Giovedì 17 maggio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
17 maggio 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
I rettori di Cagliari e Sassari
Una firma che cancella antiche divisioni
Giuseppe Marci
 
C’ero, nell’aula i cui i due Rettori delle università sarde firmavano l’accordo di federazione, e pensavo che stavamo sconfiggendo i re di Spagna e i vecchi baroni. Accademici.
Lo ricordo perfettamente lo sguardo vagamente sprezzante con cui, molti anni fa e nella stessa aula, un anziano professore mi guardava. Dicevo, con passione politica, che sarebbero stati necessari una visione organica e un coordinamento fra gli Atenei di Cagliari e di Sassari, per dare forza alla cultura dell’autonomia sarda. Senza sprechi, senza inutili doppioni, sapendo che solo così si sarebbero potuti costruire i quadri dirigenti per la Sardegna del futuro.
Il vecchio barone, invece, sapeva che erano discorsi pericolosi: anche su quella divisione si fondava il potere, in qualche caso simile a una rendita di posizione, da alimentare sapientemente, rinfocolando secolari rivalità.
L’avevano pensata bene, in fondo, i re di Spagna, inventando il contrasto fra i due Capi di una terra riottosa che sentiva il richiamo della libertà perduta e periodicamente manifestava segni di insofferenza: meglio mantenerli disunidos, i Sardi, e convincerli ad avventarsi l’uno contro l’altro, fino a diventare locos. E imbelli.
Passati i secoli, poi, su quella rivalità molti, come usa dirsi, ci hanno inzuppato i biscotti, l’hanno alimentata per fini personali, per duplicazioni di cariche, per ampliamento di centri di potere. Non solo accademico.
Certo, non abbiamo ancora risolto tutti i problemi, né estirpato la mala pianta. Ma c’è una sensibilità che cresce. Se ne è fatto interprete questo giornale considerando la federazione tra le università di Cagliari e Sassari il fatto del giorno e dedicandole la foto-notizia che campeggia al centro della prima pagina. Ritrae i due Rettori mentre firmano un accordo al quale stavano lavorando, già prima di essere insediati. I tagli ministeriali, per paradosso, hanno dato una mano; ma Melis e Mastino hanno saputo trasformare in un bene potenziale lo straordinario danno che poteva derivare dalla sottovalutazione che il nostro Paese fa della cultura.
Dovranno ancora spiegarlo, quel danno, ai politici che non l’avessero capito; e ai docenti universitari, eventualmente incapaci di vedere come sia possibile vincere la durezza della crisi con progetti adeguati alla difficoltà dei tempi.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Prima pagina
Viaggio a puntate nell’Ateneo di Cagliari
Università, un esercito di trentaduemila ragazzi
 
Sei facoltà, quasi 32 mila studenti, 4110 laureati nell’ultimo anno: l’Università è una città che vive nella
città in un rapporto non sempre facile. Da oggi su L’Unione Sarda una nuova inchiesta a puntate per
raccontare questo mondo.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
Viaggio nell’Ateneo cagliaritano
Luci e ombre sulla grande fabbrica che sforna sapere e lavoro
 
In una società sempre più complessa e globalizzata l’istruzione è un valore di primaria grandezza. Al di là delle polemiche sulla qualità della scuola italiana, tema ricorrente, troviamo doveroso indagare in maniera seria ed esaustiva sulla massima espressione del nostro sistema, l’Università. L’Ateneo di Cagliari ha per la città un’importanza fondamentale, soprattutto in chiave futura. Per questo L’Unione Sarda inizia oggi un viaggio a puntate all’interno del Pianeta Università con l’obiettivo di raccontarlo col massimo dell’obiettività ma anche di sollecitare e alimentare un dibattito.
 
Cronaca di Cagliari (Pagina 29 - Edizione CA)
L’esercito dei 32mila studenti, una città che vive nella città
 
Lo chiamano “pianeta università” e certe volte le parole nascondono un significato preciso: pianeta ovvero un altro mondo, un corpo a parte, più o meno lontano dal luogo in cui si vive. L’università e Cagliari: due realtà che convivono ma dialogano poco, ancora alla ricerca di una integrazione. Di certe città di provincia - metti Perugia, Urbino, Parma - quando pronunci il nome ti viene spontaneo associarlo all’università, perché senti che c’è un interesse coinvolgente verso questa energia giovane, non solo per un calcolo di rapidi profitti che muove l’economia locale.
LE CIFRE I numeri - dell’anno accademico in corso, 2011/2012 - raccontano quello che è sotto gli occhi di tutti ma non sembra: Cagliari ospita 31.983 studenti universitari, quanti gli abitanti di Carbonia. Una città dentro una città, con tutti i problemi che nascono da una coabitazione. Un Ateneo che sforna ogni anno 4000 laureati, occupa il ventunesimo posto nella classifica ministeriale della premialità (scalate tre posizioni) ma registra fra gli iscritti un preoccupante 43% di fuori corso, con un abbandono degli studi stimato (l’anno scorso) in un 25,5%. A leggere i dati, comunque, si può vedere anche il bicchiere mezzo pieno perché ci sono aree di eccellenza che hanno ottenuto riconoscimenti nel campo della ricerca, soprattutto scientifica, segno che l’università cagliaritana potrebbe avere buone prospettive per fregiarsi di un marchio di qualità.
CAPITALE UMANO I “se” e i “ma” sono tanti, e investono appunto il rapporto che la città mostra nei confronti del corpo studentesco e viceversa, in più la capacità dell’Ateneo di consegnare al mercato del lavoro, e quindi anche a Cagliari, giovani preparati, un capitale umano di futuri quadri medi e dirigenziali. Discorso delicato, di questi tempi, perché la crisi morde e non molla la presa sparigliando ogni ragionamento sui tempi di attesa per trovare un posto, sulla condizione di precariato, sulla spendibilità della laurea anche oltre l’Isola. La lettura dei numeri dovrebbe offrire motivi di conforto sull’occupazione: l’84% dei laureati del 2007 tre anni dopo s’è accasato, punte altissime oltre il 90% tra Ingegneria e Medicina, più basse a Giurisprudenza (60%) e nell’ordine dell’80% per Lettere, Scienze Politiche e Economia.
LAVORO E RICERCA Attenzione, la ricerca però non specifica quali lavori, dentro c’è ogni tipo di precariato e flessibilità e rapido ritorno alla disoccupazione, insomma non è tutto rose e fiori, ogni laureato conosce la verità sulla propria pelle. Però è anche vero che - sempre interrogando i dati statistici - le borse di dottorato quest’anno sono aumentate e che nell’accesso ai fondi europei e pubblici Cagliari passa dalla 27ma alla 17ma posizione. Di contro le borse di studio non riescono a soddisfare le richieste perché quest’anno su 6.660 domande, ben 5.423 ne avevano diritto ma solo 3.975 sono state assegnate: per cui 1.448 studenti che possedevano i titoli legittimi non hanno avuto nulla; e se il dato nello scorso anno accademico si era dimezzato, quest’anno si è nuovamente raddoppiato.
I FINANZIAMENTI Il discorso insomma investe i fondi: davanti ai pesanti tagli del governo, per fortuna ha messo una bella pezza la Regione, riequilibrando il budget: il fondo di finanziamento statale prevede l’assegnazione di 121 milioni di euro e la Regione lo rinforza di altri 14 milioni. Non basta, così proprio avant’ieri l’Ateneo di Cagliari ha stretto un patto federativo con quello di Sassari per ridurre i costi di gestione e lavorare in tandem sinergico su scuole di specializzazione, dottorati e corsi di laurea.
LA RIFORMA Come saranno spesi i soldi, naturalmente, è un altro discorso. Che bisogna ricondurre alle riforme che si sono succedute negli ultimi anni, tanto che l’università è stata definita un “cantiere permanente”, l’ultima - molto contestata - quella della Gelmini, dal nome del ministro della Pubblica istruzione del governo Berlusconi. A Cagliari ci sono stati significativi accorpamenti, le facoltà sono passate da 11 a 6 (ora sono: Studi umanistici, Scienze economiche giuridiche e politiche, Ingegneria e Architettura, Scienze, Medicina e Chirurgia, Scienze farmaceutiche e biologiche) e i dipartimenti si sono ridotti da 44 a 17. Cosa cambierà? Magari nulla, molto dipende dallo statuto dell’Ateneo, dalla governance, dall’organizzazione strutturale: sulla carta si dovrebbe snellire l’iter burocratico, tra Consiglio di amministrazione e Senato Accademico, ma resta il nodo cruciale che segna la politica, ovvero la gestione del comando che si traduce nella “chiamata dei posti”: quella strategia conservativa che incrementa il potere baronale, dal quale anche Cagliari non è esente.
FUORI SEDE Tutto ricade sulla pelle degli studenti alle prese con molti disagi: oltre le difficoltà di accedere ai contributi al diritto allo studio, c’è il problema degli alloggi (è di questi giorni la guerra, ora anche giuridica, intorno all’ex Semoleria che dovrebbe garantire altri 500 posti letto), gli affitti in nero, il paracadute dell’assistenza sanitaria, la carenza dei trasporti nell’Isola, argomenti che toccano i fuori sede che sono la metà esatta degli iscritti (quasi 16mila), un numero consistente che chiama Cagliari al dovere di accoglienza e responsabilità. In più, un altro motivo di polemica, la scelta dell’Ateneo di far decadere gli studenti fuori corso inattivi.
DOCENTI Anche il corpo docente (alla fine del 2011 erano in attività 1.007) ha le sue magagne per la difficoltà di trovare nuovi posti, i pochi concorsi per gli associati, per non parlare infine delle condizioni dei precari.
RUOLO E PRESTIGIO Per numeri, attività, ruolo sociale, prestigio culturale l’Ateneo di Cagliari è un pianeta che merita attenzione, è un motore importante per lo sviluppo futuro della città. Dopotutto la laurea è ancora un obiettivo che attira i giovani, risponde alla convinzione che sia comunque in grado di garantire migliori prospettive di lavoro e soddisfa una domanda di istruzione: è «un potente strumento per alimentare l’ascensore sociale» ha detto il rettore Giovanni Melis, considerando che il 41% dei laureati proviene da una famiglia i cui genitori non sono in possesso di un diploma di scuola media superiore e il 15 per cento degli iscritti beneficia dell’esonero dalle tasse per le condizioni economiche: significa volontà di crescere culturalmente ma anche spia di una crisi che investe le famiglie.
PRODUTTIVITÀ Negli ultimi anni l’università, e Cagliari non fa eccezione, ha obbedito al concetto di produttività (che significa sfornare laureati a getto continuo, abbassando il rigore e quindi la qualità) in nome delle classifiche che poi ridistribuiscono finanziamenti; e ha peccato di autoreferenzialità, non dialogando col mercato del lavoro ma oggi si cerca di camminare sulla strada della ricerca, a partire dalla gestione di progetti europei e la collaborazione con imprese sarde.
LE SFIDE Cagliari misura la sua maturità anche sulla sfida università: non solo sull’aspetto didattico ma sui progetti di potenziamento (l’ampliamento del Policlinico, i lavori per la conclusione del blocco Q, i problemi con la clinica Macciotta e il San Giovanni di Dio). E soprattutto sulla credibilità da offrire agli studenti, già gravati da frustrazioni e da un futuro nebuloso.
Sergio Naitza
 
Cronaca di Cagliari (Pagina 28 - Edizione CA)
Un nuovo sapere per Cagliari
Per costruire il futuro città e Ateneo non possono essere “separati in casa”
Servono piani condivisi, all’altezza di una società sempre più competitiva
di Paolo Fadda
 
In questo nostro ragionare sulla città - su questa nostra amata Cagliari - si è ben compreso che essa non può essere analizzata solo per le sue quantità (sul numero dei suoi abitanti, delle sue istituzioni, dei suoi servizi, delle sue scuole, ecc.), ma soprattutto per la qualità, l’eccellenza e la varietà dei processi vitali messi in campo dalla gente che la abita e la vive. Ed ancora, ma non secondariamente, per la valenza e le capacità espresse dalle sue élite di comando. In altre parole, si è sempre più convinti che la città non può essere identificata solo come un meccanismo inanimato, fatto di pieni e di vuoti: andrebbe quindi analizzata e compresa, soprattutto, come un organismo animato, in cui tradizioni, atteggiamenti, sentimenti e azioni di chi la abita e di chi la guida concorrano a determinarne l’identità e la cultura.
QUESTIONE CAGLIARITANA C’è dunque una Cagliari “fisica” dei palazzi e delle case, delle piazze e delle strade, su cui soffermarsi, ma c’è anche un’altra Cagliari “virtuale” da valutare: quella della conoscenza e dello studio, dell’impresa e del lavoro. Ed è dalle sofferenze e dai malesseri di queste “due Cagliari” che sembra discendere l’attuale sofferto stato di crisi.
Parrebbe - ed è poi questa la diagnosi più probabile - che questo suo declino fisico sia stato accompagnato dal contestuale declino delle sue élite dirigenti, in un insoluto dilemma di causa-effetto. Ed è proprio qui che sta il cuore dell’attuale “questione cagliaritana”. Se in altri tempi erano state proprio le sue classi dirigenti ad avere liberato la città feudale dalle mura e dai vincoli del medioevo, o a risanarla miracolosamente dalle terribili ferite infertele da uno spietato conflitto mondiale, oggi è proprio sull’indisponibilità di élite cittadine, altrettanto virtuose e capaci, che ci si lamenta e si soffre.
FABBRICHE DEL SAPERE Purtroppo, qui da noi paiono essere del tutto inadeguate quelle che intendiamo chiamare “le fabbriche delle élite”. Cioè, per intenderci, la scuola universitaria, innanzitutto, e, a seguire, la comunità delle imprese. Coinvolte e colpite anch’esse dalla stessa maledizione del declino. Una maledizione che ha provocato quel preoccupante deficit in conoscenze, in saperi, in creatività e in innovazione, che si ha dinanzi agli occhi. E che ha prodotto il risultato d’avere fatto emergere un ceto dirigente (nella cultura, nella politica, nell’impresa e nella scienza) in gran parte impreparato, sciatto ed inadeguato, malato di quel majolismo che è parente stretto d’un banalismo di maniera.
DISTACCO DOLOROSO Si tratta, per la Cagliari d’oggi, di un handicap importante, di una sofferenza assai dolorosa. Su cui occorre porre rimedio. Si prenda ad esempio l’università che, per comune giudizio, è ritenuta da sempre il luogo di formazione e di elezione delle classi dirigenti d’una città e d’una nazione. Qui a Cagliari quella scuola ha segnato nel tempo un distacco sempre più profondo con la città, quasi che le due istituzioni non avessero l’esigenza, per crescere e rafforzarsi, l’una dell’altra. Dirà qualcuno, polemicamente, che si sarebbe trattato di due comunità rimaste “separate in casa”, senza dialoghi, contatti e legami reciproci.
COLLABORAZIONE Ora, che questo sia frutto di prevenzione o di competizione, non è facile a dirsi, ma che all’interno di una perdita di cultura cittadina ci sia, per Cagliari, anche una “questione” universitaria da risolvere al meglio se ne può essere convinti. Perché, se la cultura della città sta soprattutto nella sua capacità di diventare e di essere un centro input-output di relazioni e di elaborazioni, il legame con l’università dovrebbe essere intenso e strettissimo. Proprio perché la new society del nostro tempo esprime un forte bisogno di centri di eccellenza, di high quality nella ricerca e nella scienza, di links con l’universo dell’innovazione, in una parola di università. Per converso l’università ha sempre più bisogno di trovare nella città, nella disponibilità di funzioni urbane pregiate, le capacità d’esprimere al meglio il proprio potenziale di conoscenze e di elaborazioni per poter corrispondere alla domanda proveniente da una società, quale la nostra, in rapida trasformazione.
Dirà qualcuno più pessimista che una certa “burocratizzazione” delle carriere universitarie in Italia ha fatto sì che da centro d’eccellenza, nella scienza e nella conoscenza, si è trasformata in produttrice d’empirismi molto spesso avulsi o distanti dalle concrete realtà del territorio, impedendole, quindi, d’essere un laboratorio di civile avanzamento indispensabile per formare e per reclutare una valida classe dirigente e per sostenere le capacità e le competitività delle imprese.
L’AUSPICIO Eppure, a Cagliari, città ed università dovrebbero avere, sui programmi di comune affermazione, un eguale obiettivo. Che sarà poi quello di riuscire a formare ed a portare avanti delle èlite, per la società politica e per quella civile, che siano moderne, preparate e fortemente acculturate. In breve sintesi per poter mettere in campo quella “great generation” che è negli auspici di molti. Purtroppo, su questo lato, ancor oggi s’intravvedono preoccupanti e pericolosi carenze di cultura: per lo sviluppo, per l’impresa, per l’innovazione e per quant’altro avvicini agli standard dell’avanzante mondializzazione della conoscenza. Perché sembra essere assai debole (oltre che poco riconosciuta) una cultura della città, qui intesa come capacità, credibilità e prestigio nel far nascere e diffondere gli strumenti più utili per il progresso.
Si è infatti dell’avviso che debba esistere uno stretto collegamento tra studi universitari e affermazione civile d’una città, tra diffusione di conoscenze e nascita di opportunità imprenditoriali.
IL RAPPORTO Qualcuno potrebbe anche domandarsi cosa ha dato l’università a Cagliari, e, per converso, cosa ha fatto Cagliari per la sua università? Si tratta proprio di “separati in casa”, senza dialogo e senza contatti da troppo tempo? Ed il declino della città, che tanto fa soffrire, è da confrontare con la qualità del nostro ateneo, ritenuto da alcuni un esamificio per plotoni di aspiranti “ventisettisti” più che un centro d’eccellenza culturale e scientifica?
NO ALL’IMMOBILISMO Il giudizio è certamente troppo critico. Ma sono domande che vanno proposte, affrontate e discusse, per cercar di risolvere la “questione” odierna. Possono anche apparire una provocazione (e forse lo è per davvero), ma il tentativo di chi scrive è quello di smuovere le “acque morte” d’una comunità cittadina perché non vada sempre più somigliando alla piatta ed immobile superficie dei suoi stagni.
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 54 - Edizione CA)
LIBRO. Domani a Sassari presentazione del volume curato da Salvatore Mura
La prima repubblica della Dc nei diari di Antonio Segni
Documenti in gran parte inediti del presidente sardo
 
15 gennaio 1959: «Riunione Camilluccia: dico apertamente che Fanfani deve scegliere tra le due cariche, anche per non assommare troppi poteri. Ciò deve fare quando sarà sicuro che la presidenza regge, se sceglie la presidenza». È questo uno dei passi più interessanti, soprattutto perché rileva il rischio della concentrazione del potere istituzionale e politico che tanti mali sta producendo nella politica dei nostri giorni, dei “ Diari (1956-1964) di Antonio Segni” (Il Mulino, pp. 280, € 22).
Il libro è frutto della cura di Salvatore Mura, giovane dottorando presso l’università di Messina e collaboratore del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, l’istituzione dove sono conservate le carte del politico democristiano.
PRESENTAZIONE Il volume verrà presentato domani a Sassari alle 18 presso l’aula consiliare di Palazzo Ducale. La presentazione sarà moderata dal professor Mario Segni, presidente della Fondazione Antonio Segni e vedrà i saluti del sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, del Rettore dell’Università di Sassari, Attilio Mastino, del Direttore del Dipartimento di Storia Margherita Satta e del presidente della Fondazione Banco di Sardegna, Antonello Arru, cui seguiranno gli interventi di Manlio Brigaglia dell’Università di Sassari, Agostino Giovagnoli dell’Università Cattolica di Milano e Pietro Soddu, presidente del Centro Studi "Paolo Dettori".
INEDITI Un appuntamento importante: i diari dello statista democristiano sono quasi completamente inediti e con la loro pubblicazione offriranno spunti assai interessanti per riflettere sulla genesi e la tormentata realizzazione del primo governo a partecipazione socialista, guidato da Moro e nato nel dicembre del 1963. Un esecutivo i cui ministri avrebbero giurato al Quirinale proprio davanti al Presidente della Repubblica Antonio Segni.
Nato a Sassari il 2 febbraio del 1891 (pochi giorni prima era venuto al mondo un altro sardo destinato a diventare famoso, Antonio Gramsci), Segni apparteneva ad una delle più importanti famiglie sassaresi. Laureato con lode alla facoltà di Giurisprudenza e specializzatosi poi sotto la guida del grande giurista Giuseppe Chiovenda, si avviò presto ad una significativa carriera come docente di procedura civile in varie università tra cui quella della sua città, di cui fu Rettore dal 1944 al 1951.
IL POLITICO Insieme alla vita accademica fu la politica l’altra sua grande passione, eredità dell’impegno nelle file del cattolicesimo liberale del padre Celestino. Dopo aver aderito al Partito Popolare di Don Sturzo, fu tra i candidati alle elezioni del 6 aprile del 1924 risultando il terzo dei non eletti. Attivo antifascista, in contatto con personalità del calibro di Piero Gobetti, la forza soverchiante della dittatura mussoliniana lo costrinse al ripiegamento sull’impegno universitario. Caduto il regime nel luglio 1943, Segni sarebbe diventato un protagonista della nascita della Democrazia Cristiana in Sardegna, argomento su cui sta per essere pubblicato un accurato lavoro del giovane studioso cagliaritano Luca Lecis.
Impegnato in una vasta attività pubblicistica tra il 1944 e il 1946, di cui sempre Mura sta curando l’edizione, Segni sarebbe stato il candidato più votato alle elezioni del 2 giugno del 1946 con oltre quarantamila preferenze. Da quel momento sarebbe incominciato un cammino importante nelle istituzioni, ad iniziare dall’importante partecipazione come ministro dell’Agricoltura nei governi De Gasperi, dove concentrò la sua attenzione sul progetto di riforma agraria, mai realizzato interamente per diverse contrapposizioni, mirante al superamento del latifondo e al consolidamento della piccola proprietà contadina in vista di un ampio disegno di riforma generale finalizzato all’ammodernamento del sistema di proprietà delle campagne italiane.
PREMIER Fu solo dopo l’elezione di Gronchi a Capo dello Stato che egli venne chiamato a ricoprire nel luglio 1955 per quasi due anni la carica di presidenza del Consiglio, in un momento cruciale di passaggio dalla vecchia formula centrista ai primi passi verso il centro-sinistra con l’ingresso nell’area di governo dei socialisti di Nenni. Richiamato alla presidenza del Consiglio nel febbraio del 1959, prima della drammatica esperienza di Tambroni, nel terzo e quarto governo Fanfani fu ministro degli Esteri incarnando una linea saldamente filo atlantica. Nel frattempo, però, i suoi giudizi verso il centro-sinistra delineato da Moro si erano fatti sempre più critici, come emerge anche dai Diari, tanto che egli fu tra i principali esponenti della corrente dei dorotei ad avversare il progetto. Anche per questo venne visto come uno dei candidati migliori per il Quirinale, risultando eletto il 6 maggio del 1962 come successore di Gronchi.
PRESIDENTE Segni fu scelto perché avrebbe rappresentato una sicurezza per preservare l’unità del partito cattolico verso il centro-sinistra, oltre che per tranquillizzare gli Stati Uniti i quali avevano peraltro dato il loro lasciapassare alla nuova formula di governo. Il mandato durò solo due anni, perché il presidente dovette lasciare per una sopravvenuta trombosi cerebrale. Certamente dal Quirinale non apprezzò le opzioni del primo esecutivo Moro, a partire dalle scelte da lui ritenute troppo stataliste del ministro del Bilancio Antonio Giolitti, divenendone uno dei principali oppositori insieme a Cesare Merzagora, Guido Carli ed Emilio Colombo, sino al suo ruolo nel Piano Solo.
Resta comunque l’operato di un uomo che seppe incarnare intenti insieme riformisti e conservatori, ma il cui spirito antifascista e cattolico democratico lo pone certamente tra i protagonisti della nostra storia repubblicana, come testimoniano anche questi Diari. La pubblicazione di molti documenti inediti o poco conosciuti dai non addetti ai lavori, consente di avere un quadro completo su un periodo delicato della Prima repubblica, in cui si scontrarono posizioni divergenti sia sul futuro della politica democristiana che sulle strategie dell’Italia nell’Europa stretta nella morsa della guerra fredda. Antonio Segni ebbe un ruolo importante in quel dibattito e le pagine dei Diari ci aiutano a capire quali furono le sue decisioni.
Gianluca Scroccu
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 54 - Edizione CA)
Cinema: Ersu e Nuovomondo
 
Cagliari: l’associazione studentesca UniCa 2.0 presenta “Buona la prima! - Rassegna internazionale di cinema delle opere prime”. Oggi e domani dalle 17 alle 21 all’Ersu. Per Nuovomondo, via Montesanto 28 oggi alle 18.30 “Nel paese sommerso dei clandestini” incontro con Marco Rovelli. Segue alle 20.30 “Niguri”di Antonio Martino.
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Icaro sbarca all’università
Il progetto della Polstrada per prevenire gli incidenti in auto
Oggi nell’aula magna del “Corpo aggiunto” della facoltà di Scienze della Formazione
 
Droga e alcol sono distanti. La prima causa di morte tra i giovani sono gli incidenti stradali. Per questo è necessario insistere sulla prevenzione e informazione. E dove non arrivano lezioni e convegni può centrare l’obiettivo un film, Young Europe , che racconta le storie di tanti ragazzi europei, accomunate dalla triste esperienza dell’incidente stradale che cambia per sempre le loro vite.
Tutto questo è inserito nel progetto Icaro, promosso dalla Polizia di Stato con i ministeri dei Trasporti, dell’Istruzione e alla fondazione Ania per la Sicurezza stradale, che oggi sbarca (dalle 9,30) nell’aula magna del “Corpo aggiunto” della facoltà di Scienze della Formazione. Per la prima volta Icaro è rivolto agli studenti universitari. L’incontro si aprirà con la versione didattica del film, scritto e diretto da Matteo Vicino, girato in Italia, Francia, Irlanda e Slovenia e con protagonisti i giovani. Le emozioni e gli errori sulla strada sono il legame tra le diverse storie raccontante nel film che fa riflettere i giovani e diventa un monito per gli adulti, troppo spesso cattivo esempio quando sono alla guida. Seguiranno quattro interventi per poi aprire, grazie ai filmati e alle ricostruzioni di incidenti stradali, il dibattito con gli studenti sui temi della sicurezza stradale. (m. v.)
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Mistretta
«La Sardegna forzi la mano nei confronti del governo»
 
«La Sardegna, essendo una realtà autonoma dal punto di vista politico, potrebbe forzare la mano nei confronti del governo per sperimentare delle formule che, in piccolo, possano essere utili a valutare pro e contro di una “immigrazione da popolamento”: famiglie che intendono venire nell’Isola per lavorare».
Sono le riflessioni sui flussi migratori nell’Isola, presentate da Pasquale Mistretta, ex rettore dell’università cittadina che parla in qualità di collaboratore della Caritas locale. Perché proprio la Sardegna? Perché «si trova in una posizione baricentrica nel gioco del Mediterraneo», candidata ideale per due motivi: la sua «cultura dell’accoglienza e della tolleranza». Individuata come possibile «luogo di riflessione critica da parte di tutti coloro che vogliono lasciare la loro patria, attraversarla, e poi recarsi in altre parti d’Europa».
Pertanto proprio la Sardegna potrebbe rappresentare «la novità di un gioco tra le parti». Secondo il professore un ruolo che potremmo svolgere in questa fase di grandi migrazioni mondiali. (ve.ne.)
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Intestino, tremila sardi malati
Ogni 100 mila abitanti 25 vengono ricoverati a causa della colite ulcerosa
Tra le forme più diffuse c’è anche il morbo di Crohn. Colpiti indifferentemente uomini e donne
 
È un mondo sterminato quello delle malattie infiammatorie croniche intestinali. Per certi versi ancora poco conosciuto; ma i suoi numeri lo rendono immediatamente reale: in Sardegna oltre tremila persone ne sono affette. E se i dati nazionali peccano di attendibilità (dal momento che non esiste un registro nazionale) i numeri dell’isola sono precisi.
Grazie alla ricerca epidemiologica sulle malattie infiammatorie croniche intestinali realizzata dalla gastroenterologia dell’azienda ospedaliero universitaria, insieme al policlinico di Monserrato e all’osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla sanità. E ieri sono stati presentati, in anteprima, i risultati: «Tra il 2001 e il 2010, sono stati 11261 i ricoveri per malattie infiammatorie croniche intestinali», rivela Antonello Antonelli, coordinatore dell’osservatorio Epidemiologico. «I ricoveri per Morbo di Crohn e Colite Ulcerosa, sono stati 7248». E sono queste, il morbo di Crohn e la Colite Ulcerosa, le forme più diffuse. Ad accomunarle i grandi numeri: «Ogni 100mila abitanti, 44 ricoveri, 25 per Colite Ulcerosa e 19 per Crohn», precisa Paolo Usai, direttore della Gastroenterologia dall’azienda ospedaliero universitaria.
Le differenze tra le due patologie sono la sede e la natura: «Il Crohn colpisce tutto l’apparato gastrointestinale, la Colite Ulcerosa si limita al retto e al colon». I sintomi: «Dolori addominali, diarrea qualche volta febbre», spiega Usai, riferendosi al Crohn. E meno frequenti: «Dolori alle articolazioni, dimagrimento, scarso appetito, sangue nelle feci». Poi la Colite Ulcerosa: «Dolori addominali, febbre, dimagrimento, sangue nelle feci e raramente sintomi extraintestinali». Colpiscono indifferentemente uomini e donne, per lo più tra i 20 e i 40 anni. L’approccio chirurgico pare essere l’ultima spiaggia, riguarda un numero limitato di casi «inferiore al 4 per cento», rivela Antonelli. I numeri: «Su 265 interventi, il 65 per cento è stato su pazienti affetti dal Crohn, il 35 da Colite».
In entrambi i casi guarire è impossibile, parchè «le cause sono ignote», spiega Usai, ma «i trattamenti medici permettono di ottenere la remissione dell’infiammazione».
E la sua è una voce autorevole dato che dirige, al Policlinico, un centro d’eccellenza regionale. E i pazienti che si rivolgono a lui sono tanti: «È un numero in continua ascesa; nel 2011 ha superato i 300». (sa. ma)
 
L’UNIONE SARDA
9 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Policlinico
La giornata della tiroide
 
Si celebra anche in città la "Giornata mondiale della tiroide". L’appuntamento è fissato tradizionalmente per il 23 maggio, ma già da domani sono in programma visite gratuite presso il Dipartimento di Scienze mediche internistiche , al Policlinico di Monserrato. Ad accogliere i cittadini saranno gli specialisti Stefano Mariotti e Rosanna Cabula. A livello regionale aderiscono anche l’ospedale Sirai di Carbonia (Stefano Pili) e l’Ambulatorio di endocrinologia di Bosa (Barbara Marziani). La giornata è promossa da Associazione italiana tiroide, Associazione medici endocrinologi e Società italiana di endocrinologia, insieme alle associazioni dei pazienti. Il tema quest’anno è "La tiroide in gravidanza". Le società promotrici hanno elaborato una brochure e un questionario che verranno distribuiti alle donne che si presenteranno negli ambulatori dal 18 al 25 maggio. (p.l.)

LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Tuvixeddu, lavori sospesi Zedda cancella le fioriere
Le strutture in pietra attorno alla necropoli verranno demolite integralmente
Presto il nuovo progetto. Minoja: «Pronti a valutarlo, nessun danno alle tombe»
di Mauro Lissia
 
CAGLIARI I lavori sulle famigerate fioriere installate attorno alla necropoli di Tuvixeddu sono sospesi perché il sindaco Massimo Zedda è stato di parola: ha proposto alla Sovrintendenza archeologica di demolirle integralmente anzichè ridurne le dimensioni e l’ufficio del ministero ha dato la propria disponibilità a valutare un nuovo progetto esecutivo. I tecnici del Comune sono già al lavoro, presto Zedda sarà in grado di dire al sovrintendente archeologico Marco Minoja come intende intervenire per sgomberare l’area archeologica dalle muraglie progettate dall’amministrazione Floris e riportarla allo stato originario. Il via libera di Minoja è praticamente scontato: «Se il Comune vuole progettare qualcosa di più leggero e distante dall’area sepolcrale noi siamo pronti a esaminare le scelte – conferma il sovrintendente - il nostro unico interesse è che non vengano arrecati danni alle tombe». Tolte le orribili fioriere - i contrafforti sono stati già demoliti insieme alle strutture di sostegno al ponticello, realizzate in cemento - si potrebbe anche ripensare la collocazione dei riporti di terra vicino all’area della mezzaluna, che hanno stravolto lo stato naturale del sito: «Visto oggi, col verde dell’erba, quell’intervento è più accettabile - spiega Minoja - ma non è una nostra competenza, sarà il Comune a stabilire se apportare modifiche anche là». Comunque sia, il sindaco si prepara ad assestare un apprezzabile colpo di piccone a un sistema di gabbioni che nessuno ha capito a cosa servissero: «L’idea era di rendere il sito archeologico fruibile e di circoscriverlo - spiega ancora Minoja - e la Sovrintendenza a suo tempo è intervenuta per rendere l’intervento reversibile. Non dimentichiamoci che nel primo progetto quei gabbioni dovevano essere costruiti in cemento, invece sono stati realizzati in pietrisco contenuto in gabbie di metallo. Che non fossero pericolosi per l’area archeologica lo dimostra proprio questa fase di demolizione, condotta senza alcun danno per le tombe». Tombe però - come è emerso ancora l’altro ieri al processo in corso davanti al tribunale - in parte coperte proprio da quei gabbioni. Il Corpo Forestale ne ha contato ventisei: «E’ vero - avverte Minoja - alcune tombe sono state coperte ma è normale che sia avvenuto, il compito della Sovrintendenza è di proteggere e conservare i beni». Quindi l’area archeologica è stata adattata al progetto del Comune, anzichè il contrario: è una conferma autorevole che ancora mancava. Forse il progetto poteva essere diverso: «Sì - conferma Minoja - ma sarebbe stato necessario passare per una nuova procedura di approvazione. Io non ero sovrintendente in quell’epoca, credo che sia stata fatta una scelta dettata anche dal tempo a disposizione». L’importante però - insiste il dirigente dei Beni culturali - è che le scelte si siano confermate reversibili: «L’intervento per il parco può essere rivisto senza alcun pregiudizio per la tutela dell’area archeologica» ribadisce Minoja. Una revisione apparsa indispensabile anche al sindaco. Sarà un passo importante, cui seguirà - secondo quando Zedda ha annunciato - l’adeguamento del puc al piano paesaggistico regionale: a quel punto Tuvixeddu non sarà più area edificabile e in tempi ragionevoli diventerà il parco archeologico pubblico tanto atteso dalla città.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
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Screening contro le infiammazioni
In Sardegna oltre undicimila ricoveri per disturbi intestinali dal 2001 al 2010
 
CAGLIARI Non si sa ancora con certezza quali siano le cause. Ma le conseguenze sono pesanti: colpiscono soprattutto i giovani, dai venti ai quarant’anni, spesso costringendoli a chiedere il part time al lavoro. Solo nel cinque per cento dei ricoveri si arriva all’intervento chirurgico. Ma la qualità della vita, non solo occupazione ma anche relazioni sociali, ne risente parecchio. Sono le malattie infiammatorie croniche intestinali: le più note sono la Malattia di Crohn e la Colite Ulcerosa. In generale si tratta di un’infiammazione cronica che può colpire tutto il canale alimentare, ma che si localizza soprattutto nell’ultima parte dell’intestino e nel colon. Ieri è stata presentata al Policlinico Universitario di Monserrato la prima ricerca epidemiologica su questo tipo di patologie condotta dalla Gastroenterologia dell’Azienda ospedaliero universitaria in collaborazione con l’Osservatorio epidemiologico umano, assessorato della Sanità. A illustrare i dati dello studio c’erano il direttore generale dell’Azienda Ennio Filigheddu, il direttore dell’unità dipartimentale di Gastroenterologia Paolo Usai e il coordinatore dell’osservatorio epidemiologico dell’assessorato Igiene e Sanità Antonello Antonelli. Quindici nuovi casi all’anno ogni 100mila abitanti con 11.261 ricoveri in Sardegna tra il 2001 e il 2010. Colpiti indifferentemente uomini e donne. La ricerca evidenzia come nella quasi totalità dei casi i pazienti ricevono prestazioni sanitarie di tipo medico mentre in meno del 5% dei ricoveri sono sottoposti ad interventi chirurgici dell’intestino. L’ambulatorio di alta specializzazione dell’Aou segue oggi circa 400 pazienti. Il 69% dei ricoveri ha interessato pazienti con età compresa tra i 18 e i 64 anni. L’intervento chirurgico ha riguardato un numero limitato di casi, inferiore al 4% del totale: su 265 interventi il 65% ha interessato pazienti affetti dal Morbo di Crohn e il 35%da Colite ulcerosa. I pazienti che soffrono di morbo di Crohn sono costretti al primo ricovero in media intorno ai 43 anni, mentre l’età sale (48 anni) per chi soffre di Colite ulcerosa.
Stefano Ambu
 
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12 – La Nuova Sardegna
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Computer e cinema, l’esploratore Dubevec guida verso il futuro
A Eurographics il celebre scienziato americano premiato con l’Oscar per la sua avveniristica invenzione “Light Stage”
di Enrico Pau
 
CAGLIARI Lui parlava dal palco, con la sua lingua immaginifica e ad ascoltarlo non c’erano semplici spettatori, ma alcune delle migliori menti della ricerca nel campo della grafica applicata al computer, alle arti, al cinema. Paul Debevec vive nel futuro, eppure era lì in carne e ossa, su un palco, davanti ai partecipanti di Eurographic 2012, evento d’eccellenza che la Sardegna ospita in questi giorni nel capoluogo regionale. Debevec è un docente universitario della Southern California, dove dirige il laboratorio di tecnologie creative. Uno strano genere di Professore che ha trasformato il suo studio in una delle accademie di ricerca sugli effetti speciali cinematografici più raffinate del mondo. Non siete convinti? Allora ecco qualche dato sul suo lavoro che poco ha a che fare con la ricerca universitaria come la immaginiamo nel nostro paese: luoghi chiusi, lontani dal mondo, dimenticati dal potere e senza finanziamenti. No, il suo laboratorio è una fucina di idee e talenti. Per convincervi basta cercare il suo nome su Google e cliccare sull’immagine fotografica della premiazione, nella serata degli Oscar, dedicata agli inventori degli effetti speciali di un film cult:“Avatar”. Lui è quello con barba e smoking. L’altra sera a Cagliari aveva invece l’aria rilassata, di uno dei tanti guru della tecnologia che ci hanno abituati al loro stile informale, perché quello che conta sono le idee e nient’altro, idee, semplici, ma geniali. Come la sua "Light Stage", una sfera di luci, 158 per l’esattezza, dove attori, anche importanti, vengono rinchiusi per essere sottoposti alla cattura delle espressioni del loro volto, ripreso da ogni angolazione e con ogni possibilità luministica. Un materiale reale, concreto di espressioni, che un sofisticato programma di computer è capace di tradurre in immagine virtuale, talmente perfetta da essere indistinguibile dalla ripresa reale. A cosa serve? Chiedetelo a James Cameron o ad attori come Brad Pitt. Ricordate "Lo strano caso di Benjamin Button", dove l’attore è un bambino nato con il corpo e il volto di un vecchio la cui vita va al contrario, dalla vecchiaia alla giovinezza. Effetti sorprendenti, scusate gli aggettivi un po’ fuori dalle righe, ma quella a cui l’altra sera abbiamo assistito, è stata una lezione appassionante, piena di dettagli su un lavoro affascinante che per Debevec deve essere quanto di più stimolante si possa immaginare: assecondare il lavoro di quei visionari registi le cui idee ormai hanno bisogno di un supporto scientifico capace di traghettare il cinema verso un futuro che è già cominciato e dentro il quale gente come Paul Debevec nuota come un pesce virtuale dentro un’acqua in 3D. Debevec l’esploratore che ha varcato quei confini che un tempo fin dalle origini del linguaggio cinematografico si varcavano solo con la fantasia e con l’artigianato, di quella stagione piena di pionieri del cinema, è rimasta la passione, la fantasia, la voglia di superare i limiti e di inventare un nuovo mondo adesso, subito, qui.
 
Ricercatori e accademici di tutto il mondo
 
I massimi esperti mondiali di computer grafica sono a Cagliari per Eurographics 2012. L’evento, di rilevanza mondiale, è organizzato da Visual computing di Crs4 e l’Università di Cagliari e si tiene da lunedì al Palacongressi. Fino a domani sono presenti decine di scienziati che stanno presentando i propri lavoricome Jacopo Pantaleoni, ricercatore Nvidia che ha lavorato ad uno dei sistemi di visualizzazione del film "Avatar" e Paul Debevec, docente alla University of Southern California e mago del motion capture e vincitore di un Oscar nel 2010 per aver sviluppato il Lightstage, un sistema utilizzato per rendere fotorealistici i volti digitali. A Eurographics partecipano 400 persone, tra rappresentanti del mondo accademico e centri di ricerca e aziende di tutto il mondo.
 
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13 – La Nuova Sardegna
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I SORPRENDENTI RISULTATI DI UNA STATISTICA SU TWITTER
I più felici vivono in Medio Campidano e Ogliastra
di Giovanni Bua
 
SASSARI La (ex) provincia che più di tutte in questi mesi ha cinguettato all’Italia la sua felicità? Il Medio Campidano, seguita da Oristano e Ogliastra. La più triste? Sassari, che precede di poco le “nere” Olbia e Nuoro. Questo il sorprendente risultato dell’analisi dei tweet (12 milioni) raccolti da Voices from del Blogs dal 31 gennaio ad oggi, elaborati dall’università degli studi di Milano. Una statistica giocosa (il gruppo di Voices si autodefinisce in rete un progetto parascientifico realizzato in ambito paranormale) ma anche molto seria, che analizza i cinguettii dei sempre più numerosi utenti italiani del social network di microblogging, li classifica secondo precisi parametri e li divide tra tristi e felici. «Due sentimenti – spiegano gli esperti – che passano molto bene attraverso la comunicazione compulsiva dei 140 caratteri di un tweet». Risultato: i tre territori più felici del primo scorcio di anno sono le tre province sarde, due delle quali abolite dal referendum del 6 maggio. Referendum che evidentemente non ha rovinato l’umore agli abitanti, visto che guardano la classifica settimanale di Voices from the blog (che ha anche un app per l’iphone – iHappy – per monitorare quotidianamente le province più sorridenti) l’Ogliastra svetta ancora su tutti, con un “indice di felicità” che contagia il 70 per cento dei tweet, contro il 58 per cento di media italiana, e il 41,1 per cento degli arrabbiatissimi palermitani. La conferma insomma (almeno tra gli utenti di twitter, che in Italia sta da poco superando la prima fase di diffusione tendenzialmente “elitaria” e sta diventando fenomeno di massa) che il portafoglio pieno non fa la felicità. A influenzare il tenore dei cinguettii infatti sono più la vicinanza alle ferie, il tempo (sole al sud e neve al nord «quello che la gente si aspetta insomma») e altre variabili, a prima vista piccole ma in realtà decisive, che possono cambiare l’uomore degli internauti. Un esempio: il giorno più felice in questo scorcio d’anno è stato il 20 aprile. C’era bel tempo, si avvicinava il lungo ponte della festa della Liberazione, gli uomini si preparavano a godersi alla televisione il Barcellona contro il Real e non si curavano troppo dello spread tornato a più 400. Il girono più triste? Il 28 febbraio, quello in cui si discuteva di liberalizzazione di taxi e farmacie. Troppo poco per tirare su il morale dell’uggiosa mattina ai twitteri italiani. Difficile invece spiegara la “tripletta” nostrana in testa alla classifica generale, anche perché le altre sarde non brillano: 31ª Carbonia-Iglesias, 71ª Cagliari, 98ª Nuoro, 99ª Olbia e altrettanto clamorosamente ultima Sassari. Che si piazza al 110 posto con il 55,7 per cento degli utenti che usano twitter per urlare alla rete la propria infelicità. Abbastanza da far preoccupare il sindaco Ganau, ma non troppo. Le statistiche infatti spesso non sono cose serie, e quelle sui social network meno che mai. Soprattutto se i raffinati sistemi di catalogazione dei post della Vfb non sono tarati per il caustico umorismo dei sassaresi. Spesso lamentosi all’eccesso, ma di lamentarsi davvero molto felici.
 
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Universitari sardi a caccia di medaglie
Dal 18 a Messina ottanta atleti di Cus Cagliari e Cus Sassari impegnati tra calcio, atletica, tiro, tennis, tennistavolo, judo
di Mario Frongia
 
CAGLIARI In Sicilia a caccia di medaglie. I Cus di Sassari e Cagliari sono impegnati dal 18 al 27 maggio ai campionati nazionali universitari che si tengono a Messina. La sessantaseiesima edizione delle olimpiadi degli atenei, vede in gara un’ottantina di sardi, quaranta per team. Il Cus Sassari è al via nell’atletica, taekwondo, tennis, tiro a segno e nel calcio, dove, come da tradizione, è tra le favorite: la formazione guidata da Andrea Marras è giunta alla fase nazionale dopo aver battutoCus Genova (3-3 e 3-1), e Cus Cassino (1-1 e 3-1). "Dopo aver centrato l’oro nel 2010 a Campobasso, siamo pronti per cercare di nuovo il podio" dice Gianni Ippolito, presidente del Cus Sassari. "Siamo fiduciosi anche per Asara e Pinna nel tennis, Amici nell’atletica e nel gruppo del tiro a segno e del taekwon do", segnala Ippolito. Il dirigente sassarese a Messina - 2.200 tra atleti, tecnici e dirigenti per i 50 Cus - è a capo della Commissione controllo: "Ho una citazione speciale per Simona Truddaiu e Gabriele Peighinu, taekwon do, medagliati l’anno scorso a Torino e convocati alle universiadi 2011 di Shenzen". Il Cus Sassari, oltre ad Amici, schiera anche i velocisti Montesu e Tamponi. E il Cus Cagliari? Il sodalizio presieduto da Adriano Rossi difende tre ori conquistati a Torino: nel calcio e nell’atletica, Francesca Albiani (100 hs, e argento nei 100) e Serena Pruner (marcia). "Mi auguro il derby nord-sud nel calcio. Ma sono fiducioso anche per le altre discipline: lo sport universitario sardo ha sempre brillato nelle arti marziali,canoa, atletica e tiro a segno. Le novità? Promuoviamo - spiega Leonardo Coiana, presidente nazionale del Cusi - surf, beach volley e hockey". Il Cus Cagliari, oltre all’undici campione in carica di Paolo Busanca, schiera, tra gli altri, i judoka Melis, Testa e Ruggeri, Carboni nel taekwondo, Marceddu,Innocenti,Fancellu, Mura, Aru e Mobilia(atletica), Curcio e Deligia (tennis tavolo), Serri e Campus (tiro a volo). "Partecipare è motivo d’orgoglio, la competizione cresce di anno in anno e per molti atleti i Cnu sono un buon trampolino" spiega Adriano Rossi, in Sicilia anche nelle vesti di vice presidente nazionale della Federatletica. "Messina e il suo ateneo, hanno voluto fortemente i campionati nazionali. Vantano strutture di prim’ordine e - aggiunge Gianni Ippolito - una passione encomiabile. L’atmosfera ideale per cercare performance speciali". Meglio non dirlo, un briciolo di scaramanzia non guasta mai, ma lo scudetto per i calciatori sassaresi è la preda più ambita.
 

Questionario e social

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