Sabato 2 giugno 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
02 giugno 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 17 - Edizione CA)
Il docente universitario di Economia
Se i nuovi mercati sono indispensabili
 
Perché mai le vendite oltre i confini della regione rivestono tanta importanza per la Sardegna? È presto detto. Il mercato interno è del tutto insufficiente a garantire al nostro sistema delle imprese economie di scala tali da consentire una produzione a costi competitivi. In altre parole, produciamo poco e solo noi acquistiamo i nostri prodotti, mediamente più cari; le nostre imprese non realizzano profitti accettabili e tutti siamo destinati a non migliorare il nostro reddito. Se il quadro appena delineato può sembrare catastrofico o eccessivamente pessimista, ciò è dovuto al fatto che alcuni rimedi esterni (i così detti “trasferimenti”) fungono da palliativo e impediscono di avere piena coscienza della situazione; ma il problema di fondo rimane insoluto.
L'EXPORT Se questo è il problema, l'unica via d'uscita rimane quella di produrre di più, cosa che si può fare solo incrementando le vendite fuori dall'Isola. A fronte di quest'esigenza, tuttavia, va rilevato che, nonostante gli sforzi in questa direzione, l'export sardo presenta performances assai deludenti. Tutto ciò è imputabile a un vizio di struttura del sistema produttivo regionale, che a sua volta trae origine dal ritardo con cui, storicamente, l'economia sarda ha cercato di modernizzarsi: le imprese che costituiscono il tessuto produttivo sono mediamente troppo piccole e presentano conti economici stiracchiati, senza recuperare le risorse che servirebbero a finanziare la crescita, rinunciando a proiettarsi sui mercati esterni e rimanendo ancorate alla prospettiva del solo mercato locale.
Per rompere questo circolo vizioso, è pertanto decisiva una crescita dell'export, obiettivo fino ad oggi sostanzialmente mancato, nonostante siano arcinoti i termini del problema e si siano profuse risorse non indifferenti. È necessario intervenire in almeno tre direzioni. Innanzitutto va fatto ogni sforzo per favorire un mutamento di mentalità da parte delle imprese, anche di quelle più piccole: non si può puntare esclusivamente a “vivere alla giornata” e l'obiettivo della crescita è connaturato alla stessa funzione imprenditoriale. A mio parere, molto possono fare in questa direzione le associazioni di categoria, se rinunciano a comportamenti corporativi, per assumere anche una funzione “pedagogica” attiva, volta a correggere le concezioni errate dei propri iscritti.
L'AGGREGAZIONE Una seconda direzione nella quale intervenire è quella di stimolare concretamente la promozione delle vendite fuori dall'Isola. È evidente che le piccole imprese, soprattutto quelle di dimensioni minime, non possono singolarmente destinare risorse sufficienti all'esercizio di questa funzione. L'ostacolo può essere però superato o aggirato, se più imprese si aggregano per meglio far fronte a quest'obiettivo. Di nuovo le associazioni di categoria possono avere un ruolo determinante nel favorire le aggregazioni. La soluzione ottimale si avrebbe ovviamente se anche le imprese di dimensioni maggiori, che già sono alle prese con l'attività di promozione, mettessero a disposizione la propria esperienza, contribuendo a “far sistema”, come accade nei distretti industriali.
Infine, occorre prevedere la creazione di strumenti specifici che ne sorreggano l'impatto. Penso, ad esempio, ai trasporti, visto che si parla tanto di continuità territoriale, riferendosi quasi esclusivamente alle esigenze dei viaggiatori. Ma soprattutto vanno curati gli aspetti riguardanti gli adempimenti della pubblica amministrazione e la disponibilità di apposite risorse creditizie: le esportazioni devono poter contare su canali privilegiati, che riducano al minimo le pastoie burocratiche e rendano subito disponibile il credito necessario, riducendo se non eliminando le difficoltà aggiuntive connesse alle vendite effettuate sui mercati stranieri.
Vittorio Dettori
Comitato scientifico
Centro studi L'Unione Sarda
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 57 - Edizione CA)
Nel Sulcis il meeting che radunerà esperti e studiosi
Il paesaggio del futuro: Carbonia capitale del laboratorio europeo
 
Francia, Irlanda, Slovenia, Spagna, Romania, Slovacchia, Svezia, Spagna, Portogallo e, ora, il Sulcis. Il Consiglio d'Europa ha scelto l'Italia per organizzare l'Undicesimo meeting per l'implementazione della Convenzione europea del paesaggio. E l'Italia ha scelto Carbonia per questa eccezionale vetrina internazionale che riunisce esperti e studiosi di mezzo mondo insieme ai rappresentanti dei 37 Paesi dell'Unione europea che hanno ratificato la Convenzione sul paesaggio.
UN LABORATORIO Carbonia è stata scelta non a caso per questa grande vetrina europea che sarà un forum per condividere idee ed esperienze e per proporre concetti nuovi e fare un bilancio dei risultati ottenuti dalla Convenzione. In altre parole un laboratorio di dimensione europea utile per discutere di un tema suggestivo: il tentativo di conciliare ambiente, cultura e storia con la democrazia, i diritti umani, la fruibilità del territorio senza stravolgere ma migliorandone le caratteristiche, soprattutto in prossimità e attorno ai centri urbani.
Carbonia è in prima fila. Giusto un anno fa, con il progetto “Landscape Machine” la città dei minatori è riuscita ad ammaliare prima la commissione italiana quindi quella europea conquistando il Premio del paesaggio del Consiglio d'Europa.
IL PREMIO La città dei minatori ha dimostrato come il recupero, la valorizzazione, la riconversione in chiave culturale e scientifica delle testimonianze del passato possa inserirsi in un'ottica di “gestione, tutela e pianificazione europea del paesaggio” che è il primo obiettivo della Convenzione europea sul paesaggio adottata nel 2000.
Insieme al “Park de la Deule” di Lille, in Francia, “Landscape Machine” è così entrato nell'albo d'oro del Premio del paesaggio conquistando anche l'opportunità di ospitare l'undicesimo “Council of Europe meeting of the workshops for the implementation of the european landscape convention”.
Il sindaco Giuseppe Casti ha colto in pieno l'importanza di un evento irripetibile e ha mobilitato l'apparato comunale. «Il Premio del paesaggio ha rappresentato una grande opportunità non solo di crescita ma anche di promozione della nostra cultura», ha commentato.
LE UTILITÀ Accanto a quello culturale («La visibilità che abbiamo ottenuto a livello europeo ci incoraggia a migliorare e completare i nostri progetti», ha aggiunto l'assessore all'Urbanistica Mauro Esu) ci sarà sicuramente un ritorno più tangibile in termini di promozione di immagine che, poi, significa turismo. Qualche segnale al Comune lo hanno già percepito. «Dai questionari distribuiti ai visitatori del Centro internazionale della cultura del carbone - ha rivelato il sindaco Casti - abbiamo scoperto che molti visitatori, soprattutto stranieri, hanno appreso dell'esistenza del museo proprio grazie al premio del paesaggio».
Ottanta sono gli ospiti invitati direttamente del Consiglio d'Europa, cinquanta quelli del Ministero del beni culturali, altrettanti gli inviti dell'amministrazione comunale. Il meeting durerà due giorni, lunedì e martedì con un programma intensissimo di visite, relazioni e dibattiti. Ci sarà anche un “Laboratorio Italia” con i progetti nazionali nei quali è prevista anche una Sezione sarda. Due giorni in cui Carbonia sarà proiettata al centro dell'Europa.
Sandro Mantega
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
Laurea, quanto mi costi?
Una ricerca promossa da Regione, Ersu e Scienze Economiche
Chi è fuori sede spende in media 607 euro al mese
 
Salvatore Sanna - persona di fantasia, sintesi fra nome e cognome più diffusi in Sardegna - è uno studente universitario, iscritto all'ateneo di Cagliari. È un fuori sede, età media 24 anni e, presumibilmente, ne impiegherà 5 per arrivare alla laurea. A quali costi? A quali sacrifici? E Cagliari, come lo accoglie, quanti servizi gli garantisce?
Salvatore non percepisce borsa di studio e neppure lavora, il padre è pensionato, la madre casalinga. Ha preso una stanza in affitto, zona Is Mirrionis come la maggioranza dei suoi colleghi che arriva dall'interno dell'Isola; ha un regolare contratto, perché ritiene giusto averlo e soprattutto perché se rientrasse nelle graduatorie dell'Ersu potrebbe ottenere, prima o poi, un sussidio.
COSTO DELL'AFFITTO Paga 217,50 euro al mese per una singola, prezzo che non giudica equo anche perché ci sono da aggiungere i costi della casa: tra energia elettrica, gas, acqua, tarsu, internet, telefono, condominio e riscaldamento la spesa è di 97 euro. Non è finita qui, il portafogli (di papà e mamma) piange ancora: ci sono delle voci che fanno parte sia dello studio che della vita di tutti i giorni, per esempio tasse universitarie, libri, materiale didattico, trasporti, abbigliamento, spesa al market, farmacia e medico, accessori per informatica e tecnologia, il cellulare e naturalmente una scappata in pizzeria, al pub o al cinema. Insomma, in media un totale di altri 293,30 euro che sommati ai due precedenti esborsi (217,50 di affitto e 97 di costi della casa) diventano 607,50 euro. Questa è la cifra che Salvatore spende ogni mese per studiare all'università di Cagliari, all'anno sono 6.682,50 euro (si moltiplica per 11 mesi perché ad agosto Salvatore torna al paese per le vacanze).
SOLDI E SACRIFICI Una domanda, al nostro fuori sede, gli sorge spontanea: mi servirà studiare e sborsare tanti soldi se poi non troverò lavoro? E quanti sacrifici dovranno sostenere i miei genitori? Perché l'università, il Comune di Cagliari e la Regione non s'inventano qualche formula-risparmio che renda la mia vita di studente universitario meno pesante economicamente? Già, perché lui rientra nella media della famiglia italiana secondo l'Istat: monoreddito, stipendio (o pensione) del papà da 1.300 euro. Tolta la metà per gli studi universitari di Salvatore (appunto 607,50 euro), i suoi genitori campano con 700 euro mensili. E fortuna che non ha fratelli e sorelle, altrimenti - come accadeva in tempi neppure troppo lontani - uno studiava e gli altri andavano a lavorare.
LA RICERCA Numeri e dati appena elencati concorrono a tracciare l'identikit dello studente universitario a Cagliari e sono il frutto del progetto di ricerca “Social Welfare Student” finanziato dalla Regione, con la collaborazione dell'Ersu e il Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali, presentato ieri. L'indagine, realizzata dal ricercatore Antonio Fadda, vuole rispondere alla domanda “Essere studenti a Cagliari: quanto costa?” e ha coinvolto tutti gli iscritti all'ateneo, ai quali è stato inviato via email il questionario. Il campione preso in esame, “rappresentativo della popolazione universitaria”, è stato di 2.836 studenti, una base scientifica molto affidabile e dunque utile per discutere e capire quanto Cagliari, al di là dello slogan, sia (o possa aspirare a esserlo) città universitaria.
SITUAZIONE FAMILIARE Come si intuisce dal profilo di Salvatore - il modello che emerge dalla ricerca - c'è ancora molto da fare da parte della città e delle istituzioni perché sia garantito il diritto allo studio a “prezzi modici”. Preoccupa per esempio che la famiglia, che deve sostenere gli studi della prole universitaria, abbia povertà di mezzi: il grafico dice che la maggioranza dei padri sono pensionati, impiegati e operai, e i disoccupati superano gli insegnanti, gli imprenditori, i dirigenti e i commercianti; e oltre il 50% ha una madre casalinga. Da qui, si deduce che la forbice sociale rischia di compromettere la vita universitaria di uno studente.
Problema alloggi: oltre l'80% è in affitto, il 10% trova posto nella Casa dello studente, e si intuisce che l'offerta attuale (891 posti) è insufficiente. Rimarcato che l'80% ha un contratto regolare (merito anche della legge del 2011 sulla cedolare secca) e se non ce l'ha è al 70% per decisione del proprietario della casa, oltre la metà degli intervistati pensa che la media di 217 euro di affitto al mese sia alta, contro però un 40% che invece la ritiene giusta.
LE SPESE PERSONALI La ricerca poi individua varie voci interessanti, si scopre per esempio che per abbigliamento e calzature si spende in media 22,30 euro, per l'alimentazione 62 euro e 18 euro per i divertimenti mentre per il cellulare la media è di 14 euro: cifre ridicole dice qualcuno, come quest'ultima, ma ognuno poi gestisce e divide il proprio budget secondo le esigenze.
FUORI SEDE SOVRASTIMATI Ancora: la ricerca si interroga se il numero dei fuori sede sia sovrastimato e allora promuove un nuovo status: i fuori sede pendolari (sono 7.083, il 16%) che si aggiunge a quelli in sede (sono 9.642. il 31%), ai pendolari (693, il 9%), ai fuori sede domiciliati (13.685, il 44%). E moltiplicando la spesa dell'ultima categoria, salta all'occhio quanto gli studenti spendano a Cagliari: 8.313.564 al mese e quasi 100 milioni all'anno. Una cifra cospicua, un capitale che resta investito sulla città, un potenziale economico che potrebbe dare di più. E partendo da questo numero, dopo la presentazione, si è sviluppata una tavola rotonda a più voci.
BORSE DI STUDIO La padrona di casa, Daniela Noli, presidente dell'Ersu dove era ospitato l'incontro, ricordando l'inadeguatezza delle borse di studio (sono sotto il minimo stabilito dalla legge del 2001) ha detto che tagliare di 1.600.000 euro il fondo per il diritto allo studio è negare un futuro all'università, rispondendo così all'assessore regionale alla Programmazione Giorgio La Spisa che, esaltando il ruolo dell'ateneo, rilanciando l'idea del “campus diffuso” e scommettendo sull'investimento del capitale umano come scelta primaria per lo sviluppo dell'Isola, ha fatto un po' di confusione sui finanziamenti (non è l'Università che finanzia l'Ersu) ma si è detto pronto a un tavolo allargato per discutere i problemi. Giovanna Maria Ledda, prorettore vicario, ha ricordato che garantire il diritto allo studio, significa garantire servizi efficienti, e ha fatto l'esempio degli studenti che non possono partecipare alla vita dell'ateneo, causa difficoltà nei trasporti o partecipazione ai dipartimenti, chiedendo più attenzione alle matricole.
CONTAMINARSI CON GLI STUDENTI Il sindaco Massimo Zedda ha puntato sull'opportunità di rinforzare il polo universitario guardando alle case del centro storico e alla riqualificazione di ambienti e luoghi adiacenti, ha spiegato che la città deve contaminarsi con gli universitari che aiutano a renderla più vivace e sicura, ha auspicato accordi per trasporti pubblici più economici, ribadendo che non è il danaro che fa le idee. Concetto puntualizzato dal docente di Economia Vittorio Pelligra: dietro il futuro dell'università - ha detto - c'è sempre una scelta politica, intanto serve dare più spazio alle associazioni studentesche e chiedersi qual è il contributo dei docenti, dei cosidetti intellettuali.
Riflessioni interessanti ma sarebbe stato bello che qualcuno avesse messo sul tavolo una proposta concreta su cui discutere. Perché sulla necessità di garantire il diritto allo studio, a parole, tutti erano d'accordo.
Sergio Naitza
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
TRAFFICO. I sorprendenti risultati di una ricerca della Facoltà di Ingegneria
Metro, i pentiti della guida
Cento automobilisti fanno da cavia: risparmi record
 
Meno stress, più tempo e più soldi in tasca: prendere la Metro al posto dell'auto può far risparmiare un mese di stipendio all'anno. Lo ha certificato l'Università, facoltà di Ingegneria al termine di un esperimento scientifico che ha coinvolto per tre mesi più di millecinquecento pendolari, tra passeggeri abituali della metropolitana e forzati del volante. Un lavoro di «marketing sociale», così l'hanno definito i ricercatori del Crimm (Centro ricerche modelli di Mobilità). Ma al posto di vendere un prodotto, hanno cercato di far cambiare abitudini. Con risultati sorprendenti.
PRESENTAZIONE «Casteddu Mobility Styles» è la sigla in anglo-sardo scelta per battezzare il progetto che il docente di Trasporti Italo Meloni e il suo staff di giovani ricercatori hanno presentato ieri mattina nell'aula magna di Sa Duchessa. Un lavoro in più fasi basato su un assunto: a cinquecento metri da ciascuna delle sette fermate della linea Monserrato-piazza Repubblica risiede una popolazione di 50 mila abitanti. Un bacino di utenti potenziali che potrebbe avere convenienza a utilizzare la metropolitana. «Bisogna però renderli più consapevoli, facendo toccare con mano i benefici di un diverso comportamento negli spostamenti», ha spiegato Meloni.
Centosei automobilisti, scelti tra un campione di settecento, hanno accettato di fare da cavia per quindici giorni. Pendolari da Quartu, Setttimo, Dolianova. A ciascuno è stato consegnato uno Smartphone e un Gps: il tutor che gli è stato assegnato ha potuto seguire i suoi spostamenti ventiquattro ore su ventriquattro. Metro per metro, minuto per minuto. La prima settimana è servita per monitorare i tempi e i costi dei loro spostamenti in auto. Nella seconda sono stati invece invogliati a cambiare routine: parcheggiare l'auto in una stazione della metro, a loro più vicina, e utilizzare la linea che da Monserrato a Piazza Repubblica impiega 18 minuti con una frequenza di dieci. Anche in questo caso il trasferimento casa-lavoro oppure casa-tempo libero è stato seguito attimo per attimo, compreso il conteggio dei costi e dei risparmi. Non solo di euro, ma anche ambientali (l'emissione di anidride carbonica). Un lavoro scientifico che segue standard internazionali, sperimentati su vasta scala in Australia, Inghilterra e Giappone.
VANTAGGI Viaggiare in metro conviene stando agli esiti illustrati ieri mattina da Meloni e dai suoi collaboratori Silvio Porcu e Benedetta Sanjust. Facendo una proiezione annuale, tanto per comimciare è possibile ridurre del quaranta per cento la distanza percorsa in auto in centro città. L'emissione di Co2 viene quasi dimezzata. Quanto alle spese di viaggio il risparmio è certificato al centesimo: in media 584 euro all'anno con una punta di oltre duemila nel caso limite di un automobilista di Dolianova. «Grazie, ho risparmiato 45 euro la settimana», ha scritto nella mail inviata al suo tutor. Gli aveva consigliato un percorso alternativo rispetto a quello che seguiva cinque volte la settimana con l'auto: parcheggiarla al capolinea di Monserrato (Gottardo), salire bordo fino a piazza Repubblica, utilizzando un abbonamento annuale che costa 250 euro. Proiettato in un mese, il risparmio di danaro nel suo caso era di 180 euro che fanno 2 mila e 160 in un anno. Un caso-limite che potrebbe diventare normalità quando la linea della metrpolitana raggiungerà tra un anno Settimo e Sinnai, un'area di altri ventimila utenti.
TARIFFE Oggi la metropolitana trasporta ogni giorno in media 5 mila viaggiatori. «Ma potrebbero diventare 20 mila in poco tempo se si riesce a far cambiare i comportamenti», ha aggiunto Meloni. E mettere d'accordo le varie aziende ancora poco intergrate: esistono due obliteratrici per la metro, una dell'Arst che gestisce la linea, l'altra del Ctm. Problemi di gelosia e primato che zavorrano il trasporto pubblico. Tengono lontano la gente, quando invece è possibile coinvolgerla . Nel loro piccolo ci hanno provato in Ingegneria: al termine dell'esperimento hanno voluto premiare gli automobilisti-cavia, regalando a sorte uno Smartphone e dieci buoni spesa. Il telefonino l'ha vinto una studentessa di Quartu.
Antonio Martis
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Il monitoraggio degli spostamenti
L'inferno dei pendolari produce ogni giorno novanta tonnellate di smog
 
Ridurre la produzione di anidride carbonica del 90 % non è un'utopia. Basterebbe che tutti i cittadini che percorrono ogni giorno l'asse Cagliari - Monserrato alla guida di un'auto, di una moto, di uno scooter o di qualsiasi veicolo a motore, cominciassero ad utilizzare la metropolitana leggera per i loro spostamenti. Forse non sarà possibile che rinuncino tutti alla guida, ma se dovessero farlo verrebbero prodotte 9 tonnellate di anidride carbonica al giorno anziché le 90 prodotte attualmente. Lo apprendiamo dai risultati degli studi condotti dai ricercatori del CRiMM, il centro di ricerca sui modelli di mobilità del dipartimento di ingegneria del territorio dell'ateneo cittadino.
È stato infatti calcolato che le quattro arterie principali che collegano Cagliari a Monserrato vengono percorse, nei due sensi di marcia, ben 150 mila volte nell'arco di una giornata. Si tratta di strade note per le lunghe code che, specialmente nelle ore di punta, mettono a dura prova la pazienza degli automobilisti. La più trafficata risulta viale Marconi con 60 mila passaggi veicolari quotidiani, seguita dalla 554, in cui se ne registrano 40 mila. Non è esente dal traffico viale Italia, attraversata 31 mila volte ogni giorno, e nemmeno via Vesalio con i suoi 18 mila transiti quotidiani. Per scoprire gli effetti del traffico in questa zona i ricercatori hanno ipotizzato un tragitto medio di 5 Km per ciascun veicolo, arrivando così a 750 mila Km totali prodotti quotidianamente. Considerato che un'utilitaria produce mediamente tra i 120 e i 150 grammi di anidride carbonica per chilometro, e prendendo in considerazione il valore minimo, ovvero 120 grammi, è facile accertare che il collegamento Cagliari - Monserrato è responsabile della produzione quotidiana di 90 tonnellate di anidride carbonica. Più di 22.500 tonnellate all'anno. Poiché la metropolitana leggera produce un decimo delle emissioni di anidride carbonica di un'utilitaria potremmo avere il 90 % di inquinamento in meno. Respirare aria più pulita non è l'unico vantaggio, basti pensare che questi cittadini affrontano ogni giorno una spesa complessiva di 285 mila euro, di cui 90 mila soltanto per il carburante.
Gli studi sono stati condotti dai ricercatori del CRiMM che hanno lavorato al programma di promozione della mobilità sostenibile Casteddu Mobility Styles, i dottori: Elisabetta Cherchi, Silvio Porcu, Erika Spissu, Benedetta Sanjust, Eleonora Sottile, Alessandro Vacca e Rosaria Derosa.
Veronica Nedrini
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Il flop del treno veloce Cagliari-Decimo
Il mancato coordinamento tra le aziende di trasporto pubblico
 
Da Monserrato al Texas: una ricercatrice, Erica Spissu, che ha lavorato al progetto-mobilità a Cagliari è stata chiamata da una società americana proprietaria di una autostrada. Vuol sfruttare la sua competenza per incrementare il volume di traffico a quanto pare deficitario. Casteddu mobility styles fa scuola negli States, qui un po' meno.
Tre anni fa le Ferrovie avevano progettato di trasformare la linea Cagliari-Decimo in una metropolitana veloce. Quindici corse (andata e ritorno) al giorno, con un tempo di percorrenza inferiore ai venticinque minuti lungo in tragitto dotato di sette fermate. oltre quelle storiche, due in più ad Assemini, una a Sant'Avendrace (Santa Gilla). L'obiettivo era quello di far viaggiare sui binari i pendolari che gravitano nell'area vasta da Elmas a Decimo. Un'alternativa alla statale 130, intasata e pericolosa, o al pullman Ctm, linea 9 che impiega 40 minuti per ultimare il tragitto.
Un flop, stando ai fatti. Il servizio-metro delle Ferrovie è stato via via ridimensionato, e quasi cancellato per mancanza di passeggeri. «Le cause del mancato avvio del progetto», spiega Pierpaolo Olla, dirigente di Rfi presente ieri mattina nell'aula magna di Ingegneria, «sono probabilmente più di una, ma non sono sicuramente da associare alla mancanza di potenzialità del servizio. Piuttosto nella mancata adozione di interventi che sono stati definiti soft measures ». Vale a dire integrazione dei servizi, informazione, integrazione tariffaria. In poche parole è venuto a mancare il coordinamento tra Ferrovie, Arst e Ctm per un biglietto unico e orari concordati. «L'imminente apertura della fermata Fs all'aeroporto», conclude Olla, «potrà comunque essere l'occasione per un rilancio della metro nel corridoio Cagliari-Decimo». (a.m.)
 

LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 10 - Ed_Cagliari
«La politica nell’isola premia i mediocri»
L’analisi di Franco Argiolas, membro del consiglio superiore Bankitalia sul rapporto Crenos e l’economia regionale
di Giacomo Mameli
 
CAGLIARI Il governatore della Banca d'Italia ha parlato di “inerzia politica” denunciando “l'innalzamento della pressione fiscale a livelli ormai non compatibili con una crescita sostenuta”. Poco prima aveva detto che “le condizioni economiche si deteriorano da un anno”. E se questa radiografia la adattassimo alla Sardegna? “Emergerebbe un quadro altrettanto grave. Perché da noi le acque sono del tutto stagnanti. I senza lavoro sono ai livelli massimi fra tutte le altre regioni, interi settori, a cominciare dall'edilizia, sono in ginocchio. Come pochi giorni fa ha certificato il rapporto Crenos, siamo alla paralisi produttiva con tendenza all'arretramento”. È questa l'analisi di Franco Argiolas, 65 anni, imprenditore di Serdiana dove col fratello Peppuccio manda avanti una delle poche imprese fiore all'occhiello del made in Italy (due milioni e mezzo di bottiglie di vino esportate soprattutto all'estero). Da un anno Argiolas è il primo sardo a far parte del Consiglio superiore della Banca d’Italia e giovedì scorso – per il grande evento delle Considerazioni finali - era nel parterre del Salone dei partecipanti di Palazzo Koch al tavolo del gotha di via Nazionale. Seduto sotto il direttore generale Fabrizio Saccomandi e la vicedirettrice Anna Maria Tarantola, ha seguito le lettura delle 18 cartelle del successore di Mario Draghi condividendone in pieno l'analisi. Perché «la società italiana non può non confrontarsi con un mondo che non concede rendite di posizione. Metamorfosi che da noi, in Sardegna, non è stata ancora metabolizzata». Perché è così severo anche il suo giudizio? «Perché constato le opportunità che l'isola ha perso e continua a perdere. Sappiamo quanti fondi europei siano immobilizzati e ciò accade mentre i disoccupati hanno sfiorato cifre da record. Il livello della nostra disoccupazione giovanile è superiore a quello degli indignados che sono scesi in piazza a Madrid e nelle altre città spagnole. Io che vivo in un territorio pur operoso vedo la stagnazione totale delle opere pubbliche. Paghiamo certo la crisi generale ma non siamo in grado di valorizzare risorse fondamentali come l'agricoltura e il turismo, non affrontiamo i nodi storici come quello dei trasporti e non ci si deve meravigliare se gli alberghi restano semivuoti». Pessimista anche per la prossima stagione? «Semplicemente realista. Il costo di un biglietto in nave o in aereo è proibitivo per una famiglia anche di medio reddito. Con quei soldi ci si pagano le vacanze in Croazia dove il mare è altrettanto bello, il cielo ugualmente blu, il prezzo dei carburanti non può essere paragonato a quanto accade da noi. Davanti a questi nodi strutturali non vedo alcuno scatto d'orgoglio. Non mi piace fare di tutta l'erba un fascio perché alcune lodevoli eccezioni ci sono anche nella nostra classe dirigente, compresa quella politica. Ma il panorama è fatto di incompetenze, di veti a somma zero, si continuano a premiare i mediocri mentre abbiamo bisogno soltanto di eccellenze. E da noi scarseggiano, a partire dalla pubblica amministrazione». A cosa si riferisce? «Parlano i fatti di cronaca. Detta legge l'appartenenza, non la conoscenza dei problemi. Il governatore Visco ha denunciato che alla aggregazione dei gruppi bancari non hanno fatto seguito snellimenti incisivi dell'articolazione societaria dei gruppi. E in Sardegna che cosa succede? Soltanto attorno alla Regione ruotano 65 enti con tanto di consigli di amministrazione dove i componenti vengono retribuiti con prebende da scandalo. Ma in un ente non può bastare un solo direttore generale che riferisce all'assessore delegato? No. Ci si comporta come trenta, quarant'anni fa. E in un momento di crisi finanziaria gli sprechi si moltiplicano, si creano doppioni, incidendo in modo traumatico sulla stessa fiducia che deve essere riposta nella politica». Lei, nella sua cantina di Serdiana, ha fatto issare un cartellone incitando i sardi a votare sì per gli ultimi referendum. «L'abbiamo fatto perché abbiamo bisogno di una maggiore azione politica. E la delusione è al massimo perché anche quel voto spontaneo, pur inaspettato, ha dato un segno di reazione della società. Ma oggi si tenta di far naufragare anche l'esito di quella consultazione. E ciò allontana la gente dalla politica. E colpisce gli imprenditori che non vedono un orizzonte di ripresa». Anche perché le banche sono avare nel concedere i prestiti. «Certamente. Le banche hanno perso il rapporto diretto col cliente. Detta legge Basilea 2 in attesa di Basilea 3. Non decidono i funzionari ma i computer. Le regole sono stringenti e ineludibili. Ed ecco perché Visco invoca una maggiore presenza della politica in Europa. Perché non può essere la sola finanza a dettare le norme e le prassi economiche». Che cosa succederebbe se saltasse in aria la moneta europea, se svanisse lo spirito di Maastricht? «Sarebbe una catastrofe per tutta l'Europa. Riemergerebbero i nazionalismi che, in tempi di globalizzazione, sarebbero anacronistici, verrebbero schiacciati dai potentati mondiali degli States e dei Paesi asiatici. Per guardare in casa nostra, credo che la Sardegna, dove pure i fondi europei non sono stati utilizzati al meglio, sarebbe sprofondata senza il sostegno dato dall'Ue a diversi settori, agricoltura e industria compresi. La poca ricerca scientifica che si fa nell'Isola è targata Europa. La nostra pastorizia sarebbe già scomparsa senza Bruxelles. Constatiamo che c'è stata la moneta europea ma che la politica è stata assente, i comportamenti non sono stati conseguenti perché nell'isola gli interessi privati hanno avuto il sopravvento su quelli pubblici». Ignazio Visco ha invocato una politica dove il rinnovamento coltivi la speranza favorendo i giovani. «È la ricetta necessaria alla Sardegna. Non possiamo essere governati dai soliti noti che hanno portato l'isola a quella che ho definito stagnazione economica. Pur nella crisi generale, pur con la grande industria ormai svanita, la Sardegna avrebbe nei giovani un plusvalore che oggi le è negato. I giovani sono più istruiti, conoscono il mondo, le donne sono sempre più preparate. Ma quella che oggi è classe dirigente non vuole affidarsi alla Sardegna migliore. Ci facciamo governare da chi dal futuro ha cancellato anche l'orizzonte».
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 23 - Ed_Cagliari
Basta con l’auto, meglio la metropolitana
Con l’innovativo lavoro del Crimm è aumentata la percentuale di automobilisti che hanno optato per il trenino leggero
TRASPORTI»VERSO UNA MOBILITA’ SOSTENIBILE
ITALO MELONI Il Comune e la Provincia ci hanno chiesto un progetto per favorire il cambio di abitudini dei cittadini negli spostamenti
di Alessandra Sallemi
 
CAGLIARI L’area vasta di Cagliari è un terreno molto fertile per introdurre politiche a favore di una mobilità sostenibile. I cittadini di Cagliari, di Quartu, di Sinnai, di Monserrato e via elencando tutti i tredici comuni che circondano il capoluogo e vivono con questo in una simbiosi stretta non vedono l’ora di avere un mezzo di trasporto pubblico rapido e non inquinante perché si arriva a destinazione più in fretta, senza stress da parcheggio, con un risparmio dei costi del carburante ormai sostanziale e anche con una notevole riduzione dell’anidride carbonica che ogni macchina produce ogni giorno. Questo e molto altro emerge dallo studio, innovativo in Italia, condotto per quattordici mesi dalCrimm, il centro ricerche universitario sulla mobilità sostenibile diretto dal docente Italo Meloni. Lo studio è stato gestito con entusiasmo da giovani ingegneri trasportisti, ieri non tutti alla presentazione nell’aula magna di Ingegneria perché una, Elisabetta Cherchi, è stata chiamata a insegnare in una università danese e l’altra, Erika Spissu, l’ha assunta una grande azienda del Texas che gestisce autostrade: ne hanno una che gli automobilisti disertano e c’era bisogno di un esperto di comportamenti del pubblico in tema di trasporti. I giovanissimi dottorandi Benedetta Sanjust e Silvio Porcu hanno parlato per tutti portando i dati che dimostrano le straordinarie possibilità del trasporto pubblico in sede protetta. Metropolitana, certo, ma anche ferrovia come per la linea Decimomannu-Cagliari. Dunque lo studio ha una caratteristica originale: dopo aver censito i viaggiatori di Metrocagliari (5 mila) e averne individuato una fetta che arrivava alla stazione del metrò con la propria auto e raggiungeva la sua destinazione sulla metropolitana leggera (il 40 per cento del campione), i giovani ingegneri guidati da Meloni hanno scoperto che oltre l’80 per cento di questi arrivava a destinazione in macchina fino al 2008 quando è stato inaugurato il metrò. Le motivazioni della scelta in favore di parcheggio più metrò sono servite per condurre la secondaparte dello studio: selezionare un ulteriore campione, monitorarne le abitudini e poi offrire proposte di mobilità completamente personalizzate. Così è successo che la quota di automobilisti convertiti al metrò è aumentata del 12 per cento e che fra gli irresoluti è cominciato un passaparola a favore della metro. Il Crimm ieri ha dimostrato anche che, compiendo lo stesso lavoro su un campione più vasto, crescerebbe parecchio il numero di cittadini che cambiano le proprie abitudini di trasporto (almeno 2 mila persone). I risultati della ricerca cominciano ad attirare l’interesse delle istituzioni, il comune di Cagliari e la Provincia hanno chiesto al Crimm un progetto per avviare nell’area vasta una centrale di mobilità (un team che lavori sulle abitudini di trasporto dei cittadini). Infine: la sensibilizzazione al mezzo pubblico è efficace solo se questo funziona. Ecco perciò che anche ieri è stato rilanciato il tema del biglietto unico tra vettori e poi della crescita della linea di metrò.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 24 - Ed_Cagliari
Seicento euro per studiare
Presentata all’Ersu un’indagine sui costi mensili degli universitari fuori sede
 
CAGLIARI Studiare e vivere a Cagliari costa sempre di più. Ma a sorpresa a pesare sulle tasche degli studenti, o meglio della famiglia spesso monoreddito, oggi è soprattutto la qualità della vita. La conferma arriva dai risultati dell’indagine “Essere studenti a Cagliari: quanto costa”: un’analisi accurata svolta dal ricercatore Antonio Fadda all’interno del progetto di ricerca Social Welfare Student, Analisi e prospettive del diritto allo studio universitario in Sardegna e presentata ieri mattina all’Ersu. Su un campione rappresentativo della popolazione universitaria di 2.836 studenti, a fronte dei 31.102 iscritti all’ateneo cagliaritano, il 44 per cento risulta fuori sede domiciliato. Significa che sono 1.243 gli studenti che trovano alloggio in città con una spesa media di circa 600euro al mese tra costi di affitto, costi della casa e costi generali. Il dato allarmante è che le spese generali come l’alimentazione (62 euro in media), l’abbigliamento, i trasporti, le tasse universitarie, le spese mediche, superano i 293 euro al mese. Si tratta di una spesa notevole se messa a confronto con il costo del contratto di affitto di una camera singola che è in media di 217,5 euro. Il dato incoraggiante è che, a seguito dell’entrata in vigore nel gennaio 2011 della cedolare secca sugli affitti, ben l’80 per cento dei fuori sede ha un regolare contratto di affitto. Tuttavia studiare diventa un’impresa sempre più difficile, soprattutto per quanti non riescono a beneficiare della borsa di studio nonostante possiedano i requisiti di merito. Si tratta della maggioranza degli studenti, per lo più provenienti da famiglia monoreddito con padre pensionato e madre casalinga. «L’Ersu ha incontrato serie difficoltà nel finanziare le borse di studio - spiega la presidente Daniela Noli - sia per il grave ritardo con cui sono state stanziate le risorse nazionali ma soprattutto per la drastica riduzione dei finanziamenti». Le borse di studio infatti oltre a soddisfare solo un numero esiguo di studenti - meno del 20 per cento - sono tra le più basse in Italia: circa tremila euro in denaro più i servizi offerti dall’ente. Alla presentazione dell’indagine, finanziata dalla Regione, hanno preso parte tra gli altri anche il prorettore dell’Università Giovanna Maria Ledda, l’assessore alla Programmazione della Regione Giorgio La Spisa e il sindaco di Cagliari Massimo Zedda. Comune e Regione hanno molto da guadagnare dalla razionalizzazione del mondo degli studenti.
Bettina Camedda
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 29 - Ed_Cagliari
Carbonia al centro del meeting europeo per il paesaggio
Si apre domani la tre giorni di lavori organizzata dal ministero dei Beni culturali con delegati da tutta Europa
AMBIENTE »RAPPRESENTANZE DA 37 PAESI
di Gianfranco Nurra
 
CARBONIA Per tre giorni, a partire da domani, Carbonia sarà sotto i riflettori dell’intero continente. Il Consiglio d’Europa ha infatti organizzato il meeting per l’implementazione della convenzione europea del paesaggio e contemporaneamente si svolgerà il ‘Forum delle Selezioni Nazionali del premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa’, organizzato dal Ministero dei beni culturali. Un appuntamento che vede la città assoluta protagonista e non solo perché prescelta quale sede per un appuntamento a tutti gli effetti eccezionale, ma anche perché, quale recente vincitrice dell’edizione 2010-2011 del premio europeo del paesaggio, sarà posta al’attenzione dei partecipanti quale esempio di recupero urbano compatibile con l’ambiente. Una sorta di biglietto da visita che per il futuro porterà il nome di Carbonia in giro per l’Europa. E’ prevista la presenza in città di rappresentanze del Consiglio d’Europa e dei 37 paesi che hanno firmato la convenzione del paesaggio oltre che di numerosi comuni italiani (erano 90) che avevano partecipato con i loro progetti al concorso che poi ha visto Carbonia prescelta a livello nazionale e poi vincitrice in ambito europeo. Domani gli ospiti saranno impegnati in una visita della città. Lunedì dalle 9.30 alla grande miniera di Serbariu si apriranno i lavori dedicati ai laboratori dell’evento. Durante la manifestazione che andrà in scena a Carbonia, saranno previste mostre, workshop, conferenze e pubblicazioni che permetteranno di comparare per la prima volta i progetti italiani e stranieri partecipanti alle prime due edizioni del premio. L’incontro sarà l’occasione, inoltre, per attivare un dibattito aperto ai rappresentanti dei governi delle comunità locali che operano quotidianamente sul territorio e delle istituzioni nazionali e internazionali coinvolti nella tutela e valorizzazione del paesaggio. “E’ un appuntamento di assoluto rilievo internazionale – hanno commentato il sindaco Giuseppe Casti e l’assessore all’urbanistica Mauro Esu - dal quale sono possibili ritorni consistenti in termini economici. La vittoria del premio europeo del paesaggio ha imposto il nome di Carbonia in ambito europeo, ed ora la città e il suo progetto di crescita rispettoso della sua storia originale pur in un ambito economico differente sono utilizzati e presentati come esempio di buone prassi per il rispetto dell’ambiente e del paesaggio nei progetti di recupero di un assetto urbano”. La presenza di rappresentanze di Carbonia è già programmata per il prossimo futuro in occasione di incontri istituzionali europei previsti in Romania, Strasburgo, Lubiana, Spagna e Grecia.
 
 
 
 

Questionario e social

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