Sabato 31 marzo 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 marzo 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 19 - Edizione CA)
Biocarburanti dalle microalghe
Il progetto del Crs4 interessa da vicino le grandi compagnie petrolifere
 
L'anidride carbonica come materia prima per la benzina del futuro. Grazie a un progetto del Crs4 (il Centro di ricerca, sviluppo e studi di Pula), l'idea potrebbe diventare presto realtà. La Sardegna, infatti, è in prima fila nello sviluppo delle tecnologie per la produzione di biocarburanti ottenuti dall'utilizzo di particolari alghe. E qualche grossa compagnia petrolifera sembra guardare da vicino al progetto. Shell, per esempio, sarebbe molto interessata ai risultati.
Di questo si è parlato a Cagliari nell'ambito di un convegno organizzato dal Crs4 per illustrare i risultati della ricerca. I pozzi di petrolio, prima o poi, esauriranno le riserve ed è per questo che il nuovo tipo di “combustibile verde” fa gola alle più importanti compagnie petrolifere che negli ultimi tempi hanno investito centinaia di milioni di euro nel settore.
ECCO DI COSA DI TRATTA I vantaggi che questo combustibile di seconda generazione offre rispetto al bioetanolo (biocarburante di prima generazione) sono due: non consuma prodotti che possono essere destinati all'alimentazione, come zucchero e cereali, e contribuisce all'abbattimento dei gas serra dal momento che le alghe assorbono CO2 per formare le molecole di benzina.
L'ESPERTO: «È LA STRADA GIUSTA» Sarà la soluzione del futuro? «Certamente sì», spiega Alessandro Concas, bioingegnere che guida il gruppo impegnato in questa ricerca. «In laboratorio abbiamo sviluppato un processo che consente di ottimizzare e velocizzare la crescita delle alghe».
La strada, dunque, sembra segnata: i biocarburanti possono rappresentare una nuova fonte di energia senza effetti collaterali. Servirà tempo per vedere le prime auto alimentate con i biocarburanti, «bisogna superare il problema dei costi di produzione che sono ancora altissimi», conclude Concas.
LA VITA SU MARTE Nel corso dell'incontro si è discusso anche della possibilità di vita per l'uomo su altri pianeti. Giacomo Cao, docente di ingegneria chimica e dei materiali all'università di Cagliari e responsabile del programma di bioingegneria del Crs4, ha fatto il punto sulle tecnologie brevettate l'anno scorso che potrebbero consentire all'uomo di vivere anche su Marte.
«L'Agenzia spaziale italiana ha stanziato 10 milioni di euro che consentiranno di realizzare dei “dimostratori terrestri”, prove di simulazione robotica in assenza di gravità per le missioni su Marte», ha spiegato Cao. La prima bandiera sul pianeta rosso potrebbe essere, chissà, quella dei quattro mori.
Mauro Madeddu
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 26 - Edizione CA)
SANITÀ. Il progetto del Brotzu
Remote, il programma per visite a distanza grazie alla tecnologia
 
Stare fisicamente in un ospedale ed essere visitati e diagnosticati in un altro? Ora si può.
È stato presentato ieri “Remote” (Risorse e modelli organizzativi in tele-ecocardiografia), il progetto realizzato dal Brotzu e dal Crs4 (Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori) attraverso il quale è possibile collegare, tramite rete informatica, vari presidi con l'azienda ospedaliera. Circoscritto, attualmente, al solo reparto di Cardiologia pediatrica, il progetto mira a diventare caposaldo della sanità nell'Isola e nel Mediterraneo, come già da anni in Nuova Scotia (Canada), Mayo Clinic (Usa), Belfast (Irlanda) e Tolosa (Francia). «Le criticità riscontrate in queste città risiedono però nei costi elevatissimi» spiega Roberto Tumbarello, direttore della struttura di Cardiologia Pediatrica e responsabile scientifico del progetto. «Noi miriamo a raggiungere tre importanti risultati: alta tecnologia, basso costo e massima diffusione». Come funziona? «Un medico, in presenza del suo paziente, richiede un consulto a un collega specialista tramite telefonata: questi accetta di intervenire e a distanza, tramite una telecamera, visita il piccolo paziente: dal suo computer può vedere da un lato il bambino e il medico che fisicamente lo visita, e dall'altro la schermata dell'ecografo. Fa la sua diagnosi e la inserisce nella cartella clinica».
La storia di Remote risale al 2009, quando fu presentato al Centro regionale di programmazione Ras per il bando sulla legge regionale “Promozione della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica in Sardegna”: giunse al primo posto e fu finanziato con poco meno di 260 mila euro. I lavori del Brotzu, responsabile scientifico, e del Crs4, responsabile tecnologico, iniziarono a novembre del 2010. Attualmente le unità coinvolte, oltre ai due, sono il reparto di Cardiologia dell'ospedale N. S. della Mercede di Lanusei, l'azienda ospedaliera universitaria di Cagliari e il reparto di Ostetricia e Ginecologia del Ss. Trinità. «Ma stiamo avviando delle collaborazioni anche con Trieste, Massa e Dakar». Plauso dell'assessore regionale alla Sanità Simona De Francisci: «Il Ras conferma il suo impegno su progetti come questo, grazie al quale potranno ridursi disagi e costi legati alle trasferte per i familiari dei pazienti».
Michela Seu
 

LA NUOVA SARDEGNA
3 – La Nuova Sardegna
Pagina 3 - Attualita
Sessantamila giovani in corsa per 1600 posti a disposizione
Valanga di domande per i corsi di formazione professionale Oss banditi dalla Regione Ma scoppia il caso degli esami finali sostenuti negli istituti didattici dell’Emilia Romagna
L’inchiesta»SANITà E LAVORO
di Luciano Piras
 
NUORO Sessantamila giovani in corsa per 1600 posti banditi dalla Regione. Una valanga di domande arrivate agli uffici cagliaritani dell'assessorato del Lavoro e formazione professionale. Un esercito di aspiranti Oss, operatori socio sanitari, esposto al rischio concreto di rimanere a mani vuote. Ragazzi e ragazze disposti anche ad accendere un mutuo pur di poter frequentare un corso e ottenere un pezzo di carta che potrebbe aprire le porte del futuro. Salvo poi scoprire che in Sardegna operano già da due anni a questa parte tre istituti privati di formazione (due a Cagliari, uno a Tortolì) non accreditati dalla Regione ma che tengono comunque le lezioni e tutte le attività didattiche annesse facendosi pagare la bellezza di 3000 euro da ogni singolo iscritto. Aspiranti Oss che poi devono sbarcare in Emilia Romagna per sostenere gli esami di abilitazione. Una babele, insomma, che ha fatto perdere le staffe anche all'assessore regionale del Lavoro e formazione professionale Antonello Liori, tanto da spingerlo a chiedere al ministero dalla Salute la convocazione urgente della Conferenza Stato-Regioni. L’unica via d’uscita, o meglio: l’unica via per sbrogliare la matassa una volta per tutte. Groviglio burocratico. Il caso Oss, infatti, nasconde un buco normativo oltre che un groviglio burocratico inestricabile. Un caso nazionale con un'aggravante tutta sarda: diversi istituti privati di formazione isolani si avvalgono «di strutture autorizzate solo nella Regione Emilia Romagna, ingenerando così nel corsista l'erronea convinzione dell'esistenza dell'autorizzazione della Regione Sardegna», spiega Angelo Minghetti, uno dei tre coordinatori del Migep, federazione nazionale che riunisce in associazione le professioni infermieristiche e tecniche. Un sodalizio che ha sede a Verbania, in Piemonte, e che da tempo va raccogliendo lamentele e segnalazioni da tutta Italia. Dalla Sardegna, in particolare. Dal Nuorese come dalla Nurra, dal Campidano come da Cagliari. Telefonate e lettere di giovani disperati che nel 2010 e nel 2011 hanno superato l'esame a Bologna, pagando di tasca propria anche il biglietto aereo di andata e ritorno oltre che l'hotel, pur di ottenere la certificazione necessaria per la qualifica professionale Oss. Un’illusione. Peccato infatti che quella certificazione sia carta straccia in Sardegna. Una volta tornati nell’isola, i corsisti sardi, un migliaio in tutto, finora, restano con un pugno di mosche, «con un titolo che non è spendibile» alza la voce Minghetti. Anche lui pronto a raggiungere Roma appena il ministro della Salute Renato Balduzzi lo convocherà. Anche Minghetti ha chiesto un tavolo tecnico chiarificatore. «Necessario per dare risposte certe a questa povera gente – dice – e prim’ancora che il caso passi nelle mani della magistratura». L’assessore. Intanto, anche Antonello Liori si è dato da fare di fronte «a questa situazione che mi è stata segnalata. Infatti – spiega l’assessore –, ritengo che l'uso della semplice “procedura di valutazione delle competenze” possa essere lesiva degli interessi della nostra Regione, che presidia l’esercizio delle professioni socio-sanitarie con autonome scelte di programmazione nell’ambito del relativo mercato del lavoro, anche a tutela della qualità del servizio erogato. Perciò ho scritto al mio collega assessore della Regione Emilia Romagna, per avere un chiarimento sul tema». Non soddisfatto della risposta arrivata da Bologna, Liori ha subito investito del problema la IX commissione della Conferenza Stato-Regioni. La lettera. Lo scorso 13 marzo il titolare sardo del Lavoro e formazione professionale ha spedito una missiva a Roma «chiedendo un'apposita riunione per dibattere il problema e avere una risposta definitiva. Servono garanzie e soprattutto – assicura Liori – intendo salvaguardare e garantire la serietà della formazione professionale che la Regione Sardegna organizza e finanzia in proprio». Nulla a che vedere, dunque, con i millantatori che promettono mari e monti e poi lasciano a piedi scalzi gli aspiranti operatori socio sanitari. «Il fatto è che il sistema formativo offerto dalla Regione Sardegna da parte di alcuni istituti – interviene ancora Angelo Minghetti – è se non altro fuorviante». E subito spiega cosa succede: «Gli enti regolarmente autorizzati dalla Regione Emilia Romagna stipulano protocolli di collaborazione con istituti formativi presenti in Sardegna». «Il corso viene svolto in Sardegna – sottolinea il coordinatore del Migep –, anche attraverso l’utilizzo di mezzi multimediali (corso a distanza). L’esame finale viene svolto in Emila Romagna». L’autorizzazione. E infine, ultimo passaggio: «L’attestato viene rilasciato dalla struttura formativa della Regione Emilia Romagna come certificazione delle competenze». «È evidente che il corso, pur essendo autorizzato nella Regione Emilia Romagna – sintetizza Minghetti –, di fatto viene svolto in Sardegna pur non essendo da quest’ultima autorizzata». Ecco perché gli attestati rilasciati a Bologna sono del tutto inutili nella terra dei nuraghi. «Certificazione zoppa», la chiama Minghetti. Un caso simile a quello che vivono gli aspiranti Oss della Liguria, della Toscana, Lazio, Puglia e Sicilia. Da qui la necessità impellente di «un intervento diretto del ministero della Salute» chiude il rappresentante nazionale delle professioni infermieristiche e tecniche. Anche se, dopo le sollecitazioni del Migep, l’Emilia Romagna ha cercato di schiarire le nebbie avvisando sul proprio sito internet gli aspiranti corsisti Oss: «Si pone l’attenzione sull’esistenza di Istituti/Enti privati non accreditati o non autorizzati dalla Regione, che realizzano attività formative prevalentemente a distanza e con strumenti multimediali, ove tra l’altro viene richiesto un sostanzioso concorso economico ai partecipanti. I titoli e/o le attestazioni rilasciati da questi Istituti privati non sono equiparabili alla qualifica di Oss, né hanno valore e spendibilità all’interno dei servizi o per la partecipazione a concorsi pubblici. Altrimenti si dovrebbe ritenere – pungola Angelo Minghetti – che le competenze dell’assessorato del Lavoro e formazione professionale della Sardegna, in merito alla determinazione del fabbisogno formativo, siano del tutto svuotate». Il mercato. La Regione, come se non bastasse, non ha alcun potere sanzionatorio nei confronti degli istituti non autorizzati né accreditati. Resta da chiarire, inoltre, un altro dato: quante sono le reali necessità del mercato. Quanti i posti disponibili per gli Oss? Quanti gli aspiranti che potranno accedere realmente alla professione? Domande che resteranno sempre tali se il ministero non interviene per chiarire la questione e pianificare, di concerto con le singole Regioni, l’organigramma complessivo del settore. Altrimenti succede come succede di questi tempi in Sardegna: che all’ultimo concorso bandito dalla Regione, nel 2011, si presentino in sessantamila. Sessantamila. Una cifra che spaventa. Che lascia senza parole gli stessi funzionari degli uffici cagliaritani. Tanto da spingerli a contare e ricontare le domande protocollate. In corsa per appena 1600 posti.
 
LA NUOVA SARDEGNA
4 – La Nuova Sardegna
Pagina 6 - Sardegna
Donne senza lavoro, l’Università propone la laurea low cost
Tassa annuale minima per le neoiscritte under 45 Dopo gli studi, migliori opportunità occupazionali
Obiettivo: figure professionali di alto livello
Creare figure professionali qualificate per rilanciare il mondo del lavoro, puntando su turismo e pubblica amministrazione. Due settori su cui poggia il patto tra università sarde e Regione per creare - in collaborazione con l'associazione industriali - percorsi formativi post lauream per preparare figure professionali di livello medio alto. L'accordo è stato presentato nell'aula magna dell'università dai due rettori e dall’assessore regionale al lavoro Antonangelo Liori.
di Luca Fiori
 
SASSARI L'ateneo sassarese si tinge di rosa. L'università di Sassari ha visto nell'Alta Formazione l'occasione per contribuire in prima persona alle politiche a favore delle pari opportunità e ha inserito nel programma per il prossimo anno accademico un'iniziativa a sostegno dell'occupazione femminile. Le donne di eta inferiore ai 45 anni, disoccupate e/o inoccupate, potranno iscriversi ai corsi di laurea non a numero chiuso con il pagamento di una tassa annuale quasi simbolica, a prescindere dal reddito familiare. ''La decisione di incentivare la presenza del genere femminile in più percorsi formativi di livello universitario – ha spiegato il rettore Attilio Mastino – rientra nella strategia europea di valorizzazione del capitale umano e fa proprie le recenti politiche pubbliche decise dal Governo nazionale, proponendosi di accrescere le possibilità di accesso al mercato del lavoro di una fra le categorie più deboli, favorendone la qualificazione professionale e aumentandone, conseguentemente l'inserimento occupativo, in un momento in cui la crisi colpisce le fasce più indifese della società che vengono espulse o escluse dal sistema produttivo''. L'università di Sassari potrebbe inoltre sostenere eventuali iniziative che favoriscano la crescita professionale, implementino percorsi formativi qualificanti e migliorino le competenze e l'occupabilità. In Italia – è emerso durante l'incontro di ieri – meno di una donna su due in età di lavoro (15-64 anni) ha un'occupazione regolare. Un'ingiustizia sociale che, in termini di sviluppo e produttività, si traduce anche in una compressione della crescita del Pil. «Ecco perché occorre – ha aggiunto il rettore Attilio Mastino – individuare e promuovere strumenti innovativi che permettano di aumentare il tasso di occupazione femminile, che è distante di circa 15 punti percentuali dagli obiettivi fissati a Lisbona per il 2010 e cioè il sessanta per cento». Ma non è solo quella della donne la categoria svantaggiata. Negli ultimi anni in Italia, e in misura maggiore nell'isola, è cresciuto il numero dei giovani che non studiano e non lavorano. Con la Turchia e il Messico, l'Italia vanta il primato tra i paesi Ocse nella percentuale di giovani Neet (neither in employment, nor in education or training) non occupati, né in istruzione formale né in formazione. Negli ultimi anni si è assistito a un forte incremento della disoccupazione giovanile e, al tempo stesso, a un preoccupante calo delle immatricolazioni universitarie, diminuite del 10 per cento in tre anni. «In questo contesto – ha concluso il rettore – il protocollo sull'Alta Formazione rappresenta una sfida e una scommessa non facili, ma che costituisce un'opportunità che sarebbe sbagliato non cogliere».
 
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
UNIversità
Statuto: gli studenti dicono no per la seconda volta
 
CAGLIARI Con il voto contrario degli studenti il 23 marzo si è conclusa la redazione del nuovo statuto universitario. Per la seconda volta i rappresentanti degli studenti in Senato accademico hanno bocciato il testo che segnerebbe «la sconfitta dell’ateneo». È la denuncia fatta dal gruppo Unica 2.0: «ancora una volta saranno gli studenti a pagare le spese dei provvedimenti ministeriali e delle logiche di potere locale. La perdita del ruolo politico dell’unico vero organo elettivo e rappresentativo Senato Accademico, lo svilimento del Consiglio degli Studenti privato dei principali poteri, l’estromissione degli studenti dai luoghi decisionali della governance di base, hanno compromesso anche quelle poche tutele conquistate a fatica nel processo statutario». Il testo, sottoposto venerdì scorso ad una ulteriore revisione da Cda e Senato in seguito alle osservazioni ministeriali, non convince gli studenti. Così come lascia loro perplessi la mancanza di una rappresentanza studentesca all’interno dei Dipartimenti. Intanto martedì scorso, in Senato gli studenti hanno raggiunto un obiettivo: l’istituzione delle paritetiche nel regolamento della didattica. Di altro avviso il Rettore Giovanni Melis che, in un comunicato, sottolinea come sia stato difeso il contributo della rappresentanza studentesca. «Spiace che i rappresentanti degli studenti abbiano votato contro non considerando adeguatamente il fatto che utilizzando gli spazi consentiti dalla Legge Gelmini - afferma Melis - la loro rappresentanza è stata ampliata rispetto al passato». Il passo successivo, che segnerà l’inizio di una nuova fase per l’ateneo, sarà la pubblicazione del testo nella Gazzetta ufficiale.
Bettina Camedda
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Per una amministrazione trasparente
Cagliari, incontro nella sede del Pd di via Emilia sul tema dell’accesso agli atti pubblici
 
CAGLIARI Web e new media - una Agenda Digitale per Cagliari”, il titolo dell'ottavo incontro del Laboratorio di partecipazione politica, che si terrà questo pomeriggio presso la sede regionale del Pd in via Emilia. Si tratterà di una riflessione sul web che cambia il rapporto tra cittadino e rappresentante «non più percepito come semplice detentore di delega in bianco». Durante l'incontro verrà presentata pubblicamente la delibera sugli "Indirizzi per la trasparenza e l’integrità delle Pubbliche Amministrazioni" approvata dal comune di Cagliari il 7 marzo scorso. «Con gli indirizzi sulla trasparenza per la prima volta il comune di Cagliari considera i dati in suo possesso un patrimonio comune a tutti i cittadini – spiega Matteo Lecis - e dimostra la volontà di renderli aperti e disponibili», sposando così la filosofia degli open data (dati disponibili) « come primo passo per la definizione di una vera e propria agenda digitale per il comune di Cagliari». Oltre al vicesindaco Paola Piras, durante l'incontro interverranno, Flavia Marzano, presidente Stati generali innovazione; Lorenzo Benussi, membro dello staff del Ministro all'Istruzione Francesco Profumo con delega per l'Agenda digitale italiana; Paolo Coppola, assessore all'e-government ed innovazione del comune di Udine; David Osimo, Consulente della Commissione Europea e Marcello Verona, consulente Formez, Tech4i2 e Wikitalia.
Pierluigi Carta

Questionario e social

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