Venerdì 1 giugno 2012

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
01 giugno 2012

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL’UFFICIO STAMPA DELL’ATENEO

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Cagliari (Pagina 23 - Edizione CA)
Elezioni: cala l'affluenza, stravince Unica 2.0
UNIVERSITÀ. Alle urne solo 5,179 studenti, disfatta della lista centrista
 
Scende l'affluenza alle urne degli studenti universitari, che martedì e mercoledì si sono recati alle urne per il rinnovo delle rappresentanze in Senato accademico, Consiglio d'amministrazione e Consiglio del Centro universitario sportivo (Cus): hanno espresso la loro preferenza 5.179 studenti, il 16,52 per cento di quelli iscritti all'ateneo, contro il 19,20 per cento della precedente tornata elettorale. L'altra notizia rilevante è la scomparsa dagli organi di governo dell'Università della lista Uniti e Liberi, in cui è forte la presenza del movimento cattolico Comunione e Liberazione.
A vincere nettamente queste elezioni è infatti la lista democratica e progressista Unica 2.0, federata all'Unione degli universitari (Udu). Con circa il 63 per cento dei voti validi i ragazzi di Unica conquistano tutti e due i rappresentanti da eleggere per il Cda e per il Cus, dove conquista rispettivamente il 63,15 e il 63,3 per cento. L'unico rappresentante degli studenti negli organi di governo d'ateneo che non è espressione di Unica 2.0 proviene dalla lista Studenti Ajò! che siederà in Senato accademico accanto ai tre rappresentanti di Unica.
«Il lavoro paga, dimostriamo di essere l'alternativa alla disaffezione alla politica», dichiarano i vincitori. «Siamo orgogliosi, in questo momento di disaffezione alla politica, di confermarci il punto di riferimento più rappresentativo della nostra generazione, ma soprattutto di continuare ad essere portavoce dei loro problemi e delle loro istanze», dichiarano i ragazzi di Unica 2.0, che hanno vinto non solo negli organi centrali d'ateneo ma anche nelle elezioni per i Consigli di facoltà e per quelli di corso di laurea.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Cagliari Quartieri (Pagina 33 - Edizione CA)
Convegno
«Essere studenti a Cagliari: quanto costa?»
 
«Essere studenti a Cagliari: quanto costa?». È il tema del convegno organizzato dall'Ersu, l'ente regionale dello studio universitario, in programma questa mattina nella sede di corso Vittorio Emanuele 68.
L'appuntamento è per le 10: nel corso del dibattito verrà presentata un'indagine sui principali costi sostenuti dagli studenti universitari che abitano nel capoluogo cagliaritano. Il convegno verrà moderato dalla giornalista dell'Unione Sarda Francesca Figus.
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca Regionale (Pagina 10 - Edizione CA)
Master in Sardegna, giovani in vetrina
Iniziativa presentata ieri in un confronto con le associazioni
 
La Regione punta sui Master in Sardegna per la formazione dei giovani dopo i risultati non sempre positivi dei Master and Back. Lo ha detto ieri l'assessore regionale del Lavoro Antonello Liori intervenendo all'incontro “Europa, lavoro, mobilità formazione: Il ruolo delle istituzioni e le proposte delle associazioni”, organizzato dall'associazione Caravella.
L'obiettivo era quello di far incontrare le associazioni giovanili con il mondo istituzionale rappresentato, oltre che da Antonello Liori, dall'assessore delle Politiche giovanili Simona de Francisci, dal direttore generale dell'assessorato del Lavoro Massimo Tamussi e da Paolo Di Caro, direttore generale dell'Agenzia nazionale Giovani. Una delle critiche più frequenti che il mondo associativo dei giovani lancia è quella della lontananza della politica e delle istituzioni dal loro mondo. Per questo il confronto è servito per capire quali siano le esigenze e i bisogni dei giovani che si occupano di mobilità e formazione e quali risposte le istituzioni possano dare e quali impegni possano assumere. «Dopo l'esperimento del Master and Back oggi pensiamo al Master in Sardegna con l'alta formazione creata portando nell'Isola docenti con il coinvolgimento delle università sarde. I Master in Sardegna si occuperanno di materie strategiche per lo sviluppo dell'Isola»ha detto l'assessore Liori.
La sua collega Simona De Francisci ha sottolineato l' impegno del suo assessorato anche sul fronte degli interventi a favore dei giovani svantaggiati, come col bando “Ad Altiora” che ha finanziato 32 progetti pilota con percorsi di inserimento e lavorativi.
Sergio Atzeni
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Commenti (Pagina 17 - Edizione CA)
COMMENTI
La Sardegna perde il sorriso
Sterili e fredde offerte promozionali
 
Qual è il progetto che la classe dirigente ha in testa per far crescere la Sardegna? L'Isola continua ad arretrare, amplificando i drammi individuali e sociali della crisi. Ogni cinque anni si lancia un'alternativa partitica, un'alleanza più o meno amalgamata che si impone mediaticamente all'elettore non per ciò che propone, ma principalmente per vendicarsi di ciò che i predecessori hanno fatto. Come sostiene Gianfranco Scalas, «la storia si ripete». Infatti, la parola “sistema” continua a rimanere lettera morta e la parola “progetto” un sogno. Come se la politica potesse davvero essere ricondotta a una sterile e fredda offerta promozionale, si analizzano i punti di saturazione e si rilancia lo stesso prodotto con nuovi simboli e denominazioni populiste. Quando la crisi economica imperversa, mancano le risorse finanziarie e il conseguente ottimismo sociale. Allo stesso modo, se la politica diventa anch'essa un prodotto, entra in crisi quando a mancare è la fiducia, da intendersi quale principale mezzo di scambio.
Come emerge dal 19esimo rapporto Crenos, il centro di ricerca dell'Università di Cagliari e Sassari, la Sardegna non è competitiva. Questo dipende principalmente, secondo il professor Giovanni Sulis, «dalla carenza di infrastrutture, da una scarsa propensione all'innovazione e da una bassa dotazione di capitale umano». Anche il turismo stenta ad assumere un ruolo centrale nelle prospettive di sviluppo. Ciò non può ridursi a una mera analisi macroeconomica, ma deve essere recepito dalla classe dirigente per attuare un progetto articolato e inclusivo. Chi paga il costo della superficialità sono i disoccupati, principalmente giovani, e i precari. C'è bisogno di cambiare la Sardegna per farla tornare a sorridere, con consapevolezza e pensando in sardo.
Massimo Carboni
(Fortza Paris - Assemini)
 

LA NUOVA SARDEGNA
5 – La Nuova Sardegna
Pagina 19 - Ed_Cagliari
START CUP SARDEGNA
Web 2.0, una vetrina per fare impresa
 
CAGLIARI È un' importante occasione di networking la quinta edizione della Start Cup Sardegna. Una grande opportunità per giovani imprenditori che vogliano confrontarsi sui temi dell' imprenditoria digitale nel mondo del web 2.0. Le iscrizioni scadranno il 14 giugno prossimo e scopo dell’iniziativa è promuovere la competizione fra idee d’impresa innovative da realizzare in ambito regionale. In palio ci sono premi in denaro, servizi di consulenza e di accompagnamento al mercato e la partecipazione al Premio Nazionale per l' Innovazione 2012. Possono partecipare i gruppi composti da almeno due persone che abbiano un progetto innovativo da trasformare in attività di impresa, preferibilmente basato sulla ricerca e le imprese, purché non costituite prima del 1° gennaio scorso. Il premio è nato proprio per promuovere e sostenere la ricerca applicata, diffondere la cultura d’impresa e dare sostegno all’esigenza d’innovazione del sistema economico. L’iniziativa realizza le idee dei partecipanti e li mette nelle condizioni di affrontare adeguatamente la fase di start up. è anche un vasto mercato di competenze informatiche. Cagliari è divenuta una delle aree più vitali della digital arena e un fertile campo nelle piccole e medie Ict, acronimo inglese che sta per tecnologia dell' informazione e della comunicazione. Il progetto è coordinato da Unica Liason Office che opera da interfaccia tra l’offerta di competenze tecnologiche dell’ateneo e la domanda d’innovazione. La direzione ricerca e territorio - di cui è responsabile Orsola Macis - opera sul progetto "Innova.Re-Innovazione in rete" attivo nel rilanciare, seguire e sostenere i percorsi d’innovazione e le attività di ricerca.
Michele Ciampi
 
LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Pagina 20 - Ed_Cagliari
Università, calo di votanti alle elezioni
 
CAGLIARI Si sono concluse nella tarda serata di mercoledì le operazioni di spoglio dei dati relativi alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze studentesche negli organi collegiali dell’Ateneo di Cagliari. L’affluenza del 16,52% degli aventi diritto al voto (e non il 20,85 come diffuso in precedenza dall’Università), mentre nel dicembre 2009, in occasione della precedente tornata elettorale, si era recato al seggio il 19,20%. Nei due giorni previsti, sono stati 5.179 gli studenti che hanno espresso la loro preferenza. La Commissione elettorale centrale sta completando la verifica dei verbali, ma dai primi dati – ancora soggetti a qualche lieve modifica – risulta che la lista «Unica 2.0» esprimerà i due rappresentanti degli studenti nel Consiglio di amministrazione (con il 63,15% dei voti) e i due rappresentanti nel Consiglio del Cus (63,60%), mentre nel Senato accademico siederanno tre eletti della lista «Unica 2.0» (62,42%) e uno del raggruppamento «Studenti Ayò» (23,97%).
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Ed_Cagliari
GIURISPRUDENZA
Aula intitolata ad Antonio Segni
 
SASSARI. L’Aula Magna del Dipartimento di Giurisprudenza è stata intitolata al professor Antonio Segni. La targa è stata scoperta ieri durante una cerimonia alla presenza del figlio del Presidente emerito Mario Segni.
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 32 - Ed_Cagliari
Architettura, finestre aperte sul mondo
Il rapporto tra città, studenti e futuri amministratori: intervista col fondatore della facoltà ora trasformata in dipartimento
VERSO IL VOTO»LE SCELTE DELL’UNIVERSITÀ
di Pier Giorgio Pinna
 
Il dipartimento di Architettura chiama, Alghero prima o poi dovrà rispondere: soprattutto attraverso i nuovi amministratori. E chi di questo tema può parlare meglio di Giovanni Maciocco, fondatore della struttura universitaria che nelle scorse settimane ha festeggiato i primi 10 anni di vita? Proprio in occasione di questo compleanno non di secondo piano il professore (già “ordinario” in Tecnica e pianificazione urbanistica) ha partecipato a un confronto con i candidati sindaco. Dibattito sul futuro della città e dei corsi accademici, frequentati oggi da 550 studenti assistiti da una quarantina di docenti. Dibattito che nella stessa circostanza ha interessato in modo più o meno stringente il rettore dell’ateneo di Sassari, Attilio Mastino, e l’attuale direttore di Architettura, Arnaldo Cecchini. Ora più che mai, a pochi giorni dal voto del 10-11 giugno, ci si dovrà dunque chiedere che cosa il mondo dell’università si attende dal sindaco e dalla futura giunta. E pensare a che cosa può dare ad Alghero il dipartimento, giunto ai vertici della graduatoria varata dal Censis e da “Repubblica” per gli standard d’internazionalizzazione e per lungo tempo al top in classifica tra le facoltà italiane per altri fattori di merito scientifico. Allora, architetto Maciocco, quali sono le prospettive più immediate? «Un problema cruciale è la costruzione di una città adeguata all'universo urbano che si delinea in Europa. Il futuro vedrà una forte concentrazione dell'interesse su ambiente e infrastrutture. Alla classe dirigente del Comune va quindi richiesta un forte tensione cooperativa con gli altri centri del Nord Sardegna sui sistemi della mobilità interna ed esterna. Oltre che sull'attivazione di opportunità alternative e complementari nel campo dei servizi rari dell'educazione e della salute». Che cosa intende sotto quest’ultimo profilo? «L’obiettivo è portare questi servizi a toccare livelli molto elevati. Il che implica uno sforzo quasi sovrumano. Ma lo dobbiamo compiere, convinti di farcela, specie se consideriamo la crisi come un'occasione per riprogettare il nostro futuro». In che modo la nuova amministrazione potrà contribuire al risultato? «Penso dovrebbe considerare un’impostazione del genere come la bussola di riferimento delle politiche per preparare la città a ciò che l’attende nei prossimi anni». Già, ma come fare in concreto? «Intanto partendo da Architettura con azioni preparatorie e mirate. Per esempio, attraverso il potenziamento della presenza universitaria ad Alghero, da considerare appunto una fondamentale opportunità del sistema offerto dall'ateneo di Sassari». Per quali ragioni? «In particolare per le prospettive che ha aperto e che può sviluppare sul piano delle dimensioni internazionali dell'educazione universitaria, attraverso scambi di docenti e studenti, ricerche e corsi di laurea internazionali. Si pensi solo ai master&back in Architettura, Urbanistica e Design, rispettivamente con Dessau (Germania), Harbin (Cina) e Barcellona». Quando lei parla di rafforzamento, si riferisce ancora a qualcos’altro? «A tutti quei servizi, come mensa, casa dello studente e strutture per la logistica che possono rendere il polo di Alghero un avamposto universitario verso l'Europa, non soltanto mediterranea, aprendo più finestre sul mondo». Quale genere d’interventi andrebbe perseguito? «In questo quadro le politiche culturali della città dovrebbero essere incentrate sulla qualificazione del sistema educativo nel suo complesso, dalle scuole dell'infanzia all'università. E poi dirette a qualificare le relazioni tra le diverse componenti dell’istruzione, ad alimentare l'ambiente con promozione di eventi non necessariamente grandi ma di grande qualità,, distribuiti nel tempo. Si favorirebbero così le iniziative delle associazioni e se ne promuoverebbero altre». Con quali risultati finali? «Fare della città un ambiente formativo, oggi un contesto fondamentale per la crescita individuale e collettiva. Naturalmente anche Architettura continuerà e svilupperà, così come ha fatto in passato, le sue attività culturali e le relazioni con le istituzioni e i molteplici altri attori urbani». Altri temi che secondo lei i futuri amministratori dovrebbero prendere in considerazione? «C’è da valutare, certamente, quello della riqualificazione delle periferie, intese non nel senso della geografia spaziale, ma in quello della marginalità urbana. La città formativa cui accennavo prima non può corrispondere soltanto al centro ma a tutto l’abitato. Il centro non è più il cuore dell'urbanità, così come la periferia non può essere fatta corrispondere all'assenza di urbanità. È la città incerta delle periferie lo spazio in cui i cittadini reinventano la città nelle loro relazioni, nei loro percorsi, nelle loro occupazioni dello spazio». Come distinguere le differenti aree? «Lo spazio pubblico ha bisogno di essere creato mediante le pratiche e le soggettività degli individui. Nelle periferie sono ancora possibili primi passi di una nuova "dimensione pubblica", di un legame sociale di prossimità. In questo senso la loro riqualificazione è fondamentale proprio per il contenuto di urbanità che possono dispiegare nella città». Le periferie come volàno di cambiamento, quindi? «Perché no? Da loro può prendere le mosse un'altra delle azioni che considero utili: il "ricentramento" ambientale della città. Alghero si configura come un territorio complesso, disegnato da un assetto insediativo strutturato da più sistemi. Un territorio storico imperniato sul sistema ambientale della laguna del Calich e del cordone sabbioso di Maria Pia. A loro la città catalana può affidare il ruolo di centro ambientale del sistema urbano». Con quali ipotesi di sviluppo? «Penso all’asse Calich-Maria Pia come al centro ambientale di un’estensione che comprende Alghero e Fertilia, e che organizza proprio il suo spazio periferico intorno a questi grandi “segni”, da assumere per l’estremo pregio che rivestono alla stregua dei nostri Fori Imperiali. È questo è il senso profondo del paesaggio come bene comune e come nuovo spazio pubblico per i moderni abitanti». E, proprio alla luce di considerazioni simili, quale potrebbe essere l’apporto offerto concreto in questa direzione dall’università? «Credo che Architettura – con la sua comunità di 650 persone, tra studenti, docenti, collaboratori alla didattica e alla ricerca, struttura tecnica e amministrativa – rappresenti un laboratorio d’idee e potenzialità operative. Su questo laboratorio straordinario la città può senza dubbio contare per progettare il proprio futuro».
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 35 - Ed_Cagliari
Una fase nuova, la criminalità cambia target
Salta il nesso tra delitti e malessere sociale, nel mirino entrano le attività imprenditoriali
l’intervista »antonietta mazzette
Appare in regresso il fenomeno degli attentati agli amministratori pubblici esploso nell’isola negli anni Ottanta
La violenza che in Sardegna colpisce gli operatori economici è seconda solo a quella delle regioni ad alta incidenza mafiosa
di Costantino Cossu
 
Uno dei campi di attività del Centro di studi urbani dell’Università di Sassari è quello della criminalità. Un lavoro che dura da anni e che ora si è arricchito dello studio sul Nuorese, commissionato dalla Prefettura e dalla Questura e presentato la scorsa settimana alla festa della Polizia. Con Antonietta Mazzette, coordinatrice del Centro, facciamo il punto sui risultati della ricerca. Esiste un'emergenza criminalità in Sardegna e nel Nuorese in particolare? «Direi di no, perché dai dati elaborati dal ministero degli Interni si evince con chiarezza quanto la Sardegna sia al di sotto della media in relazione ai reati denunciati (gli ultimi dati Istat disponibili sono del 2010). La Sardegna si colloca un po' al di sopra di regioni del nord virtuose sotto il profilo civico e di regioni del sud tradizionalmente marginali rispetto all'andamento della criminalità, a partire da quella organizzata. Possiamo affermare lo stesso per ciò che riguarda i furti e le rapine, nonostante siano i reati più frequenti ad esempio nel territorio di competenza della Questura di Nuoro, con la quale abbiamo recentemente lavorato». Dai dati sul Nuorese emerge un elevato grado di violenza contro la persona. Perché? «Il ricorso alla violenza continua ad essere una risposta primordiale ai conflitti individuali. Facendo una sommatoria degli omicidi (tentati e consumati), delle lesioni dolose, delle percosse, minacce e ingiurie, si tocca circa il 15% del totale dei reati denunciati. Tra le cause principali c’è una sorta di “attuazione debole” del passaggio dal pre-moderno al moderno; passaggio che comunque ha accelerato il processo di svuotamento dei tradizionali legami socio-economici e comunitari, che oggi ritornano, ridotti a folklore, solo a scopi di attrazione turistica e di consumo». C'è un nesso tra criminalità e malessere sociale? «Il malessere economico è sempre più diffuso in Sardegna, ma non può essere utilizzato come una spiegazione della criminalità, altrimenti avremmo registrato atti di criminalità ben più diffusi e più significativi sotto il profilo quantitativo, soprattutto in particolari momenti di crisi come quello attuale, e avremmo anche potuto individuare le eventuali soluzioni. Inoltre, bisognerebbe spiegare come mai altre parti della Sardegna diverse dal Nuorese, che vivono talvolta con maggiore intensità i problemi di assenza di attività economiche e un elevato tasso di disoccupazione, si sottraggano ad un uso diffuso della violenza». Come sta cambiando la criminalità? «Dai dati fornitici dalla Questura di Nuoro risulta che le rapine e i furti si collocano al primo posto, in valori assoluti e in percentuale, rispetto al totale dei reati denunciati. A questi va aggiunto un significativo 5% di truffe e di frodi informatiche, percentuale questa destinata a crescere con la diffusione delle comunicazioni virtuali e l'uso del computer. Le rapine che prevedono una qualche forma di organizzazione – come quelle alle banche e alle poste – sono avvenute quasi tutte nell’area di Tortolì; mentre quelle agli esercizi commerciali hanno riguardato soprattutto la zona di Siniscola. Anche i furti in abitazione avvengono maggiormente nelle aree di Nuoro, San Teodoro, Siniscola, Tortolì e Budoni. I dati della Questura di Nuoro non ci consentono di andare al di là di una mera ipotesi, ma le ricerche precedenti hanno portato ad indicare nell'area Centro-Orientale e in alcune limitate porzioni di territorio, per lo più situate in zone urbane significative e in crescita, come quella di Olbia, una concentrazione di questi fenomeni delinquenziali. Comunque, rispetto ad altre regioni, per le rapine la Sardegna e il Nuorese si collocano nettamente al di sotto rispetto al dato nazionale. Quindi non c'è un'emergenza sociale neppure rispetto alle forme di criminalità predatoria, anche se il clamore normalmente dato dai mass media può far pensare il contrario. Il fatto è che siamo in presenza di un contesto sociale e culturale complessivamente debole e dentro il quale agiscono alcuni soggetti, per lo più giovani che non studiano e non lavorano, che pensano che l'affermazione individuale passi attraverso l'accesso a facili e illecite fonti di guadagno. Fonti che si trovano là dove circolano maggiormente persone e ricchezze e dove ci sono anche più possibilità di consumarle rapidamente». E gli attentati agli amministratori pubblici? «Se consideriamo come attentati l'universo dei casi (60) classificati come tali dalla Questura di Nuoro nel biennio 2010-2011 e che hanno avuto come oggetto di intimidazione sindaci, consiglieri comunali, sindacalisti, dipendenti comunali e/o loro parenti/congiunti (per lo più donne), registriamo un netto scarto in termini quantitativi (assoluti e in percentuale) rispetto al ben più rilevante numero di casi di danneggiamento a danno di comuni cittadini. Se poi dovessimo suddividere sommariamente questo universo tra atti gravi – all'interno dei quali raggruppiamo modalità come ordigni esplosivi, lettere con proiettile e incendi e tentati incendi – e atti meno gravi,come scritte ingiuriose, danneggiamenti auto e altro, potremmo constatare che registriamo nel prima tipologia 34 casi e nella seconda 26. Appare abbastanza evidente che questa seconda tipologia non sarebbe stata rubricata alla voce attentati se avesse riguardato comuni cittadini, perché in quel caso avremmo parlato di "atti di vandalismo", sui quali non ci sarebbe stata alcuna attenzione mediatica: il riferimento è, ad esempio, ad alcune scritte ingiuriose sui muri o al danneggiamento di auto. Infine, sui 60 casi di attentati registrati nel Nuorese, solo uno sembrerebbe andare al di là di interessi particolaristici degli attentatori: il riferimento è alle lettere di minacce (3) indirizzate al sindaco del capoluogo, a un deputato e al presidente della Regione in merito alla costruzione di una nuova caserma. Solo questo caso conterrebbe una qualche politicità dell'atto criminale. I fenomeni di violenza contro soggetti pubblici non va sottovalutato, ma i dati della Questura di Nuoro confermano quanto rilevato in precedenti ricerche del nostro Centro. E cioè che appare superata la fase degli attentati agli amministratori degli anni '80, mentre sono in crescita gli attentati ad operatori economici. Fase, questa, iniziata negli anni '90 e tuttora in pieno corso soprattutto sulle coste della Sardegna orientale, dall'Ogliastra ad Olbia». Insomma, troppo clamore intorno agli attentati agli amministratori? «Quando si parla di attentati è necessario essere molto cauti. Innanzitutto perché c'è un'estrema difficoltà nell'individuare questo atto criminale: per definire un'intimidazione e/o un danneggiamento come attentato sono necessarie indagini giudiziarie più che indagini sociologiche. In secondo luogo, perché è troppo elevata la percentuale di attentati compiuti da ignoti, e ciò impedisce di individuare motivazioni, dinamiche, legami tra vittima e autore. In terzo luogo, perché questo tipo di atti criminali è presente soprattutto là dove vige una scarsa disponibilità delle comunità a farsi “coscienza civile”. In questo contesto, gli attentati agli amministratori (sindaci, assessori comunali, tecnici comunali, dirigenti locali di partito e anche ex sindaci ed ex assessori), definiti negli anni '80 una novità dagli studiosi del fenomeno e dai giornalisti in relazione sia alle aree colpite (le cosiddette zone interne) sia alle tipologie di vittime, continuano a suscitare più clamore di quelli rivolti a comuni cittadini, soprattutto ad operatori economici nelle aree costiere. Eppure, da tutte le nostre rilevazioni, compresi i dati fornitici dalla Questura di Nuoro, è emerso che i privati sono vittime di attentati in misura maggiore degli amministratori pubblici. In tutti i casi, gli attentati “a scopo” in Sardegna non sono un fatto nuovo, basti vedere le statistiche sulla delittuosità. Ciò significa che l'isola ha un problema più ampio di quanto mediamente accade in gran parte delle regioni italiane, escluse quelle dove c’è un controllo del territorio da parte della criminalità di stampo mafioso».

Questionario e social

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