e ricerca (18-29enni) per ottenere titoli di studio specialistici, universitari e post - universitari. La nuova riforma prevede una durata minima del contratto che non può essere inferiore a sei mesi, modifica la proporzione tra lavoratori specializzati e qualificati e apprendisti, impone proporzioni tra apprendisti e lavoratori a tempo indeterminato nella misura almeno del 50 %. È ora auspicabile che dalla produzione legislativa si passi a quella operativa: i giovani e il mercato del lavoro ne hanno davvero bisogno.