Domenica 29 gennaio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
29 gennaio 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA

L’UNIONE SARDA 
1 – L’Unione Sarda
I nostri soldi (Pagina 31 - Edizione CA)
«Abbassare le tasse per stimolare lo sviluppo»
L'ESPERTO. L'opinione del docente universitario Vittorio Dettori, professore di Economia a Cagliari
 
Il calo degli spread ha un effetto immediato sull'economia reale? E quali sono i riflessi nel breve periodo? Vittorio Dettori, docente alla facoltà di Economia dell'Università di Cagliari e componente del Comitato scientifico del Centro studi de L'Unione Sarda, sgombra il campo. «Per l'economia reale, nell'immediato, non ci sono effetti diretti. Questi, semmai, sono soprattutto di ordine psicologico e vengono naturalmente ad incidere sull'andamento futuro dell'economia: l'aumento dello spread aggrava la situazione debitoria pubblica, comportando per il nostro Paese il pagamento di interessi più elevati su una massa di debito già di per se enorme».
Quali gli effetti più immediati di una variazione dello spread?
«L'effetto più rilevante riguarda le emissioni di titoli pubblici, che potranno essere collocati sul mercato solo garantendo interessi più o meno elevati, a seconda dell'ampiezza dello spread. Ma se sente puzza di default, l'investitore internazionale sceglie un altro Paese».
Interessi maggiori significano....
«Tasse più alte. Dobbiamo sborsare più soldi per far fronte al debito pubblico, e per quanto non siano i cittadini ad assumere direttamente l'impegno debitorio, vengono chiamati a contribuire al pagamento degli oneri conseguenti».
E il mercato interbancario?
«È il primo a risentire della crisi. L'effetto più evidente si ha in termini di riduzione della liquidità: le banche stringono i cordoni della borsa, divengono più avare ed esigenti in materia di credito e mettono in difficoltà l'economia reale».
Le misure varate dal Governo Monti potranno stabilizzare lo spread?
«I riflessi sullo spread dipendono dalle valutazioni degli investitori, tutt'altro che facili da prevedere. In ogni caso, il ventaglio delle misure governative non è stato ancora completato. Non entro nel merito di quelle finora adottate, soprattutto in materia di liberalizzazioni. Era però necessario dare un segnale: un mercato immobilizzato da rendite di posizione ha riflessi negativi sulle possibilità di crescita e gli investitori internazionali lo sanno».
Siamo sulla strada giusta allora.
«Sotto l'aspetto della quadratura dei conti siamo stati fin troppo drastici. Si è fatto finora poco, invece, per quanto concerne gli stimoli alla crescita, che poi vuol dire stimoli alle imprese, le quali costituiscono il vero motore creatore di ricchezza. Purtroppo sono oberate da un'imposizione fiscale eccessiva, che ne deprime il dinamismo. Credo che si sarebbe potuto fare molto di più, e senza costi aggiuntivi, se si fosse garantito alle imprese un trattamento fiscale privilegiato (nullo o ridotto per un certo numero di anni) sulle quote di reddito incrementali rispetto ai livelli attualmente registrati. Se le imprese non crescono e non cresce l'economia, lo Stato non incrementa le proprie entrate».
Resta un ultimo problema: come abbattere il debito pubblico?
«In fondo è questo il problema più grosso, da cui tutti gli altri risultano influenzati. Si sarebbe dovuto provvedere ad alleggerire il debito pubblico quando l'economia era in una fase di crescita. Purtroppo non è stato fatto e ora è tutto molto più complicato. Pensare di cedere a questo scopo parte della ricchezza pubblica è oggi poco praticabile, perché sa di svendita in odore di fallimento. Una cosa è certa: senza la crescita, il problema appare insolubile». ( g. d. )
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
I nostri soldi (Pagina 31 - Edizione CA)
La crescita e l'incognita spread
Con il ritorno a livelli vicini ai 400 punti lo Stato risparmia ma la volatilità resta alta
 
Il differenziale tra Btp e Bund condiziona la ripresa Forse è stata la visita di Mario Monti alla City di Londra o forse la liquidità immessa dalla Bce nel sistema finanziario europeo oppure l'apertura della Germania all'Italia. Fatto sta che lo spread, dopo mesi di rialzi, ha iniziato ad andare giù. Niente di definitivo. Il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi continua a essere volatile, ma certamente qualcosa è cambiato: in una settimana lo spread è andato giù di oltre cento punti base, arrivando anche sotto quota 400. Venerdì la chiusura è stata intorno a 404 punti, anche se Monti durante la sua recente visita alla City di Londra, per tranquillizzare gli operatori finanziari, ha auspicato un livello intorno ai 370 punti base. Senza dubbio il governo italiano ci spera, soprattutto per gli effetti che potrebbe avere sulle casse dello Stato. Una prima stima parla di un risparmio di 22 miliardi se il differenziale tra Btp e Bund rimanesse sui 400 punti, con i rendimenti dei Btp decennali al 5,90%.
LA VOLATILITÀ In realtà, appare molto difficile prevedere i movimenti del differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi (presi come riferimenti in quanto considerati i più solidi tra i Paesi europei). Basta qualche esempio, per confermare questa tesi: il 16 novembre, Monti prende in mano le redini del Governo, dopo le dimissioni di Berlusconi. Ci si aspettava un calo dello spread, che invece resta a 530 punti. Il differenziale scende invece il 5 dicembre, il giorno dopo la presentazione della manovra Monti: si arriva a 370 punti, salvo risalire lentamente nei giorni successivi. Il 19 dicembre lo spread è di nuovo a 500 punti, mentre non provoca sconvolgimenti la decisione di Standard & Poor's di tagliare il rating a nove Stati europei. Dunque, in alcuni casi, i mercati sembrano aver già scontato gli eventi, mentre altre volte l'effetto è devastante. Ma è difficile capire perché.
GLI EFFETTI In ogni caso, è incontestabile che nei mercati finanziari regni l'incertezza. Tanto più che anche i decisori politici, i capi di governo dei Paesi europei, sembrano indecisi sul da farsi. Aumentare la dotazione del fondo salva-Stati? Emettere Eurobond? Oppure cambiare il ruolo della Bce? Alcuni ritengono che questa operazione sia indispensabile. «L'unico modo per sterilizzare la speculazione è quello di affidare alla Bce un ruolo anche di prestatore di ultima istanza, in modo che si possa inondare il sistema di liquidità, sterilizzando la speculazione e controllando la moneta presente sui mercati», spiega Riccardo De Lisa, docente di Economia degli intermediari finanziari all'Università di Cagliari. Il vero nemico dello spread, in effetti, è la speculazione. E se si riuscirà a controllarla, gli effetti saranno immediati: in primo luogo, il calo dello spread riduce gli interessi sul debito pubblico (più lo Stato è affidabile e minore sarà il prezzo che gli investitori pagheranno per comprare Btp). Con la possibilità anche di liberare risorse da utilizzare per altri scopi, ad esempio la crescita, la riduzione dell'imposizione fiscale e le infrastrutture. In secondo luogo, ci saranno benefici per le imprese, visto che l'andamento degli spread finisce per condizionare pesantemente il mercato interbancario (quello in cui le banche si prestano soldi tra loro): più è bloccato, meno liquidità circola tra gli istituti di credito, che quindi finiscono per stringere i cordoni della borsa. E allora addio prestiti alle aziende e mutui alle famiglie.
Giuseppe Deiana
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia Sulcis (Pagina 44 - Edizione CA)
IGLESIAS. Bozza d'intesa
C'è l'accordo sul futuro del Geoparco
 
Qualche nodo è ancora da sciogliere rimane ma c'è il Protocollo d'intesa che sbloccherà il Parco geominerario: la bozza è stata predisposta mercoledì scorso. Salvo intoppi, il Ministero dovrebbe siglare entro febbraio e a Villa Pertusola tornerà un Consiglio di amministrazione.
L'ANNUNCIO La notizia è trapelata venerdì sera a Iglesias durante la presentazione del Premio tesi di laurea Parco geominerario. «Mi hanno chiesto di parlare della vertenza Parco», ha detto Giampiero Pinna, coordinatore della Consulta delle associazioni: «Per oggi eviterò, posso solo dire che ci sono notizie molto positive».
LA SVOLTA La svolta mercoledì scorso a Cagliari: Consorzio, Consulta, Comunità del Parco e Regione (presidente Ugo Cappellacci e assessore all'Ambiente Giorgio Oppi) si sono seduti intorno a un tavolo riuscendo a trovare una soluzione comune. Difficile far sbottonare sui contenuti i volontari della Consulta, anche se a stento trattengono il sorriso: «Non c'è ancora niente di ufficiale - svela Pinna - aspettiamo la firma, ma è un atto fondamentale. L'altra volta l'intesa per lo statuto era stata raggiunta grazie a una mediazione partita dal ministero. Adesso, secondo il decreto istitutivo, sono gli enti sardi che insieme portano la loro proposta e il Ministero non può rifiutare di accettare».
I TEMPI L'iter dovrebbe occupare circa di un mese: a Roma non ci saranno passaggi in aula, l'accordo sarà siglato direttamente dal Cappellacci e il ministero dell'Ambiente. Gli ultimi dettagli (come il numero dei componenti del Cda) dovrebbero essere definitivamente risolti nel vertice programmato mercoledì prossimo: «Lo scoglio più grosso - prosegue Pinna - è superato, i Comuni manterranno la loro rappresentanza». Poi il passaggio in viale Trento per l'approvazione della Giunta regionale e Roma.
IL PRESIDIO In via Oslavia, il presidio che la Consulta porta avanti da quattro mesi non si schioda: «Resteremo - conclude Pinna - fino a quando non ci sarà la firma del ministro e la vertenza sarà conclusa».
Miriam Cappa
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Quartu Sant'Elena (Pagina 25 - Edizione CA)
SCUOLA. Progetto culturale
Ricerca storica sulla Sardegna fatta dai ragazzi
 
Dai reperti archeologici del Nuraghe Diana ai documenti della Biblioteca apostolica vaticana: sarà un lavoro a trecentosessanta gradi alla ricerca dell'identità sarda, quello che saranno chiamati a svolgere gli studenti di diverse scuole medie e superiori cittadine. Sono state inserite in un progetto della Deputazione di storia patria, prestigiosa istituzione statale fondata nel 1833, che ha il supporto di ministero dell'Istruzione, Regione e Comune.
GLI ISTITUTI Nei giorni scorsi l'iniziativa è stata presentata all'ex convento dei Cappuccini. Il sindaco Mauro Contini e l'assessore alla Pubblica istruzione hanno sottolineato l'importanza di questo progetto, che ha l'obiettivo di riscoprire l'essenza della storia della comunità in un contesto più ampio. Le scuole coinvolte sono le medie “Alfredo Rosas” e “Lao Silesu” assieme al tecnico “Primo Levi” e al liceo “Motzo”.
STORIA PROTAGONISTA «La Deputazione di storia patria per la Sardegna», spiega la presidente e docente universitaria Luisa D'Arienzo, «di recente ha avviato un rapporto con le scuole. È importante essere coscienti già da ragazzi della propria identità: le nuove generazioni devono essere consapevoli di cosa siamo stati e dei valori che rappresentiamo». Parole condivise dalla dirigente scolastica della “Lao Silesu”, Elisabetta Cossu, e dal preside del “Motzo” e ora anche del ”Levi”, Luciano Carta.
GLI ESPERTI Alla presentazione hanno offerto il proprio contributo l'archeologo Enrico Atzeni, docente universitario di paleontologia e antichità sarde, e lo studioso Carlo Pillai, che nel lavoro con gli studenti si occuperà del ruolo della città e del Campidano nel Risorgimento. Il professor Atzeni curerà la preistoria e la protostoria della Sardegna, Luisa D'Arienzo le scritture usate anticamente nell'Isola, oltre che i documenti e i codici per la storia della Sardegna nell'Archivio segreto e nella Biblioteca apostolica vaticana. La storia romana sarà seguita dal docente Luca Paoletti. I protagonisti sardi nel Risorgimento, invece, saranno approfonditi dalla professoressa Marinella Cocco Ortu Ferrat.
Giovanni Manca di Nissa
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Conferenza sulla Turchia
 
Martedì alle 17,30 nell'aula magna della facoltà di Scienze politiche, Michelangelo Guida, dell'università di Fatih di Istanbul, terrà una conferenza su “L'AK Parti tra islamismo e post islamismo”. L'appuntamento è realizzato nell'ambito dell'accordo bilaterale Llp/Erasmus. Coordina Nicola Melis, docente di Storia della Turchia, a cui si deve scrivere per avere informazioni: nmelis@unica.it
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 58 - Edizione CA)
L'elisir di lunga vita ha casa in Ogliastra
La ricerca pubblicata su Nutrition Disease
SCIENZA. Uno studio dell'Università di Sassari spiega il perché
 
Svelato l'arcano. Non sono i matrimoni tra parenti, né i geni ereditati dalle antiche popolazioni isolane rifugiatesi nei monti dell'interno a spiegare il perché in Ogliastra ci siano così tanti centenari. Ci hanno pensato due studiosi dell'Università di Sassari, Gianni Pes e Francesco Tolu a dimostrare, scientificamente, le ragioni di tanta longevità. La validità della loro tesi è tale che è la ricerca è stata pubblicata dalla rivista Nutrition Metabolism and Cardiovasular Disease .
VILLAGRANDE Non tutti sanno che Villagrande Strisaili detiene un primato mondiale: in questo piccolo centro dell'Ogliastra le probabilità di un uomo di raggiungere la soglia dei cento anni sono più elevate che in qualsiasi angolo del pianeta e le aspettative di vita maschili e femminili sostanzialmente si equivalgono. Sulle ragioni che concorrono a questo invidiabile record hanno indagato due studiosi dell'ateneo turritano: il ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche Gianni Pes e lo specialista endocrinologo Francesco Tolu, che hanno pubblicato i loro risultati sulla prestigiosa rivista scientifica.
LA RICERCA Per lo studio i due studiosi sassaresi si sono serviti di documenti storici, alcuni mai utilizzati e risalenti agli anni Trenta e Quaranta, con cui hanno ricostruito le abitudini di vita e nutrizionali dei sardi. Pes e Tolu hanno poi raccolto i dati demografici dei 377 comuni isolani, da cui sono emersi differenti livelli di longevità a seconda dell'area, riconducibili, come la letteratura scientifica ha ampiamente chiarito, in minima parte a fenomeni genetici (25%) e per lo più a fattori ambientali, stili di vita e abitudini alimentari (75%).
L'INDICE DI LONGEVITÀ Per meglio definire e quantificare la longevità Pes e Tolu hanno adottato l'Eli ( Estreme Longevity Index ), un indice che misura la probabilità di un neonato di arrivare a cento anni d'età, metodo ritenuto più accurato rispetto al vecchio criterio “della prevalenza”, utilizzato finora dalla comunità scientifica, che fornisce il numero di anziani (prescindendo dal luogo di nascita) in una porzione geografica stabilita.
I FATTORI I due studiosi hanno quindi posto la loro attenzione su alcuni fattori: l'alimentazione, la tipologia di attività lavorativa, la distanza percorsa per raggiungere il posto di lavoro e la pendenza del territorio del comune di appartenenza. Dalla correlazione di questi elementi sono emersi alcuni dati molto interessanti: i quattro centri della Sardegna che vantano una maggiore longevità maschile, tra cui Villagrande Strisaili, sono quelli in cui il tragitto per recarsi al lavoro è più lungo e con una pendenza maggiore. In questi centri la pastorizia, soprattutto negli anni addietro, era l'attività più diffusa e percorrere ogni giorno i pendii è stato un ottimo esercizio fisico. Tolu e Pes hanno inoltre sottolineato poi come in Sardegna la “transizione alimentare”, il passaggio dalla fase in cui si mangiavano i prodotti locali a quella in cui si consumavano cibi industriali, sia arrivata negli anni Cinquanta, dieci anni dopo rispetto al resto d'Italia. In particolare, alcune abitudini, come quella di preparare in casa il pane “acido” (che tiene basso il livello di insulina e di glicemia) si è tramandata a lungo proprio nelle aree più interne dell'Isola, tra cui l'Ogliastra, una delle Blue Zone sarde, espressione coniata dai due ricercatori sassaresi per indicare quei territori dove le popolazioni vivono più a lungo e che la letteratura scientifica ha ripreso.
IL FATTORE VINO L'indagine ha rovesciato, infine, una tesi molto diffusa anche in ambito scientifico, evidenziando una debole correlazione negativa con il consumo di vino: si vive più a lungo dove si beve meno alcool. Un'altra abitudine che si è persa negli anni.
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 17 - Edizione CA)
Con l'alibi dei torti storici
Il piagnisteo della Sardegna
 
Parto da una considerazione banale: le infrastrutture da sole non producono sviluppo, ma la loro mancanza produce il sottosviluppo o uno sviluppo più lento, con la conseguenza che il divario con le Regioni europee aumenta. Quando si parla di infrastrutture non si tratta solo di quelle viarie, ma anche di quelle idrauliche, per il trasporto di energia, etc. Peraltro abbiamo patrimoni strutturali e infrastrutturali rilevanti da adeguare a nuove funzioni. È tempo che i tecnici (architetti, ingegneri, geologi) propongano linee d'azione, scelte e priorità, passino dal pensiero (talvolta inerzia) a iniziative di proposta. Per esempio quelle congiunte tra Ordini professionali e Dipartimenti universitari. Essendo ingegnere, mi rivolgo in particolare agli Ordini provinciali degli ingegneri e ai Dipartimenti di Architettura e di Ingegneria.
Dal territorio politico-amministrativo arrivano quotidianamente lamentazioni e proteste vittimistiche contro lo Stato, ma poche proposte e ancor meno progetti: sono lustri che parliamo di Carlo Felice, di Sassari-Olbia, di adeguamento delle S.S. 130 e 195, di completamento della S.S. 125, di ferrovie che non esistono, di porti da adeguare, di aeroporti (forse troppi, forse si dovevano collegare meglio al territorio con le infrastrutture viarie) inadeguati (però non si ragiona a sistema aeroportuale e non si sa che fare di Fenosu), di metropolitane (e non ci sono i progetti), di energia troppo cara che penalizza lo sviluppo industriale, di sistema idrico e di depuratori, etc. La componente tecnica, che conosce il territorio forse più di chi lo amministra, deve intervenire, non tanto nel dibattito, quanto nell'indicare soluzioni. Abbiamo questo dovere e, se c'è un minimo di sintonia, dobbiamo lavorare anche costituendo gruppi di lavoro misti Ordini/Dipartimenti universitari.
La Sardegna ha una spiccata identità che la differenzia dall'Italia meridionale. Non si associ al piagnisteo sui torti storici che ne hanno determinato il sottosviluppo; certamente ci sono stati e ci sono, ma spesso vengono utilizzati come alibi.
Francesco Annunziata

Questionario e social

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