Martedì 10 luglio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
10 luglio 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Qualità e merito, armi vincenti perché l'ateneo resti competitivo
Parla il Rettore Giovanni Melis: cambiare la cultura organizzativa
 
Anche se un po' lontano, il capolinea è già fissato: anno 2015. La legge Gelmini vieta la rielezione, quindi non batterà il record del suo predecessore, Pasquale Mistretta, sullo scranno più alto dell'ateneo cagliaritano per 19 anni. Giovanni Melis la poltrona di Rettore l'occupa dall'ottobre del 2009, dice che quando entrò all'università non era fra i suoi desiderata, furono i colleghi a insistere perché si candidasse per ben due volte. Cagliaritano, 67 anni, area centrosinistra moderata, già preside di Economia e un curriculum di esperto in questioni aziendali, ha spezzato il patto dell'alternanza fra Medicina e Ingegneria ma ora Melis la bicicletta l'ha voluta e deve pedalare. Peraltro nel momento più complicato dell'università, alle prese con una epocale riorganizzazione senza adeguati fondi. Appena eletto si trovò davanti a un taglio di 12 milioni di euro (in parte coperto dalla Regione), adesso la minestra è la stessa ma forte del suo senso aziendalista e da conoscitore dell'economia manageriale, ha cercato di mettere i conti a posto. «Adesso sono sani», precisa, «ma la scure dei tagli complica la vita».
Colpa della Gelmini?
«La legge è stata preceduta dai tagli nei finanziamenti e negli organici. Non ha fatto altro che dare una struttura e un indirizzo a un ridimensionamento che era già in atto».
Cosa può fare un Rettore?
«Agire per un cambio della cultura e della mentalità organizzativa. Prestare attenzione al merito. E cercare la qualità nei servizi, nella ricerca e nella didattica».
In che modo?
«Ricordiamo intanto che l'università è una struttura complessa: 33mila studenti, 2000 persone tra docenti e amministrativi. Occorre trovare un equilibrio organizzativo ed economico. Come del resto ci chiede il governo».
Però si va un po' lenti. Dopo un anno e mezzo dall'entrata in vigore della legge si è al palo.
«È un po' vero. In questi giorni stiamo completando la composizione dei nuovi organi. Ma vorrei ricordare che abbiamo fatto approvare il nuovo statuto da 50 persone che subito dopo hanno cessato l'attività. Di questo devo dare grande atto di disponibilità e pazienza».
La classifica nazionale non premia l'ateneo cagliaritano.
«Per patrimonio ultrasecolare, che ha sedimentato cultura ed esperienza, siamo nella fascia più alta. Lo stesso per dimensione e per parametri di merito. Abbiamo convenzioni con atenei di tutto il mondo, siamo un grande ponte per scambi di studenti e docenti. Questa è la nostra vera forza. Ma siamo consci che dobbiamo migliorare nella ricerca e nella didattica e nel trasferimento dei saperi al territorio».
Che fare materialmente?
«Aumentare la politica dei servizi, che significa rendere efficienti aule, laboratori, biblioteche. Diffondere la cultura del merito. Le risorse ministeriali sono poche ma devono essere guadagnate. Adesso noi ci facciamo valutare, concorriamo con gli altri e confrontiamo i risultati. Tutto alla luce del sole. Da questo punto di vista siamo una anomalia nella pubblica amministrazione».
Sì, ma in concreto quali sono i programmi?
«Trasferire a Monserrato tutta la facoltà di Medicina, evitando di avere le cliniche sparse, più le facoltà di Scienze e Farmacia, facendolo diventare un unico polo scientifico. E stiamo lavorando per il completamento dell'ospedale policlinico. Appalti già partiti, a fine agosto saranno valutate le offerte. Poi riconvertiamo l'ex clinica medica per farne un residence di scambi internazionali».
Cosa dice agli studenti?
«Intanto i risultati di un questionario anonimo, con oltre ventimila risposte, ci gratificano: l'indice di soddisfazione degli studenti verso l'università cresce. E noi ci stiamo impegnando per aiutarli in tutti i modi. La Sardegna ha un numero di laureati bassissimo e, dati nazionali alla mano, anche noi siamo preoccupati per il calo di iscrizioni. Ora con la crisi si teme che il numero peggiori. E allora abbiamo deciso di non aumentare le tasse, anzi di creare un sistema che premia i più meritevoli».
Cioè?
«Chi si diploma col massimo dei voti per un anno non paga tasse, ci saranno sconti per quelli che hanno avuto un crollo del reddito familiare e aiuteremo gli studenti lavoratori con un rallentamento nell'acquisizione dei crediti».
Dove sta la dispersione?
«Anche nella scarsa informazione. Abbiamo promosso dei test per gli studenti della scuola media superiore dai quali risultino eventuali carenze. Perché se uno si vuole iscrivere in Ingegneria e la sua preparazione matematica è scarsa è inutile che ci provi».
Ma perché negargli questo diritto?
«Non glielo neghiamo. Semplicemente lo avvertiamo. E se proprio vuole iscriversi in Ingegneria gli offriamo un corso trimestrale di riallineamento che gli permetterà di mettersi alla pari con gli altri. Poi, come si sa, alcune facoltà sono a numero chiuso: se non si passa il test, niente da fare».
Università classista?
«Non esageriamo. Teniamo conto della realtà. Del fatto, per esempio, che gli studenti oggi hanno una cultura mediamente superiore a quella della mia generazione ma una preparazione di base nettamente inferiore. Non c'è più selezione nella scuola e anche l'università ne paga le conseguenze».
Dunque, studiare e studiare.
«Le difficoltà esistono per chi si laurea a 30 anni: è meno competitivo rispetto a un laureato di 22 anni, le aziende hanno difficoltà ad accettarlo, lui stesso ha più pretese di un ragazzino e meno disponibilità a rimettersi in gioco».
Il mondo cambia e bisogna adattarsi: è così?
«Occorre essere realisti. Penso ai duemila iscritti di alcuni anni fa a Psicologia, un numero che non sarà mai assorbito dalla spietata legge della domanda e dell'offerta».
Sulla decadenza c'è stata molta polemica.
«Del tutto infondata. Abbiamo detto a questi fuori corso storici che non siamo un esamificio, gli abbiamo dato tre anni di tempo per laurearsi, e la possibilità di iscriversi a un corso attivo per incentivarli. Parlano i numeri: quest'anno abbiamo laureato 914 decadenti, da aggiungere ai 4000».
Che fare per garantirgli una laurea sicura?
«Il mercato del lavoro non lo decido io. Ma la mia sensazione è che gli studenti bravi hanno pochi problemi. Lo vedo nella realtà universitaria: i migliori non riusciamo a trattenerli, vanno all'estero o sono assorbiti da aziende o società».
Già, come trattenerli?
«Promuovendo tirocini, spingendo sull'Erasmus, attivando spin off. Sappiamo di dover formare un capitale umano che deve servire e inserirsi nel territorio. Cerchiamo di farlo. Ma faccio notare che per collaborare bisogna essere in due e che anche il mondo imprenditoriale sardo, che ha le sue belle difficoltà, deve interagire di più con noi».
Il tasto dolente è la ricerca.
«Se tagli i fondi per la ricerca, stai in partenza rinunciando al futuro. Alla competizione con i paesi emergenti. Devo riconoscere che la Regione Sardegna sta facendo molto per rendere meno dolorosi i tagli, una politica di lungimiranza che non ha cancellato l'impostazione della giunta precedente, anzi l'ha rafforzata. I risultati non hanno un ritorno in un ciclo elettorale ma fra 3 o 5 anni e questo sottolinea il comportamento attento della politica isolana».
Concorsi bloccati: un altro problema.
«Un vero cruccio. La gente va in pensione e non viene sostituita. Non ci sono concorsi dal 2008. Il rischio è che la nuova generazione si sfiduci e vada ad alimentare la fuga di cervelli. Noi abbiamo circa 500 ricercatori che stiamo cercando di portare dentro con assegni di ricerca e contratti, per non parlare dei tanti associati».
Colpa di chi?
«Il ministero è fermo ma noi che abbiamo perso dal 2009 oltre 500 persone siamo pronti per assorbire un centinaio di docenti. I nostri conti sono in regola, possiamo farlo, però aspettiamo il via da Roma. Intanto abbiamo bandito 47 posti per ricercatori a tempo determinato».
Lei ha ancora tre anni di mandato. Con quali risultati vuol lasciare?
«Qualità nella ricerca e nella didattica. Migliorare la logistica, i servizi agli studenti e la funzionalità amministrativa. Non tanto per fare un salto ma per evitare di tornare indietro. Oggi, tutti gli atenei corrono, la competizione è micidiale, tra poco qualsiasi studente potrà consultare on line i risultati di ogni università italiana. Per noi il primo comandamento è: non perdere posizioni».
Sergio Naitza
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Premiazione studenti
 
Oggi, alle 11, nell'aula magna del Rettorato di via Università, il rettore Giovanni Melis premierà i migliori 22 laureati dell'anno accademico 2011/2012. Si tratta di studenti - due per facoltà, iscritti alle lauree triennali e specialistiche attivate nell'ateneo - che hanno concluso il loro percorso formativo in corso e con i migliori voti (di laurea e sui singoli esami sostenuti). A ciascuno di loro Giovanni Melis, consegnerà una pergamena e sarà attribuito un premio del valore di mille euro.
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Attualita
Sanità, entro il 2013 via 7mila posti letto
Ma Balduzzi assicura minori tagli alle Regioni virtuose. Critico il Pd, da oggi decreto al Senato, battaglia sugli enti di ricerca
di Annalisa D’Aprile
 
ROMA Un regime serrato quello che seguirà la sforbiciata sulla sanità decisa con la spending review: 7mila posti letto pubblici verranno eliminati entro il 2013. E nell’arco del prossimo triennio il risparmio sul settore sfiorerà gli 8 miliardi di euro. È lo stesso ministro Renato Balduzzi a fornire un quadro dei conti assicurando anche “quote premiali” per le Regioni virtuose e aprendo, da oggi, ad incontri con gli enti locali, furiosi per i tagli. Sull’altra grande stangata del decreto legge, quella sugli impiegati della Pubblica amministrazione, il ministro Filippo Patroni Griffi conferma i numeri degli esuberi da prepensionare, 24mila statali, ma aggiunge che «ci saranno delle compensazioni». Intanto, il provvedimento sulla riduzione di spesa inizia oggi il suo iter al Senato con la riunione della Commissione bilancio per la scelta dei relatori e per fissare il calendario dei lavori. I partiti si preparano a presentare delle mozioni: la Lega annuncia una contromanovra, e il Pd, benché sostenga il governo Monti, intende chiedere un confronto con le Regioni sulla sanità. E mentre gli enti locali e le forze sociali restano sul piede di guerra, le misure della spending review incassano un triplo ok, con tanto di apprezzamenti, da Corte dei Conti, Bce e Ue. Ma il sì dell’Europa alla tabella di marcia di risparmi fissata da Monti non placa le polemiche interne. Con questi tagli «il sistema non reggerà già forse nel 2012 e certamente nel 2013» avverte il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. In stato di agitazione Federmarma che snocciola i suoi conti: con il decreto legge sono a rischio 20mila posti di lavoro nelle farmacie di tutta Italia. E per oggi annuncia una manifestazione in piazza Montecitorio. Dal canto suo Balduzzi tenta di spiegare: «Non sono tagli, ma un tentativo di riqualificare la spesa in un momento di difficoltà». E aggiunge che in tre anni ci saranno minori risorse «per un totale di 7,9 miliardi (900 milioni nel 2012, 4,3 miliardi nel 2013, 2,7 nel 2014) sommando gli effetti della spending review a quelli della manovra estiva 2011». Il ministro inoltre fa sapere che «sugli acquisti di beni e servizi non solo le quote delle Regioni non verranno toccate, ma avranno anche una quota premiale». Balduzzi, poi, non esclude di poter intervenire sul taglio lineare del 5% delle spese per l’acquisto di beni e servizi. E al presidente Errani il ministro risponde: «Da oggi sono a disposizione per modifiche e miglioramenti». C’è anche un altro ministro che ha promesso di impegnarsi per recuperare risorse. Si tratta di Francesco Profumo, alla guida dell’Istruzione, che è intervenuto personalmente dopo la lettera-appello al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano inviata dall’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (al centro della scoperta del bosone di Higgs e molto penalizzato dalla riduzione dei fondi alla ricerca). «Mi auguro che in fase di conversione del decreto ci sia un recupero dei fondi agli enti di ricerca», dice Profumo annunciando che il prossimo 12 luglio ci sarà un tavolo con le Università «per avviare una riflessione». «Tutto l’Infn è d’accordo con la necessità di partecipare ai sacrifici imposti dalla spending review - scrive a Napolitano il presidente dell’Istituto Fernando Ferroni - ma questo provvedimento mostra una logica del tutto opposta. Si penalizza la qualità e l’eccellenza, distruggendo la nostra possibilità, come Paese, di partecipare ai grandi progetti internazionali di ricerca e di ottenerne, come nel caso del Cern di Ginevra, la leadership. Ricostruire questa posizione costata decenni di lavoro e di visione strategica potrebbe essere impossibile per il Paese nel medio-lungo periodo. Se l’Italia vuole uscire dalla crisi - conclude - la scienza non può essere un problema contabile».

Questionario e social

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