Venerdì 22 giugno 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
22 giugno 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Medicina
ADDIO A CAO, L’UOMO CHE HA SCONFITTO LA TALASSEMIA
La Sardegna e la comunità scientifica internazionale perdono Antonio Cao, straordinario pediatra, insigne genetista, in prima fila nella lotta alla talassemia, morto a Cagliari a 83 anni. Una persona speciale che lascia un vuoto immenso in quanti lo hanno conosciuto per le sue qualità umane e professionali.

Cultura (Pagina 52 - Edizione CA)
L’insigne pediatra e genetista cagliaritano è morto ieri a 83 anni
Il mondo della scienza perde Antonio Cao «Ho dato al lavoro tutti i miei angoli liberi»
«L’ età porta con sé questo difetto: diventi più responsabile, e quasi hai timore di non essere all’altezza di ciò che sei stato». Era modesto, Antonio Cao, e consapevole che battere se stesso non era facile. Ottantatré anni compiuti il 4 maggio, il pediatra cagliaritano, genetista di fama mondiale, è morto ieri nella sua città. Era malato da qualche tempo, ma fino alla fine la sua vita è stata caratterizzata da un punto fermo, il lavoro. «E la ricerca scientifica per me è un hobby». Un piacere che ha conservato anche dopo i limiti d’età. Al Microcitemico - il luogo della sua battaglia appassionata contro la talassemia, dove stamattina dalle 11 sarà allestita la camera ardente - aveva conservato uno studio. Una stanza piccola, al sesto piano, invasa di libri, di luce e di musica, e curata dalla insostituibile segretaria Rita, regista di una grande festa a sorpresa per i suoi 80 anni. Amava soprattutto la classica, e il jazz degli anni Trenta, il professor Cao, «ma non posso ascoltare Beethoven mentre lavoro, mi impegna troppo. Meglio Bach. Il Barocco ti dà quel senso di eternità..». Meglio Bach, contrappunto rilassante all’attività frenetica dello studioso e alle inquietudini dell’ uomo. «Mi alzo alle 5, faccio una corsa, torno a casa, mi preparo e poi vengo qui o vado a Monserrato al Policlinico. La sera spesso seguo i miei allievi, o faccio lezioni per specializzandi in genetica o pediatria, ma mi costa una fatica enorme, pretendo troppo da me». Antonio Cao era un raro caso di clinico e di ricercatore. Di studioso che ha alternato l’attività di straordinario pediatra a quella di genetista. «Oggi non sarebbe più possibile, le ricerche sono troppo sofisticate. Io ci sono riuscito, anche se è costato un’enormità ai miei cari. Ho dedicato al lavoro tutti gli angoli liberi della mia vita».
Si raccontava il professore, due anni fa, ai microfoni di RadioSardegna. Diretto, scarno, ironico, affascinante, e affettuoso. Non una parola di troppo, non un aggettivo sprecato per dire di sé, dei suoi studi, della sua straordinaria vicenda professionale che lo ha portato a farsi apprezzare dalla comunità scientifica internazionale. Sulla parete dello studio di via Jenner, il riconoscimento della Società americana di genetica conferitogli al Karolinska Institut (la prima volta a un italiano) ma anche il Sardus Pater di cui lo insignì Renato Soru, «un onore, dopo Lilliu». Ci teneva a mostrarli, ma teneva di più a quei dipinti fatti da un amico talassemico oristanese, suo paziente, o alle foto di Giuseppe Pilia e Adele Sanna, amati allievi perduti troppo presto. Aveva parlato, in quella chiacchierata informale, delle tante battaglie per sconfiggere la talassemia, del suo ritorno a Cagliari nel ’74, dopo Perugia, del vuoto di quegli anni sul fronte della lotta alla talassemia, delle prime conquiste, della scommessa recente di Progenia, dei progetti futuri. Gli piaceva ripercorrere la sua vita professionale, con eleganza, senza compiacimenti. Tra i possibili rimpianti, quello di non aver colto al volo le ripetute proposte giunte dagli Stati Uniti. «Sono stato vigliacco, qui stavo bene, non ho voluto rischiare». Professore, che cosa deve fare un buon medico? «Farti capire che in quella mezz’ora che ti dedica ci sei solo tu, il resto non esiste». Lui lo ha fatto per una vita, «ho dato belle notizie ma anche molto brutte. Eppure non ho mai ucciso la speranza. Non sono un allegrone. Sono abbastanza meditabondo e forse se bevo un bicchiere di vino divento anche simpatico, ma in fondo sono un ottimista, perché penso che anche nei momenti più terribili ci sia una via d’uscita».
Maria Paola Masala

La battaglia civile più recente è stata per l’apertura della carriera militare ai fabici
Contro la malattia e i pregiudizi
Lo stratega ineguagliato della lotta contro la talassemia
Non solo uno scienziato. Antonio Cao era un militante sul fronte della salute, sempre pronto a impegnarsi, con autorevolezza scientifica e grande passione civile, contro le malattie, ma anche i pregiudizi che spesso le accompagnano. Ultimamente si era duramente scontrato con le burocrazie ministeriali che escludevano i ragazzi sardi fabici dalla carriera militare.
Una passione espressa durante tutta la sua lunga carriera, iniziata negli anni Cinquanta come assistente del professor Macciotta, in Clinica pediatrica. Dopo un periodo trascorso a Perugia, al seguito del professor Tangheroni (suo maestro), nel ’73 è rientrato a Cagliari per dirigere il Centro per le microcitemie, prima in via Porcel poi nell’ospedale di via Jenner. Ed è su quel fronte che ha raggiunto i più significativi risultati, dimostrando che la talassemia non era un male incurabile. All’epoca, i malati erano circa 1800, ne venivano alla luce 150 all’anno, con una vita media di 9 anni. Oggi le nascite si riducono a poche unità (da genitori consapevoli) mentre l’età non ha più limiti definiti. I talassemici si sposano e hanno figli.
È il grande merito del professor Cao. Raggiunto col rigore dello studiose e una buona dose di impegno politico. L’ex assessore regionale alla Sanità Emanuele Sanna ricorda il contributo essenziale dato alle grandi campagne di prevenzione, basate su screening per individuare i portatori di talassemia e diagnosi prenatale, che hanno consentito anche alle coppie a rischio di avere figli.
Tutto questo è avvenuto perché Cao ha creato un sistema di controllo, prevenzione e cura della malattia esportato in tutto il mondo. Grazie a un approccio nuovo - precisa il successore Renzo Galanello - basato su metodi di biologia molecolare. L’Ospedale microcitemico è infatti un centro di rilievo internazionale, uno dei pochi presidi di riferimento per le malattie genetiche riconosciuto dall’Organizzazioine mondiale della sanità.
Un gioiello, rappresentazione della figura di un clinico pediatra, genetista di fama mondiale, ematologo, sempre aggiornatissimo, all’avanguardia in tutti i settori. In grado di coniugare l’acume clinico con la ricerca. Un caposcuola. Che non dava tregua ai suoi allievi, li stimolava ed era pronto ad accogliere medici provenienti da ogni parte del mondo, desiderosi di aggiornarsi. Non solo sulla talassemia, ma anche sulle malattie rare e di origine genetica, alle quali Cao dedicava gran parte dell’impegno. Il suo attivismo, i risultati ottenuti, sono stati sottolineati da riconoscimenti internazionali. Ma quello cui teneva di più era il Sardus Pater. Forse perché glielo avevano assegnato quei sardi cui aveva dedicato (e spesso salvato) la vita.
Lucio Salis
 
Omaggio al caposcuola
I piccoli pazienti e gli allievi lo ringraziano
Pubblichiamo un ricordo di Antonio Cao firmato dai suoi allievi.
Antonio Cao era una delle figure più illustri nel panorama scientifico internazionale, pediatra, genetista ed ematologo di fama mondiale che ha contribuito in maniera fondamentale al progresso scientifico e ricevuto riconoscimenti prestigiosi nel campo della ricerca di base e della medicina applicata. Un pediatra-scienziato che ha dedicato la sua vita alla cura dei bambini. Nei suoi 60 anni di attività possiamo dire che non esista famiglia sarda che non si sia rivolta a lui trovando sempre risposte adeguate. Era un clinico di esperienza vastissima e di grande umanità, amatissimo dai suoi piccoli pazienti.
Vanto dell’Ateneo cagliaritano, è stato maestro insigne di generazioni di pediatri per i quali ha costituito un punto di riferimento costante e un raro esempio di altissimo rigore metodologico e scientifico e di grande onestà intellettuale. Coniugava in maniera esemplare il suo amore per la clinica con quello per la ricerca scientifica. Era famoso in tutto il mondo per il modello di controllo e cura della talassemia, sviluppato in Sardegna ed esportato ovunque. La ricerca scientifica era il suo grande amore, un interesse che lo ha visto impegnato anche dopo il ritiro dalla vita accademica.
Ricercato per le sue capacità di esporre con chiarezza argomenti di notevole difficoltà, sempre al corrente dei più recenti progressi scientifici, era nato a Cagliari nel 1929. Laureato in Medicina e chirurgia nel 1954, ha lasciato la sua città alla fine degli anni ’60 per seguire il suo maestro, il professor Tangheroni, a Perugia. Qui ha insegnato Pediatria sino al 1974 quando è tornato a Cagliari per dirigere la Seconda Clinica Pediatrica e il Centro per le Microcitemie. È in quegli anni che nasce e si sviluppa il progetto di controllo e cura delle talassemie, anche grazie alla sua amicizia e collaborazione con due eminenti ricercatori americani, Kan e Kaback. Nel 1981 l’apertura dell’Ospedale Microcitemico ha rappresentato la realizzazione del suo progetto e l’inizio di una nuova avventura.
Con il suo impegno l’Ospedale Microcitemico è diventato famoso in tutto il mondo fino ad avere il prestigioso riconoscimento dall’Oms di Centro di riferimento per il controllo delle malattie ereditarie. Per le sue grandi capacità di scienziato gli era stato attribuito l’incarico di Direttore dell’Istituto di Ricerca sulle Talassemie del Cnr e, al suo ritiro dalla vita accademica, dell’Istituto di Neurogenetica e Neurofarmacologia. Tra le onorificenze, era particolarmente orgoglioso del premio Allan Award ricevuto dall’American Society of Human Genetics proprio per il suo contributo alla ricerca sulla talassemia, il Marta Philipson Award attribuitogli dall’Accademia dei Pediatri scandinavi, il “Maestro della Pediatria” della Società italiana di Pediatria e il Sardus pater. Di lui ricorderemo questo e molto altro, grati dei suoi insegnamenti e orgogliosi di essere stati suoi allievi.
 
 
2 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 22 - Edizione CA)
SANITÀ. Un’operazione eseguita nella clinica Otorino da Roberto Puxeddu
BISTURI-LASER IN GOLA E IN TV L’intervento seguito in diretta dai medici a Mosca 
«It’s amazing», è incredibile. Il commento arriva in diretta da Mosca: in una sala dell’università una ventina di medici russi, impegnati in un corso di aggiornamento, osserva in tempo reale il bisturi-laser che il professor Roberto Puxeddu maneggia nella gola di un paziente colpito da un tumore alle corde vocali. Operazione di routine: con questa tecnica dal ’96 nella clinica otorinolaringoiatria del San Giovanni di Dio, ne sono stati portati a termine tremila. Ma ieri mattina è diventata d’eccezione: un complicato sistema di telecamere allestito in sala operatoria ha permesso di farla vedere sui teleschermi collegati via Internet. La prima volta in Sardegna, pare. Di sicuro non è scena di tutti i giorni vedere una cabina-regia con monitor, tecnici video e audio armeggiare nell’anticamera di una sala operatoria. Con commenti e scambi di informazioni: da una parte via Ospedale, dall’altra la Russia.
LEZIONE Una telecamera, inserita nel microscopio, proiettava le immagini del laser che rimuoveva il tessuto malato. Da un microfono incollato sotto la mascherina il chirurgo illustrava in inglese, fase per fase, la procedura. Ogni tanto arrivava da Mosca qualche richiesta di chiarimento. Una lezione a distanza, durata quasi due ore: il tempo per operare due pazienti, affetti da neoplasia laringea. Un tumore alle corse vocali, regalo in entrambi i casi delle troppe sigarette (uno ne ha fumato 40 al giorno per vent’anni). Interventi riusciti, come da prassi nella clinica universitaria.
TECNICA «Il laser», spiega il direttore Roberto Puxeddu, «nei tumori alla laringe permette di ottenere eccellenti risultati. Mentre fino a 15 anni fa gli stessi chirurghi proponevano la radioterapia o chirurgia per via esterna, al momento attuale la chirurgia laser è diventato il trattamento più richiesto dagli stessi pazienti». Motivo: il decorso post-operatorio è brevissimo, i disturbi sono modesti e non c’è necessità di doversi sottoporre a cicli di radioterapia intensiva.
A Mosca ne volevano sapere di più. E ieri mattina la giornaliera seduta operatoria al San Giovanni di Dio si è collegata in diretta. Qui era mezzogiorno, le 14 nella capitale russa. Il primo intervento è durato un’oretta, una decina di minuti in più del solito. Idem il secondo.
DIDATTICA Tutto è filato liscio: nel tavolo operatorio e sui teleschermi, attrezzati con la collaborazione del dipartimento di ingegneria del software diretto da Andrea Casanova e il supporto tecnico di due aziende (Sanifar e Zonvideo). «Che ringraziano, assieme al direttore dell’Azienda ospedaliera, Ennio Filigheddu». Oggi i due pazienti, protagonisti dell’intervento-live, ritorneranno a casa.
Antonio Martis
 
 
3 - L’Unione Sarda / Commenti (Pagina 15 - Edizione CA)
COMMENTI Sulle orme del Presidente
La borsa di studio in ricordo di Francesco Cossiga
Il Banco di Sardegna, in memoria di Francesco Cossiga, ha istituito una borsa di studio a favore di studenti isolani laureatisi con tesi in diritto costituzionale. A presiedere la giuria è stato chiamato Giuliano Amato. La consegna del premio assegnato ex aequo a due universitari di Cagliari è avvenuta il 16 giugno scorso nella sede della banca, alla presenza del presidente Farina che, del premio, è stato il principale animatore.
Illustri professori hanno messo in risalto, della personalità poliedrica di Cossiga, quella che lui amava forse di più. L’eminente costituzionalista e studioso. Il figlio Peppino ha ricordato che il padre si è diplomato a 17 anni e laureato a 20. A 23 era docente universitario. Dell’ex Presidente va riscritta la storia. La sua azione di statista, l’aver capito per primo la fine di un’epoca politica ha fatto scrivere fiumi di inchiostro. Fiume che è carsico e non di superficie. Ma chi era l’Uomo Cossiga? Pur vivendo e amando il palcoscenico, sapeva, da sardo, vivere le sue solitudini. Soleva stare solo con se stesso. Ma non era solo. Dentro di lui c’era la ricchezza della sua cultura, l’amore per lo studio del diritto costituzionale. Chi l’ha frequentato nella sua casa romana ne ricorda gli slanci di generosità. Ascoltava e cercava di aiutare tutti con disinteresse. L’amore che ha avuto verso il prossimo è quasi pari a quello cha aveva per l’Italia e per la sua terra sarda. Difficile colmare la sua sagacia politica e il suo senso dell’amicizia che ha concesso a tanti ma conservato per pochi. Presidente Cossiga, tra le manifestazioni in tuo onore, quella che riguarda una borsa di studio per una tesi in diritto costituzionale è quella che ti farà più piacere. Questo premio deve costituire uno stimolo per gli studenti sardi ad amare lo studio emulando il grande maestro Francesco Cossiga.
Riccardo Riccardi (Economista - Milano)
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
CONVEGNO La scienza nel processo, illustri esperti a confronto
«Scienza e processo penale» è il titolo del convegno internazionale organizzato dal “Comitato sardo degli studiosi del processo” penale che si terrà tra oggi a domani al Forte Village di Pula.
Giuristi illustri, professori universitari, magistrati, avvocati e rappresentanti delle forze dell’ordine approfondiranno diversi temi di grande attualità: dalla scienza informatica, alla genetica, alle neuroscienze. Si prenderanno poi in considerazione le regole giuridiche che permettono di convogliare la scienza nell’ambito del processo. Infine, l’ultima parte dei lavori è dedicata alla comparazione internazionale. I lavori inizieranno oggi alle 15,30. Ad aprirli sarà Leonardo Filippi, docente di diritto processuale penale a Cagliari e il giudice cagliaritano Carlo Renoldi. Interverranno tra gli altri anche la presidente della Corte d’Appello di Cagliari, Grazia Corradini e il comandante dei Ris di Cagliari Giovanni Delogu. I lavori riprenderanno domani alle 9. La partecipazione darà la possibilità ad avvocati e praticanti di ottenere i crediti necessari per la formazione.
 
 
5 - L’Unione Sarda / Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
CONSIGLIO REGIONALE. Stanziati 32,5 milioni di euro per ventimila lavoratori
Cassintegrati, ecco i soldi
Salvi anche disoccupati e giovani del Master and back

I cassintegrati sardi non perderanno il loro assegno mensile: il Consiglio regionale ha stanziato 32,5 milioni di euro per garantire la continuità degli ammortizzatori sociali a circa ventimila lavoratori. Ma c’è una buona notizia anche per gli studenti del Master and back e i disoccupati: diversamente dalle previsioni iniziali, i fondi per la cassa integrazione non saranno sottratti dalle somme a loro destinate, ma prelevati da un fondo di riserva. Una modifica concordata dalle forze politiche proprio in seguito alla pressione dei giovani del programma Master and back, che hanno protestato in Consiglio.

Primo Piano (Pagina 3 - Edizione CA)
Cassa integrazione, arrivano i soldi
Mediazione in Aula, salvi i fondi destinati al Master&Back
Era una battaglia tra padri e figli, dice bene Arianna Onidi, combattiva rappresentante del mondo Master and back: i soldi per la formazione dei giovani usati per garantire gli assegni a 20mila cassintegrati. Non è andata così, gli ammortizzatori sociali sono stati salvati senza scippare i fondi agli studenti e neppure ai disoccupati. I 32,5 milioni di euro arriveranno da una sorta di fondo di riserva, la battaglia generazionale in Consiglio regionale non fa vittime. Merito soprattutto della reazione implacabile dei laureati e dottori di ricerca, per difendere quel che gli era stato promesso.
LA PROTESTA Hanno fatto squillare i cellulari di mezza Sardegna, appena appreso dalla stampa del rischio che correvano. Solo tre mesi fa la Finanziaria 2012 aveva stanziato 21,5 milioni per finanziare l’intera graduatoria dei Master and back e dell’alta formazione. Ma il disegno di legge sul caso cassintegrati prelevava quella somma per coprire gli ammortizzatori sociali. Altri 11 milioni provenivano dalle indennità mensili per i disoccupati.
Un derby tra categorie in credito con la fortuna. Persino con interessi familiari in conflitto: «Un mio collega sta aspettando il back - racconta Onidi - e suo padre è cassintegrato, di fatto avrebbe tolto lui i soldi al figlio». Dopo un fulmineo tam tam, alle 18 - ora d’inizio della seduta consiliare - circa 40 studenti erano davanti al Palazzo di via Roma per protestare. Molti avevano già chiamato politici di ogni colore e provenienza, compreso Ugo Cappellacci. «Tranquilli, risolviamo tutto», aveva risposto il governatore.
L’INTESA E l’aula non lo ha smentito: in serata la legge che stanzia i 32,5 milioni per i cassintegrati è passata con i voti della maggioranza e del nuovo gruppo “Sardegna è già domani”, e l’astensione dell’opposizione. Ma con una diversa copertura finanziaria. L’ha annunciata durante la discussione generale il capogruppo Pdl Pietro Pittalis, facendo riferimento alle entrate previste dall’intesa fiscale con lo Stato. In sostanza si va a intaccare un fondo di 138 milioni, definito “somme non attribuibili”, previsto per far fronte ai tagli del decreto Monti sul contenimento della spesa.
Ma i problemi non sono finiti: «Temiamo che quei fondi siano difficilmente spendibili», osserva il capogruppo Sgd Mario Diana, «noi avevamo proposto un’altra soluzione». L’emendamento, primo firmatario Roberto Capelli, utilizzava tra l’altro 17 milioni già accantonati per l’Inps da vecchie leggi e 5 della pubblicità istituzionale. Non sarebbe dispiaciuto ai sardisti: «Quelli sono fondi sicuri e subito disponibili, altri percorsi necessitano di ulteriori passaggi», ha detto Paolo Maninchedda. Anche secondo Luciano Uras (Sel) «servirà una vigilanza totale perché non si tolga neppure un euro alle politiche per il lavoro e l’istruzione. Quei 32,5 milioni incidono sui tetti di spesa».
IL DIBATTITO Indirizzata da un duro intervento di Chicco Porcu (Pd), l’opposizione aveva attaccato la Giunta per quello che il capogruppo Pd Giampaolo Diana ha definito «un tradimento: le risorse per gli studenti erano nate dall’accordo che ha chiuso l’ultima Finanziaria». Molto severa anche Claudia Zuncheddu (Sardigna libera).
Perplessità pure in maggioranza: nel Pdl, Carlo Sanjust si è definito «allarmato» per i dubbi sul Master and back, e Alberto Randazzo ha punzecchiato l’assessore del Lavoro Antonello Liori. Il quale ha replicato senza polemizzare: «È importante approvare subito questa legge per non lasciare senza reddito 20 mila famiglie. E comunque neppure un euro dei nostri fondi è andato perduto».
  
 

 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
6 - La Nuova Sardegna / Pagina 1 - Prima Pagina
E’ MORTO ANTONIO CAO Una vita contro la talassemia 
Pediatra e genetista, fondò il Microcitemico di Cagliari 
È morto ieri all’età di 83 anni il professor Antonio Cao, pediatra-genetista conosciuto in tutto il mondo per gli studi sulla talassemia. Nato a Cagliari nel 1929, fu uno dei fautori dell’apertura dell’ospedale microcitemico del capoluogo sardo nel 1981, unico in Italia dedicato alla cura delle patologie legate alla talassemia.
 
Pagina 2 - Attualità
ADDIO AL PAPÀ DELLE CURE PER I TALASSEMICI 
Cagliari. Antonio Cao, creatore dell’ospedale microcitemico, è morto ieri a 83 anni: le sue sfide, dalla pediatria alla genetica 
di Roberto Paracchini
CAGLIARI Di Antonio Cao due sono gli aspetti che sono diventati leggenda popolare: il rigore unito a un carattere spesso spigoloso, e l’infinita dolcezza che donava ai suoi piccoli pazienti. Quasi due persone in una, ma solo in apparenza. Antonio Cao, morto ieri mattina all’ospedale Brotzu di Cagliari all’età di 83 anni, univa due aspetti raramente vicini tra loro: l’essere un clinico (un pediatra) di prima grandezza, e contemporaneamente, un numero uno nel campo della ricerca internazionale. Era un genetista riconosciuto per i suoi studi sulle talassemie, innanzi tutto, ma anche per i suoi apporti alla conoscenze teoriche legate alla biologia molecolare. Rigore e dolcezza, si diceva, ricerca teorica e aspetto clinico. Spigolosità e disponibilità all’ascolto. Cao è stato anche il pediatra di migliaia di persone e ha continuato a fare questa professione-mestiere sino alla fine: sinché la malattia gli ha lasciato le forze. Tra i tanti riconoscimenti internazionali avuti dal padre degli studi sulla talassemia, teneva in particolare all’onorificenza “Sardus Pater” avuta dalla Regione nel 2008 in quanto «si è particolarmente distinto per l’impegno scientifico nel campo della genetica e dell’ematologia clinica e molecolare, contribuendo in maniera determinante a debellare la piaga della talassemia in Sardegna e a migliorare significativamente la condizione di vita dei pazienti, oltreché per il suo impegno di Maestro della ricerca scientifica» nell’isola. Oggi, grazie ai suoi studi, che hanno permesso tra le altre cose, la cosiddetta “analisi precoce”, il morbo di Cooley non colpisce più i nuovi nati. Probabilmente per la grande diffusione della malaria (sino agli anni Cinquanta del secolo scorso) le popolazioni sarde sono state segnate da tante malattie ereditarie, tra cui le talassemie. Da qui l’importanza degli studi di genetica: indispensabili per combattere queste patologie. E anche la scelta di stare sempre sul campo, con la clinica e la professione pediatrica, da un lato; e in laboratorio con le ricerche più raffinate di genetica, dall’altro. Oltre ad avere legato il proprio nome alla creazione dell’ospedale Microcitemico nel 1981, del quale fu a lungo primario, unica struttura in Italia pensata e dedicata proprio alla cura delle patologie legate alle talassemie; Antonio Cao è stato uno dei pochissimi scienziati in Italia ad aver avuto (tramite un suo allievo, Giuseppe Pilia) un finanziamento di quattordici milioni di dollari dal Nih (l’ente di medicina pubblico degli Usa). Da questi fondi è nato il progetto Progenia che si sta realizzando in Ogliastra sui geni e l’invecchiamento. In Sardegna vi sono alcune centinaia di ultracentenari che hanno attirato l’attenzione del mondo internazionale. «Ma non è questo l’aspetto più importante per le nostre ricerche - ha spiegato a suo tempo allo scrivente Cao col suo solito rigore - bensì il fatto che nell’isola abbiamo una forte omogeneità genetica che permette di fare studi comparati altrimenti impossibili e che ci consentirà anche di capire il perché della longevità presente in alcune aree locali e dei motivi genetici e ambientali che la sorreggono». In termini scientifici si parla di «regolazione dell’espressione genica», in altre parole si tratta di capire che cos’è quell’impasto di genetica e ambiente che ci fa essere quello che siamo. Ed è proprio grazie a questi studi e al rigore nel portarli avanti (la sua spigolosità) che Cao ha potuto tradurre in salute e migliore qualità della vita l’infinita dolcezza che riservava ai suoi piccoli pazienti.
 
LA VITA Una grande passione: la scienza 
Antonio Cao aveva da poco compiuto 83 anni (era nato il 4 maggio del 1929) e sino a che la malattia glielo ha permesso tutte le mattina (dalle 5,30) lo si poteva vedere correre in viale Poetto, dal campo Coni a Marina Piccola, andata e ritorno. Laureato in Medicina nel 1954, Cao ha dedicato la sua vita all’impegno scientifico, con particoalre attenzione alla genetica e all’ematologia. Grazie soprattutto al suo contributo nel 1981 venne aperto a Cagliari l’ospedale Microcitemico, di cui fu a lungo primario. Dal 1998 è stato direttore della scuola di specializzazione in Pediatria di Cagliari e nel 2010 gli fu conferita anche l’onorificenza di Maestro della pediatria. (r.p.)
 
L’isola ha perso uno dei suoi uomini migliori 
CAGLIARI La morte di Antonio Cao lascia un vuoto. «Oggi ci lascia uno scienziato di fama mondiale, ma soprattutto un grande uomo che ha portato lontano l’eccellenza della sanità sarda», ha affermato l’assessore regionale della Sanità Simona De Francisci, parlando dello scienziato. «Antonio Cao - ha continuato - sarà ricordato non solo e non tanto dalla comunità medico-scientifica internazionale per le sue scoperte e innovazioni, ma soprattutto, e con immensa gratitudine, dalle persone e dai tanti bambini da lui accuditi con cure amorevoli nel corso della sua lunghissima e onorata carriera». Per Emanuele Sanna, pediatra, già assessore regionale alla Sanità, la morte di Cao è stata una perdita profonda: «Con Antonio se ne va uno dei più illustri rappresentanti della pediatria e della cultura medico-scientifica della Sardegna». In particolare la scienziato «è stato un pioniere e un impareggiabile innovatore nel campo della prevenzione e dell’organizzazione sanitaria per sconfiggere la piaga atavica dell’anemia mediterranea nella nostra isola. Un maestro che ha creato una scuola di assoluto valore internazionale per prevenire e curare in Sardegna e nel mondo tante patologie su base genetica considerate per troppo tempo e a torto incurabili». Con Cao la Sardegna perde uno scienziato che, tra le altre cose, non ha disdegnato di scendere nell’arena del potere pur di portare avanti le battaglie in cui credeva. Per pochi giorni è stato anche consigliere comunale, ma era troppo: non ha resistito e si è subito dimesso. (r.p)
  
    

 
SARDEGNA QUOTIDIANO 
 
7 - Sardegna Quotidiano / Pagina 13 - Cagliari
UNIVERSITÀ BANDO PER 47 RICERCATORI
PUBBLICATO SUL PORTALE UNICA.IT
È disponibile sul portale web Unica.it, il bando relativo alle selezioni pubbliche per il reclutamento di ricercatori a tempo determinato. In concorso 47 contratti triennali finanziati dalla Regione. Il termine di presentazione delle domande è il 16 luglio. Le richieste dovranno essere presentate, al Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Cagliari - Settore Concorsi Personale Docente - via Università 40, 09124 Cagliari.
 
 
8 - Sardegna Quotidiano / Pagina 12 - Cagliari
MEDICINA L’addio a Cao il sardus pater dei talassemici
È morto a 83 anni il professore che ha lanciato la sfida all’anemia mediterranea: nel 1981 aveva fondato il Microcitemico.
 
IL LUTTO Addio al paladino dei talassemici
SANITÀ Il professor Antonio Cao è morto a 83 anni: il suo lavoro ha permesso di arginare l’anemia mediterranea. Nel 1981 è stato il fondatore del Microcitemico. «Un maestro di livello mondiale»
La Sardegna e la ricerca scientifica internazionale restano orfani del loro Sardus Pater: il “Maestro della pediatria”
Antonio Cao è morto ieri mattina, a 83 anni, in un letto del Brotzu, dove era ricoverato nelle ultime fasi della sua battaglia contro una male che lo ha sconfitto. Tra le sue mani, nel suo studio, sono passati migliaia di bambini.
Affidarsi a lui significava ricevere pareri e diagnosi da un pediatra neorogenetista e neurofarmacologo tra i più autorevoli al mondo. Se il vecchio male sardo della talassemia adesso si può combattere lo si deve a Cao, alle sue scoperte e alla sua determinazione. Fu lui, nel 1981, a fondare il Microcitemico: un presidio dal quale ha condotto la battaglia all’anemia mediterranea, facendolo diventare uno dei punti di riferimento europei per la cura delle malattie genetiche più o meno rare. Il 4 maggio il professore aveva compiuto 83 anni. Classe 1929, solo qualche settimana fa aveva declinato un invito a un convegno a Roma, al quale era invitato come relatore: «Ha mandato due righe, fedele alla sua riservatezza, dove spiegava di avere un impegno. Nessun accenno a quello che stava passando»: Alberto Giovanni Ugazio, presidente della società italiana di pediatria, nel 2010 aveva assegnato a Cao il titolo di “Maestro”, accompagnato da una medaglia d’oro, per il suo potente contributo alla ricerca nel campo della genetica. «È uno dei giorni più tristi per la pediatria, non solo italiana», continua Ugazio, «il professor Cao è stato uno dei più grandi del secolo scorso: il suo lavoro ha permesso di arrivare alla prevenzione della talassemia, che in Sardegna è quasi scomparsa ». Al vertice della Sip c’è lui, Ugazio, ma rivela: «L’ho chiamato più volte per chiedergli consiglio: Cao era un punto di riferimento. A Seattle», continua nel ricordo, «ci incontrammo per caso. Lui prese una barca e passammo una giornata, in mare, a parlare di Dna e ricerca. Sapeva spiegare, e tutti stavano ad ascoltarlo». Allievo di Cao è stato Emanuele Sanna, pediatra prima che politico: «Se ne va uno dei più illustri rappresentanti della pediatria e della cultura medico scientifica della Sardegna », scrive poco dopo aver appreso la notizia della scomparsa, «Antonio è stato un pioniere e un impareggiabile innovatore nel campo della prevenzione e della organizzazione sanitaria per sconfiggere la piaga atavica dell’anemia mediterranea. Ha liberato una moltitudine di coppie, di famiglie e di ragazzi dalla cultura della rassegnazione e della morte di fronte alla malattia talassemica. Un Maestro», dice ancora Sanna, «che ha creato uno scuola di assoluto valore internazionale ». Ed era pronto a difenderla: Cao si è opposto alla fusione del Microcitemico al Brotzu, vincendo una battaglia con la politica che aveva preso una decisione senza nemmeno consultarlo. Un omaggio anche dall’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci: «Antonio Cao sarà ricordato non solo dalla comunità medico-scientifica internazionale per le sue scoperte e innovazioni, ma soprattutto, e con immensa gratitudine, dalle persone e dai tanti bambini da lui accuditi con cure amorevoli nel corso della sua lunghissima e onorata carriera».
 

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
Link: rassegna stampa MIUR

 

Questionario e social

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