UniCa UniCa News Rassegna stampa Mercoledì 28 dicembre 2011

Mercoledì 28 dicembre 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
28 dicembre 2011
ufficio stampa e redazione web
RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
 

 
L’UNIONE SARDA

1 - L’Unione Sarda / Iglesias (Pagina 22 - Edizione PC)
MONTEPONI. Nuovi corsi
Dalla Regione 410 mila euro per l’Università
La Regione stanzia 410 mila euro per l’Università. Il provvedimento è stato adottato dalla Giunta, su proposta di Sergio Milia, assessore alla Pubblica Istruzione, e rientra in un finanziamento complessivo di 6 milioni di euro da ripartire tra le sedi universitarie decentrate. A Iglesias spetta l’importo più basso rispetto ai 609.984 di Olbia, gli oltre 2 milioni 700 mila per il Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale e i 2 milioni 247 mila al Consorzio Uno di Oristano.
I FINANZIAMENTI La notizia dei finanziamenti è stata diffusa dalla Regione con un comunicato stampa, nel quale non può sfuggire un particolare curioso: per la Regione, a Iglesias, sarebbero presenti «due corsi di laurea in esaurimento e per giunta di imminente chiusura». In realtà l’unico corso di laurea operativo era quello in Scienza dei materiali, ma si è concluso a novembre con la laurea di tre studenti. Un epilogo scontato, giacché nel 2009 il corpo docente aveva deciso di dirottare le nuove iscrizioni alla cittadella universitaria di Monserrato. Un trasloco forzato e sofferto, arrivato al termine di una lunga vertenza con la Regione, che qualche anno prima aveva deciso di ridurre i finanziamenti per Monteponi.
UNIVERSITÀ A DISTANZA Archiviato il capitolo dell’attività didattica in senso stretto, l’Università riprende a dare segnali di vita con alcuni progetti: il corso “e-learning” in Amministrazione e Organizzazione. (c. s.)

 
2 - L’Unione Sarda / Provincia di Sassari (Pagina 23 - Edizione OL)
ALGHERO. Bruno accusa
Solo le briciole all’Università migliore d’Italia
La Facoltà di Architettura rischia davvero di chiudere i battenti. La Regione, per il 2011, ha finanziato il corso di studi di Alghero con appena 250 mila euro, briciole rispetto a quanto riservato ad altri poli universitari, come quello di Olbia che, per esempio, ha incassato oltre 600 mila euro. Con pochi soldi in cassa non sarà possibile programmare l’attività didattica, rinnovare i contratti dei trentasette docenti di ruolo, dare certezze agli oltre cinquecento studenti che frequentano i quattro filoni disciplinari.
CASTIGO Un castigo iniziato nel 2008, da quando la facoltà algherese è stata relegata a sede suburbana di Sassari e dunque tagliata fuori dal fondo riservato alle università decentrate. Una definizione impropria e senza senso geografico. «Se la Regione ha deciso di chiudere Architettura di Alghero lo dica chiaramente. Così è un’agonia», ha commentato il vice presidente del Consiglio regionale Mario Bruno. «Eppure - continua - è una delle poche, riconosciute, eccellenze sarde». Quella algherese è l’unica facoltà del Centro-Sud d’Italia, riconosciuta dal Censis, ad aver conquistato la leadership nel panorama dell’offerta universitaria. Ma Cagliari sembra non tenerne conto, ostinandosi nella «evidente e mostruosa disparità incalza Bruno - tanto più se pensiamo che circa 2.700.000 euro sono stati destinati al Consorzio per la promozione degli studi universitari nella Sardegna centrale, 2.300.000 al Consorzio Uno di Oristano e 410.000 al Consorzio Ausi di Iglesias».
MOBILITAZIONE INUTILE Nulla è cambiato insomma, dal giorno della mobilitazione generale, avvenuta nella primavera del 2010, quando in migliaia erano scesi in piazza per chiedere a gran voce che il corso di laurea continuasse a esistere con i livelli qualitativi che da sempre l’hanno distinto in questi dieci anni di vita. Adesso, a giudizio del vicepresidente, il Consiglio regionale dovrebbe farsi carico di affrontare con determinazione il tema relativo al finanziamento del sistema universitario sardo, ricercando parametri oggettivi, valutando soprattutto i risultati per ciascun euro speso. (c. fi.)
 
 
3 - L’Unione Sarda / Provincia di Nuoro (Pagina 20 - Edizione NU)
Lo studio affidato all’Università
Nuovo piano traffico, a Siniscola si riparla di trasporto pubblico
Non solo l’addio agli ingorghi negli incroci e al traffico caotico ma anche un piano per dotare Siniscola di linee di trasporto pubblico, riprendendo un progetto di cui si torna a parlare ciclicamente. L’amministrazione comunale è, infatti, al lavoro per riazionalizzare il sistema di circolazione all’interno del centro cittadino e delle frazioni costiere. Per questo motivo nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo d’intesa con il Centro ricerche economiche e di mobilità dell’Università di Cagliari, a cui è stata chiesto l’elaborazione di un approfondito studio di tutto il sistema viario del territorio comunale.
Si tratta del tentativo di dare una risposta concreta ad un argomento molto sentito a Siniscola e che in passato è stato al centro di discussioni e di infinite polemiche. L’ultima si era registrata nello scorso mese di ottobre quando la minoranza del gruppo di centrodestra “Idea Siniscola” attraverso il suo leader, Pepe Mele, si era fatta portavoce delle ennesime lamentele avanzate da centinaia di automobilisti, per il caos che quotidianamente si verifica nelle strade adiacenti alle scuole cittadine. Problema urgente, sul quale il sindaco Rocco Celentano dice di aver già posto mano con provvedimenti tampone, anche se non nega che la via per rendere più scorrevole la circolazione, resta quella di definire una volta per tutte, un piano traffico che riveda nel suo complesso l’intero sistema. D’altronde c’è da risolvere anche la questione della circolazione estiva che con il progressivo aumento dovuto alla presenza dei turisti, resta una delle priorità assolute a cui porre rimedio. «Il nostro obiettivo - dice Rocco Celentano - è quello di snellire in tutti i suoi aspetti il traffico cittadino. Il nuovo Piano che sarà predisposto dagli esperti da una parte dovrà rispondere alle esigenze della circolazione anche con la realizzazione di rotonde nei punti più strategici (si parla già di soluzioni di questo tipo per l’incrocio tra via Conteddu e Matteotti e in quello tra via Grasmci e De Gasperi), ma anche nel favorire la mobilità della gente con veicoli pubblici». Si riparla, insomma, del trasporto interno per collegare, oltre i quartieri periferici di Siniscola, anche le varie frazioni costiere: «Soprattutto su questa novità - conferma il sindaco - intendiamo impegnarci fino in fondo».
Fabrizio Ungredda
 
 
4 - L’Unione Sarda / Cronaca di Cagliari (Pagina 19 - Edizione CA)
Nel 2012 con l’apertura del penitenziario di Uta
Buoncammino tornerà alla città
Carcere, nessuno si sbilancia Cappellacci, Quaquero e Zedda: le scelte siano condivise
L’apertura del carcere di Uta coinciderà con la chiusura di Buoncammino. Il Dipartimento penitenziario ha già messo il veto sugli uffici che verranno utilizzati per ospitare la sede del Dap. Rimane da capire cosa ne sarà della parte detentiva. I tempi sono maturi per iniziare a ragionarci sopra. Con la firma del decreto del ministro della Giustizia, che potrebbe arrivare l’anno prossimo, la struttura sul colle omonimo diventerà di proprietà della Regione, che dovrà decidere sul suo futuro per evitare che si ripeta lo scandalo dell’ex caserma dell’Aeronautica di Monte Urpinu, bene militare dismesso inutilizzato da anni.
LA REGIONE Il presidente della Regione Ugo Cappellacci schiaccia sull’acceleratore. «L’annunciata dismissione del carcere di Buoncammino impone di attivare immediatamente il dibattito sulla futura destinazione del complesso affinché, appena si concretizzerà, il capoluogo sia nelle condizioni di cogliere l’opportunità di riappropriarsi di uno dei suoi colli, dei suoi angoli più suggestivi». Regioni ed enti locali hanno a disposizione sempre meno risorse. Quale potrà essere il futuro della struttura considerati anche i vincoli della Sovrintendenza? «La nuova destinazione deve essere decisa insieme al Comune - afferma Cappellacci - attivando tutti gli strumenti di democrazia partecipata necessari a prendere una decisione cruciale per il destino della città». Niente imposizioni? «Un’eventuale scelta calata dall’alto non solo non è auspicabile, ma avrebbe vita breve. Occorre invece garantire il massimo coinvolgimento della comunità affinché i progetti non diano luogo a corpi estranei, avulsi rispetto al contesto sociale, culturale e urbanistico in cui andranno a inserirsi, ma siano invece espressione delle esigenze e dei valori della città. Il carcere è in una zona strategica, vicino a Castello, all’Anfiteatro, alla zona universitaria, ai Giardini Pubblici». Come programmare il futuro del carcere? «Il percorso da intraprendere - conclude Cappellacci - può anche prevedere un concorso di idee, ma credo che la comunità debba pronunciarsi su una scelta di fondo: Buoncammino deve diventare uno spazio per la collettività».
LA PROVINCIA Il vice presidente della Provincia Angela Quaquero fa riferimento al passato. «Negli anni ’70 il vecchio carcere di Nuoro fu demolito. Per evitare di commettere lo stesso errore è necessario trovare sinergie tra le istituzioni». Come? «Bisogna aprire un tavolo, Buoncammino è in una posizione bellissima, strategica. Il suo recupero è un’occasione rara per la città». E il futuro? «Vietato sbilanciarsi, prima è fondamentale studiare le esigenze del capoluogo».
IL COMUNE Anche il sindaco Massimo Zedda preferisce tenere i piedi per terra. «L’acquisizione del carcere di Buoncammino sarà un percorso lungo, ancora tutto da stabilire in collaborazione con Regione, Università e Soprintendenze. Il concorso di idee internazionale è la via più adeguata per valorizzare in futuro la struttura: tenendo conto del fatto che quell’area sarà al centro del percorso museale, archeologico e naturale che immaginiamo attraverso l’Orto dei Cappuccini, l’Anfiteatro, l’Orto Botanico e verso gli spazi che si libereranno all’Ospedale Civile».
Andrea Artizzu
 


 
LA NUOVA SARDEGNA 
 
5 - La Nuova Sardegna / Pagina 17 - Attualità
Istat: 1.300 “cervelli” fuggiti in un anno 
L’indagine rivela che il 7% dei ricercatori sceglie di andare all’estero 
ROMA. Non si arresta la fuga dei cervelli all’estero. Secondo un’indagine dell’Istat compiuta su oltre 18mila dottori di ricerca, quasi 1.300 - il 7 per cento - si sono spostati all’estero. La ricerca è stata realizzata tra dicembre 2009 e febbraio 2010 e riguarda i dottori di ricerca che avevano conseguito il titolo nel 2004 e nel 2006.
La «fuga» ovviamente non riguarda soltanto i paesi esteri ma rimarca anche, all’interno del Paese, la differenza tra Nord e Sud. Di questo 7%, spiega l’Istat, lo 0,6% già risiedeva all’estero. E all’interno della percentuale del 6,4%, risultano più all’estero i maschi delle femmine (7,6% contro 5,1% delle femmine). Si sposta di più soprattutto verso altri paesi chi ha conseguito il dottorato in giovane età (meno di 32 anni) e chi proviene da famiglie con un elevato livello d’istruzione (in cui almeno uno dei due genitori ha conseguito un titolo universitario).
Dall’indagine, emerge che di questi circa 1.300 ricercatori che ora risiedono all’estero, migrano con più frequenza i dottori di ricerca dell’area delle Scienze fisiche (il 22,7%) ma sono attratti dall’estero anche quanti hanno conseguito il dottorato in ambito matematico e informatico. Dei 1.300 ricercatori fuggiti, il 41,2% aveva la residenza (prima della fine del dottorato) al Nord, il 23,3% al Centro e il 24,2% al Sud. Le regioni settentrionali presentano inoltre le più elevate quote di spostamenti verso l’estero: si va dal 6,9 dell’Emilia-Romagna al massimo 10,5% della Liguria. Inoltre, i dottori di ricerca che hanno trascorso periodi in un altro Paese, risultano vivere all’estero in una quota doppia rispetto alla media generale (12,9% contro 6,4%); un risultato in parte, attribuibile al sostegno della cultura della mobilità da parte delle istituzioni nazionali ed europee.


6 - La Nuova Sardegna / Pagina 11 - Sardegna
LA PROTESTA 
Bruno: «Cifre irrisorie alla Facoltà di Alghero» 
CAGLIARI. I 250 mila euro alla facoltà di Architettura di Alghero, che dipende dall’ateneo di Sassari, sono insufficienti: se la Regione ha deciso di chiuderla lo dica chiaramente». Lo ha affermato Mario Bruno (Pd), vice presidente del Consiglio regionale. Il quale ha ricordato che si parla di «una delle poche riconosciute eccellenze sarde». Pertanto «non è ammissibile che l’unica facoltà isolana situata in una sede diversa da quella di ateneo sia stata considerata dalla Regione meno di un corso di laurea in una sede decentrata. Le cifre parlano chiaro. Mi sembra fuori da ogni logica l’aver finanziato nel 2011 la Facoltà algherese, vera e propria eccellenza nazionale ed internazionale come riconosciuto dal Censis ormai da anni, con soli 250.000 euro, mentre un corso universitario, pur altrettanto meritevole, come quello istituito a Olbia, ha visto assegnati 610.000 euro». Mario Bruno ha concluso dicendo che, in sede di manovra finanziaria, «per nostra iniziativa il Consiglio regionale si farà carico del problema».
 
 
7 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
Meno locali, più lavoro: se dalla discoteca arrivano i nuovi manager 
Secondo l’analisi dell’Università il “popolo della notte” frequenta i locali notturni ma cerca di sfruttare l’occasione per inventare professioni alternative 
SASSARI. Quello della notte è solo un mondo tentacolare o può diventare anche una opportunità di investimento? Gli stili del divertimento giovanile sono sicuri? Che ruolo hanno gli amministratori pubblici e i titolari di locali notturni? Sono i temi cruciali al centro della ricerca «Notte brava, brava notte», realizzata dallo staff di psicologia giuridica e sociale dell’Università, in collaborazione con il Dipartimento di economia istituzioni e società dello stesso ateneo. I primi risultati dell’indagine, durata un anno, sono stati presentati ieri, al Tribunale minorile.
 Nella sala conferenze del palazzo di Piandanna, presenti, oltre al rettore Attilio Mastino, il responsabile della giustizia minorile in Sardegna, Sandro Marilotti. Una meticolosa raccolta di dati, condotta da Patrizia Patrizi, ordinaria di Psicologia giuridica e sociale, e Anna Bussu, assegnista di ricerca dello stesso dipartimento, che per mesi hanno guidato un’equipe di ricercatori sguinzagliati in tutta l’isola a scandagliare, con gli strumenti della ricerca sociale, il “popolo della notte”. Dai dati, presentati da Anna Bussu, filtra in controluce l’immagine di un mondo popolato da giovani tra i 26 e i 35 anni, studenti universitari e giovani lavoratori che nel fine settimana, con un picco durante il periodo estivo, frequentano i locali notturni o partecipano a eventi spettacolari di carattere culturale. Attraverso una serie di interviste e l’elaborazione di questionari, i ricercatori, coadiuvati dagli specialisti del Consorzio Nova e gli operatori del Silb-Fipe (associazione italiana imprese di intrattenimento da ballo e di spettacolo) hanno passato al setaccio otre 60 locali notturni nelle quattro province storiche, mettendo in contatto i titolari con un campione di frequentatori attraverso il sistema del focus. L’intento è quello di analizzare il sistema e capire dove e come si può intervenire per migliorarne il funzionamento, a cominciare dalla sicurezza. Da qui l’opportunità di trasformare le criticità in occasione di sviluppo per fare impresa. Ciò che balza agli occhi è l’inversione di tendenza, maturata in poco meno di un decennio, secondo cui giovani e giovanissimi non vedrebbero più nella discoteca l’unico modello di divertimento: «Si sono dilatati i tempi - spiega la dottoressa Bussu - in discoteca mediamente si arriva verso le 3 del mattino e pochi sono propensi a pagare per intero l’ingresso che consente una sosta tutto sommato limitata». Nascono mode e tendenze nuove come l’apericena (bevanda analcolica consumazione) oltre al classico happy hour, fascia oraria in cui i locali pubblici applicano sconti sulle consumazioni. Tutto questo avviene prima dell’ora canonica in cui un tempo si andava in discoteca. Tirando le somme sembra che la discoteca tradizionale non tiri più se è vero, come ha rimarcato Anna Bussu, che dal 2000 le presenze si sono ridotte del 50 per cento. Le note dolenti si fanno sentire quando si affronta il tema della sicurezza e qui si inserisce l’altro aspetto della ricerca, quello legato alle opportunità occupazionali in un mondo fatto principalmente da giovani, in cui i giovani stessi potrebbero diventare attori di uno sviluppo sostenibile. «Nascono nuove figure professionali - prosegue Anna Bussu - funzionali alla domanda sempre crescente di nuova sicurezza, quella che serve per migliorare la qualità del divertimento». Dagli addetti alla sicurezza, alle pubbliche relazioni, dai dj alla promozione e organizzazione di eventi. Ruoli e funzioni analizzati nell’ambito di un master, «Management del divertimento notturno», che rappresenta il punto di arrivo del programma varato dall’università. A questo riguardo «è determinante il concorso di amministratori e istituzioni pubbliche - conclude la Bussu - a cui spetta il compito di pilotare le dinamiche di questo cambiamento». Al convegno hanno preso parte anche Alessio Marras e Cecilia Sechi, assessore alle Politiche giovanili di Palazzo Ducale e garante per i detenuti, e Vincenzo Castelli, presidente del Consorzio Nova, che si occupa di giovani.
 
 
8 - La Nuova Sardegna / Pagina 26 - Sassari
AULA MAGNA 
Musica all’Università per l’anniversario 
SASSARI. L’associazione Ellipsis e il circolo ricreativo dell’Università partecipano alle celebrazioni per i 450 anni dell’Ateneo. Oggi alle 19, nell’aula magna di piazza Università, i sodalizi, col sostegno dell’assessorato regionale allo Spettacolo, concerto dell’orchestra da camera Ellipsis, diretta dallo statunitense Jeffrey Silberschlag, col coro polifonico algherese diretto da Ugo Spanu e il solista Tony Chessa al flauto. In programma musiche di Manfredini, Mercadante, Elgar, Mozart, Händel. Si replica domani nella cattedrale di Alghero. Ingresso libero.
  

QUOTIDIANI NAZIONALI
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