Lunedì 19 marzo 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
19 marzo 2012
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
  
    

 
L’UNIONE SARDA

1 – L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 11 - Edizione CA)
Master in fitoterapia
Sono aperte le iscrizioni al "Master di 2° livello in fitoterapia" diretto da Gaetano Di Chiara per iniziativa delle Università di Cagliari e Barcellona (ateneo "Pompeu Fabra"). In programma 422 ore di lezioni frontali e altre 1078 di studio per complessivi 60 crediti. L’iniziativa è rivolta a farmacisti e medici. L’inaugurazione è fissata per il 13 maggio. Info: Gaetano Di Chiara allo 070/675866 oppure dichiara@unica.it. (p.l.)
  

 
LA NUOVA SARDEGNA 
   
2 – La Nuova Sardegna / Pagina 6 - Sardegna
I beni culturali dell’isola, la fabbrica sconosciuta che apre solo in estate 
Un patrimonio la cui fruizione è strettamente legata alle vacanze 
ALFREDO FRANCHINI 
Cagliari. Il sistema sardo può essere salvato dalla cultura e dal turismo? La risposta è positiva ma le scelte non sono conseguenti e la finanziaria regionale ha tagliato i capitoli di spesa per la cultura. Una grande risorsa trascurata, in un museo a cielo aperto come la Sardegna, sottovalutata come il turismo il cui calo sta andando di pari passo con il declino.
 Mentre un quotidiano economico ha lanciato di recente il Manifesto per la cultura in Italia, nell’isola il tema passa in secondo piano schiacciato dalla crisi delle industrie pesanti. C’è un immenso potenziale dimenticato come dimostrano anche i dati del turismo culturale. Non siamo capaci di far fruttare i beni culturali: nell’isola dominano sistemi confusi nei quali nessuno avverte una responsabilità diretta. E sono industrie mai decollate quelle della Cultura e del Turismo perché, secondo diversi economisti, siamo di fronte a industrie che non portano voti. La Sardegna ha comunque una grande presenza nel settore culturale ma è priva di una strategia regionale: gli operatori sono lasciati a se stessi. Un esempio è il teatro che rappresenta un laboratorio di ricerca straordinario di cui si servono anche altri settori della multimedialità per avere nuove idee e svilupparle. Il fatto che il teatro richieda finanziamenti pubblici non significa che sia un settore economicamente poco interessante ma che appartiene a una filiera più complessa. L’Italia è uno dei paesi che a livello europeo ha tagliato di più la cultura e la Sardegna ha fatto altrettanto con una scelta in controtendenza rispetto a molti Paesi europei dove si continua a investire in questi campi. Un altro esempio viene dalle biblioteche: qualche mese fa ci sono state manifestazioni sia a livello nazionale che nell’isola a sostegno del sistema delle biblioteche; le manifestazioni nazionali sono state degradate dalle istituzioni a livello di ordine pubblico, nell’isola il fenomeno è stato sottovalutato. Eppure a leggere i documenti della regione ci sono innumerevoli riferimenti alla specificità dell’isola e alla necessità di valorizzarla.
 Il patrimonio culturale è all’origine di una serie di interventi di policy territoriale fondata sui distretti culturali. Musei e siti archeologici invece di veder crescere la folla di visitatori arretrano, secondo le stime fatte dal Crenos, il centro di ricerca delle Università di Cagliari e Sassari.
 Il sito di maggior richiamo è il compendio garibaldino, l’unico che supera i centomila ingressi. Gli altri perdono visitatori o al massimo tengono le posizioni minime. Le province che catalizzano la maggiore attenzione di visite culturali sono quella di Sassari (22%), seguita da Cagliari (21%), mentre è in crescita la “nuova” Provincia di Olbia-Tempio. Ma spesso, i flussi del turismo culturale, tendono a concentrarsi in pochissimi siti a ridosso dei maggiori poli del turismo costiero. Il turismo inteso come lavoro è una «fabbrica» su cui puntare: negli ultimi anni, secondo i dati del Crenos, sono cresciute le aree di Tharros, Santa Caterina, ma anche i siti delle zone interne, Nuoro e la Valle dei nuraghi di Torralba. Qualche passo indietro per circuiti davvero consolidati come Barumini e Nora e sono dati che devono far riflettere sulle occasioni sprecate. Il punto dolente è da ricollegarsi ai mali cronici del turismo: la stagionalità e la valorizzazione esclusiva delle coste. Così la domanda di beni culturali in Sardegna, finisce per essere dipendente dal turismo balneare. Infatti in tutti i siti, dai maggiori a quelli più piccoli, il picco delle visite culturali si registra sempre in coincidenza con i mesi d’oro del turismo nell’isola, luglio e agosto. Tanto che musei e siti più frequentati fanno parte di sistemi balneari: Alghero, Castelsardo, La Maddalena, Arzachena, Dorgali e, a sud, Pula, Sant’Antioco.
 Il peso del turismo scolastico, nei mesi primaverili, tra aprile e maggio, fa da apripista per la stagione e «aggiusta» i numeri in senso positivo. Questa particolarità del turismo culturale sardo è lontanissima dai modelli delle altre regioni: a livello nazionale, infatti, secondo i dati del Crenos, il periodo di maggiore affluenza ai siti culturali coincide con la primavera e, in ogni caso, le visite sono diluite maggiormente in tutto l’arco dell’anno. Siti archeologici e musei sembrano non attirare da soli i flussi autonomi dei visitatori: «Questo induce a riflettere sul complesso processo che fa di un bene culturale anche un prodotto turistico», è scritto nell’analisi del Crenos, «un ruolo di rilievo spetta certamente alla modalità di gestione dei musei e dei siti archeologici che nel caso sardo manifesta molteplici criticità». Per far crescere «l’autonomia» dei siti dal turismo balneare, i ricercatori, suggeriscono la strada dei «grandi eventi» come elemento di occasione per attrarre visitatori e turisti internazionali, (sfruttando la potenzialità dei voli low cost).
 
 
3 – La Nuova Sardegna / Pagina 4 - Sardegna
Se Berlusconi avesse ascoltato il professore 
Due anni fa Massimo Deiana aveva previsto la figuraccia europea 
CAGLIARI. Della serie «eppure io l’avevo detto». È il 7 ottobre del 2010, quando Massimo Deiana, che di continuità territoriale marittima e aerea sa tutto, ha scritto tanto e molto altro scriverà ancora, in un’intervista a La Nuova Sardegna dichiarava: «Così come l’ha pensata il Governo - quello Berlusconi - la privatizzazione Tirrenia mi pare un pasticcio». Per poi argomentare quel giudizio, secco e documentato, con queste parole: «Da sempre la società pubblica è proprietaria solo delle navi e dunque solo quelle lo Stato può vendere e mettere all’asta. Nella stessa offerta, invece non possono finire anche le rotte e il contributo pubblico, che sono ben altra cosa. E lo sono per un motivo semplice: la Tirrenia non è proprietaria delle rotte, non le ha mai comprate, e neanche della sovvenzione, che le spetterà soltanto fino quando garantirà sarà la lei stessa a garantire la copertura delle linee sociali da e per la Sardegna». Allora l’analisi di Massimo Deiana, che a Cagliari è preside della facoltà di Giurisprudenza, non fu presa in considerazione dai ministri del tempo, Altero Matteoli e Giulio Tremonti. Forse perché i due consideravano il professore di parte visto che era (lo è ancora) consulente della Regione e quindi stava con chi non voleva la privatizzazione senza essere coinvolto, cioè il governatore Cappellacci e l’assessore ai trasporti Solinas. A due anni da quell’intervista, pare che l’Antitrust europeo sia arrivato alle stesse conclusioni di Deiana. Tant’è che nella lettera infornale spedita in questi giorni da Bruxelles, la prima contestazione è proprio su come «dal 2010 al 2011» sia stata gestita la gara sfociata l’anno scorso nella vendita dell’intero pacchetto Tirrenia (navi, rotte, personale e convenzioni) ai privati della «Compagnia italiana di navigazione». In un passaggio, la commissione presieduta dal Joaquin Almunia scriverebbe che per evitare «possibili distorsioni ed eventuali concentrazioni» il Governo avrebbe dovuto vendere le navi senza imporre anche il passaggio del personale Tirrenia ai compratori, com’è invece accaduto. Poi avrebbe dovuto mettere a gara le rotte sociali secondo la stessa procedura seguita per la continuità territoriale aerea e solo a quel punto firmare «con il vincitore la convenzione economica prevista a garanzia del servizio pubblico». Sono esattamente i tre passaggi, ben distinti fra loro, ipotizzati due anni fa da Massimo Deiana e poi ripresi dalla Regione nel ricorso presentato a Bruxelles contro la vendita della società alla «Compagnia di navigazione». Se a suo tempo quei ministri testardi avessero dato retta ai consigli del professore, oggi all’Italia non solo sarebbe evitata l’ennesima figuraccia con l’Europa ma sopratutto al Governo Monti la fatica di doverci mettere una pezza nelle prossime ore. (ua)


4 – La Nuova Sardegna /  Pagina 9 - Sardegna
Il console d’Italia sassarese
«Australia terra promessa anche per i giovani sardi» 
PIER GIORGIO PINNA 
Sassari. Volare verso incredibili mondi lungo le strade della nuova emigrazione. Magari seguendo il tam-tam «Sardegna chiama Australia», tra echi magici e irresistibili che rimbalzano sul web. È l’ultima frontiera, quasi un must per la generazione sotto i 30 anni. Sì, perché oggi tante speranze possono diventare realtà: da Sydney a Merlbourne, da Adelaide a Canberra. Per i giovani dell’isola si aprono così opportunità inedite: lavori fuori dall’ordinario che danno reddito elevato e alternative. «Tutte chance concrete, basate sull’industria primaria, come lo sfruttamento dei minerali e del petrolio», spiega Adriano Tedde, sassarese dal 2004 nella carriera diplomatica e da qualche mese console d’Italia per la Western Australia, la parte più occidentale dello sterminato continente.
 Non è oro tutto ciò che luccica, naturalmente, neppure da queste parti. Ma una cosa non va dimenticata. Qui l’oro c’è realmente. Con tanto di filoni, miniere, giacimenti. E proprio l’oro è divenuto il simbolo di una terra contrassegnata da una crescita impetuosa, il 6-7% annuo, tra le più tumultuose, rapide, incalzanti del pianeta.
Adriano Tedde, 36 anni, è da 4 in Australia. «Sono stato prima all’ambasciata d’Italia a Canberra e oggi opero nell’area dove si trova il 60% dei minerali di un continente vasto oltre 7 milioni e mezzo km quadrati, 25 volte l’Italia», spiega il diplomatico. «Come mai ho scelto proprio l’Australia? Beh, ho indicato quest’opzione tra una lista di possibilità che mi da dato il ministero e devo dire che alla fine è andata davvero bene» chiarisce.
 A Perth, città di un milione e 500mila abitanti che costituisce una delle realtà maggiormente urbanizzate del Paese, il console si occupa di tutte le pratiche amministrative, come fanno nelle altre parti del continente i suoi colleghi italiani, una rete composta da una decina di diplomatici, oltre agli impiegati e i funzionari. «Un versante di attività riguarda anagrafe, atti notarili, visti e documenti per i cittadini e per gli stranieri che hanno relazioni con l’Italia - dice - Un altro interessa invece i rapporti culturali e politici con le istituzioni locali».
 In questo Paese (ha meno di 22 milioni di abitanti ma presto con le sole nascite arriverà a 25) vive all’incirca un milione di persone d’origine italiana, 130mila che conservano la cittadinanza. «Parecchi sono arrivati a fine Ottocento per la corsa all’oro - informa il console - Tanti altri negli anni Venti e Trenta del Novecento: soprattutto veneti e toscani. Poi c’è stata una ondata nel secondo dopoguerra, sino a giungere all’immigrazione di oggi che vede in campo ragazzi e ragazze». Impossibile quantificare con esattezza il numero preciso dei sardi, che sono comunque parecchie decine di migliaia, la gran parte sbarcata negli anni Cinquanta-Sessanta. Ne sono una riprova i circoli fondati dagli emigrati, ancora importanti riferimenti per chi parte dall’isola. A ogni modo, i contatti tra la Sardegna e questa terra, che confina solo col mare ma per i geografi è così estesa da non poter essere definita un’isola, affondano le radici in storie tutt’altro che recenti. Testimoniate da gemellaggi, ricerche scientifiche incrociate, scambi di conoscenze, studi condotti con logiche di partenariato. Oggi le autorità australiane, quasi uniche al mondo insieme con quelle del Canada, incentivano fortemente l’immigrazione qualificata.
 Per una frontiera aperta sempre più verso il resto del globo è uno degli svariati aspetti che stupiscono gli abitanti del Vecchio Continente. Ma non è che uno dei numerosi fattori di stupore e meraviglia. Questo, per esempio è uno Stato dove le donne sono protagoniste: tanto che in primo piano nella politica non c’é solo - per tradizione - la regina d’Inghilterra, ma anche le attuali premier e governatore generale. Una monarchia più democratica di svariate repubbliche disseminate in altri punti del globo.
 Altrettanto protagonisti i giovani, spesso coppie sotto i 28 anni con già 3-4 figli. «In Australia tutto è regolamentato con precisione millimetrica: nella vasta area metropolitana di Perth i 2 milioni e 200mila abitanti non bastano per garantire la crescita e quindi so corre ai ripari: si cercano soprattutto ingegneri, saldatori e altri tecnici, professionisti nel settore estrattivo, ma c’è spazio per laureati in materie umanistiche - spiega il console - Ecco, io credo che molti ragazzi sardi farebbero bene a volare sin laggiù superando il problema della distanza».
 Il viaggio richiede almno 24 ore. Ma la fuga di cervelli che neppure i Master and Back e altre formule per il rientro al lavoro in Sardegna hanno potuto arrestare, accompagnata da una disoccupazione giovanile nell’isola ormai a livelli impressionanti, potrebbe spingere molti ragazzi al gran passo, sulla scia tracciata dai loro compagni che hanno già lasciato i loro centri d’origine da qualche anno per trasferirsi in Australia. «Prima di fare scelte impegnative, però, consiglierei a chi ha meno di 30 anni di chiedere un visto vacanza-lavoro di 6 mesi, rinnovabile sino a 12, per attività che non superino l’impegno di 20 ore alla settimana», aggiunge Adriano Tedde. Ma quali requisiti dovranno avere gli aspiranti? E quali sono le altre condizioni generali? La risposta, ancora una volta, la dà il diplomatico sardo: «Intanto è richiesta un’ottima conoscenza della lingua inglese. In secondo luogo, prima del viaggio, è preferibile prendere contatti - anche su internet - con le società e con le istituzioni che offrono lavoro. Sarà poi preferibile rivolgersi in via preliminare all’ambasciata australiana a Roma o al consolato generale a Milano». Nel caso dell’isola, in questi decenni, non sono mancati i precedenti di gruppi o singoli che hanno scelto l’avventura verso l’Est estremo. Frequenti i legami tra le università sarde, le facoltà e i centri di ricerca australiani in campo medico, agrario, geologico. Di recente specialisti sono arrivati da Sydney per una missione di mutuo soccorso nell’allevamento: diminuire i mangimi del bestiame e dare più erba naturale alle pecore. Altri hanno fatto il volo inverso dando vita in Australia ad aziende biologiche, bar, ristoranti, catene per la gastronomia. Adesso c’è però un’accelerazione. Testimoniata non solo dal grande successo della birra Ichnusa, che nel Paese pare sia una delle più diffuse e gradite da autoctoni e immigrati. Infatti, almeno dal biennio 2009-2010, sono decine i giovani sardi che fanno rotta verso la terra dei canguri. Dove, si sa, vivono animali tra i più velenosi al mondo ed esistono situazioni da frontiera impensabili in Europa. Ma la gran parte di queste emergenze, vere o presunte, non tocca i contesti urbanizzati dove risiede l’80% della popolazione. «E non esistono neppure rischi di altro genere, dato che la criminalità come la conosciamo noi è pari a zero», afferma il console sassarese a Perth. «Certo, inondazioni e incendi sono possibili, ma non frequenti, e a volte le temperature si rivelano molto elevate», aggiunge.
 «Insomma i vantaggi non mancano: un paragone che dà bene l’idea sono gli Stati Uniti di sessant’anni fa - dice ancora Tedde - Alcune categorie provenienti dall’Italia con buoni profili specialistici possono arrivare a guadagnare 80-90 mila dollari australiani all’anno».
 «Ma l’aspetto più affascinante è la dimensione del futuro: un giovane può vederla a occhio nudo, con una prospettiva da mondo nuovo dove il multiculturalismo è già diventato realtà», è la sua conclusione.
 
MOLTO prima del volo che l’avrebbe portato alla Farnesina e poi in Australia, nel 2002 Adriano Tedde si è laureato in Scienze politiche all’università di Sassari, la città dov’è nato. Negli anni precedenti aveva studiato, sino al diploma, allo Scientifico Marconi. In seguito ha frequentato un master in International Affairs all’Ispi di Milano. Entrato nel ministero degli Affari esteri a fine 2004, è stato distaccato alla Direzione per le Americhe. Sono quindi arrivate in tempi brevi altre tappe della carriera diplomatica, a cominciare dalla nomina a segretario nella divisione per il diritto internazionale. Poi, nel 2008, il salto dall’altra parte del mondo per ricoprire l’incarico di segretario commerciale nell’ambasciata d’Italia in Australia. Ormai da cinque mesi Tedde, che non è sposato e non ha figli, è console d’Italia a Perth, nella vastissima regione dell’ovest. (pgp)
      

 
SARDEGNA QUOTIDIANO 
 
5 – Sardegna Quotidiano / Pagina 14 - Cagliari
UNIVERSITÀ PROGRAMMA LEVI MONTALCINI
DOMANDE PER I GIOVANI RICERCATORI
Il 29 marzo scade il termine per la presentazione delle proposte di contratto del programma per giovani ricercatori “Rita Levi Montalcini”, per il “rientro dei cer velli”. Il programma, consultabile nel sito unica.it è finalizzato alla stipula di contratti da parte delle Università con giovani studiosi di ogni disciplina e nazionalità stabilmente impegnati all’estero, da almeno un triennio. Info: 070.6756526; dir.ricter@amm.unica.it. 
    

QUOTIDIANI NAZIONALI
Link: rassegna stampa CRUI
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Questionario e social

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