UniCa UniCa News Rassegna stampa Venerdì 30 settembre 2011

Venerdì 30 settembre 2011

ufficio stampa e redazione web: rassegna quotidiani locali
30 settembre 2011

 


RASSEGNA QUOTIDIANI LOCALI A CURA DELL'UFFICIO STAMPA

L’UNIONE SARDA
1 – L’Unione Sarda
Prima Pagina (Pagina 1 - Edizione CA)
Giocando con le parole
Una testa pensante e il bene pubblico
Giuseppe Marci
 
Propongo ai lettori un gioco: provino a indovinare chi ha detto le parole che seguono e che riporto, scorporandole da un'intervista, ma fedelmente e senza bluffare nel montaggio; semplicemente operando due tagli per non rivelare subito a che cosa si riferisce l'intervistato. Anche questo dovranno indovinarlo i lettori: «È in atto un imbarbarimento, un deterioramento. Partiamo dall'ambiente: è poco positivo, è più violento e litigioso. Se un ambiente non è sano, sereno, paziente e competente è impossibile pianificare. Si vive alla giornata e se si vive alla giornata i risultati sono mediocri. Noi abbiamo sempre avuto una straordinaria capacità nel trasformare le cose negative in energia positiva ... Tutto questo però non è normale e ci stiamo evolvendo meno velocemente degli altri. Berthold Brecht diceva che senza un copione ci può essere soltanto improvvisazione e pressapochismo. La verità è che chi non sa vive nel passato e chi invece sa vive nel futuro. E il futuro sono i giovani. Però si continua a litigare, ognuno ragiona pro domo sua, non investiamo sui giovani, non abbiamo centri di formazione. Da noi non c'è un metodo, non c'è un'identità. Finché i bilanci saranno in rosso tutte le proiezioni che seguiranno saranno negative. Il nervosismo che c'è in questo momento in Italia ... è dovuto ai debiti. E quando hai i debiti diventa difficile pianificare, diventa difficile avere pazienza».
Allora: chi è il misterioso personaggio? Le ultime parole potrebbero far pensare a un economista, le prime al ministro di una religione. Ma no: difficile che un prelato citi Bertold Brecht. Sarà allora il capo dell'opposizione di sinistra? Impossibile: da quella parte - come dall'altra, del resto - non pensano più che il futuro sono i giovani, che bisogna scommettere su loro. Un uomo di scuola, forse? Il rettore di un'Università? Bello e impossibile, risponderebbe Gianna Nannini: non c'è il budget per investire sui giovani.
Ve lo dico io: è Arrigo Sacchi, vice campione ai Mondiali del '94 (Usa). Ho tagliato solo il riferimento al calcio; quanto resta mostra che Sacchi ha una testa pensante.
Ecco quello che manca all'Italia (intesa come Nazione, non squadra di calcio): una testa pensante, che si preoccupi del bene pubblico e non degli affari propri.
 
L’UNIONE SARDA
2 – L’Unione Sarda
Provincia di Cagliari (Pagina 31 - Edizione CA)
Monserrato
Ateneo, collaborazione tra studenti e Comune
 
Un tavolo permanente tra universitari e Comune. Proseguono gli incontri per rafforzare i rapporti tra Ateneo cagliaritano e Municipio così come scritto nel programma del sindaco Gianni Argiolas. L'ultima novità, la settimana scorsa, quando il primo cittadino e l'assessore Andrea Zucca hanno incontrato il presidente del Consiglio degli studenti dell'Università Marco Meloni e la rappresentante degli studenti nel Consiglio d'amministrazione dell'Ersu, Alice Marras. La collaborazione tra studenti e Comune potrebbe essere sancita da un tavolo permanente che discuterà problemi ed esigenze delle due parti.
Monserrato non vuol essere solo una località di passaggio per gli universitari che trascorrono la maggior parte della loro giornata nel territorio, ma una città nella quale poter vivere, arricchirsi culturalmente e trovare un ambiente allo stesso tempo funzionale e sereno. Per questo «sarà fondamentale la collaborazione tra istituzioni e studenti e quindi un piano di residenzialità, dei trasporti e un rafforzamento dei servizi», si legge nella nota firmata dagli studenti e dal sindaco Argiolas. (s.se.)
 
L’UNIONE SARDA
3 – L’Unione Sarda
Cronaca di Cagliari (Pagina 21 - Edizione CA)
Confindustria
Scanu: «Serve più coraggio nell'urbanistica»
 
Saranno le scelte in campo urbanistico a condizionare i futuro della città. E per questo il presidente della Confindustria della Sardegna meridionale Alberto Scanu chiede al sindaco Massimo Zedda di «avere il coraggio di assumere decisioni in campo urbanistico, come il campus universitario, siti militari e sanitari in dismissione, Tuvixeddu, piano casa, tasselli edilizi degradati da riqualificare, interventi di housing sociale», che serviranno a rilanciare l'economia del capoluogo.
Dopo le dichiarazioni programmatiche del primo cittadino, Scanu indica le priorità dell'associazione degli industriali: «Sarà necessario dare risposte alle esigenze di una vera mobilità, con interventi sulla grande viabilità urbana, come le Statali 554, 131 e 195. È di questi giorni la questione del blocco degli accessi alle attività produttive». Ma è importante anche lo sviluppo di «metropolitana leggera e parcheggi, quello della viabilità via Roma», e servono anche «piste ciclabili» oltre alla «chiusura al traffico del centro storico».
 
L’UNIONE SARDA
4 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 55 - Edizione CA)
È sardo il premio Shaw
Enrico Costa, sassarese, dirigente dell'IASF
Per la prima volta il riconoscimento assegnato a un italiano
 
È di origini sarde, e qualcuno lo ha già definito “l'uomo da un milione di dollari”. Ma non è una star del cinema o dello sport. Si tratta invece di uno scienziato, dirigente di ricerca dell'Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica (IASF) dell'INAF di Roma. Enrico Costa è il vincitore, insieme all'americano Gerald J. Fishman, del premio per l'astronomia messo in palio dalla Shaw Foundation. Considerato il Nobel asiatico, viene conferito annualmente dal 2002 .
A Costa e Fishman è stato riconosciuto un ruolo di primo piano nel campo delle ricerche sui GRB, o “gamma ray burst”, cioè “lampi di raggi gamma”. Che cosa siano lo abbiamo chiesto direttamente a Enrico Costa, raggiunto a Hong Kong dove mercoledì si è svolta la premiazione: «Sono flussi improvvisi di raggi gamma che arrivano da direzioni imprevedibili e sempre diverse del cielo. Sono stati un mistero per 25 anni, su cui gli scienziati hanno lavorato con strumenti a bordo di satelliti e con studi teorici senza arrivare a nessuna conclusione». In particolare, non si riusciva a comprendere quali fossero le sorgenti di queste incredibili esplosioni, e neppure se fossero relativamente vicine, e quindi nella nostra galassia, oppure in galassie esterne, lontanissime. Poi il mistero è stato chiarito grazie al satellite italo-olandese per astronomia BeppoSAX, lanciato nel 1996, del cui sviluppo Costa è stato uno dei leader. «Nel 1997 BeppoSAX ha scoperto che i GRB vengono da galassie lontane miliardi di anni luce, e che quindi sono le esplosioni più violente dell'Universo».
Grazie a queste osservazioni, si è potuto capire anche quali oggetti celesti generavano i lampi gamma: «Si pensa che stelle di grandissima massa, pari anche a 100 volte quella del Sole, possano evolvere in tempi molto rapidi per poi, alla fine, collassare». Si tratta di esplosioni come quelle delle supernovae, ma in questo caso si potrebbe parlare di “super supernovae”. «Oltre alla solita supernova, lungo i poli della stella si formano due getti di particelle di altissima energia. Se uno di questi due getti punta verso la Terra, si vede come un GRB».
Si aspettava il premio Shaw? «In genere quando sta per arrivare qualcosa si ha almeno un sentore... In questo caso è stata una sorpresa del tutto inaspettata». Costa è in assoluto il primo italiano che lo riceve, anche se per le sue ricerche sui GRB aveva già avuto ben tre riconoscimenti: «L'anno scorso, con Filippo Frontera, il premio Fermi della Società Italiana di Fisica. Prima il premio Bruno Rossi dalla Società Astronomica Americana e anche il Cartesio dell'Unione Europea».
Enrico Costa è nato a Sassari nel 1944, ma a 10 anni si è trasferito a Roma; laurea in Fisica alla Sapienza, ha lavorato al CNR e dal 2005 all'INAF. Si è sempre occupato di astronomia in raggi X e in raggi gamma. Ha già deciso che cosa farà con la sua metà del premio Shaw? «Veramente no. La notizia mi ha colto del tutto impreparato. Devo ancora informarmi su di esso e su come è strutturato». Gli scienziati, anche quando studiano il cielo, rimangono con i piedi per terra.
Gianluca Ranzini
(Astrofisico)
 
L’UNIONE SARDA
5 – L’Unione Sarda
Cultura (Pagina 54 - Edizione CA)
Le parabole di Pau sulla speranza
Dalla morte di Dio alla rinascita dei suoi figli più fragili
Al Civico i due corti del regista cagliaritano realizzati per l'Università di Cagliari
 
Èla dolorosa parabola di un mondo che sceglie il Dio Danaro, il corto “L'ultimo miracolo” presentato al Civico di Cagliari dal regista Enrico Pau. Dodici minuti per raccontare la morte della speranza: un Gesù ormai incapace di far miracoli è costretto a rivolgersi a un mago, per ottenere - con i pochi soldi che ha racimolato - una guarigione di terza categoria. Il film, ambientato a Cagliari e ispirato a una fiaba di Calvino, ha per protagonisti tre attori storici: Tino Petilli (Gesù) Mario Faticoni (Pietro), Francesco Origo (il mago), e altri non professionisti. Riprese e montaggio di Andrea Lotta, musiche di Giovanni Marceddu. Risultato finale di un corso di cinema tenuto dal regista cagliaritano per gli studenti universitari, promosso dal circolo Notorius e dal Celcam col contributo Ersu.
Per una fiction dai toni cupi, una storia vera che si apre alla speranza: quella raccontata da “Questo non è un viaggio”, reportage di 40 minuti sulla trasferta in Albania di un gruppo di ospiti della comunità di Fluminimaggiore, arrivati a Valona per visitare le case-famiglia che stanno affiancando i manicomi. è il primo importante risultato di un progetto internazionale finanziato anche dall'Assessorato alle Politiche Sociali della Regione e coordinato dall'Università. Massimo, Maurizio, Liviana i protagonisti del film, omaggio a Franco Basaglia. Realizzati per l'Università di Cagliari, nati dalla collaborazione di Pau con Antioco Floris, docente di discipline cinematografiche a Scienze della formazione, e Mauro Carta, docente di Psichiatria, i due corti sono frutto dell'incontro con tre giovani cineasti: Andrea Lotta, Joe Bastardi (Giovanni Piras) e Giovanni Marceddu. Tra i molti spettatori che hanno applaudito i lavori, i protagonisti, gli allievi dei corsi, gli ospiti e gli operatori della comunità di Fluminimaggiore. (mpm)
 

LA NUOVA SARDEGNA
6 – La Nuova Sardegna
Prima Pagina
Decentrare non risolve
FRANCESCO PIGLIARU
 
Il sud si sta spopolando, ci informa la Svimez. Dal 2000, quasi 600mila persone lo hanno abbandonato in cerca di lavoro, tra loro molti laureati.
Nulla di sorprendente, purtroppo: è la prevedibile conseguenza di un disastro che dura da decenni. Quarant’anni fa, il prodotto pro-capite meridionale era più o meno il 60% di quello di un abitante del centro-nord. Oggi siamo ancora lì, al 58,5%. Questo dato è semplicemente clamoroso. Nessuna nazione sviluppata ha il 20% e più della popolazione incastrata in un’area così lontana, e da così tanto tempo, dagli standard di benessere del resto del Paese. In alcune fasi della loro storia, altre nazioni hanno avuto situazione simili: Spagna e Germania per esempio. Con la differenza che lì le politiche adottata a favore delle regioni più povere hanno prodotto i risultati attesi, da noi no. Il disastro del Mezzogiorno ci costa moltissimo anche in termini di formazione di quel debito pubblico che oggi ci soffoca. Ogni anno il sud riceve dal resto del Paese una cifra pari al 16% di quanto produce: con questi numeri, se il Mezzogiorno fosse uno stato indipendente sarebbe fallito. Questo enorme trasferimento di risorse sarebbe ragionevole se aiutasse il sud a poterne fare a meno in futuro. Purtroppo negli anni si è trasformato in assistenzialismo incapace di generare sviluppo.
 In questo quadro la nuova emigrazione non sorprende, dicevo. Fino a poco tempo fa, la speranza di un giovane laureato meridionale era di trovare lavoro nel gonfiatissimo settore pubblico. Molti un posto lo hanno davvero trovato in enti di ogni tipo, nell’infinita storia di sprechi, di clientelismi, di assenza di merito di cui tutti sappiamo tutto. Oggi però la crisi delle nostre finanze pubbliche rende chiaro che attendere ancora è inutile: la gestione rigorosa del debito a cui siamo obbligati ha davvero cambiato tutto. E se il settore pubblico non assume più, non può farlo, se non in minima parte il settore privato meridionale, piccolo, formato da imprese piccole e spesso marginali che nessuna politica, finora, ha saputo aiutare a crescere.
 Di fronte a tutto ciò, non c’è altra strada se non quella di capire cosa non ha funzionato e cosa si può ancora fare. Tema non facile, ma qualche elemento è bene averlo chiaro per evitare gli errori del passato. Primo, il Mezzogiorno non è in questa situazione perché lo Stato italiano è avaro. Tutti i dati che abbiamo mostrano che l’Italia ha speso per le regioni in ritardo più o meno quanto Spagna e Germania. Quello che cambia sono i risultati, non l’ordine di grandezza dell’intervento pubblico.
 Secondo, istituzioni formalmente simili e similmente finanziate funzionano in modo molto diverso al nord e al sud. Chiunque conosca le rilevazioni Pisa-Ocse e Invalsi sull’apprendimento degli studenti sa di cosa parlo, così come lo sa chi conosce lo stato della sanità pubblica nelle nostre regioni. E per quanto riguarda le dotazioni infrastrutturali, in alcune regioni meridionali costruire un chilometro di strada costa quattro volte più che costruirlo in regioni del nord: un bell’indice del livello di spreco e di corruzione con il quale sarebbe ora di fare i conti. Infine, il livello della produttività e le condizioni del mercato del lavoro sono molto diversi tra nord e sud.
 Quarant’anni fa è successo qualcosa alle politiche a favore del Mezzogiorno, qualcosa su cui si è riflettuto poco. Nei venti anni precedenti, tra il 1951 e il 1971, le regioni del sud erano riuscite a correre più velocemente di un centro-nord che pure era il protagonista dell’unico, vero miracolo economico italiano. Poi tutto si è fermato, fino ad oggi. Quarant’anni fa sono accadute due cose importanti ma troppo spesso ignorate. La prima è la sostituzione delle “gabbie salariali” con un contratto unico nazionale. Anche la Germania, dopo l’unificazione, ha adottato un contratto unico nazionale. Poi, visto che i Lander dell’Est faticavano a convergere hanno cambiato idea, consentendo molta più flessibilità contrattuale: le cose sono andate subito molto meglio. Il secondo evento di quegli anni è il decentramento politico e amministrativo. I governi e le istituzioni locali sono diventati sempre più importanti nel disegnare e nel gestire le politiche regionali per lo sviluppo. Con istituzioni meridionali sistematicamente meno efficienti di quelle del nord, nessuno dovrebbe sorprendersi se la rincorsa del Mezzogiorno si è fermata sulla soglia di questa rischiosa riforma dello stato.
 Ragionare sugli effetti di queste due riforme, condivisibili in astratto ma forse affrettate e velleitarie nella pratica, può aiutarci a trovare modi finalmente efficaci per sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno. Sulle regole contrattuali qualcosa si muove, anche grazie alla spinta che viene dall’Europa. Sui rischi del decentramento in una nazione così eterogenea invece si discute poco: tutti, a destra come a sinistra, fanno finta di credere che responsabilizzare ulteriormente i livelli locali di governo sia la soluzione ai nostri problemi regionali. Non lo è, almeno fino a quando non avremo capito come rendere molto più efficienti le istituzioni meridionali. Nel frattempo, lo Stato centrale ha ancora un ruolo essenziale da giocare a favore del sud. Lo ha svolto malissimo per decenni, auguriamoci che qualcosa cambi in fretta.
 
LA NUOVA SARDEGNA
7 – La Nuova Sardegna
Pagina 11 - Cagliari
TORTOLÌ-ELINI
Ecco i due migliori aspiranti medici
 
TORTOLÌ. Sono un giovane di Tortolì e una giovane di Elini gli studenti che hanno ottenuto il maggior punteggio al test di ammissione nella facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università degli studi di Caglari. Ma anche altri ogliastrini hanno ottenuto ottimi risultati negli stessi test.
 A darne notizia è l’Asl 4 d’Ogliastra, con il manager Francesco Pintus, che si dice orgoglioso di questi voti: «Sono notizie che danno un certo prestigio all’area territoriale d’Ogliastra. Sono certo che questi giovani che stanno intaprendendo il corso di laurea in Medicina e chirurgia saranno dei medici molto preparati e capaci. A loro i miei migliori auguri».
 Per onore di cronaca, a ottenere il punteggio più alto fra tutte le matricole che hanno effettuato i test di ammissione alla facoltà cagliaritana, è stata Enrica Lancioni di Elini, che ha i genitori che operano nel campo della sanità, in ospedale a Lanusei: il padre Pietro è infermiere in Chirurgia mentre la madre Rosaria Melis è infermiera in Ostetricia. Subito dopo la studentessa elinese, si è “classificato” il tortoliese Giorgio Lai, che all’esame di maturità, al liceo classico cittadino, è stato uno dei tre studenti che hanno avuto il cento e lode.
 TRa i primi venti che hanno effettuato i test sono giunti anche altri ogliastrini: fra questi Gaetano Re di Perdasdefogu e Vincenzo Di Maggio di Tortolì. (l.cu.)
 
LA NUOVA SARDEGNA
8 – La Nuova Sardegna
Pagina 37 - Sassari
Oggi si conclude la XII assise nazionale Sad
Direttori amministrativi degli atenei a convegno
 
ALGHERO. Con la tavola rotonda dei direttori amministrativi di svariate università italiane, che parleranno di «Gestione, competenze e organizzazione dei dipartimenti e delle strutture di raccordo alla luce delle disposizioni previste dalla Legge 240/2010», si conclude oggi all’hotel Carlos V il dodicesimo convegno nazionale Sad, volto a discutere sulle novità in ambito manageriale, fiscale ed organizzativo dei Dipartimenti amministrativi. La tavola rotonda sarà moderata da Giuseppe Catalano, ordinario di Economia dell’istruzione al Politecnico di Milano. Il convegno, inizato mercoledì scorso, è stato organizzato dalla facoltà di Medicina veterinaria dell’università di Sassari e sostenuto dal rettore Attilio Mastino che, assieme al preside della facoltà Salvatore Naitana, al direttore amministrativo Guido Croci ha fatto gli onori di casa. Tra i presenti, anche Luigi Pinto, presidente del Coordinamento nazionale dei segretari amministrativi universitari.
 
LA NUOVA SARDEGNA
9 – La Nuova Sardegna
Pagina 27 - Sassari
POSTI DI LAVORO A RISCHIO
Protestano le addette alle pulizie nelle cliniche
 
 SASSARI. Continua la protesta delle dipendenti della società Sodexo addette alle pulizie delle cliniche universitarie. La motivazione è che a oggi non è ancora stata corrisposta la retribuzione di agosto. La mobilità però era stata avviata venti giorni fa in seguito all’annuncio della ditta secondo il quale, per problemi di esubero, quinidici lavoratrici sarebbero state licenziate. Da quel momento le addette si sono astenute dalle prestazioni in orario straordinario, un cumulo di ore che si assesta sulle mille e quattrocento ore mensili necessarie per garantire nei reparti di degenza e negli altri locali, la pulizia come da contratto d’appalto.
 Nonostante l’astensione dal lavoro di una parte delle dipendenti, però, all’interno delle cliniche non ci sono stati disagi e adesso tredici di loro manifestano sostando all’esterno dei caseggiati dopo aver svolto il loro lavoro quotidiano di sole cinque ore.
 Tra qualche giorno si terrà un incontro all’ufficio del lavoro tra i rappresentanti sindacali e quelli della multinazionale francese Sodexo. La speranza è che si possa trovare una soluzione per salvare il posto di lavoro a quindici persone che si definiscono «con l’acqua alla gola».
 
LA NUOVA SARDEGNA
10 – La Nuova Sardegna
Pagina 30 - Sassari
UNIVERSITÀ
Carpinelli presidente dell’Inft (Fisica nucleare)
 
 SASSARI. Massimo Carpinelli, preside della Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Università di Sassari, è stato eletto presidente della Commissione scientifica Ricerca e tecnologia dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare. L’Infn, istituito l’8 agosto 1951, è l’ente dedicato allo studio dei costituenti fondamentali della materia e svolge attività di ricerca, teorica e sperimentale, nel campo della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare, in stretta collaborazione con il mondo universitario. L’Istituto è organizzato in cinque Commissioni. La V Commissione scientifica Ricerca e Tecnologia rappresenta il vero motore dei nuovi progetti dell’Infn, comprendendo lo sviluppo di tecnologie e le ricadute della fisica applicata a campi importanti della scienza. Il rettore Attilio Mastino, congratulandosi con Carpinelli, ha rivolto l’augurio che anche l’Ateneo sassarese possa assumere un ruolo importante soprattutto nell’ambito dello sviluppo tecnologico e della valorizzazione dei risultati.
 
LA NUOVA SARDEGNA
11 – La Nuova Sardegna
Pagina 5 - Sardegna
«Seguiremo le opportunità»
Le aspettative degli universitari a un passo dalla laurea
L’aspirazione sarà tornare a casa
Nessuna illusione, solo la certezza di non voler restare «parcheggiati»
LUIGI SORIGA
 
 SASSARI. Stanno seduti sulle panchine, tra una lezione e l’altra, a riempire l’aria di chiacchiere e sigarette. A mezzogiorno il cortile dell’Università è in tasto pause, con gli studenti, a gruppetti di due o tre, che si godono il tepore dell’autunno e la leggerezza dei vent’anni.
 Gettare la parola «Futuro» in mezzo alle loro conversazioni, increspa un mare calmo. Marco ha 25 anni, vive a Sassari, ha due basette importanti, e martedì si laurea. Dallo zainetto estrae la prova del traguardo, una copertina blu con impressi i caratteri dorati della tesi: «Istituzioni di diritto romano». Un biglietto da visita non proprio all’avanguardia per presentarsi al mondo del lavoro. Ma non importa. Infilerà quei fogli di carta dentro la valigia, prenoterà un biglietto aereo e partirà lontano. «So già che al novanta per cento dovrò andarmene da qui - dice - il tribunale è pieno di giovani, abito, giacca, cravatta e borsa in pelle, che girano a vuoto tra aule e corridoi. Ho diversi amici, laureati da qualche anno, che ancora stanno cercando lavoro. Io preferisco giocarmi subito le mie carte fuori».
 Diventerà anche lui statistica, entrerà nella schiera dei nuovi emigrati, oppure, se è uno sveglio, sarà promosso al rango di cervello in fuga. Intanto si gratta la barbetta e riflette: «Il pezzo di carta serve, ma fino a un certo punto. Lo so perché finora ho sempre lavorato. Anche se fai solo il cameriere ti fai un’idea del mondo. E il talento conta. Nel senso che se hai i numeri, se ti vendi bene, se sei bravo, ti tengono o ti richiamano. Non sono mai rimasto a piedi». Perciò recidere il cordone ombelicale con la Sardegna, con la famiglia e gli amici, non lo spaventa affatto. In fondo è un ciclo che si ripete: «Mio babbo negli anni Settanta ha lavorato negli stabilimenti petroliferi degli Emirati Arabi, perché io non posso andare a Londra?». E anche se il padre esportava una competenza tecnica che laggiù non esisteva, anche Marco con la sua tesi di Diritto Romano, la sua overdose di ottimismo e la sua parlantina, è destinato a farsi strada.
 Andrea, Salvatore e Fabiano nel cortile del Quadrilatero parlano fitto fitto. Ventisette anni a testa, stanno preparando il futuro con calma, approfondendo bene le materie. Andrea, barba e aria più matura, vive ad Alghero, vorrebbe fare il ricercatore oppure analizzare dati per un’ azienda. «In Sardegna? Magari. Ma non è cosa. So già come andrà a finire: mi laureo, comincio a mandare curriculum, rimango parcheggiato qui per qualche mese dopodiché faccio le valigie e parto per Milano». La strada è segnata e non c’è rabbia, risentimento, paura e rassegnazione. E nemmeno troppi perché. E’ un percorso obbligato e basta, scritto ormai nel dna dei ragazzi, e le aspettative occupazionali sono declinate rigorosamente al condizionale. «Se vai fuori trovi, se resti non lavori».
 Così il suo amico Salvatore, economia aziendale, 27 anni: «Sì, anche io penso di andare via dall’isola. Magari ritorno più avanti, dopo aver fatto esperienza». Figuriamoci Fabiano, minuto, occhiali widescreen, libri di economia e management sotto braccio, che dice: «Io farò il direttore commerciale di una grossa azienda». Anche il suo sguardo, naturalmente, sorvola il lembo di mare che sigilla una regione ad altissimo tasso di disoccupazione giovanile, che sfiora il 40 per cento.
 E proprio quest’inchiostro nero che macchia le prime pagine dei giornali e i sogni degli studenti, che parla di Pil fermo, emigrazione e di una regione che muore pian piano, fa aggrottare le sopracciglia di Silvia, che ha 23 anni, molti esami davanti e un camice bianco ad attenderla. «Spero che il ramo che ho scelto, cioè medicina e chirurgia, mi dia qualche possibilità in più. Non avrò difficoltà a trasferirmi dove c’è lavoro, ma sinceremente la vedo come una prospettiva lontana, non saprei nemmeno da che parte si inizia, dove e in che modo si cerca, da chi bussare». Invece Maria Luisa è più grande, ha ventisei anni, le mancano pochi passi alla meta, un giorno curerà i reumatismi in un mondo sempre più anziano, e adesso trascina rumorosamente un trolley accanto alla biblioteca universitaria. Sembra che si sia già portata avanti col lavoro, prima ancora di cominciare a cercarlo. E invece non è così, perché la valigia le serve, e le servirà anche in futuro, per tornare ogni giorno a Villanova Monteleone, paese di 2500 anime dove è nata e vuol restare a vivere. «E’ un bel posto dove crescere i figli», dice. Lei sarà un pendolare a corto raggio, e il tachimetro del suo futuro avrà il limitatore inserito: max 300 chilometri. «Medici che muoiono di fame, dalle mie parti, io non ne ho mai conosciuto».
 
Pagina 4 - Sardegna
«Costretti a emigrare ma non è un dramma»
Dall’architetto al cameriere, i racconti di chi è partito in cerca di un futuro e di chi è restato
Tornando a casa ho scoperto che altri hanno fatto lo stesso mio percorso, abbiamo scelto la qualità della vita che preferiamo, avevamo nostalgia della nostra terra
CHIARAMARIA PINNA
 
 SASSARI. Un laureato e un diplomato su quattro lasciano la Sardegna perchè non trovano lavoro. L’occupazione per loro, secondo la Svimez, nei prossimi venti anni diventerà un miraggio. Tutto questo in barba agli investimenti fatti dalle famiglie e dallo Stato. Per non parlare dei master&back foraggiati dalla Regione che non hanno visto quasi mai nessuno «come back». Ma è certo che i giovani che partono perchè la terra matrigna non offre opportunità siano disperati come gli antenati con la valigia?
 E che invece, per molti, partire significhi crescere, affermarsi e poi, magari ritornare? Piero Pais, 35 anni, architetto, è uno di questi. Dopo 15 anni trascorsi all’ombra del Duomo ha lasciato tutto, salutato Milano, gli amici, i colleghi di uno studio avviatissimo ed è ritornato a Nuoro. Senza rimpianti. «Dopo la laurea mi ero fermato li perchè c’erano opportunità interessanti, ma il lavoro non basta, avevo bisogno di ritrovare cose che a Milano non c’erano. Lentamente ho scoperto che i ritmi, il legame con la mia terra, con la gente, con la famiglia erano forti e sono tornato indietro». Nuoro era la sua Spoon river.
 E dice «ho incontrato altri che come me erano partiti, con stupore ci siamo ritrovati per scoprire che anche qui si può lavorare e soprattutto che abbiamo fatto la stessa scelta di vita». Appassionato di fotografia, i suoi lavori sono esposti al Geo di Nuoro in una collettiva di giovani «Guardarsi l’ombelico».
 

Questionario e social

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