Giovedì 31 maggio 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
31 maggio 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 6 - Edizione CA)
I giovani non si sentono più italiani
Gli esiti della ricerca dell'ateneo di Cagliari: l'identità locale prevale tra le nuove generazioni
 
I giovani si sentono «più sardi che italiani», chi ha 60 anni tende a definirsi sia l'uno che l'altro. Tra le curiosità della ricerca dell'Università di Cagliari sull'identità, c'è una “freccia” generazionale: sono perlopiù gli under 30 a sentirsi «sardi e non italiani», e «più sardi» i 30-45enni. Invece quelli che vanno oltre questa età si sono detti, in prevalenza, entrambe le cose.
Lo hanno fatto per rispondere al sondaggio creato dalle cattedre di Diritto costituzionale e di Statistica. Dopo le anticipazioni rese note in un seminario all'Università di Edimburgo (che collabora all'indagine), ieri a Cagliari sono stati illustrati gli esiti di un lavoro avviato tre anni fa, con un finanziamento regionale.
IL SONDAGGIO L'idea del costituzionalista Gianmario Demuro, coordinatore della ricerca, era indagare la percezione dei sardi dei concetti di identità, autonomia regionale e specialità statutaria. Ne è nato un questionario di enorme successo sul web: circa seimila risposte. Un team guidato dal professor Francesco Mola ha poi affinato l'opera, in modo da avere risultati statisticamente attendibili.
Il quadro finale conferma che l'identità locale è più marcata di quella italiana: «Circa il 49% - ha sottolineato Ilenia Ruggiu, docente di Diritto costituzionale - indica come appartenenza più forte quella alla nostra regione o alla propria città o paese, solo il 17% indica l'Italia». Incrociando questo col 70% che dice che si può diventare sardi, si delinea - nota Ruggiu - un'identità «mista, non etnica, inclusiva».
LA PROPOSTA Quanto al quesito più sardo o più italiano? , oltre agli aspetti generazionali riassunti da Luca Frigau, circa uno su quattro si sente solo sardo e quasi il 40% più sardo che italiano. Ma basta una spiccata identità per farne la base del nuovo Statuto sardo?
Per il costituzionalista Andrea Deffenu, no: «Non introdurrei identità di Stato o di Regione. L'identità tende a dividere l'umanità in due. Altro è prevedere norme, anche costituzionali, per tutelare cultura, lingua, tradizioni». Meglio un «preambolo non identitario», che definisca la Sardegna come «terra di ospitalità, e di chi si ispira al rispetto reciproco e alla solidarietà».
Proposte utili per i politici presenti in sala (all'inizio è intervenuto il vicepresidente della Regione Giorgio La Spisa, ribadendo «l'interesse della Giunta per questo studio, molto concreto perché incide su come viene concepita la specialità»). Così come le preferenze “istituzionali”: c'è un 40% di interesse per l'indipendenza dell'Isola (dall'Italia o anche dall'Ue), composto più da uomini che da donne, mentre il 46% (con prevalenza di anziani) vorrebbe una Regione con poteri fiscali.
RAPPORTI CON LO STATO I giuristi Giovanni Coinu e Roberto Cherchi hanno commentato altre risposte, come il 95% che vede difficoltà nella gestione dell'autonomia. Qualche contraddizione degli intervistati, sui temi economici, è stata esposta da Antonio Fadda: su sanità e istruzione si vorrebbero più poteri per il Consiglio regionale, ma si chiede sempre che paghi lo Stato.
«Se la politica non riesce a rappresentare la specialità, crolla la fiducia della gente», ha concluso Demuro. «Per esempio i sardi dovrebbero essere informati su ciò che fa il Consiglio regionale. Forse non è un caso che quel palazzo sia chiuso, impenetrabile, oscuro, mentre il parlamento scozzese è luminoso, trasparente». Differenze e analogie con la Scozia sono state approfondite dal sociologo dell'ateneo di Edimburgo Michael Rosie, che ha avvertito: «Non c'è legame diretto tra forte identità e autonomia. Da voi c'è la più alta percentuale di persone che non “sentono” l'appartenenza al proprio Stato: più che in Scozia, Galles, nei Paesi Baschi. Ma chi è in fondo a questa classifica, la Catalogna, ha anche l'autonomia più forte».
Giuseppe Meloni
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Economia (Pagina 15 - Edizione CA)
Matrica punta sui laureati sardi
Selezioni per realizzare il più grande polo della chimica verde a Porto Torres
 
La crisi morde ma, almeno per i laureati sardi in chimica, ingegneria chimica e agraria, il 2012 potrebbe essere meno nero del previsto. C'è un'azienda, infatti, “Matrica”, nata un anno fa dalla fusione di Versalis (ex Polimeri Europa, dell'Eni) e Novamont (società leader nel mercato delle bioplastiche) che per realizzare a Porto Torres il più grande polo al mondo per la chimica verde punta sui giovani laureati sardi.
LA SFIDA Nanotecnologie, plastiche biotech, microfibre vegetali: sono le nuove frontiere su cui Matrica scommette per il rilancio del petrolchimico. E per farlo guarda alle intelligenze locali. Sono tanti i giovani sardi che sperano di avere un'opportunità di lavoro con Matrica. La società, infatti, ha avviato una serie di incontri con le Università di Cagliari e Sassari per promuovere dieci stage (retribuiti con 700 euro al mese) di sei mesi ciascuno, «che, una volta conclusi, potrebbero poi trasformarsi anche in rapporti di lavoro a tempo indeterminato», dice Giovanni Onnis, responsabile risorse umane di Matrica, durante la presentazione del progetto ai giovani laureati cagliaritani (l'operazione verrà ripetuta domani a Sassari). «Per la Sardegna si tratta di un'occasione irripetibile, perché il nostro progetto ha tutte le carte in regola per rilanciare la chimica e creare occupazione», aggiunge. Per una volta i sardi avranno una corsia preferenziale nella valutazione, dopo anni di delusioni e porte sbattute in faccia. La pensa così anche Immacolata Pibiri, giovane laureata in Chimica all'Università di Cagliari, una delle candidate per lo stage. «È un progetto ambizioso», spiega, «in Sardegna quello di Matrica rappresenta un tentativo credibile di chimica sostenibile. Poter far parte di questo progetto sarebbe un'ottima opportunità di alto valore professionale». Nel giro di quattro anni Matrica realizzerà a Porto Torres, nello stabilimento petrolchimico, i sette impianti per la produzione di monomeri (molecole che si uniscono ad altre dando vita a processi industriali complessi) e di lubrificanti biodegradabili.
OCCUPAZIONE «Per il momento non abbiamo una precisa conoscenza del numero delle persone che potranno essere impiegate, ma verosimilmente a questo progetto ne lavoreranno circa 300», spiega Onnis. Entro la fine di giugno verranno selezionati i primi due stagisti, poi entro un anno arriveranno anche gli altri otto. Le premesse per un successo ci sono tutte. La Sardegna spera.
Mauro Madeddu
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Provincia di Sassari (Pagina 25 - Edizione OL)
PORTO TORRES. Chimica
Nuovo stop dalla Asl per Matrìca
 
Ruspe ferme, lavoratori a casa. Nuovo stop per Matrìca che ieri avrebbe dovuto cominciare i lavori di realizzazione del primo impianto del polo della Chimica Verde a Porto Torres. La Asl ha precisato in una nota che «il sito è soggetto alle autorizzazioni e prescrizioni del ministero dell'Ambiente il cui direttore generale ha subordinato il riutilizzo dell'area interessata al rispetto di alcune condizioni, tra le quali il monitoraggio dell'aria ambiente, da effettuarsi in contraddittorio con gli enti di controllo, Arpas e Asl».
DOMANDA Allora, perché allora Matrìca era pronta ad iniziare i lavori? Aveva dimenticato le prescrizioni? Versalis (Eni) e Novamont hanno precisato in una nota congiunta che «Syndial, società Eni competente ad effettuare le analisi ambientali, e Arpas, stanno procedendo ad avviare in contraddittorio la prima campagna di monitoraggio delle matrici "acqua di falda e aria-ambiente". Secondo la nota del Ministero tale attività è propedeutica all'avvio dei lavori. Successivamente all'apertura del cantiere per la Fase A del progetto, i monitoraggi ambientali saranno realizzati con frequenza mensile».
REAZIONI Le parti sembrano quindi concordare sugli adempimenti e le prescrizioni da adottare. Non altrettanto Cgil, Cisl e Uil i cui segretari, Antonio Rudas, Gavino Carta e Giuseppe Macciocu, si sono detti «preoccupati e sgomenti» per il rinvio dei lavori.
In un documento congiunto hanno espresso sospetti sugli adempimenti che vengono richiesti a Matrìca: «Ormai appare chiaro che con questo modo di operare e di porre ogni volta un problema - si legge nella nota - si rischia di pregiudicare il progetto di reindustrializzazione dell'area. Non vorremmo che dietro questi continui episodi, difficilmente qualificabili, si nascondesse un proponimento strumentale volto a far saltare il progetto. Sviluppo e bonifiche del sito non solo devono andare di pari passo ma sono complementari».
Venerdì verranno convocati i segretari di categoria per fare il punto e decidere eventuali azioni di lotta. Chiesto anche un incontro con la Asl e l'Università.
Gibi Puggioni
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 20 - Edizione CA)
Università
Le elezioni a Unica 2.0. Fuori dal cda Uniti e Liberi
 
In gergo si chiama “cappotto”, ed è quando tutti i posti a disposizione n un'istituzione vengono guadagnati da un gruppo a discapito degli altri, specie della lista rivale diretta. È quello che è successo nelle ultime elezioni studentesche universitarie di martedì e mercoledì, a cui ha partecipato circa il 20% dei 32 mila elettori: la lista Unica 2.0 ha vinto in tutti gli organi centrali dell'ateneo. L'altra notizia è che per la prima volta Uniti e Liberi, il gruppo vicino al movimento Comunione e Liberazione (il 20% dei candidati provengono da Cl) è escluso dalle assemblee di via Università.
In Senato accademico Unica 2.0 ha guadagnato 3 posti su 4 (l'altro è stato vinto dalla lista Studenti Ajò!), 2 su 2 in Consiglio d'amministrazione e nel Consiglio del Cus.
La campagna elettorale è stata infuocata, con le iniziative di Unica 2.0 - come la distribuzione di profilattici “elettorali” o il video diffuso su Youtube dove si irrideva il giornale Le Clou, di Uniti e Liberi - fortemente criticate dagli avversari diretti, che alla fine si sono dovuti arrendere all'evidenza dei numeri.
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
In carcere, ma con la voglia di lavorare
BUONCAMMINO. Presentata l'iniziativa “Gagli-Off”: 11 detenuti impegnati in 4 ore di attività
 
Giuseppe uscirà dal carcere nel 2028. è a Buoncammino da 4 anni e mezzo ma solo da sei giorni ha ricominciato a vivere. Lavora, quattro ore al giorno la mattina, e il pomeriggio può riposare soddisfatto e invidiato da molti detenuti.
Giuseppe insieme ad altri 11 persone sta partecipando al progetto “Gagli-OFF”, un'iniziativa sperimentale presentata ieri all'interno del carcere cittadino, alla presenza del provveditore regionale all'amministrazione penitenziaria Gianfranco De Gesu. Quattro ore di attività, poche ma sufficienti a cambiare abitudini, nobilitare, e a restituire amor proprio e autostima.
Gagli-OFF punta a reinserire soggetti svantaggiati nel mondo del lavoro. Nel caso dei detenuti, il vero obiettivo è quello di abbattere la recidiva (che a livello nazionale arriva addirittura al 70 per cento). L'idea, inserita nell'ambito del programma “Ad Altiora”, cofinanziato dalla Regione e dal Fondo Sociale Europeo, è stata attuata grazie alla collaborazione dell'Università, dipartimento di Psicologia, e della società di servizi S.O.S.
Dei detenuti del carcere di Buoncammino, 12 in tutto (11 italiani, 1 extracomunitario), 8 sono stati destinati ad attività all'esterno, in aziende che hanno dato la disponibilità a far svolgere una borsa lavoro di 5 mesi. Sono addetti al verde pubblico, aiuto carrozzieri, manutentori in un'azienda fornitrice di gas e in un'altra di impianti di depurazione delle acque, addetti alla manutenzione e pulizia di una struttura per il riciclaggio della carta, un operaio in un canile, e uno in un'impresa edile. Altri 4 invece (tra questi anche Giuseppe) lavorano all'interno del carcere nel centro per la digitalizzazione dei documenti del Comune di Elmas. Sono tutti a Buoncammino per omicidio o rapina a mano armata. Scannerizzazione dei documenti cartacei, catalogazione e archiviazione: potrebbe sembrare un lavoro monotono, ma per Giuseppe è un'attività meravigliosa. «Produco qualcosa, sono contento», sottolinea, «la mia vita è cambiata e un giorno tutto questo potrebbe essere molto utile».
Giuseppe e gli altri detenuti lavorano 20 ore alla settimana e guadagnano 500 euro al mese. Sono seguiti da un tutor sotto l'aspetto psicologico e da un tutor (un dipendente dell'azienda per cui lavorano) nell'ambito lavorativo. «Tutti questi detenuti sono stati scelti grazie a una precedente analisi psico-sociale», afferma Cristina Cabras, docente di Psicologia giuridica, «molti di loro hanno una prospettiva limitata dal punto di vista carcerario. Ai detenuti è stato offerto un corso di formazione sulle materie utilizzate, sulla comunicazione, sicurezza, e comportamento. Una graduatoria, sempre sulla base della criticità personale, ha successivamente selezionati i primi 20 soggetti, poi suddivisi tra il carcere di Cagliari e quello di Iglesias».
I risultati saltano agli occhi: Giuseppe parla molto più di prima, appare socievole. Non è il solo: Paolo, giardiniere, anche lui a Buoncammino per reati gravi, ha appena concluso le sue 4 ore tra siepi, prato verde e piante, e sta rientrando nel carcere. Sorride, è contento.
Federico Fonnesu
 
L’UNIONE SARDA
6 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Metti Erasmus nel curriculum
Sempre più studenti da Cagliari all'estero per studiare
Il valore aggiunto di un soggiorno in Europa o nel mondo: più opportunità di lavoro
 
C'è una parola magica che può aprire le porte a un futuro meno faticoso: Erasmus. Esiste in realtà da un quarto di secolo ma solo negli ultimi tempi gli studenti universitari hanno imparato a usarla. Meglio, metterla in pratica: da 3 a 12 mesi da trascorrere in una università straniera, un formidabile valore aggiunto che si riverbera su voto di laurea, curriculum, esperienza formativa e personale. Con un dettaglio non trascurabile: l'Erasmus suggerisce che, in tempi di globalizzazione, la vita è altrove, come diceva il titolo di un romanzo di Milan Kundera. Non si può pretendere di trovare lavoro sotto casa, si può mettere a frutto la laurea anche fuori dalla Sardegna, dall'Italia. C'è una generazione Erasmus che sta rimescolando la popolazione europea, portando in dote quell'entusiasmo col quale ha studiato, viaggiato, conosciuto altre culture e intercettato nuovi percorsi di studio. Un capitale umano che andrà a occupare le leve di comando e che forse, proprio adesso che l'Europa traballa, può rinsaldare quel sentimento unitario che l'ha aiutato a crescere e maturare.
La vita è altrove, dicono anche gli studenti dell'ateneo cagliaritano. Sarà un po' per il virus dell'emigrazione, endemico di questa terra, fattostà che l'anno scorso hanno fatto le valigie 678 studenti (in testa Economia, seguita da Lingue, poi Ingegneria e Scienze politiche), destinazione privilegiata la Spagna (175), il doppio di Francia (86) e il triplo di Germania (46). Curiosità: partono più donne che uomini. Quasi 300 gli stranieri arrivati a Cagliari, cresciuti di 50 unità in un anno, il 41% dalla Spagna e il 15% dalla Polonia. Sono cifre importanti che fanno schizzare l'università del capoluogo al decimo posto in Italia per la mobilità dello studio e addirittura al vertice, insieme a Sassari, nella classifica degli stage aziendali. Ancora: l'ateneo cagliaritano, unico in Italia, ha conquistato il bollino dell'Unione Europea “Erasmus mundus” che consente di ospitare dieci studenti provenienti da “paesi terzi”, cioé Cina, India, Filippine, Cambogia, Laos, Vietnam, Indonesia.
Il cuore pulsante sta nella casa I.S.M.O.K.A. in via San Giorgio e a dirigere il traffico della mobilità studentesca c'è Anna Maria Aloi. «Oggi i giovani - spiega - hanno cinque possibilità per studiare all'estero. Due sono offerte dall'Erasmus: corso classico per sostenere esami o elaborare la tesi e il placement, cioè un periodo di formazione pratica aziendale. Poi il nostro ateneo ha creato il contenitore Globus che mantiene le due possibilità dell'Erasmus ma si apre oltre l'Europa a Cina, Stati Uniti, Sudamerica. Infine i tirocini della fondazione Crui, la conferenza dei rettori delle univerità italiane, che offre un'esperienza diplomatica in sedi italiane all'estero».
Lo studente Erasmus gode di un buon sostegno economico: 230 euro dai fondi europei «ai quali va aggiunta l'integrazione della Regione Sardegna che porta il contributo a 600 euro, che diventano 700 per il placement. Più alta la cifra col Globus, 1000 euro, ma essendo tassati, si riducono a 600 euro più il rimborso delle spese di viaggio».
La Regione è stata lungimirante e generosa, ha sempre confermato il finanziamento che per l'ateneo cagliaritano arriva a 1 milione e mezzo di euro: i politici hanno capito che investire sui giovani è strategico e se qualcuno resta all'estero diventa il fiore all'occhiello di una missione culturale e, comunque, un peso in meno nella lista dei disoccupati sardi. Aggiunge Anna Maria Aaloi. «Erasmus e Globus sono due opportunità straordinarie: uno studente che riesce a fare un'esperienza di studio e poi aziendale e impara due lingue diverse, di certo non resta senza lavoro nel mercato globale d'oggi». Se prima l'Erasmus era visto come una perdita di tempo, un'occasione per divertirsi - soprattutto dai genitori - adesso tutti hanno capito che è una strada di formazione necessaria, da non infilare dopo la laurea ma durante gli studi per godere di un curriculum migliore. «Anche i docenti spesso ostili sul riconoscimento di alcuni esami all'estero sono diventati meno diffidenti». Oggi l'ufficio della mobilità studentesca offre assistenza totale, con l'aiuto di uno sportello gestito da ex Erasmus costituiti in associazione e volontariamente mettono al servizio di tutti la loro esperienza.
Infine, l'Erasmus ha un valore anche al contrario. Cresce il numero di studenti ospitati, grazie ai voli low cost gli stranieri sanno che c'è una buona università a Cagliari. Ragiona la Aloi: «È un turismo culturale sul quale si può costruire una offerta intelligente: non è il crocerista mordi e fuggi, si tratta di giovani che restano in città un anno e ricevono la visita di genitori, fratelli, amici. Ci chiedono indicazioni su case, alberghi, ristoranti. Certo, non consumano nei ristoranti alla moda e non fanno shopping ma questi universitari creano un circuito enorme, potenzialmente fruttuoso». Anche se l'agognato campus ancora non esiste.
Sergio Naitza
 
L’UNIONE SARDA
7 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 27 - Edizione CA)
Case dello studente: non sono solo rose e fiori
ERSU. Cinque edifici adibiti ad alloggio per fuori sede in città ma i servizi cambiano molto dall'uno all'altro
 
Sono il cuore dei servizi agli studenti. Soprattutto dei fuori sede, di quelli che arrivano in città con in tasca il sogno di una laurea e che devono scontrarsi con il problema di trovare un alloggio a prezzi modici. Per questo tutti sperano di entrare in graduatoria e accedere a una casa dello studente dell'Ersu, l'Ente regionale per il diritto allo studio universitario. Ce ne sono cinque, da quella di via Trentino, la più ambita, a quella di via Monte Santo, la meno “gettonata”, con profondi problemi strutturali che solo un investimento notevole può risolvere. Le altre, in condizione intermedia sono in via Biasi, via Businco e in via Roma, ultima arrivata ma non sempre in cima alle preferenze degli studenti.
VIA TRENTINO La casa di via Trentino è nata nel 1963 ed è l'unica vera casa dello studente in città, perché fu progettata come tale. È il fiore all'occhiello dell'Ersu. Basta entrarci per rendersene conto. Da fine '92 al maggio del '94 venne ristrutturata e ora ha, oltre le stanze per gli universitari, anche sale per congressi e riunioni, teatro-cinema, biblioteca e caffetteria-tavola calda, il tutto in un unico complesso dietro il polo di Sa Duchessa e accanto ai campi del Cus. Tutti fattori che rendono questa casa in cima alle preferenze degli studenti. I più in alto nella graduatoria dei vincitori di borsa e posto alloggio in genere scelgono questa.
GLI ALLOGGI Le stanze, la maggior parte doppie, hanno un due letti e sono arredate con armadi e librerie color legno con cassetti gialli e verdi, mentre le sedie sono gialle. Le finestre, in alluminio verde, hanno i doppi vetri ma questo non basta a creare un clima confortevole, specie d'estate. «La casa è esposta al sole e d'estate c'è caldo», spiega Giovanna Corraine, orgolese di 23 anni, studentessa di Lettere classiche.
I SERVIZI Ogni piano ha due cucine (tranne all'ultimo, l'undicesimo, dove ce n'è una sola), e due sale studio. Almeno in teoria. Perché la pratica è diversa: infatti, mancando una vera lavanderia, una delle due stanze è utilizzata come stenditoio. E nelle sale studio (quelle vere) mancano le sedie. «Ce le portiamo dalle stanze», spiega Valentina Urraci 23 anni, studentessa di Giurisprudenza di Siris, piccolo paese dell'oristanese. In ogni piano vivono circa trenta persone, «c'è sempre qualcuno» spiega Rita Fanari, 22 anni, studentessa di Scienze politiche che arriva da Guspini. Ma i tempi in cui si poteva ospitare tranquillamente qualche esterno e organizzare feste sono finiti. «Chi non vive qui deve andare via al massimo entro mezzanotte», spiega la rappresentante degli studenti nel cda dell'Ersu Alice Marras, che però sottolinea: «Ospitare degli amici è un nostro diritto».
VIA MONTESANTO Invece in via Monte Santo fare festa è l'ultimo dei pensieri. Prima vengono gli armadi di color grigio topo sgangherati (l'arredamento risale al 1990), le finestre che chiudono male, le porte senza coprifilo, la mancanza di battiscopa, le cucine senza tavolo e nessuna sala tv. Queste sono le condizioni della casa dello studente del quartiere di Is Mirrionis. L'Ersu non ha dato l'autorizzazione a entrare, seppur in presenza di un consigliere d'amministrazione, ma gli studenti che ci vivono, Fabio Barabino (24 anni di Samatzai), Federica Secci (20 di Villacidro) e Pasquale Mattu (di Gavoi), descrivono senza problemi il «caldo asfissiante a partire da maggio», la «muffa nei muri», e «il campo di calcetto pericolante e i parcheggi sotterranei inagibili, dove può entrare solo la dirigenza».
Una situazione al limite che in tanti sperano venga risolta al più presto grazie ai finanziamenti che l'Ersu utilizzerà per il campus di viale La Playa e per risistemare questa e le altre case dello studente.
Mario Gottardi
 
L’UNIONE SARDA
8 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 25 - Edizione CA)
Progetto Casteddu mobility styles
Sondaggio del Crimm: ai cagliaritani piace la metropolitana
 
Domani, alle 10,30, nell'aula magna della facoltà di Ingegneria, in piazza d'Armi, il Crimm (Centro Ricerche Modelli di Mobilità) dell'Università di Cagliari presenta i risultati del programma “Casteddu Mobility Styles”.
La conferenza stampa prevede anche la presentazione dei vincitori dell'Iphone 4 e dei dieci buoni spesa del valore di 100 euro ciascuno, messi in palio fra i partecipanti al programma di promo-sensibilizzazione.
IL SONDAGGIO Grazie al programma di promozione della mobilità sostenibile Casteddu Mobility Styles, il 42 per cento degli automobilisti intervistati provenienti dalla periferia cagliaritana e dall'Area vasta, che abitualmente raggiungevano piazza Repubblica con la propria auto, passa a Metrocagliari, lasciando l'auto in uno dei parcheggi di scambio vicini alle fermate della Metro.
Se al termine del programma, previsto per febbraio del 2012 il 30,4 per cento si era già convertito all'uso della metro, a distanza di soli tre mesi dalla partecipazione, secondo gli organizzatori questa quota non solo viene confermata ma è aumentata dell'11,6 %. Insomma, un successo senza dubbio inaspettato.
INQUINAMENTO «Con la Metro si abbatte l'inquinamento - fa sapere Italo Meloni, direttore del Crimm - se un simile programma personalizzato fosse implementato su vasta scala (circa cinquemila partecipanti), in due anni si potrebbero ridurre di oltre 3,2 milioni di chilometri le distanze percorse in auto nel centro della città, di 480 tonnellate le emissioni di CO2 prodotte, e i partecipanti risparmierebbero complessivamente oltre 1,2 milioni di euro per i costi sostenuti per spostamenti e parcheggio».
L'IDEA Insomma, una serie di novità non da poco che porterebbe a una serie di convenienze per l'intera città: «Se quindi si adibisse una Centrale della mobilità per l'implementazione di un programma su vasta scala - conclude il direttore del Crimm - in appena un anno e mezzo di attività si compenserebbero gli investimenti e i costi di gestione (pay-back period dell'investimento) attraverso la vendita di titoli di viaggio a nuovi utilizzatori del trasporto pubblico locale, che è tutt'ora sottoutilizzato».
 

LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
Master senza back per 330 ragazzi
La Regione ha esaurito il primo blocco di finanziamenti e da un anno i neolaureati non sanno nulla del bando
di Alfredo Franchini
 
CAGLIARI Master senza ritorno. Capita a 330 giovani, vittime nell’isola di una sorta di “strage degli innocenti”. A denunciarlo sono moltissimi ragazzi che si sono rivolti alla Nuova per cercare di ottenere risposte dalla Regione. Come in un giallo iniziamo dal delitto: era giugno dell’anno scorso quando venne varato il bando di cui da un anno gli interessati hanno perso le tracce. «Ho un lavoro precario a Milano», afferma Lorena Prinzis, «e vorrei rientrare in Sardegna ma nessuno ci dice nulla. Stiamo aspettando i soldi, già stanziati, ma bloccati». Il rischio è che il blocco della spesa stia impedendo di finanziare i percorsi di rientro. Le segnalazioni sono tante: il bando dell’anno passato indicava il numero delle borse e dei criteri di assegnazione per quei neolaureati che intendevano frequentare un programmi di studi fuori dalla Sardegna. In molti partirono senza che ci fosse l’esito esatto delle graduatorie e confrontando il proprio punteggio stimato con quelli dei corsi precedenti. Una sorta di lotteria perché in quel modo si poteva solo scommettere sulle proprie chances di successo. Quest’anno del bando non si sa niente, è la denuncia comune che emerge dalle lettere inviate alla nostra redazione. «Ho provato a chiamare l’Urp dell’Agenzia del lavoro», afferma Daniela che chiede di tenere riservato il cognome, «mi hanno detto di stare tranquilla che i criteri di assegnazione sarebbero rimasti uguali. Ho richiamato dopo un po’ e mi hanno detto che non si sa quando sarà disponibile il nuovo banco e che comunque sarebbe stato diverso dal precedente». Se il nuovo bando dovesse tardeggiare sarebbero tanti i ragazzi costretti a rinunciare all’opportunità di una crescita professionale. Master and back è lo strumento scelto ormai da diversi anni per permettere ai giovani laureati sardi di arricchire le proprie competenze. Il programma dà valore al percorso di studi compiuto e ne sostiene il perfezionamento al di fuori del territorio regionale. Naturalmente la corsia preferenziale è riservata ai ragazzi che presentano un ottimo curriculum; lo scopo finale è proprio quello che ora manca: agevolare i giovani a rientrare nell’isola per mettere a frutto le competenze e le professionalità acquisite. Per combattere la fuga dei cervelli. Per la particolarità del mercato del lavoro, fatto di domanda e non di offerta, l’emigrazione dall’isola è ripresa da diversi anni. E se per figure professionali di bassa qualifica è più facile trovare un lavoro, per i laureati è diventato quasi un obbligo emigrare.
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 9 - Ed_Cagliari
PORTO TORRES
Chimica verde, previsto tra 10 giorni l’avvio di Matrica
Ci sono tutti i permessi del ministero, ma l’Asl deve completare le analisi ambientali
 
CAGLIARI Non c’è alcun giallo dietro l’avvio dei lavori della chimica verda a Porto Torres. Il cantiere per la realizzazione del polo della chimica verde più grande d’Europa è in regola e ha ottenuto tutti i permessi necessari dal ministero dell’Ambiente ma ora occorre il via libera dalla Asl di Sassari. L’equivoco si è creato quando gli operai hanno visto arrivare in fabbrica i tecnici della Asl che hanno comunicato di dover effettuare le analisi ambientali. Ma era un’operazione ampiamente preventivata. Solo dopo l’esito di queste analisi i lavori potranno davvero incominciare a Porto Torres. «Serviranno almeno una decina di giorni prima di poter aprire il cantiere», hanno sostenuto i rappresentanti del sindacato di categoria. Chiarito l’equivoco, i sindacalisti non hanno nascosto la rabbia perché i lavori cominceranno con un ritardo inusuale. «Sembrava che ci fossero tutti i permessi a costruire ma in realtà mancano ancora alcune verifiche ambientali», fanno sapere i sinadcati. Matrica è la società nata dalla joint venture fra Polimeri Europa (Eni) e Novamont. Il piano prevede la costruzione di sette impianti più una centrale a biomasse, per un investimento di 500 milioni di euro. S’inizia dalla Fase 1 che prevede la realizzazione di due impianti che dovrebbero diventare operativi nel giugno 2013 e una volta a regime, nell’arco di quattro o cinque anni, potrebbero garantire occupazione a circa 700 persone. Sempre per il 2013 è previsto l’avvio della Fase 2 con la creazione di tre impianti e della centrale a biomasse . «Un progetto di raffineria di terza generazione unico in Italia e tra i primi al mondo - spiega Luca Velluto, segretario provinciale della Cisl chimici - che ci auguriamo venga realizzato nei tempi previsti. Solo un’alternativa del genere potrebbe portare sviluppo in un territorio messo in ginocchio da crisi economica e inquinamento garantendo inizialmente una sicurezza lavorativa per i prossimi 10-15 anni».
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
L’ufficio dentro il carcere per progettare il futuro
Inaugurato ieri a Buoncammino il Centro di Dematerializzazione documentale fatto con la facoltà di Psicologia, una società, una coop e il comune di Elmas
 
CAGLIARI Nel carcere di Buoncammino Giuseppe Melis, detenuto che solo nel 2028 avrà scontato la propria condanna, da ieri dematerializza i documenti, cioè scannerizza e trasferisce su un software di computer qualunque documento cartaceo. L’ufficio si chiama Centro per la Dematerializzazione documentale. Lui e un altro carcerato non ci sono finiti per caso: un anno e mezzo fa gli educatori del carcere, la facoltà di Psicologia di Cagliari, una società specializzata in sviluppo e una cooperativa di formazione hanno avviato il progetto “Gagli off” col programma Ad Altiora finanziato dall’assessorato regionale alla Sanità, che ha una rimarchevole caratteristica: si arriva a lavorare dopo un percorso in cui si individuano le criticità in relazione al delitto commesso(patologie mentali, tasso di aggressività) e si sceglie un lavoro che aiuti a ridurre il rischio di ricommettere il reato. Cristina Cabras, del dipartimento di Psicologia: «Ogni singolo detenuto, il progetto è per 60 detenuti, è stato seguito attraverso un percorso scientifico guidato verso la riduzione della recidiva». Scopo del progetto è gestire la transizione «da dentro a fuori» carcere, ha spiegato Gianfranco De Gesu provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, sono difficoltà oggettive per il reinserimento «la mancanza di professionalità, l’assenza di istruzione. Qui la metà della popolazione detenuta è giovane, abbiamo molti progetti in piedi e c’è riscontro positivo nella riduzione delle recidive». Partner del progetto è il comune di Elmas: invierà i documenti da trasferire su computer. Il sindaco Walter Piscedda: «Sia i colleghi di giunta sia i funzionari hanno visto questo progetto come un’opportunità per metterci in rete e affrontare problemi sociali su cui, da soli, non siamo in grado di incidere». L’organico degli agenti non viene aumentato per i progetti, ma i servizi di reinserimento sono visti con favore dalle guardie: «Il detenuto che lavora è più sereno e diminuiscono gli eventi critici», spiega la vicecomandante Barbara Caria. I laboratori all’esterno sono una decina, pochi per le necessità di un carcere che, ieri, contava 519 detenuti, quasi il doppio della capienza possibile. Lavora solo il 10 per cento dei detenuti. I progetti sono a tempo, ma lasciano sempre qualcosa (lo spiega Claudio Massa, responsabile dell’Area educatori di Buoncammino). L’ufficio del detenuto Giovanni Melis è stato allestito con un progetto appena finito, così come deriva da un programma concluso un’interessante opportunità: la linea telematica Wpm,per lavorare all’esterno stando dentro il carcere. C’era un’ipotesi per una telesorveglianza sui parchi urbani, Molentargius compreso. (a.s.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
12 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
La metropolitana meglio dell’auto privata
 
CAGLIARI Gli automobilisti cagliaritani promuovono la Metro: si viaggia meglio e puntuali, si spende, si rischia e si inquina molto meno. Eemerge da un sondaggio promosso dagli specialisti del Crimm dell'Università che verrà presentato domani nell'aulamagna di Ingegneria. Preferire la metro alla propria auto è la scelta del 42 per cento degliinterpellati provenienti dalla periferiacagliaritana e dall'Area vasta, per alcuni la scelta è arrivata grazie al progetto del Crimm.
 

Questionario e social

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