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RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI
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1 - L’Unione Sarda / Sulcis Iglesiente (Pagina 23 - Edizione PC)
Nuove iniziative del Consorzio Ausi: 500 mila euro per tre progetti
Assegni di ricerca e laboratori nell’Università di Monteponi
Si riparte dalla ricerca. Archiviato (almeno per ora) il capitolo dell’attività didattica, il polo universitario di Monteponi riprende a dare segnali di vita con tre progetti di ricerca nel campo dei materiali, energia e ambiente. Si partirà entro l’anno e l’attività, nella quale saranno impegnati tre assegnisti di ricerca affiancati dai docenti, sarà di durata triennale.
IL PROGETTO La buona notizia è arrivata al termine dell’ultima riunione del consiglio d’amministrazione del Consorzio Ausi, durante la quale sono stati adottati diversi provvedimenti, con un impegno di spesa complessivo pari a circa 500 mila euro. Certo non basta a rallegrare gli animi delusi per la conclusione, al momento senza possibilità di ripescaggio, del corso di laurea in Scienza dei materiali, ma il settore della ricerca è quello sul quale tutti puntavano l’attenzione. Tore Cherchi, presidente della Provincia e del Cda dell’Ausi, lo dice senza esitazioni: «Non possiamo definirlo un progetto gigantesco, ma è sicuramente importante. È una dimostrazione concreta di come il Consiglio dell’Ausi vuole tenere vive le attività a Monteponi». Se questo, in seguito, possa essere utile anche per una ripresa vera e propria dei corsi universitari non è dato sapere, ma di sicuro può essere considerato un segnale positivo.
LA RICERCA L’avvio dei progetti di ricerca sarà possibile grazie alle convenzioni con l’Istituto per l’officina dei materiali del Cnr (Iom), nonché con i dipartimenti Scienze chimiche e Scienze della terra dell’Università di Cagliari. Saranno stipulati tre contratti per assegnisti di ricerca, i quali avranno il compito di svolgere l’attività a palazzo Bellavista e nel laboratorio chimico dell’Igea. Il campo d’azione è interessante e riguarderà: Inquinamento di metalli pesanti: un modello teorico dell’assorbimento di ioni metallici da parte di superfici di biominerali; Economia di idrogeno: tecnologie di produzione e purificazione; Composti singoli e binari per la rimozione di contaminanti inorganici da acque e reflui.
L’AULA MAGNA L’Ausi ha anche deciso di realizzare un impianto di traduzione simultanea nell’aula magna di Bellavista, utile anche in vista delle iniziative di carattere internazionale già programmate. Programmata, inoltre, la progettazione di interventi di adeguamento della Foresteria di Monteponi, utilizzata per ospitare gli studenti. (c. s.)
2 - L’Unione Sarda / Cagliari e Provincia (Pagina 15 - Edizione CA)
L’assessorato regionale al Lavoro stanzia 47 assegni per i più meritevoli
Borse di studio per studenti extracomunitari
L’assessorato del Lavoro ha bandito 47 borse di studio in favore di studenti extracomunitari più meritevoli. I candidati devono aver frequentato nell’anno scolastico o accademico 2010/2011: scuole pubbliche secondarie di primo e secondo grado della Regione Sardegna e corsi di laurea triennale di primo livello o a ciclo unico e di laurea specialistica o magistrale negli atenei regionali. Tra i requisiti: essere un cittadino extracomunitario, romeno o bulgaro; non avere beneficiato, per l’annualità 2010/2011, di altra borsa di studio e avere nel 2010 un reddito familiare non superiore a 25 mila euro.
Nel dettaglio, le risorse disponibili ammontano a sessanta mila euro, da ripartire in quattro tipologie di borse di studio: scuole secondarie di I grado (20 borse da 600 euro ciascuna); scuole secondarie di II grado (18 borse di importo pari a mille euro ciascuna); triennio dei corsi di laurea di I livello o a ciclo unico (6 borse da 3 mila euro ciascuna) e biennio dei corsi di laurea magistrale/specialistica o a ciclo unico (3 borse di importo pari a quattromila euro ciascuna).
L’intervento mira a sostenere il diritto allo studio degli studenti più meritevoli e a favorire il raggiungimento di livelli più elevati di istruzione. Gli interessati dovranno presentare la domanda entro le 13 del 14 novembre, tramite posta raccomandata, agenzia di recapito o consegna a mano, all’indirizzo Regione autonoma della Sardegna, assessorato del Lavoro, formazione professionale, cooperazione e sicurezza sociale Servizio politiche sociali, cooperazione, sicurezza sociale via XXVIII Febbraio, 5 09131 Cagliari.
Alessia Corbu
3 - L’Unione Sarda / Cultura (Pagina 46 - Edizione CA)
Lectio del combattente e film di Issra e Università di Cagliari sull’aprile del ’45
La vittoria malinconica dal partigiano Nino
La Resistenza del comandante Garau 66 anni dopo
Il comandante Nino Garau aveva poco più di vent’anni quando osservando i muri delle case sfregiati dalle fucilate, il fumo arrampicarsi per le strade, i feriti ansimanti venir trasportati d’urgenza, realizzò di aver liberato Spilamberto, piccola enclave nella provincia di Modena. Era la sera del 22 aprile 1945.
«Venni preso da un’emozione ambigua, contrastante», spiega oggi, a 66 anni di distanza, il comandante partigiano: «Da una parte l’immensa felicità per la vittoria: il raggiungimento di un sogno di giustizia. Dall’altra un’enorme tristezza: il ricordo dei tanti compagni caduti in battaglia. Sensazioni irripetibili, forse. Ecco perché oggi ho deciso di raccontarle. Qui, davanti ai giovani. Perché possano avere un esempio, in questa nuova stagione di difficoltà per l’Italia. Ma questa è politica. Voglio che la mia sia solo storia»
Il racconto di Nino trova un sentiero fuori dalla memoria nel 2007. Per la prima volta confida a Giuseppe Caboni le imprese dei 500 della “Brigata Casalgrandi”. Un riserbo lungo 70 anni. Una lezione di modestia che suona irreale agli studenti dell’Istituto tecnico Scano di Monserrato, raccolti ieri mattina nell’aula magna per la presentazione di un filmato che ricostruisce le gloriose, amare avventure del comandante Garau. All’orecchio di Giuseppe Caboni non sfuggì infatti la rilevanza di quella involontaria confessione. Da responsabile dell’Istituto sardo per lo studio della Resistenza e l’Autonomia, pensò subito di agire per strappare la testimonianza all’oblio.
Ad assisterlo i giovani volontari collaboratori dell’Istituto e del Laboratorio di Etnografia visiva dell’Università di Cagliari: Walter Falgio, Donatella Picciau, Francesco Bachis, Laura Stocchino e Francesco Capuzzi. Un giornalista, uno storico, un antropologo e due cineasti per le ricostruzione- intervista che nella sua forma definitiva, prevista per dicembre, prenderà il titolo di “Un sardo nella Resistenza”, 24 ore di pellicola che verranno addensati in un medio metraggio di 50 minuti. I nuovi testimoni, i ragazzi dello Scano, hanno avuto la possibilità di vedere in anteprima quattro spezzoni, commentati in sala dalle luminose riflessioni in sala del partigiano Nino.
Il dottor Antonio Garau nasce a Cagliari il 12 dicembre 1923, in una famiglia borghese baciata dalla fortuna di una consistente eredità edilizia. Terminati gli studi classici al Dettori si trasferisce a Modena, dove conclude il primo ed il secondo corso ufficiali dell’aeronautica. Fra lui e il titolo di pilota l’8 settembre 1943: l’armistizio firmato da Vittorio Emanuele che pone fine all’alleanza con la Germania nazista e abbandona ad uno stupore sbandato le truppe italiane.
Dopo i primi giorni di incertezza il non ancora ventenne cadetto trova rifugio a San Vito, frazione del comune di Spilamberto. Qui viene assorbito dalla forze antifasciste, un coacervo di varia estrazione politica, contadini che conservano cibo ed armi, donne in bicletta esperte in comunicazione e preti pronti a morire per nascondere un soldato. «Qui conobbi l’ingiustizia, la fame. Mi confrontai con la dignità e gli stenti dei poveri. Una conoscenza che mi era stata impedita dalla mia estrazione sociale. I capi partigiani mi chiesero cosa pensassi del fascismo. Risposi che volevo solo che la guerra finisse. Il popolo mi fece comandante».
Seguono 18 mesi di agguati, sabotaggi, morte, piccoli successi. Fino alla sera del 22 aprile ed alle gioie della malinconica vittoria. «Un caso carico del massimo valore storiografico - commenta Giangiacomo Ortu, presidente dell’Issra: «È inconcepibile come solo adesso siano stati utilizzati questi mezzi per la conservazione delle testimonianze orali. Almeno il 90% della nostra memoria di quegli anni è andata perduta».
Una memoria umana, civile, figlia di un’epoca dove l’orrore costrinse gli uomini ad assaporare il sangue di parole come giustizia, fratellanza, dignità, silenzio. Il comandante Garau sceglie i versi di “A coloro che verranno” di Brecht per salutare i ragazzi dello Scano: “Oh noi/ che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza/ non si potè essere gentili/ ma voi quando sarà venuta l’ora/ che all’uomo un aiuto sia l’uomo/ pensate a noi con indulgenza”.
Luca Foschi
4 - L’Unione Sarda / Cronaca Regionale (Pagina 4 - Edizione CA)
D’Alema: «L’Italia è in pericolo Serve un governo d’emergenza»
«Berlusconi deve dimettersi, con i suoi errori ha snervato il Paese»
Dalla redazione
ROMA «Il vero dramma dell’Italia? Si chiama Silvio Berlusconi». Scandisce bene queste due parole Massimo D’Alema, presidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) oggi a Cagliari per tenere una lectio magistralis su “Il rapporto tra democrazia, partecipazione e decisione nelle istituzioni moderne”, alla facoltà di Giurisprudenza.
Borse in caduta libera, spread al record storico, tasso di disoccupazione in crescita. Un’Italia in rosso come non mai. Presidente D’Alema, cosa dovrebbe fare il Paese per uscire dalla tempesta della crisi finanziaria internazionale?
«Innanzitutto deve uscire dalla debolezza con cui si trova ad affrontare la crisi internazionale. Debolezza che porta un nome e un cognome: Silvio Berlusconi, che ha doppie e gravi responsabilità sulla situazione del Paese».
Quali?
«La prima è di aver snervato l’Italia in dieci anni di governo. Con i governi di centrosinistra degli anni ’90, avevamo avviato una politica di consistente riduzione del debito e della spesa pubblica corrente. Alla fine del decennio scorso, il debito pubblico era sceso da 121 al 108% e la spesa pubblica corrente era pari al 46 % del Pil. In dieci anni di populismo berlusconiano-leghista il debito pubblico è schizzato al 121% e la spesa pubblica al 53%. Berlusconi ha invertito la tendenza positiva. La seconda colpa del premier è sui tempi della crisi, iniziata nel 2008: il governo per tre anni ha detto agli italiani che tutto andava bene e che non c’era alcuna crisi, di cui si è accorto solo adesso».
Gli errori più gravi del presidente del Consiglio?
«Vari. Nel lungo periodo a causa delle politiche populiste che ha attuato e che, come dicevo, hanno portato alla ripresa del debito pubblico. A ciò si aggiungono gli errori congiunturali per fronteggiare una crisi continuamente negata e che negli ultimi mesi lo ha costretto a una rincorsa affannosa per evitare il crollo del Paese. Una rincorsa drammatica perché, come dicono tutti gli analisti, il collasso dei titoli italiani - che hanno uno spread maggiore di quelli spagnoli rispetto alla Germania - è un dato che pagheremo carissimo: stiamo vendendo i Btp al 6,5%, e questo accade perché abbiamo sulle spalle un “costo Berlusconi”. E il premier non ha avuto né il buonsenso di dimettersi, né la sensibilità di Zapatero che ha anticipato le elezioni, annunciando la sua non ricandidatura. È un uomo che mette il suo permanere a Palazzo Chigi al di sopra del bene del Paese e non ha nessuna credibilità a livello internazionale».
Però l’Europa ha promosso la lettera di intenti del premier…
«Dopo la lettera di Berlusconi, all’apertura dei mercati, i tassi di interesse sui titoli sono schizzati al 6,5%. E’ evidente che gli investitori delle sue lettere non sanno che farsene e che non ha alcuna credibilità. Il fatto, poi, che l’Italia sia un “sorvegliato speciale” come la Grecia, che è sull’orlo del default, la dice lunga. E questa è una condizione causata dal capo del governo».
Presidente, se Berlusconi rimane a Palazzo Chigi, fineremo sull’orlo del default come la Grecia?
«Se Berlusconi resta, il Paese non ne esce. La situazione, cosi com’è, è insostenibile».
Napolitano parla di «larghe intese», il Pd chiede un governo d’emergenza, che fase si apre?
«La fase che si apre dipende dal presidente del Consiglio. Certo, è chiaro che non possiamo sostenere il governo Berlusconi: non lo capirebbe nessuno e non servirebbe, perché non introdurrebbe quello choc politico positivo di cui il Paese ha bisogno. Occorre un governo di responsabilità nazionale sostenuto da tutti i partiti».
Niente elezioni anticipate quindi…
«Secondo i sondaggi, il centrosinistra ha dieci punti di vantaggio. Dunque la nostra convenienza sarebbe andare al voto, ma per il bene del Paese siamo pronti ad assumere una responsabilità primaria con un governo d’emergenza».
Se, invece, lo scenario fosse quello del voto anticipato, spalancherete le porte al Terzo Polo?
«Le opposizioni sono unite e noi siamo convinti che sia fondamentale promuovere un’ampia alleanza tra progressisti e moderati. L’obiettivo? Ricostruire una maggioranza forte in Parlamento e nel Paese. Il futuro dell’Italia richiede una coalizione in grado di fare riforme decisive e nessuno pensa si possa continuare con Berlusconi, eccetto alcuni suoi fedelissimi».
Fedelissimi che potrebbero migrare tra i malpancisti del Pdl, visto la lettera degli scontenti all’interno del partito.
Nel Pdl c’è la consapevolezza della necessità di una svolta, ma manca il coraggio di un’assunzione di responsabilità di fronte al padre-padrone di quel partito».
Chi ha dimostrato invece di essere un battitore libero è il rottamatore Renzi. Che messaggio gli manderebbe?
«Non spetta a me lanciare messaggi. Il sindaco di Firenze è la dimostrazione che il nostro partito ha promosso una nuova classe dirigente. Renzi è brillante e molto bravo a promuovere la sua immagine. Sono contrario a fare polemiche e, al tempo stesso, a enfatizzare il suo ruolo: crescerà e il suo valore sarà dimostrato nel tempo».
La pensione a 67 anni divide sia il centrodestra che il centrosinistra. E’ una riforma obbligata o esiste un’alternativa?
«La riforma è già stata fatta, è quella Dini e porta la firma del centrosinistra. Il difetto di quel sistema è che ha meccanismi lenti. Bisogna accelerarne la messa a regime per passare rapidamente al sistema contributivo».
La questione delle pensioni ha teso i rapporti tra Lega e Pdl: questo patto può durare ancora?
«Non lo so. Mi pare che la Lega abbia perduto lo slancio vitale che aveva all’inizio e appare in una posizione subalterna rispetto al presidente del Consiglio».
Stiamo entrando nella terza Repubblica?
«Mi sono perso la seconda… Noi abbiamo vissuto una grande crisi del sistema democratico italiano agli inizi degli anni ’90 e da questa crisi il Paese è uscito attraverso la scorciatoia del populismo e dell’antipolitica. Dobbiamo uscire dal berlusconismo, non solo da Berlusconi, dando finalmente al bipolarismo italiano una matrice europea democratica. Guardiamo alla Germania, che ha un sistema politico basato su un chiaro bipolarismo».
L’allarme terrorismo lanciato dal ministro Sacconi è legittimo o eccessivo?
«Trovo del tutto improprio, per il suo ruolo istituzionale, che il ministro del Lavoro lanci allarmi di questo tipo. Che Sacconi annunci la presenza di gruppi terroristici è la dimostrazione della grande confusione in cui versa il governo: sarebbe come se Maroni annunciasse la riforma del lavoro. Se c’è un allarme di questo tipo lo deve dire il ministro dell’Interno in Parlamento, comunicando contestualmente quali misure ha messo in atto».
Un giudizio sulla politica industriale e contrattuale di Sergio Marchionne.
«Tutto ciò che porta a un conflitto tra le parti sociali non serve al Paese. Non sono contrario a un sistema che valorizzi di più la contrattazione a livello aziendale, ma questo va concordato con le forze sociali nell’ambito di un negoziato, che va fatto tra le grandi organizzazioni. Indebolire Confindustria e il dialogo tra le parti sociali non è saggio per la tenuta del Paese».
Della Valle e Montezemolo entrano in politica?
«Non so cosa intendano fare. Ritengo che il Paese abbia bisogno dell’impegno di personalità che vengono dalla società civile e dal mondo dell’impresa. Non ritengo utile, invece, la figura di un demiurgo: fa parte di un’ideologia antidemocratica e antipolitica, che il Paese ha già sperimentato con Berlusconi».
Come vede la situazione in Sardegna?
«La Sardegna ha rappresentato un test del fallimento della destra al governo. I sardi se ne sono accorti, nel senso che le ultime amministrative hanno portato un vento di cambiamento marcato. Siamo nella condizione di candidarci al governo della Sardegna con molta autorevolezza sulla base di una spinta popolare. Nell’Isola la destra è apparsa portatrice di interessi particolaristici e di natura affaristica».
Roberta Floris
CAGLIARI. Alle 11 in facoltà di giurisprudenza
Oggi la “Lectio magistralis”
Oggi Massimo D’Alema terrà una Lectio Magistralis su “Rapporto tra democrazia, rappresentanza e decisione”. L’intervento, in programma alle 11 nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, in via Nicolodi 102, precederà un breve dibattito. I lavori si concluderanno alle 13.30.
La Lectio è l’evento finale del progetto regionale Sardi europei, relativo ai progetti a favore e dei giovani e degli adolescenti e promosso dall’associazione Amici di Sardegna in collaborazione con Ancitel Sardegna, Fondazione Enrico Berlinguer, Anci Sardegna e Associazione Trecentosessanta. Il progetto è rivolto a circa 250 giovani dai 18 ai 30 anni residenti in Sardegna e provenienti dai consigli comunali e provinciali e dalle associazioni culturali dell’isola.
L’iniziativa è nata dall’idea di sviluppare, in una nuova generazione di ragazzi e ragazze impegnate nelle istituzioni e in attività culturali, una nuova coscienza civile, una maggiore consapevolezza delle sfide politiche e sociali del nostro tempo, maggiori strumenti di conoscenza delle istituzioni, in tutti i suoi livelli, e un’educazione alla legalità finalizzata alla crescita di una cultura partecipativa e democratica.
Nel corso di un anno si sono svolti seminari, workshop, una visita guidata di tre giorni a Bruxelles e altre visite guidate nelle principali istituzioni europee e con gli organi della rappresentanza della Regione nelle Istituzioni europee.
![LA NUOVA SARDEGNA](/unica/resources/static/img/nuova_sardegna(1).jpg)
Simone Campus
Consigliere comunale PD
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VIA NICOLODI OGGI NELL’AULA MAGNA
Oggi alle 11 nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza, in via Nicolodi 102, si terrà una Lectio Magistralis di Massimo D’Alema, con il seguente titolo: Rapporto tra Democrazia, rappresentanza e decisione. Seguirà un breve dibattito.
Sardegna Quotidiano / Pagina 15 - Cagliari
Ersu Casa dello studente senza studenti
VIA ROMA Interventi urgenti di manutenzione, nuova chiusura per l’ex Moderno: disagi per i ragazzi, trasferiti in via Businco. La presidente Noli: troppi costi, valutiamo se tenere la struttura
Una casa dello studente senza studenti: l’ex Moderno di via Roma, da poco riaperto dall’Ersu alla fine di lavori straordinari di manutenzione, ha di nuovo chiuso in battenti. Dopo un mese e mezzo gli studenti non possono ancora prendere possesso delle loro camere. «Tutto questo perchè è necessaria un’ulteriore settimana per l’ultimazione dei lavori straordinari sull’impianto idrico della struttura», come comunicato mercoledì scorso dalla direzione regionale Ersu sul sito ufficiale.
Emanuele Piga
11 - Sardegna Quotidiano / Pagina 15 - Cagliari
DISABILI: UNICA 2.0
QUOTIDIANI NAZIONALI
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